Bridges to Babylon

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Bridges to Babylon
album in studio
ArtistaThe Rolling Stones
Pubblicazione29 settembre 1997
Durata62:22
Dischi1
Tracce13
GenerePop rock
Hard rock
Dance rock
Rock and roll
EtichettaVirgin Records
ProduttoreDon Was, The Glimmer Twins, con Rob Fraboni, Danny Saber, Pierre de Beauport, e Dust Brothers
Noten. 3 Bandiera degli Stati Uniti
n. 6 Bandiera del Regno Unito
n. 2 Bandiera della Francia
Certificazioni
Dischi d'oroBandiera del Belgio Belgio[1]
(vendite: 25 000+)
Bandiera della Francia Francia (2)[2]
(vendite: 200 000+)
Bandiera dell'Italia Italia[3]
(vendite: 90 000+)
Bandiera della Norvegia Norvegia[4]
(vendite: 25 000+)
Bandiera della Polonia Polonia[5]
(vendite: 50 000+)
Bandiera del Regno Unito Regno Unito[6]
(vendite: 100 000+)
Bandiera della Svezia Svezia[7]
(vendite: 50 000+)
Dischi di platinoBandiera dell'Argentina Argentina[8]
(vendite: 60 000+)
Bandiera dell'Austria Austria[9]
(vendite: 50 000+)
Bandiera del Canada Canada[10]
(vendite: 100 000+)
Bandiera dell'Europa Europa[11]
(vendite: 1 000 000+)
Bandiera della Germania Germania[12]
(vendite: 500 000+)
Bandiera del Giappone Giappone[13]
(vendite: 200 000+)
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi[14]
(vendite: 100 000+)
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti[15]
(vendite: 1 000 000+)
Bandiera della Svizzera Svizzera[16]
(vendite: 50 000+)
The Rolling Stones - cronologia
Album precedente
(1995)
Album successivo
(1998)
Singoli
  1. Anybody Seen My Baby?
    Pubblicato: 22 settembre 1997
  2. Saint of Me
    Pubblicato: 26 gennaio 1998
  3. Out of Control
    Pubblicato: agosto 1998

Bridges to Babylon è un album discografico del gruppo rock britannico The Rolling Stones pubblicato il 29 settembre 1997.[17] La copertina dell'album è realizzata dal grafico austriaco Stefan Sagmeister.[18]

A differenza di svariati altri precedenti album della band, la cui produzione era stata affidata al duo Mick Jagger/Keith Richards con l'aggiunta di un singolo produttore discografico esterno, questa volta il gruppo volle portare in studio un eclettico miscuglio di produttori famosi per occuparsi del progetto, inclusi Dust Brothers, Don Was e Rob Fraboni, tra gli altri. In maniera simile, molti musicisti ospiti sono presenti in ciascuna traccia del disco insieme a Jagger, Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts. L'album include un ampio ventaglio di generi musicali, dal consueto rock blues degli Stones, fino al campionamento di brani hip hop e rap.

Sebbene il disco ricevette recensioni miste da parte della critica musicale, fu un successo dal punto di vista commerciale, venendo certificato disco d'oro o di platino in molti mercati, e producendo il singolo di successo a livello internazionale Anybody Seen My Baby?

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Storia e registrazione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il Voodoo Lounge Tour, e il progetto dell'album Stripped nel 1994/1995, gli Stones si concessero un breve periodo di pausa prima che Mick Jagger e Keith Richards si ritrovassero a comporre insieme nuove canzoni nell'estate 1996. I demo furono provati insieme agli altri membri della band a New York in novembre e a Londra il mese seguente. Un'altra sessione di scrittura si svolse alle Barbados nel gennaio 1997.[19]

Nel marzo 1997, la band arrivò a Los Angeles per cominciare la lavorazione del nuovo disco presso gli Ocean Way Studios. Dopo molti album registrati in località esotiche e isole sperdute, lavorare in una grande città favorì il contributo partecipativo di vari musicisti amici della band. La registrazione di Bridges to Babylon si protrasse fino a luglio, e i quattro mesi di lavorazione furono uno dei periodi più concisi per il completamento di un disco da parte degli Stones. Le sessioni in studio si svolsero prevalentemente di notte e solitamente si protraevano fino a quando Richards si stancava e voleva andare a dormire al mattino.[19]

Sebbene Don Was fosse il produttore ufficiale incaricato del progetto, Jagger cercò anche la collaborazione di altri famosi produttori discografici locali. In primis i Dust Brothers, che avevano impressionato Jagger con quanto da loro fatto in occasione degli album Odelay di Beck e Paul's Boutique dei Beastie Boys.[20] Il contributo dei Dust Brothers era inizialmente previsto in cinque tracce, poi ridotte a tre, comprendendo anche l'unico esempio di campionamento in un brano dei Rolling Stones. Anche Danny Saber e Babyface furono portati in studio da Jagger che come spesso accaduto in passato voleva "svecchiare" le sonorità degli Stones, ma il contributo di Babyface alla traccia Already Over Me fu alla fine scartato. Richards non era entusiasta di lavorare con dei "guru del loop" e arrivò a cacciare dallo studio Saber quando scoprì che egli aveva sovrainciso alcune parti di chitarra. L'atmosfera in studio fu alquanto tesa, e Don Was si assicurò che Richards e Jagger lavorassero in stanze separate. Il batterista Charlie Watts contribuì ad alleviare la tensione coinvolgendo nelle sedute il percussionista Jim Keltner, con il quale lavorò in seguito a un suo progetto solista.[19]

Durante le fasi finali relative alla masterizzazione dell'album, si scoprì che il ritornello del brano Anybody Seen My Baby?, progettato nuovo singolo della band, ricordava un po' troppo la hit del 1992 di k.d. lang Constant Craving, fatto portato all'attenzione di Richards da sua figlia Angela. Volendo evitare qualsiasi possibile accusa di plagio, si decise di includere tra gli autori del brano anche lang e il suo coautore Ben Mink (insieme a Jagger e Richards).[21]

Un totale di otto bassisti differenti si occuparono di suonare il basso durante le sessioni dell'album: Jeff Sarli, Jamie Muhoberac, Blondie Chaplin, Don Was, Danny Saber, Darryl Jones, Me'shell Ndegeocello e Doug Wimbish.

Copertina[modifica | modifica wikitesto]

Un bassorilievo raffigurante un Lamassu, British Museum, Londra

Quando i Rolling Stones scelsero di affidare a Stefan Sagmeister la grafica dell'album, Jagger gli disse di cercare ispirazione dall'arte babilonese in esposizione al British Museum. Sagmeister restò molto colpito da un Lamassu, una tipica scultura mesopotamica rappresentante un leone con la testa di uomo e la barba, e commissionò all'artista Kevin Murphy un'illustrazione a tema ma con il leone in posizione di attacco. Il primo milione di copie stampate di Bridges to Babylon erano rinchiuse in una confezione speciale filigranata, che dava l'impressione che il leone fosse inciso a rilievo sulla copertina. Il retro della copertina mostra un deserto e prosegue nel booklet, con tanto di rovine antiche che furono alla base per le scenografie del Bridges to Babylon Tour.[22][23]

Pubblicazione e accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[24]
Rolling Stone[25]
Entertainment WeeklyB[26]
NME[27]

Bridges to Babylon fu accolto da critiche contrastanti alla sua uscita. In classifica raggiunse la posizione numero 6 in Gran Bretagna, la numero 2 in Francia e la numero 3 negli Stati Uniti d'America, dove fu certificato disco di platino dalla RIAA nel novembre 1997.[15]

Rispetto alla celebre Anybody Seen My Baby?, gli altri singoli estratti dal disco, Saint of Me e Out of Control, hanno avuto un successo minore.

Per promuovere l'album, nel 1997 gli Stones si imbarcarono nel mastodontico Bridges to Babylon Tour, consistente in 108 concerti, con elaborate scenografie del palco che Jagger volle ispirate a quelle del PopMart Tour degli U2.[19]

Nel 2009, Bridges to Babylon è stato rimasterizzato e ristampato dalla Universal Music.

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Testi e musiche di Jagger, Richards tranne dove indicato.

  1. Flip the Switch – 3:28
  2. Anybody Seen My Baby? – 4:31 (Jagger, Richards, Lang, Mink[28])
  3. Low Down – 4:26
  4. Already Over Me – 5:24
  5. Gunface – 5:02
  6. You Don't Have to Mean It – 3:43
  7. Out of Control – 4:43
  8. Saint of Me – 5:15
  9. Might As Well Get Juiced – 5:23
  10. Always Suffering – 4:44
  11. Too Tight – 3:33
  12. Thief in the Night – 5:16 (Jagger, Richards, Beauport)
  13. How Can I Stop – 6:54

Durata totale: 62:22

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

The Rolling Stones
Musicisti aggiuntivi

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (1997) Posizione
massima
Australia[29] 19
Austria[29] 1
Belgio (Fiandre)[29] 2
Belgio (Vallonia)[29] 5
Canada[30] 2
Danimarca[31] 3
Europa[32] 1
Finlandia[29] 3
Francia[29] 2
Germania[29] 1
Italia[33] 6
Norvegia[29] 1
Nuova Zelanda[29] 10
Paesi Bassi[29] 2
Regno Unito[34] 6
Spagna[35] 2
Stati Uniti[36] 3
Svezia[29] 1
Svizzera[29] 3

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (NL) GOUD EN PLATINA - albums 1997, su Ultratop. URL consultato il 28 aprile 2016.
  2. ^ (FR) The Rolling Stones - Bridges to Babylon – Les certifications, su SNEP. URL consultato il 28 aprile 2016.
  3. ^ Mario Luzzatto Fegiz, Gli Stones a Milano, ma senza compenso, su Corriere della Sera, 29 aprile 1998, p. 37. URL consultato il 2 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2015).
  4. ^ (NO) Trofeer, su ifpi.no, IFPI Norge. URL consultato il 28 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2012).
  5. ^ (PL) bestsellery i wyróżnienia, su Związek Producentów Audio-Video. URL consultato il 28 aprile 2016.
  6. ^ (EN) Bridges to Babylon, su British Phonographic Industry. URL consultato il 28 aprile 2016.
  7. ^ (SV) Gold & Platinum 1987–1998 (PDF), su ifpi.se, IFPI Sverige. URL consultato il 28 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2012).
  8. ^ (ES) Discos de Oro y Platino, su capif.org.ar, Cámara Argentina de Productores de Fonogramas y Videogramas. URL consultato il 28 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  9. ^ (DE) The Rolling Stones - Bridges to Babylon – Gold & Platin, su IFPI Austria. URL consultato il 28 aprile 2016.
  10. ^ (EN) Bridges to Babylon – Gold/Platinum, su Music Canada. URL consultato il 28 aprile 2016.
  11. ^ (EN) IFPI Platinum Europe Awards – 1998, su ifpi.org, International Federation of the Phonographic Industry. URL consultato il 28 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2013).
  12. ^ (DE) The Rolling Stones – Bridges to Babylon – Gold-/Platin-Datenbank, su musikindustrie.de, Bundesverband Musikindustrie. URL consultato il 28 aprile 2016.
  13. ^ (JA) RIAJ > The Record > December 1997 > Certified Awards (October 1997) (PDF), su riaj.or.jp, Recording Industry Association of Japan. URL consultato il 28 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2013).
  14. ^ (NL) Goud/Platina, su nvpi.nl, Nederlandse Vereniging van Producenten en Importeurs van beeld- en geluidsdragers. URL consultato il 28 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2019).
  15. ^ a b (EN) The Rolling Stones - Bridges to Babylon – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 28 aprile 2016.
  16. ^ (DE) Edelmetall, su Schweizer Hitparade. URL consultato il 28 aprile 2016.
  17. ^ (EN) When the Rollyng Stones try to update on bridges to babylon, su ultimateclassicrock.com. URL consultato il 3 ottobre 2019.
  18. ^ Bridges to Babylon, su iodonna.it. URL consultato il 3 ottobre 2019.
  19. ^ a b c d Stephen Davis, Old Gods Almost Dead: The 40-Year Odyssey of the Rolling Stones, Crown/Archetype, 2001, pp. 504–8, ISBN 0-7679-0956-9.
  20. ^ Bill Janovitz, 48: Saint of Me, in Rocks Off: 50 Tracks That Tell the Story of the Rolling Stones, MacMillan, 2013, pp. 360–5, ISBN 1-250-02632-6.
  21. ^ Keith Richards e Fox James, Life, Great Britain, Weidenfeld & Nicolson, 2010, p. 457, ISBN 978-0-297-85439-5.
  22. ^ Hot Designer Matches Concepts to Music, su books.google.com.
  23. ^ Rolling Stones "Bridges to Babylon", su sagmeisterwalsh.com, 17 ottobre 2016. URL consultato il 3 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2019).
  24. ^ Allmusic review, su allmusic.com.
  25. ^ Bridges to Babylon, su Rolling Stone. URL consultato il 4 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2014).
  26. ^ Bridges to Babylon | EW.com, su Entertainment Weekly's EW.com (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2016).
  27. ^ NME.COM – THE ROLLING STONES – Bridges To Babylon – 20/9/97, su nme.com, 17 agosto 2000 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2000).
  28. ^ Il brano vede tra gli autori anche K.D. Lang e Ben Mink (co-autore del brano) per prevenire accuse di plagio del ritornello di Constant Craving, hit di K.D. Lang datata 1992. Jagger e Richards sostennero di non aver mai sentito prima la canzone e di essere sorpresi dal fatto che i brani si assomigliassero a tal punto. In seguito Jagger dichiarò di aver già sentito la canzone - in maniera per così dire "subliminale" - dallo stereo della figlia, che l'ascoltava spesso. Per evitare possibili ripercussioni legali, vennero assegnati ai due parte dei crediti del brano. K.D. Lang da parte sua dichiarò di essere ""onorata e lusingata" dal fatto di essere co-autrice di una canzone dei Rolling Stones.
  29. ^ a b c d e f g h i j k l (NL) The Rolling Stones - Bridges To Babylon, su Ultratop. URL consultato il 3 dicembre 2016.
  30. ^ (EN) Top Albums - October 13, 1997, su Library and Archives Canada. URL consultato il 3 dicembre 2016.
  31. ^ (EN) Nielsen Business Media, Inc., Hits of the World - Denmark, in Billboard, 25 ottobre 1997, p. 63. URL consultato il 3 dicembre 2016.
  32. ^ (EN) Nielsen Business Media, Inc., Hits of the World - Eurochart, in Billboard, 18 ottobre 1997, p. 53. URL consultato il 3 dicembre 2016.
  33. ^ Classifica settimanale WK 40 (dal 26.09.1997 al 02.10.1997), su Federazione Industria Musicale Italiana. URL consultato il 3 dicembre 2016.
  34. ^ (EN) Official Albums Chart: 5 October 1997 - 11 October 1997, su Official Charts Company. URL consultato il 3 dicembre 2016.
  35. ^ (ES) Fernando Salaverri, Sólo éxitos: año a año, 1959–2002, 1ª ed., Spagna, Fundación Autor-SGAE, settembre 2005, ISBN 84-8048-639-2.
  36. ^ (EN) The Rolling Stones – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato il 3 dicembre 2016. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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