Papa Gregorio V

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – "Gregorio V" rimanda qui. Se stai cercando l'omonimo patriarca di Costantinopoli, vedi Gregorio V di Costantinopoli.
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo papa di Alessandria, vedi Gregorio V di Alessandria.
Papa Gregorio V
138º papa della Chiesa cattolica
Elezioneaprile 996
Insediamento5 maggio 996
Fine pontificato18 febbraio 999
Predecessorepapa Giovanni XV
Successorepapa Silvestro II
 
NomeBruno di Carinzia
NascitaStainach, 972 circa
MorteRoma, 18 febbraio 999
SepolturaGrotte Vaticane

Gregorio V, nato Bruno di Carinzia (in tedesco: Bruno von Kärnten; Stainach, 972 circa – Roma, 18 febbraio 999), è stato il 138º papa della Chiesa cattolica dal 3 maggio 996 alla morte. Fu il primo pontefice di nazionalità germanica[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e carriera ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

(LA)

«Usus francisca, vulgari et voce latina; instituit populos eloquio triplici.»

(IT)

«Usò il francese, il volgare e il latino; con queste tre lingue insegnò ai popoli.»

Figlio di Ottone, duca di Carinzia, nipote dell'imperatore Ottone I il Grande e cugino di Ottone III, apparteneva alla famiglia imperiale sassone[3]. Sua madre era invece Giuditta di Carinzia, forse nipote di Arnolfo di Baviera. Educato alla scuola cattedrale di Worms negli anni '80, Brunone, a soli 24 anni d'età, entrò nel ristretto gruppo dei prelati della Cappella imperiale[4][5]. Nonostante la giovane età, il prelato tedesco era un uomo estremamente colto, energico e consapevole dell'alto valore morale di cui è rivestita la dignità sacerdotale[4][6], cosa per cui fu consacrato vescovo di Verden e poi cardinale, secondo quanto riporta il Moroni. Il Gregorovius riassume il ritratto morale del giovane Brunone:

«...[Bruno] aveva dai ventitré ai ventiquattro anni, ed era fornito di buona cultura mondana; possedeva insigni doti di mente, animo severo e risoluto, ma indole focosa, come alla giovinezza sua si conveniva.»

Gregorio V e Ottone III

Il pontificato[modifica | modifica wikitesto]

L'elezione[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 996 Ottone III si fermò per alcuni giorni a Ravenna. Qui fu informato della morte di papa Giovanni XV da alcuni legati romani inviati da Crescenzio Nomentano[5][6]. Seduta stante decise di nominare come vescovo di Roma il cugino Brunone[7]. Primo pontefice tedesco ad ascendere al soglio di Pietro, Brunone fu accompagnato a Roma dagli arcivescovi di Magonza e Worms, ove fu accolto festosamente e ivì incoronato, il 3 maggio[4][6][8], col nome di Gregorio V, in onore del grande Gregorio I[9].

Governo di Roma[modifica | modifica wikitesto]

La finta sottomissione di Crescenzio Nomentano[modifica | modifica wikitesto]

Immediatamente, papa e cugino cominciarono a governare assieme il mondo, l'uno dal punto di vista spirituale, l'altro da quello temporale. In primo luogo, Gregorio V incoronò il 21 maggio il cugino imperatore[6][10], riconfermando il dominio imperiale su Roma e la fine della tirannia di Crescenzio Nomentano, determinata dalla minore età di Ottone stesso[10]. Infatti, il 25 maggio, papa e imperatore convocarono un concilio in San Pietro per chiarire le cause della rivolta contro Giovanni XV: Crescenzio Nomentano, principale artefice, fu graziato su intercessione del papa stesso[1] dopo che ebbe giurato fedeltà alla Chiesa e all'Impero[4][11]. Ottone, sistemate le ultime pendenze con il cugino papa, lasciò sul finire di maggio Roma per ritornarsene in Germania, confidando sulle truppe poste a protezione di Gregorio V, comandate dal marchese Ugo di Tuscia (già protettore di Giovanni XV), e da Corrado, conte di Spoleto e Camerino[6].

La fuga di Gregorio e l'elezione dell'antipapa Giovanni XVI[modifica | modifica wikitesto]

Le truppe, però, non bastarono a proteggere il papa: i romani, sobillati da Crescenzio Nomentano, scacciarono il papa "tedesco" il 29 settembre 996[12][13], che fu costretto a fuggire nell'Italia settentrionale, roccaforte del potere imperiale in Italia[12]. Riparato a Pavia, ove tenne nel febbraio del 997 un sinodo locale su questioni legate alla Chiesa tedesca e francese, il papa lanciò la scomunica contro Crescenzio Nomentano[6]. Questi, riassunto il titolo di patrizio, attivò la sua rete diplomatica con i Bizantini da un lato, e dall'altro cominciò a fortificare il più possibile Roma, specialmente Castel Sant'Angelo. Nel frattempo, per dare legittimità alla ribellione contro Gregorio, Giovanni convinse il calabrese Giovanni Filagato, già vescovo di Piacenza e consigliere di Teofano, ad assumere la carica pontificia[14]. Questi, uomo estremamente ambizioso e politicante, accettò, venendo consacrato tra il marzo e l'aprile del 997 col nome di Giovanni XVI, ma dovette piegarsi ai desideri temporali di Crescenzio Nomentano e di Bisanzio, l'altra potenza che aveva patrocinato la sua elezione[15][16].

Il ritorno a Roma e la vendetta di Gregorio e Ottone[modifica | modifica wikitesto]
Ritratto immaginario di Crescenzio Nomentano in Franco Mistrali, I misteri del Vaticano o La Roma dei Papi, vol. 1, libreria di Francesco Sanvito, Milano 1861

Ottone non poteva aiutare immediatamente il cugino a Pavia, in quanto impegnato a combattere contro gli Slavi che, da anni, tormentavano i confini orientali del suo Impero[16]. Quando nel dicembre l'imperatore, liberatosi dal pericolo slavo, scese in Italia, Gregorio V gli venne incontro e celebrarono il Natale a Pavia[17][18]. Papa e imperatore discesero nel gennaio del 998 la Penisola, finché nel mese di febbraio l'esercito tedesco si accampò davanti a Roma, trovandola sguarnita: solo Castel Sant'Angelo era fortificato, con Crescenzio Nomentano asserragliatovi dentro[18][19], mentre Giovanni XVI si era dato alla macchia dopo che Ottone gli aveva negato il suo perdono[20].

Papa e imperatore non furono impegnati in un lungo assedio, in quanto le potenti macchine d'assedio a disposizione di Ottone riuscirono ad abbattere i bastioni di Castel Sant'Angelo il 29 aprile: Crescenzio Nomentano, catturato, fu impiccato alle mura della fortezza e il corpo decapitato[21]. Il corpo, gettato dal castello, fu poi appeso ad una forca sul Monte Mario[22].

Per quanto riguarda l'antipapa, fu raggiunto già nel febbraio da alcuni cavalieri imperiali, guidati dal conte Bertoldo di Brisgovia, che gli strapparono gli occhi, la lingua, il naso e le orecchie, non si sa se dietro ordine di Ottone[14][23]. Il vergognoso ludibrio cui poi Gregorio V e Ottone III avrebbero costretto l'ex antipapa a sottostare, suscitò in san Nilo, compaesano di quest'ultimo, un sentimento di repulsione tale che avrebbe minacciato i due cugini per il loro infierimento su di uno storpio, gettando su di loro la maledizione divina[24]. Quanto poi l'antipapa sopravvisse alle ferite ricevute, non è dato sapersi[14].

Governo della Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante il suo breve pontificato fosse stato funestato dalla rivolta di Crescenzio, Gregorio continuò a governare con forza e maturità d'animo la Chiesa attraverso sinodi in varie città dell'Italia settentrionale, preoccupandosi di questioni legate al diritto canonico e alla morale ecclesiastica. Inoltre, secondo il Moroni, Gregorio si distinse per il grande zelo caritativo e per la profonda morale, tanto da guadagnarsi il titolo di Gregorio il Minore, in ovvio riferimento a Gregorio Magno suo modello[25].

Il matrimonio di Roberto di Francia[modifica | modifica wikitesto]

Nello stesso anno 996 diventava re di Francia Roberto II, che sposò nel medesimo anno Berta, unica erede di Corrado di Borgogna e vedova di Oddone I di Blois. Così facendo, però, violò una disposizione della Chiesa sui matrimoni tra consanguinei, in quanto il sovrano aveva tenuto a battesimo un figlio di Bertha[26]. Pertanto nel febbraio 997 Gregorio V, in un sinodo a Pavia (città ove si trovava a causa della ribellione dei romani), chiese al sovrano di spiegare le motivazioni che lo spinsero a un tale gesto[6]. Poi, in un sinodo romano del 999, gli inflisse sette anni di penitenza e minacciò la scomunica ai due coniugi e l'interdetto al regno di Francia, se non si fossero separati[6]. La questione si protrasse fino al 1001, quando Roberto, non ottenendo una dispensa dal nuovo papa Silvestro II, si rifiutò di lasciare la donna venendo scomunicato. Nel settembre del medesimo anno, però, Roberto fu costretto a lasciare Berta[27] a causa delle motivazioni politiche dovute alla scomunica e all'interdetto sul regno di Francia.

La questione dell'arcivescovado di Reims[modifica | modifica wikitesto]

Mentre Gregorio era in fuga da Roma nel 996, a Spoleto incontrò l'abate Abbone di Fleury, il quale chiese al Papa di pronunciarsi riguardo alla questione dell'arcidiocesi di Reims[6]. Questa, già sotto il suo predecessore, era stata affidata ad un individuo indegno, Arnolfo, contro il parere dell'episcopato francese. Per questo motivo, i vescovi e il re di Francia si rifiutarono di assegnare ad Arnolfo la sede di Reims, eleggendo al suo posto il coltissimo Gerberto di Aurillac. Questi, divenuto nel 995 segretario particolare di Ottone III, credette di riuscire ad avere dalla sua anche il giovane Gregorio V, ma il papa si dimostrò irremovibile sulla disposizione canonica del predecessore:

«Il 21 maggio 996 Ottone III è incoronato imperatore da suo cugino, il papa Gregorio V, al secolo Bruno di Carinzia. Gerberto, quasi una vocazione, diventa segretario del nuovo imperatore; questo non impedisce a Gregorio, lucido e prudente gestore delle cose papali, di tracciare una precisa linea di distacco dall'esuberanza intellettuale e politica di Gerberto; in una bolla consegnata ad Eluino, nuovo vescovo di Cambrai Gregorio V definisce Gerberto "usurpatore" della cattedra di Reims e riconosce ad Arnolfo il giusto titolo di arcivescovo.»

La tomba di Gregorio V nelle Grotte Vaticane.

Altri provvedimenti[modifica | modifica wikitesto]

Sulla scia di Benedetto VII, Gregorio riprese con pieno vigore la riforma cluniacense della Chiesa, che avrebbe trovato pieno compimento il secolo successivo nel corso della Riforma gregoriana[6]. Nel 997 confermò a Giovanni da Besate, arcivescovo di Ravenna, numerosi privilegi ecclesiastici tra cui la sottomissione della diocesi di Cervia e l'incorporamento nell'arcidiocesi della diocesi piacentina[28], rinnovati nell'aprile successivo a Gerberto d'Aurillac, nominato presule di quella sede su pressione di Ottone III[6][29].

Morte e sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Mentre Ottone stava andando nel Meridione per discolparsi delle proprie colpe davanti a san Nilo, Gregorio morì tra gli inizi di febbraio e la prima metà di marzo del 999[30], venendo sepolto nelle Grotte Vaticane[22] di fianco alla tomba di Gregorio Magno[6]. Secondo il Gregorovius il giovane papa morì avvelenato, in quanto oggetto d'odio per la feroce repressione di pochi mesi prima[31].

Successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La successione apostolica è:[32]

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Werner V di Speyergau Werner IV di Speyergau  
 
Gisela dei Franchi  
Corrado di Lotaringia  
Hicha di Svevia Burcardo II di Svevia  
 
Regilindis im Sülichgau  
Ottone I di Carinzia  
Ottone I di Sassonia Enrico I di Sassonia  
 
Santa Matilde di Ringelheim  
Liutgarda di Sassonia  
Edith del Wessex Godwin del Wessex  
 
Gytha Thorkelsdaettir  
Papa Gregorio V  
Arnolfo di Baviera Liutpoldo di Baviera  
 
Cunegonda di Svevia  
Enrico di Baviera  
Giuditta del Friuli Sant'Eberardo del Friuli  
 
Gisella dei Franchi  
Giuditta di Baviera  
 
 
 
 
 
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bihlmeyer-Tuechle, p. 83.
  2. ^ La Letteratura Italiana, Vol. 1, Le Origini e Il Duecento, collana diretta da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, 2005, De Agostini Editore S.P.A., p. 47
  3. ^ Gregorovius, p. 86:

    «[Bruno] era figliuolo di Ottone, margravio di Verona, e, per via di Liutgarda, sua ava, nipote di Ottone I.»

  4. ^ a b c d Rendina, p. 348.
  5. ^ a b Gregorovius, p. 86.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l Huschnera.
  7. ^ Questi aveva accompagnato il cugino nella sua spedizione italiana, volta a restaurare l'autorità di papa Giovanni XV, minacciata da Giovanni Nomentano dei Crescenzi. Si veda: Huschnera
  8. ^ Gregorio V, su w2.vatican.va, vatican.va. URL consultato il 13 novembre 2015.
  9. ^ Huschnera: «...Gregorio I, il cui nome scelse più tardi quando fu eletto papa.»
  10. ^ a b Gregorovius, p. 87.
  11. ^ Gregorovius, pp. 89-90.
  12. ^ a b Rendina, pp. 348-349.
  13. ^ Gregorovius, p. 93.
  14. ^ a b c Huschnerb.
  15. ^ Huschnerb:

    «Nel febbraio-marzo 997, venne eletto, prese il nome di Giovanni XVI e si aprì uno scisma. La storiografia ha così motivato la decisione di G[iovanni]: egli avrebbe considerato conclusa la sua carriera a corte e, spinto dall'ambizione, avrebbe scorto nell'elezione papale un modo per continuare a svolgere un ruolo nella "grande politica". Ma G[iovanni] aveva sopravvalutato il proprio peso politico, in quanto come papa era totalmente dipendente da Crescenzio II Nomentano e da Bisanzio.»

  16. ^ a b Rendina, p. 350.
  17. ^ Huschner:

    «Nel dicembre 997 l'imperatore passò le Alpi e incontrò G[regorio] a Pavia, dove festeggiarono insieme il Natale e si consultarono sulle azioni da intraprendere contro Crescenzio II e Giovanni XVI.»

  18. ^ a b Gregorovius, p. 95.
  19. ^ Romeo.
  20. ^ Huschnerb:

    «Nell'autunno del 997 G[iovanni] cercò una via di uscita e fece sapere all'imperatore che avrebbe accettato qualsiasi condizione gli fosse posta, ivi compresa la rinuncia al papato. Ma la sua offerta venne ignorata, poiché a corte non si aveva intenzione di trattare né con lui né con Crescenzio II Nomentano. Quando l'esercito imperiale, nel febbraio 998, lasciò Ravenna per marciare su Roma, [Giovanni] fuggì dalla città, mentre Crescenzio II si ritirava in Castel S. Angelo.»

  21. ^ Romeo:

    «Grazie alle potenti macchine d'assedio, egli racconta, la rocca cadde dopo un'ultima disperata resistenza durata otto giorni. C[rescenzio] venne decapitato sugli spalti e il cadavere sospeso per i piedi dietro ordine di Ottone...Era il 28 apr. 998 ed un diploma di Ottone III, emesso quello stesso giorno, nel datare aggiunge "quando Crescentius decollatus suspensus fuit".»

  22. ^ a b Rendina, p. 351.
  23. ^ Rendina, p. 351 attribuisce ad Ottone l'ordine di mutilamento.
  24. ^ Huschnerb:

    «Nilo, sconvolto e irritato per la vergognosa cavalcata cui l'antipapa era stato costretto, abbandonò precipitosamente Roma e fece sapere al papa e all'imperatore che Dio avrebbe perdonato loro i peccati commessi tanto quanto essi si erano mostrati misericordiosi nei confronti di Giovanni XVI.»

  25. ^ Moroni, p. 156.
  26. ^ Moroni, p. 186.
  27. ^ Bertha of Burgundy:
    (EN)

    «BERTHE de Bourgogne ([964/965]-16 Jan after 1010)....[married] secondly ([late 996/early 997], divorced Sep 1001) as his second wife, ROBERT II King of France, son of HUGUES Capet King of France & his wife Adelais d'Aquitaine»

    (IT)

    «Berta di Borgogna...maritata in seconde nozze ([fine del 996/inizi 997], divorzio Settembre 1001), come sua seconda moglie, a Roberto II Re di Francia...»

  28. ^ Gregorius actaGregorii papae V privilegium pro ecclesia ravennate, pp. 909-912; Gregorii epistola ad Joannem ravennatensem archiepiscopum, pp. 919-920.
  29. ^ Gregorius actaGregori papae V epistula ad Gerbertum ravennatem episcopum, pp. 921-923.
  30. ^ Il Moroni, p. 156 e Rendina, p. 351 danno il 18 febbraio come data del decesso. Huschnera, invece, raccoglie tutte le date possibili pervenuteci: «Le fonti non sono concordi nel fissare la data del decesso e indicano 4, 11, 12, 18 febbraio e 12 marzo», eterogeneità che Gregorio V, su w2.vatican.va, vatican.va. URL consultato il 13 novembre 2015. segue.
  31. ^ Gregorovius, pp. 117-118.
  32. ^ (EN) Pope Gregory V, su www.catholic-hierarchy.org.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore
Papa Giovanni XV aprile 996 - 18 febbraio 999 Papa Silvestro II
Controllo di autoritàVIAF (EN78778356 · ISNI (EN0000 0003 7986 5631 · BAV 495/45990 · CERL cnp00398373 · LCCN (ENnb2007019634 · GND (DE118697382 · BNE (ESXX1368777 (data) · J9U (ENHE987007298966905171 · WorldCat Identities (ENlccn-nb2007019634