Olocausto in Ungheria

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Ebrei ungheresi in arrivo ad Auschwitz II-Birkenau, nel maggio/giugno 1944

L'Olocausto in Ungheria fu l'insieme degli eventi legati all'espropriazione, alla deportazione e all'assassinio sistematico di oltre la metà degli ebrei ungheresi, principalmente in seguito all'occupazione nazista del marzo 1944.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Al momento dell'invasione, l'Ungheria contava una popolazione di 825.000 ebrei,[1] la più numerosa rimasta in Europa,[2] ulteriormente aumentata dai profughi ebrei attirati dall'apparente sicurezza del paese. Il primo ministro ungherese Miklós Kállay fu riluttante a deportarli;[3] temendo che l'Ungheria stesse cercando di concludere un processo di pace con gli Alleati, Adolf Hitler ordinò l'invasione.[4]

Dopo l'occupazione del 19 marzo 1944, furono imposte subito nuove restrizioni contro gli ebrei. Tra le truppe d'invasione ci fu un Sonderkommando guidato dall'ufficiale delle SS Adolf Eichmann, arrivato a Budapest per supervisionare la deportazione degli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz. Tra il 15 maggio e il 9 luglio 1944, oltre 434.000 ebrei furono deportati su 147 treni,[5] la maggior parte destinati ad Auschwitz, dove circa l'80% di loro fu gasato all'arrivo.[6]

Dopo la pubblicazione nel giugno 1944 del rapporto Vrba-Wetzler (un rapporto compilato nell'aprile da due evasi da Auschwitz che descriveva in dettaglio come gli ebrei venivano gasati nel campo) la pressione diplomatica e il bombardamento alleato di Budapest persuasero Miklós Horthy a fermare le deportazioni il 6 luglio,[7] e tre giorni dopo quasi l'intera comunità di ebrei presente nelle campagne ungheresi era fuggita.[9]

Gli omicidi lasciarono perplessi gli storici, perché avvennero mentre la seconda guerra mondiale sembrava volgere al termine. Gli Alleati erano già sbarcati in Normandia il 6 giugno 1944, e i leader mondiali sapevano già da tempo che gli ebrei venivano assassinati nelle camere a gas: di conseguenza, l'Olocausto in Ungheria innescò un lungo dibattito sul motivo per cui la Germania continuò lo sterminio e se i governi, i giornalisti e i leader della comunità avrebbero dovuto compiere degli sforzi maggiori per interromperlo.[10]

Ebrei in Ungheria[modifica | modifica wikitesto]

Nel censimento del 1941, la popolazione dell'Ungheria era di 14.683.323 abitanti: di questi, 725.005 si consideravano ebrei (4,94%) e altri 100.000 erano discendenti di ebrei che si identificavano come cristiani. Oltre 400.000 persone vivevano nell'Ungheria "nata" dal trattato del Trianon e altri 324.000 vivevano nei territori acquisiti dall'Ungheria dopo il 1938: 164.000 in Transilvania settentrionale acquisita dalla Romania, 146.000 nella regione acquisita dalla Cecoslovacchia, 78.000 nella Rutenia subcarpatica, 14.000 a Bačka e nelle altre aree in precedenza jugoslave.[1]

Budapest Province Totale Territori acquisiti Totale Fonte
Ebrei 184.453 216.528 400.981 324.026 725.007 [1]
Ebrei cristiani 62.350 27.290 89.640 10.360 100.000 [1]
Totale 246.803 243.818 490.621 334.386 825.007 [1]

Occupazione tedesca[modifica | modifica wikitesto]

Invasione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Margarethe.
Adolf Eichmann

Il 18 marzo 1944, Adolf Hitler convocò Horthy per una conferenza in Austria dove chiese maggiore acquiescenza dall'Ungheria. Horthy resistette, ma i suoi sforzi furono vani. Durante la conferenza, i carri armati tedeschi entrarono a Budapest e il 23 marzo fu insediato il governo di Döme Sztójay.

Tra le sue prime mosse, Sztójay legalizzò il Partito delle Croci Frecciate. Durante i quattro giorni di interregno successivi all'occupazione tedesca, il Ministero dell'Interno fu affidato a László Endre e László Baky, politici di destra noti per la loro ostilità nei confronti degli ebrei. Il loro capo, Andor Jaross, fu un altro attivo antisemita.

Anche se dal 1943, la BBC polacca trasmise i reportage degli stermini, la BBC ungherese non parlò degli ebrei. In una nota del 1942 diretta alla BBC ungherese, scritta dal consigliere del Ministero degli Esteri britannico per l'Ungheria Carlile Macartney, si legge:"Non dovremmo parlare affatto degli ebrei." Macartney credeva che la maggior parte degli ungheresi fosse antisemita e che menzionare gli ebrei avrebbe alienato la gran parte della popolazione.[12]

Adolf Eichmann[modifica | modifica wikitesto]

L'SS-Obersturmbannführer Adolf Eichmann, inviato in Ungheria per sovrintendere alle deportazioni, stabilì il suo staff operativo all'Hotel Majestic di Budapest. Le leggi inerenti la ghettizzazione, l'obbligo di mostrare la stella gialla insieme alle deportazioni furono azioni messe in atto in meno di otto settimane con l'aiuto entusiasta delle autorità ungheresi, in particolare della gendarmeria. Il piano iniziale fu di utilizzare 45 vagoni bestiame per treno, con quattro treni al giorno, per deportare complessivamente ogni giorno 12.000 ebrei dalle campagne a partire dalla metà di maggio; a questa sarebbe seguita la deportazione degli ebrei da Budapest dal 15 luglio circa.

Rudolf Höss, il primo comandante di Auschwitz, ritornò al campo tra l'8 maggio e il 29 luglio 1944 per sovrintendere all'arrivo e alla gasazione degli ebrei ungheresi:[13] per questo motivo, i tedeschi definirono gli omicidi come Aktion Höss ("Operazione Höss").[14]

Deportazione ad Auschwitz[modifica | modifica wikitesto]

I primi trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Il primo treno partì da Budapest il 29 aprile 1944 trasportando 1.800 persone, uomini e donne di età compresa tra i 16 e i 50 anni, tutti ritenuti idonei al lavoro. Un secondo treno lasciò Bačka Topola il 30 aprile con a bordo 2.000 persone. I trasporti arrivati furono sottoposti a "selezione": 616 donne (numeri di serie 76385–76459 e 80000–80540) e 486 uomini (numeri di serie 186645–187130) furono scelti per lavorare e gli altri furono gasati.[15]

I trasporti di massa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campo di concentramento di Auschwitz.
Ebrei che arrivano ad Auschwitz dall'Ungheria
László Ferenczy, gendarmeria reale ungherese

I trasporti di massa, i primi organizzati dal Reichssicherheitshauptamt,[16] iniziarono a lasciare l'Ungheria alla volta della Polonia il 14 maggio 1944. Il governo ungherese ne fu responsabile fino al confine settentrionale: il comandante della stazione ferroviaria di Kassa tenne infatti un registro dei treni in transito. In una giornata tipo, ce n'erano tre o quattro, ciascuno con a bordo circa 3.000-4.000 persone. Ci furono 109 treni per 33 giorni, fino al 16 giugno, mentre in altri giorni ci furono sei treni. Dal 25 al 29 giugno ce ne furono 10 e poi 18 dal 5 al 9 luglio. Altri 10 treni furono inviati ad Auschwitz attraverso altre rotte.

I primi tre treni, ciascuno composto da 40-50 vagoni, arrivarono ad Auschwitz il 16 maggio. Dopo aver scaricato le loro valigie, i deportati furono organizzati in file di cinque e condotti ai forni crematori. Secondo Danuta Czech, fu da quella notte in poi che il fumo diventò visibile dai camini dei crematori.[16]

La resistenza del campo si riferì alle deportazioni in un rapporto del 5-25 maggio 1944:

«Auschwitz: Operazione Höss. Dalla metà di maggio numerosi trasporti di ebrei ungheresi. Ogni notte arrivano otto treni; tutti i giorni cinque. I treni sono composti da 48 a 50 vagoni ciascuno e in ogni vagone ci sono 100 persone. I "coloni" arrivano in questi trasporti. Ogni treno di "coloni" ha anche due vagoni merci di legname, che i "coloni" scaricano sulla "rampa della morte", portano in un altro sito e lo sistemano in pile... a loro destinate. Per semplificare il lavoro, le persone arrivano già separate, ad esempio i bambini in vagoni separati. I treni chiusi attendono diverse ore sul binario speciale per essere scaricati. Stanno nella vicina piccola foresta.[17]»

Dal 3 giugno il recinto elettrificato fu tenuto acceso sia di giorno che di notte per contenere i tentativi di evasione da parte degli ebrei ungheresi.[18] Il 15 luglio, la resistenza del campo riferì che dopo il 13 giugno ci fu una pausa di diversi giorni nei trasporti, e che tra il 16 maggio e il 13 giugno oltre 300.000 ebrei ungheresi arrivarono al campo su 113 treni.[19] Secondo Höss, durante il suo processo, le strutture di Auschwitz non poterono far fronte ai numeri, e dovette recarsi a Budapest per riorganizzare i trasporti, in modo che due o tre treni circolassero a giorni alterni: complessivamente furono utilizzati 111 treni e sempre secondo Höss, Heinrich Himmler, capo delle SS, volle che si accelerassero le deportazioni.[16]

Secondo László Ferenczy, della gendarmeria reale ungherese, entro il 9 luglio 1944 furono deportati 434.351 ebrei su 147 treni. Secondo Edmund Veesenmayer, plenipotenziario del Reich in Ungheria, la cifra fu di 437.402.[21][23] Circa l'80% dei deportati furono gasati all'arrivo,[6] e poiché i crematori non furono in grado di far fronte al numero di cadaveri, furono scavate delle fosse dove i corpi venivano bruciati. Le fotografie scattate ad Auschwitz (note come l'Auschwitz Album) furono trovate dopo la guerra e dimostrano l'arrivo degli ebrei ungheresi al campo.[24]

Le selezioni[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Esperimenti nazisti su esseri umani.

Il 20% degli arrivati dall'Ungheria, una volta selezionati, furono utilizzati ai lavori forzati o negli esperimenti medici. Il 22 maggio e di nuovo il 29 maggio, in 2.000 furono selezionati per l'ammissione.[25] Il 28 maggio, in 963 furono trasferiti da Auschwitz I al campo di concentramento di Mauthausen in Austria,[26] e il 5 giugno in 2.000 furono inviati al campo di concentramento di Buchenwald in Germania. Il giorno successivo, i detenuti ungheresi con numeri contrassegnati dalla serie A furono trasferiti ad Auschwitz III, un campo di lavoro della IG Farben,[27] e altri 2.000 furono inviati a Mauthausen sia quel giorno che il 13 giugno.[28]

Il 29 maggio, Miklós Nyiszli, un medico che in seguito lavorò per Josef Mengele, a sua volta medico del campo, fu ricoverato con sua moglie e sua figlia, sebbene furono inviati in zone diverse del campo.[26] Furono selezionati i gemelli all'interno dei trasporti; infatti Mengele era noto per i suoi esperimenti medici sui gemelli. Il 17 maggio, tutti i ragazzi sui trasporti ungheresi nati gemelli furono ammessi come prigionieri (i cosiddetti "prigionieri del deposito") e furono marchiati con i numeri della serie A-1419 – A-1437. Il 18 maggio, 20 sorelle gemelle furono selezionate e contrassegnate con i numeri della serie A-3622 – A-3641.[29] Le selezioni dei gemelli furono ripetute anche il 19, 20 e 21 maggio.[30]

Il rapporto Vrba-Wetzler[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rapporto Vrba-Wetzler.

Poco prima che iniziassero le deportazioni degli ebrei da Budapest, il rapporto Vrba-Wetzler arrivò agli Alleati. Questo rapporto fornì la descrizione dettagliata delle camere a gas e di quanto accadesse all'interno del campo; fu dettato nell'aprile 1944 al Consiglio ebraico slovacco da due evasi da Auschwitz, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler. Il figlio e la nuora di Horthy ricevettero entrambi una copia del rapporto all'inizio di maggio, prima che iniziassero le deportazioni di massa.[31] Le informazioni dal rapporto sull'assassinio degli ebrei cechi ad Auschwitz furono trasmesse in Germania dal BBC World Service in un programma a mezzogiorno del 16 giugno 1944, con l'avvertimento che i tedeschi sarebbero stati ritenuti i responsabili dopo la guerra.[33] Il rapporto fu pubblicato anche dal New York Times il 20 giugno.[34]

Gli Alleati occidentali sbarcarono in Normandia il 6 giugno 1944. Il 15 giugno il sindaco di Budapest individuò 2.000 abitazioni cosiddette "stellate" nelle quali ogni ebreo doveva trasferirsi; si pensò che gli Alleati non avrebbero bombardato Budapest con le case stellate sparse nella città. Sulla base del rapporto, i leader mondiali, tra cui Papa Pio XII il 25 giugno, il presidente Roosevelt il 26 giugno, e il re Gustavo V di Svezia il 30 giugno, fecero appello a Horthy per fermare le deportazioni. Roosevelt minacciò anche ritorsioni di tipo militare e il 7 luglio Horthy ne ordinò il termine.[35]

Sforzi per il salvataggio[modifica | modifica wikitesto]

Comitato di aiuto e soccorso[modifica | modifica wikitesto]

Joel Brand[modifica | modifica wikitesto]

Joel Brand, un membro di spicco del Comitato di aiuto e soccorso di Budapest, divenne noto per gli sforzi compiuti nel negoziare con Eichmann per fermare le deportazioni. In un incontro con Brand, avvenuto a Budapest il 25 aprile 1944, Eichmann si offrì di scambiare un milione di ebrei con 10.000 camion degli Alleati, da utilizzare esclusivamente sul fronte orientale.[36] Eichmann chiamò la proposta "sangue in cambio di merce".[37]

Usando dei documenti di viaggio tedeschi, Brand si recò in Turchia per trasmettere l'offerta all'Agenzia Ebraica, ma il governo britannico pose fine ai colloqui arrestando Brand[38] e facendo trapelare tutti i dettagli ai media.[39] Il 20 luglio, il quotidiano The Times definì la proposta dei tedeschi "una delle storie più ripugnanti" della guerra e che la Germania aveva raggiunto un "nuovo livello di fantasia e autoinganno".[41]

Rudolf Kastner[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Treno di Kastner.

Rudolf Kasztner, un altro membro del Comitato di aiuto e soccorso, fu coinvolto con Brand nella negoziazione dell'accordo "sangue in cambio di merce" con Eichmann e di un accordo separato - riuscito - con l'ufficiale delle SS Kurt Becher per consentire a 1.685 ebrei di lasciare l'Ungheria verso la Svizzera, in cambio di denaro e altre merci: questo scambio divenne noto come il "treno Kastner". Dopo la guerra, Kastner testimoniò a favore di Becher e di altri nazisti davanti al tribunale di Norimberga.[42]

Kastner in seguito emigrò in Israele, dove fu coinvolto nel partito Mapai e lavorò come addetto stampa per il Ministero del Commercio e dell'Industria.[43] Nel 1954, divenne oggetto di una causa per diffamazione intentata dal governo israeliano a suo nome contro Malchiel Gruenwald, il quale sostenne che Kastner avesse collaborato con i nazisti. Fu il primo grande processo sull'Olocausto tenuto in Israele.[44] Gruenwald affermò in un opuscolo autoprodotto che Kastner seppe che gli ebrei venivano gasati ad Auschwitz già nell'aprile 1944, dopo aver ricevuto una copia del rapporto Vrba-Wetzler, e che non fece nulla per mettere in guardia la comunità ebraica ungherese: per colpa di questa sua inerzia, sostenne Gruenwald, Kastner avrebbe favorito le SS nell'evitare la diffusione del panico, fatto che avrebbe rallentato i trasporti.[45]

Nel giugno 1955, il giudice Benjamin Halevi decise a favore di Gruenwald, stabilendo che Kastner aveva "venduto la sua anima al diavolo".[46] Kastner e i suoi collaboratori avevano contribuito a persuadere la comunità ebraica che erano stati reinsediati, scrisse Halevi nella sua sentenza di 300 pagine. In cambio, le SS avevano permesso al treno Kastner di lasciare l'Ungheria.[47] Lo storico israeliano Tom Segev definì la sentenza "una delle più spietate nella storia di Israele, forse la più spietata di sempre".[48] In seguito al verdetto e al suo rifiuto di perseguire Kastner per collaborazionismo, il governo israeliano perse il voto di fiducia e cadde.[49]

Kastner fu assassinato a Tel Aviv nel marzo 1957.[50] Gran parte della sentenza fu annullata dalla Corte Suprema israeliana nel gennaio 1958. L'opinione della maggioranza, scritta da Shimon Agranat, respinse l'accusa di collaborazionismo.[49] Un'opinione dissenziente concordava con la sentenza originale secondo cui la facilità con cui i nazisti avevano assassinato gli ebrei fu "il risultato diretto dell'occultamento dell'orribile verità alle vittime".[51]

Raoul Wallenberg[modifica | modifica wikitesto]

Raul Wallenberg

Usando il suo staff per preparare i passaporti sotto l'autorità svedese, il diplomatico svedese Raoul Wallenberg salvò decine di migliaia di ebrei in Ungheria tra luglio e dicembre 1944. Ad un certo punto, si presentò personalmente alla stazione ferroviaria di Budapest, insistendo sul fatto che gli ebrei dovessero scendere dal treno e presentò alle guardie della Croce Frecciata i passaporti (Schutzpass) per molti di loro. Budapest nominò Wallenberg cittadino onorario nel 2003; diversi siti lo onorano, tra cui il Raoul Wallenberg Memorial Park e l'edificio che ospitò l'ambasciata svedese nel 1945. Yad Vashem lo ha riconosciuto come Giusto tra le nazioni nel novembre 1963.[52]

Il Partito delle Croci Frecciate[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Partito delle Croci Frecciate.
Donne ebree catturate a Budapest, 20-22 ottobre 1944

Horthy licenziò il primo ministro Sztójay il 29 agosto 1944, lo stesso giorno in cui iniziò la rivolta slovacca contro i nazisti. Dopo che il primo ministro Ferenc Szálasi salì al potere in ottobre, decine di migliaia di ebrei a Budapest furono inviati verso il confine austriaco a piedi, organizzati nelle marce della morte. La maggior parte dei lavoratori forzati sotto il comando dell'esercito ungherese furono deportati nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, in Germania.

A Budapest furono istituiti due ghetti. Il piccolo "ghetto internazionale" fu costituito da diverse case cosiddette "stellate", messe sotto la protezione degli Stati neutrali nel distretto di Újlipótváros. La Svizzera fu autorizzata a rilasciare 7.800 Schutzpass, la Svezia 4.500 e il Vaticano, il Portogallo e la Spagna complessivamente 3.300. Il 29 novembre, il grande ghetto di Budapest fu costituito e recintato nel distretto Erzsébetváros di Budapest.

Le Guardie della Croce Frecciata, note come Nyila, compirono regolarmente sia incursioni che esecuzioni di massa in entrambi i ghetti. Inoltre, tra il novembre 1944 e il febbraio 1945, i Nyila uccisero tra 10.000 e 15.000 ebrei sulle rive del Danubio. Le truppe sovietiche liberarono il grande ghetto di Budapest il 18 gennaio 1945. Sulla sponda Buda della città, i Nyila circondati continuarono nei loro omicidi fino a quando i sovietici presero Buda il 13 febbraio.[53]

Treno d'oro ungherese[modifica | modifica wikitesto]

Il cosiddetto treno d'oro ungherese fu organizzato nel 1945 dai nazisti per trasportare i beni rubati, per lo più proprietà degli ebrei ungheresi, dall'Ungheria a Berlino. Dopo il sequestro del treno da parte della 7ª Armata degli Stati Uniti, quasi nessuno degli oggetti di valore fu riportato in Ungheria o restituito ai legittimi proprietari o ai familiari superstiti.[54]

Numero di sopravvissuti[modifica | modifica wikitesto]

A Budapest furono liberati circa 119.000 ebrei (25.000 nel piccolo ghetto "internazionale", 69.000 nel grande ghetto e 25.000 nascosti con documenti falsi), insieme ad altri 20.000 sopravvissuti nei campi e 5.000 ai lavori forzati.[55] Randolph Braham stimò che poco più di 564.000 ebrei ungheresi morirono tra il 1941 e il 1945.[56] Degli oltre 800.000 ebrei che vivevano all'interno dei confini ungheresi nel 1941-1944, si stima che siano sopravvissuti in circa 255.500.[55]

Commemorazione e memoria dell'Olocausto[modifica | modifica wikitesto]

La memoria e la commemorazione dell'Olocausto hanno luogo in Ungheria attraverso diversi memoriali e musei.

The House of Fates è un controverso museo dell'Olocausto a Budapest. La costruzione del museo da 23 milioni di dollari è stata completata nel 2015. Tuttavia, il museo non è stato aperto a causa delle controversie sul suo contenuto.[57] Un articolo della CNN ha descritto la House of Fates come "un'imbiancatura del ruolo del paese nell'Olocausto" per promuovere quello che si teme sia lo sforzo del governo di destra nel promuovere la revisione della storia dell'Olocausto.[58] Nel 2019, il presidente dell'International Holocaust Remembrance Association ha dichiarato che "l'IHRA ha accettato di nominare un gruppo di esperti per fornire i suggerimenti ai comitati consultivi internazionali del museo House of Fates".[59] Nonostante questo tentativo, il museo rimane ancora chiuso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Braham, p. 88, citing Hungarian Jewry Before and After the Persecutions. Budapest: Hungarian Section of the World Jewish Congress, 1949, p. 2.
  2. ^ Bauer, p. 224.
  3. ^ Braham, pp. 429–430.
  4. ^ Braham, p. 434.
  5. ^ Braham, pp. 771, 774–775.
  6. ^ a b Kadar, Vagi, p. 125.
  7. ^ Braham, pp. 960–961, 967.
  8. ^ Randolph L. Braham, Hungary: The Controversial Chapter of the Holocaust, in Randolph L. Braham, William Vanden Heuvel (a cura di), The Auschwitz Reports and the Holocaust in Hungary, New York, Columbia University Press, 2011, p. 45 (29–49), ISBN 978-0880336888.
  9. ^ Dal 15 maggio al 9 luglio [1944], quasi 440.000 ebrei ungheresi furono deportati ad Auschwitz-Birkenau, dove la maggior parte di loro fu assassinata subito dopo il loro arrivo. Entro il 9 luglio, quando la decisione di Horthy di fermare le deportazioni ebbe effetto e Raoul Wallenberg arrivò per la sua missione di salvataggio, tutta l'Ungheria (con la notevole eccezione di Budapest) era diventata judenrein.[8]
  10. ^ Braham, pp. xxxiv–xliii Cfr. Braham, pp. 938–990
  11. ^ Mike Thomson, Could the BBC have done more to help Hungarian Jews?, su bbc.co.uk, BBC, 13 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2018).
  12. ^ "La BBC trasmise ogni giorno, dando aggiornamenti sulla guerra, notizie generali e pezzi di opinione sulla politica ungherese. Ma tra tutte queste trasmissioni, c'erano cose cruciali che non venivano dette, cose che avrebbero potuto avvertire migliaia di ebrei ungheresi degli orrori che sarebbero venuti in caso di occupazione tedesca. Un memorandum che definisce la politica per il servizio ungherese della BBC nel 1942 afferma: 'Non dovremmo parlare degli ebrei.'"[11]
  13. ^ Aleksander Lasik, Organizational Structure of Auschwitz Concentration Camp, in Wacław Długoborski, Franciszek Piper (a cura di), Auschwitz, 1940–1945. Central Issues in the History of the Camp, I: The Establishment and Organization of the Camp, Oświęcim, Auschwitz-Birkenau State Museum, 2000, p. 154 (pp. 145–279), ISBN 978-8385047872, OCLC 874340863.
  14. ^ Aleksander Lasik, Rudolf Höss: Manager of Crime, in Yisrael Gutman, Michael Berenbaum (a cura di), Anatomy of the Auschwitz Death Camp, Bloomington, Indiana University Press, 1998 [1994], p. 295 (pp. 288–300), ISBN 0-253-20884-X.
  15. ^ Czech, p. 618.
  16. ^ a b c Czech, p. 627.
  17. ^ Czech, pp. 633–634.
  18. ^ Czech, p. 640.
  19. ^ Czech, p. 666.
  20. ^ Braham, pp. 774–775.
  21. ^ "Entro il 9 luglio, quando l'ordine di luglio di Horthy che interrompeva le deportazioni fu finalmente ascoltato, Ferenczy poté segnalare la deportazione di 434.351 ebrei in 147 treni. Le cifre di Ferenczy erano leggermente inferiori ai 437.402 riportati da Veesenmayer al Ministero degli Esteri tedesco."[20]
  22. ^ Kadar, Vagi, p. xxvi.
  23. ^ Telegramma di Veesenmayer a Wilhelmstrasse (Ministero degli Esteri tedesco) l'11 luglio: "La concentrazione e il trasporto degli ebrei dalla Zona V e dai sobborghi di Budapest si è conclusa con 55.741 ebrei il 9 luglio, come previsto. Il risultato totale dalle Zone IV e dalla Budapest periferie è stato 437.402."[22]
  24. ^ The Auschwitz Album, su www1.yadvashem.org, Yad Vashem (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2013).
  25. ^ Czech, pp. 630, 636.
  26. ^ a b Czech, p. 636.
  27. ^ Czech, p. 641.
  28. ^ Czech, pp. 642–643.
  29. ^ Czech, p. 628.
  30. ^ Czech, pp. 628–630, 640ff.
  31. ^ Bauer, p. 157.
  32. ^ Fleming, pp. 215, 366, note 190, citing the BBC Written Archives Centre (BBC WAC), C165, 16 June 1944.
  33. ^ "È giunta a Londra la notizia che le autorità tedesche in Cecoslovacchia [sic] hanno ordinato il massacro di 3.000 ebrei cecoslovacchi nelle camere a gas a Birkenau intorno al 20 giugno.... 4.000 ebrei cecoslovacchi che furono portati da Theresienstadt a Birkenau nel settembre 1943 furono massacrati nelle camere a gas il 7 marzo. Le autorità tedesche in Cecoslovacchia ei loro subordinati dovrebbero sapere che a Londra si ricevono informazioni complete sui massacri di Birkenau. Tutti i responsabili di tali stragi dall'alto verso il basso saranno chiamati a rendere conto."[32]
  34. ^ Czechs Report Massacre: Claim the Nazis Killed 7,000 in Prison Gas Chambers, in New York Times, 20 giugno 1944, p. 5.
  35. ^ Szabolcs Szita, Trading in Lives? Operations of the Jewish Relief and Rescue Committee in Budapest, 1944–1945, Budapest, New York, Central European University Press, 2005, pp. 50–54, ISBN 963-7326-30-8.
  36. ^ Braham, p. 1254ff.
  37. ^ Jack R. Fischel, Historical Dictionary of the Holocaust, Lanham, Scarecrow Press, 2010, p. 31, ISBN 978-0-8108-6774-1.
  38. ^ Braham, pp. 1259–1261.
  39. ^ Fleming, p. 236.
  40. ^ A Monstrous 'Offer', in The Times, n. 49913, 20 July 1944, p. 2.
  41. ^ "È stato a lungo chiaro che, di fronte alla certezza della sconfitta, le autorità tedesche avrebbero intensificato tutti i loro sforzi per ricattare, ingannare e dividere gli alleati. Nel loro ultimo sforzo, reso noto a Londra ieri hanno raggiunto un nuovo livello di fantasia e autoinganno: hanno avanzato, o sponsorizzato, un'offerta per scambiare i rimanenti ebrei ungheresi con munizioni da guerra, che, hanno detto, non sarebbero state usate sul fronte occidentale. "L'intera storia è una delle più odiose della guerra. Inizia con un processo di estirpazione deliberata e termina, fino ad oggi, con un tentativo di ricatto.... Il governo britannico sa quale valore attribuire a qualsiasi tedesco o sponsorizzato dalla Germania offerta... sanno, così come i tedeschi, cosa succede quando si inizia a pagare il ricatto. Il ricattatore aumenta il suo prezzo. Tali considerazioni hanno fornito la loro risposta all'affare proposto.[40]
  42. ^ Ladislaus Löb, Dealing with Satan. Rezsõ Kasztner's Daring Rescue Mission, New York, Jonathan Cape, 2008, pp. 274–277, ISBN 978-0-224-07792-7.
  43. ^ Segev, p. 257.
  44. ^ Segev, p. 255.
  45. ^ Segev, pp. 257–258.
  46. ^ Braham, p. 975.
  47. ^ Braham, p. 1290.
  48. ^ Segev, pp. 282–283.
  49. ^ a b Braham, p. 1291.
  50. ^ Segev, p. 308.
  51. ^ Braham, pp. 975, 1292.
  52. ^ A Swedish Rescuer in Budapest, su yadvashem.org, Yad Vashem.
  53. ^ Braham, p. 1505.
  54. ^ The Mystery of the Hungarian 'Gold Train', Presidential Advisory Commission on Holocaust Assets in the United States, 7 October 1999 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2011).
  55. ^ a b Braham, p. 1507.
  56. ^ Braham, p. 1509.
  57. ^ (EN) Hungary's New Holocaust Museum Isn't Open Yet, But It's Already Causing Concern. URL consultato il 14 dicembre 2022.
  58. ^ (EN) House of Fates: Hungary's controversial Holocaust museum, su www.cnn.com. URL consultato il 14 dicembre 2022.
  59. ^ (EN) IHRA Chair's Statement on House of Fates, Budapest, su holocaustremembrance.com. URL consultato il 14 dicembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Yehuda Bauer, Rethinking the Holocaust, New Haven, London, Yale University Press, 2002, ISBN 0-300-09300-4.

Randolph L. Braham, The Politics of Genocide: The Holocaust in Hungary, vol. 1, New York, Columbia University Press, 2016, ISBN 978-0880337113.

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