Sindrome post-COVID-19: differenze tra le versioni

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==Bibliografia==
=== Riviste ===
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==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==

Versione delle 11:06, 28 ott 2020

Voce principale: COVID-19.
Mappa mondiale dei casi totali confermati di COVID-19 per milione di persone.
(EN)

«"I don’t have a life, I currently have an existence"»

(IT)

«"Non ho una vita, attualmente ho un'esistenza"»

I Long Covid (in inglese) o postumi della Covid-19 a lungo termine o sidrome post-Covid-19 sono gli esiti che la Covid-19, che è una malattia multiorgano, può avere con effetti duraturi su molti apparati del corpo umano. Infatti in molti pazienti vengono descritte sequele a lungo termine della malattia, dove tra 1 su 5 e 1 su 10 persone con COVID-19 sperimentano sintomi come affaticamento, mal di testa, dispnea e anosmia,[2] che durano più di un mese[3][4][5] mentre su 1 persona su 45 (2,2%) persistono sintomi che durano più di 12 settimane.[6][7][8]

Coloro che soffrono di Long Covid vengono spesso definiti "viaggiatori a lunga durata" (in inglese "long-haulers").[9] I sistemi sanitari di alcuni paesi si sono attivati per trattare questo gruppo di pazienti creando cliniche specializzate.[10]

Storia ed epidemiologia

Piramide della gravità dei casi diagnosticati di COVID-19 in Cina.

Fin dalle prime segnalazioni della malattia nel dicembre 2019, con il passare del tempo, fino alla diffusione della pandemia della COVID-19 durante il 2020, è diventato chiaro che la COVID-19 era diventata una malattia a lungo termine (con sequele croniche) per molte persone,[11][12] ciò si è visto sia in persone che hanno avuto un'infezione iniziale lieve o moderata[13] sia in coloro che sono stati ricoverati in ospedale per un'infezione grave.[4][14][15] Il termine Long Covid è stato creato dai pazienti quando, come riferito, è stato utilizzato per la prima volta nel maggio 2020 come hashtag su Twitter da Elisa Perego.[16][17][18] I malati vengono spesso definiti viaggiatori a lungo raggio o lunghi-trasportatori.[12][19][20][21][22][23][24]

I primi studi sull'argomento suggeriscono che tra 1 su 5 e 1 su 10 persone con COVID-19 sperimenteranno sintomi che durano più di un mese. Una prima analisi del National Institute for Health Research del Regno Unito suggerisce che i sintomi di una Covid-lunga in corso possono essere dovuti a quattro sindromi:[11][25][26][27]

La maggioranza, fino all'80%,[28] di coloro che sono stati ricoverati in ospedale con una malattia grave ha problemi a lungo termine tra cui affaticamento e mancanza di respiro (dispnea).[11][29][30] I pazienti con infezione iniziale grave, in particolare quelli che hanno richiesto la ventilazione artificiale, possono anche soffrire di una sindrome da terapia intensiva post guarigione.[4]

Patogenesi

Fattori di rischio

Stemma del King's College di Londra

Secondo uno studio del King's College London riportato il 21 ottobre 2020 (ma al 25 10 2020 non ancora sottoposto a peer review[31]) i fattori di rischio per la Long Covid possono includere:[6][7]

  • Età - in particolare quelli di età superiore ai 50 anni,
  • Sesso - essere una donna (nella fascia di età più giovane),
  • Peso in eccesso (obesità),
  • Asma,
  • Avere più di cinque sintomi nella prima settimana di infezione da COVID-19 (come tosse, affaticamento, mal di testa, diarrea, perdita dell'olfatto).

Ricerche

Logo della Fondazione Policlinico Universitario "Agostino Gemelli" IRCCS di Roma

Nell'aprile/maggio 2020, 143 pazienti ricoverati in terapia intensiva sono stati seguiti presso la Fondazione Policlinico Universitario "Agostino Gemelli" IRCCS di Roma, da una prima analisi dei dati di questa ricerca, tra le prime al mondo, emerge che che solamente il 12,6% dei pazienti risulta completamente guarito a 60 giorni dal primo malessere. Un buon 32% presenta ancora uno o due sintomi legati alla malattia e ben il 55% riferisce tre o più sintomi tipici del virus; inoltre nel 53% dei pazienti persiste la stanchezza, nel 43% la dispnea, nel 27% il dolore articolare e nel 22% persiste la cefalea.[32]

Uno studio del King's College di Londra ha rilevato che circa il 10% dei malati di COVID-19 nel Regno Unito non si è ripreso entro tre settimane e circa 250.000 persone hanno manifestato sintomi per 30 giorni o più.[33]

The Lancet vol1 1823

Il 1° settembre 2020 The Lancet Infectious Diseases ha pubblicato un articolo di 15 medici che riassume i reclami più comuni di persone in convalescenza da COVID-19, che avevano sperimentato diversi gradi di gravità durante la fase acuta, visti durante la loro esperienza clinica. Hanno riportato in uno studio osservazionale, su 100 pazienti in convalescenza/guarigione pubblicato nel luglio 2020,[34] che 78 di questi pazienti avevano risultati anormali alla risonanza magnetica cardiovascolare (mediana 71 giorni dopo la diagnosi) e 36 di questi hanno manifestato dispnea e stanchezza insolita. Sebbene le sequele a lungo termine della malattia fossero ancora sconosciute, gli autori hanno affermato che è necessaria la ricerca sugli aspetti di questi effetti a lungo termine, compresa la previsione di quali pazienti potrebbero subire tali effetti, la gestione della fase acuta che può aiutare a evitare il sintomi nonché le fasi della risposta immunologica in questi pazienti e i possibili determinanti genetici e trattamenti per i sintomi.[35]

Fiocco blu della CFS

Numerosi studi in corso alla data di ottobre 2020 stanno esaminando gli effetti a lungo termine del virus su alcuni individui.[36] È stata riscontrata un'ampia gamma di danni a lungo termine su vari altri organi, compreso il sistema nervoso e forse i reni, il fegato e il tratto gastrointestinale. Sono stati spesso osservati sintomi come diminuzione della funzione polmonare e cardiaca e diminuzione della capacità di esercizio. Inoltre, una serie di sintomi di eziologia ancora sconosciuta, come affaticamento, dolori articolari, "annebbiamento cerebrale" e febbre, hanno portato a confronti con l'encefalomielite mialgica/sindrome da affaticamento cronico (ME/CFS), sebbene distinta da tale diagnosi, che dipende da altri criteri.[37] I medici sperano di trovare cause specifiche per i sintomi sperimentati dai COVID-19 "viaggiatori a lungo raggio", che sono spesso persone giovani, precedentemente in forma e in buona salute, poiché il loro trattamento differirà a seconda dell'eziologia, che potrebbe essere dovuto ad un'infezione persistente, anomalie autoimmuni, danni ai polmoni o al cuore, infiammazione o altri motivi.[38][39]

L'Università di Leicester e gli Ospedali universitari di Leicester NHS Trust hannp intrapreso un importante studio sugli effetti a lungo termine sulla salute di COVID-19 a partire da agosto 2020.[33][40][41] Lo studio è il: studio Post-Hospitalization COVID-19 (PHOSP-COVID)[42] che mira a seguire 10.000 pazienti per un anno, analizzando vari fattori clinici con esami e analizzando diversi biomarcatori.[43]

Un altro studio simile, su centinaia di persone in 2 anni, è stato avviato negli Stati Uniti alla fine di luglio.[44]

Reinfezioni e Long Covid

Il Prof. Giovanni Di Guardo, Professore Ordinario di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Medicina Veterinaria, Teramo, in una lettera indirizzata all'Editore del BMJ in risposta[45] ad un articolo pubblicato sul BMJ del 14 ottobre 2020[46], pone una domanda rilevante circa una possibile nuova ipotesi etiopatogenetica che giustificherebbe il perchè delle possibili reinfezioni da SARS-CoV-2 e/o forme di Long-Covid.

L'ipotesi suggerita è quella secondo la quale il virus SARS-CoV-2 «a seguito di un'infezione "primaria", il patogeno virale potrebbe nascondersi "da qualche parte" all'interno dei tessuti del corpo dell'ospite, in tal modo darebbe origine a un "processo di mutazione" che porta a un virus con una struttura genetica diversa da quella del ceppo / isolato virale originale.» Cosa simile a quello fà che il virus dell'HIV; questo provocherebbe una successiva diffusione di un virus geneticamente mutato che riesce a determinare «una serie di "onde anticorpali", con l'obiettivo di contrastare i vari "mutanti virali"», cosa questa che giustifica la immunodeficenza acquisita in corso AIDS. La sindrome da rilascio di citochine tipica dei malati gravi da Covid come esempio di risposta immunitaria iperattiva, protrebbe rappresentare un «nuovo determinante biologico» che giustifica le re-infezioni da SARS-CoV-2 o i casi sempre più frequentemente osservati di Long-Covid. L'autore delle lettera conclude sostenendo che la materia «giustifica ulteriori indagini».[47]

Clinica

La pandemia di Covid-19 ha ancora, ad ottobre 2020, pochi mesi e è per questo che nessuno sa se in futuro persisteranno i sintomi e/o se la COVID-19 stimolerà l'insorgenza di patologie croniche.[48]

Sintomatologia

sintomi del Covid-19 in acuto

I sintomi riportati da persone con Long Covid includono:[35][22][10]

Politiche sanitarie in risposta

Tabella di marcia del governo del Regno Unito su come e quando il Regno Unito adatterà la sua risposta alla crisi COVID-19.

Australia

Nell'ottobre 2020, una guida pubblicata dal Royal Australian College of General Practitioners (RACGP) afferma che i sintomi di infezione post-COVID-19 in corso come affaticamento, mancanza di respiro e dolore toracico richiederanno la gestione da parte dei medici di famiglia, oltre a quelli più gravi condizioni già documentate.[28]

Regno Unito

Logo

In Gran Bretagna, il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) ha iniziato a creare cliniche specializzate per il trattamento del Long Covid.[49]

Nell'ottobre 2020, il capo dell'National Health Service inglese ha annunciato che l'NHS aveva impegnato 10 milioni di sterline da spendere quell'anno per istituire "cliniche Long Covid" per valutare le condizioni fisiche, cognitive e psicologiche dei pazienti e per fornire cure specialistiche. Sono state annunciate future linee guida cliniche, con ulteriori ricerche pianificate su 10.000 pazienti e una task force designata da istituire, insieme a un servizio di riabilitazione online chiamato:[50] Your Covid Recovery.[51][52]

Note

  1. ^ Claire Smyth, Long Covid: 'I thought I'd get over this no problem', su bbc.com, 24 October 2020.
  2. ^ New research identifies those most at risk from 'long COVID', su King's College London, 21 ottobre 2020. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  3. ^ Elaine Maxwell, Living with Covid19 (PDF), su evidence.nihr.ac.uk, 30 settembre 2020, pp. 1-29.
  4. ^ a b c Kelly Servick, For survivors of severe COVID-19, beating the virus is just the beginning, in Science, 8 aprile 2020, DOI:10.1126/science.abc1486, ISSN 0036-8075 (WC · ACNP).
  5. ^ Felicity Callard e Dr Elisa Perego, How and Why Patients Made Long Covid, in Social Science & Medicine, Elsevier BV, 2020, p. 113426, DOI:10.1016/j.socscimed.2020.113426, ISSN 0277-9536 (WC · ACNP).
  6. ^ a b James Gallagher, Long Covid: Who is more likely to get it?, BBC, 21 ottobre 2020. URL consultato il 21 ottobre 2020.
  7. ^ a b New research identifies those most at risk from 'long COVID', su King's College London, 21 ottobre 2020. URL consultato il 22 ottobre 2020.
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Bibliografia

Riviste

Collegamenti esterni

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