Stay (David Bowie)

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Stay
singolo discografico
ArtistaDavid Bowie
Pubblicazioneluglio 1976
Durata6:15 (Album Version)
3:21 (Single Version)
Album di provenienzaStation to Station
Dischi1
Tracce2
Genere[1]Afrobeat
Hard rock
EtichettaRCA
10736 (US)
ProduttoreDavid Bowie,
Harry Maslin
RegistrazioneCherokee Studios, Hollywood; settembre–dicembre 1975
David Bowie - cronologia
Singolo precedente
(1976)
Singolo successivo
(1977)

Stay è un brano musicale scritto ed interpretato dal musicista rock britannico David Bowie, incluso nel suo album Station to Station del 1976.

Il brano[modifica | modifica wikitesto]

Nel luglio 1976 Stay venne pubblicata su singolo come "Lato A" soltanto negli Stati Uniti, come 45 giri abbinato alla compilation ChangesOneBowie della RCA, anche se la canzone non era comunque inclusa nella raccolta.

La composizione della canzone, che contiene uno dei riff chitarristici più noti della discografia di Bowie, è stata descritta dal chitarrista Carlos Alomar come un altro di quei pezzi funky, "incisi sotto l'effetto della frenesia da cocaina".[2] Il testo della canzone è stato interpretato come un "riflesso delle incertezze sulle conquiste sessuali",[2] ma anche come un esempio del tipico "romanticismo decadente" del Duca Bianco.[3]

Esecuzioni dal vivo[modifica | modifica wikitesto]

  • Una versione live della canzone venne registrata al Nassau Coliseum, Long Island, il 23 marzo 1976 e pubblicata come bonus track nella ristampa CD di Station to Station della Rykodisc del 1991. Inoltre, la stessa versione è inclusa nell'edizione deluxe dell'album uscita nel 2010.
  • Una registrazione proveniente dal BBC Radio Theatre di Londra, il 27 giugno 2000, è stata pubblicata sul bonus disc accluso alla prima stampa dell'album Bowie at the Beeb.

Altre uscite[modifica | modifica wikitesto]

Tracce singolo USA[modifica | modifica wikitesto]

RCA 10736
  1. Stay (Bowie) – 3:21
  2. Word on a Wing (Bowie)

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Piero Scaruffi, David Bowie, su scaruffi.com. URL consultato il 3 giugno 2022.
  2. ^ a b Buckley, David. Strange Fascination, Virgin Books, Londra, 1999, pag. 272–273
  3. ^ Roy Carr & Charles Shaar Murray. Bowie: An Illustrated Record, 1981

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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