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Mercosur

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Mercosur

     Paesi membri

     Sospeso

     Candidato

TipoArea di libero scambio
Fondazione26 marzo 1991
Sede centraleUruguay (bandiera) Montevideo
IndirizzoPalazzo del Mercosur
Area di azioneAmerica meridionale
Direttore della segreteriaBrasile (bandiera) Luiz Gonzaga Coelho Júnior
Lingue ufficialispagnolo, portoghese, guaranì
Sito web, Sito web e Sito web
Mercosur 2005
Palazzo del Mercosur a Montevideo

Il Mercosur (acronimo dello spagnolo Mercado Común del Sur, in portoghese Mercado Comum do Sul, noto anche come Mercosul e in inglese Southern Common Market) è un’organizzazione economica regionale sudamericana che ha sede a Montevideo, in Uruguay.[1] La sua nascita ha rappresentato un passo decisivo nel processo di integrazione del continente, dando seguito alle esperienze precedenti di cooperazione economica come l’Associazione latinoamericana di libero scambio, istituita nel 1960, e la successiva Associazione latinoamericana di integrazione del 1980.[1]

Il percorso che portò alla creazione del Mercosur prese avvio nel 1985, quando Argentina e Brasile firmarono la Dichiarazione di Iguaçu, istituendo una commissione bilaterale volta a promuovere l’integrazione delle loro economie.[1] L’anno seguente furono negoziati diversi accordi commerciali, culminati nel Trattato di integrazione, cooperazione e sviluppo del 1988, che impegnava i due Paesi a costituire un mercato comune entro dieci anni e invitava altri Stati latinoamericani a unirsi all’iniziativa.[1] Il passo decisivo arrivò il 26 marzo 1991 con il Trattato di Asunción, sottoscritto dai capi di Stato di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, il quale istituì ufficialmente il Mercosur con l’obiettivo di creare un mercato comune fondato sulla libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi, sull’adozione di una tariffa esterna comune e sul coordinamento delle politiche macroeconomiche e settoriali.[1][2][3]

Nel 1994 il Protocollo di Ouro Preto completò l’architettura istituzionale del blocco, conferendogli personalità giuridica internazionale e fissando le basi per l’adozione di norme vincolanti per i membri.[1][2][3] Dal 1º gennaio 1995, dopo la progressiva eliminazione delle barriere tariffarie interne, venne formalmente istituita un’area di libero scambio accompagnata da un’unione doganale, anche se alcuni prodotti continuarono a essere soggetti a dazi e la piena armonizzazione tariffaria non fu mai del tutto realizzata.[1][2]

L’evoluzione del Mercosur è stata segnata anche da importanti dinamiche di allargamento. Nel 1996 Bolivia e Cile firmarono accordi di associazione, ottenendo accesso preferenziale al mercato comune pur senza diventare membri effettivi.[2][3][4][5] Nel 2003 il Perù entrò come Stato associato, seguito l’anno dopo da Colombia ed Ecuador, mentre il Messico ottenne lo status di osservatore.[2][3][4] Il Venezuela, approvato come membro a pieno titolo nel 2006, completò il processo di adesione nel luglio 2012, ma fu sospeso nel 2016 per irregolarità rispetto agli obblighi dell’organizzazione.[1][2][3][5] Nello stesso 2012, il Paraguay venne temporaneamente sospeso in seguito alla destituzione del presidente Lugo, per poi essere riammesso l’anno successivo.[1]

Sul piano politico, nel 1998 i quattro Paesi fondatori, insieme a Cile e Bolivia, istituirono il cosiddetto Mercosur politico, un meccanismo destinato a favorire consultazioni e coordinamento in ambito diplomatico.[2][3] Parallelamente, il blocco ha progressivamente rafforzato le proprie relazioni esterne: già nel 1995 venne firmato un accordo quadro con l’Unione europea per sviluppare cooperazione e liberalizzare gli scambi, negoziato che si è concluso molti anni dopo con un’intesa commerciale di ampio respiro.[2][3][5] Nel 2003 il Mercosur siglò un trattato di libero scambio con la Comunità Andina, entrato in vigore nel 2004, e nel 2025 sono in corso negoziati per un accordo con gli Emirati Arabi Uniti.[1]

Accordo con l'Unione europea

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Il 6 dicembre 2024 è stato siglato un trattato commerciale tra l’Unione europea e i Paesi del Mercosur.[6] Secondo la Commissione europea rappresenta la più ampia intesa di libero scambio mai conclusa dall’UE, con l’obiettivo di rafforzare i legami economici, promuovere investimenti e incrementare le esportazioni europee verso l’America meridionale, stimate in crescita del 39% con il sostegno a circa 440.000 posti di lavoro.[6][7]

I negoziati tra le parti sono iniziati nel 1999 e hanno subito interruzioni per divergenze politiche e preoccupazioni riguardanti l’ambiente e gli standard sanitari.[6] Nel 2019 era stato raggiunto un accordo di principio, ma la pandemia di COVID-19 ne aveva rallentato il percorso; il dialogo è ripreso nel 2022, con l’elezione di Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile, e ha portato alla conclusione dell’intesa nel 2024.[6]

Il contenuto dell’accordo riguarda la progressiva eliminazione o riduzione dei dazi su circa il 90% dei prodotti scambiati tra le due aree.[6] Per i Paesi del Mercosur vengono liberalizzati articoli come carne bovina, pollame, zucchero, riso e frutta tropicale, mentre per l’Unione europea è previsto l’abbattimento delle tariffe su beni come vino, formaggi e automobili, oggi gravati da aliquote fino al 35%.[6] L’intesa introduce anche un accesso preferenziale agli appalti e agli investimenti e prevede la tutela di 568 indicazioni geografiche europee, con il mantenimento degli standard sanitari, fitosanitari e di benessere animale per le importazioni agroalimentari.[6]

Per rispondere alle preoccupazioni di Stati membri quali Francia, Italia e Polonia, l’accordo include meccanismi di salvaguardia a protezione del settore agricolo europeo.[6][7][8] Sono stabilite quote tariffarie per prodotti sensibili, come la carne bovina, limitata a circa l’1,5% del consumo europeo, con dazio del 7,5% entro la quota e tariffe comprese tra il 40% e il 50% al di fuori di essa.[6][7] La Commissione europea potrà avviare indagini e introdurre misure provvisorie qualora l’importazione di prodotti come manzo, pollo o zucchero superi del 10% i livelli precedenti e i prezzi all’importazione calino di almeno il 10% rispetto ai valori interni.[8] È previsto un monitoraggio semestrale dei flussi commerciali, insieme al rafforzamento dei controlli fitosanitari e a compensazioni per le filiere agricole eventualmente danneggiate.[7][8]

L’iter di approvazione è stato avviato dopo la firma del dicembre 2024, con la presentazione ufficiale dell’accordo ai 27 Stati membri e al Parlamento europeo nel settembre 2025.[7][8] Il testo prevede un accordo commerciale interinale che entrerà in vigore con l’approvazione a maggioranza qualificata del Consiglio, mentre la ratifica completa richiederà il consenso di tutti i governi e dell’Eurocamera.[6][7]

Fin dalla sua nascita, il Mercosur si è posto l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e la modernizzazione dei Paesi membri attraverso un’integrazione graduale delle loro economie.[1][2] Tale progetto comprende non solo l’eliminazione progressiva delle barriere commerciali e la creazione di un’unione doganale, ma anche il perseguimento, come traguardo finale, di un vero e proprio mercato comune che consenta la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone.[1][2][3] L’organizzazione mira inoltre ad armonizzare le normative nazionali in una serie di ambiti strategici, come la disciplina della concorrenza, la tutela della proprietà intellettuale, la protezione dell’ambiente, i trasporti e il turismo, settori considerati essenziali per garantire una concorrenza leale e uno sviluppo equilibrato della regione.[3][5]

Parallelamente, il blocco ha promosso l’adozione di principi democratici come condizione per la partecipazione dei membri, riaffermando l’importanza di istituzioni rappresentative e funzionanti per il consolidamento del processo integrativo.[1] L’obiettivo politico e sociale è dunque complementare a quello economico, in un’ottica di rafforzamento della stabilità e della cooperazione regionale.

Struttura istituzionale

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L’assetto organizzativo del Mercosur è stato delineato principalmente dal Protocollo di Ouro Preto, che ha introdotto una serie di organi incaricati di guidare il processo di integrazione.[1][2][3] Al vertice si colloca il Consiglio del Mercato Comune, formato dai ministri degli Esteri e dell’Economia dei Paesi membri, responsabile della direzione politica generale e dell’adozione delle decisioni fondamentali.[1][2][3] A livello esecutivo opera il Gruppo del Mercato Comune, cui spetta il compito di implementare le politiche concordate e di supervisionare il funzionamento delle istituzioni subordinate.[1][2][3]

Un ruolo importante è svolto dalla Commissione del Commercio, che vigila sull’applicazione della politica commerciale comune e può intervenire per risolvere eventuali controversie tra i partner.[1][2][3] Per favorire il coinvolgimento della società civile e degli operatori economici, è stato creato il Forum consultivo economico-sociale, spazio in cui imprese e sindacati possono esprimere le proprie istanze e contribuire all’elaborazione delle raccomandazioni.[1][2][3] Sul piano della rappresentanza politica, la Commissione parlamentare congiunta – successivamente evoluta nel Parlamento del Mercosur, inaugurato nel 2007 – assicura il collegamento con i Parlamenti nazionali e sostiene l’armonizzazione delle legislazioni interne.[1][2][3]

Le attività amministrative sono coordinate dal Segretariato con sede a Montevideo, che provvede alla pubblicazione del bollettino ufficiale e alla conservazione della documentazione.[2][3] Le decisioni, in linea con il carattere intergovernativo del blocco, vengono generalmente adottate per consenso tra i membri, a conferma dell’equilibrio tra cooperazione e rispetto della sovranità nazionale.[1][3]

Membri a pieno titolo

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Membri sospesi

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Membri associati

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  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t (EN) Encyclopaedia Britannica, Mercosur, su Encyclopaedia Britannica, 18 settembre 2025. URL consultato il 20 settembre 2025.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Sapere.it, Mercosur, su Sapere, 26 marzo 1991. URL consultato il 20 settembre 2025.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Treccani, Mercosur, su Treccani – Enciclopedia, 2024. URL consultato il 20 settembre 2025.
  4. ^ a b Treccani, Mercosur – Dizionario di Economia e Finanza, su Treccani, 2012. URL consultato il 20 settembre 2025.
  5. ^ a b c d Treccani, Mercosur – Dizionario di Storia, su Treccani, 2010. URL consultato il 20 settembre 2025.
  6. ^ a b c d e f g h i j Redazione Sky TG24, Accordo Ue-Mercosur, dalle tutele per l’agricoltura ai dazi quasi azzerati, su Sky TG24, 4 settembre 2025. URL consultato il 21 settembre 2025.
  7. ^ a b c d e f Redazione Tgcom24, Commissione Ue autorizza accordo Mercosur: l'agricoltura europea sarà tutelata, su Tgcom24, 3 settembre 2025. URL consultato il 21 settembre 2025.
  8. ^ a b c d Beda Romano, Accordo Ue-Mercosur, la Commissione europea promette salvaguardie in campo agricolo, su Il Sole 24 Ore, 3 settembre 2025. URL consultato il 21 settembre 2025.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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