Operazione Piave
Operazione Piave | |||
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Data | 20-28 settembre 1944 | ||
Luogo | Monte Grappa e Bassano del Grappa | ||
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L'operazione Piave fu un'operazione ordinata dall'alto comando tedesco in Italia nel settembre 1944 per eliminare le formazioni partigiane operative sul monte Grappa. Tale operazione ebbe il suo apice il 26 settembre 1944, quando nel corso centrale di Bassano del Grappa furono impiccate 31 persone.
Descrizione
Le formazioni
Da inizio settembre, presso la villa Caprera di Castello di Godego fu messo assieme un esercito composto da circa 10.000 uomini, di diversa provenienza, agli ordini del colonnello Zimmermann. Con questa armata le truppe circondarono il monte Grappa attuando un aggiramento che non lasciò via di scampo ai partigiani che si erano ritirati sui lati est e ovest, ovvero in val Brenta e nella valle del Piave, due vie strategiche per i tedeschi nel caso fosse stato necessario ritirarsi dalla linea gotica.[1]
I partigiani
Sul massiccio del Grappa vi erano asserragliate alcune formazioni di partigiani:[1]
- Brigata "Giacomo Matteotti" - Forse la più organizzata e armata, era composta da circa 500 uomini guidati dal capitano Angelo Pasini detto "Longo" o "Dodici" proveniente da Asolo. La brigata presidiava la parte centrale del Grappa, ovvero il territorio compreso tra la malga val delle Foglie e la valle di Schievenin.
- Brigata "Italia Libera Archeson" - Al comando del maggiore Edoardo Pierotti che aveva combattuto durante la prima guerra mondiale nelle Argonne. Questa era posizionata lungo la valle del Piave e sul monte Monfenera, fino al monte Tomba e all'Archeson e composta da cira 250 uomini. Questa brigata manteneva i collegamenti con i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) attestati nella pianura e nelle colline asolane.
- Brigata "Gramsci" a sua volta composta dal battaglione garibaldino "Monte Grappa" e dal battaglione "A. Garibaldi", per un totale di circa 150 uomini. Questa brigata doveva controllare le vie di comunicazione tra Pove-Solagna, San Nazario-Cismon.
Questo "esercito" di circa 1200 uomini era dotato di un armamento leggero, ovvero mitragliatrici Bren, mitra Sten, fucili, e bombe a mano. I viveri invece venivano per lo più dalle case dei loro "alleati", ovvero da familiari che vivevano nei vari paesini del fondovalle e dovevano essere trasportati sulle colline.[1]
I nazi-fascisti
Alla base del massiccio vi erano unità della Wehrmacht, delle SS, degli Alpenjäger oltre a volontari ucraini, reparti del corpo di sicurezza trentino, del Polizeiregiment "Bozen" e della 1ª Legione d'Assalto "M" "Tagliamento". Inoltre per bloccare le strade furono attive anche le Brigate Nere di Vicenza e Treviso e alcune compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana presso Crespano e Cavaso. Le truppe erano dotate oltretutto di cannoni, mortai, autoblindo, mitragliatrici pesanti e lanciafiamme.[1]
L'attacco
L'inizio dello scontro si ebbe alle 6:30 del 20 settembre 1944, a partire dal versante est, cioè da Quero e Alano in direzione del monte Madal. Sul versante sud-ovest la mattina del giorno seguente i nazi-fascisti non si fecero scrupolo di prendere dei civili in ostaggio e riuscirono a far ritirare gli avversari procedendo a lato delle Pale di Crespano del Grappa.[1]
La maggior parte degli uomini si ritirò sulle sommità, ma lì furono catturati e alcuni anche fucilati sul posto. Alle 13:30 del 21 settembre il capitano Angelo Pasini diede l'ordine del "si salvi chi può", e lui stesso riuscì alla fine a giungere al fondovalle grazie all'aiuto di alcuni fedelissimi. Gli ultimi che resistettero al rastrellamento furono quelli che appartenevano al battaglione "Buozzi", dato che meglio conoscevano il territorio. Al 28 settembre vi erano ancora asserragliati una ventina di partigiani che decisero di abbandonare la cima verso le vette feltrine e quindi raggiungendo la brigata "Gramsci" comandata da Paride Brunetti detto "Bruno".[1]
L'eccidio di Bassano
Cessate le operazioni, i partigiani catturati vennero interrogati e alcuni di loro vennero fucilati o impiccati dopo sommari processi. Altri furono deportati in Germania, presso un sottocampo del campo di concentramento di Dachau o presso il campo di concentramento di Steyr-Münichholz.[1]
Ad altri 31 verrà riservato invece un trattamento speciale tenutogli dal vice brigadiere delle SS Karl Franz Tausch che era di stanza a Bassano del Grappa. Ai tempi Tausch era sottoposto al comando del SS-Obersturmführer Herbert Andorfer con il compito di gestire il territorio presso Roncegno in Trentino. Mentre Andorfer era esperto di guerriglia, Tausch aveva esperienze precedenti nell'uccidere partigiani e civili.[2]
Andorfer escogitò un piano nel migliore dei modi. Affiggendo avvisi sulle mura dei vari paesi, promise alla popolazione che chi si fosse presentato spontaneamente avrebbe ottenuto un posto di lavoro all'organizzazione Todt oppure nella FlaK, salvando così la vita. Grazie a questo ingegnoso tranello, Andorfer venne aiutato indirettamente dalle varie personalità dei vari paesi, come i maestri, i sindaci i sacerdoti e persino le madri stesse che insistettero perché i propri figli si presentassero.
Il 26 settembre però, accompagnati su camion dai soldati tedeschi fino a Bassano, coloro che si erano presentati andarono incontro ad un'esecuzione di massa: il primo, dopo avergli effettuato un'iniezione per stordirlo un po', fu impiccato ad un albero utilizzando un cavo telefonico collegato al camion, dopodiché venne il turno del secondo, impiccato sempre con le stesso cavo all'albero successivo. Fino alla trentunesima vittima il procedimento venne sistematicamente eseguito mentre il camion avanzava stringendo sempre più i colli degli impiccati. I cavi erano infilati da giovani fascisti appartenenti alla vecchia Avanguardia (le cosiddette "Fiamme bianche"), mentre Tausch coordinava il tutto. Ancora più cruda fu l'ultima operazione che venne effettuata a chi non era ancora morto: questo fu strattonato dai ragazzi verso il basso in modo da essere certi della sua morte.[2] Venne dato l'ordine di lasciare i corpi oramai inermi lì esposti per altri quattro giorni, con ciascuno un cartello appeso al collo con la dicitura "Bandito". Altrettanto dura fu l'esecuzione del tenente Leo Menegozzo, che venne impiccato a Possagno davanti alla sua casa in fiamme, o del tenente Angelo Gino Ceccato, che venne impiccato davanti ai suoi genitori dopo che anche a lui fu incendiata la casa.[1]
L'operazione Piave giunse alla fine solamente il 28 settembre, e comportò la morte di 264 persone di cui 187 fra bruciati, fucilati e impiccati, 23 morti in combattimento,[1] mentre dei restanti non si conosce la circostanza della loro morte dato che non tutte le salme furono ritrovate; si pensa che possano essere finite in alcune fosse comuni. La maggior parte dei giustiziati fu eliminata dopo processi brevi e sommari da tribunali improvvisati nella Pedemontana.[2]
Morti per impiccagione
Le vittime della strage nazista furono[2]:
- Mario Alpirandi, Mestre
- Emilio Beghetto, Tombolo
- Armando Benacchio, Pove
- Giuliano Bertapelle, Borso
- Giuseppe Bizzotto, Rossano
- Gastone Bragagnolo, Cassola
- Ferdinando Brian, Pove
- Pietro Bosa, Pove
- Bortolo Busnardo, Mussolente
- Francesco Caron, Pove
- Francesco Cervellin, Borso
- Giovanni Cervellin, Borso
- Pietro Citton, Borso
- Giovanni Cocco, Cassola
- Leonida De Rossi, Crespano
- Attilio Gaspare Donazzan, Pove
- Angelo Ferraro, Pove
- Carlo Fila, maestro trentenne di Tramuschio (Mirandola).[3]
- Giuseppe Giuliani, Chemer.
- Cesare Longo, Pove, di 17 anni (malato di broncopolmonite)
- Silvio Martinello, Pove
- Girolamo Moretto, Borso
- Giuseppe Moretto, Romano
- Fiorenzo Puglierin, Pove
- Giovanni Battista Romeo, Pove, di 16 anni (suo fratello Raffaele era stato fucilato 2 giorni prima)
- Luigi Guseppe Stefanin, Cavaso
- Albino Vedovotto, Borso
- Ferruccio Zen, Pove
- Ignoto
- Ignoto
- Ignoto
Note
- ^ a b c d e f g h i Lorenzo Capovilla, Il massacro del monte Grappa
- ^ a b c d Paolo Tessadri, Ecco il boia di Bassano, su L'espresso, 24 luglio 2008
- ^ Carlo Fila, su Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - sezione di Mirandola, agosto/settembre 2008.
Bibliografia
- Lorenzo Capovilla, Sui sentieri dei partigiani nel massiccio del Grappa, a cura di Giancarlo De Santi, Cierre Editore, 2006.
- Sonia Residori, Il massacro del Grappa, Cierre e Istrevi.
- Francesco Tessarolo, 1944 la strage annunciata: contesto generale e particolarità dell'Eccidio di Bassano del Grappa, Attilio Fraccaro editore, 2014, ISBN 9788896136416.