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Principato Ultra

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Principato Ultra
Principato Ulteriore
Principato Ultra
Montefusco, capoluogo del Principato Ultra dal 1581 al 1806, osservato nel 2010
Informazioni generali
Nome ufficiale
  • Justitiaratus Principatus ultra serras Montorii (1287–1581)
  • Principatus Ulterior (1581–1860)
Nome completo
  • Giustizierato di Principato Ultra (1287–1581)
  • Provincia di Principato Ultra (1581–1860)
Capoluogo Montefusco (1581–1806)
Altri capoluoghi Avellino (1806–1860)
Superficie1205 miglia quadrate[1] (1788)
Popolazione335 915[2] (1788)
Dipendente da Regno di Sicilia (1287–1303)
Regno di Napoli (1303–1816)
Regno delle Due Sicilie (1816–1860)
Suddiviso in
Evoluzione storica
Inizio1287 con Re Carlo II d'Angiò
CausaScissione del Principato e Terra Beneventana in Principato Ultra e Principato Citra
Fine25 ottobre (de facto) e 17 dicembre 1860 (de iure) con Onorato Gaetani
CausaRegio Decreto 17 dicembre 1860, n. 4498, sull’annessione delle province napoletane al Regno di Sardegna
Preceduto da Succeduto da
Principato e Terra Beneventana
( Regno di Sicilia)
Provincia di Avellino
Provincia di Benevento
(Italia (bandiera) Regno di Sardegna)
Cartografia
Posizione del Principato Ultra all'interno del Regno delle Due Sicilie
Mappa del Principato Ultra

Il Principato Ultra (o Principato Ulteriore) fu una suddivisione amministrativa del Regno di Napoli e successivamente la IV provincia del Regno delle Due Sicilie, istituita nel 1287 a seguito della scissione del preesistente giustizierato di Principato e Terra Beneventana nei due distinti territori del Principato Ultra e del Principato Citra.

Il territorio del Principato Ultra corrispondeva approssimativamente al distretto storico-geografico dell'Irpinia,[3] pur in mancanza di qualsiasi legame socio-politico con l’antica tribù sannitica degli Irpini, già completamente romanizzata a partire dall’età imperiale. L’istituzione del Principato Ultra rispondeva piuttosto a esigenze giuridico-amministrative dell’epoca angioina, che portarono a una riorganizzazione dei poteri e degli uffici locali nell’ambito del regno.

La creazione del Giustizierato

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Nel 1287, re Carlo II d’Angiò deliberò la scissione in due entità del preesistente giustizierato federiciano di Principato e Terra Beneventana: nacquero così il Principatus ultra serras Montorii (“Principato al di là delle montagne di Montoro”, a nord) e il Principatus citra serras Montorii (“Principato al di qua delle montagne di Montoro”, a sud).[4] Il confine tra i due nuovi giustizierati, poi passati alla storia rispettivamente con i nomi di Principato Ultra (o Ulteriore) e Principato Citra (o Citeriore), era segnato dai monti Picentini.

Il territorio del nuovo Giustizierato di Principato Ultra comprendeva gran parte delle attuali province di Avellino e Benevento (con l’esclusione della stessa città di Benevento, in quanto exclave dello Stato Pontificio) nonché qualche comune appartenente alle moderne province di Foggia e Potenza.

Controversia storiografica sul capoluogo

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A causa del silenzio delle fonti primarie, non è possibile stabilire con certezza quale fosse la sede originaria del giustizierato di Principato Ultra. Ciò ha generato una lunga disputa tra studiosi locali, volta a individuare quale fosse il primo capoluogo effettivo della provincia. Tuttavia, la moderna storiografia, analizzando criticamente i dati disponibili per ciascun giustizierato dell’antico Regno di Napoli, ha consentito di inquadrare la questione sotto una luce più ampia e meno campanilistica.

In occasione del primo centenario del trasferimento ad Avellino (1906), l’allora presidente della provincia, Michele Capozzi, pubblicò uno scritto intitolato Avellino e il centenario della legge 8 agosto 1806, in cui sosteneva con una certa enfasi che l’attuale capoluogo sarebbe stato tale «di diritto o di fatto» sin dalle origini. Tale posizione si basava sulle affermazioni – talvolta contraddittorie e fugaci – dei due eruditi avellinesi Scipione Bellabona e Serafino Pionati, nonché dello storico napoletano Camillo Porzio. Secondo Bellabona, Avellino sarebbe stata inizialmente sede della Regia Udienza, prima che l’acquisto del feudo da parte di Marino Caracciolo determinasse, per privilegio, l’impossibilità per i funzionari regi di risiedervi; fu allora che Montefusco avrebbe assunto il ruolo di capoluogo, mantenendolo fino al 1806.

Tale ipotesi fu accolta da Francesco Scandone[5] e successivamente ripresa – senza particolari verifiche critiche – da altri autori[6][7][8][9].

Tuttavia, le affermazioni dei sostenitori di Avellino come sede originaria non tengono conto della documentazione riportata dallo storico e giurista montefuscano Eliseo Danza, il quale attesta la presenza della Regia Udienza a Montefusco almeno a partire dal 1496, anno in cui Ferdinando II di Napoli concesse alcune grazie all’Universitas locale, definendo espressamente Montefuscolo capo della Provincia[10]. Lo stesso Danza riferisce, tuttavia, che i “prèsidi” (governatori) della provincia talvolta si trasferivano provvisoriamente ad Avellino o Montemiletto, salvo poi essere richiamati a Montefusco[11].

Un documento di epoca sveva suggerisce peraltro che già il Giustiziere del Principato e Terra Beneventana si fosse insediato a Montefusco[12][13], almeno per un certo periodo. In occasione dell’occupazione aragonese del 1440, invece, la sede del questore (o tesoriere) del Principato Ultra risultava essere Benevento, all’epoca temporaneamente annessa al Regno di Napoli[14].

Domandarsi dove fosse situata la sede della Regia Udienza prima della seconda metà del XVI secolo rischia dunque di essere un interrogativo mal posto, condizionato da visioni localistiche. Nel Medioevo, infatti, il potere pubblico si identificava principalmente con la funzione giudiziaria, che veniva però esercitata in modo itinerante[15][16][17].

L’idea stessa di una “capitale” provinciale è estranea alla concezione medievale del potere territoriale. Prima dell’affermazione dello Stato moderno, le istituzioni disponevano di apparati minimi e non richiedevano sedi amministrative stabili. Ancora nei secoli XVII e XVIII, la presenza della Regia Udienza a Montefusco si concretizzava in due sole strutture: il tribunale (con annesso carcere) e la caserma della Compagnia di Campagna.

A quel tempo, la scelta della sede amministrativa rispondeva soprattutto a considerazioni geografiche e politiche, tese a bilanciare le esigenze delle popolazioni e le pretese dei feudatari, senza alcun riguardo per le dimensioni demografiche dei centri. Un censimento del 1622 mostra, ad esempio, che Montefusco – quantunque sede della Regia Udienza – contava appena 300 fuochi, contro i 1899 di Ariano, a quel tempo il centro di gran lunga più popoloso del Principato Ultra.[18]

Istituzione della provincia

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A partire dall’epoca aragonese, il giustizierato assunse ufficialmente la denominazione di “provincia”, pur senza che ciò comportasse mutamenti sostanziali nelle sue funzioni amministrative. La figura del giustiziere venne progressivamente sostituita da quella del preside provinciale, affiancato dalla Regia Udienza.

Dal 1581 al 1806 il preside della provincia e gli ufficiali della Regia Udienza risiedettero stabilmente – salvo brevi interruzioni – nella cittadina di Montefusco, che divenne sede effettiva dell’autorità giudiziaria provinciale. In quello stesso anno, infatti, il feudo di Avellino fu acquistato da Marino Caracciolo, II duca di Atripalda, che pose tra le condizioni contrattuali il divieto di residenza degli ufficiali regi all’interno del feudo[19][20].

Nello stesso periodo, la città di Ariano era invece soggetta alla signoria dei Gesualdo, dai quali riuscì a riscattarsi soltanto nel 1585, quando fu incorporata nel demanio regio e ottenne il titolo di città regia, risultando così l’unica del Principato Ultra a godere di tale status[21].

Durante la rivolta di Masaniello, negli anni 1647-1648, fu proprio Ariano a ospitare temporaneamente il preside della provincia e l’intera delegazione della Regia Udienza del Principato Ultra, in seguito all’occupazione dei centri principali da parte delle forze insurrezionali[22].

Epoca moderna

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Con l’arrivo dei francesi nel Regno di Napoli, l’8 agosto 1806, e la conseguente riforma dell’apparato amministrativo, fu istituita l’Intendenza di Principato Ultra, con capoluogo ad Avellino. In quello stesso giorno, con la legge n. 132 del 1806 sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno, il re Giuseppe Bonaparte introdusse una nuova articolazione territoriale ispirata al modello amministrativo francese.

Nei cinque anni successivi, tra il 1806 e il 1811, una serie di regi decreti completò l’attuazione del nuovo sistema provinciale, precisando l’elenco dei comuni ricompresi in ciascuna provincia e definendo i confini, i distretti e i circondari.

Il 1º gennaio 1817 l’assetto amministrativo fu definitivamente formalizzato con la promulgazione della Legge riguardante la circoscrizione amministrativa delle Provincie dei Reali Domini di qua del Faro, emanata il 1º maggio 1816.

Contestualmente, la sede degli organi amministrativi fu trasferita da Montefusco ad Avellino, dove l’ex-convento dei Domenicani fu destinato ad accogliere la nuova prefettura[23].

Soppressione della provincia

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Attilio Zuccagni-Orlandini, Provincia di Principato Ulteriore
(mappa a corredo dell'opera Corografia fisica, storica e statistica d'Italia e delle sue isole)

Il 25 ottobre 1860 il prodittatore di Napoli, Giorgio Pallavicino, emanò il decreto costitutivo della nuova provincia di Benevento, pur rinviando a una successiva legge la definizione delle circoscrizioni territoriali, nel dichiarato intento di ampliarne il territorio proporzionatamente alle altre Provincie. Nello stesso periodo, nacque anche la provincia di Avellino. Il 17 dicembre successivo, attraverso il Regio Decreto n. 4498 sull’annessione delle province napoletane al Regno di Sardegna, la provincia del Principato Ultra venne soppressa insieme alle altre province del Regno.

Il 17 febbraio 1861 il principe Eugenio di Savoia-Carignano, luogotenente generale del Re nelle province meridionali, su proposta dell’incaricato di Liborio Romano al Consiglio di Luogotenenza, approvo definitivamente la nascita della provincia di Benevento e decretò i distacchi definitivi di circondari e comuni da diverse province, fissando anche le compensazioni per quelle che avevano subito perdite, ad eccezione della Terra di Lavoro, che nonostante le cessioni, conservava una popolazione di 727 000 abitanti.[24]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma del Principato Ultra.
Lo stemma della provincia

La provincia si fregiava di uno stemma costituito da uno scudo troncato, di rosso nella parte superiore e d’argento in quella inferiore; nella sezione rossa era raffigurata una corona d’oro, mentre lo scudo era timbro di una corona da principe.

Suddivisione amministrativa

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La provincia era suddivisa in successivi livelli amministrativi, gerarchicamente dipendenti dal precedente. Al livello immediatamente successivo alla provincia, vi erano i distretti che, a loro volta, erano suddivisi in circondari. I circondari erano costituiti dai comuni, l'unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ai quali potevano far capo i villaggi,[25][26] centri a carattere prevalentemente rurale.

La provincia comprendeva 3 distretti, suddivisi complessivamente in 34 circondari, 135 comuni e 13 villaggi. Nel 1860, le suddivisioni risultavano essere le seguenti:

Distretto Circondari Comuni
Ariano Ariano Ariano
Castelbaronia Carife, Castel Baronia, San Nicola Baronia, San Sossio, Trevico, Vallata
Flumeri Flumeri, Villanova, Zungoli
Grottaminarda Bonito, Grottaminarda, Melito
Mirabella Fontanarosa, Mirabella, Taurasi
Montecalvo Casalbore, Montecalvo, Montemale
Paduli Apice, Buonalbergo, Paduli
Pescolamazza Fragneto l'Abate, Fragneto Monforte, Pago, Pescolamazza, Pietrelcina
San Giorgio La Molara Molinara, San Giorgio La Molara, San Marco dei Cavoti
Avellino Altavilla Altavilla, Ceppaloni, Terranova Fossaceca, Roccabascerana, Grottolella
Atripalda Atripalda, Santo Stefano del Sole, Montefredane, Cesinali, Tavernola San Felice
Avellino Avellino, Bellizzi Irpino
Cervinara Cervinara, San Martino Valle Caudina, Rotondi
Chiusano Chiusano, Parolise, Sorbo Serpico, Candida, San Barbato, San Potito Ultra, Manocalzati, Salza Irpina
Mercogliano Mercogliano, Summonte, Sant'Angelo a Scala, Ospedaletto d'Alpinolo, Pietrastornina, Capriglia Irpina
Monteforte Monteforte Irpino, Forino, Contrada
Montemiletto Montemiletto, Montefalcione, Montaperto, Pratola, Serra, Torre Le Nocelle
Montefusco Montefusco, Santa Paolina, Petruro Irpino, Pietradefusi, San Nazzaro, Calvi, Tufo, Prata, Chianche, Chianchetelle, Torrioni, Sant'Angelo a Cancelli, San Pietro Irpino
Montesarchio Montesarchio, Bonea, Apollosa, Varoni, Pannarano
San Giorgio la Montagna San Giorgio la Montagna, San Martino Sannita, Pagliara, Monterocchetta, Terranova, Sant'Agnese, Ginestra la Montagna, Mancusi, San Nicola Manfredi, Santa Maria Ingrisone, Santa Maria a Toro, Toccanisi, Cucciano, Lentace
Serino Serino, San Michele di Serino, Santa Lucia di Serino
Solofra Solofra, Aiello del Sabato, Sant'Agata Irpina
Vitulano Stato Santa Maria Maggiore, Cacciano Fornillo, Campoli del Monte Taburno, Cautano, Santa Croce, Foglianise, Tocco Caudio, Torrecuso, Paupisi, Castelpoto
Volturara Volturara Irpina, Salza Irpina, Sorbo Serpico
Sant'Angelo dei Lombardi Andretta Andretta, Cairano, Morra
Bagnoli Bagnoli, Nusco
Carbonara Carbonara, Calitri, Monteverde
Frigento Frigento, Gesualdo, Sturno, Torella, Villamaina
Lacedonia Lacedonia, Bisaccia, Rocchetta Sant'Antonio
Montella Montella, Cassano
Montemarano Montemarano, Castelfranci, Castelvetere
Paterno Paterno, Lapio, Luogosano, San Mango, Sant'Angelo all'Esca
Sant'Angelo dei Lombardi Sant'Angelo dei Lombardi, Guardia Lombardi, Lioni, Rocca San Felice
Teora Teora, Conza, Sant'Andrea
Totale
3 34 135

Elenco degli intendenti della provincia di Principato Ultra durante il Regno di Napoli ed il Regno delle Due Sicilie[27]:

Regno di Napoli (1806 – 1814)

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Nome e cognome Inizio dell'incarico Fine dell'incarico Qualifica Affiliazione Note
Giacomo Mazas 13 agosto 1806 1º febbraio 1814 Intendente Napoleonico
Roberto Filangieri 2 febbraio 1814 20 settembre 1814 Intendente Napoleonico
Carlo Ungaro di Montejasi 24 ottobre 1814 23 settembre 1815 Intendente Napoleonico

Regno di Napoli (1814 – 1816)

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Nome e cognome Inizio dell'incarico Fine dell'incarico Qualifica Affiliazione Note
Costantino De Filippis 24 settembre 1815 18 maggio 1818 Intendente Borbonico

Regno delle Due Sicilie (1816 – 1860)

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Nome e cognome Inizio dell'incarico Fine dell'incarico Qualifica Affiliazione Note
Giuseppe Caracciolo di Sant'Agapito 19 maggio 1818 30 luglio 1820 Intendente Borbonico
Giuseppe Marini 31 luglio 1820 15 maggio 1821 Intendente Borbonico
Giuseppe Spinelli Fuscaldo 11 agosto 1821 11 settembre 1822 Intendente Borbonico
Giuseppe Tavani 12 settembre 1822 28 giugno 1824 Intendente Borbonico
Carlo Antonio De Nigris 29 giugno 1824 20 settembre 1824 Intendente Borbonico
Giovanni Antonio Capece Zurlo 21 settembre 1824 1º aprile 1827 Intendente Borbonico
Carlo Antonio De Nigris 2 aprile 1827 17 settembre 1829 Intendente Borbonico
Pietro Altimari 18 settembre 1829 30 giugno 1831 Intendente Borbonico
Valentino Gualtieri 1º luglio 1831 30 dicembre 1837 Intendente Borbonico
Domenico Antonio Patroni 31 dicembre 1837 17 febbraio 1843 Intendente Borbonico
Gaetano Lotti 18 febbraio 1843 10 novembre 1847 Intendente Borbonico
Giovanni Cenni 20 dicembre 1847 7 febbraio 1848 Intendente Borbonico
Paolo Emilio Imbruni 8 febbraio 1848 1º maggio 1848 Intendente Borbonico
Domenico Albanese 2 maggio 1848 11 luglio 1848 Intendente Borbonico
Mariano Luigi Terzi 12 luglio 1848 21 febbraio 1850 Intendente Borbonico
Pasquale Mirabelli Centurione 22 febbraio 1850 18 dicembre 1859 Intendente Borbonico
Giuseppe Ciccarelli 19 dicembre 1859 9 luglio 1860 Intendente Borbonico
Filippo Capone 10 luglio 1860 17 agosto 1860 Intendente Borbonico
Onorato Gaetani 18 agosto 1860 11 settembre 1860 Intendente Borbonico
  1. ^ Giustiniani, p. CXXXVII.
  2. ^ Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, in Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, vol. 1, V. Manfredi, 1797, pag. CXXXVII. URL consultato il 24 agosto 2018. Ospitato su Google Libri.
  3. ^ Giovanni Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva - Parte Prima, Napoli, 1703, p. 227.
  4. ^ Giulia Cantabene, Beni culturali, Guida Editori, 2006, p. 147.
  5. ^ Storia di Avellino: Vol. II, parte 2. Avellino feudale. Avellino durante le dominazioni sveva-angioina-aragonese (1195-1500), Napoli 1950
  6. ^ Giuseppe Galasso, L'altra Europa, Guida, 2009, p. 343
  7. ^ Aurelio Musi, La Campania. Storia sociale e politica: la regione della capitale, Guida, 2006, pp. 66-67
  8. ^ Patrizia Mainoni, Nicola Lorenzo Barile, Mercati sub-regionali e flussi di traffico nell'Italia bassomedievale in I centri minori italiani nel tardo Medioevo. Cambiamento sociale, crescita economica, Firenze University Press, 2018, pp. 81-113
  9. ^ Vittorio Gleijeses, Napoli e la civiltà della Campania, Loffredo, 1979, p. 27
  10. ^ (LA) Eliseo Danza, Tractatinus de privilegiis baronum in quo inseruntur priuilegia, et discutiuntur eorum facultates et clausolae ... Authore Helisaeo Danzai ... cum duplici indice, vno titulorum, altero materiarum..., typis Francisci di Tomasi, 1651, p. 15. URL consultato il 21 giugno 2022.
  11. ^ Palmerino Savoia, Montefusco già capoluogo del Principato Ultra, Acerra, La Nuovissima, 1972, pp. 27-37.
  12. ^ Rocco Bonavolontà, Il Principato Ultra nel Regno di Napoli, Editrice Apes, 2008, p. 126, ISBN 9788872330425.
  13. ^ Antonio Salvatore, Mons Fusculi. Meriggio e crepuscolo di una capitale, Grottaminarda, Delta 3, 2006, p. 70.
  14. ^ Saverio Angiulli, Fasano e la terra di puglia nella storia del regno di Napoli, Booksprint, 2012, p. 70, ISBN 9788865956069.
  15. ^ I giustizieri dovevano infatti percorrere civitates et loca suarum iurisdictionum continua discursione.
    giustiziere, in Enciclopedia federiciana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005.
  16. ^ Giuseppe Galasso, Storia del Mezzogiorno, Storia del Mezzogiorno, vol. 11, Edizioni del sole, 1986, p. 59.
  17. ^ Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Per la storia del Mezzogiorno medievale e moderno: studi in memoria di Jole Mazzoleni (PDF), a cura di Tommaso Pedio, 1998, p. 61, ISBN 9788871251356. URL consultato il 13 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2022).
  18. ^ Enrico Bacco Alemanno, Il Regno di Napoli diviso in dodici provincie, a cura di Cesare d'Engenio, Napoli, 1622, pp. 30-32.
  19. ^ Aurelio Cernigliaro, Sovranità e feudo nel Regno di Napoli, 1505-1557, volume 2, Jovene, 1983, p. 547
  20. ^ Giuseppe Zigarelli, Storia civile della città di Avellino; ovvero, Serie cronologica de' suoi castaldi, volume I e II, Napoli, 1889, p. 110
  21. ^ Raffaele Mastriani, Dizionario geografico-storico-civile del regno delle Due Sicilie, vol. 3º tomo, 1838, p. 79.
  22. ^ La battaglia e la caduta di Ariano al tempo della rivolta di Masaniello, su L'Irpinia (archiviato il 9 ottobre 2017).
  23. ^ Storia del Palazzo del Governo, su utgav.it, Prefettura di Avellino. URL consultato il 15 agosto 2010.
  24. ^ Raffaele Caporuscio, Il collegio elettorale uninominale di Airola (BN) e i suoi deputati al Parlamento nazionale VIII-XIV legislatura 1861-1882, Grafica 3, Luzzano di Moiano 1997.
  25. ^ Nel Regno delle Due Sicilie, i centri abitati sprovvisti di autonoma autorità municipale erano generalmente denominati villaggi. Tuttavia, la terminologia variava a seconda delle province: in Calabria Citeriore erano detti rioni, in Abruzzo ville, mentre nella provincia di Napoli e nel Principato Citra erano comunemente noti come casali.
  26. ^ Gabriello De Sanctis (a cura di), Dizionario statistico de' paesi del regno delle Due Sicilie, Napoli, 1840, p. 29. ISBN non esistente
  27. ^ Storia del Palazzo del Governo, su utgav.it, Prefettura di Avellino. URL consultato il 27 agosto 2010.

Voci correlate

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Altri progetti

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