Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
 Bene protetto dall'UNESCO
Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale
 Patrimonio dell'umanità
Tipoarchitettonico
CriterioC (ii) (iv)
Pericolono
Riconosciuto dal2015
Scheda UNESCO(EN) Arab-norman Palermo and the cathedral churches of Cefalù and Monreale
(FR) Scheda

Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale è un sito seriale italiano inserito dall'UNESCO nella Lista dei patrimoni dell'umanità nel 2015.

La serie comprende nove beni artistico-monumentali dell'Architettura arabo-normanna durante il periodo dei Normanni in Sicilia, sette custoditi nella città di Palermo e uno ciascuno a Cefalù e a Monreale. Si tratta di due palazzi, tre cattedrali, quattro chiese e un ponte.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La candidatura è stata promossa nel 2010 da Fondazione Patrimonio UNESCO Sicilia e dall'Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità siciliana della Regione Siciliana, con i contributi della Fondazione di Sicilia e dei Comuni di Palermo, Cefalù e Monreale; degli arcivescovati delle diocesi di Palermo, Cefalù, Monreale e dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.

È entrata ufficialmente nella Lista dei patrimoni dell'umanità il 3 luglio 2015, nel corso della 39ª Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale svoltasi a Bonn.

La Regione ha chiesto che il percorso Unesco possa ampliarsi ricomprendendo ulteriori siti come il Castello a Mare, la Cuba, la Cubula, il Castello di Maredolce con il Parco della Favara, la Chiesa di Santa Maria della Maddalena, la Chiesa della Magione e le terme arabe di Cefalà Diana.[1][2]

Elenco siti[modifica | modifica wikitesto]

Monumento Località Foto
Cappella Palatina del Palazzo Reale
Palermo
Palermo
Palermo
Palermo
Palermo
Palermo
Palermo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Redazione, I nuovi 13 siti del percorso Arabo-Normanno | www.palermoviva.it, su palermoviva.it. URL consultato il 13 settembre 2019.
  2. ^ Copia archiviata, su onuitalia.com. URL consultato il 27 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2015).

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]