Alessandro Pirzio Biroli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Alessandro Pirzio Biroli

Governatore dell'Amara
Durata mandato1º giugno 1936 –
15 dicembre 1937
Predecessorecarica istituita
SuccessoreOttorino Mezzetti

Governatore del Regno del Montenegro
Durata mandato23 luglio 1941 –
13 luglio 1943
Predecessorecarica istituita
SuccessoreCurio Barbasetti

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
Professionesportivo, militare
Alessandro Pirzio Biroli
NascitaCampobasso, 23 luglio 1877
MorteRoma, 20 maggio 1962
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
Anni di servizio1918 – 1943
GradoGenerale d'armata
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
voci di militari presenti su Wikipedia
Alessandro Pirzio Biroli
Alessandro Pirzio Biroli (terzo da sinistra)
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Scherma
Specialità Sciabola, spada
Palmarès
 Olimpiadi
Argento Londra 1908 Sciabola squadre
Statistiche aggiornate al 1º novembre 2008

Alessandro Pirzio Biroli (Campobasso, 23 luglio 1877Roma, 20 maggio 1962) è stato un generale e schermidore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era di famiglia con lunghe tradizioni militari: il padre Carlo Alberto fuggì di casa a 16 anni per combattere con Garibaldi a Bezzecca[1]. Egli stesso era cugino del sottosegretario al Ministero delle Colonie Alessandro Lessona[2] e nipote di Luigi Nelson Pirzio Biroli[3]; suo figlio Carlo Pirzio Biroli[2] verrà decorato con medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Al termine della Grande guerra, iniziata con il grado di capitano, venne promosso brigadiere generale (oggi generale di brigata) per meriti di guerra. Tra il 1922 e il 1927, fu a capo della missione militare italiana di istruzione in Ecuador. Promosso generale di divisione nel 1928, nel 1932 fu comandante della 13ª Divisione militare territoriale di Udine. Promosso generale di corpo d'armata nel 1933, tra il luglio 1933 e il marzo 1935 fu comandante del V Corpo d'armata territoriale di Trieste. Quindi partecipò alla guerra d'Etiopia (nel corso della quale occupò Dessiè) in qualità di comandante del Corpo d'armata eritreo, e divenne in seguito Governatore dell'Amara dal 1º giugno 1936 al 15 dicembre 1937[4].

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Rientrato dall'Etiopia, rimase senza incarichi fino al febbraio 1941, quando gli venne affidato il comando della 9ª Armata italiana, in sostituzione del generale Mario Vercellino. Nel luglio dello stesso anno gli fu affidato il comando di Superalba. Tra il 3 ottobre 1941 e il 20 luglio 1943 fu Governatore del Regno del Montenegro, dove era stato inviato il 15 luglio 1941 con pieni poteri militari e civili per reprimere la rivolta scoppiata due giorni prima[4].

Convinto che "... il regio esercito avrebbe portato in dono la superiore "civiltà latina", la "millenaria civiltà di Roma", come la chiamava il generale stesso, egli fu artefice della brutale repressione della rivolta scoppiata nel 1941 in Montenegro"[5]. In Montenegro e nelle Bocche di Cattaro il generale Alessandro Pirzio Biroli additava ad esempio da imitare i metodi dei tedeschi; nel gennaio 1942 egli ordinò che per ogni soldato ucciso o ufficiale ferito la rappresaglia avrebbe compreso una proporzione di 50 ostaggi fucilati per ogni militare italiano e di 10 ostaggi fucilati per ogni sottufficiale o soldato ferito.[6]

«La favola del buon italiano deve cessare [...] per ogni camerata caduto paghino con la vita 10 ribelli. Non fidatevi di chi vi circonda. Ricordatevi che il nemico è ovunque; il passante che vi saluta, la donna che avvicinate, l'oste che vi vende il bicchiere di vino [...] ricordatevi che è meglio essere temuti che disprezzati.»

«Tutto il popolo sappia che ogni partigiano, ogni collaboratore, informatore e simpatizzante dei partigiani sarà fucilato sul luogo della cattura.»

In proposito il generale aveva redatto un opuscolo in cui, secondo la copia che ne distribuisce l'ANPI di Treviso[7], si legge:

«Odiate questo popolo. Esso è quel medesimo popolo contro il quale abbiamo combattuto per secoli sulle sponde dell'Adriatico. Ammazzate, fucilate, incendiate e distruggete questo popolo.»

Fu decorato con l'ordine della Gran Croce dell'Aquila Tedesca con spada come «massimo riconoscimento delle sue splendide qualità militari e organizzative, dimostrate in numerose circostanze durante la guerra d'Abissinia e ultimamente nella campagna di Grecia e del Montenegro»[7].

Rientrò a Roma la mattina del 3 ottobre 1943, quando seppe la notizia della morte del figlio Carlo, capitano di cavalleria deceduto a Tirana il 16 settembre. Quel giorno sul quotidiano La Stampa veniva discussa la sua adesione alla nuova Repubblica Sociale «che fra la salvezza d’Italia e la monarchia, egli, vecchio soldato, non poteva esitare a scegliere il suo posto di combattimento a fianco delle forze dell’Asse». Anche se sembrerebbe che Mussolini gli abbia offerto il ministero della Difesa Nazionale, la proposta, vagliata dai tedeschi, sarebbe stata rifiutata da Pirzio Biroli[8], che invece passò le linee tedesche raggiungendo Brindisi. Il 18 ottobre 1944 fu richiamato in servizio come presidente della Commissione militare unica per la concessione e la perdita di decorazioni di valor militare.

Nonostante sia stato inserito nella lista dei soggetti più ricercati sia dalla UNWCC (Commissione delle Nazioni Unite sui crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale), sia dal CROWCASS (Registro Centrale per i Criminali di Guerra), non è stato né estradato in Jugoslavia né processato in Italia.

Collocato in congedo assoluto nel 1954, si ritirò a vita privata nella sua casa di Ciampino.

È morto a Roma il 20 maggio del 1962 come libero cittadino[9].

Carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Carriera sportiva[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1908 partecipò ai Giochi della IV Olimpiade di Londra come schermidore. Fu eliminato nei primi turni nei concorsi individuali di spada e sciabola; si aggiudicò invece un argento nel titolo a squadre di sciabola.[11][12]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

In carriera ha ottenuto i seguenti risultati:

Giochi olimpici[modifica | modifica wikitesto]

Individuale
  • -
A squadre

Campionati italiani[modifica | modifica wikitesto]

Individuale
  •   Oro nella sciabola nel 1907
  •   Oro nel fioretto nel 1909
A squadre
  • -

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di Bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di Bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di Bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro decorato di Gran Cordone - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale (ruoli combattenti) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della 9ª Armata - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dell'Aquila Tedesca - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Araldi V., Generali dell'Impero: i condottieri della guerra in A.O., Napoli, Rispoli, 1940.
  2. ^ a b Alessandro Pirzio Biroli, su treccani.it. URL consultato il 16 novembre 2018.
  3. ^ PIRZIO BIROLI UN ALTRO ILLUSTRE CAMPOBASSANO…NO ANZI, DUE, su stefanovannozzi.wordpress.com. URL consultato il 16 novembre 2018.
  4. ^ a b Regio Esercito Italiano, Stato di servizio di Pirzio Biroli Alessandro
  5. ^ Filippo Focardi, Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, Laterza, Roma-Bari 2013, pag. 130
  6. ^ Davide Conti, L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della «brava gente» (1940-1943), Odradek, Roma 2008, pag. 129
  7. ^ a b Fonte, su anpitreviso.it. URL consultato l'8 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2018).
  8. ^ De Felice, 1997, p. 367.
  9. ^ Effie G. H. Pedaliu, Britain and the 'Hand-over' of Italian War Criminals to Yugoslavia, 1945-48, in Journal of Contemporary History, Vol. 39, No. 4, Special Issue: Collective Memory (Oct., 2004), pp. 503-529.
  10. ^ Biography of General Alessandro Pirzio Biroli, su generals.dk. URL consultato il 5 aprile 2010 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2010).
  11. ^ Alessandro Pirzio Biroli Olympic Results, su sports-reference.com. URL consultato il 5 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2011).
  12. ^ Sabre Team Man, su olympic.org. URL consultato il 12 ottobre 2012.
  13. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 221 del 22 settembre 1937, pag. 3.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN90207791 · ISNI (EN0000 0000 6189 2824 · SBN CUBV093366 · WorldCat Identities (ENviaf-90207791