Sinti

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonima popolazione dell'antica Tracia, vedi Sintii.
Sinti
Sinti e rom nel 1941 a Zagabria.
 
Luogo d'origineIndia-Pakistan
Linguaromaní e altre lingue
Religionecattolicesimo, protestantesimo
Distribuzione

I sinti sono una etnia appartenente alla più ampia famiglia delle comunità romaní dell'Europa.

L'origine del nome sinti è nella parola indo-persiana Sindh, ad indicare la regione nella Valle dell'Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell'attuale Pakistan e India nord-occidentale, e per estensione tutta l'India.

In Francia, i Sinti sono chiamati Manouches o Manus (nella loro lingua, una delle parole per "uomini")[1], in Spagna Caminadores sebbene alcune fonti le trattino come etnie differenti.[2] La lingua propria dei Sinti è comunque pressoché la stessa dei Manouches, ed è piuttosto affine alle lingue parlate dai Rom nonché condivide il lessico base dei gerghi parlati dai Kalé: tutte queste etnie condividono una stessa origine linguistica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

È opinione diffusa che gli antenati dei Sinti debbano essere partiti come profughi di guerra a causa degli attacchi degli Omayyadi al Regno Sindhi nel 711-713 e della morte di Raja Dahir. La loro presenza in Ungheria è documentata dalla fine del XIV secolo e nell'Europa centrale dall'inizio del XV secolo (1407, Hildesheim, Germania). La lingua dei Sinti indica che sono chiaramente la più antica diaspora indiana immigrata in Europa. Gli antenati di Sinti e Kalé erano Kshatriya Sindhiens, "sinto" deriva dalla parola "sindho" che significa "abitante del Sindh" (ora Pakistan). Una ricerca condotta da Louis de Gouyon Matignon mostra che il 50% di Sintikes, la lingua Sinti, proviene dalla lingua hindi. È un dialetto germanizzato (nel nord) e italianizzato (nel sud).

La storia recente dei Sinti è analoga a quella della popolazione Rom: furono perseguitati in tutti i paesi europei subendo di volta in volta pratiche di inclusione (schiavizzazione nei paesi dell'Est Europa) e in particolare in Romania (schiavitù abolita solo dopo il 1850), esclusione (cacciata dai territori) e discriminazione.

Il nazismo riservò ai Rom e Sinti lo stesso trattamento riservato agli ebrei, ai testimoni di Geova e agli omosessuali. Essi furono deportati in campi di concentramento. Si stima che circa 500.000 tra Rom e Sinti trovarono la morte nei campi di sterminio durante il Porajmos. Anche nel Fascismo italiano i Sinti furono severamente discriminati e internati in campi di concentramento[3].

Tradizionalmente i Sinti hanno esercitato l'attività del giostraio e del circense. Tra i più famosi circensi italiani di origine sinta ci sono Moira Orfei e la sua famiglia[4]. Anche la seconda famiglia circense più famosa d'Italia, i Togni, è di origine sinta.[5]

Molti sinti parlano il romaní, ma diversi gruppi utilizzano dialetti influenzati dalle lingue regionali del luogo di insediamento.

I sinti e zingari in Francia[modifica | modifica wikitesto]

I "Cinti" (Sinti) in Francia sono nella maggior parte della comunità degli Evangelici[senza fonte], sono privi di una dimora stabile, vivono/lavorano e si spostano con le roulotte nel territorio francese.

Oltre alle normali occupazioni dei loro connazionali, l'etnia sinti ha contribuito in modo importante alla storia del circo europeo, e al successo imprenditoriale di prestigiosi prodotti del settore agricolo francese, quali i vigneti bordolesi.

Gitani è anche il nome degli abitanti di etnia sinti della Camarga[senza fonte] della Francia meridionale. Un altro termine utilizzato in Francia è quello di Manouches, come l'indiano Manuš[6].

Fra gli esponenti della comunità, attualmente il più famoso è forse Kendji Girac, che ha vinto la terza stagione del talent show televisivo The Voice: la plus belle voix nel 2014 ed è diventato cantante di successo.

La divisione in sottogruppi[modifica | modifica wikitesto]

La divisione che si fa in sottogruppi dell'etnia sinta si basa sul territorio in cui vivono; vi sono così, per esempio, Sinti:[7]

Tra gli italiani sono particolarmente presenti:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rom e sinti in Piemonte a cura di Sergio Franzese e Manuela Spadaro (PDF), su vurdon.it. URL consultato il 23 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2007).
  2. ^ Eks&Tra - IV Forum Internazionale sulla Letteratura della Migrazione: Relazione di Santino Spinelli, su web.archive.org, 20 novembre 2010. URL consultato il 15 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2010).
  3. ^ Paola Trevisan, «Le ricerche sull'internamento dei sinti e dei rom in Italia durante il regime fascista», in Hannes Obermair, Sabrina Michielli (a cura di), Erinnerungskulturen des 20. Jahrhunderts im Vergleich - Culture della memoria del Novecento a confronto (Quaderni di storia cittadina, 7), Bolzano, Città di Bolzano, 2014, ISBN 978-88-907060-9-7, pp. 189-205.
  4. ^ Moira Orfei racconta la storia della sua famiglia, su corrierediaversaegiugliano.it.
  5. ^ Stefano Pasta, Il circo è e sarà sempre il più grande spettacolo del mondo, in Il Corriere della Sera, 22 ottobre 2014.
  6. ^ Treccani-Enciclopedia dei ragazzi, su treccani.it (archiviato il 24 settembre 2013).
  7. ^ Portale sulla cultura romaní, su vurdon.it. URL consultato il 18 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2012).

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