Movimento Politico dei Lavoratori

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Movimento Politico dei Lavoratori
LeaderLivio Labor
StatoBandiera dell'Italia Italia
AbbreviazioneMPL
Fondazione1971
Dissoluzione1972
Confluito inPartito Socialista Italiano (maggioranza)
Alternativa Socialista (minoranza)
IdeologiaSocialismo
Cristianesimo sociale
Socialismo cristiano
CollocazioneSinistra

Il Movimento Politico dei Lavoratori (MPL) è stato un partito politico italiano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'MPL fu fondato il 29 ottobre 1971 da Livio Labor[1], ex presidente delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI), insieme a Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta, Luciano Benadusi, Giovanni Russo Spena, Corrado Clini, Gian Giacomo Migone, Pierluigi Mantini e altri. A esso aderirono il senatore Cesare Pirisi e il deputato Giuseppe Gerbino.

Dopo che il congresso delle ACLI di cui Labor era presidente dal 1961 aveva votato la fine del collateralismo con la Democrazia Cristiana (DC) fondò l'8 marzo 1969 con Riccardo Lombardi l'Associazione di Cultura Politica (ACPOL) impegnata per la ristrutturazione della sinistra italiana. Il 5 luglio 1970 l'ACPOL si sciolse per avviare la fase costituente dell'MPL. Questo movimento aveva l'obiettivo di rappresentare l'area cattolica del dissenso verso la DC e in questo senso avrebbe dovuto catalizzare i consensi dei cattolici progressisti e di sinistra. Tra i candidati vi era anche un giovane Savino Pezzotta per la Camera nel collegio di Brescia e Bergamo.

Tuttavia dopo le elezioni politiche del 1972 (alle quali il MPL partecipò raccogliendo circa 120.000 voti, pari allo 0,36% e nessun seggio) la gran parte del MPL (Labor, Acquaviva, Benadusi, il giovane Marco Biagi, Luigi Covatta e molti altri) confluì nel Partito Socialista Italiano, nel quale svolsero un ruolo di primo piano nel rinnovamento della cultura del socialismo italiano (col Progetto socialista del 1978 e con la Conferenza di Rimini del 1982) e nell'azione del governo Craxi, specialmente in occasione della revisione del Concordato fra lo Stato Italiano e la Santa Sede.

Invece la minoranza del MPL (Russo Spena, Domenico Jervolino, Gian Giacomo Migone, Vittorio Bellavite e altri) decise lo stesso giorno di proseguire la propria attività politica come Alternativa Socialista. Tre mesi dopo la nuova formazione si sarebbe fusa con il Nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Nuovo PSIUP) per fondare il Partito di Unità Proletaria (PdUP). Nel luglio 1974 il PdUP si fuse con il gruppo de il manifesto e dette vita al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo (PdUP per il Comunismo). A sua volta il PdUP per il Comunismo si suddivise nel gennaio 1977 in due distinte formazioni, grossomodo corrispondenti a il manifesto e PdUP.

L'area che faceva capo al PdUP aderì alla costituente di Democrazia Proletaria (DP) e furono proprio gli esponenti del vecchio MPL a rimanere in DP dopo che nel 1979 i dirigenti ex NPSIdUP (primi fra tutti Foa e Miniati) si ritirarono dalla vita politica e dal partito. Nel 1987 Russo Spena fu eletto segretario nazionale di DP come successore Mario Capanna e da allora rimase alla guida del partito fino alla confluenza di esso nel Partito della Rifondazione Comunista in cui avrebbero militato in maggioranza tutti gli esponenti della sinistra del MPL (tranne Migone, passato ai Democratici di Sinistra).

Risultati elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Simona Colarizi, 5. L'unità politica dei cattolici e la crisi della DC, in Un paese in movimento: l’Italia negli anni Sessanta e Settanta, Gius.Laterza & Figli Spa. URL consultato il 12 gennaio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Movimento politico dei lavoratori, Il Movimento politico dei lavoratori per la piena occupazione e il controllo politico dello sviluppo: tesi politiche del MPL per le elezioni generali del 7 maggio, Sapere, 1972.
  • Paolo Frascatore, Il movimento politico dei lavoratori e Livio Labor, Sacco, 2017.

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