Schiavi di Abruzzo

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Schiavi di Abruzzo
comune
Schiavi di Abruzzo – Stemma
Schiavi di Abruzzo – Bandiera
Schiavi di Abruzzo – Veduta
Schiavi di Abruzzo – Veduta
Veduta del centro abitato
Localizzazione
StatoItalia Italia
Regione Abruzzo
Provincia Chieti
Amministrazione
SindacoLuciano Piluso (lista civica) dall'8-6-2009
Territorio
Coordinate41°48′57.73″N 14°29′05.22″E / 41.816036°N 14.484783°E41.816036; 14.484783 (Schiavi di Abruzzo)
Altitudine1 172 m s.l.m.
Superficie45,58 km²
Abitanti651[2] (31-7-2022)
Densità14,28 ab./km²
FrazioniBadia, Cannavina, Casali, Cupello, Salce, San Martino, Taverna, Valli, Valloni
Comuni confinantiAgnone (IS), Belmonte del Sannio (IS), Civitanova del Sannio (IS), Castelguidone, Castiglione Messer Marino, Poggio Sannita (IS), Salcito (CB), Trivento (CB)
Altre informazioni
Cod. postale66045
Prefisso0873
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT069088
Cod. catastaleI526
TargaCH
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Cl. climaticazona E, 2 954 GG[4]
Nome abitantischiavesi
Patronosan Maurizio
Giorno festivo22 settembre
PIL(nominale) 12 mln [1]
PIL procapite(nominale) 14 098 [1]
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Schiavi di Abruzzo
Schiavi di Abruzzo
Schiavi di Abruzzo – Mappa
Schiavi di Abruzzo – Mappa
Posizione del comune di Schiavi di Abruzzo all'interno della provincia di Chieti
Sito istituzionale

Schiavi di Abruzzo è un comune italiano di 651 abitanti[2] della provincia di Chieti, in Abruzzo.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Schiavi d'Abruzzo sorge nella propaggine meridionale della regione, al confine con il Molise, dal quale è separata per il tramite del fiume Sente, ed è tradizionalmente considerato parte del Sannio. Il centro comunale è posto a 1172 m s.l.m., su uno sprone nel versante meridionale del monte Pizzuto, non lontano dal fiume Trigno. Il territorio è suddiviso in nove contrade (Taverna, Cannavina, Salce, Casali, Valli, Valloni, San Martino, Badia, Cupello). Numerosi terremoti hanno colpito, nei secoli, il territorio comunale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Diversi insediamenti protostorici sono stati rinvenuti nei territori corrispondenti all'attuale Schiavi d'Abruzzo e nelle sue frazioni[5]. Si suppone che la località, situata a poca distanza dall'antica Terventum e da Pietrabbondante, nel VI secolo a.C. si trovasse nel territorio dei Pentri, una delle quattro popolazioni sannitiche di origine Sabella (oltre a Carricini, Caudini e Irpini)[6]. La loro presenza è testimoniata dal ritrovamento di alcuni edifici sacri (i cosiddetti "Templi Italici") nella frazione Taverna, in località Torre. In epoca romana, alcune iscrizioni lasciano intendere che sia stato sede di municipio, ascritto alla tribù Voltrina[7].

Il toponimo Sclavi, che per la prima volta è citato in un documento dell'anno 922[8], è stato associato a una matrice sannitico-spartachista. Attorno al 70 a.C., infatti, il territorio abruzzese fu attraversato dal gladiatore Spartaco alla testa degli schiavi ribelli durante la terza guerra servile, i quali strinsero un'alleanza con i Pentri in funzione anti-romana; da allora i monti su cui si è insediato si chiameranno montes Sclavi, toponimo permanente e costante in tutta la sua storia[7]. Un'altra ipotesi associa il toponimo a una fondazione del borgo da parte di abitanti di origine slava[7].

Ai tempi dei Normanni esso divenne feudo di Roberto da Sclavo. Successivamente, fu possedimento dell'abbazia di san Giovanni in Venere e, dal 1626 sino all'eversione della feudalità nel Regno di Napoli, della famiglia Caracciolo, ramo di Santobuono[9]. Primo conte di Schiavi fu infatti don Alfonso Caracciolo (1603-1660), terzo principe di Santobuono[10]. Anche il borgo di Castiglione Messer Marino era controllato dalla stessa famiglia.

Il principale episodio storico che, dopo l'unità d'Italia (1861), vide protagonista Schiavi d'Abruzzo fu la rivolta contro gli amministratori del 23 settembre 1921, durante la quale furono dati alle fiamme mobili e registri comunali; all'indomani della rivolta i carabinieri, giunti da fuori il paese, arrestarono i rivoltosi e li condussero al carcere di Lanciano.

Nel corso della seconda guerra mondiale, il territorio schiavese si trovò non lontano dalla linea Barbara e divenne presto una trincea-osservatorio per le truppe tedesche[11], che si resero protagonisti di uno scontro a fuoco con la popolazione locale, durante la quale si contarono alcune vittime e danni materiali[12]. Nel 1943 alcuni anarchici nei territori di Schiavi d'Abruzzo, Salcito e Trivento diedero vita ad una formazione partigiana denominata Banda Porfirio.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone del comune di Schiavi di Abruzzo sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 luglio 1991[13].

«Stemma di azzurro, alle tre torri di rosso, merlate alle guelfa di tre, mattonate di nero, chiuse d'azzurro, ordinate in fascia, la torre centrale più alta e più larga, sostenute ognuna da due mezzelune rovesciate, unite centralmente con le punte, d'argento, le mezzelune sostenenti la torre centrale più grandi, esse torri accompagnate in punta dalla cometa d'oro, posta in banda abbassata, formata dalla stella di sei raggi e da quattro code, la stella posta sotto lo spazio che divide la torre centrale e la torre di sinistra, le code unite con la parte terminale, due alla mezzaluna di destra sostenente la torre centrale, le altre due alla mezzaluna di sinistra sostenente la torre di destra, il tutto accompagnato in capo da quattro mezzelune, rovesciate, d'argento, due centrali e unite con le punte, due laterali poste una a destra in sbarra, l'altra a sinistra in banda. Ornamenti esteriori da Comune.[14]»

Nello stemma sono raffigurate le tre antiche torri di ingresso al paese[7]. Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso.

Vista dalla passeggiata panoramica "La Rotonda"
Municipio
Via Umberto I, una delle vie principali del paese
Tempio italico di Schiavi

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Maurizio

Si trova nel borgo antico, affacciata su piazza Vittorio Emanuele. Era di origini medievali, ma per problemi statici è stata rifatta nella metà dell'Ottocento. Si conserva la cantoria lignea di Francesco d'Onofrio. La chiesa era la cappella baronale dell'antico castello, demolito nei primi anni dell'Ottocento, stava più a nord del borgo, in piazza Castello.

Altre chiese[modifica | modifica wikitesto]

  • Monastero di Santa Maria in Valle Rotana: dell'XI secolo, era in località Badia. Già nel XVIII secolo era in rovina e alcune lapidi preziose sono state rimontate presso la nuova chiesa di Santa Maria in Badia;
  • Ex chiesa di Sant'Antonio: in via Umberto I, risale al XVIII secolo. Avente impianto semplice a capanna, in blocchi squadrati, è usata come centro convegni;
  • Ex chiesa Evangelica Valdese: attiva fino alla seconda guerra mondiale, dal 2008 è utilizzata come biblioteca e archivio dell'Archeo Club;
  • Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù (Valloni);
  • Chiesa di Santa Rita da Cascia (San Martino);
  • Chiesa di San Rocco (Casali);
  • Chiesa di San Pietro (Valli);
  • Chiesa di Madonna delle Grazie (Badia);
  • Chiesa di Sant'Antonio di Padova (Cannavina);
  • Chiesa di Santa Maria del Carmine (Taverna);
  • Chiesa di San Silvestro Papa (Taverna);
  • Chiesa di Madonna del Divino Amore (Cupello);
  • Chiesa di San Giovanni Battista (Salce).

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Case-mura. Nel centro storico, vi sono delle case con muri a scarpa con archi e sottoportici; molte sono realizzate in pietra calcarea. Non vi è una prova certa dell'esistenza di un castello, ma tuttavia ne rimane una traccia toponomastica in piazza Largo castello; nella zona vi è inoltre una traccia di una costruzione semicircolare e la piazza denota una forma rettangolare. Il centro storico risale circa al XV secolo.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

  • Monumento ai caduti, si trova addossato a un edificio tra via Principessa Maria e Piazza Caduti d'Ungheria. Il monumento fu realizzato nel 1920 circa in onore dei 77 caduti e dispersi della prima guerra mondiale, poi fu aggiunta la lapide dei 44 caduti e dispersi della seconda guerra mondiale.
  • Croce agli Eroi caduti delle Forze dell'Ordine, si trova sulle pendici del monte Pizzuto a 1402 m s.l.m., da dove domina le vedute dell'Alto Vastese;
  • Anfiteatro Caduti di Nassiriya, si trova in frazione Taverna, adiacente gli scavi dei Templi Italici, è stato costruito nel 1990 circa;
  • Monumento all'Alpino, è situato alla rotonda di Schiavi di Abruzzo;
  • Fontana di San Rocco, situata dal 1886 nel centro storico in via Roma, nelle adiacenze della chiesa di San Maurizio;
  • Fontana della Madonna, situata dal 1960 all'entrata di Schiavi di Abruzzo, al centro della piazza;
  • Fonte Lattiera, antica fonte situata nella frazione San Martino, dedicata a San Felice protettore del latte materno[15][16][17].
  • Fontana dell'Abbeveratoio, fino agli anni 60 del secolo scorso era situata all' entrata del paese, attualmente è ubicata alla rotonda di Schiavi di Abruzzo
  • Croce del Calvario di Gesu', si trova in frazione Taverna lungo la strada provinciale, dove è ubicata dal 1981
  • Tratturo, si trova in frazione Valloni ed è l'antico percorso dei pastori abruzzesi, che effettuavano la transumanza delle pecore dall'Abruzzo alla Puglia[11].
  • San Maurizio Martire, le reliquie del santo, patrono di Schiavi di Abruzzo e degli Alpini, sono custodite in una teca all' interno dell'omonima chiesa

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Templi italici
Lo stesso argomento in dettaglio: Santuario italico di Schiavi d'Abruzzo.

Nella valle, 200 metri sotto il paese, si trovano i resti di due templi che risalgono al periodo dell'antichità classica, dal III secolo a.C. circa fino al massimo sviluppo dell'Impero romano. Sono conosciuti come "i templi italici", con riferimento alle popolazioni italiche di cui facevano parte anche i Sanniti. Scavi archeologici dei templi sono stati condotti dal Dipartimento dei Beni Archeologici dell'Abruzzo[18].

  • Scavi Archeologici Badia-Taverna-Monte Pizzuto, siti Protostorici, Neolitici ed Enolitici, della prima età del ferro;
  • Acquedotto Romano e Villa Romana, nelle adiacenze del monte Pizzuto.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione nel 1861 raggiungeva i 3 657 abitanti. Come le altre regioni rurali dell'Italia meridionale, il paese subì un'emigrazione di massa verso l'America settentrionale e l'America meridionale tra il 1861 e il 1914. L'emigrazione portò a un declino dell'economia agricola. La popolazione arrivò a un picco di 4 526 abitanti nel 1961; è poi vistosamente scesa a causa della forte emigrazione dal paese verso le città più importanti d'Italia (in particolare a Roma) e verso le Nazioni Europee più importanti (Germania, Svizzera) durante il boom economico.[19]

Abitanti censiti[20]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Il dialetto del paese è conosciuto come "schiavese" e fa parte del sistema dei dialetti meridionali intermedi.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Museo archeologico, vi sono custoditi i ritrovamenti di oggetti di epoca Sannita e il teschio di una giovane donna Sannita;
  • Museo delle tradizioni contadine, vi sono custoditi attrezzi e foto d'epoca.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Il comune è interessato dalla strada statale 650 di Fondo Valle Trigno, tramite lo svincolo denominato Schiavi di Abruzzo.

Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]

I trasporti interurbani di Schiavi di Abruzzo vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da Dicarlobus[21].

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Il comune fa parte della comunità montana Alto-Vastese e dell'associazione dei comuni del Trigno-Sinello[22] e aderisce al patto territoriale Basso Sangro-Trigno[23]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b I redditi abruzzesi: prima Pescara, L'Aquila seconda e sempre più ricca, in Abruzzo Independent, 5 maggio 2016. URL consultato il 27 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2019).
  2. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31-7-2022 (dato provvisorio).
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Preistoria e storia, su safinim-aps.it.
  6. ^ Davide Monaco, Archaeology of Ancient Samnium, su xoomer.virgilio.it.
  7. ^ a b c d Cenni storici, su comune.schiavidiabruzzo.ch.it.
  8. ^ Genealogia dei Lo Schiavo di Monteleone di Calabria, su loschiavo.it.
  9. ^ Genealogia dei Caracciolo di Santo Buono (PDF).
  10. ^ In questo periodo era comune nell'Italia meridionale e in tutta Europa la vendita e l'acquisto di paesi, che spesso rimanevano all'aristocrazia, per molte generazioni, che aveva il potere di imporre tasse e amministrare la giustizia locale, restando sottomessa alla monarchia. Uno studio comprensivo su questo tema è Tommaso Astarita, The Continuity of Feudal Power: The Caracciolo di Brienza in Spanish Naples, Cambridge, Cambridge University Press, 1991. Questo libro è incentrato su un ramo differente della famiglia Caracciolo, includendo un complesso di tre piccoli paesi, simili a Schiavi di Abruzzo, localizzati in Basilicata. I marchesi Caracciolo di Brienza, erano un ramo di uno dei clan più antichi e potenti nel regno di Napoli, ed erano tra le cento più ricche famiglie feudali in quel periodo.
  11. ^ a b Schiavi d'Abruzzo. Passeggiate nella storia, su blogcamminarenellastoria.wordpress.com.
  12. ^ Episodio di Schiavi d'Abruzzo 02/10/1943 (PDF), su straginazifasciste.it.
  13. ^ Schiavi di Abruzzo, decreto 1991-07-22 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su dati.acs.beniculturali.it. URL consultato il 9 gennaio 2022.
  14. ^ Schiavi di Abruzzo, su araldicacivica.it. URL consultato il 9 gennaio 2022.
  15. ^ Il culto delle acque sacre: la fonte di San Felice o fonte Lattiera a Schiavi d'Abruzzo, su acquesacre.it.
  16. ^ Fonte Lattiera di Schiavi di Abruzzo e "lu pasturavacche", su altovastese.it.
  17. ^ La Fonte Lattiera, situata nella Frazione San Martino di Schiavi di Abruzzo (CH), su altomolise.net.
  18. ^ Beni Archeologici dell'Abruzzo, su beniarcheologiciabruzzo.it (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2013).
  19. ^ Dati sull'emigrazione, su schiavidiabruzzo.com (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2009).
  20. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  21. ^ Dicarlobus, su dicarlobus.com.
  22. ^ https://www.trignosinello.it/, su trignosinello.it.
  23. ^ http://www.bassosangrotrigno.it/, su bassosangrotrigno.it.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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