Sepsi: differenze tra le versioni

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La '''sepsi''' è definita come disfunzione d'organo pericolosa per la vita, causata da una risposta disregolata dell'organismo ad un'infezione. (Definizione del consesus '''Sepsis-3''', 2016)<ref name="sepsis3"> {{cita pubblicazione |nome=Mervyn |cognome=Singer |etal=si |titolo= The Third International Consensus Definitions for Sepsis and Septic Shock (Sepsis-3)|rivista=JAMA |editore= |città= |volume= |numero= |anno=2016 |mese= |pp= |id= |pmid= |url=https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2492881 |lingua= |accesso=17 agosto 2020 |abstract= }}</ref>
Il termine '''sepsi''' (dal [[Lingua greca antica|greco antico]] σήψις, ''sēpsis'', "[[putrefazione]]") indica una malattia sistemica, la risposta dell'organismo (sotto forma di [[SIRS]], Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica) all'invasione di tessuti, fluidi o cavità corporee normalmente sterili da parte di [[Microrganismo patogeno|microrganismi patogeni]] o potenzialmente patogeni<ref name="Infect">{{cita pubblicazione| autore =Cinel I, Dellinger RP| anno =2007|titolo =Curr Op Infect Dis|numero=20|pp =345–352}}</ref>. Le complesse interazioni tra il microrganismo infettante, il [[sistema immunitario]] dell'ospite, le risposte infiammatorie e la coagulazione influenzano l'esito nella sepsi.<ref name="Infect"/>


La sepsi era precedentemente definita come compresenza di infezione e [[SIRS]] (Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica). Successivamente questa definizione è stata abbandonata in quanto la SIRS non è presente in alcuni casi gravi di infezione con disfunzione d'organo ed è invece presente in molti pazienti con infezione ricoverati in ospedale<ref>{{cita libro | cognome=Moroni | titolo=Manuale di malattie infettive

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Le complesse interazioni tra il microrganismo infettante, il [[sistema immunitario]] dell'ospite, le risposte infiammatorie e la coagulazione influenzano l'esito nella sepsi.<ref name="Infect">{{cita pubblicazione| autore =Cinel I, Dellinger RP| anno =2007|titolo =Curr Op Infect Dis|numero=20|pp =345–352}}</ref>

Il termine sepsi, etimologicamente, deriva dal [[Lingua greca antica|greco antico]] σήψις, ''sēpsis'', "[[putrefazione]]".



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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Sepsi
Specialitàinfettivologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM995.92
ICD-10R65.20 e R65.21
MeSHD018805
MedlinePlus000666

La sepsi è definita come disfunzione d'organo pericolosa per la vita, causata da una risposta disregolata dell'organismo ad un'infezione. (Definizione del consesus Sepsis-3, 2016)[1]


La sepsi era precedentemente definita come compresenza di infezione e SIRS (Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica). Successivamente questa definizione è stata abbandonata in quanto la SIRS non è presente in alcuni casi gravi di infezione con disfunzione d'organo ed è invece presente in molti pazienti con infezione ricoverati in ospedaleErrore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>

Il termine sepsi, etimologicamente, deriva dal greco antico σήψις, sēpsis, "putrefazione".


Malgrado sia meno conosciuta di altre malattie ha un tasso di mortalità cinque volte superiore all'ictus e dieci volte all'infarto[2]. Per aumentarne la consapevolezza nella popolazione è stata istituita la giornata mondiale della sepsi (World Sepsis Day) il 13 settembre 2013[3]. La diagnosi tempestiva è fondamentale per la gestione della sepsi, come l'inizio di una corretta terapia precoce è fondamentale per ridurre la mortalità da sepsi grave.[4]

Precedentemente la malattia era nota come setticemia (dal greco antico σηπτικός, sēptikós) ed era considerata una condizione di iper-infiammazione e coagulabilità, con conseguente danno cellulare e squilibri della circolazione. Al giorno d'oggi il termine setticemia indica lo specifico caso in cui la sepsi è accompagnata da batteriemia (sepsi batteriemica) invece che da altri tipi di infezioni, anche se a volte viene utilizzato impropriamente come sinonimo di sepsi.[5]

Epidemiologia e cenni storici

La sepsi si instaura prevalentemente in pazienti critici, immunocompromessi e anziani. Negli Stati Uniti i nuovi casi di sepsi sono stimati essere 750.000 ogni anno, con un'incidenza che è probabilmente destinata ad aumentare dell'1,5% all'anno per l'invecchiamento della popolazione.[6]

Sempre negli USA riguarda il 1-2% di tutti i ricoveri e fino al 25% dei letti disponibili nelle Unità di Terapia Intensiva (ICU), rappresentando la decima più comune causa di morte, secondo i dati del 2000 dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie ("Centers for Disease Control and Prevention").[7] A causa della sua natura particolarmente aggressiva e multifattoriale, la sepsi conduce rapidamente a morte e costituisce la principale causa di decesso nelle terapie intensive non coronariche di tutto il mondo[6], con tassi di letalità che vanno dal 20% per la sepsi al 40% per la sepsi grave, ad oltre il 60% per lo shock settico: cumulativamente, nel mondo muoiono per sepsi circa 1.400 persone al giorno.[8]

Uno dei problemi da affrontare per una gestione adeguata del paziente settico è il ritardo nell'assegnazione del trattamento corretto che fa seguito alla diagnosi. Si è dunque recentemente creato un grande progetto di collaborazione internazionale per far conoscere la sepsi e per migliorare l'outcome del paziente settico, nominato "Surviving Sepsis Campaign". Tale organismo ha già pubblicato un articolo di revisione (review) basato sull'evidenza: sono delle linee guida sulle strategie per la gestione della sepsi grave e dello shock settico,[9] con l'idea di pubblicare una serie completa di linee guida nei prossimi anni. L'applicazione in Italia di tali linee guida è in studio in alcuni reparti di Medicina d'Urgenza e di Terapia Intensiva; una delle più ampie casistiche europee è quella raccolta all'Ospedale delle Molinette di Torino.

Patogenesi

L'attivazione immunitaria che causa la sepsi è una risposta infiammatoria sistemica che causa una generalizzata attivazione delle vie dell'infiammazione e della coagulazione del sangue. Tale situazione può progredire fino allo shock settico e, anche a seguito di trattamento ottimale, può portare alla Sindrome da insufficienza multiorgano (MODS) ed eventualmente alla morte.

Condizioni e complicazioni correlate sono:

  • Coagulazione intravascolare disseminata (CID): grave stato patologico caratterizzato da anormala attivazione del meccanismo di coagulazione del sangue, che porta alla presenza disseminata di trombi ed emorragie; oltre ad esserne la causa può anche essere causata da una sepsi.
  • Necrosi tubulare acuta: porta ad insufficienza renale acuta; può derivare dall'ipoperfusione dei reni in caso di sepsi (cioè: non arriva sangue a sufficienza ai reni, e così questi smettono di funzionare).
  • Sindrome da insufficienza multiorgano (MODS): può essere causata anche dalla sepsi.
  • Meningite: infezione del tessuto che ricopre il Sistema Nervoso Centrale, ossia l'encefalo ed il midollo spinale; può essere una causa od una complicazione della sepsi.
  • Endocardite: infezione della superficie interna del cuore, a contatto con il sangue; come altri quadri patologici può essere una causa od una complicazione della sepsi.
  • Piemia: è un tipo di sepsi che porta alla formazione di ascessi disseminati, solitamente causata da Stafilococchi.
  • Chetoacidosi nei pazienti affetti da Diabete mellito, soggetti allo sviluppo di iperglicemia in caso di sepsi. La chetoacidosi aggrava l'ipotensione, aumentando perciò il rischio di uno shock settico.
  • Sofferenza ischemica miocardica, dovuta all’ipoperfusione del cuore, che può portare a grave insufficienza cardiaca. Si può verificare in tutti i casi di sepsi e shock settico ma è più grave nei pazienti anziani cardiopatici.

Entro dodici ore dal sospetto di sepsi è essenziale confermare o escludere qualsiasi fonte di infezione che richiederebbe un controllo, come infezioni del tessuto molle necrotizzante, peritonite, colangite, infarto intestinale.[4]

Clinica

La sepsi è definita come una infezione sospetta o documentata a cui si associno almeno due dei seguenti parametri alterati:[10]

1. Parametri generali

  • Temperatura corporea>38,3°C oppure <36°C;
  • Frequenza cardiaca>90 bpm oppure 2 deviazioni standard al di sopra del limite superiore del range di normalità per l'età;
  • Frequenza del respiro>20 atti/min;
  • Glasgow Coma Scale ridotto (da un massimo di 15, indicante la normalità, ad un minimo di 3, indicante la totale assenza di risposta agli stimoli esterni);
  • Edema significativo o bilancio idrico positivo>20 ml/kg di peso corporeo nel corso di un periodo di 24 ore;
  • Ipotensione arteriosa: intesa come pressione sistolica<90 mmHg, pressione arteriosa media<70 mmHg, diminuzione della pressione sistolica>40 mmHg negli adulti oppure due deviazioni standard al di sotto della norma per età;
  • Segni di ipoperfusione: dipende dalla fase evolutiva della sepsi, nella prima fase la cute è calda ed eritematosa, poi fredda e pallida per la redistribuzione centrale del flusso sanguigno. In quest'ultima fase si può riscontrare diminuzione del riempimento capillare.

2. Parametri di laboratorio

  • Glicemia>140 mg/dl (oppure >6,7 mmol/l) in assenza di diabete;
  • Leucociti>12.000/mm3 oppure <4.000/mm3 o conta leucocitaria normale con forme immature>10%;
  • Trombociti<100.000/mm3;
  • Aumento del tempo di protrombina (PT), dell'INR (>1,5) e/o del tempo parziale di tromboplastina attivata (aPTT, >60 secondi);
  • Proteina C-reattiva due deviazioni standard al di sopra del limite della norma;
  • Procalcitonina plasmatica due deviazioni standard al di sopra del limite della norma;
  • Saturazione venosa di ossigeno>70%;
  • Gittata cardiaca>3,5 l/min/m2 di superficie corporea;
  • Aumento del livello di creatinina >0,5 mg/dl (>44,2 mmol/l);
  • Ipossiemia arteriosa: pressione parziale dell'ossigeno arterioso [PaO2] / frazione di ossigeno inspirato [FiO2] <300;
  • Segni di insufficienza surrenalica: iponatriemia, iperkaliemia;
  • Lattati: se maggiori di 2 mmol/l possono essere segno di ipoperfusione d'organo in presenza o meno di ipotensione, se ≥4 mmol/l sono compatibili, ma non diagnostici, di shock settico.

3. Parametri di disfunzione d'organo

  • Oliguria acuta: produzione di urina inferiore a 0,5 ml/kg/h oppure inferiore a 45 ml/h per almeno 2 ore nonostante infusione di fluidi;
  • Ileo paralitico: arresto della progressione del materiale intestinale per paralisi della muscolatura associata ad assenza dei rumori intestinali;
  • Iperbilirubinemia totale e diretta (>4 mg/dl oppure >70 mmol/l)

La sepsi grave è definita come sepsi indotta da disfunzione d'organo o ipoperfusione tissutale (che si manifesta come ipotensione, elevati livelli di lattato e diminuita produzione di urina).[11]

Lo shock settico è una sepsi severa, con pressione del sangue persistentemente bassa nonostante la somministrazione di fluidi per via endovenosa.[10]

Segni e sintomi

Oltre ai sintomi correlati all'infezione, la sepsi è frequentemente associata sia con febbre o ipotermia, respirazione rapida, elevata frequenza cardiaca, confusione ed edema.[12] I primi segni sono elevata frequenza cardiaca, diminuzione della minzione e dello glicemia, mentre i segni di sepsi diagnosticata sono confusione, acidosi metabolica con alcalosi respiratoria compensatoria (che può manifestarsi come respiro accelerato), bassa pressione sanguigna, diminuzione della resistenza vascolare sistemica, gittata cardiaca più alta e disfunzioni della coagulazione del sangue.[13]

La sepsi può anche portare ad un calo della pressione sanguigna, con conseguente shock. Ciò può provocare stordimento. Può comportare anche la presenza di lividi o sanguinamento.

Tali alterazioni debbono essere di insorgenza acuta (recente), persistente (non fugaci) e non spiegabili da altre cause (come per esempio alterazioni iatrogene o farmacologiche dell'emocromo o della frequenza cardiaca, etc...).

Disfunzione d'organo

Esempi di disfunzione d'organo sono:[14]

Esami di laboratorio e strumentali

Entro le prime tre ore dal sospetto di sepsi, gli esami diagnostici dovrebbero includere la misurazione del lattato sierico e l'esame delle colture appropriate prima di iniziare un trattamento antimicrobico, purché questo non venga ritardato per più di 45 minuti.[4] Per identificare l'agente patogeno, almeno due emocolture (aerobi ed anaerobi) devono essere ottenute, con almeno una presa per via percutanea e una attraverso un catetere vascolare (ad esempio un catetere intravenoso).[4] Se si sospettano altre fonti, possono essere ottenute altre culture, come l'urina, fluido cerebrospinale, da ferite o da secrezioni respiratorie.[4]

Se nel giro di sei ore vi è ipotensione persistente, nonostante la somministrazione iniziale di fluido di 30ml/kg, o se il lattato iniziale è ≥ 4 mmol/L (36 mg/dL), dovrebbe essere misurata la pressione venosa centrale e la saturazione di ossigeno venoso.[4] Il lattato deve essere nuovamente misurato se inizialmente è apparso molto elevato.[4]

Infezione

Il sospetto di infezione può essere confermato sia dalle emocolture sia tramite reazione a catena della polimerasi (PCR), fermo restando che per effettuare un antibiogramma è necessaria una coltura positiva. Test specifici per l'infezione comprendono la presenza di globuli bianchi nel liquido normalmente sterile (ad esempio urina o liquido cerebrospinale (CSF)), la prova di un viscere perforato (aria libera su una radiografia all'addome o tramite TAC, segni di peritonite acuta), radiografia del torace anormale, in linea con la polmonite (con opacizzazione focale), o presenza di petecchie o porpora.

Diagnosi differenziale

La diagnosi differenziale di sepsi è ampia e comprende le condizioni che possono causare i segni sistemici di SIRS: astinenza da alcol, embolia polmonare, tireotossicosi, anafilassi, insufficienza surrenalica, e shock neurogeno.[13]

Trattamento

La terapia della sepsi si basa su antibiotici a largo spettro, drenaggio chirurgico di raccolte infette, somministrazione di liquidi e supporto adeguato della disfunzione d'organo. Il supporto può consistere nella dialisi nell'insufficienza renale, nella ventilazione meccanica nell'insufficienza respiratoria, nell'infusione di liquidi, emoderivati e farmaci vasopressori nell'insufficienza circolatoria. Inoltre, soprattutto se si protrae nel tempo tale stato, è importante assicurare un'adeguata nutrizione, eventualmente parenterale.

La Early Goal Directed Therapy (EGDT, terapia precoce diretta al raggiungimento dell'obiettivo), sviluppata all'Henry Ford Hospital dal dr. E. Rivers, è un approccio sistematico alla rianimazione validato nel trattamento della sepsi grave e dello shock settico che dev'essere intrapreso già nel Pronto Soccorso. Il razionale consiste nell'uso di un approccio a tappe, facendo raggiungere al paziente degli obiettivi fisiologici intermedi, per ottimizzare così il precarico, il postcarico e la contrattilità cardiaci, ottimizzando dunque l'arrivo di ossigeno ai tessuti.[15]

  • Come primo punto, sono richiesti: il posizionamento di catetere venoso centrale (CVC) a doppio lume e di catetere vescicale (si deve mantenere una diuresi ≥ 0,5 ml/Kg/h); l'istituzione di terapia antibiotica ad ampio spettro entro 3 ore dalla presentazione del paziente in Pronto Soccorso; insulinoterapia; ossigenoterapia; ventilazione meccanica.
  • PVC 8-12 mmHg. → L'iter terapeutico vero e proprio comincia ora. Nella EGDT i fluidi sono somministrati fino a che la pressione venosa centrale (PVC) raggiunge gli 8-12 mmHg (aggiustamenti andranno realizzati con nitroglicerina se PVC > 15 mmHg o con soluzione fisiologica dapprima a bolo e poi in infusione rapida se PVC < 8 mmHg; se PVC < 4 mmHg considerare l'aggiunta di un colloide come l'albumina.
  • MAP 65-90 mmHg. → Il passo successivo è il controllo della pressione arteriosa media (MAP), che se non rientra nell'intervallo compreso fra 65 e 90 mmHg richiede la somministrazione di vasodilatatori (nitroglicerina) o vasopressori (noradrenalina o dopamina e cortisolo; aggiungere ADH o adrenalina in caso di ipotensione refrattaria), fino al ripristino dei valori stabiliti.
  • HCT ≥30%; ScvO2 ≥70. → Una volta raggiunto il controllo della MAP, si deve tendere alla normalizzazione della saturazione venosa centrale (ScvO2, la saturazione d'ossigeno del sangue venoso misurata in vena cava superiore). Se la ScvO2 è < 70%, viene verificato che l'ematocrito (HCT) abbia valori di almeno 30% (ed in caso si trasfondono emazie concentrate fino al raggiungimento di tale livello), e quindi infusi farmaci inotropi (dobutamina) fino a che anche l'obiettivo della ScvO2 è raggiunto. Se la ScvO2 resta bassa nonostante l'ottimizzazione dell'emodinamica, può essere richiesta l'intubazione (dunque in elezione) per ridurre la richiesta d'ossigeno.

Con l'applicazione di questo protocollo, nello studio originale la mortalità veniva ridotta dal 46.5% nel gruppo di controllo al 30.5% nel gruppo trattato.[16] Le linee guida della Surviving Sepsis Campaign raccomandano la EGDT per la rianimazione iniziale del paziente settico con un'evidenza di livello B (singolo RCT, randomized controlled trial, studio randomizzato controllato ).[17]

La maggioranza delle terapie che miravano direttamente al processo infiammatorio hanno fallito nel migliorare l'esito. Solo la proteina C attivata (drotrecogin alfa (attivato)) ha dimostrato di diminuire la letalità da circa il 31% a circa il 25% nella sepsi grave.[18] Essa ha proprietà antinfiammatorie, anticoagulanti e fibrinolitiche ed ha dimostrato di migliorare il microcircolo che è alterato nella sepsi.[19].
Il 25 ottobre 2011, la Eli Lilly and Company, casa produttrice del farmaco ha annunciato la volontaria rimozione dal mercato del drotrecogin alfa: in un recente studio, infatti, non ha mostrato un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con sepsi grave e shock settico.[20][21]

Il trattamento con cortisolo a basse dosi potrebbe aver rilevanza nel trattamento dello shock settico in pazienti con insufficienza surrenalica relativa, definita dal test di stimolazione con ACTH.[22] Il trattamento standard dei neonati con sospetto di sepsi consiste nella terapia di supporto, volta a mantenere adeguati i paramentri vitali con l'infusione intravenosa di liquidi la combinazione di un antibiotico beta-lattamico (come l'ampicillina) con un aminoglicoside (come la gentamicina).

Nel 2012 una azienda biomedicale chiamata Cytosorbent ha iniziato la commercializzazione, partendo da Germania, Svizzera e Austria, di un filtro approvato CE in grado di ridurre la concentrazione di citochine nel sangue entro valori fisiologici e quindi di combattere attivamente la malattia quando utilizzato insieme al trattamento standard basato su antibiotici a largo spettro.

Note

  1. ^ Mervyn Singer et al., The Third International Consensus Definitions for Sepsis and Septic Shock (Sepsis-3), in JAMA, 2016. URL consultato il 17 agosto 2020.
  2. ^ Sepsi. Oggi la Giornata Mondiale. In Italia 250mila casi l'anno, ma la consapevolezza è scarsa, su quotidianosanita.it, Scienza e Farmaci, 13 settembre 2013. URL consultato il 12 luglio 2020 (archiviato il 1º luglio 2018).
  3. ^ World Sepsis Day HOME
  4. ^ a b c d e f g RP Dellinger, Levy, MM; Rhodes, A; Annane, D; Gerlach, H; Opal, SM; Sevransky, JE; Sprung, CL; Douglas, IS; Jaeschke, R; Osborn, TM; Nunnally, ME; Townsend, SR; Reinhart, K; Kleinpell, RM; Angus, DC; Deutschman, CS; Machado, FR; Rubenfeld, GD; Webb, SA; Beale, RJ; Vincent, JL; Moreno, R; Surviving Sepsis Campaign Guidelines Committee including the Pediatric, Subgroup, Surviving sepsis campaign: international guidelines for management of severe sepsis and septic shock: 2012., in Critical care medicine, vol. 41, n. 2, 2013 Feb, pp. 580–637, PMID 23353941.
  5. ^ Derek C. Angus e Tom van der Poll, Severe Sepsis and Septic Shock, in New England Journal of Medicine, vol. 369, n. 9, 29 agosto 2013, pp. 840–851, DOI:10.1056/NEJMra1208623. URL consultato il 6 novembre 2016.
  6. ^ a b Angus, Derek C. MD, MPH, FCCM; Linde-Zwirble, Walter T.; Lidicker, Jeffrey MA; Clermont, Gilles MD; Carcillo, Joseph MD; Pinsky, Michael R. MD, FCCM. Epidemiology of severe sepsis in the United States: Analysis of incidence, outcome, and associated costs of care. Crit Care Med 2001; 29:1303-1310.
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  12. ^ MM Levy, Fink, MP; Marshall, JC; Abraham, E; Angus, D; Cook, D; Cohen, J; Opal, SM; Vincent, JL; Ramsay, G; SCCM/ESICM/ACCP/ATS/SIS,, 2001 SCCM/ESICM/ACCP/ATS/SIS International Sepsis Definitions Conference., in Critical care medicine, vol. 31, n. 4, 2003 Apr, pp. 1250–6, PMID 12682500.
  13. ^ a b Sylvia McKean ... [et al.], Principles and practice of hospital medicine, New York, McGraw-Hill, 2012, Chapter 138, ISBN 0-07-160389-1.
  14. ^ Edward Abraham e Mervyn Singer, Mechanisms of sepsis-induced organ dysfunction, in Critical Care Medicine, vol. 35, n. 10, 2007, pp. 2408–16, DOI:10.1097/01.CCM.0000282072.56245.91, PMID 17948334.
  15. ^ Rivers E, Nguyen B, Havstad S, Ressler J, Muzzin A, Knoblich B, Peterson E, Tomlanovich M; Early Goal-Directed Therapy Collaborative Group. Early goal-directed therapy in the treatment of severe sepsis and septic shock. N Engl J Med. 2001 Nov 8;345(19):1368-77.
  16. ^ Ibid.
  17. ^ Dellinger RP, Carlet JM, Masur H, Gerlach H, Calandra T, Cohen J, Gea-Banacloche J, Keh D, Marshall JC, Parker MM, Ramsay G, Zimmerman JL, Vincent JL, Levy MM; Surviving Sepsis Campaign Management Guidelines Committee. Surviving Sepsis Campaign Guidelines for Management of Severe Sepsis and Septic Shock Crit Care Med 2004 March; 32(3):858-873
  18. ^ Bernard GR, Vincent JL, Laterre PF, LaRosa SP, Dhainaut JF, Lopez-Rodriguez A, Steingrub JS, Garber GE, Helterbrand JD, Ely EW, Fisher CJ Jr; Recombinant human protein C Worldwide Evaluation in Severe Sepsis (PROWESS) study group. Efficacy and safety of recombinant human activated protein C for severe sepsis. N Engl J Med. 2001 Mar 8;344(10):699-709. PMID 11236773 Full Text.
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  20. ^ FDA Drug Safety Communication: Voluntary market withdrawal of Xigris [drotrecogin alfa (activated)] due to failure to show a survival benefit
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