Giorgio Almirante

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Giorgio Almirante
File:Giorgio almirante.jpg

Segretario del
Movimento Sociale Italiano
Durata mandato29 giugno 1969 - 13 dicembre 1987
PredecessoreArturo Michelini
SuccessoreGianfranco Fini

Durata mandato15 giugno 1947 - 15 gennaio 1950
PredecessoreGiacinto Trevisonno
SuccessoreAugusto De Marsanich

Presidente del Movimento Sociale Italiano
Durata mandato24 gennaio 1988 - 22 maggio 1988
PredecessoreNino Tripodi
SuccessoreAlfredo Pazzaglia

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaI, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X
Gruppo
parlamentare
MSI
CircoscrizioneCUN (I e II), Roma (dalla III alla VII), Lecce (VIII) e Napoli (IX e X)
Sito istituzionale

Eurodeputato
LegislaturaI, II
Gruppo
parlamentare
Non iscritti (I), Gruppo delle Destre Europee (II)
CircoscrizioneItalia meridionale
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoNazionale Fascista (fino al 1943)
Fascista Repubblicano (1943-45)
Movimento Sociale Italiano (1946-88)
Titolo di studioLaurea in Lettere
ProfessioneGiornalista

Giorgio Almirante (Salsomaggiore Terme, 27 giugno 1914Roma, 22 maggio 1988) è stato un politico italiano.

Storico segretario del Movimento Sociale Italiano, partito politico di destra, di cui è stato uno dei fondatori, insieme con altri reduci della Repubblica Sociale Italiana.

Biografia

«Sono nato timido, ma di una timidezza ansiosa di aprirsi e di espandersi, ansiosa, per l'appunto, di essere presa per mano e liberamente esposta alla ventata, al turbamento, al confronto delle relazioni umane; timido, dunque, ma non introverso; anzi curioso di leggere e voglioso di comprendere in altri volti la mia speranza o la mia pena. Voglio in sostanza dire che non sono nato protagonista, ma partecipe e in qualche modo testimone; che mi sono sentito assai presto immerso, e dolcemento inserito, nel destino di una generazione.»

Giorgio Almirante apparteneva a una famiglia di origine aristocratica molisana: gli Almirante erano stati dal 1691 i duchi di Cerza Piccola (Cercepiccola). Molti suoi parenti erano attori. Il padre, Mario Almirante, attore e direttore di scena nella compagnia di Eleonora Duse e in quella di Ruggero Ruggeri, e in seguito regista del cinema muto, sposò Rita Armaroli. Il nonno Nunzio Almirante era anch'egli attore, e fratelli del padre erano anche gli attori Ernesto, Giacomo, Luigi. Legami di parentela c'erano anche con Italia Almirante Manzini, attrice del cinema muto. A causa del lavoro paterno, Giorgio Almirante visse i primi 10 anni di vita in giro per l'Italia. Dopo molte vicissitudini la sua famiglia si stabilì poi a Torino e infine a Roma. Almirante stesso lavorò in ambito cinematografico, come direttore del doppiaggio di diversi film, tra cui Luci della ribalta[2]. Inoltre, durante il lavoro al giornale di Interlandi si occupò anche di critica cinematografica.

Gli studi e gli esordi giornalistici

Parallelamente agli studi, compiuti a Torino presso il Liceo Classico Vincenzo Gioberti,[3] cominciò la sua carriera come cronista presso il quotidiano fascista Il Tevere. In quegli anni si iscrive al Guf dell'Urbe e ne diviene fiduciario; sulle colonne del Tevere si occupò anche di pubblicizzare le attività e lo spirito dell'organizzazione giovanile fascista. Il 28 ottobre 1932 si apre la Mostra della Rivoluzione Fascista in via Nazionale, in occasione del decennale della Marcia su Roma, e il giovane Almirante che avrà modo di montare come guardia d'onore nel 1933, ricorderà l'esperienza in un articolo pubblicato sul Tevere:

«Ritengo che entrare nella Mostra della Rivoluzione costituisca un onore che non va disprezzato; entrarvi, poi, vestendo la divisa di una organizzazione fascista, entrarvi per montare la Guardia d'Onore, è una fortuna che non deve essere gettata al vento. [...] Giungono i militi a cui gli universitari debbono cedere il posto. Il cambio si svolge con perfetta disciplina, come tra soldati veterani. Molta gente ci guarda, in via Nazionale, e con un certo stupore. Se non portassimo i caratteristici berretti multicolori, stenterebbero a crederci, davvero, studenti. Studentì sì, ma anche fascisti, ecco il segreto di tanta disciplina.[4]»

In questi anni si solidifica in Almirante la fede fascista, animato da una sincera e profonda lealtà verso il Duce e il Fascismo, che non rinnegherà mai per il resto della vita. Nel 1937 Almirante si laureò in lettere con una tesi sulla fortuna di Dante Alighieri nel Settecento italiano con l'italianista Vittorio Rossi. La collaborazione con Il Tevere proseguì nel tempo; ne divenne caporedattore e vi rimase legato fino alla chiusura avvenuta nel 1943. Svolse la sua attività professionale in questo periodo prevalentemente nell'ambito giornalistico e cinematografico. Fu, nel mondo culturale e accademico italiano, tra i firmatari nel 1938 del Manifesto della razza e dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione.

La guerra

Allo scoppio della seconda guerra mondiale Giorgio Almirante fu mandato come ufficiale di complemento in Sardegna, ma chiese e ottenne una promozione come corrispondente di guerra e partì per la Libia al seguito della Divisione 23 marzo delle Camicie Nere, e partecipò alla Campagna del Nordafrica. Come corrispondente di guerra, fu inviato in Libia e firmò molti articoli apparsi sul Tevere, abbandonando lo stile retorico e fascista passando a una prosa più asciutta e concisa, d'obbligo secondo lui nei resoconti di guerra. Venne decorato con la croce di guerra al valor militare per essere stato tra i primi a entrare a Sollum e Sidi Barrani, ma ricordando l'episodio non parlò mai di eroismo o di combattimenti, anzi, si schermì più volte. La sua testimonianza comparve sempre sul Tevere:

«Chi vi parla ha avuto la grande ventura di seguire in ogni sua fase, assieme ai corrispondenti di guerra degli altri giornali italiani, la marcia vittoriosa, di viverne con le truppe e fra le truppe la drammatica vicenda, di vederne fra i primissimi la fausta conclusione. A Sidi el Barrani siamo entrati alle 15 di oggi, al seguito di un generale di Divisione, di una centuria di Camicie Nere e di una pattuglia di bersaglieri motociclisti, estreme punte di avanguardia. Mai come oggi abbiamo sentito il privilegio della nostra professione di giornalisti[5]

Nella RSI

Il 3 settembre del 1943 venne firmato l'Armistizio di Cassibile reso noto l'8 settembre. Alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana Giorgio Almirante vi aderì, arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Il 30 aprile 1944 Almirante fu nominato capo gabinetto del ministero della Cultura Popolare presieduto da Fernando Mezzasoma[6].

Il dopoguerra e la fondazione del MSI

Dal 25 aprile 1945 fino al settembre 1946, pur non essendo ufficialmente ricercato, rimase in clandestinità. In tale periodo, secondo numerose testimonianze, trovò rifugio presso un amico di famiglia ebreo, Emanuele Levi che poteva così sdebitarsi per il fatto di essere stato a sua volta salvato durante la guerra, lui e la sua famiglia, da Almirante, che aveva nascosto questa famiglia ebrea nella foresteria del Ministero della Cultura Popolare durante i rastrellamenti.[2][7] Nell'autunno 1946 Almirante partecipò alla fondazione dei Fasci di Azione Rivoluzionaria insieme con Pino Romualdi e Clemente Graziani. Cominciò inoltre a scrivere sul settimanale Rivolta Ideale, una delle maggiori riviste della politica di destra di quegli anni e insieme con Cesco Giulio Baghino si avvicinò al Movimento italiano di unità sociale.

Il 26 dicembre 1946 Almirante partecipò a Roma alla riunione costitutiva del Movimento Sociale Italiano (MSI) facendo parte della prima giunta esecutiva. Ne divenne il 15 giugno 1947 segretario nazionale[8] e mantenne la carica fino al gennaio 1950. Da segretario del partito, Almirante si spese in modo notevole tanto da rimanere il ricordo di quando, non disdegnando viaggiare per l'intera penisola, dormiva in treni di terza classe («come un apostolo», secondo le parole di Assunta Almirante) e fondando sedi locali del MSI.[2]

Le elezioni comunali di Roma (1947)

Giorgio Almirante durante un comizio

Nel 1947 il MSI partecipò alle elezioni comunali di Roma. Il 17 settembre Almirante tenne un comizio in piazza Ungheria. Esso fu interrotto dall'intervento di esponenti politici oppositori, che assaltarono il palco; ne scaturì una violenta rissa[9], sedata dalle forze dell'ordine. Ma il clima politico era fortemente ostile ai partiti di destra e il 10 ottobre, in piazza Colonna, nel corso del comizio di chiusura si ripeterono i disordini.[9] Nei tumulti scoppiati tra gli oppositori e durante l'intervento della polizia si sentì male e poi morì l'ex federale di Rieti del PNF Pasquale Lugini[10]. Alle elezioni il MSI ottenne un discreto successo, risultando eletti tre consiglieri comunali che poi appoggiarono l'elezione a sindaco del democristiano Salvatore Rebecchini, contrapposto al candidato delle sinistre.[11]

Poche ore prima dell'insediamento a sindaco di Rebecchini fu diffuso un comunicato della Questura di Roma che riguardava Almirante:

«Il dr. Giorgio Almirante, segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano, già redattore capo di ‘Il Tevere' e di ‘Difesa della razza, capo Gabinetto del ministero della Cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino quale elemento pericoloso all'esercizio delle libertà democratiche, non solo per l'acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell'infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività, tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e alla dignità del paese.»

Almirante, per i fatti di piazza Colonna, fu accusato di apologia del fascismo e il 4 novembre 1947 gli fu inflitta una condanna di 12 mesi di confino[12]. Destinato a Salerno, prese subito il treno ma giunto a destinazione il questore della città gli comunicò la sospensione del provvedimento disposta dal questore di Roma.

Attività parlamentare

Almirante con Pino Rauti,in occasione del V Congresso del MSI, Milano 1956[senza fonte], a cui seguirà la scissione dal partito e la nascita del Centro Studi Ordine Nuovo

Nel marzo 1948, in vista delle elezioni politiche Almirante tenne diversi comizi in giro per l'Italia ma la maggior parte di questi gli fu impedita per l'ostracismo degli interventi violenti di militanti comunisti.[13] Solo nel sud la situazione risultò più tranquilla. Il clima politico portò anche ad altri candidati del MSI l'impedimento a effettuare comizi in pubblico.[14] Ciononostante, Almirante riuscì eletto in Parlamento fin dalla prima legislatura (1948) e fu sempre rieletto alla Camera dei deputati. Il 10 ottobre 1948 nel corso di un nuovo comizio, nuovamente in piazza Colonna, si accesero violenti scontri questa volta con le forze dell'ordine.

Nel 1950 Almirante fu sostituito alla guida del MSI da Augusto De Marsanich e guidò, con Ernesto Massi la corrente di opposizione della "sinistra" missina.

Nel maggio 1952, in occasione di scontri avvenuti a Trieste, Almirante scese in campo in difesa dell'italianità della città che, ancora sotto amministrazione Alleata con la denominazione di Territorio Libero di Trieste, era reclamata dalla Jugoslavia, che nel frattempo aveva già attuato l'annessione della zona B. Nel 1953 avvenne la cosiddetta "Rivolta di Trieste".

Sposato con Gabriella Magnatti, con cui ebbe nel 1949 una figlia, Rita, nel 1952 conobbe Assunta Stramandinoli che divenne nel 1969 la sua seconda moglie e con cui ebbe una seconda figlia, Giuliana, nata nel 1958.

Nel Congresso del partito tenutosi a Viareggio nel gennaio del 1954 con il suo gruppo, si schierò contro la scelta moderata e filoborghese che porterà Arturo Michelini alla segreteria del MSI. Nel 1960 il VI Congresso del Movimento sociale italiano organizzato a Genova, venne annullato sempre per l'astiosità dei partiti politici opposti che fecero insorgere violenti tumulti di piazza, a fatica controllati dalle forze dell'ordine.

Nel 1963 prese parte al VII Congresso del Movimento sociale italiano tenutosi a Roma. In questa occasione Almirante guidò la minoranza di sinistra organizzata nella nuova corrente "Rinnovamento" in contrapposizione a Michelini. La corrente guidata da Almirante uscì sconfitta dal Congresso.[15]

Indetto l'VIII Congresso a Pescara nel 1965, con la dissidenza di Pino Romualdi che presentò una propria mozione, Almirante chiuse un accordo con Michelini votando una mozione unitaria, e Michelini con l'appoggio degli almirantiani fu riconfermato segretario.[16] Michelini e Almirante costituirono "de facto" una corrente unica e l'opposizione interna fu occupata dalla corrente spiritualista di Pino Romualdi[17]

Seconda segreteria del MSI

La politica del doppiopetto

Almirante durante una seduta del parlamento

Dopo la morte del segretario Arturo Michelini si aprì il dibattito su chi dovesse succedergli. Si fece l'ipotesi di Giovanni Roberti, leader della Cisnal, ma prevalsero i sostenitori di Almirante che tornò il 29 giugno 1969 al vertice del partito. A far prevalere la candidatura di Almirante concorse il fatto che, pur essendo malvisto all'interno della nuova corrente maggioritaria e moderata di Michelini, egli non aveva mai rinunciato a essere il punto di riferimento della base più movimentista e antisistema[18]. A seguito della sua elezione alla segreteria rientrarono al partito parte dei dissidenti del Centro Studi Ordine Nuovo guidati da Pino Rauti. Almirante, dopo gli anni di immobilismo di Michelini, operò immediatamente un riassetto organizzativo e ideologico del partito che fu definito come la "politica del doppiopetto", e che rimase sempre in bilico tra le rivendicazioni dell'eredità fascista e l'apertura al sistema politico italiano. Almirante riassunse così la sua strategia:

«Il Msi non è totalitario ma ritiene lo Stato diverso e superiore al partito, non è nostalgico ma moderno, non è nazionalista ma europeista, non è conservatore-reazionario ma socialmente avanzato.»

La nuova linea del segretario intendeva proporsi come uno spartiacque nella storia del partito sia sul piano ideologico, sia strategico, sia organizzativo.[20] Gli obiettivi perseguiti da Almirante furono raggiunti[21]. Tranne che sul piano ideologico dove pur attenuati i contorni nostalgici nella sostanza furono semplicemente aggiornati nella riproposizione[22]. La strategia micheliniana dell'inserimento fu decisamente rilanciata anche se l'"anima rivoluzionaria" non fu completamente abbandonata anche in virtù del reinserimento nel partito di molti dissidenti, come Pino Rauti.[23]

Almirante inoltre accentuò il tema della "Difesa dell'Italia dalla minaccia comunista"[24] e simbolicamente il 20 dicembre 1969 organizzò una imponente manifestazione a Roma definita "Appuntamento con la nazione" cui presero parte tutto il partito e tutte le organizzazioni fiancheggiatrici.[25]

Il 18 aprile 1970 Almirante si trovò a Genova per tenere un comizio in piazza della Vittoria. In tale occasione militanti di sinistra vicini a Lotta Continua assaltarono il palco per impedire il comizio e scagliarono bottiglie di vetro contro i partecipanti colpendo a morte il militante Ugo Venturini come dagli stessi rivendicato[26]. Pochi giorni dopo, il 6 maggio sempre a Genova, Almirante al comizio che segue i funerali di Venturini affermò:

«Se altri popoli si sono salvati con la forza, anche il popolo italiano deve saper esprimere qualcuno che sia disposto all'uso della forza, per battere la minaccia comunista.»

La fase di rilancio

Almirante con una copia del Secolo d'Italia che celebra la vittoria del Movimento Sociale Italiano alle elezioni regionali in Sicilia del 1971

Si distinse in diverse battaglie per la difesa dell'italianità sul territorio nazionale, pronunciando discorsi-fiume (anche di nove ore) a favore del ritorno all'Italia di Trieste, la cui "questione" non era ancora stata risolta, e poi contro la modifica dello statuto speciale del Trentino-Alto Adige, con la quale veniva attuata la tutela della comunità di lingua tedesca ma che a suo vedere era troppo sbilanciata a sfavore della comunità italiana, e contro l'istituzione delle regioni nel 1970. Criticò anche la legge Scelba che vietava la ricostituzione del Partito Fascista. Agli inizi degli anni sessanta si batté contro la nazionalizzazione dell'energia elettrica.

L'anima antisistema della base del partito venne allo scoperto già il 14 luglio 1970 quando scoppiò la Rivolta di Reggio Calabria guidata dal sindacalista della Cisnal Ciccio Franco che Almirante, dopo una iniziale indecisione, poi sostenne decisamente.[27]

«Si sono visti i tricolori sulle barricate e sulle barricate d'ora in poi, se sarà necessario, vi saranno le nostre bandiere tricolori.»

Nella stessa estate fu ritrovato un bando controfirmato dallo stesso Almirante che il 17 maggio 1944 imponeva la condanna a morte per i renitenti alla leva.

L'anno dopo, sempre al sud, il MSI ottenne un notevole risultato alle elezioni regionali in Sicilia, con un clamoroso 16 per cento. Il risultato fu reso possibile dal fatto che le attese di un periodo riformista proposto dal centro-sinistra erano state frustrate nelle regioni del sud e da un periodo di crisi della Democrazia Cristiana.[30]

L'elezione di Giovanni Leone

Il 24 dicembre 1971 il MSI fu determinante per l'elezione a presidente della repubblica di Giovanni Leone, operazione che riportò il partito ad avere influenza all'interno del Parlamento. Secondo le stesse dichiarazioni di Almirante l'elezione di Leone era stata concordata con frange della Democrazia Cristiana. Almirante dichiarò fin dalle prime battute di voto di votare scheda bianca[31] poi dopo la ventiduesima votazione conclusasi con un nulla di fatto i parlamentari missini pur continuando a dichiarare di votare scheda bianca, a sorpresa votarono a favore di Leone.[32] In seguito Almirante indicò il parlamentare Giovanni Galloni come l'autore delle presunte mediazioni con il MSI. Galloni negò sempre la circostanza.

La "Destra Nazionale"

Nel maggio 1972, grazie anche alla fusione con il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica il MSI ottenne il suo massimo storico alle elezioni politiche (diventando MSI-Destra Nazionale), 8,7% alla Camera e 9,2% al Senato, eleggendo 56 deputati e 26 senatori. Da quel momento l'obiettivo primario di Almirante divenne l'egemonizzazione di tutta l'area di "destra".[33] rivolgendosi anche agli ambienti extra parlamentari di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo.[34]

Richiesta di autorizzazione a procedere per ricostituzione del Partito Fascista

Un mese dopo il successo elettorale, l'allora Procuratore generale di Milano, Luigi Bianchi D'Espinosa ex esponente del Partito d'Azione[35][36], decise di chiedere alla Camera l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti con l'accusa di tentata ricostituzione del Partito Fascista. Nel documento redatto dal Procuratore generale si legge:

«Le numerose note a me pervenute in risposta alle mie richieste elencano un gran numero di fatti che testimoniano dell'uso della violenza nei confronti degli avversari politici e delle forze dell'ordine, della denigrazione della democrazia e della resistenza, dell'esaltazione di esponenti e principi del regime fascista, nonché di manifestazioni esteriori di carattere fascista da parte di esponenti di varie organizzazioni dell'estrema destra. [...] è poi risultato che una parte preponderante di tali comportamenti trae origine dal Movimento sociale italiano (MSI), come si ricava dalla stampa di tale partito di cui in atti, sia dal particolare che molti dei fatti riferiti nelle varie note ufficiali allegate sono stati consumati da appartenenti alle varie organizzazioni di detto movimento, talvolta isolatamente, più spesso uniti fra loro [...].»

Il 12 aprile 1973, con il Giovedì nero di Milano il MSI segna una battuta d'arresto e la richiesta d'autorizzazione a procedere contro Almirante subisce un acceleramento, per volontà della Democrazia Cristiana che teme un consolidamento del MSI nell'elettorato moderato.[37][38]

Lo stesso Almirante dichiarò di voler votare a favore della richiesta a procedere[39] e polemizzando all'indirizzo di Sandro Pertini, presidente della Camera: "non mi turba in alcun modo il fatto che in questi ultimi giorni le procedure siano state accelerate, perché semmai, signor Presidente, mi avrebbe turbato il fatto che fossero state rallentate"[40] L'autorizzazione fu concessa il 24 maggio 1973 con 484 voti a favore contro 60. Votarono contro anche 4 democristiani: Antonio Del Duca, Stefano Cavaliere, Eugenio Tarabini e Giuseppe Costamagna.

Buona parte della stampa accolse sfavorevolmente l'esito della votazione.[41] La Cassazione imporrà la trasmissione degli atti da Milano a Roma, dove la procura aveva successivamente aperto un'inchiesta analoga. A Roma il fascicolo restò fermo per anni e verrà restituito a Milano solo il 18 dicembre 1988, 7 mesi dopo la morte di Almirante. La richiesta di scioglimento del partito rimase comunque senza esito; una raccolta di firme promossa allo stesso scopo nel 1975 da varie forze della sinistra, anche extraparlamentare, non ebbe miglior successo.

La strategia della tensione e la scissione di Democrazia Nazionale

Nella primavera del 1974 Almirante, per disciplina di partito, si schierò contro l'introduzione del divorzio in Italia. La sua posizione di apertura era stata infatti messa in minoranza durante le discussioni alla direzione del MSI.[42]

Egli stesso si avvalse poi delle possibilità offerte dalla legge Fortuna-Baslini per divorziare da Gabriella Magnatti con cui era sposato solo civilmente, dalla quale aveva avuto nel 1949 la figlia Rita, e risposarsi con Assunta Stramandinoli con cui già aveva avuto nel 1958 la figlia Giuliana de' Medici, e che aveva sposato religiosamente nel 1969 quando lei restò vedova del primo marito.[43]

La strage di Piazza della Loggia nel maggio 1974 e pochi mesi dopo la Strage dell'Italicus affossarono la strategia di inglobare la variegata galassia della destra extra parlamentare. Almirante, pur convinto che le azioni fossero state manovrate dai servizi segreti e in ultima analisi volute da settori della Democrazia Cristiana[44] non poté negare il coinvolgimento di estremisti di destra mettendo così in luce il fallimento del progetto di creare una grande destra attorno al MSI. Almirante dovette ammettere:

«Ci sono dei violenti anche tra noi? C'è, lo debbo ammettere, in tanti giovani che ci sono vicini o che sono con noi, uno stato di insoddisfazione, di ribellione contro i miei ordini e le mie direttive»

Nel 1977 affrontò la scissione che portò alla nascita di Democrazia Nazionale, partito composto per lo più da elementi di provenienza monarchica ma anche da esponenti "storici" del MSI come Ernesto De Marzio, Pietro Cerullo e Massimo Anderson che con un programma moderato intendevano tentare un aggancio con il centro democristiano. Alle elezioni politiche del 1979 Democrazia Nazionale non ottenne alcun seggio e sparì dalla scena politica.

Nel 1978, in previsione delle elezioni europee del 1979, Almirante fondò l'Eurodestra.

Almirante a un corso di aggiornamento del Fronte della Gioventù nel 1981, in compagnia di un giovane Gianfranco Fini alla sinistra, a destra Maurizio Gasparri e seduto Almerigo Grilz

Nella seconda metà degli anni settanta, in piena emergenza terrorismo, si schierò per l'introduzione della pena di morte per i terroristi colpevoli di omicidio[46] e successivamente contro la legalizzazione dell'aborto.

La fine dell'Arco costituzionale

Nel 1983, Almirante fu ricevuto per la prima volta dal presidente del consiglio incaricato, il segretario PSI Bettino Craxi, in forma ufficiale nel suo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo. Di questo incontro Almirante raccontò poi che Craxi gli aveva espresso la sua contrarietà al perdurare dell'Arco costituzionale e all'emarginazione del MSI. Il Movimento Sociale sostenne alcuni provvedimenti del Governo Craxi per l'attuazione del decreto-legge per la liberalizzazione del mercato televisivo (che permise l'ascesa e la consolidazione del gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi). Da quel momento in poi, con l'esclusione del Partito comunista italiano, gli altri partiti cominciarono a inviare proprie delegazioni ai congressi del MSI.

I funerali di Enrico Berlinguer

Nel giugno del 1984 Almirante sorprese l'intero mondo politico italiano recandosi insieme con Pino Romualdi a rendere omaggio alla camera ardente di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano allestita presso la sede centrale di via delle Botteghe Oscure. Qui si mise in fila insieme con tutti gli altri convenuti finché, notato, fu accolto da Giancarlo Pajetta e accompagnato presso il feretro. Assunta Almirante riferì poi che, alla notizia della morte di Berlinguer, Almirante pianse.[2]

Il 26 gennaio 1986 parlando al Teatro Lirico di Milano, Almirante sostenne che «il ladrocinio e l'assassinio furono l'emblema delle bande partigiane»[47][48].

Le sue condizioni di salute lo obbligarono nel 1987 ad abbandonare la segreteria del partito, a favore del suo delfino Gianfranco Fini, già segretario del Fronte della Gioventù.

Il 24 gennaio 1988 fu eletto presidente del partito dalla maggioranza del comitato centrale. Morì a Roma alle 10.10[49] di domenica 22 maggio dello stesso anno per emorragia cerebrale, dopo anche un intervento eseguito a Parigi successivamente al quale le sue condizioni peggiorarono notevolmente[50]. Poco dopo la notizia del decesso la salma fu visitata dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e dal sindaco di Roma Nicola Signorello. Essendo deceduto anche Pino Romualdi il giorno prima di Almirante, per i due leader missini si decise di svolgere esequie comuni a Roma, nella chiesa di Sant'Agnese in Agone. Alle esequie parteciparono migliaia di persone, tra cui anche gli esponenti del Partito Comunista Italiano Nilde Jotti, all'epoca presidente della Camera, e Giancarlo Pajetta[51]. Almirante fu sepolto nel Cimitero del Verano in un sepolcro donato dal Comune di Roma.

Vicende giudiziarie e aspetti controversi

  • Nel 1947 venne condannato per collaborazionismo con le truppe naziste; per questo reato verrà emesso nei suoi confronti un provvedimento di confino di polizia.[52][53] Sempre nel 1947 viene accusato del reato di apologia del fascismo a seguito di un comizio tenuto a Piazza Colonna durante la campagna elettorale per le amministrative; il 4 novembre 1947 gli verrà inflitta una condanna ad altri 12 mesi di confino[12] poi annullata.
  • Il 5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste, Almirante è denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato»[54].

Il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto, Vincenzo De Franco, chiese[55] alla Camera dei Deputati l'autorizzazione a procedere contro Giorgio Almirante per i reati di "Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione" e "Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato". L'autorizzazione venne concessa il 3 luglio 1974 dalla Camera dei deputati, con la contrarietà del solo MSI.

Il segretario missino aveva infatti affermato durante il congresso del partito, con chiaro riferimento ai regimi di Salazar, Papadopoulos e Franco:

«I nostri giovani devono prepararsi all'attacco prima che altri lo facciano. Da esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri paesi d'Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna.[senza fonte]»

  • Nel giugno 1972 l'allora Procuratore generale di Milano, Luigi Bianchi D'Espinosa[35], decise di chiedere alla Camera l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti per tentata ricostituzione del Partito fascista. Gravemente ammalato Bianchi d'Espinosa morì poche settimane dopo. Il Parlamento, nel maggio 1973, concesse l'autorizzazione a procedere ma tutto si arenò poco dopo e non proseguì oltre.

La vicenda del comunicato agli sbandati

Nell'estate del 1971 alcuni storici dell'Università di Pisa rinvennero negli archivi del comune di Massa Marittima la copia anastatica di un manifesto, a firma di Giorgio Almirante, che riportava quanto segue:[52]

«PREFETTURA DI GROSSETO
UFFICIO DI P. S. IN PAGANICO

COMUNICATO

Si riproduce testo del manifesto lanciato agli sbandati a seguito del decreto del 10 aprile.

"Alle ore 24 del 25 maggio scade il termine stabilito per la presentazione ai posti militari e di Polizia Italiani e Tedeschi, degli sbandati ed appartenenti a bande. Entro le ore 24 del 25 maggio gli sbandati che si presenteranno isolatamente consegnando le armi di cui sono eventualmente in possesso non saranno sottoposti a procedimenti penali e nessuna sanzione sarà presa a loro carico secondo quanto è previsto dal decreto del 18 Aprile. I gruppi di sbandati qualunque ne sia il numero dovranno inviare presso i comandi militari di Polizia Italiani e Tedeschi un proprio incaricato per prendere accordi per la presentazione dell'intero gruppo e per la consegna delle armi. Anche gli appartenenti a questi gruppi non saranno sottoposti ad alcun processo penale e sanzioni. Gli sbandati e gli appartenenti alle bande dovranno presentarsi a tutti i posti militari e di Polizia Italiani e Germanici entro le ore 24 del 25 maggio. Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena. Vi preghiamo curare immediatamente affinché testo venga affisso in tutti i Comuni vostra Provincia."

p. il Ministro Mezzasoma - Capo Gabinetto
GIORGIO ALMIRANTE

Dalla Prefettura 17 maggio 1944 - XXII»

Il manifesto fu pubblicato il 27 giugno 1971 dal quotidiano l'Unità col titolo Un servo dei Nazisti. Come Almirante collaborava con gli occupanti tedeschi[56].

Almirante rispose con un consistente numero di querele, sostenendo che si trattava di «una vergognosa campagna stampa» e di «un'ignobile infamia».

Il procedimento principale, con sede a Roma, venne istruito dai pubblici ministeri Vittorio Occorsio e Niccolò Amato e si articolò lungo il corso di ben sette anni; Almirante oppose un gran numero di eccezioni, ma nel giugno del 1974 vennero rinvenute negli Archivi di Stato e prodotte in giudizio inequivocabili prove documentali attestanti la veridicità del documento:

  • il documento originale recante la firma di Almirante, la lettera della Prefettura che accompagnava l'invio dei manifesti e la missiva del Vicecommissario Prefettizio che dava conferma dell'affissione.
  • un telegramma risalente all'8 maggio 1944 firmato proprio da Almirante - all'epoca Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura Popolare - in cui si sollecitava l'affissione del manifesto in questione in tutti i comuni della provincia di Grosseto.
  • una circolare dello stesso periodo in cui Almirante disponeva - in quanto curatore della propaganda del Decreto Graziani (che disponeva, appunto, le modalità di repressione dei gruppi partigiani) - anche la divulgazione delle comunicazioni delle autorità tedesche in materia.

Il procedimento si concluse con il rigetto integrale delle pretese di Almirante nei confronti dei giornalisti de L'Unità, poiché risultava che i giornalisti avevano "dimostrato la veridicità dei fatti"[57] e che dunque il manifesto rivolto agli sbandati era da attribuirsi proprio ad Almirante.

Il processo per favoreggiamento a seguito della Strage di Peteano

Lo stesso argomento in dettaglio: Strage di Peteano e Strategia della tensione.

In seguito alle indagini sulla Strage di Peteano, il terrorista neofascista Vincenzo Vinciguerra - reo confesso per la strage - rivelò nel 1982 come Almirante avesse fatto pervenire la somma di 35.000 dollari al terrorista Carlo Cicuttini, dirigente del MSI friulano e coautore della strage, affinché modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna mediante un apposito intervento alle corde vocali[58][59][60]: tale intervento si rendeva necessario poiché Cicuttini, oltre ad aver collocato materialmente la bomba assieme a Vinciguerra, si era reso autore della telefonata che aveva attirato in trappola i carabinieri e la sua voce era stata identificata mediante successivo confronto con la registrazione di un comizio del MSI da lui tenuto.[59] Nel giugno del 1986, a seguito dell'emersione dei documenti che provavano il passaggio del denaro tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao e il Banco Atlantico[59], Giorgio Almirante e l'avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato verso i due terroristi neofascisti.[61] Pascoli verrà condannato per il fatto; Almirante invece, dopo un'iniziale condanna[62], si fece più volte scudo dell'immunità parlamentare, all'epoca ancora riconosciuta a deputati e senatori[63], anche per sottrarsi agli interrogatori[64] fin quando si avvalse di un'amnistia grazie alla quale uscì definitivamente dal processo[59][65], nonostante la legge ne prevedesse già da molti anni la rinunciabilità proprio al fine di tutelare il diritto dell'imputato all'accertamento dei fatti.[66]

Le accuse di contiguità con ambienti dell'eversione nera e con la P2

Lo stesso argomento in dettaglio: Strategia della tensione, Golpe Borghese e P2.

Numerose accuse di contiguità col terrorismo nero vennero mosse ad Almirante, così come al MSI in generale, sin dagli albori della Strategia della tensione, a partire dalla fine degli anni sessanta[67].

I sospetti sugli appoggi ai tentativi di colpi di stato degli anni sessanta e settanta acquisirono ulteriore rilevanza in seguito alla scelta di inserire tra le file del partito alcuni generali dei servizi segreti militari come Giovanni De Lorenzo (eletto nel 1968 con il PDIUM che aderì nel 1971 al gruppo missino) che ebbe un ruolo nel Piano Solo del 1964, e Vito Miceli, iscritto alla P2 di Licio Gelli e all'epoca indagato per favoreggiamento al Golpe Borghese, reato per cui verrà successivamente assolto nel 1978.
Questo tipo di circostanza è stata recentemente confermata dalla testimonianza di Ernesto De Marzio, all'epoca capogruppo del MSI alla Camera; De Marzio ha sostenuto di aver presenziato, nel 1970, a un incontro tra Junio Valerio Borghese e Almirante nel corso del quale quest'ultimo, alle richieste di adesione all'imminente colpo di stato avanzate da Borghese, avrebbe risposto:

«Comandante, se parliamo di politica e tu sei dei nostri devi seguire le mie direttive: ma se il terreno si sposta sul campo militare allora saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni[68][69]»

L'ammiraglio Gino Birindelli, presidente del MSI dal 1972 al 1974, (nel 1970 in contatto con membri di Ordine Nero quando era comandante delle forze navali alleate del Sud Europa)[70], esternò a più riprese insofferenza per l'atteggiamento di ambiguità e doppiezza tenuto dal partito nei confronti degli ambienti eversivi e del terrorismo nero[71], arrivando in seguito al punto di lasciare il partito per aderire a Democrazia Nazionale; in un'intervista del 2005 Birindelli ha ribadito il suo malumore per lo stato di cose che caratterizzava il MSI, additando l'atteggiamento di copertura tenuto dal partito nei confronti degli assassini dell'agente di polizia Antonio Marino tra le cause del suo abbandono.[72]

Le accuse continuarono anche negli anni anni ottanta con il caso del parlamentare Massimo Abbatangelo, deputato alla Camera nel 1979 e nel 1983 per il Movimento Sociale Italiano,[73], fu accusato di detenzione illegale di materiale esplosivo, e arrestato nel 1984[74], primo dei non eletti nel 1987 e di nuovo deputato nel 1989. Nonostante la condanna in primo grado all'ergastolo per aver fornito l'esplosivo utilizzato nella Strage del Rapido 904 del 1984, venne ricandidato ed eletto alla Camera nell'aprile 1992. Il 18 febbraio 1994 Abbatangelo fu assolto dalla Corte di Assise di Appello di Firenze per il reato di strage, ma venne mantenuta la condanna a sei anni di reclusione per la detenzione dell'esplosivo.[75][76]. Molte discussioni generò anche la sua espressione di solidarietà col golpe militare di Augusto Pinochet in Cile dell'11 settembre 1973, per la quale ricevette dei ringraziamenti dallo stesso Pinochet.[77]

L'ex deputato missino Giulio Caradonna, uno dei tre esponenti missini iscritti alla P2 e per questo sospeso dal MSI (ma ricandidato nel 1983), in un'intervista del 2009 rilasciata al Corriere della Sera ha sostenuto che Licio Gelli, maestro venerabile della Loggia P2, cominciò a finanziare il MSI proprio su sollecitazione di Almirante:

«Gelli è una bravissima persona. [...] Da lui mi aveva mandato Almirante: "vedi un po' di parlare con questo signore, perché senza il suo assenso i soldi ai partiti non arrivano". La missione ebbe successo, e Gelli aiutò Almirante. [...] Giorgio mi espresse la sua eterna gratitudine.[78]»

. Gelli confermò ai magistrati già nel 1995 di aver incontrato Almirante, "ma di avergli negato l'aiuto" [1].

Eredità

«Nessuno potrà dare del fascista a chi è nato nel dopoguerra»

La scelta di Fini aveva il significato di tagliare i ponti col passato.

Il successore di Almirante da lui stesso designato lo onorò definendolo "un grande italiano " e "il leader della generazione che non si è arresa".

Il ventennale della morte

Il 28 maggio 2008, a seguito delle polemiche sorte per la proposta del sindaco di Roma Gianni Alemanno di dedicargli una via di Roma, alla Camera dei deputati il deputato Emanuele Fiano del Partito Democratico diede lettura di alcuni brani tratti da articoli che Giorgio Almirante aveva scritto nel 1942[80], quando dirigeva la rivista La difesa della razza, in cui sosteneva che era necessario proteggere l'Italia da meticci ed ebrei.

«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli [...]. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei [...]. Non c'è che un attestato col quale si possa imporre l'altolà al meticciato e all'ebraismo: l'attestato del sangue.»

Il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini nell'occasione prese le distanze da quelle affermazioni razziste e antisemite di Almirante[83], il quale però aveva già rigettato le sue affermazioni negli anni cinquanta[senza fonte]. Subito dopo Italo Bocchino, membro dello stesso partito del Presidente della Camera, nel suo intervento, ricordò anche "Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani e Eugenio Scalfari" come autori di articoli razzisti sulla stessa rivista.[80]

Nei giorni seguenti per le celebrazioni del ventennale dalla morte di Almirante fu deciso di dedicare una giornata alla lettura di passi dei discorsi che Almirante aveva tenuto alla Camera. Luciano Violante che decise di partecipare alla giornata commentò:

«Seppe condurre nel'alveo della democrazia quegli italiani che, dopo la caduta del fascismo e la sconfitta della Repubblica sociale, non si riconoscevano nella Repubblica italiana del 1948»

Premio Giorgio Almirante

Giorgio Almirante con Mirko Tremaglia

Nel 2000, in occasione del XII dalla morte del segretario missino, su proposta di Mirko Tremaglia fu istituito il Premio Giorgio Almirante.

Intitolazioni di vie e piazze

Il comune di Altomonte, per volontà del sindaco socialdemocratica Costantino Belluscio, fu il primo in Italia ad intitolare una via ad Almirante[84]

In diverse località d'Italia (tra cui Rieti, Ragusa, Lecce, ad Agrigento) esistono vie o piazze intitolate ad Almirante. A Canosa di Puglia e a Putignano gli è stato dedicato un parco. A Corato (BA) una piazza.A Rossano gli è stato dedicato un ponte. A Viterbo gli è stata intitolata la circonvallazione. Ad Affile gli è stato dedicato un busto bronzeo nel 2012.[senza fonte]

Onorificenze

Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale in servizio volontario di corrispondente di guerra, partecipava alle operazioni che condussero le nostre colonne a Sollum, Buq Buq e Sidi el Barrani. Non curante dell'intenso fuoco nemico, entrava con le avanguardie nelle località occupate, dimostrando alto senso del dovere, spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo.»
— Zone di Sollum, Buq Buq e Sidi el Barrani - 13-16 settembre 1940 XVIII[85]
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale (ruoli combattenti) - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ G.Almirante, op. cit., p.24
  2. ^ a b c d Correva l'anno: Giorgio Almirante, Rai Tre, 7 settembre 2010.
  3. ^ Biografia di Giorgio Almirante su lastoriasiamonoi.it, su lastoriasiamonoi.rai.it. URL consultato il 22 ottobre 2009.
  4. ^ G.Almirante, Il Tevere, 27 ottobre 1933
  5. ^ G.Almirante, Il Tevere, 21-22 settembre 1940
  6. ^ Massimo Zannoni, p. 26
  7. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.25:"...pensò di nascondersi presso l'amico ebreo che aveva salvato un anno prima e ospitato nella foresteria del suo Ministero, a Salò"
  8. ^ Giuliana de' Medici, Le origini del M.S.I. (1943-1948), ISC, Roma, 1986, pag.61
  9. ^ a b Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 100
  10. ^ Andrea Di Nicola (2011). "Pasquale Lugini, un medico gerarca". Comune di Rieti
  11. ^ Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 100 :"Alla fine, alle comunali, l'MSI ottiene tre seggi con un totale di 24.903 preferenze. Voti comunque determinanti per l'ascesa a sindaco del democristiano Rebecchini, che ottiene 41 preferenze su 80."
  12. ^ a b La Storia Siamo Noi - Giorgio Almirante
  13. ^ Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 107
  14. ^ Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 107:"Marzo del 1948 è funestato dagli scontri di piazza, che scoppiano ogni volta che i candidati missini provano a tenere un comizio. Aggressioni e incidenti avvengono a Brescia, Livorno, Milano, Sesto San Giovanni e Desio. A Napoli sei giovani missini vengono feriti gravemente dopo aver partecipato ad un comizio. A Cuneo il candidato Tullio Abelli si salva a stento da un'aggressione comunista."
  15. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.63
  16. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.2131-132
  17. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 127: "La nuova corrente di Michelini e Almirante domina ora il partito con una larga maggioranza sui neo-oppositori capitanati da Romualdi"
  18. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 135: "Almirante, pur essendosi allineato alle posizioni della maggioranza dell'VIII Congresso, rappresenta, agli occhi dei militanti l'anima irriducibile e antisistemica del Movimento Sociale e, inoltre, costituisce il punto di riferimento privilegiato per le frange dissidenti esterne al partito"
  19. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 137-138
  20. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 139
  21. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 141: "In conclusione, pur con i limiti e le cautele suaccennate, si può affermare che con la segreteria Almirante si apre effettivamente una nuova fase. I cambiamenti investono sia la struttura organizzativa che la strategia politica e l'ideologia"
  22. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 139: "In realtà, sul piano ideologico, il conclamato rinnovamento si limita ad una attenuazione dei contorni ed a una serie di esplicite dichiarazioni di fede nel metodo democratico. Più che altro vi è un aggiornamento nel linguaggio e nella coreografia."
  23. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 140: "è indubbio che Almirante faccia pesare la sua "anima antisistemica" (rafforzata, oltretutto, dal rientro nel Msi degli ordinovisti) enfatizzando il ruolo sociale, antagonista e rivoluzionario del Movimento Sociale"
  24. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 137
  25. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 138
  26. ^ Citazione tratta dal settimanale di Lotta continua in Luca Telese, Cuori neri, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006, pag. 15:"...danno l'assalto al palco, si scontrano contro il servizio d'ordine missino e con la polizia che fa quadrato attorno ad Almirante: cercano di far fuori questo rottame fascista, ma le pietre, le bottiglie e i bastoni colpiscono il suo servizio d'ordine. Ugo Venturini, capo dei Volontari genovesi dell'Msi (l'apparato militare del movimento), presente tra gli uomini di Caradonna nell'assalto all'Università di Roma nel marzo del'68, viene colpito in testa da una bottiglia".
  27. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 147:"Tuttavia è il patrocinio della rivolta di Reggio Calabria, cavalcata a fondo dopo le iniziali incertezze, che fornisce al Msi le credenziali per rappresentare quel mélange di delusione e ribellismo che monta nelle regioni del sud
  28. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.141
  29. ^ Secolo d'Italia 21 novembre 1970
  30. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 147:"Ponendosi come paladino delle legittime aspirazioni delle popolazioni meridionali il Msi beneficia di quel serbatoio di energie che, mobilitate invano dalle aspettative riformiste del centro-sinistra... sono ora disposte a recepire un messaggio politico di stampo populista... Lo sfondamento elettorale al sud è perciò frutto oltre che delle contingenti difficoltà della Dc, alle prese con i fitti agrari...
  31. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 148: "Esclusi dal gioco nelle prime votazioni, i missini, pur facendo pretattica - Almirante prima smentisce nel modo più tassativo di votare per Leone, poi ribadisce di non sostenerlo perché nessuno ce lo ha chiesto mentre abbiamo ricevuto richieste di votare Nenni - risultano determinanti nelle elezioni del nuovo presidente"
  32. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.143: "Ma Almirante aveva preparato il "trucco". Ce lo racconta Raffaele Delfino: "il nostro fu un voto a sorpresa. Tenevamo in tasca, per introdurla nell'urna, la scheda con il nome di Leone, mentre ne ostentavamo una bianca""
  33. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 163
  34. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 164
  35. ^ a b Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.146: "Il procuratore legale si chiama Luigi Bianchi d'Espinosa, napoletano, ex esponente del Partito d'Azione e dai trascorsi partigiani"
  36. ^ Luca Telese, Cuori neri, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006, pag. 5: "...un giudice del Partito d'Azione, il capo della procura di Milano, Luigi Bianchi d'Espinosa...".
  37. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 169: "La Dc ha tutto l'interesse a screditare il Movimento Sociale, presentandolo come l'epigono della violenza politica, per impedirgli di guadagnare credito nell'elettorato conservatore"
  38. ^ Giorgio Galli, Storia della DC, Bari, Laterza, 1978, pag 363 riportato in Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 169: "sul piano politico il governo Andreotti ha la funzione principale di bloccare definitivamente l'espansione elettorale del Msi attraverso il tentativo di dividerne i settori più rispettabili"
  39. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.147: "Il segretario del MSI dice subito che voterà a favore della proposta della Giunta,..."
  40. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.147
  41. ^ Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag. 148
  42. ^ http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=8
  43. ^ Rita Almirante vs Giuliana De' Medici: in ballo l'eredità politica di Giorgio Almirante | Blitz quotidiano
  44. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 171: "Almirante individua nella Democrazia Cristiana l'ispiratrice delle manovre volte a screditare la destra. Ma per quanto possano essere addebitati ai Servizi Segreti e agli Uffici Affari Riservati del ministero degli Interni responsabilità e legami occulti con i manovali delle stragi, in realtà il Msi non ha più il controllo sulla base"
  45. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 171
  46. ^ Sul numero di firme che raggiunse la relativa petizione, v. G. Buonomo, Maxi-emendamento nella speranza di tappare le falle del codice militare di guerra, in Diritto e Giustizia on line, 24/1/2002.
  47. ^ EX PARTIGIANI CHIEDONO A SPADOLINI DI DENUNCIARE ALMIRANTE
  48. ^ AVVISO DI REATO AL LEADER DEL MSI ALMIRANTE
  49. ^ Luca Cardinalini, Giuseppe Cardoni, STTL. La terra ti sia lieve, Roma, DeriveApprodi editore, 2006, p. 17
  50. ^ Assunta Almirante Io e ragazzacci del partito di mio marito
  51. ^ Gregorio Botta, L'addio ai padri dell'MSI, la Repubblica, 24 maggio 1988
  52. ^ a b Almirante e gli scheletri di Salò - la Repubblica, 29 maggio 2008
  53. ^ La Repubblica, 07-10-2008 - Una via per Craxi? Non basta...
  54. ^ Fondazione Cipriani
  55. ^ http://legislature.camera.it/documenti/documentiparlamentari/frmTrovaDoc.asp?stato=1&txtLeg=06&txtCategoria=004&txtNumero=9 Domanda di autorizzazione di procedere in giudizio contro il deputato Giorgio ALMIRANTE
  56. ^ Come Almirante collaborava con gli occupanti tedeschi. Un servo dei nazisti, "l'Unità", 27 giugno 1971, p. 2.
  57. ^ Corte di Cassazione, sentenza dell'8 maggio 1978
  58. ^ Giorgio Cecchetti - Vinciguerra confessa "organizzai la strage" - La Repubblica, 30-09-1984
  59. ^ a b c d Gian Antonio Stella - Strage di Peteano, la grazia sfiorata. Il Corriere Della Sera, 10-02-2005
  60. ^ Archivio '900 - Carlo Cicuttini
  61. ^ La Repubblica, 28-06-1986 - Rinviato a giudizio Almirante per la Strage Di Peteano
  62. ^ Nicola Tranfaglia, Vita di Giorgio Almirante/10 - L'Unità, 11-06-2008, pag.7
  63. ^ La Repubblica, Ed. Parma, 09-06-2008 - Intitolare una strada a Giorgio Almirante?
  64. ^ Blog dello storico Gennaro Carotenuto - Via Giorgio Almirante, Terrorista, 25 maggio 2008
  65. ^ La Repubblica, Ed.Parma, 09-06-2008 - Intitolare una strada a Giorgio Almirante?
  66. ^ Sentenza n. 175 del 1971 della Corte costituzionale.
  67. ^ CdD, SEDUTA DI SABATO 13 DICEMBRE 1969, p. 13915-13924
  68. ^ Testimonianza di Ernesto De Marzio riportata in Nicola Rao, La fiamma e la celtica, Sperling & Kupfer Editori, 2006 - ISBN 978-88-200-4193-9
  69. ^ L'Espresso, Fiamme Nere. 30-11-2006, pag. 17
  70. ^ Archivio '900
  71. ^ Giorgio Galli - Storia della DC. Kaos Edizioni, 2007, pag. 296.
  72. ^ Lo sfogo dell'anziano Ammiraglio ed ex Presidente del MSI Birindelli: «Io, gli inglesi e i golpisti italiani» - La Stampa, 20-06-2005
  73. ^ La Camera dei Deputati
  74. ^ I deputati pronti a scaricare Papa ma nessuno conosce le accuse, La Stampa, 15 luglio 2011
  75. ^ Abbatangelo: io, fascista jurassico
  76. ^ Sfoglia il giornale gratuitamente - L'Unione Sarda
  77. ^ La Stampa, 20/11/1973
  78. ^ Giulio Caradonna, "AN? Almirante capì tutto, Silvio è già capo della Destra - Il Corriere della Sera22, 18 marzo 2009
  79. ^ Biografia di Rai Educational
  80. ^ a b Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 595
  81. ^ Citato in: Razzismo: ecco cosa scrisse Almirante, "Corriere della Sera", 28 maggio 2008.
  82. ^ a b Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 594
  83. ^ Fini: Almirante sulla razza disse cose vergognose, "l'Unità", 29 maggio 2008, p. 4.
  84. ^ http://www.eccellenzecalabresi.it/news.asp?idnews=1031&cat=13&page1=Scomparso-il-deputato-Belluscio
  85. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#

Opere

  • Il Movimento sociale italiano, con Francesco Palamenghi-Crispi, Nuova Accademia, Milano 1958.
  • Mezzasoma rievocato da Giorgio Almirante e da Fernando Feliciani, CEN, Roma 1959.
  • Repubblica sociale italiana. Storia, con altri, CEN, Roma 1959.
  • La verità sull'Alto Adige, con altri, Movimento sociale italiano, Roma 1959.
  • I due ventenni, CEN, Roma 1967.
  • Processo al parlamento, CEN, Roma 1969.
  • La destra avanza, Edizioni del Borghese, Milano 1972.
  • Il regime contro la destra, Edizioni del Borghese, Milano 1973.
  • Autobiografia di un fucilatore, Edizioni del Borghese, Milano 1973.
  • Complotto di regime contro la destra nazionale. Relazione del segretario nazionale Giorgio Almirante alla direzione del partito, 28-29 aprile 1973, Edital Roma, Roma 1973.
  • "Processo alla libertà". Il testo integrale del discorso pronunciato alla Camera il 23 maggio dall'onorevole Giorgio Almirante, Edital Roma, Roma 1973.
  • Salvare la scuola dal comunismo, Edizioni D.N., Roma 1974.
  • La strategia del terrorismo, Edizioni D.N., Roma 1974.
  • L'alternativa corporativa, Edizioni D.N., Roma 1974.
  • Interventi al 4. corso aggiornamento politico per dirigenti del Fronte della Gioventù. Roma-Ostia, 19-22 sett. 1974, Edizioni D.N., Roma 1975.
  • Per l'unità delle forze anticomuniste in difesa della liberta di tutti gli italiani. Relazione al comitato centrale del MSI-DN, 29-30 luglio 1975, 1975.
  • Intervista sull'eurodestra (a cura di Michele Rallo), Thule, Palermo 1978.
  • Carlo Borsani, con Carlo Borsani jr., Ciarrapico, Roma 1979.
  • Robert Brasillach, Ciarrapico, Roma 1979.
  • Jose Antonio Primo de Rivera, Ciarrapico, Roma 1980.
  • Processo alla Repubblica, Ciarrapico, Roma 1980.
  • Pena di morte?, Ciarrapico, Roma 1981.
  • Francesco Giunta e il fascismo triestino. 1918-1925. Dalle origini alla conquista del potere, con Sergio Giacomelli, Trieste 1983.
  • Trieste nel periodo fascista. 1925-1943, con Sergio Giacomelli, 1986.
  • Tra Hitler e Tito Trieste nella R.S.I. di Mussolini 1943-1945, 1987.
  • Discorsi parlamentari, Fondazione della Camera dei Deputati, Roma 2008.

Bibliografia

  • Franco Franchi, Una congiura giudiziaria. L'autorizzazione a procedere contro Almirante, Edizioni del borghese, Milano 1974.
  • Partito Socialista Italiano, In nome del popolo italiano il tribunale penale di Campobasso condanna Almirante segretario nazionale del M.S.I. ed assolve Vasile segretario della Federazione del Partito socialista italiano di Campobasso il quale ha qualificato Almirante massacratore e torturatore di italiani, Histonium, Vasto 1975.
  • Vincenzo Barca (a cura di), Giorgio Almirante e il Trentino-Alto Adige, Il grifone, Trento 1998.
  • Felice Borsato, Almirante è ancora attuale?, Nuove Idee, Roma 2004.
  • Franco Franchi, Giorgio Almirante. Un protagonista contro corrente, Koinè nuove edizioni, Roma 2004.
  • Domenico Calabrò (a cura di), Giorgio, la mia fiamma. Assunta Almirante racconta, Koinè nuove edizioni, Roma 2005.
  • Felice Borsato, Giorgio Almirante. La Destra parlava così, Nuove Idee, Roma, 2008.
  • Franco Servello, Almirante. Con un saggio di Gennaro Malgieri su Pino Romualdi, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2008.
  • Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009
  • Massimo Zannoni, La stampa nella Repubblica Sociale Italiana, Edizioni Campo di Marte, Parma, 2012
  • Albeltaro, Marco, Il ritorno del figliol prodigo : ovvero l'Almirante democratico, Passato e presente : rivista di storia contemporanea. Fascicolo 79, 2010 (Firenze : [poi] Milano : Giunti ; Franco Angeli, 2010).

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni


Predecessore Segretario del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale Successore
Giacinto Trevisonno 15 giugno 1947 - 15 gennaio 1950 Augusto De Marsanich I
Arturo Michelini 29 giugno 1969 - 13 dicembre 1987 Gianfranco Fini II

Predecessore Presidente del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale Successore
Nino Tripodi 24 gennaio 1988 - 22 maggio 1988 Alfredo Pazzaglia

Predecessore Condirettore del Secolo d'Italia Successore
Cesco Giulio Baghino 11 ottobre 1953 - 2 agosto 1963 Arturo Michelini
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