Earthling

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Disambiguazione – Se stai cercando l'album di Eddie Vedder, vedi Earthling (Eddie Vedder).
Earthling
album in studio
ArtistaDavid Bowie
Pubblicazione31 gennaio 1997
Durata48:57
Dischi1
Tracce9
GenereDrum and bass[1]
Jungle[2]
Techno[2]
EtichettaBMG
ProduttoreDavid Bowie, Reeves Gabrels, Mark Plati
RegistrazioneRight Track Recording, New York
Noten. 39 Bandiera degli Stati Uniti
n. 6 Bandiera del Regno Unito
n. 14 Bandiera dell'Italia
Certificazioni
Dischi d'argentoBandiera del Regno Unito Regno Unito[3]
(vendite: 60 000+)
Dischi d'oroBandiera della Lettonia Lettonia[4]
(vendite: 5 000+)
David Bowie - cronologia
Album precedente
(1995)
Album successivo
(1997)
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[2]
Chicago Tribune[5]
The Encyclopedia of Popular Music[6]
Entertainment WeeklyA[7]
NME[8]
Pitchfork[9]
Piero Scaruffi[1]
Rolling Stone[10]
The Rolling Stone Album Guide[11]
Spin[12]

Earthling è il ventunesimo album del cantautore britannico David Bowie. Pubblicato nel 1997, l'album mette in mostra un suono influenzato dall'elettronica, in parte ispirato dalla cultura rave degli anni novanta.

Il disco[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene non rappresenti uno dei suoi maggiori successi commerciali, l'album si è guadagnato una serie di recensioni positive. Inoltre dall'album fu tratto il singolo "Little Wonder", che raggiunse la top 20 britannica e può vantare anche un "hit-single" minore (nella Billboard Hot 100) con il remix di Trent Reznor di I'm Afraid of Americans.
L'album si contraddistingue per inconsueti elementi di musica elettronica da ballo, come chitarra acustica, chitarra elettrica e piano jazz, tutti dal vivo, e per le strutture delle canzoni più affini al pop-rock che al genere techno. L'album ebbe maggiore successo rispetto a Outside tant'è che raggiunse la sesta posizione in classifica nel Regno Unito e la 39ª negli Stati Uniti[13]. L'album conferma un forte interesse di Bowie per il remix ed i numerosi singoli in esso contenuti vennero inviati anche alle discoteche, e messi anche on-line: tre versioni di Telling Lies furono pubblicate sul sito ufficiale di Bowie mesi prima della pubblicazione dell'album, dando luogo al primo singolo liberamente scaricabile composto da un artista di grido[14].

Little Wonder ha costituito il più grande successo dell'album, avendo raggiunto la 14ª posizione in classifica nel Regno Unito. Altri tre singoli, Dead Man Walking, Seven Years in Tibet e I'm Afraid of Americans non incontrarono un analogo favore del pubblico, sebbene l'ultimo sia rimasto in classifica negli Stati Uniti per 16 settimane, raggiungendo la posizione numero 66[15]. I video musicali di Earthling erano elaborati. L'artista e regista Floria Sigismondi li realizzò per Little Wonder e Dead Man Walking, mentre Dom and Nic (i registi Nick Goffey e Dominic Hawley) diressero il video di I'm Afraid of Americans; quest'ultimo ha ricevuto una nomination agli MTV Video Music Award. Un altro video, comprendente un ampio spezzone del concerto, fu girato anche per Seven Years in Tibet.

Copertina[modifica | modifica wikitesto]

La copertina dell'album mostra una fotografia di Bowie che indossa un cappotto interamente costituito dalla bandiera britannica, opera dell'artista Alexander McQueen, che aveva precedentemente disegnato vari costumi di scena per Bowie e la sua band.[16]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

I testi di tutte le tracce sono scritti da David Bowie. La musica è di Bowie, di Reeves Gabrels e di Mark Plati, ad eccezione di Seven Years in Tibet, Dead Man Walking e Law (Earthlings on Fire) composta da Bowie e Gabrels, di Telling Lies musicato da Bowie e di I'm Afraid of Americans di Bowie e Brian Eno.

  1. Little Wonder – 6:02
  2. Looking for Satellites – 5:21
  3. Battle for Britain (The Letter) – 4:48
  4. Seven Years in Tibet – 6:22
  5. Dead Man Walking – 6:50
  6. Telling Lies – 4:49
  7. The Last Thing You Should Do – 4:57
  8. I'm Afraid of Americans – 5:00
  9. Law (Earthlings on Fire) – 4:48

Bonus track nella riedizione del 2004[modifica | modifica wikitesto]

  • Little Wonder (Danny Saber Dance Mix)
  • I'm Afraid of Americans (Nine Inch Nails V1 Mix)
  • Dead Man Walking (Moby Mix 2 US Promo 12”)
  • Telling Lies (Adam F Mix) (Questa versione non è presente nell'edizione ampliata Digibook del 2005)

Bonus Disc nell'edizione ampliata Digibook del 2005[modifica | modifica wikitesto]

  1. Little Wonder (Censored Video Edit)
  2. Little Wonder (Junior Vasquez Club Mix)
  3. Little Wonder (Danny Saber Dance Mix)
  4. Seven Years in Tibet (Mandarin Version) (Il titolo dato da Mandarin a questa versione è A Fleeting Moment.)
  5. Dead Man Walking (Moby Mix 1)
  6. Dead Man Walking (Moby Mix 2 US Promo 12")
  7. Telling Lies (Feelgood Mix)
  8. Telling Lies (Paradox Mix)
  9. I'm Afraid of Americans (Showgirls Soundtrack Version)
  10. I'm Afraid of Americans (Nine Inch Nails V1 Mix)
  11. I'm Afraid of Americans (Nine Inch Nails V1 Clean Edit)
  12. V-2 Schneider (Tao Jones Index)
  13. Pallas Athena (Tao Jones Index)

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

  • I'm Afraid of Americans apparve per la prima volta nel 1995 nella colonna sonora del film Showgirls, in una versione estremamente grezza se paragonata al suo rifacimento su Earthling.
  • Bowie chiese a Gabrels di suonare un assolo di chitarra per Looking for Satellites, mentre Gabrels non pensava che la traccia avrebbe dovuto averne. Comunque, Bowie insisté dando istruzioni a Gabrels di dividere l'assolo in quattro parti e di utilizzare in ogni parte una soltanto delle corde della chitarra; doveva inoltre suonare tutte note da un sedicesimo di battuta. Dice Gabrels:

«Trovandoti in un ambito tanto ristretto, sei stilisticamente definito dalle tue limitazioni. La limitazione arbitraria di quell’impostazione mi fece fare cose che non avrei fatto normalmente. È realmente, tra quelli che ho registrato, uno dei miei assoli di chitarra preferiti»

  • Al Festival di Phoenix nel 1997 Bowie e la sua band suonarono nella tenda del Radio 1 Dance col nome di Tao Jones Index. Si esibirono nell'oscurità usando ghiaccio secco (per produrre fumi scenici) e luci stroboscopiche. Tao Jones Index era un gioco di parole basato sul vero nome di Bowie, David Jones, e sul riferimento alle Obbligazioni emesse da Bowie in quell'anno (Tao si pronuncia "Dow", come nell'indice Dow Jones della Borsa di New York).
  • Secondo Soundscan[17], le vendite dell'album negli Stati Uniti raggiunsero le 254 000 copie.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

  • David Bowie – produttore
  • Mark Plati - Coproduttore
  • Reeves Gabrels – Coproduttore

Musicisti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Piero Scaruffi, David Bowie, su scaruffi.com. URL consultato il 3 giugno 2022.
  2. ^ a b c Erlewine, Stephen Thomas, Review: Earthling – David Bowie, su allmusic.com, Allmusic. URL consultato il 3 agosto 2009.
  3. ^ (EN) BRIT Certified, su bpi.co.uk, BPI. URL consultato il 21 aprile 2016.
  4. ^ (LV) International Latvian Certification Awards from 1998 to 2001, su directupload.net, Latvijas Izpildītāju un producentu apvienība. URL consultato il 7 aprile 2020.
  5. ^ Greg Kot, David Bowie Earthling (Virgin), in Chicago Tribune, 14 febbraio 1997. URL consultato il 28 agosto 2013.
  6. ^ Colin Larkin, The Encyclopedia of Popular Music, 5th concise, Omnibus Press, 2011.
  7. ^ Jim Farber, Review: Greetings, "Earthling", in Entertainment Weekly, 14 febbraio 1997, Time, Inc, p. 59.
  8. ^ John Mulvey, David Bowie - Earthling (RCA), in NME. URL consultato il 16 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2000).
  9. ^ David Bowie: Earthling: Pitchfork Review, su pitchforkmedia.com, 15 ottobre 2000 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2000).
  10. ^ Kemp, Mark, Review: Earthling – David Bowie, in Rolling Stone. URL consultato il 5 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2010).
  11. ^ The New Rolling Stone Album Guide, Simon & Schuster, 2004, pp. 97-98.
  12. ^ Salamon, Jeff. Davis Bowie: Earthling (virgin), Spin , marzo 1997, pag. 102
  13. ^ Buckley, pp. 517-527.
  14. ^ Pegg
  15. ^ Buckley, pp. 624-625.
  16. ^ Peter Wilkinson, Bowie exhibition charts life of pop's ultimate Starman. URL consultato il 10 aprile 2013.
  17. ^ Soundscan è un sistema informativo che traccia le vendite dei prodotti musicali negli Stati Uniti ed in Canada

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nicholas Pegg, The complete David Bowie, London, Reynolds & Hearn, 2004, ISBN 1-903111-73-0.
  • David Buckley, Strange Fascination - David Bowie: The Definitive Story, London, Virgin, 2000, ISBN 0-7535-0457-X.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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