Storia di Ferrara

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Voce principale: Ferrara.

La storia di Ferrara, la città più giovane tra i capoluoghi dell'Emilia, inizia nella seconda metà del I millennio, un momento importante coincise col trasferimento della sede vescovile da Voghenza e il suo nome venne usato ufficialmente la prima volta nel 753.

Origini della città[modifica | modifica wikitesto]

Posizione dell'antica Ferrariola e della basilica di San Giorgio fuori le mura, prima sede vescovile di Ferrara.

Verso la fine del XX secolo alcuni ritrovamenti archeologici hanno documentato la presenza nel territorio di Quacchio e di Aguscello di tracce del passaggio degli eserciti romani e malgrado la difficoltà di reperire fonti attendibili sulla nascita della città è sicuro che i primi insediamenti territoriali di grande importanza furono Spina, Comacchio, Pomposa e Voghenza e che questi abbiano poi influenzato e determinato il futuro sviluppo cittatino.[1] Anche le continue invasioni barbariche che devastarono Voghenza fra il VII e l'VIII secolo, tra cui quella più nota fu l'invasione dei Longobardi, ebbero un ruolo importante e un momento determinante per la nascita della città fu il trasferimento della sede vescovile da Voghenza al borgo San Giorgio nell'allora Polesine[nota 1] di San Giorgio presso la biforcazione del Po voluta dal vescovo Maurelio che intendeva così staccarsi dal controllo della diocesi ravennate legata all'Esarcato d'Italia controllato dall'Impero bizantino per ribadire la sua fedeltà alla Chiesa latina di Roma. Maurelio venne martirizzato dalla fazione favorevole a Ravenna nel 664, venne in seguito considerato santo dalla Chiesa cattolica e copatrono di Ferrara con san Giorgio. Altre fonti ritengono che Maurelio sia stato invece ucciso a Edessa, sua città di origine.[2] anche se questo non modifica il fatto storico che località scelta per la nuova sede vescovile fu la Ferrariola, una fortificazione militare posta sulla riva destra del fiume Po, che allora scorreva più a sud, quasi in corrispondenza del castrum bizantino che si trovava sulla riva opposta. Ferrariola divenne il primo insediamento abitato di Ferrara.[3][4] Il borgo nato sulla lingua di terra delimitata dalle acque della biforcazione con la quale il Po si divideva in due rami, chiamati Volano e Primaro fu il primo insediamento abitato di Ferrariola. Il castrum è stato individuato nella zona di via Porta San Pietro e il perimetro dell'impianto viario disegna un ferro di cavallo. Ufficialmente la denominazione della città nacque nel 753, quando il re longobardo Astolfo utilizzò il nome Ferrara in un documento scritto in cui citava la supremazia dell'abbazia di Nonantola su Ferrara e Comacchio, località facenti parte dell'Esarcato di Ravenna, caduto in mano longobarda tre anni prima.[1] Il dominio longobardo fu comunque breve, perché nel 774 il re franco Carlo Magno, dopo aver sconfitto l'ultimo re dei Longobardi, Desiderio, restituì la città e il suo territorio alla Santa Sede e da quel momento il potere venne gestito dal pontefice romano, dall'impero e dalle più influenti famiglie locali legate o al papa o all'imperatore. Nel 986 per volere di papa Giovanni XV divenne feudo del conte Tedaldo di Canossa, già margravio di Toscana e conte di Modena e Canossa. Al Canossa si deve l'erezione di Castel Tedaldo, la fortezza che rimase in funzione sino al XVII secolo.[1] Tra la fine del X secolo e l'inizio del successivo a Tedaldo successe Bonifacio di Canossa, uno dei signori più potenti del tempo, e dalla sua unione con Beatrice di Lorena nacque, nel 1052, Matilde. I ferraresi, con la morte di Bonifacio e appoggiati dall'imperatore Enrico III il Nero, rifiutarono di riconoscere il potere di Matilde. Questa pose Ferrara sotto assedio nel 1101 e la espugnò riconquistandola con forze schiaccianti sia per terra sia per mare e composte da truppe toscane, lombarde, ravennati e veneziane. Durante il dominio dei Canossa la città fu schierata con il papa nella lotta per le investiture.[1]

Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Ferrara romanica[modifica | modifica wikitesto]

Cattedrale

Con la morte di Matilde di Canossa, avvenuta nel 1115, per Ferrara iniziò la fase comunale caratterizzata sempre più dallo scontro tra le famiglie cittadine più potenti e legate o al potere papale, i guelfi, o a quello imperiale, i ghibellini. Intanto anche lo stesso centro amministrativo e del potere si stava spostando sempre più oltre il Po, verso nord, facendo perdere importanza al primo insediamento abitato di Ferrariola.[1] Tra le famiglie emergenti vi furono gli Adelardi-Marcheselli, di parte guelfa, con i Torelli, di parte ghibellina. Tra le famiglie guelfe, oltre gli Adelardi-Marcheselli, di cui è attestata la presenza in città fin dagli inizi del X secolo, a fine XII secolo si aggiunsero i Linguetta, i Giocoli e i Turchi, tutte imparentate fra loro, mentre dai Torelli discesero i Salinguerra.[5] I Giocoli eressero le proprie case turrite all'interno del Castello dei Curtensi e in seguito fecero edificare la chiesa di San Gregorio Magno.[6]

Tra XI e XII secolo Ferrara si abbellì di molti monumenti e continuò a svilupparsi in modo lineare[nota 2] lungo la riva sinistra del Po. Parallela al Po si formò via delle Volte. Via dei Sabbioni, che in seguito fu chiamata via Mazzini, univa direttamente il castrum alla piazza principale della città. La sede vescovile venne spostata nel 1135 dalla primitiva basilica di San Giorgio alla nuova cattedrale di Ferrara, nel centro della città che si stava ampliando.[1]

Nel 1152 il Po deviò il corso in seguito alla rotta di Ficarolo e rese inutilizzabile il porto cittadino sino a quel momento molto importante cambiando in modo permanente i commerci della città e facendola cadere in un periodo di crisi economica.

In seguito una parte della via dei Sabbioni prese il nome di via Saraceno per via dei giochi chiamati "Corse al Saraceno". Affacciati sulla piazza delle Erbe, la piazza principale, vennero costruiti tre monumenti che rappresentavano i poteri religioso, politico e giudiziario:

Loggia dei Mercanti sul fianco della cattedrale

Nella piazza centrale (poi piazza Trento e Trieste) potevano sostare tutti coloro che avevano merci da vendere come generi alimentari diversi, tessuti, scarpe e altro. All'inizio ogni mercante era libero di scegliere il luogo dove esporre la sua merce poi vennero in uso posizioni ben precise. La piazza era poi il luogo in cui potevano scoppiare disordini e vere e proprie rivolte, come ad esempio lo scontento per l'imposizione di tasse eccessive. L'episodio storicamente più grave avvenne più tardi quando era marchese Niccolò II d'Este. I ferraresi insorsero contro le tasse eccessive chiedendo la punizione di chi era ritenuto responsansabile, il giudice dei savi Tommaso da Tortona, consigliere del marchese e semplice esecutore delle sue direttive. Niccolò consegnò Tommaso alla folla inferocita che lo fece letteralmente a pezzi[7] e questo spinse poi gli Este a far costruire il Castello Estense.

Signoria degli Este[modifica | modifica wikitesto]

Guglielmo II Adelardi a capo con Pietro ed Almerico Giocoli della fazione guelfa progettò di dare in sposa Marchesella Adelardi, sua nipote, figlia del fratello Adelardo e di Dalmiana Giocoli, unica erede dei loro beni, ad un membro della famiglia ghibellina dei Torelli allo scopo di pacificare le fazioni in lotta per il potere. Dopo la morte dei due fratelli tuttavia, il suo tutore ravennate Pietro Traversari e lo zio Giocolo Giocoli la promisero in sposa ad Azzo VI d'Este, figlio di Azzo V e nipote di Obizzo I.[8] Il matrimonio non venne mai celebrato a causa della prematura morte della promessa sposa nel 1186, gli Este ereditarono i possedimenti della famiglia Adelardi trasferendo nel loro casato i titoli legati. Da questo momento gli Este iniziarono ad assumere un sempre maggiore peso negli equilibri di potere locali.[9][10][11] Dopo alcune ostilità con le famiglie ghibelline dei Salinguerra e dei Torelli (nel 1240 Ferrara fu assediata sia da terra sia dal Po dagli Este, dai veneziani e dai mantovani[12]), Azzo Novello fu nominato podestà a vita nel 1242 e nel 1259 fece prigioniero in battaglia Ezzelino III da Romano. Gli successe il nipote Obizzo II che venne nominato dal papa Capitano generale e difensore dello Stato Pontificio. Quando già si era rafforzato nella città il dominio degli Este, comparvero i primi Statuti, come il codice di Obizzo II d'Este, che dettavano regole per la vita della città. Con gli statuti del 1287 vennero ufficializzate norme già in uso attinenti la difesa del territorio, la manutenzione urbana, la regolazione del rapporto tra proprietà vicine e il suolo pubblico. Inoltre vennero stabilite regole precise per la comunità ebraica.[13]

Una prima addizione (cioè ampliamento) della città risale al 1385, epoca di Niccolò II d'Este, e corrisponde alle zone di via Voltapaletto e via Savonarola. Una seconda risale al 1451 e si sviluppò dalle recenti via della Ghiara e via XX Settembre, su iniziativa di Borso d'Este. In entrambi i casi le mura vennero adeguatamente ampliate. La terza addizione, detta Addizione Erculea, voluta dal duca Ercole I d'Este nel 1492 ed eseguita su progetto dell'architetto Biagio Rossetti e dell'umanista di corte Prisciano Prisciani, comportò l'ampliamento verso nord della città a partire da quella che sarebbe divenuta corso della Giovecca e la necessaria estensione delle mura cittadine.

Una grave minaccia alla signoria degli Este arrivò, nel XV secolo, con la cosiddetta guerra di Ferrara, che si svolse dal 1482 al 1484. Promotore ne fu Girolamo Riario, nipote di papa Sisto IV e signore di Forlì ed Imola. Girolamo, che voleva espandere il proprio dominio, promosse un'alleanza tra lo Stato pontificio e la repubblica di Venezia, nel tentativo di impossessarsi di Ferrara. Nonostante qualche successo militare, la pace di Bagnolo non comportò però le modifiche che Sisto IV e Girolamo Riario desideravano.

Rinascimento ed età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Città rinascimentale[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo dei Diamanti, sul Quadrivio degli Angeli

La dinastia degli Este fece di Ferrara la capitale di un piccolo, ma culturalmente attivissimo, Stato regionale. Il periodo aureo della città fu la seconda metà del Quattrocento, quando alla corte ducale convenivano personaggi come Piero della Francesca, Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Rogier van der Weyden, ecc, mentre si era sviluppata una scuola ferrarese in pittura, con capiscuola del calibro di Cosmè Tura, Ercole de' Roberti e Francesco del Cossa (la famosa Officina Ferrarese).

Nell'aprile del 1333 Pinalla Aliprandi condusse seicento fanti viscontei al soccorso di Ferrara, assediata dal legato pontificio Bertrando del Poggetto, e, il 14 del mese, insieme a truppe scaligere, gonzaghesche e fiorentine, disfece l'esercito papale.

Nicolò III nel 1438 ospitò il concilio del papa Eugenio IV e suo figlio Borso ricevette i feudi di Modena e Reggio dall'imperatore Federico III, diventandone duca nel 1452, per poi essere designato duca di Ferrara nel 1471 da papa Paolo II. Il suo successore Ercole I d'Este combatté Venezia, guerra proseguita con successo da suo figlio Alfonso I, che sposò Lucrezia Borgia (figlia di papa Alessandro VI e sorella di Cesare Borgia).

Castello Estense

Il 1492 fu l'anno della più importante crescita urbanistica, l'addizione Erculea progettata da Biagio Rossetti, che ampliò verso nord la città con uno schema razionale di vie e palazzi, uno dei primissimi progetti urbanistici in una città europea. Nel Cinquecento vissero in città grandi artisti (Dosso Dossi, Tiziano, Giovanni Bellini, Benvenuto Tisi da Garofalo), letterati (Ludovico Ariosto, Torquato Tasso) e gli scienziati Niccolò Copernico e Paracelso.

Nel 1509 Alfonso I venne scomunicato da papa Giulio II e nel 1512 si scontrò con l'esercito pontificio, conquistando Ravenna. Riuscì a riallacciare i rapporti con lo Stato della Chiesa e gli successe il figlio Ercole II, sposato con Renata figlia di Luigi XII di Francia e della duchessa Anna di Bretagna. Suo figlio Alfonso II, sposato con Barbara sorella dell'imperatore Massimiliano II fu l'ultimo duca di Ferrara poiché, non avendo discendenti maschi, nel 1597 Ferrara fu dichiarata feudo vacante da papa Clemente VIII.

Devoluzione di Ferrara[modifica | modifica wikitesto]

Statua di Papa Paolo V nell'area verde delimitata dai baluardi di San Paolo e Santa Maria, dove anticamente sorgeva la fortezza di Ferrara.

Con la devoluzione del 1598 la città e il territorio lasciati dagli Este passarono sotto il diretto controllo politico e amministrativo dello Stato della Chiesa con la sola parentesi napoleonica fino al 1859 quando Ferrara entrò a far parte del Regno di Sardegna. Il passaggio segnò un inevitabile declino cittadino che tuttavia permise la conservazione del tessuto urbanistico della città medievale e rinascimentale, poiché si interruppero le grandi opere come le addizioni realizzate sia dai marchesi e poi dai duchi d'Este.

L'attività culturale a partire dal XVII secolo divenne più provinciale pur mantenendosi istituzioni come l'Università degli Studi di Ferrara, il museo numismatico, il museo di scienze naturali, l'orto botanico e numerose collezioni private di quadri, libri ed oggetti scientifici. Ma più dell'80% della popolazione era analfabeta; i poveri erano il 40% della popolazione. La Chiesa cattolica aveva un immenso potere spirituale, economico e politico.

Negli ultimi due decenni del Settecento c'erano a Ferrara 22 parrocchie, 465 sacerdoti, 123 chiese, 60 conventi; l'arcivescovo era il cardinale Alessandro Mattei (aristocratico romano), che sulla legazione di Ferrara, vale a dire i territori dell'ex ducato, esercitava un controllo totale. Secondo una prassi diffusa anche in molti territori al di fuori dello Stato della Chiesa non vi era un Registro dello stato civile, ma tutti gli atti venivano registrati nelle parrocchie, dove venivano celebrati battesimi, matrimoni e funerali. Anche l'università era presieduta dall'arcivescovo, al quale spettava il conferimento delle lauree; per essere ammessi agli esami gli studenti dovevano osservare scrupolosamente le pratiche religiose (andare a messa, comunicarsi, confessarsi, ecc.). Gli ebrei non potevano frequentare l'università ed erano privi dei diritti civili (nel ferrarese erano circa 2000).

Dominazione francese[modifica | modifica wikitesto]

Il 22 giugno 1796, Ferrara giurava fedeltà alla Repubblica francese, unendosi alla Repubblica Cispadana, poi divenuta nell'ordine Repubblica Cisalpina e Repubblica Italiana. Finiva così il potere della Chiesa e si apriva un periodo della dominazione francese che si concluse nel 1814 con la caduta di Napoleone e il ritorno a Ferrara del potere papale fino al 1859.

Il 23 giugno 1796 i soldati francesi presero possesso di Ferrara. Il 24 giugno si impadronirono dei beni della Chiesa e venne imposto un pesante tributo di guerra. I commissari francesi furono incaricati della raccolta di opere d'arte, libri e oggetti scientifici da portare in Francia. In particolare a Cento la requisizione fu imponente.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Nell'Ottocento la città visse una ripresa economica grazie alla scoperta della vocazione agricola, mentre è più del secolo successivo la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico cittadino, culminato con l'inclusione della città nella lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 1995.

Nel 1943-44 Ferrara fu sede, nei locali del Tempio Israelitico di rito italiano, di uno di campi di concentramento della Repubblica Sociale Italiana destinato a ospitare gli ebrei arrestati in città e provincia.[14] Gli internati furono trasferiti a Fossoli in tre riprese (12 febbraio 1944, 25 febbraio 1944 e 6 marzo 1944) e di lì deportati ad Auschwitz.

Ferrara è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione: è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Il Polesine non si riferisce al Polesine nel territorio di Rovigo ma alla sua antica natura di terreno rialzato rispetto a quello circostante e circondato dalle acque. CarloBassi2, p.23.
  2. ^ Gli storici della città chiamano "città lineare" quel tipo di organizzazione urbana che ha un prevalente andamento longitudinale Carlo Bassi, Ferrara rara: Perché Ferrara è bella, Cernobbio, Archivio Cattaneo, 2015, p. 25-28, ISBN 978-88-98086-23-8.
Fonti
  1. ^ a b c d e f Ferraradalleorigini, pp. 25-27.
  2. ^ Uguccione da Pisa e San Maurelio, su ariannaeditrice.it. URL consultato il 3 maggio 2024.
  3. ^ GiuseppeCappelletti, pp. 10-44.
  4. ^ CarloBassi1, pp. 26-27.
  5. ^ Andrea Castagnetti, La ‘domus Casotti’ (secoli XI-XII). Da Eriberto e Sichelmo giudici a Landolfo vescovo di Ferrara e a Casotto ‘capitaneus’, Verona, 2019, p. 205.
  6. ^ Marcantonio Guarini.
  7. ^ TOMMASO DA TORTONA LINCIATO DAGLI INSORTI, su lanuovaferrara/archivio. URL consultato l'11 maggio 2024 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2021).
  8. ^ Andrea Castagnetti, La società ferrarese: secoli XI-XIII (PDF), Verona, Libreria Universitaria Editrice, 1991, p. 15-33, OCLC 1062369851.
  9. ^ voce:Este, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, XIV ENO-FEO, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949, p. 396.
  10. ^ G. Corbo, Storia di Ferrara: Il basso Medioevo XII-XIV Ferrara 1987, p. 165 ( testo online.)
  11. ^ voceMarcheselli(Adelardi),Guglielmo in Dizionario Biografico degli Italiani, Ed. Treccani, su treccani.it. URL consultato il 23 novembre 2022.
  12. ^ Fabio Romanoni, La guerra d’acqua dolce. Navi e conflitti medievali nell’Italia settentrionale, Bologna, CLUEB, 2023, pp. 59-60, ISBN 978-88-31365-53-6.
  13. ^ Statuti anno 1287, su museoferrara.it. URL consultato il 12 maggio 2024.
  14. ^ Centro di documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC)..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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