Almerigo Grilz

Almerigo Grilz (Trieste, 11 aprile 1953 – Caia, 19 maggio 1987) è stato un giornalista e politico italiano, inviato di guerra.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce a Trieste, che all'epoca faceva parte della Zona A del Territorio Libero di Trieste.
La madre era un'esule istriana di Pirano trasferitasi a Trieste nel secondo dopoguerra.[1] Il suo cognome era di origine slovena.[2]
La militanza politica
[modifica | modifica wikitesto]In gioventù è stato un dirigente del movimento giovanile Fronte della Gioventù (FdG) e del Movimento Sociale Italiano, nonché consigliere comunale a Trieste eletto alle amministrative del 1982.
Nel luglio 1972, viene denunciato per avere contestato una manifestazione antimilitarista lanciando oggetti e usando parole d'ordine e gesti di riconoscimento del Partito Fascista.[3]
Nel gennaio 1976 viene identificato da tre militanti del Partito di Unità Proletaria come uno di cinque aggressori che li avevano picchiati a sprangate.[3]
Nel 1976 viene espulso dall'Università di Trieste per avere fatto volantinaggio per il Movimento Sociale Italiano nei locali dell'università e avere lanciato delle bottiglie contro degli studenti che si erano radunati sul posto, ferendone alcuni.[3]
Nel 1977 diventa dapprima capo del FdG triestino, poi vicesegretario nazionale per volontà dell'allora segretario Gianfranco Fini. Nello stesso anno si iscrive all'Albo dei giornalisti come pubblicista e collabora con il quindicinale del FdG Dissenso.
Nel giugno 1977 viene fotografato da Claudio Ernè a piazzale Rosmini (Trieste), con un fucile in mano in compagnia di altri uomini armati. La foto è pubblicata dal settimanale "Meridiano di Trieste".[3]
Nel 1978, chiamato alle armi per il servizio militare di leva, è assegnato al 59º Battaglione Meccanizzato "Calabria", inquadrato nella Brigata meccanizzata "Isonzo" di stanza a Cividale del Friuli.[senza fonte]
Alla fine degli anni '70 fonda il "Centro Nazionale Audiovisivi", partendo da alcuni suoi servizi girati durante il conflitto in Libano tra i cristiano-maroniti.
Una relazione della questura di Bologna relativa alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 menziona Grilz come "più volte denunciato per rissa lesioni, apologia del fascismo etc."[3] e menziona la collaborazione di alcuni neofascisti italiani, fra cui Grilz, e le Falangi Libanesi maronite, in lotta contro i palestinesi.[3]
L'11 marzo 1982 si laurea in giurisprudenza con una tesi "sul terrorismo e sul dilagare della lotta armata in Italia".[3]
Nel febbraio 1983 su "Trieste domani" pubblica un articolo sul centenario mussoliniano in cui definisce il fascismo "l'unica terza via possibile" tra capitalismo e socialismo.
Il 18 giugno 1983 partecipa come oratore a una manifestazione del Movimento Sociale Italiano a Basovizza, frazione di Trieste a forte componente slovenofona[4]. Il comizio, inizialmente previsto a San Dorligo della Valle, era stato vietato dal prefetto[3]. Nella sua relazione, il vicequestore Sergio Petrosino menziona "il noto Grilz"[3] e scrive che «l'atteggiamento complessivo dei presenti non era certamente quello di un gruppo che si preparasse a celebrare un pacifico rito elettorale: tutti erano in abbigliamento “da battaglia” e sembravano pervasi da una certa tensione».[3] Nella stessa giornata, il gruppo si sposta verso Longera (Lonjer), altro quartiere di Trieste a maggioranza slovenofona, dove viene visto colpire la gente del posto con bastoni e pugni.[4] Tra i feriti vi è Milka Kjuder, moglie del direttore partigiano Oskar Kjuder, colpita al petto con un bastone e ricoverata in ospedale.[4] In quell'occasione, Grilz colpisce in faccia un passante con un altoparlante, gridando "S'ciavi, veremo ciorve per le case uno per volta".[4] Il 20 giugno 1983 il giornale Primorski dnevnik pubblica una foto del passante con un grosso livido nero sotto l'occhio destro[4] e la foto di un biglietto appeso davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano in cui si rivendicava di avere "bastonato" gli abitanti di Longera.[3]
Corrispondente di guerra
[modifica | modifica wikitesto]A metà degli anni ottanta, si dedica solo alla professione giornalistica, lascia la politica e parte per l'estero, rimanendo almeno dieci mesi lontano dall'Italia.[senza fonte]
Almerigo Grilz è stato testimone di più fronti di guerra dalla fine degli anni settanta alla morte: dall'intervento militare sovietico in sostegno della Repubblica Democratica Afghana, all'invasione israeliana del Libano e al conflitto tra drusi e maroniti a Beirut, dalla guerriglia contro il presidente etiope Menghistu al conflitto in Mozambico. Alle corrispondenze scritte unì dapprima foto e poi video, divenendo un fotoreporter freelance.
Nel 1984 documentò il conflitto in Cambogia tra i guerriglieri khmer rossi di Pol Pot e l'esercito della Repubblica Popolare di Kampuchea filo-vietnamita. Raccontò, al confine tra Birmania e Thailandia, la guerra tra la minoranza etnica Karen e le truppe di Rangoon. Le sue immagini vennero acquistate anche dalla CBS (Stati Uniti d'America), da France 3 e dall'NBC (USA). Successivamente questi network gli commissionarono servizi in altre parti del mondo.[senza fonte]
Per la NBC Grilz seguì la guerriglia comunista filippina e le elezioni del 1986, che portarono alla caduta del dittatore Ferdinand Marcos e alla vittoria delle opposizioni, capitanate da Corazon Aquino a seguito della Rivoluzione del Rosario. I reportage di Grilz sono stati pubblicati su The Sunday Times, su Der Spiegel e su altre autorevoli riviste europee.[5]
Albatross Press Agency
[modifica | modifica wikitesto]Con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, con i quali condivideva la militanza nel Fronte della Gioventù, Grilz fondò nel 1983 l'agenzia giornalistica Albatross Press Agency, che produsse servizi (scritti, fotografati e filmati) da gran parte delle aree del mondo interessate da eventi bellici, di guerriglia o rivoluzionari. L'agenzia vendette molti servizi a grandi emittenti televisive internazionali, in particolare anglosassoni. In Italia i reportage di Albatross vennero pubblicati sia su riviste specializzate, come Rivista italiana difesa, dove si firmava con lo pseudonimo Gritz[6], sia su periodici di larga tiratura come Panorama e furono mandati in onda dal TG1.
La morte
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1987, Grilz si recò in Mozambico per seguire la guerra civile tra FRELIMO e RENAMO, quest'ultima veniva finanziata dal Sudafrica dell'apartheid e dalla CIA.
Il 19 maggio 1987, in Mozambico, nella provincia di Sofala, mentre con una cinepresa stava documentando una battaglia fra i miliziani della RENAMO, e l'esercito governativo, fu colpito da un proiettile vagante. I suoi resti furono sepolti a circa cinquanta chilometri dal luogo dove trovò la morte.[7]
La morte di Grilz fu annunciata per la televisione dal TG1 dal conduttore Paolo Frajese; per la carta stampata sul settimanale Il Sabato da Renato Farina, e da Ettore Mo, inviato del Corriere della Sera.
Nel 2025, in Mozambico a Sicoche, nel luogo dove fu sepolto, fu affissa una targa in memoria su un grande albero secolare di mutondo. La targa, oltre a ricordare il giornalista, riportava anche una frase dal diario di Grilz proprio in Mozambico: "Mi sporgo fuori per filmarli: non è facile, occorre stare appiattiti a terra perché le pallottole fischiano dappertutto… alzare troppo la testa può essere fatale"[8].
Il Secolo d'Italia lo ha giustamente descritto come il "primo reporter italiano caduto su un campo di battaglia dalla fine del secondo conflitto mondiale"[9].
Commemorazioni e intitolazioni
[modifica | modifica wikitesto]- nel 2002, Gian Micalessin ha realizzato un documentario dal titolo L'albero di Almerigo;
- nel 2002, la città di Trieste gli ha intitolato una strada nei pressi della pineta di Barcola[10];
- nel 2007, la trasmissione Terra! di Toni Capuozzo su Canale 5 gli dedica una puntata[11];
- nel 2007, l'amministrazione provinciale di Pordenone gli ha dedicato la sala stampa della sede dell'ente locale;
- il nome di Grilz è inciso sul monumento che Reporter senza frontiere ha dedicato in Normandia a tutti i giornalisti caduti in guerra[12];
- nel 2016, la città di Nardò (LE) gli ha intitolato una strada nella zona industriale del comune pugliese[13];
- nel 2023, in via Paduina a Trieste viene omaggiato da alcuni simpatizzanti del Fronte della Gioventù con il saluto romano, in uso durante il ventennio fascista[14];
- nel 2024, gli viene intitolato un premio giornalistico, iniziativa che suscita diverse polemiche[15];
- nel 2025, esce il film "Albatross" del regista Giulio Base una biografia di Almerigo Grilz per Rai Cinema con il supporto della Friuli Venezia Giulia Film Commission[16][17].
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Gli occhi della guerra, Emme&Emme, 2007 di Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz. Contiene molte fotografie di Grilz scattate prima di morire in Mozambico[18].
- I mondi di Almerigo, Spazio InAttuale editore, 2017. Libro-catalogo dell’omonima mostra ospitata a palazzo Costanzi a Trieste e inaugurata l’11 aprile 2017, il giorno del compleanno di Grilz. È raccontato nelle diverse fasi della sua vita da bambino, studente, impegnato in politica e giornalista.
- Almerigo Grilz - Avventure di una vita al fronte, Ferrogallico, 2017. Opera biografica descritta tramite immagini disegnate da Francesco Bisaro e basato su materiale storico, documentazioni, testimonianze e altro. Contiene una galleria fotografica realizzata da Grilz.
- La marcia dei ribelli, Spazio InAttuale editore, 2023. Realizzato da Pietro Comelli che pubblica i diari di viaggio e di guerra di Almerigo Grilz del 1986 e 1987 nelle Filippine, in Afghanistan, in Etiopia e in Mozambico[19].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Secolo d'Italia. Così Almerigo Grilz, il nostro maestro, ci insegnò a difendere il Tricolore e la libertà, su secoloditalia.it. URL consultato il 6 luglio 2025.
- ^ (SL) Priimek Gril, su Dnevnik, 2023 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2023).
- ^ a b c d e f g h i j k Gli altri mondi di Almerigo Grilz (PDF), in La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo, 4 dicembre 2023.
- ^ a b c d e (SL) NEOFASCISMO: "Grilz mi ha colpito in faccia con un altoparlante", in Primorski dnevnik, 11 maggio 2024.
- ^ Inviato ignoto Memoria negata, 20 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2018).
- ^ 19 maggio 1987: chiedimi chi era Almerigo Grilz - TicinoNotizie.it, su ticinonotizie.it.
- ^ Almerigo Grilz professione reporter militante, in Secolo d'Italia, 5 ottobre 2012.
- ^ Il Giornale. Mozambico, una targa per Almerigo Grilz, su ilgiornale.it. URL consultato l'8 luglio 2025.
- ^ A trent’anni dalla morte, Trieste commemora Almerigo Grilz, in Secolo d'Italia, 18 maggio 2017.
- ^ Ventennale della morte del giornalista Almerigo Grilz. Attacchi all’Assostampa e all’Ordine del Friuli Venezia Giulia da esponenti politici di An e da alcuni giornalisti, su Federazione Nazionale Stampa Italiana, 22 maggio 2007.
- ^ "L'inviato ignoto", Terra! di Tony Capuozzo, Canale 5, 20 MAGGIO 2007, su youtube.com.
- ^ Mario Capanna e Gianluca Semprini, Neri!, Roma, Newton Compton, 2012, ISBN 9788854146952. Google Books.
- ^ Sudnews.tv. Toponomastica a Nardò: i nomi di destra e di sinistra per le nuove strade, su sudnews.clio.it. URL consultato il 4 luglio 2025.
- ^ Il saluto romano alla commemorazione di Almerigo Grilz a Trieste, morto in Mozambico, in La Stampa, 19 maggio 2023.
- ^ La contestazione al Premio Grilz: «Era un camerata violento, non un modello da seguire», in Il Piccolo, 7 maggio 2024.
- ^ FilmItalia, scheda "Albatross"
- ^ Secolo d'Italia. Almerigo Grilz non è più «l’inviato ignoto»: il 3 luglio nelle sale “Albatross”, il film di Giulio Base ispirato alla sua vita (video), su secoloditalia.it. URL consultato il 6 luglio 2025.
- ^ La storia militare. Gli occhi della guerra, su lastoriamilitare.com. URL consultato l'8 luglio 2025.
- ^ Secolo d'Italia. “La marcia dei ribelli”, pubblicati i diari di Almerigo Grilz che ci porta in viaggio dall’Afghanistan al Mozambico, su secoloditalia.it. URL consultato il 5 luglio 2025.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- L'elenco completo dei giornalisti italiani morti in guerra (dopo la fine del secondo conflitto mondiale), su ilariaalpi.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 53605913 · LCCN (EN) n2007068240 |
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