Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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== Opere ==
== Opere ==
=== Cronologia ===
* [[File:ASZ Titelentwurf.JPG|miniatura|Bozza dell'incipit per ''[[Così parlò Zarathustra]]'']]''Aus meinem Leben'', 1858
* [[File:ASZ Titelentwurf.JPG|miniatura|Bozza dell'incipit per ''[[Così parlò Zarathustra]]'']]''Aus meinem Leben'', 1858
* ''Über Musik'', 1858
* ''Über Musik'', 1858
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* ''[[Nietzsche contro Wagner]]'', (''Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo''), 1888
* ''[[Nietzsche contro Wagner]]'', (''Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo''), 1888
* ''Der Wille zur Macht'', (''[[La volontà di potenza (manoscritto)|La volontà di potenza: saggio di una trasvalutazione di tutti i valori]]''), 1901
* ''Der Wille zur Macht'', (''[[La volontà di potenza (manoscritto)|La volontà di potenza: saggio di una trasvalutazione di tutti i valori]]''), 1901

===Attribuzioni incerte===
* ''[[Mia sorella ed io]]'', 1889-1890, pubblicazione 1951


=== Collane di opere di Nietzsche ===
=== Collane di opere di Nietzsche ===

Versione delle 21:10, 22 lug 2024

Friedrich Nietzsche fotografato da Gustav Adolf Schultze nel 1882
Firma di Friedrich Nietzsche

Friedrich Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo, filologo, poeta e saggista tedesco.

Considerato un pensatore originale e innovativo, la sua produzione filosofica ha influenzato il pensiero culturale del mondo occidentale nel XX secolo e contemporaneo: autentica cesura nei confronti del passato e apertura a nuovi modi di filosofare con l'uso di prosa e poesia.[1]

La sua opera poliedrica si concentra sulla morale, sulla religione (in particolare quella cristiana), sulla riflessione esistenzialista[2] e, di conseguenza, sul destino dell'individuo contemporaneo smarrito nel nichilismo moderno e su come la fine della religione debba portarlo a superare tale moralità.[3]

Biografia

«All'osservatore frettoloso la sua figura non presentava nulla che desse nell'occhio: l'uomo di media statura, dagli abiti estremamente semplici, ma anche estremamente curati, dai tratti distesi e dai capelli castani pettinati all'indietro, poteva facilmente passare inosservato. Il contorno della bocca, sottile e quanto mai espressivo, veniva quasi interamente nascosto dai grossi baffi pettinati in avanti, aveva una risata sommessa, un modo di parlare senza fragore, un'andatura cauta e meditabonda con le spalle che un po' s'incurvavano; era difficile immaginare un uomo del genere in mezzo a una folla: portava su di sé il segno di chi resta in disparte, di chi sta da solo. D'incomparabile bellezza e di tale nobiltà di forma da attirare involontariamente lo sguardo erano invece le mani… Il contegno suscitava l'impressione di segretezza e di riservatezza. Nella vita di ogni giorno era di una grande cortesia e di una mitezza quasi femminile.»

Anni giovanili

Carl Ludwig Nietzsche, padre di Friedrich, morto a 36 anni
Franziska Oehler, madre di Friedrich (1850 circa)
Nietzsche nel 1861, all'età di 17 anni

Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, piccolo villaggio della Prussia meridionale (Sassonia-Anhalt), oggi municipalità della città di Lützen, nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844. Apparteneva a una stirpe di pastori protestanti, ed era il primogenito di Carl Ludwig Nietzsche — pastore ed ex precettore alla corte dei duchi di Altenburg — e di Franziska Oehler, figlia a sua volta di un pastore luterano. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli: Elisabeth e Joseph (quest'ultimo morto nel 1850, per un'improvvisa febbre cerebrale non meglio specificata). Il 27 luglio 1849 muore a 36 anni il padre, dopo un anno di "apatia cerebrale". In seguito a tali disgrazie la famiglia si trasferisce nella vicina Naumburg. Qui Friedrich inizia gli studi. In casa vige un clima religioso di stampo protestante: apprende la Bibbia, la poesia, ma trovano spazio anche la musica e il canto. Nel 1854 inizia a frequentare il ginnasio di Naumburg, ma già distintosi per le sue non comuni doti intellettuali viene ammesso come allievo a Schulpforta, collegio di fama europea. Qui studia tra il 1858 e il 1864. Oltre agli studi, troverà anche il tempo per lavorare sui primi componimenti poetici, nei quali si evidenzia una predilezione per il poeta americano Ralph Waldo Emerson. Prosegue le sue letture con Goethe, Byron, Sterne, Feuerbach, Machiavelli, Hölderlin e il citato Emerson. Conclusi gli studi collegiali nel 1864, entra nella facoltà di teologia a Bonn per imposizione materna, ma la lascia dopo una sessione, maggiormente interessato dalle lezioni di filologia di Ritschl.[4]

I membri della Burschenschaft Franconia nel 1865; Nietzsche è in seconda fila, seduto, di profilo, con la mano destra sulla tempia.

Incontra quindi Deussen, ex compagno di studi, con il quale prende parte alla formazione studentesca Franconia, ma la sua natura schiva gli permette un'adesione solo parziale. È proprio Deussen a riferire del celebre episodio del bordello di Colonia. Nel febbraio del 1865, durante una breve sosta in suddetta città, Nietzsche gli raccontò di essere stato condotto surrettiziamente in una casa di tolleranza e, imbarazzatissimo, di essere scappato dopo aver suonato un po' il pianoforte per darsi un contegno di fronte a "una mezza dozzina di apparizioni in lustrini e veli".[5] In seguito, quando si seppe che a Nietzsche era stata diagnosticata forse erroneamente la neurosifilide come causa del suo declino cognitivo e fisico dopo il 1888, diversi studiosi pensarono che avesse contratto la malattia da un rapporto sessuale con una prostituta proprio in quel bordello, basandosi sul passo dei Ricordi di Deussen, il quale tuttavia esclude — come sarà ipotizzato invece da altri quali Thomas Mann, che modellerà su Nietzsche il personaggio di Adrian in Doctor Faustus — che tale rapporto sia stato effettivamente consumato. Deussen conclude che "da questo episodio e da tutto ciò che so di Nietzsche sono portato a credere che a lui ben si applicano le parole di una biografia di Platone: Mulierem nunquam attigit [non toccò mai una donna]".[N 1] Riguardo a ciò s'inserirono in seguito altre controverse teorie come quella di Joachim Köhler esposta in Nietzsche. Il segreto di Zarathustra.[N 2]

Nietzsche nel 1868, in uniforme da artigliere

Nel 1865 segue Ritschl all'ateneo di Lipsia. Continuano le sue letture di Emerson e il caso fortuito di Schopenhauer, di cui legge, nel 1866, il Mondo. Nello stesso anno, legge Lange e la sua Storia del materialismo. I temi del materialismo dirampante in Europa e il cambiamento radicale della coscienza individuale interessano Nietzsche. Nel 1867 conosce il filologo Erwin Rohde.[6]

Il 9 ottobre comincia il servizio militare, avendo firmato per un anno come volontario, nel reggimento di artiglieria a cavallo dell'esercito prussiano di stanza a Naumburg. Il marzo dell'anno successivo, dopo una caduta dal cavallo, si ritira in un momento di convalescenza.[7][8] L'8 novembre 1868, tornato a Lipsia, conosce Richard Wagner in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus.[6]

Professore a Basilea

Grazie all'appoggio di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca presso l'Università di Basilea; il 28 maggio tiene la prolusione d'insediamento sul tema Omero e la filologia classica. All'età di 25 anni chiede l'annullamento della sua precedente cittadinanza prussiana e diventa apolide: lo rimarrà ufficialmente per il resto dei suoi giorni.[9]

Cosima e Richard Wagner (Vienna, 1872)

Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, sul lago dei Quattro Cantoni, nei pressi di Lucerna, Richard e Cosima Wagner, rimanendo fortemente colpito dall'influenza del compositore, con cui finisce per stringere una forte amicizia.[10] Nel periodo fra il 1869 e il 1870 collabora, come correttore di bozze alla redazione di un'autobiografia di Wagner,[11] destinata a non vedere la luce prima del 1911,[12] ma alla cui conoscenza il filosofo allude apertamente, e con ironia, nella sua Genealogia:

(DE)

«Man verspricht uns eine Selbstbiographie Richard Wagner’s: wer zweifelt daran, dass es eine kluge Selbstbiographie sein wird?…»

(IT)

«Ci viene promessa un'autobiografia di Richard Wagner: chi dubita che sarà un'autobiografia avveduta?...»

Anche dopo la rottura ideologica con Wagner, conserverà sempre grande stima per Cosima considerandola tra le sue conoscenze l'unica persona al suo stesso livello intellettuale.[13]

All'inizio del 1870 tiene a Basilea alcune conferenze che anticipano La nascita della tragedia (1872). A Basilea conosce il già famoso storico Jacob Burckhardt e stringe amicizia con il professore di teologia Franz Camille Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte.

Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare al conflitto come infermiere addetto al trasporto dei feriti. Dopo sole due settimane passate al fronte contrae però la difterite e un principio di dissenteria, tanto che deve venire a sua volta curato ed è quindi congedato il 21 ottobre.[14] Osserva con pacato scetticismo e con un certo distacco la nascita dell'impero tedesco a opera di Otto von Bismarck.

Intanto, il giovane ma già affermato filologo Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff critica fortemente la mancanza di metodologia accademica utilizzata da Nietzsche nella scrittura di Nascita della tragedia dallo spirito della musica, per seguire un approccio invece molto più speculativo; solamente Rohde, già insegnante a Kiel, e Wagner ne difendono la forma schierandosi al suo fianco.

Nietzsche, Rohde e Gersdorff a Basilea nell'ottobre 1871

Fra il 1873 e il 1876 scrive le quattro Considerazioni inattuali, che rappresentano un orientamento sempre più volto a una forte critica culturale del suo tempo: David Strauss, il confessore e lo scrittore; Sull'utilità e il danno della storia per la vita; Schopenhauer come educatore e infine Richard Wagner a Bayreuth. Nel 1873 cominciava anche ad accumulare le note che sarebbero state pubblicate postume sotto il titolo di La filosofia nell'epoca tragica dei greci.

Le Inattuali sfidano la cultura tedesca allora in via di sviluppo nel solco dell'esempio dato e delle linee suggerite da Schopenhauer e Wagner; incontra Malwida von Meysenbug e Hans von Bülow e inizia anche una stretta amicizia e collaborazione con Paul Rée, studioso di filosofia di origine ebraica.

Rimasto profondamente deluso dal Festival di Bayreuth del 1876 (l'anno della prima rappresentazione di Sigfrido e Il crepuscolo degli dei, dove la banalità degli spettacoli e la bassezza del pubblico lo respinsero intimamente), Nietzsche comincia ad allontanarsi sempre più da Wagner. Incontra il musicista per l'ultima volta nel 1877[15]; Wagner morirà improvvisamente a Venezia nel 1883.

Lavoro come filosofo indipendente

Nietzsche professore a Basilea (1872)
Lou Von Salomé, Paul Rée e Nietzsche nel 1882

«Dalla mia infanzia non ho mai trovato nessuno che avesse in comune con me le angosciose istanze del sentimento e della coscienza [...] La malattia mi porta, sempre più, al più spaventevole scoraggiamento. Non invano sono stato tanto profondamente ammalato e non invano lo sono in genere tuttora.»

Per motivi di salute (emicranie frequenti e dolori agli occhi, possibili sintomi della malattia che lo colpirà più tardi), ma anche indubbiamente per dedicarsi con assiduità ininterrotta alla sua attività filosofica, Nietzsche all'età di 34 anni abbandona l'insegnamento. Gli viene riconosciuta una modesta pensione che costituirà, da quel momento in poi, l'unico suo reddito. Inizia la sua esistenza da perfetto apolide, con i suoi incessanti viaggi lungo la Svizzera e l'Europa mediterranea.[16]

Casa Nietzsche a Sils Maria

Nietzsche si sposta spesso da un luogo all'altro per trovare climi che possano essere più favorevoli alla sua salute cagionevole e vive così fino al 1889 come autore indipendente in diverse città. Trascorre molte estati in località montane o termali, soprattutto a Sils Maria, dove riferisce una sorta di "esperienza mistica"[15]. Trascorre invece preferibilmente i suoi inverni nelle città italiane, sulla riviera ligure a Genova e Rapallo, infine a Torino. Sue altre mete frequenti e amatissime sono Venezia e la francese Nizza.[15]

Durante un breve viaggio in traghetto a Messina e Taormina frequenta "l'Arcadia" locale e inizia a scrivere Così parlò Zarathustra. Durante la Pasqua del 1882, tramite la comune amica e nota scrittrice Malwida von Meysenbug, incontra a Roma Lou von Salomé, una giovane studentessa russa in viaggio d'istruzione attraverso l'Europa. Si danno appuntamento presso la Basilica di San Pietro e Nietzsche la saluta con queste parole: "Da quali stelle siam caduti per incontrarci qui?". A maggio, durante una gita sul lago d'Orta trascorre alcune ore di intimità con questa ragazza ventunenne "intelligentissima". In seguito, Salomé non ricordò se avesse baciato il filosofo, del quale comunque rifiutò una proposta di matrimonio.[15]

Il rapporto con madre e sorella, le quali danno segnali di disapprovazione circa questa loro relazione, diviene di nuovo molto teso. Nietzsche non partecipa al matrimonio di Elisabeth nel 1885 con l'agitatore antisemita Bernhard Förster, che disprezza. In seguito Lou von Salomé si allontanò da Nietzsche e Ree. Questa delusione, e il rancore che cominciò a provare per lei[17], spinsero Nietzsche a continuare alacremente il lavoro sullo Zarathustra, che portò a termine nel 1885, mentre la salute declinava.

«Mi faccio coraggio quanto posso, ma una melanconia senza pari si impossessa ogni giorno di me, specialmente la sera [...] A che serve? [...] La vita è un esperimento[18], ma si ha un bel dire e un bel fare, lo si paga sempre a troppo caro prezzo.»

Ultimo periodo e collasso mentale

Nel 1888, avendo già molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasferisce a Torino, città che apprezzò particolarmente[20], e dove scriverà L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo.

Nel 1889 avvenne infine il famoso crollo mentale di Nietzsche, probabile effetto di una patologia neurologica: è datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico[21]; mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere,[N 3] Abbracciò l'animale, pianse, finendo per baciarlo; in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi. Per molti è un episodio leggendario e Nietzsche si sarebbe piuttosto limitato a fare vistose rimostranze e schiamazzi per i quali venne fermato e ammonito dalla polizia municipale.[22] Alla luce delle testimonianze riferite da Davide Fino — proprietario dell'alloggio affittato da Nietzsche — alla sorella del filosofo Elisabeth, si dovrebbe distinguere il presunto episodio "del cavallo", dal "crollo" di Nietzsche. Il primo risalirebbe alla fine dell'88, mentre il secondo consisterebbe nella caduta dalla scalinata di piazza Carlo Alberto, dopo di che venne accompagnato a casa e "giacque due giorni sul divano, sempre parlando concitatamente da solo o scrivendo".[23]

Lapida commemorativa a Torino dedicata a Nietzsche nel 1944 per il centenario della sua nascita (tra Piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano)
Lapide commemorativa a Torino dedicata a Nietzsche nel 1944 per il centenario della sua nascita (tra Piazza Carlo Alberto e Piazza Carignano)
Nietzsche nell'ultima fase della malattia, in una ricostruzione cinematografica ricavata da fotografie originali scattate a Weimar (tratta dalle ultime sequenze del film I giorni di Nietzsche a Torino, di J. Bressane, Brasile, 2001).

La sorella tenterà poi di nascondere la diagnosi di sifilide che fu ipotizzata in manicomio attribuendo la follia a uso di sonniferi e farmaci antidolorifici, come morfina, oppio e cloralio assunti per l'emicrania e l'insonnia negli anni precedenti.

Sempre nello stesso periodo del crollo, Nietzsche scrive delle lettere ad amici e conoscenti che sono solitamente classificate sotto il nome di Biglietti della follia: in essi la sua crisi mentale appare ormai in uno stato avanzato, anche se lo stile non è affatto diverso da quello classico, somigliante a quello poetico, altisonante e aulico delle ultime opere.[24] Uno dei biglietti è indirizzato al re d'Italia Umberto I di Savoia, suo coetaneo (moriranno lo stesso anno) che Nietzsche apostrofa come "mio figlio".[25] Tre, firmati "Dioniso" o "Zagreo", vennero inviati a Cosima Wagner, chiamata nelle lettere "Arianna", la mitologica moglie del dio, e fa dei riferimenti ai suoi ultimi tre libri (L'anticristo, Ecce Homo e Il crepuscolo degli idoli).

«Alla principessa Arianna, mia amata. Che io sia un uomo, è un pregiudizio. Ma io ho già vissuto spesso fra gli uomini e conosco tutto ciò che gli uomini possono provare, dalle cose più basse fino a quelle più alte. Sono stato Buddha tra gli indiani e Dioniso in Grecia, – Alessandro e Cesare sono mie incarnazioni, come pure Lord Bacon, il poeta di Shakespeare. Da ultimo, ancora, sono stato Voltaire e Napoleone, forse anche Richard Wagner... Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che farà della terra una giornata di festa... Non avrei molto tempo... I cieli si rallegrano che io sia qui... Sono stato anche appeso alla croce...»

Pochi giorni dopo, viene ricoverato dall'amico Franz Camille Overbeck a causa del suo stato alterato, che passava da momenti di esaltazione a tristezza profonda in una clinica psichiatrica in Basilea (Svizzera).

Uscito dalla clinica di Basilea, viene trasferito poi dalla madre a Naumburg, quindi a Jena, in clinica dal dottor Otto Binswanger, esperto di paralisi e demenza. Binswanger obietta con Gast che l'unica stranezza è l'insolita lunga sopravvivenza all'infezione e alla paralisi luetica, per cui non si poteva attribuire l'intero decorso come derivato dalla lue.[26] Nel 1890 viene trasferito nella casa della madre, per esser assistito da lei stessa e da due infermieri. La famiglia Nietzsche, specie la sorella, non accettò mai queste diagnosi (neurosifilide o patologia neurologica ereditaria), considerandole entrambe lesive dell'onore.[26]

Nei primi tempi pare abbastanza lucido, ma irritabile e senza più interesse per la filosofia e la scrittura, che pare non comprendere. Dopo alcuni anni dal suicidio del marito (giugno 1889), Elisabeth Nietzsche ritorna dal Paraguay, a causa dei debiti nel 1893 e decide di occuparsi del fratello e della sua opera. Già dal 1892 Nietzsche gradualmente perde la memoria, e non riconosce le persone, salvo certi momenti di lucidità.

Nietzsche trascorre il suo tempo in un mutismo quasi totale, passeggiando con amici o suonando il pianoforte, fino all'aggravarsi delle condizioni fisiche (numerose paralisi, forse accentuate dalle eccessive dosi di farmaci per tenere sotto controllo gli attacchi di follia). Nel 1893 perde l'uso delle gambe, mentre dal 1894 soffre di perdita della parola, indici di danni cerebrali e spinali diffusi.

Dopo il 1895 visse in stato semi-catatonico, rispondendo solo se sollecitato dalla sorella o dai familiari. Nel 1897 muore di tumore la madre, e nel 1898 e 1899 è colpito nuovamente da ictus, come già anni prima.

Friedrich Nietzsche, disegno di Hans Olde, da serie di fotografie dello stesso autore (1899)

Rudolf Steiner descrive ne La mia vita l'incontro con il filosofo avvenuto nel 1896 e da lui definito come "ottenebrato". In quell'incontro egli affermò di essere riuscito a percepire "chiaroveggentemente", secondo le sue teorie più tarde di matrice antroposofico-teosofica, il corpo eterico parzialmente distaccato dal corpo fisico nella zona del capo (per gli antroposofi il distacco del corpo eterico avviene durante il sogno, altrimenti è causa di malattia mentale).[27]

«Là, disteso sul divano, giaceva l'Ottenebrato, con la sua fronte mirabilmente bella di artista e di pensatore. Erano le prime ore del pomeriggio. Gli occhi, pur essendo spenti, apparivano ancora pervasi d'anima; ma di quanto li circondava non accoglievano più che un'immagine a cui era ormai negato l'accesso all'anima. Stavamo dinanzi a lui, ma Nietzsche non lo sapeva. Eppure si sarebbe ancora potuto credere che quel volto spiritualizzato fosse l'espressione di un'anima la quale, nel corso del mattino, avesse intensamente pensato e volesse ora riposare un momento. Credetti che la scossa interiore da me provata si trasformasse in comprensione per il genio il cui sguardo mi fissava senza vedermi. La passività di quello sguardo, lungo e fisso, sprigionò la comprensione del mio proprio sguardo, che in quel momento poté lasciar agire la forza animica dell'occhio, senza che l'altro occhio lo incontrasse. E si presentò alla mia anima di Nietzsche, quasi librata sul suo capo, illimitatamente bella nella sua luce spirituale; liberamente aperta ai mondi spirituali nostalgicamente invocati, ma non trovati, prima dell'oscuramento: incatenata però ancora al corpo, conscio di essa soltanto quando il mondo spirituale era ancora per lei nostalgia...»

Gli ultimi anni e la morte

Nietzsche con sua sorella Elizabeth nel periodo di convalescenza precedente alla morte. Naumburg, 1899

Trasferitosi nel 1897 assieme a Elisabeth nella casa di Weimar (Turingia, Germania), dove la sorella ha fondato tre anni prima il Nietzsche-Archiv[28] (a cui collaborava appunto il giovane Steiner, allora di idee nichiliste modellate su Stirner e Nietzsche), vi muore di polmonite il 25 agosto 1900. Nonostante il suo dichiarato e profondo ateismo, per volontà di parenti e amici viene seppellito con cerimonia religiosa nel cimitero di Röcken.[29]

Pensiero

La filosofia di Nietzsche prende le mosse dagli interrogativi sull’individualità greca messa a paragone con quella contemporanea, sul senso utilitario della religione e sull'opera tragica di Wagner, stimato e acclamato da Nietzsche come amico e pensatore.

Fondamentale per la formazione del giovane Nietzsche è altresì la lettura, nel 1866, del Mondo di Schopenhauer.

Fase tragica e wagneriana

Lo stesso argomento in dettaglio: Apollineo e dionisiaco.

Nella sua prima vera opera di argomento filosofico, La nascita della tragedia (1872), la tragedia greca viene vista come la massima espressione dell’individuo greco, il quale cercò le proprie risposte circa la vita nella tragedia e nella sua catarsi ditirambica fino a che, spaventato dalla verità appresa, indietreggiò nella confortevole narrazione socratica, fatta di eticismo, intellettualismo e ottimismo. Nietzsche vede le due forze opposte come elementi della tragedia greca (lo spirito dionisiaco della sfrenatezza sensoriale e quello apollineo della plasticità intellettuale), da egli descritti così:

«Finora abbiamo considerato il pensiero apollineo e il suo opposto, il dionisiaco, come forze artistiche che erompono dalla natura stessa, senza mediazione dell'artista umano e in cui gli impulsi artistici della natura trovano anzitutto e in via diretta soddisfazione: da una parte come mondo di immagini del sogno, la cui perfezione è senza alcuna connessione con l'altezza intellettuale o la cultura artistica del singolo; dall'altra parte come realtà piena di ebbrezza, che a sua volta non tiene conto dell'individuo e cerca di annientare l'individuo e di liberarlo con un sentimento mistico di unità.»

Ne La nascita della tragedia, Nietzsche individua per la prima volta in Socrate il corruttore della tragedia attica, e nella sua influenza sul tragediografo Euripide l'origine del prevalere dello spirito apollineo su quello dionisiaco. Non a caso Euripide presenta una rappresentazione che può essere vista come negativa della religione dionisiaca ne Le baccanti.[30] La corruzione dello spirito tragico è da Nietzsche considerata come l'originaria decadenza cui si deve una visione astratta e intellettualizzante della vita e della morale. Altrettanto forte è l'avversione di Nietzsche nei confronti di Platone, che egli considera autore di una concezione del mondo fondata sull'idealità metafisica dell'anima data dall'astrazione e allontanamento dal corpo.

Nietzsche attacca, quindi, i tradizionali valori fondamentali della società occidentale e del suo pensiero (la religione, la morale, l'idealismo[31] e il senso di società[32]).

I grandi valori della cultura occidentale, quali la verità, la scienza, il progresso, la religione, sono così da smascherare nella loro mancanza di fondamento e nella loro natura di mera finzione. C'è nell'uomo una sostanziale paura verso la creatività della vita e la volontà di potenza, che produce valori collettivi sotto la cui giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata.

Nietzsche attacca dunque le fondamenta dell'Occidente in ottica artistica e wagneriana.

L'opera di Wagner è di fatto sostenuta da Nietzsche come un possibile riscatto della tragedia greca (come si vedrà nel capitolo successivo).

La mancanza, però, di un senso metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. Le parole di Sileno a Re Mida mostrano un profondo pessimismo e antinatalismo simile a quello di Sofocle (con la citazione dall'Edipo a Colono), di Leopardi, di Schopenhauer e dei suoi discepoli diretti. Sileno è individuato come portatore della saggezza dionisiaca, ovvero del senso tragico dell'esistenza, celato dai greci stessi attraverso l'apollineo, in quanto impossibile da tollerare per l'uomo comune.

«L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: "Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo[33] non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."»

Per una rinascita del tragico in Germania

Ma come la tragedia ebbe origine dalla musica, Nietzsche auspica che allo stesso modo possa rinascere. Da qui la critica profonda e sentita all'"Opera", in quanto genere artistico in cui vivono inconciliabili contraddizioni di carattere estetico e filosofico. Forte è l'esortazione del filosofo al musicista Richard Wagner - al quale era dedicata l'opera - e ad altri non specificati artisti contemporanei affinché ritrovino e ridestino l'ebbrezza dionisiaca insita nella musica e su di essa, assieme al mito tragico, inaugurino una nuova epoca tragica:

(DE)

«Meine Freunde, ihr, die ihr an die dionysische Musik glaubt, ihr wisst auch, was für uns die Tragödie bedeutet. In ihr haben wir, wiedergeboren aus der Musik, den tragischen Mythus – und in ihm dürft ihr Alles hoffen und das Schmerzlichste vergessen! Das Schmerzlichste aber ist für uns alle - die lange Entwürdigung, unter der der deutsche Genius, entfremdet von Haus und Heimat, im Dienst tückischer Zwerge lebte. Ihr versteht das Wort - wie ihr auch, zum Schluß, meine Hoffnungen verstehen werdet.»

(IT)

«Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico – e in questo potete sperare tutto e dimenticare ciò che è più doloroso! Ma ciò che è più doloroso per tutti noi - il lungo degrado nel quale, lontano da casa e dalla sua patria, al servizio di perfidi nani, è vissuto il genio tedesco. Voi capite quello che dico, così come, infine, capirete le mie speranze.»

Fase illuministica

Ritratto di Nietzsche, 1883

Secondo Eugen Fink, che per primo ha parlato dell'"Illuminismo di Nietzsche"[34] questo percorso, che inizia con Umano, troppo umano (1878-1880), coincide con l'avvento della scrittura aforistica, e risulta caratterizzato dal ripudio dei vecchi maestri, come Schopenhauer e, in particolare, Wagner.

In questo periodo, il filosofo abbandona la "metafisica dell'artista" (anche questa una definizione del sopracitato Fink), per privilegiare la scienza. Considererà l'arte come il residuo di una cultura mitica. Il redentore della cultura non sarà più l'artista o il genio (come invece pensava Wagner) ma il filosofo educato "alla scuola della scienza". Sarà illuminista,[35] nel senso che si troverà impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza, che egli ritiene sia un metodo di pensiero, piuttosto che un insieme di tutte le scienze particolari. Un metodo critico di tipo storico e genealogico, perché non esistono realtà immutabili e statiche, ma ogni cosa è l'esito di un processo che va ricostruito.

I concetti base di questo periodo sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica con il viandante, cioè con colui che grazie alla scienza riesce a emanciparsi dalle tenebre del passato, inaugurando una filosofia del mattino che si basa sulla concezione della vita come transitorietà e come libero esperimento senza certezze precostituite.

Fase nichilistica

«Ciò che non mi uccide, mi rende più forte.»

Nietzsche nel 1875

Per quanto riguarda lo sviluppo del pensiero di Nietzsche, è stato osservato nella ricerca che, sebbene egli abbia trattato temi "nichilistici" come in Schopenhauer[36] a partire dal 1869, l'uso concettuale del nichilismo ha avuto luogo per la prima volta in appunti manoscritti a metà del 1880. In questo periodo viene pubblicata un'opera allora popolare, Lo sviluppo del nichilismo di Karlowitz[37] che ricostruisce il cosiddetto "nichilismo russo" di stampo vagamente anarchico, sulla base dei resoconti dei giornali russi, opera che fu significativa per la terminologia di Nietzsche in generale.[38] Nietzsche proseguì, in aggiunta, la sua “campagna contro la moralità”[39], e in particolare la sua critica contro l'individualità cristiana e la sua manipolazione degli insegnamenti di Gesù.[40] Particolare accanimento viene riservato da Nietzsche per il protestantesimo.[41][42]

Contro Socrate, Platone e cristianesimo

Riprendendo le sue precedenti idee, nella fase illuministica e poi nichilistica, il filosofo attacca platonismo e cristianesimo. Secondo Nietzsche suddette dottrine esprimono il rifiuto dell'amore per la vita e della creatività, della spontaneità del vivere naturale e nello stesso tempo "tragico". Per lui colui che per primo ha condizionato negativamente la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato Socrate.

Socrate ritiene che la ragione sia l'essenza dell'uomo e che le passioni, residuo di animalità, possano e debbano essere dominate. Per Socrate una vita fondata sulla ragione è una vita felice, mentre una vita dominata dalle passioni è destinata a dolorosi conflitti e turbamenti. Nietzsche sostiene che l'accettazione della condanna a morte per Socrate, che obbedisce alle leggi pur ritenendole ingiuste e, come riportato da Platone, ringrazia Asclepio dopo aver bevuto la cicuta dicendo ai discepoli che gli sono debitori di un gallo, rappresenta l'estrema affermazione degli errori del filosofo e del suo rifiuto dei valori vitali a favore della metafisica. Nietzsche ritiene infatti che Socrate ringrazi il dio della medicina per averlo guarito dalla malattia del vivere: «Queste ridicole e terribili "ultime parole" significano per chi ha orecchie: "O Critone, la vita è una malattia!"»[43]

Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo astratto e irreale, e in questo processo di decadenza si inserisce poi il cristianesimo. Quest'ultimo ha prodotto un modello di uomo impotente a vivere, malato di una coscienza pessimistica.

«Al cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla grecità è necessaria un’esuberanza di salute - rendere malati è la vera intenzione recondita dell'intero sistema procedurale della Chiesa per salvare se stessa [...] una religione che ha insegnato a fraintendere il corpo, che non vuole sbarazzarsi delle superstizioni dell'anima, che fa dell'insufficiente nutrimento un "merito", che nella salute combatte una specie di nemico, di diavolo, di tentazione, che vuole dare da intendere che si possa portare in giro un'"anima perfetta" in un cadavere di corpo.»

Più che con la figura di Gesù (verso cui manifesta simpatia, considerandolo un "santo anarchico, sia pure un po' idiota", che se fosse vissuto a lungo avrebbe ritrattato la sua dottrina[44]) Nietzsche è polemico contro il Cristianesimo («la parola “cristianesimo” è un equivoco -, in fondo è esistito un solo cristiano e questi morì sulla croce. Il "Vangelo" morì sulla croce»[45], scrive) ideato da Paolo, in quanto religione dei «poveri di spirito», fondata sul risentimento e sulla cattiva coscienza.

«Si legga Lucrezio, per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il "cristianesimo", intendo dire la corruzione delle anime per mezzo dei concetti di colpa, pena e immortalità. Egli combatteva i culti sotterranei, l'intero cristianesimo latente - negare l'immortalità allora era già una vera redenzione. Ed Epicuro avrebbe vinto, ogni spirito ragguardevole nell'impero romano era epicureo: in quella apparve Paolo. Paolo: l'odio dei Ciandala contro Roma, incarnato, fatto genio: il giudeo, l'eterno giudeo par excellence. Il cristianesimo come formula per superare – e per assommare – i culti sotterranei d'ogni sorta, quelli di Osiride, della grande Madre, di Mitra, per esempio: in questa intuizione sta il genio di Paolo.»

L'idiozia del Cristo, invece, non deve però caricarsi di una sola accezione negativa: "idiota" è l'individuo che non partecipa della collettività, del modus intellegendi condiviso, e sposta la sua attenzione verso la propria interiorità abbandonando la realtà: probabilmente un riferimento a L'idiota di Dostoevskij, scrittore cristiano a cui Nietzsche si sente legato per lo psicologismo, e al protagonista Myškin, che viene visto dall'autore russo come un Cristo moderno, un uomo ideale e "ingenuo", che finisce per impazzire.[46] Il filosofo accusa però proprio la religione cristiana di creare questo equivoco e di essere uno pseudo-umanesimo, colpevole di «agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli»,[47] opponendosi alla vera filantropia[48]: «I deboli e i malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore per gli uomini.»[49] Riguardo alla "salute", anche questo passo può essere interpretato e derivato dalla lettura dell'intellettuale russo, che scrive nel Diario di uno scrittore che il suo interesse per personaggi problematici deriva dal fatto "che moltissime persone sono malate appunto della loro salute, cioè di una smisurata sicurezza della propria normalità (...) Questi uomini pieni di salute non sono così sani come credono, ma, al contrario, sono molto malati e debbono curarsi"[50]. La vera salute è quindi l'opposto della salute intesa dai più. Nietzsche contesta soprattutto il fatto che «l'individuo fu considerato dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare, ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani».[51] Il filosofo deve comunque porsi come maestro verso chi può e vuole liberarsi dalla sua condizione approdando alla vera salute:

«Mite è Zarathustra con gli ammalati. In verità egli non s’irrita nè del modo con cui cercano di consolarsi nè della loro ingratitudine. Possano risanare, superare sè stessi, e crearsi un corpo più perfetto! E neppur s'adira Zarathustra col convalescente, che segue con trepida tenerezza la sua illusione ed a mezzanotte s'aggira intorno alla tomba del suo Dio: ma nelle lagrime di costui egli vede ancora l'indizio del corpo ammalato. E ammalati ve n’ebbe sempre di molti tra i poeti ed i cercatori di Dio: e tutti odiavano furiosamente chi aspirava alla conoscenza e quella più recente tra le virtù che ha nome sincerità. Guardarono sempre all’indietro, essi, verso tempi più oscuri [...]. Troppo bene conosco costoro che si credono simili a Dio: essi vogliono imporre la fede e chiamano il dubbio peccato. E per ciò ascoltano volentieri i predicatori della morte e predicano essi stessi i mondi soprannaturali. Ascoltate piuttosto, o miei fratelli, la voce del corpo ridonato alla salute: è questa una voce più sincera e più pura. Più sinceramente e puramente parla il corpo sano, il corpo saldo, perfetto: egli vi parla del senso della terra.[52]»

Ribaltando le gerarchie di valori[53] (anche con l'esempio dell'alto albero le cui radici scavano però nella profondità) afferma anche che «"L'uomo è cattivo", così parlano con mio conforto i più saggi. Ah se fosse pur vero anche oggi! Giacché il male è la migliore energia dell'uomo».[54] La vittoria della morale degli "schiavi ringhianti" mascherata da compassione universale, democrazia e diritti umani, secondo Nietzsche, ha rovesciato i valori tradizionali di bellezza sostituendoli con la venerazione della miseria.[55]

«Nessuno oggi ha più il coraggio di vantare diritti particolari, diritti di supremazia, un sentimento di rispetto dinanzi a sé e ai suoi pari – un pathos della distanza... La nostra politica è malata di questa mancanza di coraggio! – L'aristocraticità del modo di sentire venne scalzata dalle più sotterranee fondamenta mercé questa menzogna dell'eguaglianza delle anime; e se la credenza nel «privilegio del maggior numero» fa e farà rivoluzioni, – è il cristianesimo, non dubitiamone, sono gli apprezzamenti cristiani di valore quel che ogni rivoluzione ha semplicemente tradotto nel sangue e nel crimine!»

Nietzsche dichiara che la morale deve essere superata in nome dell'esistenza evolutiva, in quanto «quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male.»[56]

Le pagine finali di L'Anticristo sono un durissimo e sarcastico attacco a questa religione, la cosiddetta "legge contro il cristianesimo", definito un vizio ("Il cristianesimo diede da bere del veleno ad Eros. Costui non ne morì, ma degenerò in vizio", scrive altrove).

«Data nel dì della salute, nel primo giorno dell'anno uno (– il 30 settembre 1888 della falsa cronologia)
Guerra mortale contro il vizio: il vizio è il Cristianesimo

Prima proposizione. – Viziosa è ogni specie di contronatura. La più viziosa specie d'uomo è il prete: egli insegna la contronatura. Contro il prete non si hanno motivi, si ha la prigione.
Seconda proposizione. – Partecipare ad un ufficio divino è un attentato alla pubblica moralità. Si deve essere più severi contro i protestanti che contro i cattolici, più severi contro i protestanti liberali che contro quelli di stretta osservanza. Il delittuoso dell'essere cristiani cresce vieppiù ci si avvicini alla scienza. Il criminale dei criminali è quindi il filosofo.
Terza proposizione. – Il luogo esecrando in cui il Cristianesimo ha covato le sue uova di basilisco sia distrutto pietra su pietra e sia il terrore di tutta la posterità quale luogo abominevole della terra. Su di esso si allevino serpenti velenosi.
Quarta proposizione. – La predicazione della castità è istigazione pubblica alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni contaminazione della medesima mediante la nozione di «impurità» è vero e proprio peccato contro il sacro spirito della vita.
Quinta proposizione. – Chi mangia allo stesso tavolo con un prete sia proscritto: con ciò egli si scomunica dalla retta società. Il prete è il nostro Ciandala – lo si deve mettere al bando, affamare, menare in ogni specie di deserto.
Sesta proposizione. – Si chiami la storia «sacra» sia chiamata col nome che merita in quanto storia maledetta; le parole «Dio», «salvatore», «redentore», «santo» siano usate come oltraggi, come epiteti da criminali.
Settima proposizione. – Il resto è conseguenza.
L'Anticristo»

In Così parlò Zarathustra Nietzsche dichiara nel prologo la sua avversione al trascendente:

(DE)

«Ich beschwöre euch, meine Brüder, bleibt der Erde treu und glaubt Denen nicht, welche euch von überirdischen Hoffnungen reden! Giftmischer sind es, ob sie es wissen oder nicht. Verächter des Lebens sind es, Absterbende und selber Vergiftete, deren die Erde müde ist: so mögen sie dahinfahren!»

(IT)

«Vi scongiuro, fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure!»

Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Si proclama egli stesso il "primo immoralista" della storia; egli non intende tuttavia proporre l'abolizione di ogni valore o l'affermazione di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti[57], ma contrappone ai valori antivitali della morale pessimistica tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell'uomo.[58] Per Nietzsche l'uomo è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile. Infatti Zarathustra afferma: io sono corpo tutto intero e nient'altro.[59] La Terra non è più l'esilio e il deserto dell'uomo, ma la sua dimora gioiosa.

Durante questo periodo, inoltre, Nietzsche inizia letture poliedriche e onnivore: figurano Baudelaire, Dostoevskij[N 4][60], Renan, Pascal e Tolstoj. Tutta questa letteratura cristiana viene assorbita positivamente da Nietzsche, il quale avrebbe trovato, prima del suo collasso mentale, una grande pace in Tolstoj.[N 5][61]

Oltre a ciò, prosegue a decifrare Tucidide e Machiavelli, la “terapia contro il platonismo”[62]. Si era anche appassionato, precedentemente, a Leopardi, la cui poesia nichilista rispecchia in modo acuto la filosofia nietzschiana.[63][64]

Morte di Dio

Lo stesso argomento in dettaglio: Dio è morto.
(DE)

«Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben ihn getötet!»

(IT)

«Dio è morto! Dio resta morto! E lo abbiamo ucciso noi!»

Nietzsche in un ritratto di Edvard Munch del 1906

L'affermazione della libertà e della spontaneità presuppone il superamento dei condizionamenti, delle regole, degli obblighi derivanti dalle credenze religiose o comunque dal riferimento a entità metafisiche. Ma comporta anche una conseguenza che pochi hanno la forza sufficiente per affrontare: assumersi la piena e definitiva responsabilità di ogni decisione, di ogni azione. Ogni comportamento è soggetto a una decisione individuale in quanto non esistono più valori trascendenti sui quali appiattirsi in modo conformistico.[65] I contemporanei di Nietzsche dimostrano in mille circostanze di non essere più guidati dalla fede come poteva accadere agli uomini del Medioevo ma, per non essere obbligati ad affrontare le proprie responsabilità, non vogliono riconoscerlo neppure di fronte a sé stessi.

Celebre è la figura dell'"uomo folle"[66] ("der tolle Mensch"), prefigurazione dell'Oltreuomo, ne La gaia scienza, che gira in pieno giorno con una lanterna accesa, urlando "Cerco Dio!", attirandosi così lo scherno dei presenti (si tratta di una parodia del famoso episodio in cui il filosofo cinico Diogene di Sinope cerca l'uomo, narrato da Diogene Laerzio). Alla richiesta di spiegazioni l'uomo afferma che Dio è morto, ovvero che nessuno crede più veramente. Ma nell'atto stesso di compiere questa affermazione si trova di fronte allo scetticismo e all'indifferenza, quando non alla derisione.[66] Egli stesso si definisce come il "testimone" di un omicidio compiuto dall'intera umanità. E allora: "Vengo troppo presto" egli ammette, poiché gli uomini non sono ancora pronti ad accettare questo cambiamento epocale. I valori tradizionali sono sempre più pallidi («non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? (...) Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte?») sempre più estranei alla coscienza, ma i nuovi valori, quelli della gioiosa accettazione della vita e della fedeltà alla terra, sono ancora al di là dell'orizzonte: "Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino", ma come l'uomo ha annunciato "anche gli dèi si decompongono" e le stesse chiese non sono altro che "le fosse e i sepolcri di Dio".[66]

L'annuncio della morte di Dio ha una straordinaria efficacia retorica e forse anche per questo non è stato sempre compreso a fondo: taluni interpreti si sono limitati a leggerlo come l'ennesimo attacco al Cristianesimo e non ne hanno percepito la profondità e la complessità. Infatti Nietzsche con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà trascendente, indipendentemente dal culto che predichi tale realtà. Egli considera ciò come il compimento di un processo nichilistico necessario, le cui radici si ritrovano nell'atto di omissione e di oblio del dionisiaco, che ha consentito all'apollineo, nel corso della secolarizzazione, di trovare modelli metafisici ragionevoli, capaci di giustificare il "senso dell'essere", ma che prima o poi, secondo l'autore tedesco, avrebbero dovuto fare i conti con la vera essenza vitale della natura umana, quale, appunto, il dionisiaco, ossia ciò che lega alla terra e alla vita.

Nietzsche è anche considerato, e non senza buoni motivi, come uno dei precursori dell'esistenzialismo ateo moderno per alcuni elementi etici che lo anticipano, per quanto questo si caratterizzi per aspetti di pessimismo esistenziale che in Nietzsche sono in gran parte assenti.

Oltreuomo e volontà di potenza

Lo stesso argomento in dettaglio: Oltreuomo e Volontà di potenza.
(DE)

«Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können.»

(IT)

«Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante.»

Nietzsche propugna dunque l'avvento di un nuovo tipo di uomo, capace di liberarsi dai pregiudizi e dai vecchi schemi, di smascherare con il metodo genealogico l'origine umana troppo umana dei valori, nonché di farsi consapevolmente creatore di valori nuovi: l'oltreuomo.

La pietra alla memoria di Nietzsche presso il lago di Sils, Sils-Maria, alta Engadina; durante una visita in questo luogo e al vicino lago di Silvaplana, secondo il suo racconto, ebbe l'intuizione dell'eterno ritorno dopo l'esperienza "mistica" vissuta «all'inizio dell'agosto 1881 [...] 6000 piedi sopra il mare e molto più in alto di tutte le faccende umane.»

L'oltreuomo, secondo la comune interpretazione (Vattimo, Colli, Montinari) procede metodicamente al di là delle convenzioni e dei pregiudizi che attanagliano l'uomo. Esso ha dei valori differenti da quelli della massa degli uomini, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e degli imbonitori per farsi schiava di essi. Egli solo è in grado di non sostituire ai vecchi idoli quelli nuovi, ma fondare il nuovo mondo, e l'uomo attuale non è altro che "una corda tesa tra la scimmia e l'oltreuomo" stesso, secondo le parole di Nietzsche.[67] Nei frammenti confluiti nella Volontà di potenza Nietzsche afferma che ciò che lui racconta "è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa storia può già ora essere raccontata".[68] L'oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita e fa sua la cosiddetta "morale aristocratica" che "dice sì" alla vita e al mondo.[67] Egli non conosce bene e male, è al di là di essi, anche ciò che è negativo per gli uomini normali per lui diventa un male minore a volte pur necessario; anche i mali sono necessari: Zarathustra fa l'esempio del fare la guerra delle passioni e di calunnia, invidia, diffidenza, che solo l'oltreuomo può sopportare e trasformare in virtù.[69]

«Dove realmente l'uguaglianza è penetrata ed è durevolmente fondata, nasce quell'inclinazione, considerata in complesso immorale, che nello stato di natura sarebbe difficilmente comprensibile: l'invidia. L'invidioso, quando avverte ogni innalzamento sociale di un altro al di sopra della misura comune, lo vuole riabbassare fino ad essa. Esso pretende che quell'uguaglianza che l'uomo riconosce, venga poi anche riconosciuta dalla natura e dal caso. E per ciò si adira che agli uguali le cose non vadano in modo uguale.»

L'oltreuomo conosce e supera il senso tragico della vita trasformandolo in gioia e piacere, da qui l'ammirazione di Nietzsche sia per la tragedia greca (in particolare Eschilo), quale mezzo educativo all'eroica tragicità della vita, sia per il prometeico istinto dell'uomo rinascimentale (l'"uomo universale" o il condottiero spregiudicato) che nella sua completezza teorica e pratica sapeva tendere oltre l'"umano troppo umano"; con una magnificenza creatrice, culturale e politica, che quell'impulso vitale, "al di là del bene e del male", comporta. Per lui, e ai suoi tempi, quest'uomo era ancora stato incarnato recentemente, in particolare, da Napoleone[60] e Goethe.[60] «La vita è una sorgente di piacere: ma per colui nel quale parla lo stomaco guasto, padre dell'afflizione, tutte le fonti sono avvelenate»[70], così "dove beve anche la plebe".[71]

«Poiché prevedo che fra breve dovrò presentarmi all'umanità col più grave problema che le sia mai stato posto, mi pare indispensabile dire chi sono. [...] Io non sono affatto un orco, un mostro di immoralità: sono il contrario di quella specie d'uomo che finora è stata onorata come virtuosa. [...] Sono un discepolo del filosofo Dioniso, preferirei essere un satiro piuttosto che un santo. [...] L'ultima cosa che io mi sognerei di promettere sarebbe di migliorare l'umanità. Io non innalzo nuovi idoli; gli antichi forse potrebbero imparare da me che cosa significhi avere i piedi d'argilla. Rovesciare gli idoli - così io chiamo gli ideali - ecco il mio compito. [...] Chi sa respirare l'aria che circola nei miei scritti, sa che è l'aria delle grandi altezze, che è un'aria fine. [...] La filosofia nel senso in cui finora l'ho interpretata e vissuta io, è libera vita tra i ghiacci, in alta montagna, è la ricerca di tutto ciò che vi è di strano e di enigmatico nell'esistenza, di tutto ciò che finora era inibito dalla morale.»

L'oltreuomo affronta la vita con "pessimismo coraggioso", unisce il fatalismo (amor fati) alla fiducia e si è liberato dai logori concetti del bene e del male attraverso un'elitaria indifferenza a valori etici che considera morti. Per l'oltreuomo ogni istante è il centro del suo tempo di cui è sempre protagonista. L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina che Nietzsche mette a capo della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito. Il vero oltreuomo è, in conclusione, colui che danza - non più in catene - liberamente e con leggiadria; è il risvegliato del corpo, lo spirito libero tout court.

Eterno ritorno

Lo stesso argomento in dettaglio: Eterno ritorno.
L'Uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo esoterico della ciclicità del tempo. Un chiaro riferimento a questo simbolo è il "serpente" di cui scrive Nietzsche in Così parlò Zarathustra: «Un'aquila volteggiava in larghi circoli per l'aria, ad essa era appeso un serpente, non come una preda, ma come un amico: le stava infatti inanellato al collo» [L'aquila è l'oltreuomo per il quale il tempo come "eterno ritorno" non è un ostacolo alla sua volontà di potenza che domina il tempo. (N.d.R.)][72]

«Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione [...]. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!". Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina"?[73]»

Nietzsche elabora un suo modo di intendere il tempo liberandolo dal trascendente e quindi dalla fiducia nell'avvenire. In Così parlò Zarathustra (nel capitolo Della visione e dell'enigma, §2), Zarathustra (protagonista dell'opera) racconta di aver avuto una visione mentre scalava un monte. L'eterno ritorno dell'uguale, più spesso detto soltanto eterno ritorno, significa che l'universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre sé stesso.

L'eterno ritorno nello Zarathustra

«Ecco, tu [Zarathustra] sei il maestro dell'eterno ritorno [....] Vedi, noi sappiamo ciò che tu insegni: che tutte le cose eternamente ritornano e noi con esse, e che noi siamo stati già, eterne volte, e tutte le cose con noi. Tu insegni che vi è un grande anno del divenire, un'immensità di anno grande: esso, come una clessidra, deve sempre di nuovo rovesciarsi, per potere sempre di nuovo scorrere, e finire di scorrere ("...damit es von neuem ablaufe und auslaufe").»

Nel capitolo dello Zarathustra intitolato La visione e l'enigma, Nietzsche introduce sotto forma di mito poetico e simbolico il pensiero dell'eterno ritorno dell'uguale (già evocato nel capitolo Della redenzione, allorché Zarathustra si rifiuta di enunciare ciò che insegna alla volontà, ossia il volere a ritroso),[N 6] attraverso il dialogo tra il profeta e il nano, personificazione dello spirito di gravità: «Tutte le cose diritte mentono. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo» è l'opinione del nano. Questa prima interpretazione è però giudicata come troppo superficiale («Tu, spirito di gravità! – replica infatti Zarathustra – non prendere la cosa troppo alla leggera!»)[74] e portatrice di una generica professione di fede nella circolarità e insensatezza del tutto (nichilismo passivo)[75]. Nella seconda parte però, Zarathustra espone la sua controinterpretazione della visione della "porta carraia" - dalla quale si dipartono le due "strade infinite", quella del passato e quella del futuro - che aggiunge caratteri essenziali alla prima interpretazione del nano. La novità di questa controinterpretazione consiste nel fatto che Zarathustra va a fondo e tocca l'argomento decisivo che pone il punto di svolta dal nichilismo passivo al nichilismo attivo.[75] Non solo tutto ciò che diviene deve essere già stato vissuto, ma soprattutto la porta stessa, l'attimo presente, deve già essere stata in passato. Si è dunque raggiunto il piano di passaggio dal nichilismo passivo al nichilismo attivo, quindi dall'eterno ritorno come pensiero paralizzante, all'eterno ritorno come liberazione dal simbolico (viene confutata in parte la prima interpretazione del nano). L'attimo è compreso nell'eterno circolo di passato e futuro.

Successivamente, Zarathustra è come ridestato dall'ululato di un cane che gli permette di cambiare scena. Egli vede il cane quasi chiedere aiuto vicino a un pastore, che è come soffocato da un serpente, la cui testa esce dalla sua bocca. Il serpente, nello specifico, indica l'eterno ritorno ed è come se il pastore fosse soffocato da questa concezione dell'eterno circolo del tempo. Un gesto fondamentale, fa tornare il sorriso sulle sue labbra, ormai non più sofferenti, del pastore ("mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!"): questi infatti aveva morso e staccato la testa al serpente, indicando così allegoricamente l'accettazione dell'eterno ritorno. È importante sottolineare come l'accettazione dell'eterno ritorno sia dovuta a una decisione del pastore: se questi non avesse mai morso la testa al serpente, non sarebbe mai stato in grado di accettarlo e di istituirlo. Vi è quindi un attimo in cui il pastore istituisce, cioè vuole, il ripetersi eterno della vita e dell'istante.[N 7]

Solo se l'attimo che l'uomo vive è immenso, cioè ingloba in sé tutto il suo significato, si può volerlo sempre di nuovo. L'uomo che può volere l'eterno ritorno è un uomo felice, a cui la vita dà attimi “immensi”, come testimonianza piena di esistenza e significato. In quest'opera è possibile vedere il ruolo di Nietzsche come "difensore" di un tempo qualitativo, qualificato nella sua densità dai contenuti vissuti. Famosa la definizione dell'"imperativo categorico" di Nietzsche: "vivere in modo da poter desiderare di rivivere questa stessa vita in ripetizione eterna".[76] Correlata alla tematica dell'eterno ritorno e quindi al principio del movimento è la trasvalutazione dei valori che da alcuni è stata intesa come capovolgimento dei valori.

Il capovolgimento reca in sé l'affermazione di un valore ulteriore. Mentre la trasvalutazione è legata al fluire del valore stesso senza preminenza di alcuno in particolare, e quindi al superamento del valore. Riprendendo Nietzsche quando parla di Eraclito, l'unico filosofo a cui si sente legato, afferma che il movimento reca in sé la possibilità dell'annientamento. Tradotto in termini filosofici e legato questo concetto a quello caro a Nietzsche della trasvalutazione, non vi può essere una morale né un valore assoluto ma valori istintuali che si annientano nel movimento. Se non fosse così si considererebbe Nietzsche un moralista o un idealista.

L'amor fati

La caratteristica principale dell'oltreuomo è proprio la piena accettazione che la vita non ha senso logico, si ripete ed è casuale, ma nonostante ciò egli la desidera in qualunque aspetto si presenti.

«Lo stato più alto che un filosofo possa raggiungere è la posizione dionisiaca verso l'esistenza: la mia formula perciò è amor fati. [...] A tal fine occorre comprendere i lati finora negati dell'esistenza non solo come necessari bensì come desiderabili... per sé stessi come i lati più fecondi, più potenti, più veri dell'esistenza, in cui la volontà di essi si esprime più chiaramente [...] Ho scoperto come un altro e più forte tipo d'uomo debba necessariamente escogitare l'innalzamento e il potenziamento dell'uomo in un'altra direzione: esseri superiori, al di là del bene e del male... la mia formula per la grandezza dell'uomo è amor fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l'eternità.»

«Voglio imparare sempre di più a vedere come bello ciò che è necessario nelle cose; allora io sarò uno di quelli che fanno le cose belle. Amor fati: lasciate che sia il mio amore d'ora in poi! Non voglio fare la guerra contro ciò che è brutto. Non voglio accusare; io non voglio nemmeno accusare chi accusa. Guardare lontano sarà la mia unica negazione. E tutto in tutto e su tutto: un giorno desidero essere solo uno che dice sempre di sì.»

La trasvalutazione dei valori

Lo stesso argomento in dettaglio: Trasvalutazione dei valori.

«Sono giunto alla conclusione ed esprimo il mio giudizio. Io condanno il cristianesimo, levo contro la chiesa cristiana la più tremenda di tutte le accuse che siano mai state sulla lingua di un accusatore. Essa è per me la massima di tutte le corruzioni immaginabili; essa ha avuto la volontà dell'estrema corruzione possibile. La chiesa cristiana non lasciò nulla di intatto nel suo pervertimento, essa ha fatto di ogni valore un disvalore, di ogni verità una menzogna, di ogni onestà un'abiezione dell'anima. [...] E noi computiamo il tempo di quel dies nefastus con cui ebbe inizio questa fatalità - dal primo giorno del cristianesimo! E perché non invece dal suo ultimo giorno? - da oggi? Trasvalutazione di tutti i valori!...»

La trasvalutazione dei valori è un'esigenza che riguarda sia l'ambito della morale (relativismo etico o meglio prospettivismo, vedere anche il rapporto di Nietzsche col positivismo e il "fatto", legato al concetto della volontà di potenza), sia tutti quei principi della conoscenza in cui l'uomo ha finora creduto come se fossero verità oggettive. Le intuizioni e le idee nascono da una particolare prospettiva. Questo significa che esistono molti possibili schemi concettuali, o prospettive in cui può essere formulato un giudizio di verità o di valore. Ciò equivale a dichiarare che non esiste un modo di vedere il mondo che sia "veritiero", ma non significa necessariamente che tutte le prospettive siano egualmente valide.

Il prospettivismo nietzschiano nega che un oggettivismo di tipo metafisico sia qualcosa di possibile e afferma che non ci sono valutazioni oggettive in grado di trascendere una qualsiasi formazione culturale o le designazioni soggettive. Questo significa che non ci sono fatti oggettivi e che non è possibile la comprensione o la conoscenza di una cosa in sé. La verità viene così intesa come una totalità derivata dall'incorporazione dei differenti punti di vista. La verità viene fatta "da" e "per" l'individuo e la società.

«Se io formulo la definizione del mammifero, e in seguito vedendo un cammello, dichiaro: 'ecco un mammifero' in tal caso viene portata alla luce senza dubbio una verità, ma quest’ultima ha un valore limitato, a mio avviso; è completamente antropomorfica e non contiene neppure un solo elemento che sia "vero in sé" reale ed universalmente valido, a prescindere dall'uomo»

La verità, fatta "da" e "per" l'individuo e la società, è quindi una totalità che ha incorporato, per trarne vantaggio, differenti punti di vista e prospettive:

«Che cos'è dunque la verità? Un esercito mobile di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve una somma di relazioni umane che sono state sublimate, tradotte, abbellite, poeticamente e retoricamente, e che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti: le verità sono illusioni delle quali si è dimenticato che appunto non sono che illusioni (...)[79]

Nietzsche si rifà anche alla morale pagano-romana per trasvalutare i valori in senso anti-cristiano e antipositivista:

«Devo aggiungere che in tutto il Nuovo Testamento emerge appena una sola figura a cui si debba rendere onore? Pilato il governatore romano. Prendere sul serio un affare tra Ebrei – è qualcosa di cui non riesce a rendersi conto. Un ebreo di più o di meno – che importa?... La nobile ironia di un romano al cui cospetto vien fatto un abuso spudorato della parola "verità", ha arricchito il Nuovo Testamento dell'unica parola che abbia valore – che è la critica, l'annientamento stesso di quello: "che cos'è la verità?

Dal cristianesimo Nietzsche vede derivare quelli che lui considera mali politici: la democrazia di massa e il socialismo.

«Il veleno della dottrina dei "diritti uguali per tutti" – è stato diffuso dal cristianesimo nel modo più sistematico; procedendo dagli angoli più segreti degli istinti cattivi, il cristianesimo ha fatto una guerra mortale ad ogni senso di venerazione e di distanza fra uomo e uomo, cioè al presupposto di ogni elevazione, di ogni sviluppo della cultura – con il risentimento delle masse si è fabbricato la sua arma principale contro di noi, contro tutto quanto v'è di nobile, di lieto, di magnanimo sulla terra, contro la nostra felicità sulla terra… Concedere l'"immortalità" a ogni Pietro e Paolo, è stato fino a oggi il più grande e il più maligno attentato all'umanità nobile. [...] Gli ebrei hanno raggiunto quel miracolo di inversione di valori, grazie al quale la vita sulla terra ha, per un paio di millenni, acquistato un fascino nuovo e pericoloso. I loro profeti fusero il ricco, senza dio, malvagio, violento, sensuale in un unico concetto e furono i primi a coniare la parola mondo come un termine di infamia. È questa l'inversione di valori (con cui è coinvolto l'impiego della parola povero come sinonimo di santo ed amico) che risiede nel significato del popolo ebraico. Con loro si inizia la rivolta degli schiavi nella moralità.[81]»

In alcune delle ultime pagine dell'Ecce homo, l'ultima opera di Nietzsche terminata pochi mesi prima del crollo, citando di nuovo Voltaire attacca ancora questa inversione dei valori: "E tutto ciò fu creduto, sotto il nome di Morale! — Écrasez l’infâme. [...] Sono stato compreso? — Dioniso contro il Crocifisso...", concludendo che bisogna quindi effettuare una scelta decisa se stare col cristianesimo e il nichilismo passivo o col dionisiaco e il nichilismo attivo creatore di nuovi valori.[82][83]

La fase scientifica di Nietzsche, invece, vede il suo rigetto per l'analisi metafisica: quasi artistica e dunque inattendibile su fatti e trascorsi morali e spirituali dell'uomo.[84] Il filosofo predilige dunque l'atteggiamento critico, che copre l'essere e il divenire dell'uomo in senso genealogico.[85] Fu Fabrizio Desideri a interpretare la filosofia nietzscheana come una filosofia "medica", in cui il filosofo si fa "dottore". Perciò suddivise la sua filosofia in un momento sintomatico, uno diagnostico e uno terapeutico.[86] Tappe in cui l'individuo si fa partecipe, e in cui Nietzsche stesso cambia, passando da uno stile critico a uno poetico.[86]

È inoltre evidente, in questo caso, il debito della letteratura e della cultura europee verso Nietzsche, specie in Italia, con la poesia dei costumi e della decadenza di Gabriele D'Annunzio.[N 8][87]

Opere

Collane di opere di Nietzsche

Edizione italiana delle opere di Nietzsche

Condotta sull'edizione critica dei testi originali stabilita da Giorgio Colli e Mazzino Montinari:

  • Opere di Friedrich Nietzsche
I.1: Scritti giovanili 1856-1864, versione di Mario Carpitella, notizie e note di Giuliano Campioni e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 1998. ISBN 88-459-1358-9.
I.2: Scritti giovanili 1865-1869, a cura di Giuliano Campioni e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 2001. ISBN 88-459-1587-5.
III.1: La nascita della tragedia; Considerazioni inattuali, I-III, versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1972.
III.2: La filosofia nell'epoca tragica dei Greci e Scritti dal 1870 al 1873, versione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 1973.
III.3.1: Frammenti postumi 1869-1874, a cura di Mario Carpitella, versione di Giorgio Colli e Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1989. ISBN 88-459-0725-2.
III.3.2: Frammenti postumi 1869-1874, a cura di Mario Carpitella, versione di Giorgio Colli e Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1992. ISBN 88-459-0884-4.
IV.1: Richard Wagner a Bayreuth; Considerazioni inattuali, IV; Frammenti postumi (1875-1876), versioni di Giorgio Colli, Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1967.
IV.2: Umano, troppo umano, I; Frammenti postumi (1876-1878), versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1965.
IV.3: Umano, troppo umano, II; Frammenti postumi (1878-1879), versioni di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1967.
V.1: Aurora e Frammenti postumi (1879-1881), versione di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1964.
V.2: Idilli di Messina; La gaia scienza; Frammenti postumi (1881-1882), versioni di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1965.
VI.1: Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, versione di Mazzino Montanari, Milano, Adelphi, 1968.
VI.2: Al di là del bene e del male; Genealogia della morale, versioni di Ferruccio Masini, Milano, Adelphi, 1968.
VI.3: Il caso Wagner; Crepuscolo degli idoli; L'Anticristo; Ecce homo; Nietzsche contra Wagner, versioni di Ferruccio Masini e di Roberto Calasso, Milano, Adelphi, 1970.
VI.4: Ditirambi di Dioniso e Poesie postume (1882-1888), versioni di Giorgio Colli, Milano, Adelphi, 1970; 1982.
VII.1.1: Frammenti postumi 1882-1884, versione di Leonardo Amoroso e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1982.
VII.1.2: Frammenti postumi 1882-1884, versione di Leonardo Amoroso e Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1986.
VII.2: Frammenti postumi 1884, versione di Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 1976.
VII.3: Frammenti postumi 1884-1885, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1975.
VIII.1: Frammenti postumi 1885-1887, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1975.
VIII.2: Frammenti postumi 1887-1888, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1971.
VIII.3: Frammenti postumi 1888-1889, versione di Sossio Giametta, Milano, Adelphi, 1974.

Epistolario

  • Epistolario di Friedrich Nietzsche, edizione italiana diretta da Giorgio Colli e Mazzino Montinari; testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari
I, 1850-1869, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi, 1976.
II, 1869-1874, versione di Chiara Colli Staude, Milano, Adelphi, 1976.
III, 1875-1879, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi, 1995. ISBN 88-459-1172-1.
IV, 1880-1884, versione di Maria Ludovica Pampaloni Fama e Mario Carpitella, Milano, Adelphi, 2004. ISBN 88-459-1833-5.
V, 1885-1889, versione di Vivetta Vivarelli, Milano, Adelphi, 2011. ISBN 978-88-459-2630-3.

Opere di Nietzsche nella collana Piccola Biblioteca Adelphi

I seguenti volumi sono pubblicati nella collana di Adelphi, Milano, con copertina gialla (tra parentesi il n. della collana):

Note

Esplicative

  1. ^

    «Non troppo volentieri riporto qui una storia che merita di essere strappata all'oblio [...] Un giorno, nel febbraio del 1865, Nietzsche si recò da solo a Colonia, e si fece guidare da un fattorino a visitare i monumenti. Alla fine lo invitò a portarlo in un ristorante. Questi invece lo condusse in una casa malfamata. "All'improvviso", così mi raccontò Nietzsche il giorno dopo, "mi sono visto circondato da una mezza dozzina di figure in tulle e lustrini, che mi fissavano piene di attese. Per un po' sono rimasto senza parole. Poi per istinto mi sono diretto verso il pianoforte, come fosse l'unica cosa dotata di anima in quella compagnia, e ho accennato alcuni accordi. Questi mi sciolsero dallo sbalordimento e me la svignai". Da questo episodio e da tutto ciò che so di Nietzsche sono portato a credere che a lui ben si applicano le parole di una biografia di Platone: Mulierem nunquam attigit [non toccò mai una donna].»

  2. ^ Köhler, benché con deboli prove, riprendendo Hermann Josef Schmidt, ha tentato di spiegare la vita e la filosofia di Nietzsche sostenendo che fosse omosessuale o bisessuale, affermando che la sifilide di Nietzsche, "solitamente considerata come il prodotto del suo incontro con una prostituta in un bordello di Colonia o Lipsia, è altrettanto probabile. Alcuni sostengono che Nietzsche l'abbia contratta in un bordello maschile di Genova". L'ipotesi del bordello omosessuale secondo lui fu confermata da Sigmund Freud che citò il medico di Nietzsche Otto Binswanger quale sua fonte. Köhler fa notare le possibili relazioni di Nietzsche con Ortlepp e Paul Rée, e il suo rapporto unilaterale verso Wagner, e scrive che "l'omosessualità di Nietzsche era ampiamente conosciuta nella Società Psicoanalitica di Vienna" aggiungendo che la pederastia greca era parte integrante della cultura ammirata da Nietzsche, integrata nel dionisismo e nella sua mitologia (si veda per esempio il mito di Ampelo), accanto ai rapporti eterosessuali. Tuttavia la maggioranza degli studiosi ha respinto l'ipotesi a causa della mancanza di prove. La stessa tesi viene invece ampiamente ripresa dallo storico della filosofia Rüdiger Safranski nel suo Nietzsche. Biografia di un pensiero.
  3. ^ Il raccapriccio per un cavallo frustato a sangue dal suo padrone era un tema già trattato da Dostoevskij — autore che Nietzsche stimava (Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, Scorribande di un inattuale, 45: "È significativa la testimonianza di Dostoevskij […], l'unico psicologo, tra l'altro, dal quale ho imparato qualcosa") — in alcune pagine di Delitto e castigo. Inoltre, in Schopenhauer come educatore citato in Ditadi 1994, pp. 875-876 — affronta il tema della crudeltà contro gli animali: "Gli uomini più profondi hanno sempre provato compassione per gli animali [...]. È certo una pena ben grave vivere così, come una bestia, tra fame e cupidigia, e senza giungere mai ad alcuna consapevolezza di questa vita; né si potrebbe pensare sorte più dura di quella della bestia da preda che è spinta nel deserto da un tormento che la rode al massimo; di rado è appagata, ma se lo è, lo è solo nel momento in cui l'appagamento diventa pena, cioè nella lotta dilaniante con altri animali o per l'avidità e la sazietà più disgustose. Essere così ciecamente e stoltamente attaccati alla vita, senza alcuna prospettiva di un premio superiore, ben lontani dal sapere che così si è puniti e perché, bensì anelare a questa pena, come a una felicità con la stoltezza di una orribile brama — questo significa essere una bestia [...]. Finché si aspira alla vita come a una felicità, non si è ancora sollevato lo sguardo al di sopra dell'orizzonte della bestia, si vuole soltanto con maggiore consapevolezza ciò che la bestia cerca spinta da cieco istinto. Ma così succede a noi tutti per la maggior parte della vita: in genere non usciamo dalla bestialità, noi stessi siamo le bestie che sembrano soffrire senza senso".
  4. ^ Nietzsche si imbatté in un libro editoriale, in una libreria di Nizza, recante sia Ricordi dal sottosuolo che il racconto La padrona. A tale evento, Nietzsche se ne commemorò come il caso fortuito della lettura di Schopenhauer; cfr. l'Introduzione di Gianlorenzo Pacini ai Demoni di Dostoevskij, Feltrinelli, 2008, p. 28.
  5. ^ Igor Sibaldi, traduttore italiano di opere di Dostoevskij, Tolstoj, Gogol' e Turgenev, afferma: «Tolstoj fu l'ultima grande passione di Nietzsche, prima della follia, e Nietzsche lo leggeva e compulsava avidamente, riconoscendo in lui lo stesso mito al quale anch'egli si sentiva forzato».
  6. ^ Cfr. la nota 134 a pagina 408 dell'edizione Adelphi dello Zarathustra, la quale chiarisce il seguente passaggio: «A questo punto avvenne che Zarathustra improvvisamente si fermasse: pareva uno che fosse terrorizzato all'estremo». Montinari spiega che qui «Zarathustra rinuncia ad enunciare ciò che insegna alla volontà, ‘il volere a ritroso’, la dottrina dell'eterno ritorno».
  7. ^ Volendo l'istante la questione si è spostata al presente, l'uomo che ha riso è l'uomo che ha lasciato fluire ciò che lo soffocava alla gola e che ha preso a mettere fuori quanto aveva dentro; l'uomo che ride è l'uomo che elimina il suo peso. C'è da dire di più. Continuando a leggere l'aforisma della "Gaia scienza" già citato, si troverà che chi ha riso è rinato, ed è rinato alla luce dell'eternità, nel senso che quando il pastore si accorge che può volere qualcosa che neanche il tempo può scalfire, perché il suo presente è destinato a ripetersi comunque in eterno, allora capisce anche che vale la pena volere.
  8. ^ D'Annunzio, di fatto, avrebbe dedicato a Nietzsche e alla sua ammirazione per l'Italia la poesia Per la morte di un distruttore, contenuta nell'Elettra delle Laudi.

Fonti

  1. ^ Fabrizio Desideri, La gaia scienza. L'aporia dell'apparenza e la domanda sulla possibilità. Introduzione di Fabrizio Desideri, in Nietzsche. Opere 1882/1895, Milano, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993, pp. 8, 9, 25, ISBN 88-7983-266-2.
    «La pretesa di Nietzsche era pure quella di generare con i suoi stessi scritti quella situazione propizia, quello scompiglio nelle coscienze.»
  2. ^ Pietro Prini, Storia dell'esistenzialismo da Kierkegaard ad oggi, Studium Roma, 1989.
  3. ^ Friedrich Nietzsche, Saggio primo, in Genealogia della morale.
  4. ^ Aldo Venturelli, Cronologia della vita e delle opere, in Nietzsche. Opere 1882/1895, Milano, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993, p. 14, ISBN 88-7983-266-2.
  5. ^ Paul Deussen, Erinnerungen an Friedrich Nietzsche, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1901.
  6. ^ a b Venturelli, p. 14.
  7. ^ Ronald Hayman, Nietzsche: A Critical Life, Oxford University Press.
  8. ^ In una lettera di Nietzsche del giugno 1868 indirizzata a Carl von Gersdorff (dalla raccolta Selected Letters of Friedrich Nietzsche tradotta da A. M. Ludovici), il filosofo lamenta all'amico della sua impossibile partenza e della sua convalescenza: cfr. Selected Letters of Friedrich Nietzsche
  9. ^ Ottiene la risposta ufficiale in un documento datato 17 aprile 1869, commentato da Curt Paul Janz (Friedrich Nietzsche: Biographie, volume 1, Carl Hanser, Munich, 1978): Von diesem Tage an war Nietzsche also staatsrechtlich kein Preusse und kein Deutscher mehr, sondern... staatenlos, oder, wie der Terminus damals in der Schweiz lautete, heimatlos, was auf Nietzsche besonders zutrifft, und er blieb es... Er wurde und blieb Europäer. [Traduzione: "Da quel giorno in poi Nietzsche, in conformità alla legge dello Stato, non era più prussiano e nemmeno tedesco, ma... apolide, o secondo la terminologia usata in Svizzera a quel tempo, "senza-patria", particolarmente appropriata per Nietzsche; e lo rimase... Divenne e rimase Europeo".]
  10. ^ Giorgio Colli e Mazzino Montinari (a cura di), Nota biografica, in La nascita della tragedia, Milano, Adelphi.
  11. ^ Richard Wagner, Mein Leben — pubblicato da F. Bruckmann, 1911 (prima edizione)
  12. ^ Nota 31 al testo di Genealogia della morale , p. 171.
  13. ^ "C'è un unico caso in cui io riconosco un mio pari — [...] Frau Cosima Wagner è di gran lunga la natura più nobile" (Ecce Homo, cap. 1, par. 3) e ancora: "Di gran lunga la voce suprema che abbia sentito in fatto di gusto" (ibidem, cap. 2, par. 3).
  14. ^ Paul Deussen, Erinnerungen an Friedrich Nietzsche, Leipzig, F.A. Brockhaus, 1901. Cfr. anche: Claudio Pozzoli (a cura di), Nietzsche (nei ricordi e nelle testimonianze dei contemporanei), Milano, Rizzoli, 1990, pp. 63, 174.
  15. ^ a b c d Aldo Venturelli, Cronologia della vita e delle opere, in Nietzsche. Opere 1882/1895, Milano, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993, p. 15, ISBN 88-7983-266-2.
  16. ^ Tilmann Buddensieg, L'Italia di Nietzsche. Città, giardini e palazzi, traduzione di L. Novati, Scheiwiller, 2007, ISBN 978-88-7644-531-6.
  17. ^ Pietro Citati, Lou Salomé la bambina mangiauomini
  18. ^ Riferimento all'aforisma 324 de La gaia scienza: "No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno invece la trovo più ricca, più desiderabile e più misteriosa — da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza — e non un dovere, non una fatalità, non una frode […] 'La vita come mezzo della conoscenza' — con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere". (La gaia scienza, Libro quarto, par. 324)
  19. ^ Epistolario, a cura di Barbara Allason, p. 238, lettera alla sorella febbraio 1886
  20. ^ Venturelli, p. 16.
  21. ^ Venturelli, p. 16.
  22. ^ Anacleto Verrecchia dubita che sia effettivamente avvenuto l'abbraccio: La catastrofe di Nietzsche a Torino (Einaudi, Torino, 1978) alle pp. 208 e 211 ricostruisce la genesi di questo mito, non riportandolo ad altra bibliografia precedente che a un anonimo articolista della Nuova Antologia del 16 settembre 1900, undici anni dopo il fatto.
  23. ^ Claudio Pozzoli (a cura di), Nietzsche, nei ricordi e nelle testimonianze dei contemporanei, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 364, 366, 371, 372.
  24. ^ Mazzino Montinari, Che cosa ha veramente detto Nietzsche, Ubaldini, 1975, ISBN 88-340-0339-X.
  25. ^ «Al mio amato figlio Umberto. La mia pace sia con te! Martedì verrò a Roma e voglio vederti insieme a Sua Santità il Papa. Il Crocefisso»
  26. ^ a b Giulio Canfarini, Nietzsche, il pensiero in cammino, pp. 335-336, 2021
  27. ^ da Rudolf Steiner, La mia vita, editrice Antroposofica, p. 188, ISBN 978-88-7787-595-2
  28. ^ Mazzino Montinari, "La Volonté de puissance" n’existe pas, Editions de l'Eclat, 1996.
  29. ^ Massimo Fini, Nietzsche, l'apolide dell'esistenza, pag. 399
  30. ^ Vincenzo Di Benedetto e Enrico Medda, La tragedia sulla scena, Einaudi, 2002, p. 324-325, ISBN 978-88-06-16379-2.
  31. ^ Luigi Cataldi, Il razionalismo di Nietzsche: filologia e teoria della conoscenza negli scritti giovanili, Edizioni Scientifiche Italiane, 1983.
  32. ^ Tema illustrato e criticato da Nietzsche nella Genealogia della morale e nell'Anticristo, opere nelle quali collega il senso di moralità percepito dall'individuo come espressione della sua angheria e del suo rancore verso lo spirito contemporaneo e le sue implicazioni. Vd. Genealogia della morale, Scritto primo, punto 17
  33. ^ In tedesco "das Ersprießlichste"
  34. ^ Fink, E. La filosofia di Nietzsche, Marsilio Venezia, 1973, p.43
  35. ^ Da cui l'ammirazione verso Voltaire che si riscontra in questo periodo.
  36. ^ Elisabeth Kuhn, Nietzsches Philosophie des europäischen Nihilismus. Berlin / New York, 1992, p. 10-11, 14-15.
  37. ^ N. Karlowitz: Lo Sviluppo del Nichilismo. Berlin 1880
  38. ^ Martin Walter, Joerg Huettner, Nachweis aus Nicolai Karlowitsch, Die Entwickelung des Nihilismus (1880) und aus Das Ausland (1880). In: Nietzsche-Studien (2022), Vol. 51, p. 330-333.
  39. ^ Friedrich Nietzsche, Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali, in Ecce homo.
  40. ^ Peter R. Sedgwick, Nietzsche: the key concepts, p. 26.
  41. ^ Mario Perniola, introduzione a L'Anticristo, in Nietzsche. Edizioni integrali, Newton, Roma, 2011, ISBN 978-88-541-4034-9
  42. ^ «Si deve essere più duri contro i protestanti che contro i cattolici» (Nietzsche, in Legge contro il cristianesimo, da L'anticristo, Adelphi, Milano 2008)
  43. ^ F. Nietzsche, Die fröhliche Wissenschaft, 1882, par. 340, (trad. it. La gaia scienza tomo II delle Opere di Friedrich Nietzsche, Milano 1987)
  44. ^ F. Nietzsche, Così parlo Zarathustra, parte I, Della libera morte
  45. ^ F. Nietzsche, L’anticristo, trad. di F. Masini, in «Opere», vol. VI, tomo 3, Adelphi 1975, § 39, p. 214
  46. ^ Aldo Magris, Nietzsche, p. 310, Morcelliana, 2003
  47. ^ L'anticristo, Adelphi, 1970, p. 169,
  48. ^ Paola Sirigu, Nietzsche. L'immoralista sublime, p. 537.
  49. ^ cit. L'anticristo, Adelphi, 1970, p. 169
  50. ^ "Non sapete che moltissime persone sono malate appunto della loro salute, cioè di una smisurata sicurezza della propria normalità, e perciò stesso contagiate da una terribile presunzione, da una incosciente autoammirazione che talvolta arriva addirittura all’infallibilità? […] Questi uomini pieni di salute non sono così sani come credono, ma, al contrario, sono molto malati e debbono curarsi" (F. Dostoevskij, Diario di uno scrittore)
  51. ^ Frammenti postumi 1888-1889, vol. VIII, tomo III, 15 [110], Adelphi, 1974, pp. 257-258
  52. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte I, Dei transmondani (o Di quelli che vivono fuori dal mondo o Di coloro che sognano l'aldilà)
  53. ^ Domenico Losurdo, Nietzsche, il ribelle aristocratico, Torino, Bollati Boringhieri Editore, 2002.
  54. ^ Così parlò Zarathustra, parte 4, Dell'uomo superiore
  55. ^ Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male: Preludio di una filosofia dell'avvenire (Jenseits von Gut und Böse, 1886), Parte nona, "Che cos'è l'aristocratico?" (in Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1976, vol. XXV, pagg. 334-335)
  56. ^ Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, aforisma 153, capitolo IV "Sentenze e intermezzi".
  57. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte I, Dell'albero sulla montagna
  58. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte I, Dei predicatori della morte
  59. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte I, Degli sprezzatori del corpo
  60. ^ a b c Crepuscolo degli idoli, in Nietzsche. Opere 1882/1895, Milano, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993, 45, ISBN 88-7983-266-2.
  61. ^ Igor Sibaldi, Introduzione, in Lev Tolstoj. Tutti i racconti, vol. 1, Milano, Mondadori, 2005, ISBN 88-04-55275-1.
  62. ^ Alfredo Oriani e Gennaro Maria Barbuto, Niccolò Machiavelli, 1997, p. 42.
  63. ^ Paolo Ruffilli, Introduzione, in Operette morali, Garzanti, 1985.
  64. ^ Friedrich Nietzsche, Intorno a Leopardi, raccolta di citazioni e menzioni di Nietzsche su Leopardi, Il Melangolo, p. 199.
  65. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Prologo di Zarathustra
  66. ^ a b c

    «Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!" E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?" – gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli – chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali riti espiatòri, quali sacre rappresentazioni dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione piú grande – e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!". A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto" proseguì "non è ancora il mio tempo. Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino – non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano viste e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre piú lontana dagli uomini delle stelle più lontane – eppure son loro che l'hanno compiuta!". – Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".»

  67. ^ a b Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra.
  68. ^ "Ciò che io racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa storia può già ora essere raccontata; perché la necessità stessa è qui all'opera. Questo futuro parla già per mille segni, questo destino si annunzia dappertutto; per questa musica del futuro tutte le orecchie sono già in ascolto. Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più ed ha paura di riflettere."
  69. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Parte I, Delle gioie e delle passioni
  70. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte III, Delle tavole antiche e nuove
  71. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, parte II, Della plebe
  72. ^ F. Nietzsche, op. cit., p.18
  73. ^ È in questo punto che Nietzsche chiarisce che l'oltreuomo è colui che accetta l'esistenza dell'eterno ritorno.
  74. ^ F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno [1885], III, 46, 2, trad. di M. Montinari, Adelphi, Milano 2012, p. 184.
  75. ^ a b G. Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 94, nota 20: «Nietzsche attribuisce al nichilismo un duplice possibile senso: un senso passivo o reattivo, nel quale il nichilismo riconosce l'insensatezza del divenire e di conseguenza sviluppa un senso di perdita, di vendetta e di odio per la vita; e un nichilismo attivo che è proprio dell'oltreuomo, il quale si installa esplicitamente nell'insensatezza del mondo dato per creare nuovi valori».
  76. ^ citato in Mazzino Montinari, Che cosa ha detto Nietzsche
  77. ^ F. Nietzsche, Ecce homo, a cura di Roberto Calasso, trad. Giorgio Colli, Adelphi 1991
  78. ^ In La Filosofia nell’epoca tragica dei greci e scritti 1870-1873, Piccola Biblioteca Adelphi, 2003, p. 236.
  79. ^ F. Nietzsche, op. cit. p. 233
  80. ^ L'Anticristo, Newton Compton, Roma, 1977, p. 70
  81. ^ da L'anticristo, 43 e Genealogia della morale
  82. ^ Ecce homo, "Perché sono una fatalità"
  83. ^ Giuseppe Potenza, Nietzsche e il problema del nichilismo nella tradizione del pensiero occidentale a partire dalla questione del nulla, 2014, p. 236.
  84. ^ Luca Fonnesu, La moralità e i suoi critici, Assoluti materiali, in Storia dell'etica contemporanea, Roma, Carocci, 2018, p. 95, ISBN 978-88-430-9133-1.
    «Il filosofare metafisico ha infatti e sempre avuto, per Nietzsche, l'insopprimibile tendenza ad assolutizzare i propri oggetti di indagine, a non cogliere il costante divenire all'interno del quale tutto, errori, verità, valori, non possono essere inseriti se non al prezzo di una completa mistificazione.»
  85. ^ Luca Fonnesu, Storia dell'etica contemporanea, p. 95, ISBN 978-88-430-9133-1.
    «La relazione al divenire del tempo, alla temporalità, alla storicità è un elemento costante della riflessione nietzschiana sulla morale. […] In questo senso, l'intendo polemico e metodologico nietzschiano è enunciato dai primi paragrafi di Umano, troppo umano. Dove vengono contrapposti un filosofare metafisico e un filosofare storico: è a quest'ultimo, naturalmente, che va la preferenza di Nietzsche»
  86. ^ a b Fabrizio Desideri, Introduzione, in Nietzsche. Opere 1882/1895, Milano, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993, ISBN 88-7983-266-2.
  87. ^ Simona Costa, D'Annunzio, Roma, Salerno Editrice, 2012, pp. 114-115, ISBN 978-88-8402-725-2.

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Voci correlate

Letture giovanili

Figure biograficamente ricorrenti

Opere

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