Coordinate: 37°04′30″N 15°16′40″E

Parco archeologico della Neapolis: differenze tra le versioni

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Parco archeologico della Neapolis
Un tratto del Parco nei pressi dell'Anfieatro romano.
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàSiracusa
IndirizzoViale Paradiso, 12 - Siracusa, Via Luigi Bernabo' Brea 36, 96100 Siracusa e Via Luigi Bernabo' Brea, 96100 Siracusa
Caratteristiche
TipoParco archeologico
Superficie240.000 mq
Inaugurazione1952 - 1955
IngressiVia Paradiso, 14
Realizzazione
ProprietarioComune di Siracusa
Mappa di localizzazione
Map
Mappa del Parco archeoloigico disegnata dall'archeologo palermitano Francesco Saverio Cavallari[1] (1809 - 1896).
File:Anfiteatro romano di Siracusa (immagine 3).jpg
L'Anfiteatro romano visto dall'alto
L'Ara di Ierone II
Il Teatro greco
La Grotta del Ninfeo
File:Latomie - Parco Neapolis Siracusa.jpg
Le latomie della Neapolis
Le latomie della Neapolis
Le latomie della Neapolis

Il Parco Archeologico della Neapolis è un'area naturale colma di monumenti appartenenti a più epoche diverse della storia siracusana.
Per la quantità e la rilevanza dei suoi monumenti è considerata una delle zone archeologiche più importanti della Sicilia[3], nonchè tra le più vaste del Mediterraneo[4].

Storia del Parco

Il parco, situato nella circoscrizione della Neapolis e corrispondente all'antica città-quartiere siceliota di Neapolis (dal greco "Νεάπολις" "Città Nuova"), racchiude la maggior parte dei monumenti siracusani e venne istituito con i fondi economici della Cassa per il mezzogiorno tra il 1952 e il 1955. Tra gli altri presero parte ai numerosi scavi archeologici, che riportatono alla luce reperti preziosi, i due noti archeologi Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brea. Il parco venne istituito con l'intenzione di racchiudere in un unico sito protetto tutti i monumenti aretusei che si trovavano in quella zona, evitando così che essi potessero un giorno trovarsi in pericolo a causa della costruzione edilizia.

Dagli anni '50 agli '80 la città di Siracusa ebbe infatti un notevole aumento della popolazione (da 66.000 a 117.000 abitanti) e con un incremento demografico così accellerato nel giro di soli tre decenni anche il tessuto urbano mutò progressivamente e molte zone che un tempo erano solo comapagna divennero edificate. Numerose nuove abitazioni si sostituirono a necropoli, terme, templi, strade antiche. Molti monumenti dell'antica città furono dunque sommersi dalla nuova edilizia. Ciò non avvenne invece per i monumenti all'interno del Parco della Neapolis che essendo recitanti dall'esterno e dunque essendo vietata qualsiasi tipo di costruzione interna al suo perimetro, vennero salvaguardati dall'espandersi della città.

Tale parco, oltre ai monumenri, ha protetto i numerosi alberi e dunque la delicata flora della zona che insieme alle architetture compongono l'area verde urbana più vasta di Siracusa.

Il tratto del parco nei pressi della Latomia del Paradiso; vasta area verde del sito, nota per le sue cavità di roccia bianca calcarea.

Il Parco

Aspetto naturalistico

Il clima nella zona del parco può definirsi piuttosto complesso, la folta vegetazione infatti lo rende umido soprattutto nei punti più profondi, mentre varia per divenire caldo e arido nei luoghi soleggiati a cielo aperto; come ad esempio nella zona del Teatro greco che si trova vicino al punto più alto del rilievo montuoso che contraddistingue il parco. I fattori che influenzano questo tipo di clima sono i venti salini di mare (il parco si trova a poca distanza dal mare) e la poca piovosità della zona.

La vegetazione del parco è molto variegata. Negli ultimi tempi i forestali che si occupano della sistemazione del parco hanno censito oltre 250 specie di piante.[5] Tra gli alberi più diffusi si hanno gli alberi sempreverde come gli ulivi, i cipressi mediterranei, i pinus halepensis (pini di origine mediterranea)[6], la phoenix dactylifera (la palma che produce i datteri)[6], i ficus e diversi altri. Sono diffusi anche gli alberi di agrumi (arance e limoni soprattutto). Diffuso è anche l'albero del carrubbo che si adatta ai climi più caldi del mediterraneo. Poi vi è ll melograno, il cui albero in botamica si chiama punica granatum, altro frutto caratteristico del parco, infatti un tempo la zona dove si trova l'Anfiteatro romano era detta "la fossa dei granati" cioè la fossa dei melograni, nome datole proprio per l'abbondanza degli alberi di questo frutto che vi crescevano intorno, considerati fin dall'antichità come il simbolo della fertilità[6]:

«Oltre il teatro poi volle il Bonanni che ci fosse un Anfiteatro, e ne additava le reliquie nel luogo detto la Fossa dei granati, ovvero il Colosseo.»

L'origano è una pianta aromatica molto caratteristica del parco, qui infatti sul rilievo montuoso del colle Temenite cresce una specie rara di originano detta Origanum onites:

«L'Origanum onites si rinviene particolarmente nei colli Iblei più prossimi a Siracusa ove fu raccolto dal Boccone, non che nei contorni di quella città; ma quando è nel vigore della vegetazione, le foglie non sono così picciole come vengono dal Boccone stesso rappresentate, e come si descrivono dal Wildenow, emulando allora in grandezza quella dell'Origanum smyrneum.»

Il nome dell'origano deriva dalla lingua greca; da "oros" che significa monte e da "ganos" che significa splendore, bellezza; lo splendore del monte, poiché questa pianta è particolarmente significativa e il suo fiore copre decorando il suolo in cui cresce. Si narra che fu Alessandro Magno ad importarlo in Europa proveniente dalle sue avventure in Oriente, ma dato che la rara specie di origano che cresce solo a Siracusa (Colle Temenite, Tonnara di Santa Panagia, Balza di Akradina[8]) e in alcune zone di Catania, è stata definita di seme autoctono[9], ciò lascia pensare che l'origano qui abbia avuto una propria diffusione naturale senza importazione dell'epoca alessandrina. L'onites è identificata nel Mediterraneo orientale. Grazie alle pareti calcaree vi crescono anche i capperi (Capparis spinosa), altra pianta aromatica che predilige le zone rampicanti costiere e rocciose come il terreno del parco siracusano. Altra pianta aromatica presente è il thymus vulgaris (il timo).

La macchia mediterranea costituisce la flora del parco; vi sono gli arbusti di myrtus communis (il mirto)[6], pianta di origine antica e profumata; l'acanthus mellis (le foglie d'accanto)[6], sono note perchè vennero riprodotte come modello architettonico greco-antico nel famoso Ordine corinzio.

Nel parco si ha la crescita di piante caratteristiche come il antirrhinum siculum miller; il barboncino mediterraneo; le polygonaceae; l'hedera helix (edera rampicante), specie ruderale che vi si trova per via delle zone ombrose e rocciose; il rubus fruticosus (la pianta chiamata rovo) che produce dei frutti a drupeole.

Molte di queste piante producono dei fiori notevoli. La composizione floreale del parco è data dall'hibiscus (specie tiontun) con dei grandi fiori campanulati di svariati colori; dalla malva sylvestris, fiore presente nei luoghi incolti; dalla campanula (specie rupestris), grandi fiori a forma di campanella e di colore blu, cresce lungo le pareti rocciose e i muri; dalla bouganvillea (specie spectabilis), fiore brasiliano importato nell'ottocento; dal fiore dell'arbusto Tamarix gallica, una notevole pianta che si riempie di fiori rosa o bianchi, diffusa nel Bacino del Mediterraneo.[6] Anche la nymphaea, il fiore che cresce nell'acqua, fa parte della vegetazione del parco poiché cresce sul terrazzo del colle Temenite dove vi è la grotta che trae radice dal suo nome.[10][11]

Uno dei tratti iniziali del Parco nei pressi dell'Anfiteatro romano.

La morfologia del parco

Il parco è posto sul modesto rilievo montuoso detto colle Temenite. Questo rilievo, così come il monte Epipoli, fa parte dei rilievi montuosi, non di elevate altezze, che attraversano il territorio urbano di Siracusa.

Il colle divide in due le caratteristiche territoriali del parco. A sud di esso vi si trovano i primi monumenti della Neapolis, dirigendosi verso nord si trovano invece le profonde latomie, scavate appunto nella roccia di questo colle. Sopra la sua cima, detta terrazzo, vi si trovano ancora altri monumenti.

Questo colle è menzionato da Tucidide, poiché egli nel descrivere la guerra che Atene mosse a Siracusa, parla di dove si accamparono i soldati ateniesi:

«Or le indicazioni di Tucidide concorrono tutte a mostrare l'identità della rupe con quella che sovrasta il paesaggio che oggi addimandasi la portella del Fusco. E perchè possa venire più chiaro quanto si è per noi asserito, riferiremo ciò che scrive il medesimo storico al proposito di Gilippo, che salito per l'Eurialo alle Epipoli, si avvicinò alle fortificazioni nemiche dietro le quali tenevasi Nicia; del che avvedutosi Gilippo, si condusse sopra un colle detto Temenite, ove si accampò. Risulta dunque dall'anzidetto, che la rupe, la quale formava parte essenziale della cinta innalzata da Nicia a fronte delle mura del sobborgo, esser doveva situata fra questo ed il colle.»

Il parco si trova nei pressi del fiume Anapo, ma anche al suo interno vi doveva affluire dell'acqua poiché gli storici raccontano di fonti, soprattutto nell'ottocento, una delle quali portava lo stesso nome del colle:

«Il tratto meridionale poi fra le mura di Neapoli e la sinistra sponda dell'Anapo chiamasi il Prato Siracusano, ed ivi sgorgavano verso l'Epipoli la fonte Temenite, oggi fonte dei Canali, e verso Neapoli il saluberrimo fonte Milicchio, oggi Pismotta: I campi alla destra dell'Anapo erano innaffiati dalla fonte Archimedia, presentemente detta Cefalino, dal fonte Cianna, oggi detta la Pisma, che prende corso di fiume, e si congiunge poi all'Anapo.»

Questa descrizione acquifera si riferisce al territorio che circonda il parco. Sul terrazzo del colle Temenite vi sgorga dell'acqua proveniente dall'acquedotto detto del Ninfeo, poiché le sue acque sgorgano all'interno dell'omonima grotta. Anche l'acquedotto Galermi venne a confluire all'interno del parco, poiché fu precedentemente collegato tramite un ponte, oggi non più esistente, e inoltre la piccola cascata che sgorga dalla grotta del Ninfeo pare abbia un collegamento anche con la linea acquifera del Galermi.

Il percorso dei monumenti

I monumenti sono elencati seguendo il percorso del parco

Chiesa San Nicolò ai Cordari

Venne costruita in epoca normanna subito dopo il periodo della dominazione araba nella città aretusea. Sotto di essa si trova la cosiddetta Piscina Romana. Nella chiesa di San Nicolò ai Cordari nel 1093 vennero celebrati i funerali del conte di Siracusa, Giordano d'Altavilla, figlio del gran conte Ruggero I di Sicilia. I normanni la vollero dedicare a san Nicolò di Mira. Nel 1577 la chiesa fu concessa ai cordari (fabbricatori di corde artigianali) che lavoravano le loro corde nelle latomie della Neapolis, poste oltre la chiesa. Ecco perché oggi è detta chiesa San Nicolò ai Cordari o chiesa San Nicolò dei Cordari, poiché venne frequentata dalle famiglie siracusane dei cordari[14]. Con l'istituzione del Parco nel 1955 divenne la sede dell'ufficio informazioni per i visitatori che si apprestavano a visitare il vasto parco archeologico. La chiesa ne rappresentava e ne reppresenta tutt'oggi l'ingresso.

La Piscina romana

Si tratta di grandi serbatoi d'acqua ricavati tagliando la pietra delle latomie. Queste condotte idriche naturali servivano ai siracusani nei tempi dell'Antica Roma per riempire d'acqua l'anfiteatro romano di Siracusa e dare inizio ai giochi nautici e lotte acquatiche.

Anfiteatro romano di Siracusa

Viene considerato come una delle realizzazioni edilizie più rappresentative della prima età imperiale romana. È in gran parte scavato nella roccia e per la costruzione della parte nord orientale si è sfruttato il pendio della balza rocciosa. L'anfiteatro, riportato alla luce nel 1839 da duca di Serradifalco[15] - ha dimensioni monumentali: sembra si possa valutare lungo m 140 e largo m 119)[16]. Il monumento ha due ingressi ed è servito da un articolato sistema di scale che scendono dalla quota superiore posta all'esterno. L'arena era dotata, al centro, di un ampio vano rettangolare, originariamente coperto, collegato attraverso un passaggio sotterraneo con l'estremità meridionale del monumento, sull'asse del corridoio di ingresso. Intorno all'arena la cavea è distinta da un alto podio, dietro il quale corre un corridoio coperto con varchi per l'accesso all'arena dei gladiatori e delle belve.

Sarcofagi di pietra romani

La parola theatron deriva quasi sicuramente dal verbo theaomai che significa guardo sono spettatore. In origine questa parola indicava la massa degli spettatori e solo più tardi indicò il luogo in cui essi convenivano. Ma con il IV secolo a.C. essa indicò l'area destinata agli spettacoli. Le parti principali del teatro sono: la cavea,

Ara di Ierone II

Ciò che rimane oggi sono quasi esclusivamente le strutture basamentali, ricavate nella parte bassa del declivo roccioso del Colle Temenite. La struttura in blocchi superiore infatti, venne asportata quasi completamente nel XVI sec per essere riutilizzata nella costruzione delle fortificazioni spagnole della città. Fu dedicato a Zeus Eleutherios. Del monumento si conserva l'immenso basamento roccioso lungo circa m 198 m e largo m 22[17], che per circa la sua metà settentrionale insiste su un'enorme cavità sotterranea forse di formazione naturale, usata in passato per l'estrazione della roccia, prima della costruzione dell'ara.

Teatro Greco di Siracusa

Il Teatro greco di Siracusa è un teatro costruito nella sua prima fase nel V secolo a.C. sulle pendici sul lato sud del colle Temenite e rifatto nel III secolo a.C. e ancora ritrasformato in epoca romana. In epoca greca vi vennero rappresentate grandi tragedie e commedie; Eschilo vi presentò per la prima volta I Persiani e le Etnee dedicandole a Gerone I. La cavea aveva un diametro di 138,60 metri, uno dei più grandi del mondo greco, ed era in origine costituita da 67 ordini di gradini, per la maggior parte scavati nella roccia viva e divisi in 9 settori ("cunei") da scalinate. Molte delle sue importanti parti architettoniche furono distrutte ed esportate dagli spagnoli nel 1500. Ancor oggi al Teatro greco si rivivono i fasti del passato portando in scena le tragedie greche con periodo stagionale.
Sul Terrazzo del Colle Temenite

Grotta del Ninfeo

La grotta si trova vicino alla parte più elevata del piccolo rilievo montuoso, su una terrazza rettangolare che costeggia il teatro greco e si apre al centro della parete rocciosa dove un tempo si trovava un porticato chiuso a forma di lettera "L". Al suo ingresso erano poste delle statue dedicate alle Muse. Il Ninfeo siracusano si pensa fosse l'antica sede del Mouseion (il santurario delle muse), sede della Corporazione degli artisti, dove gli attori siracusani si riunivano prima di scendere nel teatro. La grotta presenta un soffitto a volta e al suo interno vi è una vasca di forma rettangolare nella quale si raccoglie l’acqua che scorre a cascata da una cavità posta nel fondo della parere rocciosa. Accanto alla parete d'ingresso si notano delle edicole votive che servivano per la pratica del culto degli eroi (Pìnakes)[18].

Via dei Sepolcri

E' una suggestiva strada lunga 150 metri che conduce alla cima del Colle Temenite, attraversandola si notano le alte pareti rocciose che la circondano da entrambi i lati e le edicole votive che vi sono state scavate lungo tutto il tragitto. Siracusa avendo un'importante tradizione greca conosceva e praticava il culto degli Eroi; gli Eroi erano in epoca antica delle persone considerate dei "Semidei". Poi in epoca greca successiva quando si parlava di "Eroe" si intendeva dire un "defunto" che si era particolarmente distinto in vita e per questo da morto meritava di essere "eroicizzato", ovvero di essere onorato e venerato come si veneravano gli eroi mortali. La Via è in salita e curva prima verso ovest e poi verso nord. Essa conduce nel punto più alto del Colle siracusano. Salita la Via dei Sepolcri si spunta sulla cima del rilievo montuoso detto Colle Temenite. Qui sono stati individuati i resti del Santuario di Apollo Temenite (termine greco "Temenos" che significa "Recinto sacro") che dà il suo nome all'intero Colle.[6]

Mulini di Galerme

I Mulini di Galerme furono un complesso di mulini ad acqua posti sopra la cavea del Teatro Greco di Siracusa; risalenti ad epoca tardo-medievale. Prendono il nome dall'acquedotto Galermi. Di questo complesso oggi è rimasta visibile solamente la cosiddetta casetta dei mugnai; una sorta di torre collegata al periodo storico dei Mulini di Galerme i quali vennero edificati al tempo del feudalesimo siciliano intorno alla delicata e archeologica zona del colle Temenite. Interessante da un punto di vista architettonico doveva essere l'alto Ponte canale dei mulini, anch'esso demolito nel periodo ottocentesco. Sotto l'intatta casetta dei mugnai è stata ritrovata una grotticella funeraria a forno, databile al periodo siculo; ritrovamento importante poiché dà l'ulteriore conferma che il riliveo del Temenite fu frequentato già in epoca pre-greca.

Le Latomie del parco

Latomie siracusane

«Con questo greco nome si appellarono ivi le tagliate di pietra, cioè i luoghi delle sue colline, onde le pietre necessarie alle fabbriche si trassero, e che servirono poi di prigioni. Vasta e magnifica opera (scriveva così Cicerone, dopo d'averle visitate), di più re e tiranni, per meravigliosa altezza, ed a forza d'innumerevoli braccia cavata nel sasso, di cui nulla può farsi nè immaginar di più chiuso, di più riposto, di più custodito.»

La Grotta dei Cordari
Il plurisecolare "Ficus delle Pagode"; dai siracusani chiamato "l'Albero Secolare"
Sentiero del parco vicino alla zona delle grandi latomie

Latomia del Paradiso

«Fra queste latomie è più d'ogni altra considerevole quella che addimandasi del Paradiso, e per la sua ampiezza estraordinaria, e perchè va ad essa congiunto il famoso Orecchio di Dionisio. Giace questa latomia poco al di sotto del teatro ed è quasi interamente priva di volta, se non che un vasto pilastro che vi sorge nel mezzo dà a divedere che anch'ella sia stata coperta nè vetusti tempi.»

La latomia del Paradiso è la più grande della Neapolis e quella posta più ad occidente, vicino l'Area di Ierone II.[19][20]Il suo percorso è solo parzialmente visitabile, poiché alcuni punti sono chiusi e non persorribili. In alcuni suoi tratti raggiunge la considerevole profondità di 45 metri[19], da essa si estraevano i blocchi di pietra più grandi[20]. Da essa si aprono delle grandi cavità chiamate Orecchio di Dionisio, Grotta dei Cordari e Grotta del Salnitro.
Orecchio di Dionisio
Questo nome le fu dato da Caravaggio, poiché quando la vide e conobbe la storia che la legava al tiranno Dionisio I di Siracusa, il quale dall'interno delle latomia udiva in segreto ciò che dicevano i suoi prigionieri, pensò che il nome di "Orecchio" data la sua storia e la forma, simile ad un immenso padiglione, fosse davvero appropriato. La sua altezza è di 20 metri presso l'ingresso, all'interno invece aumenta divenendo 35 metri.[21] La sua larghezza va dai 5 agli 11 metri[21] e si estende per una profondità di 65 metri[21].
La Grotta dei Cordari
La Grotta dei Cordari è un'altra cavità artificiale. Prende il suo nome dall'attività dei fabbricatori di corde artigianali, all'opera già dall'epoca medievale e fino alla seconda metà del '900. Proprio in questa grotta si narra che venissero rinchiusi i prigionieri del tiranno Dionisio I. Il poeta Filosseno di Citera , che contraddisse il tiranno pungendolo sulla sua scarsa vena poetica, venne rinchiuso diverse volte nella latomia del Paradiso, dove compose la sua più nota opera intitolata Ciclope; vi è un dubbio se si trattasse dell'Orecchio di Dionisio o della Grotta dei Cordari, poiché secondo le testimonianze di Claudio Eliano, Filosseno venne rinchiuso «nella grotta più bella delle Latomie»[20] ed entrambe queste grotte, sia per il taglio che per i colori prodotti, sono di notevole bellezza.[22]
La Grotta del Salnistro
Il suo nome deriva dalle colorazioni delle sue pareti, simile alle sfumature del minerale salnitro. Essa non è artificiale poiché si è formata naturalmente dopo un crollo avvenuto nelle latomie, le cui rocce sono andate a depositarsi formandola. Anche le sue pareti servirono per l'estrazione della pietra siracusana con la quale si edificò la polis siceliota.

Latomia dell'Intagliatella

Questa latomia è collegata a quella del Paradiso tramite una breve galleria. Essa è il frutto di secoli di erosione e acque meteoriche che ne hanno levigato le pareti dandole la forma attuale. Il suo segno più riconoscibile e caratteristico è un'alta e lunga roccia posta all'interno del suo perimetro.[21]

Latomia di Santa Venera

La latomia di Santa Venera è quella posta più a oriente di tutto il parco. Nota per il suo giardino sub-tropicale coltivati fin dall'epoca settecentesca; in alcune delle sue pareti sono visibili le edicole votive, a testimonianza che in questa latomia si praticava il culto degli Eroi. Qui vi è l'enorme "Ficus delle Pagode"; un esemplare plurisecolare di ficus Macrophylla. Viene detto delle Pagode poiché li suo significato è religioso (la pagoda è un edificio orientale religioso), generalmente qusti alberi non raggiungono elevate altezze se piantati fuori dalle loro terre d'origine, ma il ficus siracusani fa un'eccezione poiché esso ha raggiunto elevate altezze e robusti rami dimostrando di avere trovato un clima adatto ad esso tra le latomie aretusee. Gli abitanti della città lo conoscono meglio col nome di "Albero Secolare", visibile anche dall'esterno del parco.[21]

La Necropoli Grotticelle

Necropoli Grotticelle e Tomba di Archimede

Lasciando la latomia di Santa Venere si giunge alla parte finale del parco che comprende la Necropoli Grotticelle, anch'essa visibile dall'esterno del parco poiché si trova nei pressi di una densa zona urbana.

Degli scavi effettuati nei pressi di questa necropoli hanno riportato alla luce un tratto di strada e delle strutture murarie d'epoca pre-greca o greca, inoltre sono stati trovati i resti di quello che potrebbe essere un edificio sacro edificato su una precedente costruzione più arcaica.

All'interno della necropoli vi sono numerose tombe sia d'epoca sicula, greca e romana. Le tombe a fossa del periodo siculo e greco non sono molto visibili mentre spiccano all'occhio le tombe a camera d'epoca imperiale romana.

La presunta Tomba di Archimede

Tra queste tombe a camera vi è la presunta "Tomba di Archimede"[23]; è la più vistosa, presenta in rilievo dalle semicolonne doriche e sopra, sempre scolpito sulla roccia, vi è un frontone a timpano. Con il tempo questa tomba è stata appellata come la Tomba di Archimede; poiché l'odierna popolazione siracusana ha ritenuto che la tomba più maestosa che si abbia in città poteva solo essere del più illustre siracusano di tutti i tempi. Ma si sono sbagliati, perchè questa tomba è stata datata al periodo romano imperiale, dunque molti secoli dopo il tempo di Archimede, ed inoltre al suo interno sono state rinvenute delle urne cinerarie, ed è risaputo che i sicelioti siracusani non avevano l'usanza delle ceneri ma bensì quella della sepoltura. I romani invece usavano le ceneri e il colombario romano della Neapolis lo dimostra. Data la sua grandezza e la sua vistosità come punto geografico, si è pensato che essa fosse dedicata a illustri personalità siracusane-romane di quel periodo.

La vera Tomba di Archimede

Il luogo dove si trova la vera Tomba di Archimede è tutt'oggi sconosciuto. Le ipotesi variano dalla Via dei Sepolcri, ad Acradina, presso il fiume Ciane, ma quale sia il vero luogo non è stato attualmente scoperto. Cicerone fu l'unico ad avere lasciato testimonianza scritta sul luogo esatto del sepolcro di Archimede, poiché fu egli a ritrovarlo durante la sua permanenza in Sicilia; trovò la tomba dell'illustre matematico abbandonata e dimenticata dai siracusani che centocinquant'anni dopo l'Assedio romano, il quale portò all'uccisione di Archimede e alla presa della polis, sembravano aver perso la memoria di ciò che accedde nella loro patria e insistevano nel dire a Cicerone che Archimede non poteva trovarsi a Siracusa, altrimenti loro lo avrebbero certamente saputo. Ma Cicerone gli smentì cercando con determinazione la tomba archimedea, fino a quando la trovò.
Così gli storici ci descrivono quella scoperta:

«Una città greca, dic'egli (Cicerone), che era stata la madre delle scienze non avrebbe conosciuto il tesoro che possedeva, se un Arpinate non lo avesse scoperto!»

«Essendo questore, trovai il suo sepolcro, di cui i Siracusani negavano l'esistenza, tutto circondato e rivestito di rovi e cespugli. Ricordavo di alcuni senari, che si dicevano scritti sulla sua tomba: dicevano che sulla sommità del sepolcro era posta una sfera con un cilindro. Un giorno scrutavo ogni angolo con lo sguardo (fuori della porta sacra a Ciane c'è un gran numero di sepolcri) e scorsi una piccola colonna che non sporgeva molto dai cespugli, su cui vi era l'immagine di una sfera e di un cilindro. Dissi subito ai Siracusani (si trovavano con me i più eminenti) che pensavo si trattasse di ciò che cercavo. Si mandò molta gente con falci e il luogo ripulito e sgombrato. Quando fu liberato l'accesso, ci avvicinammo al lato frontale del piedistallo: si vedeva un epigramma i cui versi erano corrosi verso la parte finale.»

Una sfera ed un cilindro, i simboli posti dal generale romano Marco Claudio Marcello per onorare la tomba del famoso matematico inventore. Cicerone parla del Ciane e di molti sepolcri, dunque il luogo della vera tomba di Archimede sembrerebbe trovarsi o alla Neapolis oppure all'Acradina, entrambe vicine al lato sud delle porte aretusee alle quali fa riferimento l'oratore romano.

Note

  1. ^ Francesco Saverio Cavallari, su treccani.it.
  2. ^ Biagio Tommaso Poidimani - Siracusae, su siracusae.it.
  3. ^ Luigi Bernabò Brea, Madeleine Cavalier, Maria Bernabò Brea, In memoria di Luigi Bernabò Brea, M. Grispo, 2002
  4. ^ Siracusa, L'assessore all'Urbanistica Giansiracusa fa luce sull'isituzione del Parco Archeologico, su siracusanews.it.
  5. ^ La Neapolis di Siracusa bonificata dai forestali. «Latomie visitabili dopo decenni», su gds.it. URL consultato il 3 luglio 2013.
  6. ^ a b c d e f g Parco archeologico di Siracusa (PDF) (PDF), su farch.unict.it.
  7. ^ Guglielmo Capozzo, Memorie su la Sicilia ratte dalle più celebri accademie e da distinti libri di società letterarie e di valent' uomini nazionali e stranieri, con aggiunte e note, 1840
  8. ^ Natura Sicula - Colle Temenite, su naturasicula.it.
  9. ^ piante forestali - Ambiente Sicilia, su vivaiambientesicilia.it.
  10. ^ Giallo Zafferano - Il parco archeologico della Neapolis di Siracusa (immagine delle ninfee), su blog.giallozafferano.it.
  11. ^ Ninfea mon amour - Archivio storico - Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.it.
  12. ^ Domenico Lo Faso Pietrasanta, Le antichità della Sicilia esposte ed illustrate per Domenico Lo Faso Pietrasanta duca di Serradifalco , Tipografia del Giornale Letterario, 1840
  13. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni ..., Tipografia Emiliana, 1854
  14. ^ La basilica di S. Nicolò dei Cordari
  15. ^ - Per una bibliografia antica sul Serradifalco vedi ad esempio Alessio Narbone, Bibliografia sicola sistematica, o Apparato metodico alla storia letteraria della Sicilia, Palermo 1851, § III, p. 9.
  16. ^ Sicilia, Touring Club D'Italia (1989) pag. 593 ISBN 88-365-0350-0
  17. ^ Parco Archeologico: Ara di Ierone II - IbmsNet, su ibmsnet.it.
  18. ^ Giuseppe Bellafiore, La civiltà artistica della Sicilia dalla preistoria ad oggi, F. Le Monnier, 1963
  19. ^ a b Latomie - Galleria Roma, su galleriaroma.it.
  20. ^ a b c Le bellezze della Sicilia sud orientale - Le Latomie, su sudestsicilia.altervista.org.
  21. ^ a b c d e Massimiliano Masullo, La leggenda dell'orecchio di Dionisio in Siracusa - Academia.edu, su academia.edu. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "notacinque" è stato definito più volte con contenuti diversi
  22. ^ Grotta dei Cordari, su sudestsicilia.altervista.org.
  23. ^ Viaggio a Siracusa: tomba di Archimede - IbmsNet, su ibmsnet.it.
  24. ^ Della istoria d'Italia antica e moderna del cav. Luigi Bossi, socio dell'I.R. Istituto delle Scienze ... con carte geografiche e tavole incise in rame, Volume 4, 1819
  25. ^ Renato Migliorato, Archimede: Alle radici della modernità tra storia scienza e mito, Dipartimento di Matematica - Università di Messina, 17/dic/2013

Voci correlate

Collegamenti esterni