Sigmund Freud: differenze tra le versioni

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http://en.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud
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Sigmund Freud (1920), sulla copertina della rivista Life (1938)

Sigismund Schlomo Freud detto Sigmund (Freiberg, 6 maggio 1856Londra, 23 settembre 1939) è stato un neurologo e psicoanalista austriaco , fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Ha elaborato una teoria scientifica e filosofica, secondo la quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui. Di formazione medica, tentò sempre, pur con difficoltà, di stabilire correlazioni tra la sua visione dell'inconscio e delle sue componenti, con le strutture fisiche del cervello e del corpo umano[1]: queste speculazioni hanno trovato parziale conferma nella moderna neurologia e psichiatria[2].

Nella psicoanalisi l'impulso sessuale e le sue relazioni con l'inconscio sono alla base dei processi interpretativi. Molti dissensi con Freud, e quindi indirizzi di pensiero alternativi (Adler, Jung e altri) nascono dalla contestazione del ruolo, ritenuto eccessivo, riconosciuto da Freud alla sessualità.

In un primo momento si dedicò allo studio dell'ipnosi e dei suoi effetti nella cura di pazienti psicolabili, influenzato dagli studi di Josef Breuer sull'isteria, in particolare dal caso Anna O. (ossia Bertha Pappenheim, futura fondatrice dei movimenti di assistenza sociale e di emancipazione femminile), al quale si interessò sulla base delle considerazioni di Charcot che individuava nell'isteria un disturbo della psiche e non già una simulazione come ritenuto fino ad allora.

Dalle difficoltà incontrate da Breuer nel caso, Freud costruì progressivamente alcuni principi basilari della psicoanalisi relativi alle relazioni medico-paziente: la resistenza e il transfert. Di questo periodo furono anche le intuizioni che formano il nucleo della psicoanalisi: il metodo di indagine mediante l'analisi di associazioni libere, lapsus (da cui appunto il lapsus freudiano), atti involontari, atti mancati e l'interpretazione dei sogni, e concetti come la pulsione (Eros e Thanatos), le componenti del'inconscio e della coscienza (Es, Io, Super-Io), il Complesso di Edipo, la libido e le fasi dello sviluppo psicosessuale.

Le idee di Freud e le sue teorie - viste con diffidenza negli ambienti della Vienna del XIX secolo - sono ancora oggi al centro di accesi dibattiti e di discussioni, non solo in ambito medico-scientifico, ma anche accademico, letterario, filosofico e culturale in genere.

La vita

Sigismund Schlomo Freud nacque a Freiberg (od. Příbor) nel territorio ceco della Moravia, all'epoca parte dell'impero austro-ungarico. Nel 1877 abbreviò il suo nome in Sigmund.

Sigmund era figlio di Jacob Freud e della sua terza moglie Amalie Nathanson (1835-1930). Jacob, ebreo proveniente dalla Galizia e commerciante di lana, si trasferì a Vienna nel 1860, a causa di sconvolgimenti politico-economici. Dal padre non ricevette un'educazione tradizionalista, eppure già in giovanissima età si appassionò alla cultura e alle scritture ebraiche, in particolare allo studio della Bibbia. Questi primi interessi lasciarono evidenti tracce nella sua opera.

Nella Vienna di quel periodo erano presenti forti componenti antisemitiche e ciò costituì per lui un ostacolo, che non riuscì però a limitare la sua libertà di pensiero. Dalla madre e quindi dal padre ricevette i primi rudimenti. Poi fu iscritto ad una scuola privata, e dall'età di nove anni frequentò con grande profitto per otto anni l'Istituto Superiore "Sperl Gimnasyum". Sino alla maturità, conseguita a diciassette anni, dimostrò grandi capacità intellettuali tanto da ricevere una menzione d'onore.

Durante il corso di laurea maturò una crescente avversione per gli insegnanti che considerava non all'altezza; l'insoddisfazione lo spinse a sviluppare un senso critico che, di fatto, ritardò l'ottenimento della sua laurea in medicina (marzo 1881).

Dopo la laurea si recò in Inghilterra e, successivamente, lavorò in un laboratorio di zoologia diretto da Carl Friedrich Claus a Vienna. Fu qui che prese contatto con il darwinismo. Il lavoro di ricerca però, non lo soddisfece e dopo due anni cambiò lavoro e conobbe Brücke, nell'Istituto di fisiologia, dove condusse importanti ricerche nel campo della neuro-istologia. Freud lasciò l'istituto dopo sei anni di permanenza, anche se le ricerche effettuate gli assicuravano una sicura carriera nel settore, perché era animato da grande ambizione e valutò troppo lenti i successi conseguibili in quel campo ristretto. Freud fu enormemente colpito da Brücke, tanto che nella sua autobiografia lo cita come colui che maggiormente influì sulla sua personalità.

L'aspirazione all'indipendenza economica lo spinse a dedicarsi alla pratica clinica, lavorando per tre anni presso l'Ospedale Generale di Vienna con pazienti affetti da turbe neurologiche. Questa disciplina, essendo molto più remunerativa, gli avrebbe permesso di sposare la sua futura moglie, Martha Bernays.

Fu proprio mentre lavorava in questo ospedale, nel 1884, che Freud cominciò gli studi sulla cocaina, sostanza allora sconosciuta. Scoperto che la cocaina era utilizzata dai nativi americani come analgesico la sperimentò anche su se stesso osservandone gli effetti stimolanti e privi, a suo dire, di effetti collaterali rilevanti. La utilizzò in alternativa alla morfina per curare un suo caro amico, Ernst Fleischl, che era divenuto morfinomane in seguito ad una lunga terapia del dolore. Ma, la conseguente instaurazione della dipendenza da essa (più pericolosa rispetto a quella da morfina), fece scoppiare un caso che costituì una macchia nella sua carriera, anche in considerazione del fatto che un altro ricercatore, utilizzando i suoi studi, sperimentò la cocaina quale analgesico oftalmico, ricavandone rilevanti riconoscimenti nell'ambito medico internazionale. Rinunciò pertanto alle forti aspettative di ricavare successo da queste ricerche. Ulteriore risultato fu che ne divenne, notoriamente, assiduo consumatore ma non dipendente per via delle scarse dosi assunte.Il caso di Fleisch, tuttavia, che ebbe numerosi episodi paranoidei, allucinazioni e deliri, spinsero il filosofo a pubblicare il saggio: “Osservazioni sulla dipendenza e paura da cocaina”. Dopo la pubblicazione smise di far uso della sostanza e di prescriverla.

Nel 1885 ottenne la libera docenza e ciò gli assicurò facilitazioni nell'esercizio della professione medica. La notorietà e la stima dei colleghi gli permise una facile carriera accademica, sino ad ottenere la cattedra di professore ordinario. È sempre di quest'anno la notizia della distruzione delle sue carte personali, avvenimento che si ripeté nel 1907. Successivamente, le sue carte furono attentamente custodite negli "Archivi Sigmund Freud" e gestite da Ernest Jones, suo biografo ufficiale e da alcuni membri del circolo psicoanalitico. Il lavoro di Jeffrey Moussaieff Masson portò alcuni chiarimenti (nonché una feroce critica) sulla natura del materiale soppresso.[3]

Nel biennio 1885-1886 iniziò anche gli studi sull'isteria e con una borsa di studio si recò a Parigi, dove era attivo Jean-Martin Charcot. Questi suscitò notevole impressione sull'ancora giovane Freud, sia per i suoi metodi sia per la sua forte personalità. Le modalità di cura dell'isteria attraverso l'ipnosi, insegnatagli da Charcot, furono applicate da Freud dopo il suo rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti, tanto da attirarsi addosso le critiche di numerosi colleghi.

Il matrimonio con Martha Bernays era stato più volte rimandato a causa di difficoltà che apparivano a Freud insuperabili e quando, il 13 maggio 1886, riuscì finalmente a sposarsi, visse l'avvenimento come una grossa conquista. Appena un anno dopo (1887) nacque la prima figlia, Mathilde seguita da altri cinque figli di cui l'ultima, Anna, diventò un'importante psicoanalista.

Nel 1886 iniziò l'attività privata aprendo uno studio a Vienna; utilizzò le tecniche allora in uso, quali le cure termali, l'elettroterapia e l'idroterapia, ricorrendo anche all'applicazione dei magneti, una tecnica in uso fin dal 1700 che si credeva fosse in grado di agire sul sistema nervoso dei pazienti, ma non rilevò risultati apprezzabili. Utilizzò allora la tecnica dell'ipnosi e, per migliorare la stessa, compì un altro viaggio in Francia, a Nancy, ma non ottenne i risultati che si aspettava.

Il 23 settembre 1897 venne iniziato "nella comunità fraterna" della Loggia del B'nai B'rith di Vienna, un anno dopo la sua fondazione. Freud era professore di neuropatologia e le teorie sulla psicoanalisi avevano ancora poca eco e considerazione nella scuola di medicina dell'epoca.

Una chiave di volta nel processo evolutivo delle teorie di Freud fu l'incontro con Josef Breuer - importante fisiologo che poi, in diverse circostanze, sostenne Freud anche finanziariamente - intorno al caso di Anna O.. Breuer curava l'isteria della paziente attraverso l'ipnosi nel tentativo di guarirla da sintomi invalidanti tra i quali un'idrofobia psicogena. Sono di questo periodo le prime intuizioni sui ricordi traumatici. Il metodo, definito catartico - che fu pubblicato nel 1895 in Studi sull'isteria di Breuer e altri - venne successivamente utilizzato in modo sistematico da Freud.

Lo stesso argomento in dettaglio: Anna O..

La nascita della psicoanalisi

File:Freud Sofa.JPG
Il suo celebre divano, ora al Freud Museum di Londra.

Per convenzione si usa datare la nascita della psicoanalisi con la prima interpretazione esaustiva di un sogno scritta da Freud: si trattò di un suo sogno personale della notte tra il 23 e il 24 luglio 1895, e riportato anche ne L'interpretazione dei sogni come "il sogno dell'iniezione di Irma". La sua interpretazione rappresentò l'inizio dello sviluppo della teoria freudiana sul sogno. L'analisi dei sogni, infatti, segna l'abbandono del metodo ipnotico utilizzato in quella fase del suo sviluppo, che a ragione si può definire la preistoria della psicoanalisi. Altri legano la nascita della psicoanalisi alla prima volta in cui Freud usò il termine "psicoanalitico", e cioè nel 1896 dopo aver già svolto un'esperienza di 10 anni nel settore della psicopatologia, quando scrisse due articoli nei quali, per la prima volta, parla esplicitamente di "psicoanalisi" per descrivere il suo metodo di ricerca e trattamento terapeutico. La psicoanalisi è la traduzione del neologismo impiegato da Freud a partire dal 1896 per indicare:

  • un procedimento per l'indagine di processi mentali che sono altrimenti inaccessibili per altra via;
  • un metodo terapeutico che trae le sue origini dall'indagine psicoanalitica ed ha per fine la cura delle nevrosi;
  • un insieme di concezioni psicologiche (teoria della psiche).

Sebbene oggi la paternità del metodo psicanalitico sia comunemente attribuita a Freud, egli stesso, nella sua prima conferenza a Boston, riconobbe che l'eventuale merito non fosse spettato a lui stesso, bensì al dottor Joseph Breuer, il cui lavoro è antecedente agli studi di Freud e ne costituisce il punto di partenza.

L'internazionale della psicoanalisi

Dopo aver pubblicato un articolo sulla "Morale sessuale e le malattie nervose moderne" nel quale espresse le sue prime riflessioni sulla natura della civiltà, Freud nel 1909 venne invitato negli Stati Uniti insieme allo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung e all'ungherese Sándor Ferenczi. Poco dopo, a New York, si aggiunse a loro Ernest Jones, giunto dall'Inghilterra.

È in questa situazione che presero luce le "Cinque conferenze sulla psicoanalisi". Freud aveva cinquantatré anni e alla Clark University fu insignito del titolo di Dottore. Oltre a questa onorificenza Freud ebbe modo di incontrare personalmente il famoso filosofo americano William James.

Secondo la versione più diffusa della storia della psicoanalisi, in Europa il discorso freudiano era ancora tacciato di "delirio", d'essere ossessionato dal sesso e di rovinare la società mettendo in pubblica piazza ogni indecenza e perversione. Secondo alcune testimonianze, c'era l'impressione generale che l'intera comunità umana si ergesse contro il suo discorso e che volesse ridurre lui e i suoi seguaci al silenzio per metterli nell'impossibilità di nuocere. Questa "folla inferocita" non avrebbe spaventato il medico viennese; anni dopo egli accusò lo stesso Jung di codardia, chiedendogli di non utilizzare più il termine di psicoanalisi per le sue teorie basate su una teoria della libido desessualizzata.

Tuttavia, lo storico della psicologia Allen Esterson, criticando il resoconto del neuroscienziato Mark Solms secondo il quale le idee di Freud sull'esistenza di pulsioni animali primitive negli umani avevano scandalizzato i suoi contemporanei vittoriani, ha scritto:

«questo resoconto mirante a dare un quadro complessivo della situazione a quei tempi è stato confutato talmente tante volte dagli studiosi che hanno condotto ricerche su quel periodo che si dispera che i veri fatti riusciranno mai a penetrare il mondo ermeticamente chiuso dei tradizionalisti psicoanalitici.[4]»

Secondo Catherine Meyer,

«[Frank J.] Sulloway[5] giunse a stabilire che tutti gli elementi principali della teoria freudiana della sessualità - la 'bisessualità', le 'zone erogene', la 'perversione polimorfa', la 'regressione', la 'libido', la 'rimozione primaria' ecc. - provenivano in linea più o meno diretta dalla sessuologia dell'epoca (Krafft-Ebing, Albert Moll, Havelock Ellis), il che demoliva allo stesso tempo il mito dell'isolamento intellettuale di Freud e del preteso 'puritanesimo' dei suoi colleghi.[6]»

Negli Stati Uniti, Freud si sarebbe sentito più a suo agio anche se in seguito (1925) confessò che in America, dove l'ingenua "dottrina del comportamento" si vantava di aver completamente eliminato la psicologia, la portata radicale del suo pensiero era abbondantemente annacquata.

Al ritorno nel 1910, il Congresso di Norimberga (30 e 31 marzo) istituì un'organizzazione internazionale per coordinare tutte quelle associazioni psicoanalitiche nazionali già costituitesi o di nuova creazione. Il congresso era stato organizzato da Carl Gustav Jung, che veniva visto come il successore di Freud alla guida del movimento psicoanalitico.

Freud stesso, in questa occasione, fece pressione affinché la presidenza dell'internazionale della psicoanalisi venisse affidata a Jung. Alfred Adler e Wilhelm Stekel invece si incaricarono del giornale dell'associazione: lo "Zentralblatt für Psychoanalyse" (Rivista centrale di psicoanalisi). In seguito, a questa rivista si affiancò "Imago", un'altra pubblicazione che trattava gli aspetti non direttamente medici della psicoanalisi ed era diretta dallo stesso Freud. Già allora circoli medici legati alla psicoanalisi erano presenti oltre a Berlino, Vienna e Zurigo, anche a Budapest, Bruxelles, negli Stati Uniti, in Russia, Francia, Italia e Australia.

Con questi medici e psicoanalisti, che nell'insieme costituivano la prima avanguardia del nuovo movimento di pensiero del novecento (ai quali bisognerebbe aggiungere l'insieme numeroso e sofferente dei loro pazienti di entrambi i sessi, ovvero la "materia prima" della "nuova scienza"), Freud cominciò a intessere una fitta e costante corrispondenza per garantire coerenza e avvenire al movimento psicoanalitico.

Sempre nel 1910 ci fu un'altra novità, ovvero il primo tentativo di biografia psicoanalitica, quel "Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci" che costituisce "la sola cosa piacevole che io abbia mai scritto" (come confessò lo stesso Freud).

Freud e Einstein

Nel 1926 Freud, che per ragioni di salute fu costretto a ridurre a tre il numero dei pazienti che trattava ogni giorno, compì settanta anni e per il suo compleanno giunsero al n° 19 della Berggasse telegrammi e lettere di felicitazioni da ogni parte del mondo, tra cui quello di Albert Einstein. Ma fu nel dicembre di quello stesso anno che Freud, recandosi a Berlino per rivedere figli e nipoti, incontrò per la prima volta Einstein e sua moglie andati da lui a fargli visita.

Questo fu il commento di Freud in margine a questo colloquio che si era protratto per due ore:

«È vivace, sicuro di sé, piacevole. Di psicologia ne capisce quanto me di fisica, tanto che abbiamo avuto una conversazione molto scherzosa»

Tuttavia, la credenza diffusa secondo cui Einstein era un grande ammiratore di Freud è erronea, come ha fatto notare A. H. Esterson: in una lettera a uno dei suoi figli nei primi anni trenta[7] Einstein scrisse che non era rimasto convinto dalle opere di Freud e che riteneva i suoi metodi dubbi se non fraudolenti.

Nel 1933 infine, a richiesta della Società delle Nazioni, venne pubblicata una discussione con Einstein sul tema: "Perché la guerra?". Freud, al contrario di Einstein, dimostrando un profondo pragmatismo affermò l'impossibilità della fine delle guerre, in quanto l'aggressività, fondamento di ogni guerra, è radicata indissolubilmente nell'uomo.[8]

Freud e Lou Andreas Salomé

Sicuramente una delle muse ispiratrici più enigmatiche dell'intero '800, Lou Andreas Salomé colpì e diede modo anche a Freud di rinnovare le proprie idee. Grande catalizzatrice di idee innovative, Salomé, dopo le frequentazioni con Rainer Maria Rilke, Friedrich Nietzsche, e lo stesso Jung, ebbe modo di incontrare anche Freud. Dal loro confronto, Freud smorzò quella che fino ad allora era rimasta la concezione primaria delle sue teorie, la libido come motore della vita emotiva dell'uomo. Infatti, nel suo saggio Psicologia e Metapsicologia espose per la prima volta la dualità tra pulsione di vita e pulsione di morte: usando a modello dell'uomo un globo sulla cui superficie (la coscienza) filtra il mondo pulsionale (l'essenza del "globo"), giunto dal mondo esterno vero e proprio. Un'essenza che nasconde la lotta tra volontà alla vita e all'aggregazione, da un lato, e alla morte e disgregazione dall'altro. È doveroso ricordare che un altro personaggio femminile del primo Novecento, Sabina Spielrein, ebrea russa ricoverata al Burgozli, curata da Jung e diventata poi essa stessa psicoanalista, fu la prima a scrivere sulla pulsione di morte, e Freud la citò in una nota di Al di là del principio di piacere.

"Analisi terminabile e analisi interminabile" (1937)

Durante lo sviluppo della disciplina psicoanalitica, in Freud si faceva sempre più chiaro che questa sua "figlia" era qualcosa che andava ben oltre una semplice psicoterapia come era invece nei suoi intenti iniziali di medico. Così scrive infatti nel 1925:

«Probabilmente il futuro stabilirà che l'importanza della psicoanalisi come scienza dell'inconscio oltrepassa di gran lunga la sua importanza terapeutica.[9]»

Partendo dal confronto con i problemi psicoterapeutici, la psicoanalisi si era mossa lentamente verso il superamento della semplice psicoterapia.

Andando ancora più in là, a due anni dalla sua morte, in Analisi terminabile e interminabile Freud pose una delle questioni se non la questione fondamentale della psicoanalisi, ormai nota con le stesse parole di Freud come problema del "fondo roccioso della psicoanalisi", ovvero ancora dell'impossibilità o per lo meno della difficoltà a proseguire il lavoro psicoanalitico oltre un certo limite.

Detto in altri termini, qui Freud si riferisce al fatto che la psicoanalisi è impotente davanti alla realtà biologica. Quando cioè il paziente pone domande che affrontano l'aspetto biologico della divisione sessuale, l'analisi diventava interminabile. Tuttavia è invece proprio in questa questione capitale che si cela, quale implicazione, un'altra questione: quella della funzione adattativo-conservatrice della psicoanalisi che ha attraversato tutta la storia della psicoanalisi e ricevuto le critiche più attente da parte di coloro che considerano l'umanità impegnata in altre vie per la propria trasformazione oltre lo status quo.

Una parte delle critiche alla psicoanalisi infatti proveniva da coloro che al contrario si domandavano se la psicoanalisi costituisse una vera e propria pratica rivoluzionaria conseguentemente evolutiva o se invece fosse solo una semplice pratica normativa e adattativa, atta a esorcizzare ogni naturale movimento eversivo.

L'esilio a Londra

Quando nel 1933 Hitler prendeva il potere in Germania, le origini ebraiche di Freud costituirono un problema. Nello stesso anno, il suo nome entrò nella lista nera di autori le cui opere dovevano essere mandate al rogo. La situazione cominciò ad aggravarsi seriamente a partire dal 1938, anno in cui l'Austria venne annessa al Terzo Reich: quattro sorelle di Freud morirono nei campi di sterminio mentre la figlia Anna venne sequestrata dalla Gestapo.

Freud si preparò così a lasciare Vienna: pochi giorni dopo, accompagnato da Martha e da Anna, che nel frattempo era stata rilasciata, Freud partì per Londra. Secondo gli storici B.R. Sullivan e P.V. Cannistraro, a salvargli la vita fu l'intervento personale di Benito Mussolini.

La sua casa di Londra è nel famoso quartiere residenziale Hampstead nella zona Camden, non lontano dal centro di psicoanalisi, dove lavorerà, anni dopo, la stessa figlia Anna. Dopo la morte della figlia Anna questa casa è stata trasformata per volontà della figlia stessa in museo[10]

Psicoanalisi e Surrealismo

A Londra Freud incontrò Salvador Dalí, uno dei più importanti esponenti dell'avanguardia artistica del surrealismo. L'artista spagnolo fu accompagnato a far visita a Freud da Stefan Zweig, il loro incontro avvenne in un caffè, dove Dalí, su un tovagliolo, fece rapidamente uno ritratto di Freud, che ne rimase stupito.

In merito a questo incontro con il pittore surrealista, Freud scrive a Zweig:

«Finora, ero portato a considerare completamente insensati (o diciamo al 95% come per l'alcool) i surrealisti, che pare mi avessero adottato quale santo patrono. Questo giovane spagnolo con i suoi occhi candidi e fanatici e la sua innegabile padronanza tecnica mi ha fatto cambiare idea.»

La morte

Un anno prima della morte, nel 1938, al suo arrivo a Londra aveva concesso un'intervista alla BBC. L'intervista si era conclusa con uno sguardo alla strada ancora da percorrere per la scienza neonata: "La lotta non è ancora terminata", affermava. Il suo attaccamento estenuante nei confronti della madre Amalie Nathanson, gli aveva fatto dire, dopo la morte di lei nel 1930, che solo ora e certamente non prima anche lui avrebbe potuto morire.

Il 21 settembre 1939, il medico viennese consumato fra atroci sofferenze sul letto di morte mormorò al proprio medico di fiducia: "Ora non è più che tortura, non ha senso" e poco dopo ancora: "Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita". Freud si affidò al sentimento della figlia. Morì due giorni dopo, senza risvegliarsi dal sonno tranquillo che la morfina gli aveva provocato.

Altre note biografiche

La figlia di Freud, Anna, si distinse anch'essa quale psicologa, specialmente nella psicologia dell'infanzia e dello sviluppo del bambino. Freud è anche il nonno del pittore Lucian Freud e del commediografo Freud Clemente, nonché il bisnonno della giornalista Emma Freud e della stilista di moda Bella Freud. Freud è zio di Edward Bernays (il padre Ely Bernays era il fratello di Martha Bernays, moglie di Freud. La madre Anna era la sorella di Freud). Bernays è considerato uno dei padri del settore delle pubbliche relazioni e della propaganda, è stato uno dei primi a sperimentare la manipolazione dell'opinione pubblica utilizzando la psicologia subliminale.

Freud fumò sigari per la maggior parte della sua vita. Anche in seguito alla asportazione della mascella a causa del cancro ha continuato a fumare. Si dice che abbia fumato una scatola di sigari al giorno sino alla morte. Sull'uso e abuso di cocaina da parte dell'illustre studioso della psiche parimenti molto si è dibattuto.

Le innovazioni di Freud

L'influenza di Freud fu determinante in due campi correlati ma distinti. Sviluppò simultaneamente una teoria della mente e del comportamento e tecniche cliniche finalizzate all'apporto terapeutico nella risoluzione delle nevrosi. Alcuni sostengono che abbia influenzato solo il primo campo.

Secondo i più, il contributo più significativo di Freud al pensiero moderno fu l'elaborazione del concetto di inconscio. Secondo una versione diffusa della storia della psicologia, durante il XIX secolo la tendenza dominante nel pensiero occidentale era il positivismo, che credeva nella possibilità degli individui di controllare la conoscenza reale di se stessi e del mondo esterno, e nella capacità di esercitare un controllo razionale su entrambi. Freud, invece, suggerì che questa pretesa di controllo fosse in realtà una illusione; che persino ciò che pensiamo sfugge al controllo e alla comprensione totale, e le ragioni dei nostri comportamenti spesso non hanno niente a che fare con i nostri pensieri coscienti.

Il concetto di inconscio è stato rivoluzionario in quanto sostiene che la consapevolezza è allocata nei vari strati di cui è composta la mente e che ci sono pensieri non immediatamente disponibili in quanto "sotto la superficie" (livello cosciente). Tuttavia, come lo psicologo Jacques Van Rillaer, fra gli altri, ha sottolineato, "contrariamente a quanto crede il grande pubblico, l'inconscio non è stato scoperto da Freud. Nel 1890, quando ancora non si parlava di psicoanalisi, William James, nel suo monumentale trattato di psicologia, esaminava il modo in cui Schopenhauer, Eduard von Hartmann, Pierre Janet, Alfred Binet e altri avevano utilizzato il termine "inconscio" e "subconscio".[11]

Inoltre, lo storico della psicologia Mark Altschule ha scritto nel 1977: "È difficile - o forse impossibile - trovare uno psicologo o psicologo clinico del diciannovesimo secolo che non riconoscesse la cerebrazione inconscia come non solo reale ma anche della massima importanza".[12]

I sogni, proposti come "la via regia che conduce all'inconscio", sono gli indizi migliori per la comprensione della nostra vita inconscia e, ne L'interpretazione dei sogni, Freud sviluppò l'argomento dell'esistenza dell'inconscio e descrisse una tecnica per accedervi.

Il preconscio venne descritto come uno strato a cui si può accedere con meno sforzo, in quanto interposto tra il conscio e l'inconscio (il termine subcosciente, benché usato popolarmente, è una parola derivante dalla traduzione anglosassone e non fa parte della terminologia psicoanalitica). Anche se molti aderiscono ancora alla concezione razionalista e positivista, è ormai comunemente accettato, anche da coloro che rifiutano altre parti delle teorie di Freud, che l'inconscio è una parte della mente e che parte dei comportamenti possono avere luogo senza il controllo della coscienza.

Nel 1910, in una conferenza all'università di Clark, Freud spiegò la sua nuova concezione del funzionamento della mente umana e raccontò il rifiuto dei suoi lavori da parte dei suoi colleghi e del pubblico:

«l'arroganza della coscienza che, per esempio, rigetta i sogni con leggerezza, generalmente è causata da un forte apparato protettivo che li custodisce, impedendo ai complessi inconsci di farsi strada, rendendo difficile convincere gli interlocutori dell'esistenza dell'inconscio e spiegare nuovamente ciò che la loro conoscenza cosciente rifiuta.»

Elemento cruciale del funzionamento dell'inconscio è la rimozione. Secondo Freud, spesso i pensieri e le esperienze sono così dolorosi che la gente non può sopportarli. Tali pensieri ed esperienze, e i ricordi associati, ha argomentato Freud, sono banditi dalla mente, ma potrebbero essere banditi anche dalla coscienza. In questo modo costituiscono l'inconscio. Benché Freud più tardi tentasse di trovare strutture di rimozione tra i suoi pazienti per derivare un modello generale della mente, egli ha anche osservato la diversità tra i singoli pazienti dovuta alla rimozione di pensieri ed esperienze differenti. Freud ha osservato, inoltre, che il processo stesso di rimozione è in sé un atto non-cosciente (cioè si presenta con pensieri o sensazioni non dipendenti dalla volontà). Freud ha supposto, insomma, che ciò che viene rimosso è in parte determinato dall'inconscio. L'inconscio, per Freud, era sia causa sia effetto della rimozione.

Freud ha cercato di spiegare come l'inconscio opera e ne ha proposto una particolare struttura suddivisa in tre parti: Id (Es in tedesco), Ego (Ich in tedesco, o "Io" in italiano) e Superego (Überich" in tedesco, Super-Io in italiano).

L'Id viene rappresentato come il processo di identificazione–soddisfazione dei bisogni di tipo primitivo. Il Superego rappresenta la coscienza e si oppone all'Id con la morale e l'etica. L'Ego si frappone tra Id e Superego per bilanciare sia le istanze di soddisfazione dei bisogni primitivi, sia le spinte contrarie derivanti dalle nostre opinioni morali ed etiche. Un Ego ben strutturato garantisce la capacità di adattarsi alla realtà e di interagire con il mondo esterno, soddisfacendo le istanze dell'Id e del Superego. L'affermazione di principio che la mente non è monolitica o omogenea, continua ad avere un'influenza enorme al di fuori degli ambienti della psicologia.

Freud era particolarmente interessato al rapporto dinamico tra queste tre parti della mente, argomentando che fosse governato da desideri innati, ma ha anche asserito che il rapporto mutasse col cambiare del contesto dei rapporti sociali. Alcuni hanno criticato Freud per aver dato troppa importanza all'uno o all'altro aspetto. Allo stesso modo, molti dei seguaci di Freud hanno concentrato la loro attenzione privilegiando l'uno o l'altro.

Freud ha sviluppato il concetto di "sovradeterminazione" per evidenziare le molteplici cause che sottendono alla interpretazione dei sogni, piuttosto che contare su un modello di semplice corrispondenza biunivoca tra cause ed effetti. Ha creduto che gli esseri umani fossero guidati da due pulsioni basilari: dalla libido (Eros) e dalla pulsione di morte (Thanatos). La descrizione di Freud della libido comprende la creatività e gli istinti. La pulsione di morte è definita come un desiderio innato finalizzato alla creazione di una condizione di calma, o non-esistenza, ed è ricavato da Freud dai propri studi sui protozoi (cfr. Al di là del principio di piacere).

Freud credeva anche che la libido si sviluppasse negli individui cambiando oggetto. Egli ha argomentato che gli esseri umani nascessero "polimorficamente perversi", volendo con ciò significare che qualsiasi oggetto può essere sorgente di piacere. Egli più tardi ha sostenuto che gli esseri umani si sono sviluppati in differenti stadi di sviluppo identificati nella fase orale (piacere del neonato nell'allattamento), quindi nella fase anale (esemplificato dal piacere del bambino nel controllo della defecazione) e ancora nella fase genitale, che prende anche l'aspetto di fase fallica. Freud argomenta che i bambini passano da uno stadio nel quale si identificano con il genitore di sesso opposto, mentre il genitore dello stesso sesso viene visto come rivale. Egli ha cercato di inquadrare questa struttura di sviluppo nel dinamismo mentale. Ogni stadio è una progressione della maturità sessuale, caratterizzata da un Ego più forte e dalla capacità di ritardare la soddisfazione dei bisogni (principio di piacere e principio di realtà) (cfr. Tre saggi sulla teoria sessuale).

Freud cercò di dimostrare che il suo modello, basato soprattutto sulle osservazioni della borghesia viennese, fosse universalmente valido. Ha per questo orientato i suoi studi verso la mitologia antica e l'etnografia del suo tempo per trovare materiale comparativo. Ha utilizzato la tragedia greca Edipo Re di Sofocle per evidenziare, soprattutto negli adolescenti, la presenza del desiderio d'incesto e contemporaneamente la necessità di reprimere quel desiderio. Il complesso di Edipo è stato descritto come condizione dello sviluppo e della consapevolezza psicosessuale. Ha inoltre orientato i suoi studi sull'antropologia e sul totemismo, sostenendo che il totem riflette la codificazione di un complesso di Edipo relativo alla tribù (cfr. Totem e Tabù).

Egli sperava che le sue ricerche fornissero una solida base scientifica per le proprie tecniche terapeutiche. L'obiettivo della terapia psicoanalitica (psicoanalisi), era di portare allo stato cosciente i pensieri repressi/rimossi, rafforzando così il proprio ego. Per portare i pensieri inconsci al livello della coscienza, il metodo classico prevede delle sedute in cui il paziente è invitato a effettuare associazioni libere e a descrivere i sogni. Un altro elemento importante della psicoanalisi è l'assunzione, da parte dell'analista, di un atteggiamento distaccato che permette al paziente di proiettare durante l'analisi i pensieri e le sensazioni sull'analista. Attraverso questo processo, chiamato transfert, il paziente può riesumare e risolvere i conflitti rimossi, particolarmente quelli infantili, legati alla formazione e alla famiglia d'origine.

Un altro degli interessi considerati minori di Freud era la neurologia. Fu uno dei pionieri delle ricerche sulla paralisi cerebrale e pubblicò numerosi documenti medici sull'argomento. Dimostrò anche, precedendo altri ricercatori suoi contemporanei che iniziavano lo studio sugli stessi argomenti, l'esistenza della neuropatia. Affermò che William Little, il quale per primo identificò la paralisi cerebrale, aveva torto nell'inferire che la mancanza d'ossigeno durante il parto fosse causa della malattia. Suggerì, invece, che le complicazioni del parto fossero solo un sintomo del problema. Solo alla fine degli anni 1980 le sue speculazioni sono state confermate da ricerche più avanzate.

Sua è anche la definizione di carica psichica, intesa come energia derivata dagli istinti che si manifesta in qualsiasi processo psichico, conservando la possibilità di spostarsi per attivare vari contenuti di coscienza.

Nel suo ultimo libro, Compendio di psicoanalisi, scritto sul letto di morte, Freud individua i pilastri della psicoanalisi nel complesso edipico, nella teoria della rimozione e nella sessualità infantile, analizzando anche la scissione dell'Io.

La psicoanalisi freudiana

La formazione di Freud era di tipo medico. Per questo egli ha coerentemente dichiarato che i suoi metodi e le sue conclusioni di ricerca erano "scientifici". Tuttavia, la sua ricerca così come la pratica sono state messe in discussione da diversi studiosi. Inoltre, sia i critici sia i seguaci di Freud hanno osservato che l'affermazione di base secondo la quale molti dei nostri pensieri e delle nostre azioni coscienti siano motivati da paure e desideri inconsapevoli sfida esplicitamente le principali concezioni sulla mente fino ad allora elaborate.

In ambito sia psicologico sia psichiatrico sono state elaborate numerose evoluzioni della metapsicologia e della teoria della tecnica freudiana (ad esempio, nelle varietà di modelli e forme di Psicoterapia psicodinamica), mentre altri autori hanno rifiutato il modello della mente proposto da Freud pur adottando spesso alcuni elementi del suo metodo terapeutico, specialmente nel privilegiare il colloquio clinico col paziente come parte dell'intervento terapeutico.

Freud e la filosofia

Empedocle

Da Empedocle Freud trae il dualismo Amore/Odio, che egli trasforma in quello Eros/Thanatos.

Lo stesso argomento in dettaglio: Eros e Thanatos (Freud) § Il dualismo di Empedocle.

Schopenhauer

Arthur Schopenhauer individua il dolore del mondo nella forza che ci fa vivere e perpetua la specie, la Volontà, a cui egli contrappone il distacco e l'ascesi; sebbene le conclusioni siano differenti la Volontà può essere assimilata alla forza sessuale, la libido descritta da Freud, che spinge il mondo e se rimasta fissata, e non usata a scopo sessuale, crea le nevrosi o la perversione. Inoltre Schopenhauer riprende concetti delle religioni orientali, in particolar modo buddisti, come il Nirvana, la cessazione delle passioni: anche Freud usa a volte il termine, in senso psicologico, ad esempio nel Sommario di psicoanalisi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Pensiero di Schopenhauer.

Nietzsche

Friedrich Nietzsche, partendo dall'antico concetto greco del "conosci te stesso e diventa ciò che sei" e portando tutto il sapere umano al livello psichico (scrisse infatti che «"conosci te stesso" è tutta la scienza.»[13]), fu il precursore d'una epistemologia e gnoseologia naturalista della conoscenza umana, intesa come prodotto di capacità acquisite in modo evolutivo. La sua Volontà di potenza dionisiaca è avvicinata anch'essa ad una forza irresistibile quale la libido, che lo spirito apollineo cerca di soffocare. Inoltre Freud riprende il tema della morte di Dio proclamata dal filosofo tedesco ne La gaia scienza e nel Così parlò Zarathustra.

Il Novecento

Attraverso il pensiero di Freud, il concetto di uomo e della sua personalità acquisisce una precisa connotazione in ambito filosofico. La grande rivoluzione da lui operata, nella civiltà e nella cultura contemporanea, riguarda essenzialmente il tentativo di indagare in maniera profonda l'enorme complessità dell'animo umano e in particolare le possibilità d'inganno o d'autoinganno della coscienza. Proprio la scoperta freudiana dell'inconscio -e di tutte le sue inevitabili conseguenze- ha determinato uno dei grandi travolgimenti ideologici cui il Novecento ha dovuto far fronte. Tramite la psicoanalisi, Freud ha proposto una nuova antropologia, in cui il soggetto non viene più considerato un essere esclusivamente razionale - come sostenuto dall'Idealismo e da Georg Wilhelm Friedrich Hegel - ma, piuttosto, un'entità caratterizzata anche da una dimensione puramente istintuale.

Proprio per questa ragione, Freud rientra tra quei maestri del sospetto - così denominati dal filosofo francese Paul Ricoeur - insieme a Friedrich Nietzsche e Karl Marx. «Marx, Nietzsche e Freud: [...] questi tre maestri del sospetto non sono tre maestri di scetticismo. Certamente sono tre grandi "distruttori", e tuttavia anche questo non deve farci sentire perduti; la distruzione, dice Heidegger in Sein und Zeit, è un momento di una fondazione del tutto nuova. La "distruzione" dei mondi retrogradi è un compito positivo, ivi compresa la distruzione della religione»; «Il processo del nichilismo non ha raggiunto la sua conclusione, forse neppure il suo culmine: il lavoro del lutto [che spodesta gli idoli degli] dèi morti non è ancora terminato.»[14]

Critiche a Freud

Il dibattito interno ed esterno rispetto alle teorie psicoanalitiche è stato sempre piuttosto acceso. Questi dibattiti hanno spesso permesso di sviluppare ed articolare la teorizzazione freudiana originaria, facilitando l'evoluzione della psicoanalisi dagli originari modelli pulsionalisti ai più recenti modelli relazionali.

Critiche alla teoria dell'eziologia sessuale delle nevrosi

Le prime critiche a Freud riguardarono la teoria dell'eziologia sessuale delle nevrosi, che Freud definiva il "dogma della psicoanalisi" e che, all'epoca, suscitava il disappunto dei perbenisti. In effetti, il modello sessuale-pulsionalista fu in seguito criticato anche alcuni seguaci di Freud; Alfred Adler, per esempio, propose di sostituirlo con una teoria della volontà di potenza di derivazione nietzschiana, e Carl Gustav Jung elaborò invece una teoria della libido intesa come energia psichica più generale, e non necessariamente ridotta a "forza sessuale"

Critiche delle impostazioni epistemologiche della psicoanalisi

Una critica all'impianto psicoanalitico freudiano fu formulata dal filosofo della scienza Karl Popper, che annoverava la psicoanalisi e il materialismo storico marxista fra quelle discipline "non passibili di smentita" e perciò, a suo parere, non scientifiche.

Critica del metodo freudiano

Il filosofo francese Paul Ricoeur ha fatto anche notare che Freud non è poi così neutrale nel suo metodo. Egli aderisce fin dall'inizio dei suoi studi alla filosofia del positivismo ed in particolare alla Weltanschauung scientista, che proponeva una concezione meccanicistica dell'uomo. L'uomo è come una macchina guidata dai suoi istinti (libido in particolare), e dunque non sono rispettate né la sua libertà né la sua responsabilità.[senza fonte]

Critica alla persona di Freud

Freud era un consumatore ed estimatore di cocaina (cfr. Sulla cocaina) e uno sviluppatore della teoria e della pratica delle nevrosi nasali riflesse d'accordo con Wilhelm Fliess. Emma Eckstein, infatti, subì un disastroso intervento chirurgico al naso ad opera di Fliess.

Il filosofo francese Michel Onfray nel libro Crepuscolo di un idolo. L'affabulazione freudiana ha attaccato duramente Freud - e secondariamente la psicoanalisi - accusando lo scienziato viennese di essere antisemita (nonostante egli stesso avesse subito le persecuzioni naziste), evasore fiscale, fascista, tossicodipendente e altro. Il libro ha suscitato dure critiche da parte non solo dei freudiani, ma anche da intellettuali di sinistra radicali che avevano applaudito opere come il Trattato di ateologia.

Lo stesso argomento in dettaglio: Michel Onfray § La polemica su Freud.

Il disagio della civiltà e la nevrosi collettiva

Il disagio della civiltà uno degli ultimi libri di Freud, dedicato all'applicazione delle teorie psicanalitiche alla società, riprendendo concetti espressi anche in Totem e tabù e Psicologia delle masse e analisi dell'Io. Presenta alcune idee sociologiche oggi abbastanza accettate ed altre più discutibili. Un esempio del primo tipo è il fatto che la repressione della libido da parte della società, sia fonte del disagio che ci colpisce e che ci fa sentire limitati, in quanto privati delle soddisfazioni di cui necessitiamo. Freud fa risalire tutto questo alla sua storica contrapposizione tra Io e Super-Io, identificando nel Super-Io la morale sociale che avvilisce l'Io. Questo in realtà è un problema che è da tempo rimasto irrisolto, ed è tratto peraltro anche dalle opere di Nietzsche (contrapposizione tra spirito dionisiaco e spirito apollineo). Il Super-Io limita, in senso moralista soprattutto certe pulsioni sessuali che sono responsabili delle nevrosi dell'individuo. Un'altra fondamentale limitazione è quella dell'aggressività, in quanto secondo Freud è "homo homini lupus". Per vivere in comunità e godere dei vantaggi del proprio stile di vita, occorre infatti rinunciare alle pulsioni aggressive che agitano l'animo umano.

In senso più filosofico che psicologico, tutto il disagio viene fatto risalire ad una forma di primordiale peccato originale, di cui tutti gli individui serbano traccia. Il peccato è quello della prima tribù di uomini, in cui un solo capo comandava con la forza e possedeva tutte le donne del clan (patriarcato). Il dispotismo di questo padre-capo accrebbe così tanto l'odio degli altri membri, suoi figli, che essi lo uccisero, risentendone poi il senso di colpa ed il rimorso. Ebbene, secondo Freud tutti noi inconsciamente serbiamo traccia di questo ancestrale parricidio, di questo complesso di Edipo collettivo.

L'opera, edita nel 1929, è nobile interprete delle oscure riflessioni sulla natura umana che, in seguito alla Grande Guerra e alla Depressione, tormentarono i circoli culturali. L'uomo decade da valoroso patriota e lavoratore a lupo parricida. I valori sono così ridotti a convenzioni, peraltro disagevoli. Freud fa del "Disagio della civiltà" il manifesto delle più tetre e disilluse analisi. Citazione antologizzazione sui sentimenti religiosi:


«Non ci si può sottrarre all'impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, ma sottovalutino i veri valori della vita. Pure, nel formulare un qualsiasi giudizio generale di questo tipo, si corre il rischio di dimenticare la varietà del mondo umano e della vita della psiche. Vi sono taluni uomini a cui i contemporanei non negano l'ammirazione benché la loro grandezza poggi su doti e realizzazioni che sono completamente estranee agli scopi e agli ideali della massa. Potremmo facilmente essere indotti a credere che solo una minoranza, alla fin fine, apprezza questi grandi uomini, mentre la gran maggioranza non se ne cura affatto. Ma la cosa potrebbe non risultare così semplice, grazie alle discrepanze tra i pensieri e le azioni degli uomini e alla diversità dei desideri che li muovono. Uno di questi uomini eccezionali, per lettera, si definisce mio amico. Gli avevo mandato il mio piccolo scritto che tratta della religione alla stregua di un'illusione, ed egli mi rispose di concordare in pieno con il mio giudizio sulla religione, ma di dolersi che non avessi giustamente apprezzato la fonte autentica della religiosità. Essa consisterebbe in un particolare sentimento che, quanto a lui, non lo abbandonerebbe mai, che troverebbe attestato da molti altri e che supporrebbe presente in milioni di uomini, ossia in un sentimento che vorrebbe chiamare senso della "eternità", un senso come di qualcosa di illimitato, di sconfinato, per così dire di "oceanico". Tale sentimento sarebbe un fatto puramente soggettivo, non un articolo di fede; non comporterebbe alcuna garanzia d'immortalità personale, ma sarebbe la fonte di quell'energia religiosa che viene captata, immessa in particolari canali, e indubbiamente anche esaurita, dalle varie chiese e sistemi religiosi. Soltanto sulla base di questo sentimento oceanico potremmo chiamarci religiosi, anche rifiutando ogni fede e ogni illusione. Le opinioni espresse dal mio stimato amico, che personalmente ha esaltato una volta in una poesia la magia delle illusioni, mi hanno causato non lievi difficoltà. Per quel che mi riguarda, non riesco a scoprire in me questo sentimento "oceanico". Non è facile trattare scientificamente i sentimenti. Si può tentare di descriverne gli indizi fisiologici. Dove ciò non è possibile - e temo che anche il sentimento oceanico eluda una caratterizzazione siffatta - non resta da far altro che attenersi al contenuto rappresentativo che più immediatamente risulta associato al sentimento. Se ho ben compreso il mio amico, egli allude a ciò che un drammaturgo originale e piuttosto bizzarro offre al suo eroe come consolazione nella prospettiva della morte volontaria: "Fuori di questo mondo non possiamo cadere." Si tratta dunque di un sentimento di indissolubile legame, di immedesimazione con la totalità del mondo esterno. Potrei dire che per me ciò ha piuttosto il carattere di un'intuizione intellettuale, non certo priva di una sua risonanza emotiva, ma tale comunque da non dover risultare assente neanche da altri atti di pensiero di analoga portata. Per quanto riguarda la mia persona non potrei convincermi della natura primaria di un tale sentimento. Non per questo mi è però lecito negarne la presenza effettiva in altre persone. Occorre soltanto chiedersi se venga correttamente interpretato e se debba essere riconosciuto come fons et origo di tutti i bisogni religiosi. Non ho nulla da proporre che possa contribuire in modo decisivo alla soluzione di questo problema. L'idea che l'uomo debba avere conoscenza della propria connessione con il mondo circostante attraverso un sentimento immediato e fin dall'inizio orientato in tale direzione, appare così strana e si accorda così male con la struttura della nostra psicologia da legittimare il tentativo di una spiegazione psicoanalitica, ossia genetica, di tale sentimento. Possiamo quindi disporre della seguente linea di pensiero: Normalmente nulla è per noi più sicuro del senso di noi stessi, del nostro proprio Io. Questo Io ci appare autonomo, unitario, ben contrapposto a ogni altra cosa. Che tale apparenza sia fallace, che invece l'Io abbia verso l'interno, senza alcuna delimitazione netta, la propria continuazione in una entità psichica inconscia, che noi designiamo come Es, e per la quale esso funge per così dire da facciata, lo abbiamo per la prima volta appreso dalla ricerca psicoanalitica, da cui ci attendiamo molte altre informazioni circa il rapporto tra Io ed Es. Ma verso l'esterno almeno l'Io sembra mantenere linee di demarcazione chiare e nette.»


Pazienti di Freud

Memoriale dedicato a Freud

Pazienti che compaiono negli studi di Freud, con gli pseudonimi usati e i relativi nomi reali:

Personaggi storici analizzati da Freud

Altri pazienti

Discepoli

Da sinistra a destra: Sigmund Freud, Stanley Hall, C.G.Jung. Fila dietro, da sinistra a destra: Abraham A. Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi

Freud ha avuto molti colleghi divenuti famosi, denominati "Neo-Freudiani", che hanno diviso con lui l'interesse sulla teoria psicoanalitica. Molti sono entrati in collisione con lui per aver messo in dubbio argomenti relativi ai suoi dogmi psicoanalitici. Altri psicologi sono stati influenzati dal pensiero di Freud, pur non essendogli legati professionalmente:

Curiosità

  • A Sigmund Freud è stato intitolato il cratere Freud sulla Luna.
  • Annibale fu l'eroe preferito di Sigmund Freud come egli stesso riferisce nell'Interpretazione dei sogni, perché rappresentava il conflitto tra la tenacia degli ebrei e la Chiesa Cattolica.[16].
  • Nel 1990 a Freud è stato dedicato un concept album da Eric Woolfson ed Alan Parsons dal titolo Freudiana.
  • Freud viene "invocato" direttamente nella canzone Die Another Day di Madonna.
  • Rino Gaetano ironizza sull'eccessiva importanza data all'opera di Freud nella sua celebre canzone Mio fratello è figlio unico, ipotizzando che "anche chi non legge Freud" possa "vivere cent'anni".
  • Samuele Bersani nel suo primo successo di pubblico e critica, e colonna sonora del film Chiedimi se sono felice, intitolato Spaccacuore, afferma in ironica polemica con Freud:So chi sono io anche se non ho letto Freud. So come sono fatto io ma non riesco a sciogliermi
  • Roberto Vecchioni cita Freud nella canzone Voglio una donna descrivendo la sua partner ideale dice: "Voglio una donna, mi basta che non legga Freud, dammi una donna così che l'assicuro ai Lloyd."
  • Giuseppe Povia nella canzone "Luca era gay" cita Freud dicendo: " c’era chi mi diceva <<è naturale>> io studiavo Freud non la pensava uguale". (Povia attribuisce erroneamente a Freud la critica all'omosessualità, affermando che egli la riteneva dunque, anormale)

Note

  1. ^ S.Freud, Sommario di psicoanalisi
  2. ^ David Servan-Schreiber, Guarire
  3. ^ P. Migone, Storia dello scandalo Masson, ultima edizione riveduta ne Il Ruolo Terapeutico, 2002
  4. ^ Allen Esterson, Freud returns?
  5. ^ Autore di Freud, Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend, New York, Basic Books, 1979; riedito con una nuova prefazione dalla Harvard University Press nel 1992; il libro ha vinto la Mac Arthur Grant. Traduzione italiana di Libero Sosio, Freud, biologo della psiche. Al di là della leggenda psicoanalitica, Milano, Feltrinelli, 1982. Il contenuto del libro è esposto con molta chiarezza dall'autore in un'intervista per l'Enciclopedia Multimediale delle scienze filosofiche, in italiano e in inglese.
  6. ^ Le livre noir de la psychanalyse: Vivre, penser et aller mieux sans Freud, a cura di Catherine Meyer, Arènes, Paris 2005, p.49
  7. ^ Roger Highfield e Paul Carter, The Private Lives of Albert Einstein, St. Martin's Griffin, p.233
  8. ^ Cfr. S. Freud, Lettera a Einstein, settembre 1932, in Opere, pp. 293 e ss. Disponibile online su EMSF (Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche). URL consultato il 6-3-2010.
  9. ^ S. Freud, Psicoanalisi, in Opere Complete, volume X
  10. ^ Dal sito web del Freud Museum ("It was her wish that the house become a museum to honour her illustrious father.")
  11. ^ Le livre noir de la psychanalyse: Vivre, penser et aller mieux sans Freud, a cura di Catherine Meyer, Arènes, Paris 2005, p. 217.
  12. ^ citato in Allen Esterson, Freud returns?
  13. ^ Aurora, libro I, frammento 48, da "Aurora e frammenti postumi 1879-1881", Adelphi
  14. ^ P. Ricoeur, Il conflitto delle interpretazioni, Milano, Jaca Book, 2ª ed. 1995, pp. 164 e 463. ISBN 88-16-40396-9; ISBN 978-88-16-40396-3. Di Ricoeur si veda anche Della interpretazione. Saggio su Freud, Milano, Il Saggiatore, 2ª ed. 2002, p. 47. ISBN 88-428-0912-8; ISBN 978-88-428-0912-8.
  15. ^ La lunga vita di Alma Mahler, “musa del secolo”
  16. ^ pagina 149 -150 Sigmund Freud, L'Interpretazione dei sogni, 1899.

Bibliografia

«Ideology and utopia» di K. Mannheim «The sociology of knowledge»

Principali opere di Freud tradotte in italiano

Lo stesso argomento in dettaglio: Opere di Sigmund Freud.

Opere su Freud

  • Michail Bachtin, Freud e il freudismo (1927), Mimesis, Milano, 2005 ISBN 88-8483-391-4
  • Ernest Jones, Vita e opere di Sigmund Freud (1953-57), ed. ridotta a cura di Lionel Trilling e Steven Marcus, Il Saggiatore, Milano, 1995 ISBN 88-428-0883-0
  • Erich Fromm, La missione di Sigmund Freud (1959), Newton Compton, Roma, 1972
  • Paul Ricoeur, Della interpretazione: saggio su Freud (1965), Il Saggiatore, Milano, 1967
  • Erich Fromm, Marx e Freud (1959), Il Saggiatore, Milano, 1968 ISBN 88-428-0125-9
  • Alberto Plé, Freud e la religione, Città Nuova, Roma, 1971
  • Paul Laurent Assoun, Freud, la filosofia e i filosofi (1976), Melusina, Roma, 1990 ISBN 88-7697-009-6
  • Alberto Plé, Freud e la morale, Città Nuova, Roma, 1977
  • Franco Rella (a cura di), La critica freudiana, Feltrinelli, Milano, 1977
  • Jean-Marie Dollé, Da Freud a Piaget: elementi per un approccio integrato all'affettivita e all'intelligenza (1977), Borla, Roma, 1979
  • James Hillman, Il mito dell'analisi (1977), Adelphi, Milano, 1991
  • Erich Fromm, Grandezza e limiti del pensiero di Freud (1979), Mondadori, Milano, 1979 ISBN 88-04-27350-X
  • Marianne Krüll, Padre e figlio. Vita familiare di Freud (1979), Boringhieri, Torino, 1982
  • Jacques Derrida, Speculare su Freud (1980), Raffaello Cortina, Milano, 2000 ISBN 88-7078-626-9
  • Roger Dadoun, Sigmund Freud (1982), Spirali, Milano, 1997 ISBN 88-7770-458-6
  • Billa Zanuso, La nascita della psicoanalisi. Freud nella cultura della Vienna di fine secolo, Bompiani, Milano, 1982
  • Hans G. Furth, La conoscenza come desiderio. Un saggio su Freud e Piaget (1987), Armando, Roma, 1993 ISBN 88-7144-358-6
  • Peter Gay, Freud. Una vita per i nostri tempi (1987), Bompiani, Milano, 1988 ISBN 88-452-4670-1
  • Malcom Bowie, Freud, Proust e Lacan: la teoria come finzione (1987), Dedalo, Bari, 1992 ISBN 88-220-6129-2
  • André Haynal, Freud, Ferenczi, Balint e la questione della tecnica. Controversie in psicoanalisi (1988), Centro Scientifico Torinese, Torino, 1990 ISBN 88-7640-107-5
  • Daniele Luttazzi, Marzullo intervista Freud (1990), contenuto nel libro Adenoidi, Rizzoli, Milano, 2004, pp. 147-8 ISBN 88-06-17133-X ISBN 978-88-17-00153-3
  • Erich Fromm, Scritti su Freud, a cura di Rainer Funk, Mondadori, Milano, 1991 ISBN 88-04-35426-7
  • Anna Maria Accerboni (a cura di), Freud e il Trentino, otium e scrittura (atti del Convegno di Lavarone), U.C.T., Trento, 1991
  • (EN) E. Fuller Torrey, Freudian Fraud: The Malignant Effect of Freud's Theory on American Thought and Culture, HarperCollins, New York, 1992 ISBN 1-929636-00-8
  • Jacques Derrida, Essere giusti con Freud: la storia della follia nell'età della psicoanalisi (1992), introduzione di Pier Aldo Rovatti, Raffaello Cortina, Milano, 1994 ISBN 88-7078-274-3
  • Jean-Marie Dollé, Oltre Freud e Piaget: confini per nuove prospettive in psicologia (1994), Moretti & Vitali, Bergamo, 1994
  • Silvia Vegetti Finzi, Freud e la nascita della psicoanalisi, Mondadori, Milano, 1995 ISBN 88-04-47234-0
  • (ES) Emilio Rodrigué, Sigmund Freud. El siglo del psicoanálisis, Sudamericana, Buenos Aires, 1996 ISBN 9500711558
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  • Vincenzo Cappelletti, Introduzione a Freud, Laterza, Roma-Bari, 2000 ISBN 88-420-5128-4
  • Remo Bodei, Il dottor Freud e i nervi dell'anima: filosofia e società a un secolo dalla nascita della psicoanalisi (conversazioni con Cecilia Albarella), Donzelli, Roma, 2001 ISBN 88-7989-604-0
  • Giovanni Jervis e Giorgio Bartolomei, Freud, Roma: Carocci, 2001 ISBN 88-430-1839-6
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  • Giorgio Manfrè, Eros e società-mondo. Luhmann / Marx / Freud, Quattroventi, Urbino, 2004 ISBN 88-392-0659-0
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  • (FR) Catherine Clément, Pour Sigmund Freud, Mengès, Paris, 2005
  • Catherine Meyer, Mikkel Borch-Jacobsen e altri, Il libro nero della psicoanalisi (2005), Fazi, Roma, 2006 ISBN 88-8112-795-4
  • (FR) Élisabeth Roudinesco, Porquoi tant de haine? Anatomie du livre noir de la psychanalyse, Navarin, Paris, 2005
  • Jacques-Alain Miller (a cura di), L'anti-libro nero della psicoanalisi (2006), Quodlibet, Macerata, 2007
  • (EN) Alfred I. Tauber, Freud, the Reluctant Philosopher, Princeton U.P., 2010

Opere sul "contrasto" Freud-Jung

  • Carl Gustav Jung, Freud e la psicoanalisi, Boringhieri, Torino, 1973 ISBN 88-339-0060-6 (esistono anche ed. Mondadori e Newton Compton)
  • Carl Gustav Jung, Il contrasto tra Freud e Jung, Boringhieri, Torino, 1975
  • Carl Gustav Jung, Su Freud: 1917-43, Boringhieri, Torino, 1979
    • Sigmund Freud come fenomeno storico-culturale, 1932
    • Sigmund Freud: necrologio, 1939
  • William McGuire (a cura di), Lettere tra Freud e Jung: 1906-1913, Bollati Boringhieri, Torino, 1990 ISBN 88-339-0576-4
  • Aldo Carotenuto, Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Astrolabio, Roma, 1980
  • Linda Donn, Freud e Jung: anni di amicizia, anni di distacco (1988), Leonardo, Milano, 1989 ISBN 88-355-0035-4
  • John Kerr, Un metodo molto pericoloso: la storia di Jung, Freud e Sabina (1993), Frassinelli, Milano, 1996 ISBN 88-7684-304-3

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

http://en.wikipedia.org/wiki/Influence_and_reception_of_Friedrich_Nietzsche#Nietzsche_and_psychoanalysis http://en.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud


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