Guerra civile spagnola: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 478: Riga 478:
* AA. VV., ''La guerra civile spagnola tra politica e letteratura'', Shakespeare & C., Firenze, 1995
* AA. VV., ''La guerra civile spagnola tra politica e letteratura'', Shakespeare & C., Firenze, 1995
* AA. VV., ''Spagna 1936-1939. Fotografie e informazioni di guerra'', Marsilio, Venezia, 1976
* AA. VV., ''Spagna 1936-1939. Fotografie e informazioni di guerra'', Marsilio, Venezia, 1976
* [[Antony Beevor]], ''La guerra civile spagnola'', Milano, Rizzoli, 2007
* [[Antony Beevor]], ''La guerra civile spagnola'', Milano, Rizzoli, 2006
* Bartolomé Bennassar, ''La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale'', Einaudi, Torino, 2006
* Bartolomé Bennassar, ''La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale'', Einaudi, Torino, 2006
* C. Berneri, ''Guerra di classe in Spagna'', Ed. RI, Pistoia, 1971
* C. Berneri, ''Guerra di classe in Spagna'', Ed. RI, Pistoia, 1971

Versione delle 04:49, 12 gen 2019

Guerra civile spagnola
Dall'alto a sinistra in senso orario: Carro delle Brigate internazionali, un Bf-109A delle forze nazionaliste, bombardamento del Marocco spagnolo, soldati repubblicani durante l'assedio dell'Alcázar di Toledo, soldati nazionalisti durante la battaglia di Madrid e infine la HMS Royal Oak in navigazione.
Data17 luglio 1936 - 1º aprile 1939
LuogoSpagna, colonie spagnole e Mar Mediterraneo
EsitoVittoria dei nazionalisti ed instaurazione della dittatura di Francisco Franco
Schieramenti
Comandanti
Voci di guerre presenti su Wikipedia


La guerra civile spagnola (nota in Italia anche come guerra di Spagna)[1] fu una guerra civile combattuta tra il luglio 1936 e l'aprile 1939, che vide lo scontro fra i nazionalisti (noti come nacionales, autori di un colpo di Stato promosso da Emilio Mola e altri militari (José Sanjurjo, Luis Orgaz, Joaquín Fanjul) tra i quali figurava Francisco Franco, che poi sarebbe diventato capo militare e dittatore, ai danni della Repubblica, e i repubblicani (detti republicanos, composti da truppe fedeli al governo legittimo, guidato dal Fronte Popolare di ispirazione marxista).

La guerra, che portò al crollo della Repubblica, segnò l'inizio della lunga dittatura del generale Franco (periodo del cosiddetto franchismo), che manifestava grande interesse per l'ideologia del fascismo e riuscì ad affermarsi grazie anche ai consistenti aiuti da parte della Germania nazista e dell'Italia fascista.

Il regime del caudillo durò sino al 1975 e fu seguito da un periodo di transizione per il ritorno alla democrazia, ma con forma di governo nuovamente monarchica.

Contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda Repubblica Spagnola.
Frontespizio della carta costituzionale spagnola del 1931.

Nel 1931, il re Alfonso XIII abbandonò la Spagna, recandosi volontariamente in esilio, a causa delle pressioni dei partiti politici a lui ostili in seguito alla sconfitta dei suoi candidati nelle elezioni amministrative tenutesi l'anno prima. Nacque quindi la cosiddetta Seconda Repubblica Spagnola, con Niceto Alcalá-Zamora y Torres, come presidente, che alle prime elezioni generali di quell'anno vide la netta vittoria di un fronte formato da repubblicani e socialisti.

La politica del nuovo governo, mirante a trasformare il paese con profonde riforme contro i grandi capitalisti, il clero, i latifondisti e i militari, colpirono anche i piccoli proprietari terrieri: il timore delle confische spinse molti a non lavorare più la terra, con un danno all'economia molto pesante[2]. Nacque un clima di scontro con le forze della destra, alimentato anche dalla radicata tradizione anarchica, dalla crescita delle organizzazioni sindacali e delle istanze socialiste. Inoltre, la situazione di milioni di cittadini spagnoli era disperata per l'estrema indigenza; d'altra parte, solo 90 famiglie detenevano la stragrande maggioranza delle terre, generalmente mal utilizzate. Il 10 agosto 1932 ci fu un fallito golpe militare con il sollevamento della piazza di Siviglia, guidato dal generale José Sanjurjo.

Le elezioni generali del 1933 registrarono la vittoria di una coalizione di centro-destra, che comprendeva i radicali di Lerroux, contrari al clima di illegalità, e i conservatori cattolici della Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA). Contro il nuovo governo, l'8 dicembre 1933 scoppiarono in tutta la Spagna insurrezioni anarchiche[3], che videro scioperi particolarmente violenti, assalti alle caserme della Guardia Civil e il procurato deragliamento del treno Barcellona-Siviglia[3][4]. L'insurrezione riuscì a Saragozza, dove l'esercito impiegò quattro giorni per avere ragione degli insorti[3], a Madrid e Barcellona, qui con scontri di piazza.

A partire dal gennaio 1934, il nuovo governo incominciò a sospendere parte delle riforme avviate nei due anni precedenti, come la riforma agraria. La rivoluzione delle Asturie dell'ottobre 1934, che portò alla proclamazione della "Repubblica Socialista Asturiana", fu repressa con forza dalle truppe comandate dal generale López Ochoa e dalla legione spagnola comandata dal tenente colonnello Juan Yagüe, sotto la direzione del ministro della Guerra Diego Hidalgo. Dopo una serie di crisi governative, le elezioni del 16 febbraio 1936 videro la vittoria del Fronte Popolare (Frente Popular), composto dai partiti della sinistra, che ottenne 4.838.000 voti contro i 3.996.000 della destra.

In seguito alla vittoria, nuove violenze si scatenarono nel paese, in parte dovute alle componenti politiche di sinistra, che, in preda all'euforia della vittoria, assaltarono le chiese,[5] le proprietà private dei benestanti[6][7] e aggredirono i militanti della "Falange Española"[8]. D'altronde, ne furono causa scatenante persino gli operai, che, frustrati dalle lunghe attese per le riforme, proclamarono scioperi, ormai sempre più frequenti e talora sanguinosi[9][10], ma anche richiesero aumenti ingenti per i salari[10]. Di suo la "Falange Española", temendo la repressione del governo, su ispirazione di José Antonio Primo de Rivera, aveva provveduto a "organizzare l'apparato illegale del Movimento"[11]. Scontri di piazza e attentati contro singole personalità politiche si susseguirono[12][13] e non furono infrequenti scontri tra falangisti e anarchici del FAI, o tra anarchici e socialisti[14], quando non si scontrarono direttamente le due opposte fazioni sindacali della Federazione Anarchica Iberica e della socialista Unión General de Trabajadores.[15] Il clima si fece talmente teso che alcuni falangisti ostentavano le armi dalle loro auto.[15]

Il colpo di Stato e lo scoppio della guerra

Lo stesso argomento in dettaglio: Colpo di Stato spagnolo del luglio 1936.

Da tempo, soprattutto i carlisti della Comunión Tradicionalista, movimento di estrema destra, cattolico e monarchico, seguaci della linea dinastica originatasi da Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, fratello del Re Ferdinando VII, morto senza figli maschi, si preparavano per la guerra civile e avevano la loro roccaforte storica nella Navarra.[senza fonte]

Intanto, da Pamplona, capoluogo della Navarra carlista, il generale di brigata Emilio Mola, che comandava la locale guarnigione, si impegnò con successo all'unificazione di tutte le componenti golpiste e in particolare a convincere i carlisti a insorgere unitamente alle forze armate. La festa di San Fermín, la rinomata corsa di tori per le vie della città, la quale si tiene dal 7 al 14 luglio, fu l'ideale occasione di copertura della cospirazione, che assunse il nome di Alzamiento nacional. Il piano per il colpo di Stato era stato fissato dal Generale Mola, chiamato "El Director". Gli epicentri della rivolta erano la Navarra con i Requetés, cioè la milizia carlista, all'estremo nord e i territori del Marocco spagnolo, dove era insediato il Tercio de los Extranjeros, oltre alle truppe indigene denominate "Regulares", a capo delle quali si sarebbe posto il generale Francisco Franco, Governatore militare delle Canarie e già capo di Stato maggiore generale.

Tra il 12 luglio e il 13 luglio 1936 ci furono il sequestro e l'uccisione del leader dell'opposizione monarchica José Calvo Sotelo e il tentativo di uccidere Gil-Robles, leader dei democristiani di destra[16], messa in atto da alcuni ufficiali di polizia di simpatie socialiste come ritorsione per l'omicidio dell'ufficiale di polizia José Castillo, simpatizzante socialista e membro di un'organizzazione antifascista per militari. José Castillo era responsabile dell'uccisione del marchese di Heredia, cugino dello stesso José Antonio Primo de Rivera. Le forze conservatrici e nazionaliste insorsero contro il governo del Fronte Popolare eletto qualche mese prima. In realtà la coincidenza è abbastanza casuale. La decisione del colpo di Stato e della rivolta antidemocratica era presa da tempo.[senza fonte] L'insurrezione partì dalla sollevazione delle truppe di istanza nel Marocco spagnolo. I nazionalisti speravano di ottenere rapidamente il controllo della capitale Madrid e delle principali città spagnole. Siviglia, Pamplona, La Coruña, Cadice, Jerez de la Frontera, Cordova, Saragozza e Oviedo caddero tutte sotto il controllo degli insorti, diversamente da Barcellona e Madrid (anche per la mobilitazione collettiva della cittadinanza e delle improvvisate milizie volontarie che riuscirono a contenere gli insorti). A causa di ciò, il moto golpista si trasformò in una lunga guerra civile.

Il fronte nel luglio 1936 (in rosa le zone controllate dai repubblicani, in marrone dai nazionalisti)

I capi della sollevazione armata furono i generali Francisco Franco, Emilio Mola, Gonzalo Queipo de Llano e José Enrique Varela, i noti cuatro generales. Il navarrese e carlista generale José Sanjurjo fu il leader incontestato del sollevamento militare, ma rimase ucciso tre giorni dopo l'inizio della rivolta in un incidente aereo che qualcuno ritiene provocato da un attentato dinamitardo, il 20 luglio 1936, mentre si recava in Spagna per prendere il controllo delle forze insorte. Francisco Franco, al comando delle truppe ammutinate di stanza in Africa e dei legionari del Tercio, prese la guida delle forze nazionaliste del sud della Spagna, il generale Emilio Mola di quelle del nord. Dopo la morte nel 1937 di quest'ultimo, Francisco Franco rimase il comandante indiscusso di tutti i nazionalisti e gestì gli eventi in modo tale che alla fine della guerra non ci sarebbe stata opposizione interna a un suo governo dittatoriale.

I partecipanti attivi nella guerra civile coprivano l'intero arco delle posizioni politiche e ideologiche dell'epoca. Le file nazionaliste comprendevano: i fascisti della Falange, i carlisti e i monarchici legittimisti, i nazionalisti spagnoli, la maggior parte dei conservatori e delle forze politiche reazionarie e la parte preponderante del clero cattolico. Appartenevano allo schieramento opposto: i repubblicani propriamente detti, la maggioranza dei liberali,[senza fonte] gli autonomisti baschi, asturiani[senza fonte] e catalani[senza fonte], i socialisti, i comunisti, gli anarchici di varie ideologie e i trotskisti del POUM.

Dal punto di vista sociale, i nazionalisti comprendevano la maggioranza dei cattolici praticanti di qualsiasi ceto sociale e del clero (fatta eccezione per quelli catalani e delle regioni basche della Guipùzcoa e, soprattutto, della Vizcaya; mentre l'ecumene delle altre due province basche, la Navarra e l'Alava, si schierò immediatamente con i nazionalisti), importanti elementi dell'esercito, gran parte dei grandi proprietari terrieri, dei latifondisti e dell'alta borghesia imprenditoriale e capitalista. I repubblicani erano composti dalle masse operaie urbane, dalle classi contadine e da una parte del ceto medio istruito anti-cattolico, dalla massoneria, da numerosi intellettuali.

Una delle motivazioni principali sostenute all'epoca dalla propaganda nazionalista fu quella di contrastare l'anticlericalismo del fronte repubblicano, in cui cresceva il carattere rivoluzionario, e di difendere la Chiesa cattolica, che era stata colpita per il suo esplicito appoggio alla monarchia e allo status quo e che molti, da parte repubblicana, ritenevano come il principale alleato della restaurazione conservatrice, complice delle spinte reazionarie e repressive di monarchici e conservatori.[senza fonte]

La repressione anticattolica

Lo stesso argomento in dettaglio: Martiri della guerra civile spagnola.

Nel clima di odio popolare e di conflitto sociale, scaturito dalla turbolenta situazione economica e politica, che portò a una radicalizzazione della lotta delle classi contadine e operaie, vennero uccisi migliaia di religiosi, soprattutto durante l'inizio della guerra (quando le autorità repubblicane erano in preda al caos e senza controllo su larghe zone di territorio)[17].

Già il 9 ottobre 1934, a Turòn, presso Oviedo, durante la rivolta delle Asturie, si era verificato un cruento episodio di intolleranza religiosa, da parte degli attivisti di una "casa del popolo", che fucilarono 19 sacerdoti, sei seminaristi, e otto religiosi laici. Nel periodo immediatamente precedente alla guerra, comunisti e anarchici occuparono, saccheggiarono e distrussero, spesso incendiandoli, 160 tra chiese, conventi e altri edifici religiosi[18].

La persecuzione vera e propria, esplose all'indomani dell'"Alzamiento" militare. Tra il 18 e il 31 luglio 1936 furono uccisi 861 sacerdoti. Nel mese di agosto ne furono uccisi altri 2.077, compresi i vescovi di Sigüenza, Lérida (Salvio Huix Miralpeix), Cuenca (Cruz Laplana y Laguna), Barbastro (Florentino Asensio Barroso), Segorbe, Jaén, Tarragona, Ciudad Real, Almería (Diego Ventaja Milán) e Guadix. Alla fine del 1936, il numero dei religiosi soppressi si avvicinò alle 6.500 unità, per poi scemare e concludersi quasi del tutto nel corso del 1937[19], ma, alla fine delle ostilità, una stima indica in 6.832 il numero totale degli uccisi, tra preti e suore[20], comprensivo di altri due vescovi (Barcellona e Teruel). Tale dato equivale al 13 per cento dei sacerdoti e al 23 per cento dei religiosi di tutta la Spagna, ma è distribuito soltanto nelle zone controllate dal governo repubblicano. Si è trattato della più feroce persecuzione anti cristiana del XX secolo[senza fonte][21]. La responsabilità della repressione va attribuita quasi per intero alle milizie di volontari reclutate dai sindacati dei lavoratori socialisti, comunisti, e anarchici, che operarono con inusitata barbarie e crudeltà.

Un'eccezione alla contrapposizione fra cattolici e anticattolici era rappresentata dai nazionalisti baschi della Guipúzcoa e della Vizcaya che, pur essendo in maggioranza cattolici e conservatori, si schierarono con la Repubblica; per tale motivo, questi ultimi vennero poi perseguitati dai franchisti, che nei Paesi Baschi incarcerarono o deportarono 278 preti e 125 frati, 16 dei quali vennero fucilati[22]. La violenza che fu impiegata dai nazionalisti contro i baschi del PNV, il Partito Nazionalista Basco, derivò dal fatto che soprattutto per i cattolici baschi della Navarra e dell'Álava, i loro "fratelli" della Guipùzcoa e della Vizcaya avevano tradito la fede cattolica, essendosi schierati dalla parte di anarchici, massoni e comunisti.

Il 14 settembre 1936, Papa Pio XI, di fronte a 500 profughi spagnoli, espresse il suo dolore per la persecuzione della Chiesa in Spagna e l'ammirazione per tutti coloro che erano stati perseguitati e maltrattati o che avevano sofferto il martirio. In una riunione svoltasi il 7 gennaio 1937 a Valencia, allora capitale della Repubblica, Manuel de Irujo, ministro cattolico navarro del governo repubblicano, presentò il seguente memorandum[23]:

«"La situazione de facto della Chiesa a partire dallo scorso luglio in tutto il territorio leale al governo, eccetto quello basco, è la seguente:

  • Tutti gli altari, immagini e oggetti di culto salvo pochissime eccezioni, sono stati distrutti, la maggior parte di essi con vilipendio.
  • Tutte le chiese sono state chiuse al culto, che è stato totalmente e assolutamente sospeso.
  • Gran parte delle chiese della Catalogna è stata incendiata, come se si trattasse di cosa del tutto normale.
  • Le istituzioni e gli organismi ufficiali hanno ricevuto campane, calici, cibori, candelabri e altri oggetti di culto e dalla loro fusione è stato ricavato materiale destinato a scopi bellici o industriali.
  • Nelle chiese sono stati installati depositi di ogni tipo, negozi, garage, stalle, caserme, rifugi, ecc.
  • Tutti i conventi sono stati evacuati e la vita religiosa al loro interno è stata sospesa. Gli edifici, gli oggetti di culto e i beni sono stati saccheggiati, incendiati, occupati o demoliti.
  • I sacerdoti e i religiosi sono stati arrestati, imprigionati e fucilati, migliaia di loro senza causa istruttoria, fatti che, anche se in diminuzione, continuano a verificarsi tuttora non solo presso la popolazione rurale, dove è stata data loro la caccia e sono stati messi a morte in modo selvaggio, ma anche nelle città. A Madrid, Barcellona e nelle altre grandi città sono centinaia gli arresti senza altra causa conosciuta che il fatto di essere sacerdoti o religiosi.
  • È stato fatto divieto assoluto di tenere in privato immagini e oggetti di culto. La polizia, che pratica perquisizioni nelle case, rovistando nelle abitazioni e nella vita intima, personale e familiare, distrugge con scherno e violenza immagini, stampe, libri religiosi e quanto si collega al culto o lo evoca.»

Il ministro de Irujo propose anche il ripristino in pubblico del culto cattolico (in privato - a rigor di legge - il culto non fu mai proibito), ma ciò non consentì al governo repubblicano di riguadagnare i cattolici alla sua causa. Il 19 marzo 1937, Pio XI nell'enciclica Divini Redemptoris denunciò l'influsso del comunismo negli eventi spagnoli, attribuendogli la responsabilità di aver eseguito una spaventevole distruzione "con un odio, una barbarie e una efferatezza che non si sarebbe creduta possibile nel nostro secolo"[24].

Il 1º luglio 1937, 43 vescovi cattolici pubblicarono la "Carta collettiva dell'episcopato spagnolo", nella quale si indicava nella vittoria dei nazionalisti l'unica speranza di sopravvivenza dei diritti della Chiesa e dei valori cristiani in Spagna. Nel maggio 1938, la Santa Sede riconobbe ufficialmente il governo franchista.

La stragrande maggioranza della Chiesa cattolica salutò la vittoria di Francisco Franco come un provvidenziale intervento divino nella storia di Spagna. Nel suo radiomessaggio del 16 aprile 1939, Con immensa gioia, papa Pio XII parlò di una vera e propria vittoria "contro i nemici di Gesù Cristo".

Durante il suo pontificato, papa Giovanni Paolo II approvò la canonizzazione di undici fra preti e suore, considerati martiri della guerra civile spagnola, uccisi nelle rappresaglie, nei tumulti e dai tribunali popolari, e la beatificazione di altre 460 vittime (di cui 233 nella sola udienza dell'11 marzo 2001).[25] Il 28 ottobre 2007, per decisione di papa Benedetto XVI, sono stati beatificati altri 498 martiri (prevalentemente ecclesiastici) uccisi per la loro fede[26] e, nel 2013, su autorizzazione di Papa Francesco, altri 522, a Tarragona.

L'intervento straniero

Lo stesso argomento in dettaglio: Brigate internazionali.
Cartolina commemorativa della guerra di Spagna

La sollevazione militare venne contrastata dal governo repubblicano con le truppe rimaste leali, così come da milizie di volontari socialisti, comunisti, repubblicani, democratici e anarchici. La faida interna, organizzata dai servizi segreti sovietici per eliminare i non allineati all'Internazionale Comunista guidata da Mosca, spaccò il Fronte Popolare in due tronconi, e vide gli stalinisti del Partito Comunista di Spagna (PCE) e del Partito Socialista Unificato della Catalogna (PSUC), vicini al sindacato Unión General de Trabajadores (UGT), sbarazzarsi dei loro alleati e delle loro milizie operaie: gli anarcosindacalisti dell'organizzazione di massa Confederación Nacional del Trabajo (CNT), l'organizzazione politica specifica Federación Anarquista Ibérica (FAI), i comunisti dissidenti e i trotzkyisti del POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista). I metodi andavano dalla calunnia, all'arresto fino all'assassinio. Questa tattica finì col facilitare i falangisti e mise gli stalinisti in una posizione di crescente dominio nel fronte antifascista e democratico.

Sia l'Italia fascista di Mussolini sia la Germania nazista di Hitler violarono l'embargo e inviarono truppe e mezzi in supporto ai golpisti; la prima contribuendo con un contingente militare chiamato Corpo Truppe Volontarie e con mezzi aerei (l'Aviazione Legionaria) e unità navali, la seconda essenzialmente con aviazione come l'unità Legione Condor, armi e pezzi d'artiglieria di ogni tipo in supporto a Franco.

La Germania nazista approfittò della guerra anche come banco di prova per mezzi corazzati e aerei, sviluppati aggirando o infrangendo il Trattato di Versailles: il carro armato Panzer I e Panzer II, il caccia Messerschmitt Bf 109, il bombardiere/trasporto Junkers Ju 52 e il bombardiere da picchiata Stuka, alcune tra le nuove macchine belliche impiegate.

A ciò si affiancò il supporto proveniente da altre nazioni, come i volontari delle blueshirts comandate da Eoin O'Duffy dall'Irlanda e una corpo della Guardia di Ferro romena, comandati da Ion Moța.

La nave sovietica Kursk scarica armi ed equipaggiamenti nel porto di Alicante.

I repubblicani ricevettero invece aiuti militari dall'URSS e con l'acquisto nei mercati clandestini di varie nazioni (Messico, Polonia, Cecoslovacchia e in qualche misura dalla Francia). Le potenze europee, come Regno Unito e Francia, erano ufficialmente neutrali, ma incoraggiarono la partecipazione antifascista dei loro cittadini, animata fortemente dall'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica.[senza fonte]

L'Unione Sovietica guidata da Stalin appoggiò in misura crescente e più o meno apertamente i repubblicani, inviando prima finanziamenti, armi ed equipaggiamenti, aerei da combattimento e, in seguito, anche mezzi corazzati (con alcune unità di carristi sovietici) e commissari politici. Più solidale e ufficiale, ma in realtà ridotto a casse di fucili, fu il sostegno del Messico, allora governato da un partito rivoluzionario aderente alla Terza Internazionale.

I volontari antifascisti si organizzarono nelle cosiddette Brigate Internazionali, che contavano circa 40.000 uomini e donne (un terzo dei quali cadde in battaglia) provenienti da circa 55 nazioni[senza fonte]. Gli statunitensi la Brigata Abraham Lincoln, i canadesi il Battaglione Mackenzie-Papineau (i "Mac-Paps") .Tra i più famosi partecipanti stranieri alla lotta contro i nazionalisti troviamo George Orwell combattente della 29.ma divisione repubblicana costituita da militanti del Partido Obrero de Unificación Marxista; sul fronte di Huesca fu ferito alla gola da una fucilata e partecipò alle giornate di maggio dei moti interni di Barcellona, la cui esperienza descrisse in Omaggio alla Catalogna. Ernest Hemingway partecipò come reporter, mentre il medico Norman Bethune sfruttò questa opportunità per sviluppare le sue doti speciali nella medicina da campo (egli morirà volontario durante la Rivoluzione cinese).

Gli antifascisti italiani si raccolsero nella Colonna Italiana, nel Battaglione Garibaldi, poi diventato Brigata, e nelle Brigate Giustizia e Libertà. Tra gli oltre 3.800 italiani troviamo Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Pietro Nenni, Giuseppe Di Vittorio, Ettore Quaglierini, Giovanni Pesce, Camillo Berneri, Pietro Pajetta, Randolfo Pacciardi, Francesco Fausto Nitti, Guido Picelli e Carlo Rosselli, che partecipò con la sua organizzazione antifascista Giustizia e Libertà.

Cronologia del conflitto

Anno 1936

Nei primi giorni di guerra, oltre 50.000 persone si trovarono nei territori occupati dai legionari e vennero giustiziate o assassinate. Nelle cosiddette paseos ("passeggiate"), le vittime venivano prese dai loro rifugi o prigioni, da gente armata, per essere fucilati fuori dalla città[senza fonte], il caso più famoso tra questi fu quello del poeta e drammaturgo Federico García Lorca. Tutte le speranze di una rapida fine della guerra cessarono il 21 luglio, il quinto giorno di guerra, quando i nazionalisti catturarono la principale base navale spagnola di Ferrol, nella Spagna nord-occidentale. Questo incoraggiò i regimi fascisti europei a sostenere il fronte nazionalista, che aveva già contattato i governi di Germania e Italia il giorno precedente[senza fonte]. Il 26 luglio queste due nazioni diedero il loro appoggio ai nazionalisti, che due giorni prima si erano dati come guida la Giunta di difesa nazionale.

L'aiuto delle Potenze dell'Asse avvantaggiò immediatamente i rivoltosi, che ottennero un'altra grande vittoria il 27 settembre catturando la città di Toledo, dopo che una guarnigione nazionalista, comandata dal colonnello Moscardó, aveva tenuto il fortino dell'Alcázar nel centro della città fin dall'inizio della ribellione. Due giorni dopo, Franco fu proclamato Generalísimo e il 3 ottobre capo provvisorio dello Stato, mentre unificava i vari elementi falangisti, fascisti e carlisti della causa nazionalista in un unico movimento. In ottobre, i franchisti lanciarono una grossa offensiva verso Madrid, ma la crescente resistenza da parte del governo e l'arrivo di volontari provenienti dall'Unione Sovietica fermò l'avanzata l'8 novembre. Due giorni prima il governo repubblicano aveva riparato da Madrid a Valencia, fuori dalla zona di combattimento.

Il 18 novembre, Germania e Italia riconobbero ufficialmente il regime di Franco, e il 23 dicembre, l'Italia inviò i propri volontari a combattere per i nazionalisti.

A cavallo del novembre 1936 - gennaio 1937 Madrid subì un attacco concentrico da parte dei nazionalisti, respinto dai repubblicani e dalle Brigate Internazionali.

Avvenimenti principali dell'anno:

16 febbraio
Il Fronte Popolare vince le elezioni.
14 marzo
Viene arrestato José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera e fondatore della Falange, insieme al fratello Miguel.
19 marzo
Viene arrestato Onésimo Redondo Ortega, fondatore delle Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista e dirigente della Falange.
9 luglio
Il marchese di Heredia, cugino dello stesso José Antonio Primo de Rivera, viene ucciso da José Castillo[27][28][29], tenente degli "Asaltos" e militante socialista.
12 luglio
Lo stesso José Castillo, è ucciso da quattro falangisti davanti alla sua abitazione come vendetta per la morte del marchese di Heredia.
13 luglio
In rappresaglia per l'omicidio di Castillo, José Calvo Sotelo, leader della destra monarchica, è sequestrato e ucciso dagli "Asaltos".
17 luglio
Sollevazione dell'esercito di stanza nelle colonie in Marocco, e arresto del generale Manuel Romerales Quintero, comandante militare della circoscrizione orientale del Protettorato del Marocco.
18 luglio
La sollevazione si estende alla Spagna metropolitana.
19 luglio
Franco vola dalle Canarie a Tétouan e prende il comando dell'esercito in Africa.
Santiago Casares Quiroga si dimette da capo del governo repubblicano.
Diego Martínez Barrio cerca di formare un nuovo governo, ma non riesce a ottenere un sostegno parlamentare sufficientemente ampio.
José Giral forma un governo, che ordina la distribuzione di armi alla popolazione.
20 luglio
Inizio dell'Assedio dell'Alcázar di Toledo da parte dei repubblicani. Quello stesso giorno muore in un incidente aereo il comandante in capo delle forze nazionaliste José Sanjurjo. Emilio Mola divenne comandante dell'armata nazionalista nel nord della Spagna, e Francisco Franco divenne comandante nel sud.
21 luglio
Gli insorti nazionalisti hanno il controllo delle zone spagnole del Marocco, delle Isole Canarie, delle Baleari (eccetto Minorca) della parte della Spagna a nord della Sierra de Guadarrama e del fiume Ebro (eccetto le Asturie, Santander, il nord dei Paesi Baschi, e della Catalogna). Tra le città principali, gli insorti tengono Siviglia, ma i repubblicani hanno il controllo di Madrid e Barcellona, dove 12.000 soldati ribelli sono costretti a desistere dalla polizia lealista e da milizie operaie.
23 luglio
Durante l'assedio dell'Alcázar di Toledo viene assassinato dai miliziani il giovane figlio del comandante dei nazionalisti, Luis Moscardò.
24 luglio
I nazionalisti formano un governo, nella forma della Giunta di difesa nazionale (in spagnolo, Junta de Defensa Nacional) presieduto da Miguel Cabanellas Ferrer, che si riunisce per la prima volta a Burgos.
28 luglio
Primi arrivi di aeroplani tedeschi e italiani in aiuto dei nazionalisti.
luglio-agosto
Collettivizzazioni dei terreno agricoli.
30 luglio
Viene arrestato a Madrid dai repubblicani il poeta Ramiro de Maeztu
7 agosto
Inizio dell'appoggio francese alla Repubblica, con invio di armi e aeroplani.
8 agosto
La Francia chiude la frontiera con la Spagna, in seguito a pressioni britanniche per non intervenire nel conflitto.
14 agosto
Le forze nazionaliste guidate dal colonnello Juan Yagüe prendono Badajoz dopo una battaglia durata 28 giorni, unendo le due parti del territorio in mano ai nazionalisti. Dopo la resa della città i franchisti commettono uno dei più gravi eccidi della guerra noto come il Macello di Badajoz.
16 agosto
Truppe repubblicane sotto il comando del capitano Alberto Bayo sbarcano a Maiorca e stabiliscono una piccola base, sotto pesanti bombardamenti italiani. Verranno comunque sconfitte meno di un mese dopo, il 12 settembre.
19 agosto
Viene fucilato da militanti della CEDA il poeta Federico García Lorca.
4 settembre
I socialisti prendono la guida del governo repubblicano con Francisco Largo Caballero.
9 settembre
Conferenza di Londra sul non intervento in Spagna. Fra le nazioni democratiche il Messico è l'unico a esprimere appoggio al governo repubblicano, ritenendo che assumere una posizione neutrale tra un governo democratico e una giunta militare non sia una posizione appropriata e che il non interventismo fornirebbe grande appoggio ai nazionalisti.
14 settembre
Il Papa esprime condanna nei confronti del governo repubblicano.
19 settembre
I nazionalisti prendono il controllo della Guinea spagnola (oggi Guinea Equatoriale).
21 settembre
La Giunta di difesa nazionale riunita in Burgos decide in una riunione segreta di nominare Francisco Franco quale comandante generale delle truppe nazionaliste.
27 settembre
L'Alcázar di Toledo, assediato per 70 giorni dal Repubblicani, viene soccorso dalle Truppe nazionaliste che liberano gli assediati comandati dall'eroico colonnello Moscardó.
29 settembre
Incrociatori nazionalisti ottengono una vittoria decisiva, sottraendo il controllo dello Stretto di Gibilterra alla Repubblica. Il Comintern approva la creazione delle Brigate Internazionali.
1º ottobre
Franco si dichiara capo dello Stato e Generalissimo.
Il governo repubblicano concede l'autonomia ai Paesi Baschi (Biscaglia e Guipúzcoa) come Euzkadi, con José Antonio Aguirre come presidente.
3 ottobre
Viene nominato capo del governo nazionalista il generale Fidel Dávila Arrondo e Franco capo provvisorio dello Stato.
6 ottobre
In opposizione alla fornitura di aiuto ai nazionalisti da parte di Germania, Italia e Portogallo, l'URSS dichiara di rifiutare il non interventismo e di voler vendere armi ai repubblicani.
7 ottobre
Formata la prima Brigata Internazionale ad Albacete.
29 ottobre
Vengono fucilati dai repubblicani il poeta Ramiro de Maeztu e il filosofo Ramiro Ledesma Ramos
4 novembre
Con i nazionalisti alle porte di Madrid, gli anarchici della CNT si uniscono al governo di Largo Caballero.
6 novembre
La difesa di Madrid viene organizzata sotto la direzione della recentemente creata Junta de Defensa, diretta dal generale José Miaja.
Il governo repubblicano si sposta a Valencia.
8 novembre
Inizio della battaglia di Madrid.
Arrivo delle prime Brigate Internazionali.
18 novembre
Italia e Germania riconoscono il governo di Franco.
19 novembre
Il leader anarchico Buenaventura Durruti viene ferito gravemente durante i combattimenti a Madrid. Muore il giorno seguente.
20 novembre
José Antonio Primo de Rivera viene giustiziato in carcere ad Alicante, dove era stato tenuto prigioniero da prima dell'inizio dell'insurrezione.
23 novembre
La battaglia di Madrid finisce con entrambe le parti esauste e il fronte stabilizzato, impedendo quindi una rapida vittoria nazionalista.
10 dicembre
Mussolini decide di inviare un primo contingente di 3.000 Camicie nere in appoggio ai nazionalisti.[30]

Anno 1937

Franco fece un altro tentativo per catturare Madrid nel gennaio e febbraio del 1937, ma fallì di nuovo. All'inizio di febbraio venne presa la città di Malaga e il 28 aprile gli uomini di Franco entrarono a Guernica, due giorni dopo il bombardamento della città da parte della Legione Condor tedesca. Dopo la caduta di Guernica il governo repubblicano si riorganizzò e incominciò a controbattere con sempre maggiore efficacia.

In maggio il governo si mosse per riconquistare Segovia, costringendo Franco a togliere truppe dal fronte di Madrid per fermarne l'avanzata. Mola, il comandante in seconda di Franco, rimase ucciso in un incidente aereo il 3 giugno. Ai primi di luglio, il governo lanciò una forte controffensiva nell'area di Madrid, che i nazionalisti respinsero con difficoltà.

Successivamente Franco riprese l'iniziativa, invadendo l'Aragona in agosto e prendendo le città di Santander e Gijón. Il 28 agosto il Vaticano riconobbe il governo di Franco e alla fine di novembre, con i nazionalisti che premevano su Valencia, il governo si spostò di nuovo, a Barcellona.

Avvenimenti principali dell'anno:

17 gennaio
I nazionalisti incominciano la battaglia per prendere Malaga. Tre colonne nazionaliste, formate da legionari italiani, convergono sulla città da Siviglia e Granada, coaudiuvate da un attacco di truppe spagnole lungo la costa.
18 gennaio
Barcellona è sottoposta al primo bombardamento navale operato illegalmente dal sommergibile italiano Torricelli: in 12 minuti i pezzi da 120 mm sparano 43 granate, colpendo le navi attraccate e i depositi della compagnia petrolifera Campsa[31].
6 febbraio
Le truppe repubblicane arrivano ad Almería, dopo una ritirata da Malaga male organizzata e sotto il costante bombardamento dell'artiglieria tedesca.
6-24 febbraio
Offensiva nazionalista di Jarama da parte delle forze guidate dal generale Orgaz, che tentano di isolare Madrid. Nei pesanti combattimenti le forze repubblicane comandate dai generali Pozas e Miaja riescono a impedire che l'obiettivo venga raggiunto. Le perdite ammontarono a 6.000 nazionalisti e circa 10.000 repubblicani.[30]) L'8 febbraio viene occupata anche Malaga, bombardata nei due giorni precedenti dalla legione Condor.
13 febbraio
Ancora un'azione corsara da parte di una nave da guerra italiana ai danni di Barcellona: l'incrociatore Eugenio di Savoia apre il fuoco da 9 000 metri al largo e in poco meno di cinque minuti si abbattono sulla città 9 salve di 72 proiettili da 152 mm. Colpiti gli stabilimenti aeronautici dell'Elizalde, e una caserma. Si contano sedici morti, fra civili e militari.
8-23 marzo
Svolgimento della Battaglia di Guadalajara, un altro tentativo di isolare Madrid, cui partecipò il Corpo Truppe Volontarie italiano .Dopo una rapida avanzata dei nazionalisti e delle truppe italiane, i repubblicani contrattaccano, aiutati dai carri armati e dagli aerei di fabbricazione sovietica. in questo frangente si scontrano per la prima volta legionari fascisti italiani coi fuoriusciti 'garibaldini' italiani delle Brigate Internazionali; nonostante le maggiori perdite repubblicane e il termine della battaglia per esaurimento delle energie di entrambi i contendenti, gli italiani, che avevano una iniziale schiacciante maggioranza numerica, subiscono una battuta d'arresto, sfruttata dalla propaganda fino a ingigantirne gli effetti sul morale.
31 marzo
Inizio dell'offensiva nazionalista del generale Mola per prendere Bilbao, difesa dalle forze sotto il comando del generale Llano de la Encomienda.
19 aprile
Emanazione del "Decreto di Unificazione": Franco dichiara lo scioglimento di tutti i movimenti nazionalisti e l'unificazione della Falange, della CEDA e dei carlisti, creando così la Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista (FET y de las JONS), dal 1938 Movimiento Unificado.
26-28 aprile
Bombardamento di Guernica da parte della Legione Condor.
3-8 maggio
Insurrezione operaia a Barcellona (le giornate di maggio). Si scontrano il POUM (partito comunista antistalinista) e la CNT (sindacato anarchico) da una parte, contro il PSUC (partito comunista catalano) e Guardia de Asalto (polizia) dall'altra, in seguito ai decreti governativi che imponevano lo scioglimento delle milizie non regolari e alla presa con la forza della Telefónica (sede del servizio telefonico di Barcellona già sotto controllo operaio dei lavoratori stessi di telefonia pubblica) da parte delle forze governative. Numerosi esponenti di spicco del POUM e anarchici vengono arrestati e uccisi. Tra loro l'italiano Camillo Berneri. George Orwell, miliziano del POUM, riesce a mettersi in salvo.
17 maggio
Cade il governo di Largo Caballero. Juan Negrín, socialista, diviene capo del governo.
3 giugno
Il generale Emilio Mola, capo delle forze nazionaliste muore in un incidente aereo (mai chiarite le cause). Fidel Dávila prende il comando delle sue truppe, che stanno attaccando Bilbao, mentre Franco diviene il comandante in capo.
16 giugno
Il POUM viene messo fuori legge dal governo centrale e i suoi leader sono arrestati.
17 giugno
La Jaime I, una delle migliori navi dei repubblicani, viene affondata a Cartagena.
19 giugno
Bilbao viene presa dai franchisti, causando il collasso del sistema difensivo repubblicano, ottimisticamente chiamato Cinturón de Hierro ("Cinturone di ferro").
21 giugno
Agenti sovietici assassinano il capo del POUM, Andreu Nin.
24 giugno
L'aereo delle Forze repubblicane Caudron-Renault FA-OHX, partito dall'aeroporto di Valencia, è costretto all'atterraggio di fortuna sulla spiaggia di Zarauz, per assenza di carburante. Il velivolo trasportava l'intero Stato Maggiore - composto da un generale russo, due ufficiali inglesi e un ufficiale francese - inviato per organizzare la difesa della città di Santander, assediata dai Franchisti. I quattro vengono arrestati e immediatamente trasferiti al Quartier generale di Francisco Franco[32].
5-28 luglio
Battaglia di Brunete. Tentando di ridurre la pressione nazionalista su Madrid, il generale Miaja ordina un'offensiva, guidata dai generali Juan Modesto e Enrique Jurado. Questi prendono Brunete, spostando il fronte di otto chilometri. Il contrattacco nazionalista, guidato dal generale José Enrique Varela annulla quasi completamente questo vantaggio.
novembre
Il governo repubblicano lascia Valencia per Barcellona.
15 dicembre
Inizio della battaglia di Teruel.

Anno 1938

Fiat C.R.32 del XVI Gruppo Autonomo "Cucaracha" scortano un Savoia-Marchetti S.M.81 in una missione di bombardamento.

Le due parti si scontrarono sul possesso della città di Teruel durante tutto gennaio e febbraio, con i nazionalisti che infine ne presero il controllo definitivo il 22 febbraio. Il 14 aprile, i nazionalisti arrivarono al Mar Mediterraneo tagliando in due la parte di Spagna controllata dai repubblicani. Il governo cercò di trattare la pace in maggio, ma Franco chiese la resa incondizionata, e la guerra continuò a infuriare.

Il governo allora pose tutte le sue risorse in una campagna per riconnettere le due parti del suo territorio, nella Battaglia dell'Ebro, che cominciò il 24 luglio e durò fino al 26 novembre. Il fallimento dell'obiettivo determinò lo sviluppo finale della guerra. Otto giorni prima dell'anno nuovo, Franco reagì lanciando un massiccio attacco alla Catalogna.

Avvenimenti principali dell'anno:

8 gennaio
Le truppe repubblicane, comandate dai Generali Hernández Sarabia e Leopoldo Menéndez prendono la città di Teruel, dopo la resa del colonnello Rey d'Harcourt. Le dure condizioni climatiche dell'inverno impediscono il tempestivo arrivo delle truppe inviate da Franco sotto il comando dei generali Varela e Aranda.
29 gennaio 1938
Francisco Franco diviene capo del governo, restando anche capo provvisorio dello Stato.
20 febbraio
Le truppe repubblicane sono costrette ad abbandonare Teruel e a dirigersi verso Valencia, sotto la pressione delle truppe marocchine del generale Yagüe. Fine della battaglia di Teruel.
6 marzo
Battaglia navale di Capo Palos (un incrociatore nazionalista, il Baleares viene affondato da un incrociatore repubblicano).
9 marzo
Viene emanata dal governo nazionalista la prima delle otto Leggi fondamentali del Regno (Leyes Fundamentales del Reino), che verranno abrogate solo nel 1978.
13 marzo
La Francia riapre le frontiere per permettere il transito di armi nella zona repubblicana.
5 aprile
Il Ministro della Difesa, il socialista Indalecio Prieto si dimette per protestare contro il livello dell'influenza sovietica sull'esercito.
15 aprile
I nazionalisti raggiungono il Mediterraneo a Vinaroz, dividendo in due la zona repubblicana.
giugno
La Francia chiude nuovamente il confine.
24 luglio
Inizio della battaglia dell'Ebro. Le forze repubblicane tentano di distogliere i nazionalisti dall'attaccare Valencia e di diminuire la pressione sulla Catalogna. In un primo momento le truppe repubblicane, comandate dal generale Modesto, ottennero un considerevole successo, ma vennero limitate dalla supremazia aerea nazionalista. I pesanti combattimenti continuarono fino a novembre.
21 settembre
Negrín, capo del governo repubblicano, in un discorso alla Società delle Nazioni, annuncia che le Brigate Internazionali verranno ritirate dalle zone di combattimento. Il ritiro ha inizio il 4 ottobre.
30 ottobre
I nazionalisti contrattaccano, costringendo le truppe repubblicane a ritirarsi, riattraversando l'Ebro.
2 novembre
I nazionalisti affondano la nave repubblicana SS Cantabria al largo di Norfolk, nel Mare del Nord.
18 novembre
Fine della battaglia dell'Ebro.
23 dicembre
Incomincia la battaglia per Barcellona. Viene lanciato un attacco nazionalista a sei punte, con file separate che vanno dai Pirenei all'Ebro. I franchisti prendono Borjas Blancas, circondano Tarragona e raggiungono la periferia di Barcellona. Il governo repubblicano si ritira da Barcellona a Girona, anche se le sue truppe continuano a mantenere la difesa della città.

Anno 1939

I nazionalisti conquistarono la Catalogna, con una campagna tumultuosa, durante i primi due mesi del 1939. Tarragona cadde il 14 gennaio, Barcellona il 26 gennaio e Girona il 5 febbraio. Cinque giorni dopo la caduta di Girona, l'ultima resistenza in Catalogna fu spezzata.

Il 27 febbraio, i governi di Regno Unito e Francia riconobbero con riluttanza il regime franchista. Solo Madrid e pochi altri capisaldi rimasero nelle mani delle forze governative. Il 28 marzo, Madrid cadde nelle mani dei nazionalisti. Il giorno seguente, anche Valencia, che aveva resistito sotto i cannoni dei nazionalisti per quasi due anni, si arrese.

La vittoria venne proclamata il 1º aprile, quando l'ultima delle forze repubblicane comunicò la resa. Avvenimenti principali dell'anno:

15 gennaio

La Francia, ancora una volta, permette il passaggio di armi verso la Repubblica.

26 gennaio

Barcellona cade nelle mani dei nazionalisti.

5 febbraio

I nazionalisti prendono Girona, l'esercito repubblicano in Catalogna è stato virtualmente disintegrato.

27 febbraio

Francia e Regno Unito riconoscono il Regime franchista.

28 febbraio

Manuel Azaña si dimette da Presidente della Repubblica.

4 marzo-12 marzo

Colpo anticomunista del colonnello Segismundo Casado e di Cipriano Mera. Nelle strade di Madrid, c'è una guerra civile all'interno della guerra civile. Il Consejo de Defensa Nacional (Consiglio di Difesa Nazionale), guidato dal colonnello Casado, cerca di negoziare con Franco.
Il governo repubblicano fugge in esilio in Francia.

28 marzo

Con la virtuale disintegrazione dell'esercito repubblicano, i nazionalisti prendono Madrid.

29 marzo

Cadono Cuenca e Almería.

30 marzo

Cadono Valencia e Alicante.

31 marzo

Fine effettiva delle ostilità.

1º aprile

Franco annuncia la fine della guerra.

La tentata rivolta degli anarchici e trotskisti

Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione anarchica spagnola.

Nelle zone sotto controllo degli anarchici e del POUM (Aragona e Catalogna), in aggiunta ai successi militari, ci fu una vasta Rivoluzione sociale. Dalla metà di luglio alla fine di agosto 1936 i lavoratori e i contadini collettivizzarono i trasporti urbani e ferroviari, le industrie metallurgiche e tessili, il rifornimento d'acqua e alcuni settori del grande e piccolo commercio. Circa 20.000 imprese industriali e commerciali furono così espropriate e gestite direttamente dai collettivi dei lavoratori e dai loro sindacati con validi risultati dal punto di vista produttivo, dovuto in gran parte a nuovo atteggiamento partecipativo e solidale dei lavoratori rispetto al prodotto del proprio lavoro. Un Consiglio dell'Economia venne costituito per coordinare l'attività dei diversi settori della produzione. Nel settore agricolo la collettivizzazione fu più radicale con misure quali l'abolizione della moneta, la collettivizzazione dei beni e dei mezzi di produzione, la modifica dei limiti comunali, la creazione di organizzazioni di mutua assistenza fra collettività ricche e povere, la parificazione delle remunerazioni, la creazione di salari familiari e la messa in comune degli attrezzi e dei raccolti.

La necessità di accelerare e completare la rivoluzione rivendicata da parte della sinistra libertaria e poumista, venne avversata dai comunisti, appoggiati dall'Unione Sovietica, e dai repubblicani democratici; i primi perché contrari all'opportunità di affrontare una rischiosa rivoluzione sociale, nella quale non avrebbero potuto assumere una posizione egemone, i secondi perché spaventati dallo sconvolgimento economico che ne sarebbe derivato. I rivoluzionari ribattevano che solo la mobilitazione rivoluzionaria delle classi subalterne avrebbe fornito lo slancio necessario in termini anche di alto morale alla popolazione per sconfiggere il fascismo. Con il progredire della guerra, il governo e i comunisti furono in grado di fare leva sul loro accesso alle armi sovietiche per ripristinare il controllo politico, sia con la diplomazia sia con la forza. Nelle giornate di maggio del 1937, i contrasti all'interno del campo antifascista esplosero in conflitto aperto quando i comunisti staliniani cercano di conquistare militarmente il controllo degli edifici pubblici di Barcellona, difesi dagli anarchici. Già precedentemente il Partito Comunista, per sconfiggere Franco, aveva sostenuto l'opportunità di un blocco sociale il più esteso possibile rinviando quindi ogni prospettiva rivoluzionaria alla fine della guerra. Inoltre la volontà dell'Unione Sovietica di rimanere l'unico punto di riferimento politico e ideologico per i comunisti di tutto il mondo spinse Stalin a opporsi anche militarmente alla componente anarchica e a quella trotskista e "dissidente" (come il POUM, il Partito Operaio di Unificazione Marxista), dello schieramento repubblicano. Paradossalmente, quindi, furono i comunisti sovietici a battersi contro l'abolizione della proprietà privata[33]. Un massiccio intervento dei servizi segreti russi eliminò molti capi rivoluzionari spagnoli che non erano d'accordo con la posizione di Mosca, nonché combattenti non spagnoli particolarmente critici quali l'anarchico italiano Camillo Berneri.[34] La tragedia dei Giorni di maggio di Barcellona fu poi narrata da George Orwell in Omaggio alla Catalogna.

Seppure con minore consenso e risorse, anche la Falange della fazione nazionalista premette per una rivoluzione della società spagnola sotto il Nazional-sindacalismo[35]. Il partito vide oltretutto decuplicare i propri membri con l'inizio della guerra e con l'esecuzione del proprio capo, José Antonio Primo de Rivera, da parte dei Repubblicani[36]. Tuttavia, solo nei primi giorni della guerra civile la Falange perse il 60% dei suoi ufficiali, permettendo così l'ascesa di nuovi comandanti, le camisas nuevas ("nuove camicie"), non altrettanto interessati agli aspetti rivoluzionari del Nazional-sindacalismo[37]. Ciò permise a Franco di fondere la Falange con il reazionario movimento Carlista per formare il partito unico Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista, isolando così i membri più riformisti[38].

Le forze in campo

A favore dei repubblicani

La seconda repubblica spagnola poté contare su unità dell'Ejército Popular de la República e della Fuerzas Aéreas de la República Española, nonché alcune unità di marina, la maggior parte dei Carabineros e molti civili, soprattutto studenti e lavoratori.

Intervennero a sostegno - soprattutto materiale - alcuni Stati che inviarono mezzi e materiale bellico e diversi gruppi di volontari di vari Stati del mondo; In particolare si ricordino le Brigate Internazionali formate complessivamente da 39.000 volontari e 10.000 infermieri e sanitari, in particolare francesi (circa 9.000), tedeschi (circa 5.000), italiani (3.500), statunitensi (2.800), britannici (2.000), canadesi (1.000), jugoslavi (1.000) e cubani (800). Quando furono sciolte, nell'ottobre 1938, ammontavano a 13.000 uomini. Tra le unità più famose delle brigate ci fu il Quinto Regimiento.

Gli Stati che sostennero i repubblicani furono:

  • Unione Sovietica: circa 3.000 uomini tra volontari (500), piloti e istruttori militari. Dopo un iniziale disimpegno, l'Unione si decise ad appoggiare la Repubblica spagnola, col preciso obiettivo, in caso di vittoria, di creare un'isola bolscevica a cavallo fra il Mediterraneo e l'Atlantico. Una volta presa la decisione l'intervento sovietico, anch'esso mascherato e non ufficiale, si concretizzò nell'invio di istruttori ed esperti militari, di un discreto numero di piloti e di una discreta quantità di materiale bellico seconda solo a quella inviata dall'Italia a favore dei golpisti. Tra i mezzi inviati ci furono carri armati T-26, bombardieri Tupolev SB2, e i caccia I-15 e I-16.
  • Polonia: Fornì 5.000 volontari organizzati nella "brigata Jarosław Dąbrowski". Il governo polacco, convinto della necessità di danneggiare la Germania nazista fu il secondo maggior fornitore di armi alla Repubblica spagnola, dopo l'URSS.
  • Messico: Il governo messicano diede un contributo di 300 uomini. Inoltre appoggiò la Repubblica spagnola provvedendo alla raccolta di fondi e all'invio di armi e aerei. In Messico troveranno rifugio molti profughi dopo la sconfitta repubblicana.
  • Francia: Benché dal punto di vista formale la terza repubblica francese rimase ufficialmente estranea al conflitto, la causa della seconda repubblica spagnola ebbe subito la simpatia di buona parte dell'opinione pubblica. Dalle frontiere aperte della Francia transitarono armi ed equipaggiamenti, soprattutto alcuni Nieuport-Delage NiD-52 forniti da alcune industrie francesi; inoltre moltissimi volontari che confluirono nelle Brigate Internazionali e diedero un grande contributo alla guerriglia antifranchista.

A favore dei nazionalisti

A favore dei franchisti si schierò la maggior parte delle forze armate; importante fu il ruolo di 5.000 soldati della Legione spagnola di stanza nel Marocco spagnolo; truppe in gran parte ispaniche che furono le prime a sollevarsi contro la Repubblica. Si registrò inoltre il sostegno ufficiale della Germania nazista e del Regno d'Italia, nonché intervennero diversi gruppi di volontari provenienti da vari Stati del mondo. Si ricordano in particolare.

  • Irlanda: circa 700 volontari fascisti delle Blueshirts.
  • Italia: Il governo Mussolini inviò dapprima aerei da bombardamento Savoia-Marchetti S.M.81 e con la partecipazione, nell'agosto 1936, di volontari fascisti - guidati dallo squadrista bolognese Arconovaldo Bonaccorsi. L'Italia fornì un contingente (circa 50.000 uomini) inquadrato nel Corpo Truppe Volontarie, mentre dal punto di vista delle forze aeree l'Italia fornì circa 750 velivoli di tutti i tipi, inquadrati nell’Aviazione Legionaria lasciandone molti alle nuove forze aeree spagnole al termine del conflitto. L'Italia intervenne, sempre indirettamente, con dispiegamenti di forze navali corsare, che attaccarono navi repubblicane e di paesi terzi, compiendo blocchi navali. Furono inviati anche alcuni sommergibili nel novembre 1936 compiendo diverse missioni, fino al settembre 1937.[39] Tra questi il Naiade, il Torricelli (che danneggiò gravemente l'incrociatore repubblicano Miguel de Cervantes)[40], il Topazio, l'Antonio Sciesa, il Balilla e l'Archimede. Le proteste delle altre potenze indussero tuttavia a interrompere una vera e propria guerra navale non dichiarata. Il Torricelli e l'Archimede furono allora ceduti alla Marina spagnola, e ridenominati General Sanjurjo e General Mola.
  • Germania: 20.000 uomini, mezzi corazzati, armi e un'unità aerea, la Legione Condor. Tra i mezzi forniti ci furono gli Junkers Ju 87 e gli Heinkel He 111, questi ultimi utilizzati per il bombardamento di Guernica.[41]
  • Portogallo: circa 8.000 volontari chiamati Viriatos. Il regime dittatoriale del primo ministro Salazar manifestò subito le proprie simpatie per i ribelli spagnoli, fornendo importanti aiuti in uomini, mezzi e finanziamenti.
  • Romania: una legione di circa 2.000 volontari della Guardia di Ferro, al comando di Ion Moța, che cadde in combattimento.
  • Volontari internazionali: 2.000 circa, tra cui 500 francesi della compagnia Jeanne D'Arc, 1.000 provenienti da Guinea spagnola, Norvegia, Brasile, Belgio, Gran Bretagna e Grecia, e una legione di russi bianchi[42].

Il ruolo dell'aviazione

La guerra civile spagnola fu un esempio di guerra totale: venne sperimentato il bombardamento terroristico a saturazione sulla città basca di Guernica da parte della Legione Condor e dell'Aviazione Legionaria, prefigurando il ruolo strategico che rivestirà l'aeronautica, per la prima volta, durante la seconda guerra mondiale.

Repubblica

  • Nieuport-Delage NiD-52: caccia di fabbricazione francese, in carico all'aviazione spagnola prima del conflitto, venne inizialmente impiegato da entrambi i contendenti.
  • Hawker Fury: caccia di origine britannica, di prestazioni non brillantissime, utilizzato in limitato numero.
  • Dewoitine D.371: caccia monoplano ad ala alta, fornito da privati francesi, privo però dell'armamento originale, che prevedeva anche cannoncini da 20 mm. Era complessivamente una buona macchina le cui potenzialità, per i limiti di armamento e per il modesto livello addestrativo dei piloti repubblicani, non poterono essere sfruttate a fondo.
  • Loire 46: altro apparecchio da caccia francese, risultato tuttavia nettamente inferiore al Fiat CR.32 italiano, per il difficile pilotaggio unito al mediocre addestramento della maggioranza dei piloti repubblicani.
  • Polikarpov I-15: il celebre Chato (corto) costituì un punto di forza per l'aviazione repubblicana, ma le sue mitragliatrici a tiro rapido risultarono poco precise e di calibro troppo piccolo per avere la meglio su grossi aerei.
  • Polikarpov I-16: il Rata (topo) costituì una sorpresa in negativo per i piloti nazionalisti. Sufficientemente veloce per intercettare tutti gli avversari, eccettuato il Me 109 tedesco. Tuttavia l'I-16 era una macchina di difficile pilotaggio, e presentava gli stessi limiti del Chato quanto all'armamento.
  • Breguet XIX: antiquato bombardiere leggero, apparteneva inizialmente sia alle file governative sia a quelle nazionaliste, facendo parte della dotazione dell'Aviación Militar prebellica.
  • Potez 540: macchina poco riuscita e già superata al momento della sua comparsa, costituì tuttavia una ulteriore dimostrazione della non neutralità della Francia. Utilizzato come bombardiere medio, era facile preda per i caccia nazionalisti.
  • Tupolev SB-2: il Martin bomber, temibile bombardiere veloce, poteva essere intercettato solo dai Messerschmitt, e con qualche rischiosa acrobazia, dai Fiat. Le potenzialità del bimotore sovietico non vennero sfruttate a fondo.
  • Polikarpov R-Z: robusto ma antiquato biplano impiegato per l'attacco al suolo.

Nazionalisti

  • Nieuport-Delage NiD-52.
  • Heinkel He 51: biplano da caccia tedesco, costituì un aiuto prezioso, sebbene fosse inferiore ai pari classe di fabbricazione sovietica. Fu ampiamente utilizzato dalle squadriglie spagnole.
  • FIAT C.R.32: il caccia italiano costituì la vera ossatura dell'aviazione nazionalista, sino ad acquistare una fama quasi leggendaria. Oltre che dal numero di esemplari forniti (il più elevato in assoluto del conflitto) il biplano Fiat fu effettivamente avvantaggiato rispetto agli avversari dalle armi più affidabili e di maggiore calibro, e certamente dal miglior addestramento dei piloti. Il CR.32 rimase in servizio con l'aviazione spagnola ben oltre la fine del conflitto, benché fosse ormai largamente superato.
  • Heinkel He 112: moderno monoplano da caccia tedesco, venne sperimentato dalla Legione Condor.
  • Messerschmitt Bf 109: sperimentato nelle varianti C e D, dimostrò come una macchina molto più veloce dei suoi avversari, con qualche colpo bene aggiustato di armi pesanti, potesse risultare molto più efficace rispetto a un manovrabile ma lento biplano. I tedeschi inaugurarono e misero a punto nuove tattiche operative molto efficaci, impiegate poi con successo nel secondo conflitto mondiale.
  • Fiat G.50: al pari dell'He 112, venne sperimentato in Spagna con un limitato numero di macchine, armando una sola unità che a quanto pare non ebbe impiego operativo durante il conflitto.
  • Heinkel He 59: grosso e antiquato idrovolante, ottenne successi inaspettati e clamorosi come bombardiere.
  • Junkers Ju 52: il celebre trimotore tante Ju tuttofare, venne impiegato come bombardiere e trasporto (permise di realizzare un vero e proprio ponte aereo, il primo del genere, per trasferire le truppe di Franco dal Marocco alla Spagna). Efficientissimo in ogni occasione, risultava però troppo lento, e quindi una delle prede maggiormente ambite dalla caccia repubblicana.
  • Savoia-Marchetti S.M.81: primo aiuto di Mussolini ai nazionalisti, venne impiegato con successo per tutto il conflitto come bombardiere tattico, affiancando il più veloce e moderno S.M.79.
  • Savoia-Marchetti S.M.79: principale bombardiere fornito in aiuto ai nazionalisti, impressionò per la sua velocità e robustezza, risultando inintercettabile dalla maggioranza dei caccia repubblicani. Il Rata, che era in grado di raggiungerlo e intercettarlo, aveva spesso difficoltà a infliggergli seri danni a causa dell'armamento troppo leggero. Le qualità di bombardiere dell'S.M.79 vennero tuttavia sopravvalutate oltre misura, cosa che risulterà chiara con la seconda guerra mondiale.
  • Dornier Do 17: uno dei primi bombardieri moderni tedeschi, nelle varianti E e F la matita volante fu sperimentato ampiamente in Spagna, alcuni modelli vennero impiegati nel bombardamento di Guernica.[senza fonte]
  • Junkers Ju 86: bimotore da bombardamento e ricognizione, venne sperimentato in Spagna ma non ebbe seguito operativo con la Luftwaffe.

Vittime

Il numero dei caduti

Il numero delle vittime è stato a lungo dibattuto, con stime che vanno dalle 500.000 a un milione di persone uccise dalla guerra. Ángel David Martín Rubio, specialista di storia spagnola, in particolare del periodo della Repubblica, della guerra civile e del dopoguerra, ha effettuato uno studio minuzioso sull'ammontare complessivo delle vittime del conflitto.[43]

Secondo tale studio, il numero dei caduti dell'esercito repubblicano è di 71.038 morti, di cui 57.332 di nazionalità spagnola e 13.706 di nazionalità straniera. Tra le file dei nazionalisti si sono avuti 68.551 morti, di cui 56.444 combattenti spagnoli e 12.107 stranieri. 20.646 sono morti per bombardamenti e incidenti. Inoltre, nel corso della guerra, si è avuto un numero stimato di altri 110.000 morti per le repressioni. Il totale ammonta a circa 270.000 morti, su una popolazione complessiva stimata nel 1935 a 24.578.000 abitanti.

Sono conseguenti, però, alle vicende della Guerra civile, la soppressione di circa 30.000 dissidenti da parte dei nazionalisti, e altri 2.641 morti in azioni di guerrilla (di cui 339 membri delle forze dell'ordine) nell'immediato dopoguerra.

La Valle de los Caídos

Valle de los Caídos
Lo stesso argomento in dettaglio: Valle de los Caídos.

La Valle de los Caídos ("Valle dei Caduti") è una basilica sotterranea fatta costruire tra il 1940 e il 1958 col lavoro forzato degli oppositori politici dal governo spagnolo nella valle della Sierra de Guadarrama, per onorare tutti i morti, sia repubblicani sia falangisti, caduti durante la guerra civile. In realtà mentre i franchisti hanno una sepoltura onorevole, i combattenti repubblicani sono sepolti in fosse comuni.

Le salme di 33.872 caduti trovano sepoltura all'interno della basilica (vi si trovano anche quelle dei volontari italiani, sia fascisti sia antifascisti, oltre che quella del fondatore della Falange Antonio Primo de Rivera). Con la costruzione di questo monumento, il governo spagnolo tentò di dimostrare una volontà politica di pacificazione nazionale, onorando tutti i caduti, da qualunque parte essi avessero combattuto.

Tradizionalmente, il 20 novembre, in occasione dell'anniversario della morte di Franco, veniva celebrata una messa in sua memoria. Dal 2004 tale commemorazione è stata annullata. Il 16 ottobre 2007, la Commissione costituzionale del Congresso spagnolo ha approvato un progetto di legge sulla memoria storica, che comprende un articolo sulla Valle dei Caduti. Questo articolo è passato con il sostegno di tutti i partiti politici, ed è un regolamento per depoliticizzare la valle, e renderla esclusivamente un luogo di culto.

Membri della Famiglia Reale

Anche la famiglia del re Juan Carlos I di Spagna, ha avuto i suoi caduti nel periodo della guerra civile:

  • donna Elena Maria de Borbon y de la Torre, figlia di don Francisco de Borbon y de Castellvi, duca d'Angiò, e di donna Maria Luisa de la Torre y de Besave, uccisa il 24 settembre 1936.
  • don José Luis de Borbon y Rich, figlio di don José Maria de Borbon y de la Torre (fratello della precedente) e di donna Maria Luisa Rich y Carvajo, morto il 29 agosto 1936.
  • don Enrique de Borbon y de Leon, figlio del succitato duca d'Angiò e della seconda moglie marchesa donna Felisa de Leon y Navarro de Balboa, ucciso 29 ottobre 1936. Con lui sono uccisi suo figlio don Jaime de Borbon y de Esteban, quindicenne, e il fratello don Alonso de Borbon y de Leon, marchese di Squilace.
  • la duchessa di Sant'Elena, donna Clotilda Gallo Ruiz y Diaz de Bustamente, moglie di don Alberto I de Borbon y de Castellvi, duca di Sant'Elena, scomparsa il 18 dicembre 1936.
  • Carlo di Borbone-Due Sicilie Orleans, Infante di Spagna, cadde in combattimento nel 1936, come volontario nelle truppe nazionaliste.

Persone legate al conflitto

Lo stesso argomento in dettaglio: Persone legate alla guerra civile spagnola.

Persone identificate con i repubblicani

Persone identificate con i nazionalisti

Battaglie principali

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Battaglie della guerra civile spagnola.

Le conseguenze del conflitto

Oltre alle numerose vittime, la vittoria dei nazionalisti determinò l'instaurasi della dittatura franchista (franchismo) sino alla metà degli anni settanta, ma determinò anche un imponente fenomeno di emigrazione di massa - passato alla storia come La Retirada - degli aderenti alla Repubblica e/o ex-combattenti nelle file repubblicane, che continuarono a combattere nella guerriglia antifranchista.

Decine di migliaia furono gli spagnoli costretti a espatriare e a vivere come esuli per evitare la violenza dei franchisti. Migliaia furono i licenziati, arrestati, perseguitati.[44] Molti artisti e intellettuali spagnoli furono uccisi dai nazionalisti, come Federico García Lorca, o dai repubblicani, come Ramiro de Maeztu e Ramiro Ledesma Ramos. Gran parte della corrente letteraria detta "generazione spagnola del 1927" fu costretta all'esilio. Picasso, Miró, Buñuel, Rafael Alberti e molti altri intellettuali e artisti spagnoli, sostenitori della democrazia e, per questo, avversati dal franchismo, furono costretti a espatriare o preferirono non rientrare in Patria.

Tale fenomeno, stimato in circa 500.000 fuorusciti, in molti casi ebbe carattere di evacuazione temporanea. Detratti i ritorni, il saldo finale di circa 200.000 esiliati è comunemente accettato dagli autori che si sono specificamente occupati del fenomeno in questione.[45][46]

Nonostante gli interventi degli alleati, la Spagna franchista non fu parte attiva nella seconda guerra mondiale, ma l'economia richiese decenni per recuperare i danni provocati dal conflitto e dall'isolamento cui la condannò il franchismo.

Filmografia

Note

  1. ^ Gabriele Ranzato, La guerra di Spagna, Giunti, 1995, ISBN 978-88-09-20655-7.
  2. ^ G. Ranzato, La guerra di Spagna, Giunti, 1995.
  3. ^ a b c Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag. 75
  4. ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag. 77
  5. ^ Julio De la Cueva, Religious Persecution, Anticlerical Tradition and Revolution: On Atrocities against the Clergy during the Spanish Civil War, (in inglese) Journal of Contemporary History Vol XXXIII - 3, 1998.
  6. ^ Arrigo Petacco, Viva la muerte!, collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, pag. 16: "Secondo un resoconto delle Cortes, dal 16 febbraio al 17 giugno 1936 si registrarono 269 morti, 1287 feriti, 160 chiese distrutte e 251 saccheggiate"
  7. ^ Paul Preston, cit., pag. 92
  8. ^ Arrigo Petacco, cit., pag. 15
  9. ^ Bernard Michal (a cura di), La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag. 80
  10. ^ a b Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR Storia, Milano, 2007, pag. 54
  11. ^ José Antonio Primo de Rivera, Scritti e discorsi di battaglia a cura di Primo Siena, Giovanni Volpe Editore, Roma, 1967, pag. 73: "Bisogna saper prevedere i giorni duri e prepararsi per affrontare la tempesta. Se Azaña prende il potere, come tutto lascia supporre, ci daranno la caccia come ai cani. È necessario quindi organizzare l'apparato illegale del Movimento e approntare per la lotta armata una prima linea efficace, con i meravigliosi ragazzi che abbiamo nella Falange"
  12. ^ Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia dell'Asse, Edizioni Einaudi, Milano, 1980, pag. 12
  13. ^ Bernard Michal (a cura di), cit., pag. 81
  14. ^ Hugh Thomas, cit., pag. 105
  15. ^ a b Hugh Thomas, cit., pag. 100
  16. ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, 1986.
  17. ^ (EN) Antony Beevor, The Battle for Spain: The Spanish Civil War 1936-1939, Penguin Books, 2006, pp. 83-86.
  18. ^ (EN) Warren Carroll, The Last Crusade: Spain: 1936, Christendom Press, 1998., che a sua volta ha ripreso le cifre da Antonio Montero Moreno, Historia de la Persecución Religiosa en España (1936–1939), 3 ed, Biblioteca de Autores Cristianos, 1999.
  19. ^ (EN) Antonio Montero Moreno, Historia de la persecución religiosa en España, 1936-39, Journal of Contemporary History Vol XXXIII - 3, 1961, p. 355.
  20. ^ (ES) Julio De la Cueva, Religious Persecution, Anticlerical Tradition and Revolution: On Atrocities against the Clergy during the Spanish Civil War, Madrid, 1998, p. 758-883.
  21. ^ Per il dettaglio, vedasi il sito cattolico: "Santi, beati e testimoni"
  22. ^ Hugh Thomas, cit., che a sua volta ha ripreso le cifre da Inaki Aberrigoyen, Sept mois et sept jours dans l'Espagne de Franco, 1938.
  23. ^ La Civiltà cattolica, Edizioni 3709-3712,Roma, 2005, pag.323
  24. ^ Enchiridion delle Encicliche, vol. V, o.c., p. 1176, par. 20
  25. ^ Andreas Resch: Beati e Santi di Giovanni Paolo II - IGW
  26. ^ Rito di beatificazione di 498 martiri della persecuzione religiosa in Spagna - Omelia del cardinale José Saraiva Martins, su Sito ufficiale della Santa Sede. URL consultato il 25 agosto 2015.
  27. ^ Hugh Thomas, cit., pag. 123
  28. ^ Indro Montanelli e Mario Cervi, cit., pag. 14
  29. ^ Arrigo Petacco, cit., pag. 9
  30. ^ a b John F. Coverdale, The Battle of Guadalajara, 8-22 March 1937, in Journal of Contemporary History, vol. 9,, No. 1, Sage Publications, Ltd., gennaio 1974, pp. 53-75. Accesso condizionato via Jstor.
  31. ^ Angelo Emiliani: La difesa aerea di Barcellona, su Storia Militare n. 4 anno I -gennaio 1994; pag. 19
  32. ^ La Stampa Sera, Santander vuole arrendersi ?, 25 giugno 1937, pag.1
  33. ^ Antony Beevor, cit., pagg. 102-122
  34. ^ Con diversi testi Camillo Berneri difendeva la rivoluzione sociale e denunciava l'operazione semantico-politica degli stalinisti che la riducevano a guerra civile. Cf. un articolo di dura replica alle "asinerie" di Palmiro Togliatti disponibile in rete [1]
  35. ^ Stanley G. Payne, Il fascismo 1914/1945: origini, storia e declino delle dittature che si sono imposte tra le due guerre, Newton Compton, Roma, 1999, pag. 151
  36. ^ Antony Beevor, cit., pag. 253
  37. ^ Arnaud Imatz, La vraie mort de Garcia Lorca, 2009, 40 NRH, 31–34, pag. 32-33.
  38. ^ Antony Beevor, cit., pag. 255
  39. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 189-196
  40. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, pagina 191
  41. ^ Divenuto famoso anche perché Pablo Picasso dipingerà una tela ispirata all'accaduto, chiamata Guernica
  42. ^ Hugh Thomas, The Spanish Civil War (in inglese), London, Penguin (3rd edition, 2003)
  43. ^ Le vittime della Guerra Civile spagnola, articolo riportato sul sito Storia & Identità. Annali Italiani [2]
  44. ^ Cifre in: Francisco Aguado Sanchez, El Maquis en España. Su historia, Librería Editorial San Martín, Madrid, 1975, pp. 253-254
  45. ^ La oposición durante el franquismo. 3. El exilio republicano, Ediziones Encuentro, Madrid 2005, pp. 55-59
  46. ^ Javier Rubio, La emigración de la guerra civil de 1936-1939. Historia del éxodo que se produce con el fin della II República española, Librería Editorial San Martín, Madrid, 1977

Bibliografia

  • AA. VV., 1931-1937. Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna, Ed. Falce Martello, Milano, 1995
  • AA. VV., Chi c'era racconta, Ed. Zic, Milano, 1975
  • AA. VV., La guerra civile spagnola tra politica e letteratura, Shakespeare & C., Firenze, 1995
  • AA. VV., Spagna 1936-1939. Fotografie e informazioni di guerra, Marsilio, Venezia, 1976
  • Antony Beevor, La guerra civile spagnola, Milano, Rizzoli, 2006
  • Bartolomé Bennassar, La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale, Einaudi, Torino, 2006
  • C. Berneri, Guerra di classe in Spagna, Ed. RI, Pistoia, 1971
  • C. Berneri, Asinerie settarie (Togliatti e la rivoluzione spagnola), Guerra di Classe, Barcellona, 5.11.1936, consultabile in rete [3].
  • Jean Barrot, Bilan, la contre-révolution en Espagne, Ed. UGE
  • Broué-Temine, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Ed. Sugar, Milano, 1962
  • H. Browne, La guerra civile spagnola, Il Mulino, Bologna, 2000
  • C.C.I., La sinistra comunista italiana (1927-1952). Cap.5-6, Ed. CCI, Napoli, 1984
  • C.C.I., Rivista Internazionale n.1 - Articoli di Bilan sulla Spagna, Ed. CCI, Napoli, 1976
  • Chazé, Chroniques de la révolution espagnole, Ed. Spartacus
  • L. De Llera Esteban, La guerra civile di Spagna (1936-39). Le cause e il contesto internazionale, Il Cerchio, Rimini, 2006
  • Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia. Vita e morte di B. Durruti, Feltrinelli, Milano, 1973
  • F. García, Collettività contadine e operaie durante la rivoluzione spagnola, Jaca Book, Milano, 1975
  • V. Gervasini, Gli insegnamenti della sconfitta della rivoluzione spagnola, Ed. C.S.P. Tresso, Foligno, 1993
  • J. Gomez Casas, Storia dell'anarcosindacalismo spagnolo, Jaca Book, Milano, 1975
  • A. Guillamon Iborra, I bordighisti nella guerra civile spagnola, Ed. C.S.P. Tresso, Foligno, 1993
  • Dolores Ibárruri, Memoria di una rivoluzionaria, Roma, 1963
  • Gabriel Jackson, La repubblica spagnola e la guerra civile, Il Saggiatore, Milano, 1967
  • Jéhan, "La guerre d'Espagne", in: Invariance n. 8, 1969
  • A. Landuyt (a cura di) "Carlo Rosselli e la Catalogna antifascista", "Quaderni del Circolo Rosselli",n.2/1996, Firenze, Giunti Editore
  • H.E. Kaminski, Quelli di Barcellona, Mondadori, Milano, 1950
  • F. Morrow, L'opposizione di sinistra in Spagna, Samonà e Savelli, Roma, 1970
  • G. Munis, Lezioni di una sconfitta, promessa di vittoria. Critica e teoria della rivoluzione spagnola 1930-1939, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2007
  • M. Nash, Mujeres libres - Donne libere Spagna 1936-1939, La Fiaccola, Ragusa, 1991
  • Pietro Nenni, Spagna, Sugar, Milano, 1976
  • Nin Andres, Guerra e Rivoluzione in Spagna 1931/37, Ed. Feltrinelli, Milano 1974
  • George Orwell, Omaggio alla Catalogna, nuova trad. di Riccardo Duranti, Mondadori, Milano, 1993
  • A. Paz, Durruti. Cronaca della vita, La Salamandra, Milano, 1980
  • Arrigo Petacco, ¡Viva la muerte! Mito e realtà della guerra civile spagnola, 1936-39, Mondadori, Milano, 2006
  • Paul Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano, 1999
  • Gabriele Ranzato, Rivoluzione e guerra civile in Spagna, Loescher, Torino, 1975
  • G. Ranzato, La guerra di Spagna, Giunti, Firenze, 1995
  • G. Ranzato, L'eclissi della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini 1931-1939, Bollati Boringhieri, Torino, 2004
  • Georges Roux, La guerra civile di Spagna, Firenze, 1966
  • Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Ed. Einaudi, Torino, 1964
  • Lev Trotzsky, Scritti 1936-39. Parte seconda: la rivoluzione spagnola, Ed. Einaudi, Torino, 1962
  • M. Tuñon de Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, Editori Riuniti, Roma, 1976
  • P. F. Zarcone, Spagna libertaria: storia di collettivizzazioni e di una rivoluzione sociale interrotta (1936-1938), Massari Ed., Roma, 2007
  • Vittorio Vidali, Comandante Carlos, Editori Riuniti, Roma, 1983
  • Daniele Biacchessi, Orazione civile per la Resistenza, Bologna, Promomusic, 2012.
  • Una più ampia bibliografia, su romacivica.net.
  • F. Bucci, Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola, Follonica, La ginestra, 2000
  • Gli abruzzesi e la guerra di Spagna, L'Aquila, Arti grafiche aquilane, 1984
  • A. Martino, Antifascisti savonesi e guerra di Spagna. "Miliziani rossi" e altri "sovversivi" nelle carte della R. Questura di Savona, Savona, ISREC Savona, 2009.
  • D. Fienga, C. Maglietta, E. Misefari, Memoria e antifascismo: combattenti meridionali alla guerra di Spagna, Napoli, Athena, 1989.
  • F. Biga, Companeros: Imperiesi e Albenganesi nelle Brigate Internazionali in Spagna, Imperia, Dominici, 1999.
  • P. Ambrosio, In Spagna per la libertà: vercellesi, biellesi e valsesiani nelle brigate internazionali, 1936-1939, Borgosesia, ISRSC Biella e Vercelli, Vercelli, Gallo, 1996.
  • M. Puppini, In Spagna per la libertà: antifascisti friulani, giuliani e istriani nella guerra civile spagnola 1936-1939, Udine, Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, 1986.
  • S. Giacobbe, Lettere d'amore e di guerra: Sardegna-Spagna (1937-1939), Cagliari, Dattena, 1992.
  • F. Visentini, In Spagna per la libertà: volontari antifascisti vicentini nella guerra civile spagnola (1936-1939), Vicenza, A.N.P.I., 1988.
  • Gli antifascisti lombardi alla guerra di Spagna: 1936-1939, Milano, Consiglio regionale della Lombardia, 1977.
  • I forlivesi garibaldini in Spagna, Forlì, Coop. Ind. Graf., 1973.
  • R. Cucchini, I soldati della buona ventura. Militanti e antifascisti bresciani nella guerra civile spagnola (1936-1939), Brescia, GAM Editrice, 2009.
  • R. Lentini - G. Masi - A. Orlando - L. Paselli, L'utopia accende una stella... Sessant'anni dalla guerra civile di Spagna. Cosimo Pirozzo e i combattenti rosarnesi per la libertà, Quaderni dell'ICSAIC, Rosarno (RC), Virgilio Editore, 1998.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 21709 · LCCN (ENsh85126106 · GND (DE4055970-1 · BNE (ESXX4344621 (data) · BNF (FRcb11936368c (data) · J9U (ENHE987007563207005171