Montefalcone di Val Fortore

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Montefalcone di Val Fortore
comune
Montefalcone di Val Fortore – Stemma
Montefalcone di Val Fortore – Veduta
Montefalcone di Val Fortore – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Benevento
Amministrazione
SindacoMichele Leonardo Sacchetti (lista civica Uniti per Montefalcone) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate41°19′N 15°01′E / 41.316667°N 15.016667°E41.316667; 15.016667 (Montefalcone di Val Fortore)
Altitudine830 m s.l.m.
Superficie41,94 km²
Abitanti1 292[1] (31-7-2023)
Densità30,81 ab./km²
Comuni confinantiCastelfranco in Miscano, Foiano di Val Fortore, Ginestra degli Schiavoni, Roseto Valfortore (FG), San Giorgio La Molara
Altre informazioni
Cod. postale82025
Prefisso0824
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT062042
Cod. catastaleF494
TargaBN
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 581 GG[3]
Nome abitantimontefalconesi
Patronosan Giovanni Battista
Giorno festivo25 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Montefalcone di Val Fortore
Montefalcone di Val Fortore
Montefalcone di Val Fortore – Mappa
Montefalcone di Val Fortore – Mappa
Posizione del comune di Montefalcone di Val Fortore nella provincia di Benevento
Sito istituzionale

Montefalcone di Val Fortore è un comune italiano di 1 292 abitanti della provincia di Benevento in Campania. È il comune più alto della provincia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il paese è ubicato al confine con la provincia di Foggia (e quindi con la Puglia), in un territorio ricco di sorgenti ed aree boschive. Il livello di altitudine minimo è di 411 m., quello massimo è di 981 metri s.l.m.. È posizionato sul declivio orientale di un alto colle di roccia calcarea dal quale si gode un'ampia vista che spazia fino alle montagne dell'Abruzzo e della Basilicata. Il clima è continentale: le precipitazioni nevose e la predominanza di venti boreali rendono gli inverni piuttosto rigidi e lunghi.

Il territorio comunale è prevalentemente costituito da pascoli e da boschi. Il bosco principale è quello ubicato in località Toppo Pagliano-Monte, esteso su 230 ettari. La vegetazione prevalente è quella di cerro e quercia, comune anche al bosco della contrada Macchio dell'Abate. In contrada Cavecchia, invece, è presente una pineta estesa 90 ettari. Altre pinete sono presenti anche nelle località Lago Mignatta, Fontaniella, Gallizzi, Marraniero, Perrazzeta, Scomunicata. Fra gli animali selvatici che vivono nei boschi di Montefalcone si segnalano: la gazza ladra, il colombaccio, il corvo, il tasso, il cinghiale, la beccaccia, la volpe.[4]

Nel territorio comunale, in località Trivolicchio, nasce il fiume Fortore[4], mentre sul versante sud scorre il torrente Ginestra, affluente del fiume Miscano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Veduta aerea di Montefalcone di Val Fortore

In epoca preromana il territorio dell'attuale Montefalcone doveva trovarsi presso il margine settentrionale del territorio della tribù sannitica degli Irpini[5]. La zona in cui sorge il centro abitato è infatti sede di antichi insediamenti come hanno testimoniato alcuni ritrovamenti archeologici che hanno portato alla luce, in particolar modo, resti di tombe arcaiche. Nei pressi del castello è stato rinvenuto anche del vasellame datato al IV secolo a.C., attualmente custodito nel museo civico.[6]

Montefalcone nei documenti viene citato per la prima volta in epoca normanna con il nome di Mons Falconis. Il nome deriverebbe dalla casata dei Falcone che per prima resse il feudo. Passata la dominazione normanna il paese conobbe una lunga serie di feudatari iniziata con Matteo di Lecto al quale seguirono il casato dei Mansella di Salerno, quello dei Caracciolo e, successivamente, la famiglia Loffredo. Nel 1439, durante la signoria di Giannotto di Montefalcone, il castello ospitò re Alfonso d'Aragona. Nell'XI secolo dai Caracciolo passò ai Piccolomini, poi ai Loffredo marchesi di Trevico che, nel 1621, cedettero il possedimento ad Andrea de Martino e a suo figlio Scipione il quale, però, morì senza lasciare figli. Pertanto il feudo fu confiscato dalla Regia Corte che lo vendette nel 1645 a Francesco di Montefuscoli. Da questi passo ai De Sanctis, poi di nuovo alla Regia Corte e quindi ai Di Sangro e al principe di Rocella che lo tenne sino all'eversione della feudalità (1806).[7][8]

Da un punto di vista amministrativo il comune nel quadriennio 1743-46 fu soggetto alla competenza territoriale del regio consolato di commercio di Ariano nell'ambito della provincia di Principato Ultra[9], cui appartenne fino al 1811; in seguito fece parte del distretto di Bovino nella Capitanata per passare infine, nel 1861, alla nuova provincia di Benevento. Il 22 gennaio 1863 con regio decreto sono state aggiunte le parole "di Val Fortore" al nome del comune, per distinguerlo dagli altri comuni omonimi sparsi per l'Italia.[7]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Il centro storico conserva ancora la sua impostazione medievale nonostante i danni patiti dai terremoti del 1962 e del 1980. Si sviluppa intorno al castello di cui restano solo pochi ruderi. Il possente maniero aveva una pianta romboidale avente nel mezzo un cortile dotato di ampia e profonda cisterna, atta ad immagazzinare l'acqua piovana utilizzata durante gli eventuali assedi. Dal cortile partivano anche due cunicoli, lunghi circa 2 km ciascuno, utilizzati come vie di fuga in caso di attacco. Nel 1349 e nel 1805 subì gravi danni a causa di due terremoti ma ben presto fu riparato. Nel 1809 fu raso al suolo perché divenuto rifugio di banditi.[10]

Il santuario della Madonna del Carmine, iniziato nel 1604, è meta di pellegrinaggi ed è oggetto di particolare venerazione. L'aspetto attuale dell'edificio è dovuto ai numerosi interventi di ristrutturazione e di ampliamento susseguitisi nel corso del XX secolo. Degne di rilievo sono la statua settecentesca della Madonna e le vetrate istoriate, di fattura contemporanea.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale è incluso nella forania Miscano-Fortore-Cervaro della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia.

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

A Montefalcone è attivo un gruppo folcloristico che ha iniziato la sua attività nel 1932 in occasione della visita a Telese Terme del principe ereditario Umberto di Savoia. I membri del gruppo vestono l costume tradizionale del paese, ricco di ricami. I colori principali dei costumi sono il nero, il rosso e il bianco.[12]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

A Montefalcone è possibile visitare due esposizioni comunali permanenti.

Museo della Civiltà Contadina[modifica | modifica wikitesto]

Istituito nel 1982, è ospitato nei locali della scuola elementare del rione San Marco. L'esposizione ha lo scopo di illustrare la vita quotidiana della popolazione rurale del Fortore dei secoli scorsi. I numerosi reperti esposti (circa tremila) sono raccolti in tredici stanze, e ciascuna sala è dedicata ad una specifica tematica.[13]

Museo Civico[modifica | modifica wikitesto]

Istituito nel 2004, dall'ottobre 2008 gode dello status di "museo di interesse regionale".[14] L'esposizione, ospitata in un edificio del centro storico appositamente ristrutturato, è divisa in tre sezioni. La sezione paleontologica conserva migliaia di fossili raccolti nel corso degli anni dallo studioso prof. Luigi Capasso. Sono presenti anche numerosi fossili provenienti dal bacino di Pietraroja, località famosa per il ritrovamento del cucciolo di dinosauro Scipionyx samniticus. Nella sezione archeologica mediante pannelli, reperti di scavo e ceramiche arcaiche, ritrovate nell'area archeologica del Palazzo, viene raccontata la storia di Montefalcone dall'antichità ad oggi.[15] La terza sezione riguarda "L'evoluzione dell'uomo". Sono visibili oltre alle riproduzioni fossili di crani ominoidi, anche la riproduzione di una sepoltura di uno scheletro rinvenuto nella zona San Luca di Montefalcone, luogo di campagna in cui si ritiene ci siano stati i primissimi insediamenti abitativi del paese. Il Museo Civico offre numerosi servizi durante l'anno: visite guidate, laboratori didattici per gli alunni di ogni ordine e grado, mostre, convegni e adesioni a iniziative varie promosse a livello nazionale.[16]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

A Montefalcone è attivo un grande parco eolico costruito nel 1995-96 dall'IVPC (Italian Vento Power Corporation).

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Il comune fa parte della comunità montana del Fortore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ a b Appunti, p. 77.
  5. ^ Domenico Romanelli, Antica topografia istorica del regno di Napoli, vol. 2, 1818, p. 308.
  6. ^ Museo Civico di Montefalcone, su prolocomontefalcone.it. URL consultato il 30-09-2013 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2013).
  7. ^ a b Appunti, p. 76.
  8. ^ T. Vitale, pp. 329-330.
  9. ^ T. Vitale, p. 174.
  10. ^ Touring, p. 366.
  11. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 30-6-2023.
  12. ^ Il Sannio Quotidiano, anno XVIII, n. 262, lunedì 23 settembre 2013, p. 12.
  13. ^ Il Museo della Civiltà Contadina di Montefalcone Val Fortore, su prolocomontefalcone.it. URL consultato il 01-10-2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
  14. ^ Bollettino Ufficiale Regione Campania, n°55 del 29 dicembre 2008.
  15. ^ Il Museo Civico di Montefalcone Val Fortore, su prolocomontefalcone.it. URL consultato il 01-10-2013 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2013).
  16. ^ http://www.museocivicomontefalcone.ea29.com Archiviato il 17 febbraio 2018 in Internet Archive. (fonte Cristina Carella).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., L'Italia: Campania, Milano, Touring Club Italiano, 2005.
  • Progetto MURST 1994/99 - Conservazione e valorizzazione dei beni culturali, Appunti di viaggio: i cinque volti del Sannio, Auxiliatrix, 2001.
  • Cosimo Nardi, Montefalcone, storia di un feudo del Fortore, 2008.
  • Tommaso Vitale, Storia della regia città di Ariano e sua diocesi, Roma, Stamperia Salomoni, 1794.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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