Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa

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Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
(EN) Organization for Security and Co-operation in Europe
(DE) Organisation für Sicherheit und Zusammenarbeit in Europa
(ES) Organización para la Seguridad y la Cooperación en Europa
(FR) Organisation pour la sécurité et la coopération en Europe
(IT) Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
(RU) Организация по безопасности и сотрудничеству в Европе
Sede OSCE a Vienna
Abbreviazione(ENESFRIT) OSCE
(DE) OSZE
(RU) ОБСЕ (OBSE)
TipoPseudo organizzazione
Fondazioneluglio 1973 (come CSCE),
1º gennaio 1995 (come OSCE)
Sede centraleBandiera dell'Austria Vienna
Area di azione57 paesi membri e 11 partner di cooperazione
Segretario generaleBandiera della Germania Helga Schmid
Lingue ufficialiinglese, tedesco, spagnolo, francese, italiano, russo
Sito web, Sito web, Sito web, Sito web, Sito web, Sito web e Sito web

     Stati membri OSCE

     Stati partner per la cooperazione

L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE)[1] è la più grande organizzazione intergovernativa di sicurezza regionale[2] per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa che conta, attualmente, cinquantasette Paesi membri. L'OSCE nasce nel 1995 come evoluzione della Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa (CSCE). L'OSCE adotta un approccio onnicomprensivo alla sicurezza articolato su tre dimensioni: politico-militare, economico-ambientale e umana[3].

Nel corso degli anni ha promosso una serie di missioni di peacekeeping e operazioni sul terreno, in Europa e nel mondo, rivelandosi un importante strumento per l'allerta precoce (early warning), la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi non militari e la riabilitazione post-conflitto. Inoltre, essa rappresenta un importante forum di confronto su controllo degli armamenti convenzionali e misure di rafforzamento della fiducia nonché di promozione della cooperazione su contrasto a minacce transnazionali (terrorismo, crimine organizzato internazionale, tratta di esseri umani, traffici di armi, ecc.), temi economici e ambientali, diritti umani, libertà fondamentali e processi democratici.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

1973: la Conferenza sulla Sicurezza e sulla Cooperazione in Europa[modifica | modifica wikitesto]

La Conferenza sulla Sicurezza e sulla Cooperazione in Europa (CSCE) fu convocata per la prima volta a Helsinki il 3 luglio 1973 e nacque - in pieno clima di guerra fredda - come tentativo di ripresa del dialogo Est-Ovest: alla Conferenza presero infatti parte i rappresentanti di tutti i Paesi europei (con l'eccezione dell'Albania) e gli inviati degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica.

1975: Accordi di Helsinki[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º agosto 1975 i capi di Stato e di governo dei trentacinque paesi partecipanti alla Conferenza si riunirono, nuovamente a Helsinki, per la firma dell'Atto finale della CSCE: con tali Accordi o Memorandum d'intesa furono, tra l'altro, riconosciute e accettate le frontiere esistenti fra gli Stati europei, compresa quella che divideva la Germania in due entità politiche distinte e sovrane ed, in cambio dell'implicito riconoscimento del dominio sovietico in Europa orientale, l'URSS si impegnò al rispetto dei diritti umani.

Dopo il 1989[modifica | modifica wikitesto]

La funzione della CSCE di semplice conferenza (nell'ambito della quale i Paesi partecipanti si riunivano regolarmente) con il ruolo di "ponte" tra Est ed Ovest è, tuttavia, cambiata radicalmente con la caduta dei regimi comunisti dell'Europa orientale alla fine degli anni ottanta e con il riaccendersi di possibili focolai di crisi nel corso degli anni novanta: da un ruolo di forum puramente politico che, accessoriamente, offriva una base di legittimità ai gruppi est-europei di difesa dei diritti umani, la Conferenza ha infatti assunto compiti concreti di prevenzione e composizione pacifica dei conflitti che si sono susseguiti nei paesi est europei come conseguenza della disgregazione del blocco sovietico; ha, inoltre, preso parte alla fase della ricostruzione seguita a tali conflitti cercando, ad esempio tramite strumenti quali l'istituzione di osservatori elettorali indipendenti per il monitoraggio delle elezioni, di favorire il processo di transizione democratica dell'Europa dell'Est.

Come conseguenza di tali stravolgimenti geopolitici la CSCE ha adottato, il 21 novembre 1990, la Carta di Parigi per una nuova Europa, atto con il quale veniva di fatto riconosciuta la fine delle divisioni della guerra fredda.

Il 13 ottobre 1993 le è stato riconosciuto lo status di osservatore dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

1995: l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1º gennaio del 1995 la CSCE si è trasformata in un'organizzazione stabile, prendendo l'attuale denominazione di Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e dotandosi di organi permanenti per lo svolgimento delle proprie attività:

  • un segretariato (con sede a Vienna)
  • un centro per la risoluzione delle controversie legali (con sede a Vienna)
  • un ufficio per i controlli elettorali (con sede a Varsavia) e avviando, nel contempo, una fase di collaborazione istituzionalizzata tra i Paesi membri.

L'OSCE si è quindi data come obiettivo il mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, intendendo quest'ultima non solo come assenza di conflitti armati, ma anche come presupposto per la difesa dei diritti dell'uomo, per strutture democratiche stabili all'interno di uno "Stato di diritto", come pure per un concreto sviluppo economico e sociale e uno sfruttamento sostenibile delle risorse.

Presiede le Discussioni Internazionali di Ginevra (GID) congiuntamente all'Unione europea (UE) e Nazioni Unite (ONU), i colloqui internazionali volti ad affrontare le conseguenze del conflitto del 2008 in Georgia.

Le tre dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

L'approccio dell'OSCE alla sicurezza è omnicomprensivo e si articola su tre dimensioni: dimensione politico-militare (prima), dimensione economico-ambientale (seconda) e dimensione umana (terza).[5]

La prima dimensione politico-militare è basata su un sistema di scambi dati integrato dalla possibilità di verifiche reciproche sul campo, sia terrestri che aeree. Tale scambio è principalmente disciplinato dal trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (CFE), dal documento di Vienna e dal trattato sui cieli aperti e da misure di rafforzamento della fiducia e della sicurezza. Questa dimensione è soprattutto volta a promuovere una maggiore apertura, trasparenza e cooperazione attraverso il supporto agli Stati partecipanti. I principali settori di attività riguardano il controllo armamenti, la riforma del settore della sicurezza, il controllo dei confini, contrasto al terrorismo, la prevenzione dei conflitti, il contrasto al traffico illecito, stoccaggio e distruzione di armi leggere e munizioni convenzionali.[6]

La seconda dimensione economico-ambientale si occupa degli aspetti relativi all'economia ed all'ambiente, considerati quali ulteriori fattori chiave per il rafforzamento della sicurezza. In particolare, vede l'organizzazione promuovere i principi di buon governo, il contrasto alla corruzione, la promozione delle tematiche ambientali, la condivisione delle risorse naturali nonché la gestione del ciclo dei rifiuti.[5]

La terza dimensione umana è incentrata sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, sulla promozione della democrazia e dello stato di diritto, elementi comunque fondamentali per la stabilità. L'OSCE assiste gli Stati partecipanti nel rafforzare le istituzioni democratiche, tenere libere consultazioni elettorali, garantire il rispetto dei diritti umani, la libertà di espressione dei media, i diritti delle minoranze, la tolleranza e la non discriminazione.[5][7]

Struttura e Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

La struttura istituzionale dell'OSCE si compone di una dimensione governativa e di una dimensione parlamentare. La dimensione governativa è composta da organi decisionali e da strutture esecutive mentre quella parlamentare è rappresentata dall'Assemblea Parlamentare dell'OSCE.

Organi decisionali[modifica | modifica wikitesto]

Il processo decisionale OSCE si svolge su tre livelli, con l'affiancamento di riunioni su tematiche specifiche. Gli organi politici dell’OSCE comprendono:

  • Il Consiglio ministeriale: si riunisce una volta all'anno e si presenta come il principale organo decisionale dell'Organizzazione. Il Consiglio adotta le principali decisioni e i testi fondamentali che guidano l'azione dell'OSCE.
  • Il Consiglio permanente: organo assembleare con sede a Vienna composto dai rappresentanti permanenti degli Stati partecipanti. Ha competenza generale, anche finanziaria, e si riunisce ogni settimana per consultazioni politiche.
  • Il Foro di Cooperazione per la Sicurezza, un organo di negoziato permanente ove gli Stati partecipanti si consultano settimanalmente su tematiche relative a sicurezza e stabilità, prettamente in termini politico-militari.[8]
  • Il Summit dei Capi di Stato e di Governo decide le priorità e fornisce l'orientamento dell'organizzazione. Questo, tuttavia, si riunisce raramente (l'ultima volta nel 2010)[8].
  • La presidenza in esercizio, a rotazione annuale tra i ministri degli esteri degli Stati partecipanti, che ha poteri di rappresentanza e di supervisione sugli organi tecnico amministrativi, nonché di stabilire le priorità durante l'anno in carica. Il presidente di turno può avvalersi di diversi rappresentanti speciali e personali per particolari tematiche o aree geografiche ed è assistito dalla Troika, organo informale composto da precedente, attuale e futura Presidenza[9].

Strutture esecutive[modifica | modifica wikitesto]

Segretario Generale
Nominato all'unanimità dal Consiglio Ministeriale con mandato triennale prorogabile per due anni; questi è la massima autorità amministrativa dell'OSCE ed agisce sotto la guida del presidente in esercizio, fornendo il supporto necessario alle sue attività; dirige il Segretariato, con sede a Vienna e Praga[10];
Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR)
Ha sede a Varsavia e promuove i processi elettorali democratici, il rispetto dei diritti umani, lo stato di diritto, la tolleranza e la non discriminazione, i diritti delle comunità Rom e Sinti; da dicembre 2020 l’Ufficio è diretto da Matteo Mecacci (Italia);[11]
Alto Commissario per le minoranze nazionali (HCNM)
Con sede a L'Aja, è uno strumento di diplomazia preventiva indipendente che assicura l'allerta precoce e adotta misure adeguate e tempestive per prevenire che le tensioni etniche sfocino in conflitti; da dicembre 2020, l'incarico è ricoperto dall'ambasciatore Kairat Abdrakhmanov (Kazakhstan);[12]
Rappresentante per la libertà dei mezzi d'informazione (RFoM)
Con sede a Vienna, monitorizza gli sviluppi riguardanti i media in tutti i 57 Stati partecipanti e provvede a segnalare tempestivamente le violazioni della libertà di espressione. Dal 2020, l'incarico è ricoperto dall'ambasciatrice Teresa Ribeiro, (Portogallo).[13]

Organi connessi all'OSCE[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo Consultivo Congiunto (JCG)
Con sede a Vienna, è un organo collegiale che tratta questioni riguardanti l'osservanza del trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (CFE) ed è composto da 30 Stati parte, tutti membri OSCE.[14]
Commissione Consultiva Cieli Aperti (OSCC)
Con sede a Vienna, è un organo collegiale che si occupa dell'applicazione del trattato sui cieli aperti (Open Skies) ed è composto da 32 Stati membri (inizialmente 34, successivamente ridottisi a seguito dell’uscita degli Stati Uniti nel 2020 e della Federazione Russa nel 2021), tutti gli Stati parte sono membri OSCE.[15][16][17]
Corte di conciliazione e arbitrato
Istituita dalla Convenzione di Stoccolma del 1992, ha sede a Ginevra e si occupa della composizione pacifica delle controversie in conformità al diritto internazionale e agli impegni OSCE. Finora non è stata investita di nessun caso.[18]

Attività sul terreno[modifica | modifica wikitesto]

L'azione dell'Organizzazione dispiega anche delle missioni sul territorio (attualmente 15), le quali permettono di assistere gli Stati nell'affrontare problematiche e sfide di sicurezza secondo le direttive e i principi OSCE.

La prima missione operativa di lunga durata dell'OSCE è stata quella inviata nel 1992 nel Kosovo, missione fallita a causa dello scoppio della guerra nella regione balcanica.

Le attività attualmente operative sono le seguenti:

  • Presenza OSCE in Albania (dal 1997)
  • Missione OSCE in Bosnia Erzegovina (dal 1995)
  • Missione OSCE in Kosovo (dal 1999)
  • Missione OSCE in Montenegro
  • Missione OSCE in Serbia (dal 2001)
  • Missione OSCE a Skopje (dal 2001)
  • Missione OSCE in Moldova (dal 1992)
  • Rappresentante Personale della Presidenza in esercizio dell'OSCE sul conflitto gestito dalla Conferenza di Minsk
  • Centro OSCE in Ashgabat
  • Ufficio dei Programmi OSCE in Nur-Sultan
  • Ufficio dei Programmi OSCE in Bishkek
  • Ufficio dei Programmi OSCE in Dushanbe
  • Coordinamento Progetti OSCE in Uzbekistan

Le attività non più operative sono le seguenti:

  • Missioni di Lunga Durata in Kosovo, Sangiaccato e Voivodina
  • Missione in Georgia
  • Missione in Estonia
  • Missione in Lettonia
  • Missione in Ucraina
  • Rappresentante presso la Commissione di Esperti Estone sui Pensionati Militari
  • Ufficio di collegamento in Asia Centrale
  • Rappresentante presso il Comitato Congiunto della Stazione Radar di Skrunda
  • Gruppo di Assistenza in Cecenia
  • Rappresentante Personale della Presidenza in esercizio per l'Articolo IV, Allegato 1-B dell'Accordo Quadro Generale Per la Pace in Bosnia ed Erzegovina
  • Missione in Croazia / Ufficio a Zagabria
  • Gruppo di Consulenza e Monitoraggio in Bielorussia
  • Missione di Verifica in Kosovo / Task Force per il Kosovo
  • Ufficio a Yerevan
  • Ufficio a Baku / Coordinamento progetti a Baku
  • Ufficio a Minsk
  • Missione di Osservazione ai Checkpoint russi di Gukovo e Donetsk
  • Missione speciale di osservazione dell'OSCE in Ucraina[19]
  • Coordinamento Progetti OSCE in Ucraina (PCU)[20]

Assemblea Parlamentare dell’OSCE[modifica | modifica wikitesto]

L'Assemblea Parlamentare si è riunita per la prima volta a Budapest nel luglio 1992. Ha sede a Copenaghen e si compone di 323 rappresentanti dei parlamenti nazionali degli Stati partecipanti. L'obiettivo principale dell'assemblea è quello di promuovere la conoscenza e l’osservanza degli impegni OSCE da parte delle strutture legislative nazionali. L'Assemblea dell'OSCE si riunisce due volte l'anno: la sessione annuale ha luogo nel mese di luglio, in uno dei paesi membri. Al termine di ogni sessione annuale, essa adotta a maggioranza una Dichiarazione Finale in cui formula raccomandazioni circa il grado di attuazione degli impegni OSCE negli Stati partecipanti. L’Assemblea Parlamentare ha funzione meramente consultiva, e non ha potere decisionale né di controllo sul bilancio[21].

Bilancio[modifica | modifica wikitesto]

Il bilancio dell'OSCE per anno (in milioni di euro) dal 1993 è stato:

  • 2019 ... €138.2 milioni[22]
  • 2018 ... €137.8 milioni
  • 2017 ... €139.0 milioni
  • 2016 ... €141.1 milioni
  • 2015 ... €141.1 milioni
  • 2014 ... €142.3 milioni
  • 2013 ... €144.8 milioni
  • 2012 ... €148.4 milioni
  • 2011 ... €150.0 milioni
  • 2010 ... €150.7 milioni
  • 2009 ... €158.6 milioni
  • 2008 ... €164.1 milioni
  • 2007 ... €186.2 milioni
  • 2006 ... €186.2 milioni
  • 2005 ... €186.6 milioni
  • 2004 ... €180.8 milioni
  • 2003 ... €165.5 milioni
  • 2002 ... €167.5 milioni
  • 2001 ... €194.5 milioni
  • 2000 ... €202.7 milioni
  • 1999 ... €146.1 milioni
  • 1998 ... €118.7 milioni
  • 1997 ... €43.3 milioni
  • 1996 ... €34.9 milioni
  • 1995 ... €18.9 milioni
  • 1994 ... €21 milioni
  • 1993 ... €12 milioni

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Fonte OSCE

Stati membri[modifica | modifica wikitesto]

Paesi membri dell'OSCE. Fra parentesi è indicata la data di ammissione:

Partner per la cooperazione:

Presidenza[modifica | modifica wikitesto]

La Presidenza dell’OSCE viene esercitata per la durata di un anno da uno Stato partecipante dell’OSCE designato a tal fine da una decisione del Consiglio dei ministri. La funzione viene esercitata dal Ministro degli affari esteri di quel Paese come "Presidente in esercizio (CiO)".

Le responsabilità del Presidente in esercizio (CiO) includono:

  • coordinamento del lavoro delle istituzioni OSCE;
  • rappresentare l'Organizzazione;
  • supervisione delle attività relative alla prevenzione dei conflitti, alla gestione delle crisi e alla riabilitazione postbellica.

Il Presidente in esercizio nomina Rappresentanti personali - esperti nei settori prioritari per il Presidente in esercizio[23]. È assistito dai presidenti in carica precedenti e entranti; i tre insieme costituiscono la Troika dell'OSCE. L'origine dell'istituzione risiede nella Carta di Parigi per una Nuova Europa (1990), il Documento di Helsinki 1992 ha formalmente istituzionalizzato questa funzione[24].

La presidenza dell'OSCE per il 2022 è stata esercitata dalla Polonia[25] e nel 2023 è stata assunta dalla Macedonia del Nord[26].

L'Italia ha esercitato la Presidenza nel 1993 e nel 2018[27].

Storia della presidenza[modifica | modifica wikitesto]

Le Presidenze dell'OSCE dal 1991 a oggi.[28]

Anno Paese Presidente in esercizio
1991 Bandiera della Germania Germania Hans-Dietrich Genscher (a partire da giugno)
1992 Bandiera della Cecoslovacchia Cecoslovacchia Jiří Dienstbier (fino al 2 luglio); Jozef Moravčík (dal 3 luglio)
1993 Bandiera della Svezia Svezia Margaretha af Ugglas
1994 Bandiera dell'Italia Italia Beniamino Andreatta (fino all'11 maggio); Antonio Martino (dal 12 maggio)
1995 Bandiera dell'Ungheria Ungheria László Kovács
1996 Bandiera della Svizzera Svizzera Flavio Cotti
1997 Bandiera della Danimarca Danimarca Niels Helveg Petersen
1998 Bandiera della Polonia Polonia Bronisław Geremek
1999 Bandiera della Norvegia Norvegia Knut Vollebæk
2000 Bandiera dell'Austria Austria Wolfgang Schüssel (fino al 4 febbraio); Benita Ferrero-Waldner (dal 5 febbraio)
2001 Bandiera della Romania Romania Mircea Geoană
2002 Bandiera del Portogallo Portogallo Jaime Gama (fino al 6 aprile); António Martins da Cruz (dal 7 aprile)
2003 Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi Jaap de Hoop Scheffer (fino al 3 dicembre); Bernard Bot (dal 4 dicembre)
2004 Bandiera della Bulgaria Bulgaria Solomon Passy
2005 Bandiera della Slovenia Slovenia Dimitrij Rupel
2006 Bandiera del Belgio Belgio Karel De Gucht
2007 Bandiera della Spagna Spagna Miguel Ángel Moratinos
2008 Bandiera della Finlandia Finlandia Ilkka Kanerva (fino al 4 aprile); Alexander Stubb (dal 5 aprile)
2009 Bandiera della Grecia Grecia Ntora Mpakogiannī (fino al 5 ottobre); Giōrgos Papandreou (dal 6 ottobre)
2010 Bandiera del Kazakistan Kazakistan Kanat Saudabayev
2011 Bandiera della Lituania Lituania Audronius Ažubalis
2012 Bandiera dell'Irlanda Irlanda Eamon Gilmore
2013 Bandiera dell'Ucraina Ucraina Leonid Kozhara
2014 Bandiera della Svizzera Svizzera Didier Burkhalter
2015 Bandiera della Serbia Serbia Ivica Dačić
2016 Bandiera della Germania Germania Frank-Walter Steinmeier
2017 Bandiera dell'Austria Austria Sebastian Kurz (fino al 18 dicembre); Karin Kneissl (dal 18 dicembre)
2018 Bandiera dell'Italia Italia Angelino Alfano (fino al 1º giugno); Enzo Moavero Milanesi (dal 1º giugno)
2019 Bandiera della Slovacchia Slovacchia Miroslav Lajčák
2020 Bandiera dell'Albania Albania Edi Rama
2021 Bandiera della Svezia Svezia Ann Linde
2022 Bandiera della Polonia Polonia Zbigniew Rau
2023 Bandiera della Macedonia del Nord Macedonia del Nord Bujar Osmani
2024 Bandiera di Malta Malta Ian Borg
2025 Bandiera della Finlandia Finlandia

Segretario generale[modifica | modifica wikitesto]

Il Segretario generale è a capo del Segretariato OSCE che è chiamata a prestare sostegno operativo all’Organizzazione e ad assistere la Presidenza in esercizio. Il Segretario Generale viene eletto dal Consiglio Ministeriale con un mandato di tre anni e può essere rinnovato per altri tre anni[29].

Dall'istituzione dell'ufficio, i Segretari generali sono stati:

Dal gennaio 2021 il Segretario Generale è Helga Schmid (Germania).

Status giuridico[modifica | modifica wikitesto]

A differenza di altre organizzazioni internazionali, l'OSCE non gode di personalità giuridica, poiché non è stata a creata a seguito della ratifica di un documento giuridicamente vincolante. L'Atto Finale di Helsinki rappresenta infatti solamente un impegno politico dei Capi di Stato. Per questo motivo, l'OSCE ha cercato di costruire la propria personalità giuridica tramite accordi bilaterali tra l'Organizzazione e gli Stati membri. Ad oggi, questi accordi sono stati raggiunti solo con 27 Stati partecipanti su 57[30]. Di conseguenza, il quadro giuridico dell'OSCE non è chiaro per quanto riguarda la sua personalità giuridica, la capacità giuridica e un sistema uniforme di privilegi e immunità, provocando gravi ostacoli a livello operativo[31].

Per via di questo status giuridico, all'interno dell'Organizzazione i paesi che ne fanno parte vengono chiamati Stati partecipanti[32].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La sigla è la stessa in varie lingue: in inglese Organization for Security and Co-operation in Europe, in francese Organisation pour la sécurité et la coopération en Europe, in spagnolo Organización para la Seguridad y la Cooperación en Europa.
  2. ^ https://www.osce.org/it/who-we-are
  3. ^ OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), su esteri.it. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  4. ^ Baldi, S. (a cura di).L'Italia nell'OSCE, 2022, pag. 20 (PDF), su delegazioneosce.esteri.it. URL consultato il 18 agosto 2023.
  5. ^ a b c Alessia Rossinotti - Cos'è l'OSCE? in Azzoni, A. (a cura di). Ricostruire il Dialogo: La Presidenza italiana dell'OSCE nel 2018, Edizioni ETS, 2020, pagg. 19-22 (PDF), su delegazioneosce.esteri.it. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  6. ^ OSCE Controllo degli Armamenti, su osce.org. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  7. ^ OSCE Fact Sheet (PDF), su osce.org. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  8. ^ a b Azzoni, A. (a cura di). Ricostruire il Dialogo: La Presidenza italiana dell'OSCE nel 2018, Edizioni ETS, 2020 (PDF), su delegazioneosce.esteri.it. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  9. ^ Che cos’è l’OSCE, su delegazioneosce.esteri.it. URL consultato il 17 agosto 2023.
  10. ^ Denti, D., (Relatore) Frigo, M., (Correlatore) Valenti, M., & (Correlatore aggiunto) Molignoni, M. (2008). Il ruolo dell'OSCE nella ricostruzione della Bosnia-Erzegovina. Milano: Università degli Studi di Milano. Facoltà di Scienze Politiche (PDF), su balcanicaucaso.org. URL consultato il 23 ottobre 2021.
  11. ^ osce.org, https://www.osce.org/node/475457. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  12. ^ osce.org, https://www.osce.org/node/107881. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  13. ^ osce.org, https://www.osce.org/fom/representative. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  14. ^ Gruppo Consultivo Congiunto, su osce.org. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  15. ^ Commissione Consultiva Cieli Aperti, su osce.org. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  16. ^ USA escono ufficialmente da Trattato Open Skies, su adnkronos.com. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  17. ^ La Russia esce dal Trattato Cieli Aperti, su sicurezzainternazionale.luiss.it. URL consultato il 29 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2021).
  18. ^ Regolamento della Corte di conciliazione e di arbitrato nel quadro dell'OSCE (PDF), su osce.org, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, 1º febbraio 1997. URL consultato il 6 novembre 2017 (archiviato il 19 ottobre 2017).
  19. ^ OSCE Chairman-in-Office and Secretary General announce upcoming closure of Special Monitoring Mission to Ukraine, su osce.org. URL consultato il 24 agosto 2022.
  20. ^ OSCE Chairman-in-Office and Secretary General announce upcoming closure of Project Co-ordinator in Ukraine, su osce.org. URL consultato il 24 agosto 2022. Il 3 agosto 2022 il Segretario Generale OSCE ha annunciato l'avvio di un programma di supporto per l'Ucraina.
  21. ^ OSCE-Scheda sull'organizzazione - XIX legislatura, su camera.it. URL consultato il 17 agosto 2023.
  22. ^ (EN) Funding and budget, su osce.org. URL consultato il 18 agosto 2018.
  23. ^ Rappresentanti del Presidente in esercizio, su osce.org. URL consultato il 24 ottobre 2021.
  24. ^ Chi siamo, su osce.org. URL consultato il 24 ottobre 2021.
  25. ^ Poland takes over OSCE Chair, su osce.org. URL consultato il 1º gennaio 2022.
  26. ^ DECISIONE N.5/20 PRESIDENZA DELL’OSCE NEL 2023 (PDF), su osce.org. URL consultato il 30 dicembre 2021.
  27. ^ La Presidenza italiana dell’OSCE nel 2018, su delegazioneosce.esteri.it. URL consultato il 18 agosto 2023.
  28. ^ (EN) Former OSCE Chairpersons-in-Office, su osce.org. URL consultato il 4 gennaio 2022.
  29. ^ Segretariato dell’OSCE, su osce.org. URL consultato il 26 ottobre 2021.
  30. ^ La questione della personalità giuridica dell'OSCE, su delegazioneosce.esteri.it. URL consultato il 27 dicembre 2022.
  31. ^ Food-for-Thought Paper: The OSCE’s Lack of an Agreed Legal Status – Challenges in Crisis Situations, su oscepa.org.
  32. ^ Stati partecipanti, su osce.org. URL consultato il 16 novembre 2021.
  1. ^ a b c d e f g h Ne era già stata membro come parte dell'Unione Sovietica.
  2. ^ a b c d e f Ne era già stato membro come parte dell'Unione Sovietica.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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