Riserva naturale statale Saline di Tarquinia

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Riserva naturale statale Saline di Tarquinia
Tipo di areaRiserva naturale statale
Codice EUAPEUAP0085
StatiBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Lazio
Province  Viterbo
ComuniTarquinia
Superficie a terra170 ha
Provvedimenti istitutiviDecreto del Ministero dell'agricoltura e delle foreste del 25 gennaio 1980
GestoreRaggruppamento Carabinieri Biodiversità (Carabinieri forestali)
Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale
Coordinate: 42°12′01.44″N 11°43′04.44″E / 42.2004°N 11.7179°E42.2004; 11.7179

La riserva naturale statale Saline di Tarquinia è una zona umida ad elevata salinità marina ed area naturale protetta tutelata come riserva naturale statale e gestita dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei Carabinieri che occupa circa 170 ettari lungo il litorale di Tarquinia.

Fu istituita dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste con decreto del 25 gennaio 1980 in base a quanto previsto dalla convenzione di Ramsar sull'area di alcune saline attive dal 1802. Dal 1995 è un sito di interesse comunitario (SIC) e dal 2017 zona di protezione speciale (ZPS).[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'attività di estrazione del sale doveva avvenire già in epoca villanoviana e sarebbe proseguita anche sotto gli Etruschi e i Romani.[2]

Le moderne saline furono realizzate nel corso dei decenni a partire dal 1802 su iniziativa dell'ingegnere Giuseppe Lipari, che su incarico di papa Pio VII ottenne una concessione per la realizzazione di una salina la cui produzione sarebbe stata destinata a soddisfare il fabbisogno di Roma e delle provincie pontificie poste sul lato tirrenico degli Appennini in sostituzione delle saline di Ostia, che si erano gradualmente distanziate dalla linea di costa.[3] La scelta del luogo, a circa sei miglia da Corneto (nome di Tarquinia in uso fino al 1922)[3], fu determinata sia dalle caratteristiche del terreno, pianeggiante e salmastro, sia dalla vicinanza a Porto Clementino, che era dotato di un edificio per l'immagazzinamento delle granaglie.[2]

Sotto il pontificato di Benedetto XIV il magazzino di Porto Clementino fu convertito in carcere, da cui sarebbe provenuta gran parte della manodopera impiegata nelle saline. A partire dal 1876 fu inoltre realizzato un piccolo insediamento adiacente alle saline per ospitare la manodopera civile; tale insediamento, una volta concluso, disponeva anche di una scuola, un edificio per il dopolavoro, un serbatoio idrico, una chiesa ed una caserma delle guardie doganali.

Nel 1980 il Ministero dell'agricoltura e delle foreste ha emanato un decreto per l'istituzione di una riserva naturale di popolamento animale, vista la sua importanza per l'avifauna migratoria e stanziale ai sensi della convenzione di Ramsar, affidandone la gestione al Corpo forestale dello Stato. L'attività di estrazione del sale è progressivamente diminuita fino alla definitiva interruzione nel 1997.[3]

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

All'interno della riserva sono state censite circa 220 specie di uccelli sia migratorie che stanziali. La limitata estensione e le caratteristiche tipiche degli habitat hanno tuttavia consentito una ridotta diversità per quanto riguarda anfibi, rettili, mammiferi e pesci.

Tra le specie di uccelli che vi nidificano vi sono:

Altre specie di uccelli importanti sono: diversi Ardeidi (bianco maggiore, cenerino e rosso), il cormorano comune, numerosi altri Anseriformi (alzavola, canapiglia, codone, fischione, mestolone e moriglione), diversi Rapaci (falco di palude, falco pescatore, falco pellegrino, gufo di palude, nibbio reale e nibbio bruno), Laridi (beccapesci oltre che gabbiano reale mediterraneo, corso, comune, roseo e corallino) e Limicoli (chiurlo, corriere grosso, pettegola, piovanello, piviere dorato e pivieressa).

Per quanto riguarda gli anfibi sono stati censite le specie: Lissotriton vulgaris meridionalis, Triturus carnifex, Bufo bufo, Bufotes balearicus, Pelophylax hispanicus e Hyla intermedia mentre tra le specie ittiche figurano: Aphanius fasciatus, Mugil cephalus e Chelon labrosus.

Tra i rettili sono state censite le specie:

Per quanto riguarda i mammiferi le specie censite comprendono:

Sulla popolazione invertebrata sono stati condotti pochi studi ma i cui risultati certificherebbero comunque una scarsa varietà. Tra le specie individuate: Hydrobia acuta e ventrosa, Bithynia leachii e tentaculata, Artemia salina, Branchipus schaefferi, Chirocephalus diaphanus, Triops cancriformis, Calopteryx virgo e haemorrhoidalis, Ischnura elegans e pumilio, Cercion lindeni ed Aeshna mixta.

Flora[modifica | modifica wikitesto]

La flora posta lungo gli argini, all'interno delle vasche, negli stagni costieri e sulle dune presenta diverse specie rare e minacciate tipiche degli ambienti con elevata salinità.

Tra le specie censite:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. SIC/ZPS IT6010026 su (EN) Natura 2000 - Standard data form IT6010023, su Natura2000 Network Viewer, Agenzia europea dell'ambiente.
  2. ^ a b Riserva Naturale Saline di Tarquinia, su rgpbio.it, Raggruppamento Carabinieri Biodiversità. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  3. ^ a b c Riserva Naturale Statale Salina di Tarquinia, su corpoforestale.it, Corpo forestale dello Stato. URL consultato il 19 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2017).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]