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SCB

La prima prova documentaria che attesta l'esistenza del piccolo borgo di Balsamo risale al VI secolo d.C., mentre le prime informazioni scritte inerenti a Cinisello risalgono al X secolo d.C.[1]. Durante il periodo medioevale i due villaggi vennero inseriti nel contado della Martesana, suddiviso in quattordici pievi ecclesiastiche. Nel periodo delle lotte tra l'imperatore Federico Barbarossa e i comuni lombardi il contado della Martesana venne diviso in due parti, la Martesana antica e quella abduana, in questa seconda divisione rientrarono Cinisello e Balsamo. Nel 1158 durante l'assedio del Barbarossa a Milano, questi ordinò di distruggere tutti i villaggi del contado della Martesana in un raggio di 16 miglia dalla città, per tagliare le possibilità di rifornimento agli assediati; di conseguenza Cinisello e Balsamo vennero saccheggiate e distrutte dai soldati. Nel 1183, dopo la stipulazione della Pace di Costanza, i due borghi, nel frattempo ricostruiti, passarono sotto l'autorità del comune di Milano.

Un importante motore dello sviluppo dei due centri durante il Basso Medioevo fu la presenza degli appartenenti all'ordine degli Umiliati, in particolare sin dal 1291 vi era una delle case comuni appartenenti a quest'ordine nel territorio di Cinisello. La loro presenza fu molto importante per la diffusione e l'affinamento delle tecniche di lavorazione artigianali della lana[2].

Nel 1322 Galeazzo I Visconti decise di assediare Monza controllata da membri della fazione a lui avversa dei Della Torre, per far questo dislocò le sue truppe in molti borghi della Martesana, tra cui Cinisello e Balsamo; la presenza dei soldati si protrasse sino alla resa dei monzesi, avvenuta nel 1325, e arrecò gravi danni alla popolazione e all'economia dei due villaggi. Nel 1385 Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, stabilì che il territorio della città si estendesse sino ai paesi limitrofi andando quindi ad inglobare anche Cinisello e Balsamo.

Nel 1509 tutta la zona dell'alto milanese venne messa a ferro e fuoco dalle truppe francesi scese in Italia, in aggiunta alle devastazione ed ai saccheggi si diffuse nella zona anche un'epidemia di peste che causò molti morti tra le popolazioni.

A partire dal 1530 i due borghi conobbero un significativo aumento demografico, in quell'anno la popolazione balsamese ammontava a 99 persone, mentre quella cinisellese a 105; nel 1546 le cifre erano salite rispettivamente a 177 e 182[1]. Questo trend demografico si interruppe con il sopraggiungere di una nuova pestilenza tra il 1576 e il 1577. Successivamente, nel 1630, una nuova epidemia di peste si scatenò a Milano e nel contado, mietendo numerose vittime (a Cinisello si registrarono 80 morti).

Tra il XVI e XVIII secolo i due borghi conobbero un periodo di prosperità poiché la zona venne scelta dalle famiglie della nobiltà milanese come sede per le loro residenze di villeggiatura. A partire dal 500 sorgono nel territorio dei due villaggi le prime ville, tra cui Villa Ghirlanda, poi ingrandita e modificata nel corso degli anni.

Il 20 maggio 1733, per ordine dell'imperatore Carlo VI, Cinisello e Balsamo, oltre ai territori di Desio, Bovisio, Cassina Savina, Varedo e Vedano, andarono a comporre un Marchesato poi concesso al marchese Carlo Stampa di Soncino.

Dai documenti redatti dalla giunta incaricata della realizzazione del Catasto Teresiano risulta che nel 1751 la popolazione di Balsamo era di 904 persone[3], mentre quella di Cinisello ammontava a circa 1300[4].

  • [1]
  • [5]
  • Angela Lischetti, Vita e morte di Carlo Sala (1738-1775), ladro sacrilego e miscredente, in C. Capra, C. Donati, Milano nella storia dell'età moderna, FrancoAngeli, Milano, 1997, pp. 89-138.

note:

  1. ^ a b c Francesca Prina, Cinisello Balsamo dalle origini al XX secolo (PDF), su comune.cinisello-balsamo.mi.it, Centro di Documentazione Storica del Comune di Cinisello Balsamo.
  2. ^ Alberto Scurati, Storia di Cinisello Balsamo, Libreria Scurati, 1975, pp.35-38.
  3. ^ Comune di Balsamo, sec. XIV - 1757, su civita.lombardiastorica.it, Lombardia Storica.
  4. ^ Comune di Cinisello, sec. XIV - 1757, su civita.lombardiastorica.it, Lombardia Storica.
  5. ^ Alberto Scurati, Storia di Cinisello Balsamo, Libreria Scurati, 1975.

B[modifica | modifica wikitesto]

NAT

Alfred Nathaniel Hodge, detto "Nat" (...), è un giornalista e scrittore anguillano, attuale direttore del periodico The Anguillian.

Cominciò la sua attività come giornalista freelance nel 1964, due anni dopo aver completato le scuole superiori, per il settimanale Democrat Newspaper di Saint Kitts, organo di partito del neonato PAM (People's Action Movement). Nel 1966 divenne reporter e nel 1969 fu nominato direttore [1].

Nel gennaio 1973 divenne responsabile delle notizie per Radio Anguilla. Nel 1992 divenne direttore e mantenne questa carica sino al suo pensionamento avvenuto nel 1998[1].

Svolse il ruolo di funzionario addetto alla gestione degli accrediti della stampa durante la visita della regina Elisabetta II e del principe Filippo ad Anguilla[1].

Dopo il suo ritiro è divenuto l'editore-direttore del settimanale The Anguillian.

Assieme a Petty Colville ha scritto un'importante monografia storica[2] dedicata alle vicende che portarono l'isola di Anguilla a sottrarsi dalla subordinazione amministrativa di Saint Kitts e Nevis e a dichiararsi per un breve periodo repubblica indipendente. Il libro contiene anche una dettagliata ricostruzione storica del tentato colpo di stato avvenuto il 10 giugno 1967 a Saint Kitts e Nevis per opera degli uomini del PAM supportati dagli anguillani insorti. L'importanza di quest'opera è tale che in occasione dell'approssimarsi del 38° anniversario del tentato colpo di stato il ministro della sicurezza nazionale di Saint Kitts e Nevis, l'on. Dwyer Astaphan, ne lesse alcuni brani durante un suo discorso davanti all'assemblea nazionale[3]. Ha inoltre curato la pubblicazione nel 1992 dell'opera commemorativa dei 25 anni della rivoluzione anguillana[4].

Nat Hodge fu nominato membro dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 1995[5].

Il 2 luglio 2006 ha ricevuto a New York il premio dell'ANSAR (Anguilla Nevis St Kitts Associations Reunion) per «l'incommensurabile contributo, servizio e credito reso alla causa del paese e dell'umanità con i suo sforzi personali, impegno, dedizione e risultati»[6].

Note:

  1. ^ a b c (EN) Penny Legg, The Anguillian - By: Penny Legg Web Log, su anguillaguide.com, The Anguillian, 9 novembre 2007.
  2. ^ (EN) Petty Colville, Nat Hodge, Anguilla's battle for freedom, 1967, PETNAT Pub. Co., 1987.
  3. ^ (EN) National Security Minister calls on residents to be "on guard" on eve of 38th anniversary of 10th june 1967, su worldcaribbeanlink.com, Office of the Prime Minister of St. Kitts and Nevis (CUOPM), 9 giugno 2005.
  4. ^ (EN) Nat Hodge, 25th Anniversary of the Anguilla Revolution 1967-1992, Committee for the 25th Anniversary Celebration of the Anguilla Revolution, 1992.
  5. ^ (EN) Supplement to The London Gazette of Friday 29th December 1995, su london-gazette.co.uk, London Gazette, 30 dicembre 1995.
  6. ^ (EN) Co-author of book on PAM's attempt to overthrow the Bradshaw Labour Government during the Anguilla revolution honoured, su sknvibes.com, SKNVibes, 17 luglio 2006.
GNA
Giuseppe Necchi Aquila (Pavia, 1754Milano, 2 luglio 1800) è stato un poeta, scrittore e funzionario milanese.

Nato a Pavia da una famiglia della piccola nobiltà, nel 1775 si trasferì a Milano dove fu assunto come poeta presso il Teatro Regio Ducale grazie all'aiuto della duchessa Ottoboni Serbelloni. In questa veste lavorò alla revisione dei testi teatrali da mettere in scena e alla creazione di componimenti d'occasione come le apologie e le odi funebri. Nel 1776 il teatro fu distrutto da un incendio e il Necchi Aquila non riuscì a farsi riconfermare nella carica al nuovo Teatro alla Scala che sorse sulle ceneri del precedente. Alla ricerca di un nuovo impiego intrattenne rapporti diretti con alcuni dei maggiori esponenti della cultura milanese del tempo quali Giuseppe Parini e Pietro Verri, proprio il secondo fu uno dei suoi protettori e si adoperò per farlo ricevere da Carlo Giuseppe di Firmian, all'epoca ministro plenipotenziario della Lombardia Austriaca. I suoi sforzi furono ricompensati nel 1781 quando fu assunto come funzionario pubblico nella Commissaria di Stato e Guerra, un ufficio che faceva capo al Magistrato Camerale, uno dei principali organi amministrativi milanesi. Mantenne il suo incarico sino al 1786 quando, a seguito della riforma amministrativa voluta dall'imperatore Giuseppe II, il suo ufficio fu soppresso. Pochi mesi dopo la sua dismissione le autorità austriache gli assegnarono un nuovo incarico presso la Regia Intendenza politica provinciale di Lodi. Questo spostamento influì negativamente sul Necchi Aquila che dovette allontanarsi dall'ambiente culturale milanese per calarsi in quello della provincia che offriva meno opportunità. Nello stesso anno un altro avvenimento negativo colpì la sua famiglia: a causa dei debiti contratti il padre fu costretto a vendere il suo piccolo feudo pavese al quale era legato anche il titolo nobiliare. Negli ultimi mesi di vita milanese diede vita ad un progetto culturale al quale aveva lavorato da tempo, la creazione di un periodico che si occupasse di arte e letteratura, il Giornale Letterario di Milano[1]. Il foglio letterario del Necchi Aquila ebbe un'esistenza breve e travagliata, nonostante inizialmente potesse contare su alcuni collaboratori per la stesura degli articoli (vennero pubblicati anche alcuni articoli del Verri) ben presto la difficoltà di reperire sottoscrizioni e fondi costrinsero il poeta pavese ad occuparsi da solo della stesura del giornale. Con l'arrivo dei francesi a Milano venne inserito nella nuova amministrazione e fu nominato membro del Consiglio degli Iuniori del Corpo Legislativo della Repubblica Cisalpina. Morì nel capoluogo lombardo nel luglio del 1800.

Opere

  • Adrasto in Lidia
  • Adrasto a Sardi
  • Gordio (re di Frigia)
  • Creso
  • Ariena
  • Le Odi di Orazio, tradotte in versi sciolti da Giuseppe de Necchi Aquila poeta pavese, dedicate a sua eccellenza il sig. Conte Don Pietro Verri, manoscritto.

Bibliografia

  • R. Candiani, Cronaca milanese in un epistolario del Settecento, Le lettere di Giuseppe De Necchi Aquila a Giovan Battista Corniani, Roma, Laterza, 1988.

Riferimenti


  1. ^ Isidoro Bianchi, Elogio storico di Pietro Verri, Milano, tip. Manini, 1803.
GG

Giuseppe Gorani (Milano, 1740Ginevra, 13 dicembre 1819) è stato uno storico, scrittore e diplomatico italiano.

Nacque a Milano nel 1740 da una famiglia gentilizia.

Nel 1757 entrò a far parte dell'esercito austriaco e fu fatto prigioniero in Prussia durante la Guerra dei sette anni.

Nel 1764 collaborò con Pasquale Paoli alla causa dell'indipendenza corsa.

Tra il 1769 e il 1770 pubblicò il saggio Il vero dispotismo con il quale il Gorani si dichiarava favorevole al dispotismo illuminato ed elogiava le riforme intraprese da Maria Teresa d'Austria, posizione che più tardi avrebbe ritrattato.

Con lo scoppio della Rivoluzione francese si trasferì in Francia ed aderì alle nuove idee rivoluzionarie, in particolare le sue posizioni erano molto vicine a quelle dei girondini.

Negli ultimi anni di vita si dedicò alla stesura di due importanti opere: una storia di Milano e un'opera autobiografica. L'Histoire de Milan, divisa in più volumi, è stata pubblicata parzialmente solamente per la parte riguardante il periodo 1700-1796. Le sue memorie furono pubblicate postume solo nel XX secolo quando il conte Alessandro Casati donò i manoscritti alla Società Storica Lombarda e ne curò la pubblicazione dei primi tre volumi. Scritta originariamente in francese l'opera è stata pubblicata in quattro volumi con titoli in italiano: Memorie di giovinezza e di guerra (1740-1763), Corti e paesi (1764-1766), Dal dispotismo illuminato alla rivoluzione (1767-1791) e Dalla Rivoluzione al volontario esilio (1792-1811)[1].

Opere:

  • Il vero dispotismo (1770)
  • Histoire de Milan (...)
  • Mémoires pour servir à l'histoire de ma vie (4 voll.) (...)
  • Mémoires secrets et critiques des cours, des gouvernemens et des moeurs des principaux états d’Italie (1793)

Note:

  1. ^ Dono Casati, su societastoricalombarda.it, Società Storica Lombarda.

Prova tmp[modifica | modifica wikitesto]

tmp 2[modifica | modifica wikitesto]

RG[modifica | modifica wikitesto]

Ric.Got.

Discografia

Filmografia

VVV[modifica | modifica wikitesto]

Nazione CL CC EL[1] TOT. Squadre
Bandiera dell'Italia Italia 12 7 9 28 Milan (9), Internazionale (6), Juventus (6), Parma (3), Fiorentina (1), Lazio (1), Napoli (1), Sampdoria (1)
Bandiera della Spagna Spagna 13 7 7 27 Real Madrid (11), Barcellona (8), Atletico Madrid (3), Siviglia (2), Valencia (2), Real Saragozza (1)
Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra 12 8 6 26 Liverpool (8), Man. U. (4), Tottenham (3), Chelsea (3), Nottingham F. (2), Arsenal (1), A. Villa (1), Everton (1), Ipswich T. (1), Man. C. (1), West Ham (1)
Bandiera della Germania Germania 6 5 6 17 B. Monaco (6), Amburgo (2), B. Dortmund (2), B. Mönchengladbach (2), B. Leverkusen (1), E. Francoforte (1), Magdeburgo (1), Schalke 04 (1), Werder B. (1)
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi 6 1 4 11 Ajax (6), Feyenoord (3), PSV Eindhoven (2)
Bandiera del Portogallo Portogallo 4 1 2 7 Porto (4), Benfica (2), Sporting Lisbona (1)
Bandiera del Belgio Belgio - 3 1 4 Anderlecht (3), Mechelen (1)
Bandiera della Scozia Scozia 1 2 - 3 Aberdeen (1), Celtic (1), Rangers (1)
Bandiera dell'Ucraina Ucraina[2] - 2 1 3 Dinamo Kiev (2), Šachtar (1)
Bandiera della Francia Francia 1 1 - 2 Olympique Marsiglia (1), PSG (1)
Bandiera della Russia Russia - - 2 2 CSKA Mosca (1), Zenit San Pietroburgo (1)
Bandiera della Svezia Svezia - - 2 2 Göteborg (2)
Bandiera della Serbia Serbia[3] 1 - - 1 Stella Rossa (1)
Bandiera della Romania Romania 1 - - 1 Steaua Bucarest (1)
Bandiera della Slovacchia Slovacchia[4] - 1 - 1 Slovan Bratislava (1)
Bandiera della Georgia Georgia[2] - - 1 1 Dinamo Tblisi (1)
Bandiera della Turchia Turchia - - 1 1 Galatasaray (1)
  1. ^ Compresa la Coppa Uefa.
  2. ^ a b All'epoca compresa nell'Unione Sovietica.
  3. ^ All'epoca compresa nella Jugoslavia.
  4. ^ All'epoca compresa nella Cecoslovacchia.

Qatar - Prova template[modifica | modifica wikitesto]

CS[modifica | modifica wikitesto]

CS

Carlo Bartolomeo Francesco Ludovico Sala (Casletto, 25 agosto 1738Milano, 25 novembre 1775) è stato un criminale italiano.

La condanna e l'esecuzione

La sentenza di condanna emessa il 23 novembre 1775 dal Senato di Milano lo riconobbe colpevole di 39 crimini (38 tra furti e tentativi più la falsificazione della propria identità).

Durante la prigionia il Sala fu affidato alla cura dei frati della Confraternita della Scuola San Giovanni decollato ai quali fu affidato il compito di redimere il condannato per ottenerne il pentimento e la salvezza dell'anima.

Venne giustiziato tramite impiccagione il 25 novembre sul patibolo di piazza Vetra a Milano; il suo corpo fu seppelitto durante la notte in una fossa scavata nei pressi di Porta Ticinese.

Prova bandierine[modifica | modifica wikitesto]

20 maggio 2013, ore 23:45Arancione United File:600px 600px solid HEX-FFA500.svg1 – 1 Viola Football Club
Arbitro: Bandiera dell'Italia Pierluigi Collina

Ca. Ang.[modifica | modifica wikitesto]

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