Sorex samniticus

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Toporagno appenninico[1]
Immagine di Sorex samniticus mancante
Stato di conservazione
Rischio minimo[2]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Soricomorpha
Famiglia Soricidae
Genere Sorex
Specie S. samniticus
Nomenclatura binomiale
Sorex samniticus
(Altobello, 1926)
Areale

Il toporagno appenninico (Sorex samniticus Altobello, 1926) è un mammifero insettivoro della famiglia dei Soricidi.

Veniva un tempo considerato una sottospecie di toporagno comune (Sorex araneus samniticus), tuttavia al giorno d'oggi la maggior parte degli studiosi è concorde nell'esattezza di una classificazione tassonomica che contempli l'animale come specie a sé stante.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura circa 8 cm di lunghezza, di cui poco più della metà spettano alla coda, per un peso di circa 7 grammi.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Il pelo è corto e folto, di colore grigio-brunastro e dall'aspetto lucido: il muso è allungato, conico e di colore carnicino, ricoperto da numerose vibrisse, mentre le corte zampe sono ricoperte di rado pelo grigiastro.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di animali solitari, piuttosto territoriali e catadromi: suddividono, cioè, la loro attività fra periodi alternati di veglia e di riposo. Costruiscono le loro tane nelle buche del terreno, nelle cavità fra le radici, tra le pietre o nei rami cavi delle piante.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre di una grande varietà di piccoli animali di cui va alla ricerca tra il fogliame sparso sul suolo o scavando superficialmente il terreno con l'aiuto del muso e dei baffi sensibilissimi: ha dieta prevalentemente insettivora e si nutre di coleotteri, vermi, larve, ragni, tarli del legno e lumache. All'occorrenza, tuttavia, può mangiare anche frutta, bacche e ghiande[3].
Per nascondere il cibo, è solito scavare delle gallerie (o, più spesso, impossessarsi delle tane di altri piccoli animali, scacciandone od uccidendone il proprietario) per poter accumulare le riserve di cibo in eccesso e mangiare indisturbato, al sicuro dai numerosi predatori che potrebbero insidiarlo in superficie.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La femmina, dopo tre settimane circa di gestazione, dà alla luce una media di sei cuccioli: i piccoli sono inizialmente ciechi e vengono accuditi dalla madre fino allo svezzamento, che avviene attorno alla settimana di vita, mentre a due settimane gli occhi sono aperti e l'animale è in grado di vedere. Al momento dello svezzamento, il piccolo ha una dentatura che conserverà per tutta la vita: l'aspetto dei suoi denti, giudicandone lo stato di usura, è un elemento assai utile per stabilire l'età approssimativa di ciascun animale. Gli individui anziani (di età superiore all'anno) hanno i denti talvolta così consumati che spesso non riescono a mangiare cibo a sufficienza e muoiono d'inedia.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Con due sottospecie (Sorex samniticus garganicus, un tempo considerata anch'essa sottospecie di Sorex araneus, e Sorex samniticus samniticus) la specie è endemica dell'Italia, dove la si trova principalmente, come intuibile dal nome, sulla catena appenninica, dalla Liguria alla Calabria, mentre è del tutto assente dalle isole, dall'Italia settentrionale a nord della Pianura Padana e dalla penisola salentina.
Il suo habitat naturale è costituito dalle aree di sottobosco ad altitudini comprese tra i 300 e i 1160 m sul livello del mare.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Sorex samniticus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ (EN) Amori G. 2008, Sorex samniticus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ Spagnesi M., De Marinis A.M. (a cura di), Mammiferi d'Italia - Quad. Cons. Natura n.14 (PDF), Ministero dell'Ambiente - Istituto Nazionale Fauna Selvatica, 2002 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2011).

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