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Monterotondo: differenze tra le versioni

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Nell'anno 1845 il cardinal [[Luigi Lambruschini]], vescovo di [[sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto|Sabina]], venuto a Monterotondo per consacrare solennemente la basilica collegiale di Santa Maria Maddalena, restaurata ed abbellita da don Antonio Boncompagni Ludovisi, annunciò la visita del pontefice Gregorio XVI per il giorno 6 ottobre dello stesso anno. La visita fu festeggiata con grande pompa e il priore Nicola Fanucci, di fronte alla porta del municipio, consegnò le chiavi d'oro del Comune al papa. I festeggiamenti si protrassero fino a tarda sera e papa Gregorio XVI rimase così colpito dall'affetto mostratogli dai monterotondesi e dalle bellezze naturali del territorio, che il 22 novembre dello stesso anno conferì al comune il titolo di "Città", con le inerenti prerogative. Prima di Gregorio XVI anche Urbano VIII fu accolto dai Barberini suoi consanguinei, ma non sembra che concedesse qualcosa di speciale, nonostante le accoglienze calorose anche a lui riservate. In quell'epoca Monterotondo era considerata una delle maggiori città della Sabina: in un libro del tempo fu infatti definita "la Parigi della Sabina".
Nell'anno 1845 il cardinal [[Luigi Lambruschini]], vescovo di [[sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto|Sabina]], venuto a Monterotondo per consacrare solennemente la basilica collegiale di Santa Maria Maddalena, restaurata ed abbellita da don Antonio Boncompagni Ludovisi, annunciò la visita del pontefice Gregorio XVI per il giorno 6 ottobre dello stesso anno. La visita fu festeggiata con grande pompa e il priore Nicola Fanucci, di fronte alla porta del municipio, consegnò le chiavi d'oro del Comune al papa. I festeggiamenti si protrassero fino a tarda sera e papa Gregorio XVI rimase così colpito dall'affetto mostratogli dai monterotondesi e dalle bellezze naturali del territorio, che il 22 novembre dello stesso anno conferì al comune il titolo di "Città", con le inerenti prerogative. Prima di Gregorio XVI anche Urbano VIII fu accolto dai Barberini suoi consanguinei, ma non sembra che concedesse qualcosa di speciale, nonostante le accoglienze calorose anche a lui riservate. In quell'epoca Monterotondo era considerata una delle maggiori città della Sabina: in un libro del tempo fu infatti definita "la Parigi della Sabina".


Fu testimone, nel [[1867]], della Campagna dell'[[Agro Romano]] per la liberazione di Roma. Il 26 ottobre [[Giuseppe Garibaldi]] vi entrò con i suoi volontari bruciando Porta Romana, oggi Porta Garibaldi. A preparare un carretto con zolfo e altre materie incendiarie fu Pasquale Baiocchi nativo di [[Città Sant'Angelo]], titolare con il padre di una fabbrica di fuochi artificiali nel suo paese. Tra i giovani al seguito dell'[[Giuseppe Garibaldi|Eroe dei Due Mondi]] si trovavano anche i fratelli Cairoli, Jessie White Mario, la Contessa Blawaski, russa, Giuseppe Pollini, 16 anni, di Rovereto, [[Fabio Giovagnoli|Fabio]], [[Mario Giovagnoli|Mario]], [[Ettore Giovagnoli|Ettore]], [[Alessandro Giovagnoli|Alessandro]] e [[Raffaello Giovagnoli]], dallo stesso Garibaldi chiamati "I [[Cairoli]] del [[Lazio]]", originari proprio di Monterotondo. Oggetti e documenti a loro appartenuti sono nel Museo nazionale della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma in Mentana.
Fu testimone, nel [[1867]], della Campagna dell'[[Agro Romano]] per la liberazione di Roma. Il 26 ottobre [[Giuseppe Garibaldi]] vi entrò con i suoi volontari bruciando Porta Romana, oggi Porta Garibaldi. A preparare un carretto con zolfo e altre materie incendiarie fu Pasquale Baiocchi nativo di [[Città Sant'Angelo]], titolare con il padre di una fabbrica di fuochi artificiali nel suo paese. Tra i giovani al seguito dell'[[Giuseppe Garibaldi|Eroe dei Due Mondi]] si trovavano anche i fratelli Cairoli, Jessie White Mario, la Contessa Blawaski, russa, Giuseppe Pollini, 16 anni, di Rovereto, [[Fabio Giovagnoli|Fabio]], [[Mario Giovagnoli|Mario]], [[Ettore Giovagnoli|Ettore]], [[Alessandro Giovagnoli|Alessandro]] e [[Raffaello Giovagnoli]], dallo stesso Garibaldi chiamati "I [[Fratelli Cairoli|Cairoli]] del [[Lazio]]", originari proprio di Monterotondo. Oggetti e documenti a loro appartenuti sono nel Museo nazionale della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma in Mentana.


Cimeli della Campagna del 1867 riferiti a Monterotondo come il catenaccio di Porta Garibaldi (ogni parte è autenticata da sigillo a piombo del Comune di Monterotondo) sono nel [[Museo Nazionale Garibaldino di Mentana|Museo della Campagna dell'Agro Romano]] per la liberazione di [[Roma]], direttore scientifico dal 1997 il prof. Francesco Guidotti consulente storico del Comune definito dal sindaco Lupi nel novembre 2007: "massima autorità storica del territorio sui temi del Risorgimento in particolare per la Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma". Attigua in Mentana al Museo l'Ara-Ossario dei Volontari caduti nella Campagna del 1867.<ref>[http://www.museomentana.it Museo Mentana<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. In città si cita da parte papalina il presunto episodio di Garibaldi che di persona sarebbe entrato dal portone principale del Duomo in sella ad un cavallo. Comunque in un libro del prof. Guidotti è spiegato e documentato come i garibaldini pagarono quanto preso ed usato durante l'occupazione della città testimoniato anche da Raffaello Giovagnoli in una lettera dei primi del 900. Una raccolta di 250 volumi sul Risorgimento e Campagna del 1867 molti dei quali rarissimi sono nella biblioteca personale e privata del direttore prof. Francesco Guidotti.
Cimeli della Campagna del 1867 riferiti a Monterotondo come il catenaccio di Porta Garibaldi (ogni parte è autenticata da sigillo a piombo del Comune di Monterotondo) sono nel [[Museo Nazionale Garibaldino di Mentana|Museo della Campagna dell'Agro Romano]] per la liberazione di [[Roma]], direttore scientifico dal 1997 il prof. Francesco Guidotti consulente storico del Comune definito dal sindaco Lupi nel novembre 2007: "massima autorità storica del territorio sui temi del Risorgimento in particolare per la Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma". Attigua in Mentana al Museo l'Ara-Ossario dei Volontari caduti nella Campagna del 1867.<ref>[http://www.museomentana.it Museo Mentana<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. In città si cita da parte papalina il presunto episodio di Garibaldi che di persona sarebbe entrato dal portone principale del Duomo in sella ad un cavallo. Comunque in un libro del prof. Guidotti è spiegato e documentato come i garibaldini pagarono quanto preso ed usato durante l'occupazione della città testimoniato anche da Raffaello Giovagnoli in una lettera dei primi del 900. Una raccolta di 250 volumi sul Risorgimento e Campagna del 1867 molti dei quali rarissimi sono nella biblioteca personale e privata del direttore prof. Francesco Guidotti.

Versione delle 13:32, 25 nov 2015

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Monterotondo (disambigua).
Monterotondo
comune
Monterotondo – Veduta
Monterotondo – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Città metropolitana Roma
Amministrazione
SindacoMauro Alessandri (centrosinistra) dal 7-6-2009
Territorio
Coordinate42°03′00″N 12°37′00″E
Altitudine165 m s.l.m.
Superficie40,94 km²
Abitanti40 790[1] (31-5-2015)
Densità996,34 ab./km²
FrazioniMonterotondo Scalo, Pie' di Costa,Borgonuovo
Comuni confinantiCapena, Castelnuovo di Porto, Fonte Nuova, Mentana, Montelibretti, Palombara Sabina, Riano, Roma
Altre informazioni
Cod. postale00015, 00016 (Scalo)
Prefisso06
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT058065
Cod. catastaleF611
TargaRM
Cl. sismicazona 2B (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 669 GG[3]
Nome abitantimonterotondesi eretini
PatronoSS Filippo e Giacomo
Giorno festivo3 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Monterotondo
Monterotondo
Monterotondo – Mappa
Monterotondo – Mappa
Posizione del comune di Monterotondo nella città metropolitana di Roma Capitale
Sito istituzionale

Monterotondo è un comune italiano di 40.790 abitanti[1] della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio, ed è tra le città decorate con la medaglia d'argento al Valor Militare, insignita per l'eroica resistenza e per i sacrifici della sua popolazione durante la seconda guerra mondiale. Sorge lungo il percorso di due delle più antiche vie consolari del Lazio: la via Nomentana e la via Salaria e dista dal centro di Roma circa 25 km.

Geografia fisica

Territorio

Monterotondo oggi è una cittadina di medie dimensioni, in costante espansione. Poggiata su un colle, a 165 mt. sul livello del mare, che domina la Valle del Tevere, gode di un clima favorevole per la coltivazione di vigneti lungo i pendii delle colline che producono eccellenti vini.

Poco distante dal centro abitato si estende la campagna eretina che forma una sorta di fascia verde intorno alla città. Questa è formata dalla Macchia del Barco e la Macchia della Gattaceca, dalla campagna di Tor Mancina e da quella di Valle Ricca che, in precedenza, ha rappresentato un'adeguata e redditizia fonte di sostentamento per la popolazione contadina della città.

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Monterotondo.

Storia

Origini ed Età Romana

La città, secondo alcune correnti antichistiche sviluppatesi soprattutto nei secoli passati ma di cui una certa eco si ascolta ancora oggi, avrebbe raccolto l'eredità dell'antica città sabina di Eretum, situata poco più a nord lungo il corso del fiume Tevere, la cui storia risale tanto indietro quanto quella di Roma stessa

Di Eretum non resta però alcuna identificabile rovina. Gli storici antichi, da Strabone a Plinio a Tito Livio, concordano nell'indicarne il sito al XVIII miglio della via Salaria dove l'antico tracciato della consolare si incrociava con quello della via Nomentana.

Citata nell'Eneide di Virgilio tra le città latine che presero le armi contro Enea, Eretum è ricordata dagli storici antichi soprattutto come teatro delle lotte tra romani e sabini in età monarchica. Battaglie presso Eretum si combatterono secondo lo storico Dionisio, sotto i regni di Tullo Ostilio e di Tarquinio il Superbo e poi ancora nella prima età repubblicana. Tito Livio racconta che nella sua spedizione contro Roma vi passò anche Annibale, ma è certo che dopo la sottomissione della Sabina a Roma (290 a.C.), l'importanza della città andò scemando.

Medioevo e Rinascimento

L'area dell'attuale città, che non insiste sul sito sabino della citata Eretum, venne però abitato in modo più massiccio a partire dai secoli X - XI, quando si originò l'abitato medievale.

Monterotondo, per la sua ubicazione presso la via Salaria, fu per molto tempo un punto strategico, nonché importante baluardo per la difesa di Roma. Il centro abitato, come lo intendiamo oggi, nacque piuttosto tardi rispetto agli altri centri sabini circostanti.

Viene infatti citato per la prima volta in una bolla papale dell'XI secolo, nella quale si faceva riferimento ad un possesso dei monaci di San Paolo di un "Campum Rotundum" nei pressi di Grotta Marozza. Il possedimento fu successivamente chiamato Monte Ereto, quindi Mons Teres che, volgarizzato, vale come Monte Ritondo, nome che diventa di uso comune dal 1300.

Tale monte, intorno all'anno 1100, fu ceduto in affitto alla famiglia dei Capocci e successivamente nel XII secolo fu ceduta agli Orsini, i quali mantennero il potere fino al XVII secolo. Durante la Signoria di questa famiglia, il nome di Monterotondo ricorse spesso nelle vicende di Roma e dell'Italia, sopportando varie e terribili vicende.

Nel 1432 fu conquistata per un breve periodo da Niccolò Fortebraccio, con l'aiuto della famiglia Colonna e fu teatro di gravi distruzioni durante la guerra tra il papa Innocenzo VIII ed il Re di Napoli, col quale gli Orsini si erano schierati (1484-1492). Quando poi salì al soglio pontificio lo spietato Alessandro VI Borgia, questi, nel tentativo di annientare la potenza degli Orsini, fece avvelenare, dopo averlo imprigionato, il cardinale Battista Orsini di Monterotondo, ed impose nel 1503 la distruzione delle mura della cittadina.

Il momento più glorioso per il ramo eretino della famiglia Orsini fu quando Clarice Orsini andò in sposa, nel 1468, a Lorenzo il Magnifico, uno dei massimi esponenti del Rinascimento italiano. Importante è lo statuto comunale redatto da Francesco e Raimondo Orsini nel 1579 che prevedeva una notevole autonomia nella gestione della comunità: questa faceva capo a quattro Priori eletti per la durata di sei mesi. Il loro operato amministrativo veniva poi controllato allo scadere del mandato da due revisori che dovevano verificarne la correttezza. Per le decisioni più importanti si consultava un Pubblico Consiglio composto da un rappresentante per ogni famiglia: e questo a sua volta esprimeva dal suo seno un organo più ristretto di soli quaranta elementi chiamato appunto Consiglio dei Quaranta.

XVII secolo

Per motivi finanziari, nel 1626 gli Orsini cedettero il feudo ai Barberini, i quali cercarono di rendere tale feudo più attivo nonché rigoglioso economicamente. L'acquisto venne solennizzato con una visita in gran pompa di Urbano VIII, accolto dai cittadini in festa, e con l'elevazione di Monterotondo a Ducato, concessa dal Papa nel 1627. Sotto la nuova signoria il palazzo fu ristrutturato ed arricchito di affreschi e stucchi. Nel 1639 venne edificato il Duomo, che divenne cattedrale del vescovo di Sabina. L'abitato fu cinto di mura e reso accessibile da tre porte: la Romana, ancora esistente nel rione San Rocco, la canonica a lato del Duomo e la Ducale nei pressi del giardino del Cigno. Porta Ducale e Porta Canonica sono ora scomparse.

XVIII secolo

Nel 1701 diventarono signori di Monterotondo i Grillo di Genova che eseguirono nuovi restauri a palazzo, arricchirono il Duomo e costruirono il ponte sul fiume Tevere, lo stesso che ancora oggi è chiamato Ponte del Grillo.
Monterotondo godette di un lungo periodo di tranquillità, fino all'arrivo delle truppe francesi del generale Garnier, venute a Roma per innalzare la bandiera della democrazia. Costoro cinsero d'assedio la città, ma dopo pochi giorni dovettero rinunciare non solo a Monterotondo ma anche a Roma, in quanto furono respinti dall'esercito napoletano. In seguito la città passò dalla famiglia Grillo al Principe di Piombino nel 1815, tornando così a godere di una relativa pace.

XIX secolo

Nel 1815 fu più volte occupata dagli eserciti di Gioacchino Murat, che per la prima volta inalberava il vessillo della liberazione d'Italia. Nel marzo del 1821 subì il passaggio delle truppe austriache, venute per ricacciare nel Regno l'esercito napoletano. Nell'anno 1845 il cardinal Luigi Lambruschini, vescovo di Sabina, venuto a Monterotondo per consacrare solennemente la basilica collegiale di Santa Maria Maddalena, restaurata ed abbellita da don Antonio Boncompagni Ludovisi, annunciò la visita del pontefice Gregorio XVI per il giorno 6 ottobre dello stesso anno. La visita fu festeggiata con grande pompa e il priore Nicola Fanucci, di fronte alla porta del municipio, consegnò le chiavi d'oro del Comune al papa. I festeggiamenti si protrassero fino a tarda sera e papa Gregorio XVI rimase così colpito dall'affetto mostratogli dai monterotondesi e dalle bellezze naturali del territorio, che il 22 novembre dello stesso anno conferì al comune il titolo di "Città", con le inerenti prerogative. Prima di Gregorio XVI anche Urbano VIII fu accolto dai Barberini suoi consanguinei, ma non sembra che concedesse qualcosa di speciale, nonostante le accoglienze calorose anche a lui riservate. In quell'epoca Monterotondo era considerata una delle maggiori città della Sabina: in un libro del tempo fu infatti definita "la Parigi della Sabina".

Fu testimone, nel 1867, della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma. Il 26 ottobre Giuseppe Garibaldi vi entrò con i suoi volontari bruciando Porta Romana, oggi Porta Garibaldi. A preparare un carretto con zolfo e altre materie incendiarie fu Pasquale Baiocchi nativo di Città Sant'Angelo, titolare con il padre di una fabbrica di fuochi artificiali nel suo paese. Tra i giovani al seguito dell'Eroe dei Due Mondi si trovavano anche i fratelli Cairoli, Jessie White Mario, la Contessa Blawaski, russa, Giuseppe Pollini, 16 anni, di Rovereto, Fabio, Mario, Ettore, Alessandro e Raffaello Giovagnoli, dallo stesso Garibaldi chiamati "I Cairoli del Lazio", originari proprio di Monterotondo. Oggetti e documenti a loro appartenuti sono nel Museo nazionale della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma in Mentana.

Cimeli della Campagna del 1867 riferiti a Monterotondo come il catenaccio di Porta Garibaldi (ogni parte è autenticata da sigillo a piombo del Comune di Monterotondo) sono nel Museo della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma, direttore scientifico dal 1997 il prof. Francesco Guidotti consulente storico del Comune definito dal sindaco Lupi nel novembre 2007: "massima autorità storica del territorio sui temi del Risorgimento in particolare per la Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma". Attigua in Mentana al Museo l'Ara-Ossario dei Volontari caduti nella Campagna del 1867.[4]. In città si cita da parte papalina il presunto episodio di Garibaldi che di persona sarebbe entrato dal portone principale del Duomo in sella ad un cavallo. Comunque in un libro del prof. Guidotti è spiegato e documentato come i garibaldini pagarono quanto preso ed usato durante l'occupazione della città testimoniato anche da Raffaello Giovagnoli in una lettera dei primi del 900. Una raccolta di 250 volumi sul Risorgimento e Campagna del 1867 molti dei quali rarissimi sono nella biblioteca personale e privata del direttore prof. Francesco Guidotti.

XX secolo

Monterotondo nel 1940

Nel 1943 Palazzo Orsini Barberini fu sede per alcuni mesi dello Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano. Il 9 settembre 1943, a seguito dell'armistizio con gli angloamericani, i tedeschi con un lancio di 800 paracadutisti provenienti da Foggia, guidati dal Maggiore Walter Gericke ne tentarono la cattura. La sede fu contesa strenuamente dai reparti italiani dell'esercito (tra questi la "Piave" e la "Re"), dei carabinieri ed anche da cittadini armati, e costò ai tedeschi la perdita di 300 paracadutisti, di cui 48 caduti, mentre gli italiani ebbero 125 caduti e 145 feriti, tra i quali 14 carabinieri.[5]. A seguito di questi fatti furono concesse decorazioni a Vittorio Premoli del 57º Reggimento Fanteria "Piave" (Medaglia d'Oro al Valor Militare), al Carabiniere Giuseppe Cannata, che dopo strenua difesa di un posto di blocco venne colpito a morte (Medaglia d'Argento al Valor Militare), a Dario Ortenzi (detto Garibaldi) che ha combatutto contro i tedeschi all'eta' di sedici anni (Medaglia d'Argento al Valor Militare), al Tenente dei Carabinieri Raffaele Vessichelli, comandante di gruppo autonomo mobilitato con il compito di difesa e sicurezza del Palazzo Orsini Barberini (Medaglia di Bronzo al Valor Militare). Episodi eroici di lotta partigiana seguirono nel 1944 con il sacrificio di Edmondo Riva (Medaglia d'Oro al Valor Militare). Un cippo dedicato alla memoria dei caduti militari fu eretto 60 anni dopo la battaglia nel "giardino della passeggiata".
Nel 2008 il Comune (decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare) ha concesso la cittadinanza onoraria a Paolo Sabetta, l'uomo che come responsabile della Tenuta Zootecnica di Tor Mancina salvò nel 1943/44 decine di giovani dalla deportazione in Germania; Sabbetta è stato definito dalla stampa nazionale come "il Perlasca di Monterotondo" e "il Perlasca foggiano", durante i suoi ultimi anni di vita aveva allestito un museo presso la propria abitazione a Foggia, ove viveva circondato di cimeli storici.

The Tiber valley seen from Monterotondo, looking almost exactly north (≈ 5°).

Il 5 gennaio 1959, per dissesti del sottosuolo, un palazzo di via Oberdan crollò rovinosamente, creando al centro del vecchio borgo un ampio slargo che venne ridenominato "Lo Sbracato".


Con Decreto del Presidente della Repubblica del 19 giugno 1978, al Comune di Monterotondo è stata conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Basilica di Santa Maria Maddalena

Lo stesso argomento in dettaglio: Duomo di Monterotondo.
La basilica di Santa Maria Maddalena

Nel 1621 il Consiglio dei Quaranta approvò la decisione di costruire una nuova chiesa parrocchiale in luogo di quella piccola consacrata circa cinque secoli prima, diventata insufficiente ad accogliere l'aumenta popolazione di Monterotondo. Poco dopo, con l'acquisizione del feudo, i Barberini furono costretti ad affrontare la decisione dei Quaranta e a soddisfarla. Dopo aver piantato simbolicamente una croce (1629) nel luogo dove sarebbe sorta la nuova chiesa, i lavori cominciarono ufficialmente nel 1630. Subentrarono tuttavia difficoltà economiche perché, oltre alla nuova chiesa, i Barberini dovettero ampliare la cinta muraria del paese per inglobare l'erigendo Duomo, e l'abitato di recente costruzione (il "Borgo" ), entro uno spazio strategicamente difendibile. Di conseguenza la chiesa sorse con una facciata disadorna e con un interno decisamente spoglio. Nel 1641 papa Urbano VIII visitò il Duomo al quale fece dono di preziosi paramenti sacri e di un "campanone" di undici quintali.

Nel 1699 divennero signori di Monterotondo i Grillo di Genova che adornarono la chiesa con nuovi stucchi e affreschi lasciando il compito di portare a termine le decorazioni ai Boncompagni. Il Duomo, per l'attivo interessamento del cardinal Luigi Lambruschini, vescovo di Sabina, accolse nel 1845 il nuovo papa Gregorio XVI, che elevò la chiesa a basilica minore. Il Duomo è concepito secondo la concezione planimetrica del Vignola. Non ci sono, pertanto, navate laterali, ma un'unica navata rettangolare, un ampio transetto e l'abside. Per sostenere l'ampiezza della copertura si provvide a munire i due lati più lunghi di ben articolate cappelle, ognuna con un proprio altare. Sopra i cornicioni che sovrastano le cappelle, si aprono gli strombi di sei grandi finestre. Il grande affresco della volta è un magnifico inno alla Madonna alla quale il Tempio è dedicato. È un'opera di buona fattura con un buon equilibrio di fattura, nonostante l'abbondanza barocca della concezione pittorica anche nei più modesti particolari. L'affresco sembra che si possa attribuire a Domenico Pistrini. Nel Duomo ci sono altri affreschi di buona fattura e poi tele, statue, sarcofagi e lapidi.

La bella tela che occupa la cappella detta "delle Anime del Purgatorio", viene attribuita allo Zampa, della scuola del Domenichino. Diverse reliquie di Martiri e Santi sono conservati nella Basilica. All'interno del sarcofago, datato al II secolo d.C., che funge da altare maggiore sono conservati i corpi dei martiri Sisto e Bonifacio. Nella cappella "delle reliquie", dentro l'urna sotto l'altare, ci sono le reliquie dei martiri Balbina, Teodora, Emilia e Placido.

Nella cappella detta "della Madonna" troneggia una statua lignea rappresentante la Vergine con il Bambino, di antica fattura, considerata da alcuni una copia del lavoro del Sansovino. Era detta "Maria Vergine della Purità". Al di sotto della statua, in un tabernacolo di legno, c'è un simulacro della vergine e martire santa Silvana contenente le reliquie della Santa. Molto bella ed insolita è la sistemazione della cantoria, che occupa tutta la parete subito dopo l'ingresso principale. Un gioco sapiente di lunette affrescate, di stucchi discreti e di agili spazi movimentati, fanno da cornice alle canne dell'organo, recentemente restaurato grazie alla generosità dei monterotondesi, dalla restauratrice di beni culturali Maria Pia Rubolino.

Convento dei Frati minori Cappuccini di Monterotondo

La chiesa dei Cappuccini o di San Francesco D'Assisi è sita in piazza San Francesco d'Assisi, nel quartiere dei Cappuccini. La facciata è in stile romanico barocco, l'interno è ad unica navata con cappelle laterali sul lato destro che contengono delle statue di santi. L'altare è in marmi policromi.

Annessi alla chiesa sono il convento ed il giardino dei Cappuccini. Il giardino è uno dei pochi polmoni verdi nell'interno del città di Monterotondo se si escludono il giardino antistante il palazzo comunale ed il giardino della passeggiata dedicato ai caduti garibaldini ed ai militari morti nella tragica battaglia di Monterotondo del 9 e 10 settembre 1943, e la più grande, nelle campagne intorno a Monterotondo, Macchia del Barco e la Macchia della Gattaceca.

I frati cappuccini erano stati approvati dal Papa Clemente VII Medici a Viterbo nel 1528. Appaiono nei documenti di Monterotondo una trentina di anni dopo, il 27 novembre 1542, quando un certo Evangelista, vende agli Orsini una vigna in contrada san Salvatore per uso dei cappuccini. II convento primitivo fu una piccola abitazione, costruita quasi di fronte al vecchio ospedale, nei pressi del Casale San Matteo. Nel 1605 fu approvata la costruzione del nuovo convento in contrada San Restituto; nel 1609 la Comunità di Monterotondo comprò il terreno e iniziò la costruzione, affidata al Maestro milanese Antonio Del Grande. Il Comune e la gente di Monterotondo hanno sempre seguito con molta partecipazione le vicende di questo luogo: ne hanno completato la costruzione, curato i restauri, favorito la permanenza dei cappuccini nel convento, anche durante la soppressione degli Ordini religiosi voluta prima da Napoleone e poi dallo Stato italiano. Qui visse ed operò miracoli san Crispino da Viterbo dal 1703 al 1709. Esiste ancora il pozzo di acqua sorgiva che serviva al santo fraticello per innaffiare l'orto, situato a nord del convento. Garibaldi fece del convento il suo punto di riferimento sia nel 1849 sia nel 1867: a quest'ultima data risale la scheggiatura del portale della chiesa, provocata da una cannonata sparata dal palazzo Piombino dai papalini contro i garibaldini accampati in convento.

Nell'antico refettorio si conserva la lapide che vi fu posta in occasione del passaggio di Pio IX il 6 ottobre 1853: si fermò a pranzo con i cappuccini, i quali in quella circostanza piantarono il grande pino che recentemente è stato abbattuto da un fulmine e sostituito con uno nuovo. Qui i cappuccini del Lazio, nel 1884, aprirono il primo Seminario Serafico, che vi fu riportato nel 1946; nel 1934 vi fu istituito il corso di filosofia e nel 1938 quello di teologia. Il 4 settembre 1930, il capo del governo Benito Mussolini venne ad ispezionare lo stato maggiore e i soldati accampati nel bosco. Nel 1934 arrivano le truppe tedesche in ritirata e poi molti rifugiati politici dell'una parte e dell'altra, mescolati mimeticamente ai cappuccini. In questo momento difficile per tutti, i cappuccini s'industriano per salvare vite umane, per provvedere cibo e vestiario, s'improvvisano falegnami per costruire bare e seppellire i morti che raccolgono tra le macerie di Monterotondo e della vicina Mentana. Uno di loro, fr. Bernardno da Castel di Tora, fu ucciso dai paracadutisti tedeschi mentre coltivava l'orto del convento, che venne saccheggiato e devastato. Nel periodo della ricostruzione, i cappuccini procurarono e distribuirono tutto quello che potevano. Impiantarono cantieri di lavoro, colonie elioterapiche, pranzi per i poveri, centri ricreativi. Attualmente riprendono cura, come sempre, dell'assistenza spirituale dei malati e dei sofferenti sia nell'ospedale cittadino che nelle famiglie, è fiorente l'Ordine francescano secolare e la Gioventù francescana. Con varie iniziative e collaborando attivamente con i parroci, favoriscono con umiltà e semplicità la crescita umana e spirituale della popolazione.

La piccola chiesa è frequentatissima. Vi si conservano tele del secolo XVII (pala dell'altare maggiore e del coro) e del secolo XVI (Santa Lucia e Sant'Agata nel coro). Il paliotto dell'altare in mosaico con retro in graffito e nella cappella centrale a sinistra il logo del IV centenario raffigurante San Francesco. Alle spalle della chiesa nel giardino vicino al pergolato, scultura di San Francesco in marmo statuario, realizzata dallo scultore Frate cappuccino Remo Rapone. Suggestivo il piccolo chiostro con al centro la cisterna, che con l'acqua piovana, raccolta dai tetti e sapientemente filtrata, ha dissetato - oltre che i frati - il Paese in tempi difficili. Tradizionale la passione della vigna tramandata nei secoli da generazioni di frati viticoltori, oggi curata nei minimi particolari dal Padre Guardiano Enrico D'ARTIBALE da Monterotondo, trova nel nettare sia bianco che rosso, la massima espressione grazie alle tecniche di lavorazione gelosamente custodite e tramandate dai frati. Il bosco è stato conservato con cura attraverso i secoli, con l'amore per la natura, caratteristico dei francescani, perché riconcilia con Dio e con gli uomini. Anche la popolazione, da sempre, è stata gelosa custode di questa rara oasi di verde, di serenità e di pace.

Chiesa della Madonna delle Grazie

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Madonna delle Grazie (Monterotondo).

La chiesa della Madonna delle Grazie è sita nella piazza omonima del quartiere "Santa Maria". Tra quelle esistenti a Monterotondo è di certo la più antica, anche se non si sa l'anno preciso di edificazione. Dovrà passare molto tempo prima che su commissione di Giacomo Orsini gli si annettesse, nel 1448, il vicino monastero abbattuto poi nel 1932 per fare posto alla sede Monterotondese dell'Onmi. La chiesa presenta un impianto ad unica navata, coperta a volta e con quattro cappelle su ogni lato, comunicanti tra loro e ben decorate.

Sull'arco romanico, nell'ultima cappella a sinistra, c'è uno stemma degli Orsini che per la prima volta, sembra, sostituisce alla stella a sei punte la più nota rosa canina. La chiesa conserva alcune tele di buona fattura tra le quali spiccano una Sacra Famiglia del Savonnanzi, una pala d'altare di gusto caravaggesco e il dipinto di una Madonna con Bambino al quale si attribuisce la stessa età della chiesa. La facciata è in stile romanico ma con successivi rimaneggiamenti. In essa si conserva uno dei più interessanti monumenti funebri del Quattrocento laziale. In un'edicola a parete, sopra un sarcofago, è collocato il rilievo equestre di Giordano Orsini. Nella lunetta che sovrasta il monumento si può ammirare una Madonna con Bambino ed angeli oranti, che ricorda vagamente le opere del Verrocchio. Nei primi anni dopo il 2000 la chiesa è stata restaurata per i danni dovuti all'ultimo grande terremoto dell'Umbria.

Chiesa di San Rocco

All'origine fu una semplice cappella. Già dal '500 si conservava all'interno una sacra immagine della Vergine la quale, a detta degli antichi abitanti del posto, collocata fuori dalla mura del paese, a breve distanza dalla porta principale, pare ivi posta a custodia e a baluardo del medesimo contro ogni pubblico e privato infortunio. Ed in realtà invocata dagli abitanti del Borgo, cominciò ben presto a far "piovere" su di loro un diluvio di grazie e di benedizioni, che tutti unanimi convennero di chiamarla con l'espressivo nome di: Maria Santissima del Diluvio delle Grazie.

Ma essendo il luogo angusto e non in condizioni di ospitare i tanti pellegrini che da ogni parte del Lazio venivano a fare visita alla miracolosa immagine. venne ampliata grazie alla volenterosa opera degli operai della cava "la Fonte". Nacque così la chiesa di San Rocco. L'edificio non presenta niente di notevole. Entrando si nota subito la freddezza asettica del posto, che però viene presto mitigata fino a scomparire dalla vista della tela posta sopra l'altare, dove troneggia l'immagine della Madonna del Diluvio. Non si tratta di un'opera di gran pregio, tuttavia il quadro è ben eseguito e l'autore ignoto. Le corone d'oro, poste sopra il capo della Madonna e del Bambino, furono trafugate da ladri garibaldini mai identificati nella Campagna del 1867. Furono gli stessi monterotondesi, con personali donazioni, a dotare di nuove corone l'immagine della Madonna.

Narra Monsignor Giovannetti di un miracoloso episodio avvenuto nel 1656, durante una famosa epidemia di peste. A Roma, la morte nera fece più di 22.000 morti e nello stato ecclesiastico furono più di 160.000. Solo Monterotondo, fra tutti i paesi vicini, scampò al flagello che infierì particolarmente nella vicinissima Mentana. Si racconta che padre Giuseppe Gessi da Borghetto, religioso dei Frati Minori Conventuali, nel convento della Santissima Concezione in Monterotondo, ebbe una visione soprannaturale nella quale vide un'ombra a cavallo che di gran carriera veniva verso la città dalla parte di Mentana con un flagello in mano per percuotere, mentre la Beata Vergine con il suo Divin Figluolo ed assistita da San Rocco, le proibiva l'ingresso al paese, facendola tornare sui suoi passi. Gli abitanti del Borgo furono così salvi per intercessione della Madonna.

Altre

  • Chiesa della Madonna di Loreto - Costruita nell'Ottocento, e proprietà della Confraternita del Gonfalone, è stata recentemente restaurata (2008).
  • Chiesa di Gesù Operaio. Sita nel quartiere Spineti, all'interno è conservata una pietra del Gran Sasso. È stata recentemente restaurata ed ampliata (2010).
  • Chiesa di San Nicola e Vecchio Ospedale - Il complesso dell'ex Ospedale, voluto e fatto costruire da Arcangelo Federici, ricco possidente e benefattore della città al quale è dedicata la adiacente via, è sito in piazza Don Minzoni. Questo palazzo era sede dell'ospedale di Monterotondo fino agli anni '30 del Novecento ma ora ospita la biblioteca comunale, con annessi il centro culturale Paolo Angelani e il Museo Archeologico territoriale comunale. Una targa marmorea ricorda il ruolo del complesso nell'Ottocento. All'esterno vi è la chiesa di San Nicola, ora sconsacrata, dove furono ritrovati i resti mortali del suo fondatore Arcangelo Federici, che ora si trovano indegnamente dimenticati in un loculo senza nome del vecchio cimitero.

Architetture civili

Palazzo Orsini-Barberini
Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzo Orsini (Monterotondo).
Il palazzo Orsini

Il palazzo baronale che ospita il comune e vari uffici comunali, nonché l'ufficio dei vigili, ha, negli uffici consiliari degli affreschi del palermitano Giacinto Calandrucci (1655-1707), del fiammingo Paul Brill che ha anche affrescato una sala da pranzo di papa Paolo V, e di Girolamo Sciolante (o Siciolante) da Sermoneta (1521-1575) che ha affrescato anche il Castello Caetani di Sermoneta e dipinto una pala d'altare di Bologna.
Il palazzo, nel medioevo, fu proprietà degli Orsini, dei Barberini, dei Grillo (la stessa famiglia del film di Alberto Sordi "Il marchese del Grillo") e dei Boncompagni-Ludovisi. La torre, che domina l'intera Valle del Tevere, non è l'originale. È stata infatti ricostruita a seguito del devastante terremoto del 1915 di Avezzano, in cui andò distrutta l'originale.Il 1º novembre del 1867 ospitò Giuseppe Garibaldi ed il suo stato maggiore trasferiti da casa Frosi ospiti di Ignazio Boncompagni. Il Principe di Venosa e senatore del Regno indossava la camicia rossa nel 1867 * da "Giulio Adamoli, ricordi di un volontario da San Martino a Mentana, Milano Fratelli Treves 1892.

Nel cortile esterno ci sono il Giardino del Cigno, e vari monumenti come quello ai caduti della Marina Militare e l'ara ossario per i caduti della Grande Guerra, con il Parco della Rimembranza, recentemente risistemato. Il Cippo-Ossario garibaldino è nel parco della "Passeggiata" con accanto il busto di Raffaello Giovagnoli.

La porta Garibaldi
Porta Garibaldi

Nei pressi della chiesa di San Rocco si trova la Porta Garibaldi, recentemente restaurata. Progettata dall'architetto romano Frontoni nel 1722, fu ultimata nel 1751. Faceva parte delle mura che cingevano gran parte della città. È l'ultima delle quattro porte d'accesso al centro storico rimasta e sostituisce Porta Romana Vecchia, che anticamente era sita nei pressi dell'odierna piazza del Popolo. Tale porta, Monumento Nazionale chiamata Porta Romana prima del 1870, prende il nome dalla conquista della città da parte di Garibaldi il 26 ottobre 1867. Per poter entrare in città, provenendo dalla Valle del Tevere, Garibaldi dovette bruciare la porta che chiudeva l'accesso al centro. In stile romanico-pseudorurale consta di un accesso pedonale al centro storico ad arco a tutto sesto, il transito è consentito dal lato sinistro, guardando la porta dal piazzale antistante. Sulla sommità sventolano il tricolore e la bandiera europea. Tricolore anche sulla torre di Palazzo Orsini. Più avanti due targhe marmoree ricordano la presenza di Giuseppe Garibaldi e del suo stato maggiore in una locanda attigua alla fontana dei leoni. Garibaldi soggiornò anche alcuni giorni nel Castello Orsini prima di avviarsi verso Tivoli per sciogliere la Legione. Una targa apposta in epoca fascista in parte scalpellata negli anni 40 ricordava la Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma e la Battaglia di Mentana-Monterotondo combattuta dai Garibaldini (1867) con accenni alla marcia su Roma delle camicie nere.

Il teatro Francesco Ramarini
  • Teatro Francesco Ramarini Il teatro Francesco Ramarini fu eretto nel 1920. Sono in corso lavori di restauro a seguito di un incendio che ne distrusse il solaio, appiccato da maldestri ladri alla fine degli anni '80.

Altro

  • Piazza dei Leoni -
    La fontane del Leoni a piazza del Popolo
    . La piazza rientra nella sistemazione urbanistica voluta dai Barberini. Al centro si trova la Fontana dei Leoni che ha origine da una precedente collocazione (1845) di una colonna di ordine ionico su leoni di terracotta. Nel 1927 questi ultimi sono stati sostituiti da quattro leoni di travertino scolpiti da Romeo Liberati, scultore eretino. La piazza, assieme alla fontana, è oggetto di dipinti e foto create da artisti locali. Interessante e l'acquerello che ritrae un garibaldino sulla piazza in camicia rossa ad opera di Erika Garibaldi, vedova di Ezio, nipote di Giuseppe. Una copia dell'acquerello è nel Museo di Mentana.
  • Pincetto - Posto su Piazza Duomo, alla destra della Basilica, è una vera e propria terrazza sulla città. Fa da raccordo tra due differenti livelli, quello più basso della piazza e quello più alto della parte vecchia del paese. Opera del 1903 dell'ing. Luca Betti, è un interessante elemento architettonico che riprende il motivo dell'antica cinta muraria, con al centro una fontana che ha alla base una statua che raffigura i tre monti su cui è costruita la città. Sulla parete due lapidi marmoree, la prima dedicata ai caduti di Libia dettata da Raffaello Giovagnoli il 20 settembre 1913, la seconda dedicata alla memoria del fratello Fabio Giovagnoli caduto a Monterotondo nella Campagna del 1867 inaugurata il 20 settembre 1909. I cimeli dell'eroe risorgimentale (sciabola, fascia azzurra di ufficiale ed altro) sono nel Museo della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma nella confinante Mentana.
  • La Passeggiata - È un lungo viale pedonale tratto di Via Bruno Buozzi, ritrovo ogni giorno di ragazzi, ma non solo di Monterotondo, ma anche dei paesi circostanti. Nel parco della Passeggiata è presente un cippo-ossario garibaldino con i resti dei caduti nella battaglia dell'ottobre 1867 (nel 1937 trasferiti nell'Ara-Ossario di Mentana), presente anche una colonna marmorea in ricordo dei 150 militari caduti nella battaglia contro i tedeschi del 1943. C'è anche il busto del patriota Raffaello Giovagnoli, fratello di Fabio, caduto nella battaglia garibaldina per la conquista della città e ricordato con una targa in piazza Giordano Bruno (Duomo) oggi Giovanni Paolo II. In città alcune targhe marmoree che ricordano la presenza di Giuseppe Garibaldi e dei suoi Volontari dal 27 ottobre al 3 novembre 1867. Garibaldi ed Anita, in fuga da Roma dopo la caduta della Repubblica Romana, passarono da Monterotondo il 4 luglio 1849. Un frammento del pino dove si ripararono in piazza S.Maria è nel Museo Nazionale di Mentana. Di rilievo l'arco trionfale, eretto alla memoria dell'eroe dell'aria Fausto Cecconi, trasvolatore atlantico, al quale sono intitolate anche una scuola e lo stadio comunale, posto alla fine della Passeggiata.
Il palazzo del Orologio

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  • Piazza dell'Orologio - Oggi Piazza della Repubblica, conserva l'antico Palazzo dell'Orologio, con un grande orologio sulla parete esterna, ed è il vecchio municipio della città detto anche Palazzo del Priore. Tale palazzo è in stile romanico-barocco. Il pavimento della piazza disegna una sottospecie di meridiana. Altri palazzi sulla piazza sono in stile pseudo rurale.

Aree naturali

  • Macchia del Barco e la Macchia della Gattaceca - È una grande riserva naturale, gestita dalla Provincia di Roma, posta tra i comuni di Monterotondo e Mentana. La flora ospita vari tipi di latifoglie tra cui olmi, ontani, larici e molti tipi di querce. La fauna invece è composta da molti tipi di uccelli, scoiattoli, ghiri, volpi e istrici. Soprattutto in estate, è il luogo ideale per manifestazioni di tipo naturalistico organizzate dai due comuni.

Siti archeologici

  • Via Nomentum-Eretum - È l'area archeologica della città in cui si può vedere distintamente il tracciato dell'antica via Nomentana tra Eretum e Nomentum. Durante tutto l'anno si può visitare il sito grazie alle visite organizzate dalla sede di Monterotondo-Mentana dell'Archeoclub Italia.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[6]

Etnie e minoranze straniere

Secondo i dati ISTAT[7] al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 3.962 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Tradizioni e folclore

  • Tra le feste principali è quella di Sant'Antonio abate, la più sentita da tutta la popolazione sia anziana, ma soprattutto dalle nuove generazioni. È una settimana di festeggiamenti in onore del santo protettore degli animali e comincia il sabato subito dopo la ricorrenza vera e propria (il 17 gennaio) con una processione che parte dalla casa del Vecchio Signore, che ha custodito per un anno la statuetta d'oro raffigurante il santo, fino al Duomo della città per poi fare il percorso a ritroso. La mattina seguente alcuni colpi di mortaio segnano l'avvio della festa della domenica quando il Signore fa il giro dell'ospedale e di tutte le chiese cittadine con la statuetta in mano e su una carrozza accompagnato da un corteo di fantini e cavalli addobbati per la festa con fiori di carta colorati. Questa è la Cavalcata che fa il giro delle principali vie cittadine e i fantini coprono le loro teste con un cappello di colore nero che ogni volta al grido di Evviva Sant'Antogno agitano in aria in segno di festa. Il Duomo accoglie la funzione principale ed il portale e la navata centrale sono decorati per l'occasione. Dopo aver compiuto il giro delle chiese della città il Signore insieme a tutti i fantini, alla Pia Unione, l'associazione che si occupa della gestione della festa e gli accordi con il Comune, e alla banda Eretina vanno a pranzo insieme sempre a spese del Signore della Festa. La festa ricomincia intorno alle 6 del pomeriggio quando la statuetta è di nuovo portata al Duomo per il passaggio di consegna dal vecchio al Nuovo Signore, che la prende in consegna e promette di conservarla per tutto l'anno seguente e di esporla alla popolazione nella propria casa. Quando la statua esce dal Duomo, i cappelli che alla Cavalcata erano neri, vengono girati e ora sono di colore rosso, segno che sta per cominciare la Torciata. La statua viene portata in processione per le vie della città fino alla casa del Nuovo Signore. La caratteristica della Torciata sta nel vivere l'evento, in quanto molto sentito dalla popolazione che accompagna il santo con canti in dialetto monterotondese e le classiche cupelle, fiaschi di vino che dissetano i Torciari. Quando il santo, che in genere segue la processione, entra a casa, il Signore bussa alla porta della sua casa, e la moglie da dentro chiede " Chi è? ", e il marito risponde: " è Sant'Antonio" e si aprono le porte della casa in cui il santo rimarrà per un anno intero a disposizione della popolazione. La festa prosegue per un'altra settimana ma non per la città ma all'interno della Pia Unione, che organizza pranzi a base di prodotti tipici locali. Fino agli anni '80 esisteva anche Il Palio di Sant'Antonio in cui partecipavano tutti i rioni della città con i loro stemmi e simboli. Una curiosità. Negli anni '50 e '60 la Cavalcata veniva fatta con lambrette e moto che sfilavano per le vie di Monterotondo addobbate a festa. Poi c'è la patronale (Santi Filippo e Giacomo, 3 maggio), la "ciummacata"-sagra delle lumache, riportata in vita all'inizio degli anni ottanta per iniziativa del poeta locale Ugo Angelini e successivamente "istituzionalizzata" (24 giugno). Si svolge nella piazza del Duomo, ma una volta si faceva in tutte le piazze del centro; la sagra della Panzanella (la prima domenica di luglio, in piazza Togliatti nel quartiere Crocetta), ed Estateretina (dalla metà di giugno fino a fine agosto), (San Michele arcangelo) (27 settembre) che si tiene a Monterotondo scalo e si dice sia la festa dell'Arriverderci all'estate. Inoltre ci sono tante altre feste di quartiere come la Sagra dello Spiedino nel quartiere Spineti, la Festa dell'Estate a Piedicosta, la Sagra della fava e del pecorino a Borgonovo e Sant'Antonio di Padova a Santa Maria.

Istituzioni, enti e associazioni

Sanità

Monterotondo fa parte della ASL RM/G che fa capo all'ospedale San Giovanni di Tivoli. Inoltre è parte del distretto G1 che ha sede sempre a Monterotondo in via Garibaldi e che fa capo anche ai comuni di Mentana e Fonte Nuova.

  • Ospedale Santissimo Gonfalone di Monterotondo

L'ospedale fu creato da Arcangelo Federici nell'edificio, ora, sede della biblioteca, e lo dotò di adeguata rendita per il suo funzionamento. Fu poi trasferito nell'attuale sede verso la fine degli anni '30 e gradatamente inglobato nel sistema sanitario vigente. Il Comune, grato, intitolò al benefattore una via tuttora esistente che va dalla sede del vecchio ospedale, verso il Castello, ora sede comunale.

  • CIM - centro igiene mentale
  • ASL Roma G- Poliambulatorio Monterotondo Scalo
  • INPS

Sono 8 in tutto le farmacie nel territorio comunale di cui 5 dell'APM, l'Azienda Pluriservizi Monterotondo che si occupa della gestione delle farmacie comunali, della manutenzione del cimitero comunale e dei rifiuti solidi urbani in città e in altri comuni come Fiano Romano, Palombara Sabina e Montelibretti. Le altre farmacie sono la Dott. Palli, Cucchiaroni e Cotogni.

Il 7 Ottobre 2015 alla presenza del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti è stato inaugurato il nuovo pronto soccorso dell'ospedale Santissimo Gonfalone. I lavori fanno parte di un più vasto intervento che riguarda tutta la struttura ospedaliera e che termineranno entro l'inizio dell'anno giubilare straordinario.

Cultura

Istruzione

Scuole

Oltre alle scuole dell'infanzia, elementari e medie vi sono diversi istituti di istruzione superiore quali il liceo classico e classico linguistico Catullo, il liceo scientifico Giuseppe Peano, l'istituto tecnico industriale Piazza della Resistenza ex Cardano con il liceo scientifico delle scienze applicate e, nella sede associata di Via Tirso, l'istituto per ragioneria e per geometri, il C.T.F Don L. Di Liegro ex Enfap, l'istituto artistico I.I.S. Angelo Frammartino (ex I.P.S.S.C.T.P. Marco Polo), il Liceo Linguistico paritario delle Arti e dello Spettacolo 'Alberto Sordi' e l'Istituto Tecnico Aeronautico paritario 'Santa Maria'.

Università

  • UPE Università Popolare Eretina Antonio Martinoia[8]

Musei

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo archeologico territoriale.
  • Museo Archeologico Territoriale - Il museo, fondato nel maggio 2003, comprende materiale recuperato da carabinieri, polizia e guardia di finanza da scavi clandestini sul territorio circostante e nel corso dei lavori della Società Autostrade per la realizzazione della bretella Fiano-S.Cesareo in seguito a denunce documentate dalla locale Associazione della Stampa. Il percorso museale si divide in 4 sale e comprende ceramiche di Crustumerium, buccheri in stile etrusco di varia provenienza, teste in marmo o travertino provenienti da Eretum e Nomentum. Di particolare interesse anche 3 ricostruzioni di tombe con scheletri o frammenti di scheletri ritrovati a Nomentum ed un modellino-plastico raffigurante una capanna preromana di Fidenae.

Media

Radio

  • Radio Suby

Stampa

  • In Città - quotidiano telematico di informazione locale
  • Monterotondo Oggi - periodico d'informazione mensile con sede a Monterotondo

Eventi

  • Importante manifestazione culturale è anche la rievocazione storica in costume rinascimentale Fasti d'autunno che si tiene ogni anno il terzo fine settimana di ottobre. In ogni edizione viene rievocato un avvenimento della storia rinascimentale della città relativamente al periodo compreso tra i secoli XV e XVI, quando il feudo di Monterotondo era di proprietà della potente famiglia degli Orsini. La manifestazione è organizzata dalla locale associazione culturale "Clarice Orsini" in collaborazione con l'amministrazione comunale.

Un'altra manifestazione che si svolge a Monterotondo Scalo è Monterocktondo, un festival nato nell'occasione di Estate Eretina. È un festival a partecipazione gratuita. Vi hanno partecipato vari complessi più o meno famosi tra i quali: i Casino Royale, Lapida, Enenvolvo, Acustimantico, Velvet, Le Vibrazioni e Frankie hi-nrg mc.[9]

  • Inoltre ogni seconda domenica del mese da settembre a maggio in piazza Duomo, via Cavour, piazza del Popolo (piazza dei Leoni), via Garibaldi, piazza della Repubblica e largo dello Sbragato nel centro storico e da giugno ad agosto in viale Bruno Buozzi ( La Passeggiata) si tiene un importante fiera dell'antiquariato molto apprezzata dai cittadini di Monterotondo e dintorni.
  • Dal 2013 si svolge a Monterotondo, nel Cinema Mancini e con serata finale a Palazzo Orsini, il Festival delle Cerase, festival del cinema italiano d'autore. Fino al 2012 si svolgeva nella vicina Palombara Sabina. È il festival del cinema più piccolo d'Italia.

Persone legate a Monterotondo

  • Clarice Orsini (1453 ca - 1488), moglie di Lorenzo il Magnifico e madre di papa Leone X.
  • Giordano Orsini di Monterotondo (1525 – 1564), condottiero italiano, appartenente al ramo della famiglia Orsini di Monterotondo.
  • Vincenzo Federici (Monterotondo 1871 - Roma 1953), paleografo e diplomatista.
  • Fausto Cecconi (1904-1931), aviatore.
  • Renato Curcio (1941), ex terrorista.
  • Raffaello Giovagnoli (1838-1915), letterato e garibaldino.
  • Mons. Alberto Giovannetti (Monterotondo 20 luglio 1913-Monterotondo 20 maggio 1989), primo osservatore permanente della Santa Sede presso l'O.N.U. con residenza a New York.
  • Raffaele Vessichelli (Napoli, 5 dicembre 1919 – Roma, 14 aprile 1990), carabiniere e procuratore italiano. Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, durante la seconda guerra mondiale fu decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare per la valorosa azione di resistenza opposta a Monterotondo contro paracadutisti tedeschi al comando del Maggiore Walter Gericke all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943[1].
  • Marco Giallini (Roma, 4 aprile 1963), attore.
  • Angelo Frammartino (Roma, 28 aprile 1982 – Gerusalemme, 10 agosto 2006), pacifista italiano. È stato accoltellato da un palestinese il quale, arrestato, ha confessato alla polizia israeliana che avrebbe voluto aggredire un israeliano. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in data 12 gennaio 2007, gli ha conferito la medaglia d'oro al merito civile alla memoria che è stata ritirata dai familiari il 9 novembre 2007 durante la cerimonia solenne presso la Prefettura di Roma.
  • Paola Romano (Monterotondo, 17 settembre 1951), pittrice e scultrice italiana.
  • Antonio Mancini (Soverato, 21 luglio 1944), primo giornalista professionista di Monterotondo, decano dei giornalisti locali. Corrispondente de Il Messaggero di Roma, nel febbraio del 1969 diede vita insieme a studenti al mensile d'informazione locale Monterotondo Oggi tuttora in vendita nelle edicole. Nel 1976 è entrato a far parte della redazione centrale della Radio Vaticana. Nel 2003 è stato premiato dall'Unione Nazionale Cronisti Italiani (Unci). Ha lasciato l'emittente pontificia alla fine del 2009 per raggiunti limiti d'età.
  • Pierluigi Ferrantini (Roma, 7 febbraio 1974), cantante.
  • Andrea Pesciarelli (Roma, 20 ottobre 1964 - Roma, 8 ottobre 2011), giornalista. Ha lavorato in RAI a Televideo, TGR Lazio, Rai Sport e TG1. Nel 2007 è passato a Mediaset a lavorare come notista politico al TG5 per volontà del direttore Clemente Mimun.
  • Alessandro Sperduti (Roma, 14 luglio 1987), attore di cinema, teatro e televisione.
  • Carlo Lucherini (Monterotondo, 1º maggio 1953), senatore della Repubblica Italiana, XVII Legislatura.
  • Federico De La Vallée (Roma, 19 Luglio 1979), speaker radiofonico di Radio Globo.
  • Cinzia Fiorato (Monterotondo, 9 gennaio 1966) giornalista, inviata, caposervizio e conduttrice del Tg1. Ha lavorato in Rai alla TGR, Tg2 e ora per il Tg1 si occupa degli Speciali. Ha condotto Il telegiornale della notte e Unomattina. Premi ricevuti: Personalità Europea 1991; Golfo d'Oro 2005; Labor 2007; Magna Grecia Awards 2008; Personalità Europea 2008; Telegiornalista dell'anno 2008; Posidone 2009; Gullace Pericle d'oro alla legalità 2011; Internazionale Targa d’Argento “Antonietta Labisi” 2014.

Geografia antropica

Urbanistica

Il centro della città si sviluppa ai lati della via Nomentana. Vi si trovano i maggiori servizi cittadini, nonché la sede comunale e le maggiori attività commerciali. Come rappresenta lo stemma della città, coniato dagli Orsini, è posto su tre colli e sulla valle che da questi discende. A sua volta si divide in diversi quartieri (o Rioni): Centro Storico, Santa Maria, San Rocco, Cappucini, Crocetta, Spineti, Tufarelle, La Fonte, San Matteo, San Luigi e San Martino.

Monterotondo può essere suddivisa in due macroaree: Monterotondo Paese e Monterotondo Scalo

Suddivisioni storiche

  • Il Centro Storico - È il cuore antico della città ed è sito su un'altura che, come avviene in altri casi simili di area sabina (Poggio Mirteto, Collelungo, Collalto, Montelibretti, Montopoli...), nel medioevo ha dato il nome all'abitato. I primi abitanti si stabilirono sull'altura sicuramente prima dell'XI secolo probabilmente in relazione ad un complesso agricolo-difensivo già esistente (la Villa di Campo Rotondo nominata in alcuni documenti medievali)
    . Seguirono le fasi dell'incastellamento che, insieme al coinvolgimento delle potenze baronali di Roma ed in particolar modo della famiglia Orsini, diedero vita al Castrum Montis Rotundi che ritroviamo citato nell'atto di divisione dei beni di Matteo Rosso Orsini del 1286. Le case sono nella maggior parte in stile romanico rurale, originariamente a due piani con scale esterne e profferlo aggettante in facciata. In alcuni casi è ancora possibile ammirare qualche esempio di costruzione duecentesca di questo tipo come via Arcangelo Federici e via Rossini. La parte seicentesca del quartiere, denominata Borgo e costituita dall'asse Piazza Duomo-via Cavour-Piazza del Popolo, è quella più frequentata e quella dove sono concentrate le attività commerciali e dove si svolgono importanti manifestazioni commerciali e culturali, come il mercatino dell'antiquariato. Anticamente si trovava in questo quartiere la chiesa di Sant'Ilario, distrutta nel terremoto della Marsica del 1915, di cui recentemente (2006) sono riemersi i ruderi.[10]
    . Recentemente sono partiti alcuni lavori di restauro volti a riqualificare lo stato di alcune vie minori del centro storico. L'abitato era anticamente cinto da mura di difesa e vi si accedeva attraverso quattro porte (tre delle quali sono scomparse). Oggi è circondato da un anello stradale, chiamato Circonvallazione, costituito da viale Giacomo Matteotti, viale Vincenzo Federici e viale Giuseppe Serrecchia.
  • Santa Maria - Altro rione storico della città, prende il nome dalla chiesa della Madonna delle Grazie. Vi è anche un polo scolastico inserito in quella che fu la palazzina dell'ONMI, Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Tra i nati nel complesso sanitario il brigatista Renato Curcio, 23 settembre 1941. Interessante il parco ONMI oggi chiamato "Arcobaleno" nel quale è sistemato il centro anziani comunale. Alcune scuole lo usano come palestra all'aperto ed è spesso sede di feste di partito o di associazioni. La parte vecchia è costituita dall'asse via Edmondo Riva-piazza Santa Maria delle Grazie da cui si dipartono vie minori con palazzi più moderni. Inglobato nel quartiere si trova anche il Rione San Rocco.
  • Cappuccini - È la zona adiacente alla chiesa dei Cappuccini o di San Francesco, la quale ospita un preziosissimo giardino, tra i pochi polmoni verdi all'interno della città esclusi il giardino comunale ed il parco ex-Onmi. È uno dei rioni storici che compongono il centro cittadino ed è prettamente residenziale. Si sviluppa lungo viale Fausto Cecconi, ultimo tratto viale Bruno Buozzi e via Pietro Nenni. Attualmente lungo il tratto urbano della Nomentana è in costruzione un centro commerciale. Forma un unico quartiere con il Rione San Matteo, il Rione Sant'Angelo e il Rione La Torraccia.
  • Spineti - Si trova presso la chiesa di Gesù Operaio ed è una zona abbastanza recente con palazzi moderni e grandi ville. Zona agricola fino agli anni '60, è abitata perlopiù da popolazione di origine abruzzese. In via Tirso ha sede l'Istituto tecnico per ragionieri e per geometri ITCG Via Tirso, associato con l'Istituto Superiore Piazza della Resistenza 1 (ex Cardano). La piazza civica del quartiere è piazza Gandhi dove in estate, grazie al comitato, ha luogo la sagra dello spiedino. Un'altra festa organizzata dalla parrocchia di Gesù Operaio è San Gabriele il secondo week-end di settembre. Forma un unico quartiere con il Rione Tufarelle, che è la zona antistante il Cimitero Monumentale, e il Rione La Fonte, anch'esso prettamente residenziale e commerciale, in cui si trovano i più importanti impianti sportivi cittadini, come lo Stadio Fausto Cecconi e lo Stadio del Nuoto, nonché sede di istituti scolastici.

Frazioni

Lo Scalo

Questa frazione, posta ai piedi del comune di Monterotondo, si sviluppò in seguito alla costruzione della stazione ferroviaria che fu inaugurata il 28 aprile del 1864. Posta sulla via Salaria rappresenta il punto d'unione di quest'ultima con la via Nomentana. Precedentemente lontana dal centro, considerata anche frazione del comune e quasi abbandonata a sé stessa, aveva addirittura un altro C.A.P. (il 00016, ormai caduto in disuso). All'inizio fu un coagulo di modeste abitazioni in stile rurale e fattorie poste sulla riva sinistra del Tevere. Oggi è un'ampia zona residenziale in continuo sviluppo e un'importante zona commerciale e industriale del centro Lazio. La popolazione crebbe dall'inizio degli anni '50 e per questo si richiese la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale per la crescente popolazione. Venne inaugurata così la chiesa di Santa Maria del Carmine, in stile moderno, mentre il santo patrono è San Michele Arcangelo che si festeggia il 29 settembre. Essendo molto grande e in espansione, si stanno decentrando alcuni servizi comunali come l'anagrafe e la sede distaccata della Polizia Locale. La zona, essendo posta in pianura, nella piana del Tevere, è soggetta ad allagamenti come l'episodio mortale in cui morì una donna nel dicembre del 2008, avvenuto in un sottopasso ferroviario. Il polo industriale, e più in generale il quartiere e la città, sono dal 2011 serviti dal nuovo svincolo autostradale di Castelnuovo di Porto con un nuovo e moderno ponte sul fiume Tevere. L'opera, costruita per decongestionare il traffico della Valle del Tevere e di Monterotondo Scalo, è stata integrata anche con interventi di viabilità, come la costruzione di 5 nuove rotatorie, che si andrà a completare con la nuova Salaria Bis che fungerà da tangenziale per i quartieri dello Scalo e di Pie' di Costa dividendo il traffico a lunga percorrenza proveniente da Roma, Rieti e dalla tangenziale di Monterotondo centro e diretto fuori città con quello di viabilità locale diretto alla stazione ferroviaria e al centro del quartiere. Dal 2006 il quartiere è interessato da interventi di riqualificazione delle aree industriali dismesse attraverso il parziale smantellamento delle fabbriche in disuso e la costruzione di nuove unità abitative, di servizi, spazi verdi pubblici e nuovi esercizi commerciali. Come il Green Village che è sorto sull'area della Ex-Scac, fabbrica di laterizi posta sul lato destro della via Salaria, quasi completamente riqualificata con esercizi commerciali, uffici e un hotel. Il quartiere si vedrà infine completamente riqualificato e modernizzato attraverso la realizzazione del progetto "Ecoquartiere Scalo" finanziato con 5 milioni di euro dalla Regione Lazio che prevede che tutto il quartiere diventi eco-sostenibile (con nuove piste ciclabili, verde pubblico, sostegno alle imprese "verdi" della zona industriale e l'installazione di pannelli fotovoltaici negli edifici) e che l'area dell'ex fornace Mariani venga riqualificata, così come avvenuto per il Green Village, andando a realizzare interventi di edilizia privata e pubblica, servizi e una torre di quattordici piani (che diverrà il nuovo simbolo del quartiere) in parte residenziale e in parte destinata a ospitare il "Museo delle Fornaci" di Monterotondo. Anch'esso si divide in alcuni quartieri e Rioni: Pie'di Costa, Borgonovo e Torre Mancina.

Pie'di Costa

È una frazione di Monterotondo che, come dice il nome stesso, si trova ai piedi della costa delle colline che si affacciano lungo la valle del Tevere, nella parte di territorio a sud ovest del comune. Nata essenzialmente come coagulo di modeste abitazioni rurali che sono state in seguito riassorbite dall'edilizia successiva, è oggi parte della zona di Monterotondo Scalo ed è una zona a vocazione commerciale. È la porta d'ingresso alla città, posta interamente sulla via Salaria e sul vecchio tracciato della Nomentana, che prende il nome di via Monti Sabini. Vi hanno sede un iper-mercato, un centro di orientamento al lavoro, l'Equitalia, l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) e l'INAIL. Fanno parte del quartiere anche il Rione Montegrappa e la Borgata Sant'Ilario.

  • Borgonovo - Borgonuovo o Borgonovo è un sobborgo di Monterotondo. La mancanza di chiese e di strutture ricettive hanno posto questo quartiere periferico e di passaggio, sviluppatosi lungo l'ultimo tratto della via Nomentana, in secondo piano rispetto ad altre zone della cittadina laziale.
  • Torre Mancina - È una zona agricola e verdeggiante posta a nord-est del comune. Praticamente disabitata, vi si accede attraverso vie private. È importante per la sede di un comprensorio di studi agro-zootecnici del CNR come l'istituto di geologia ambientale e geoingegneria, l'istituto di ricerca sulle acque, l'istituto sull'inquinamento atmosferico, l'istituto di metodologie inorganiche e dei plasmi, l'istituto di metodologie chimiche, l'istituto di studi sulle civiltà italiche e del mediterraneo antico e l'istituto di biologia cellulare.

Economia

Monterotondo visto dalla valle del Tevere. Al centro la torre del Palazzo Orsini Barberini (municipio).

Monterotondo è da sempre Terra di Lavoro. Fino agli anni '50 dello scorso secolo la popolazione era perlopiù impegnata del settore primario ed il centro era poco più di un borgo. Ma con il boom economico degli anni '60 e '70 la popolazione è aumentata grazie al notevole afflusso di popolazione da regioni come Marche, Umbria e Abruzzo che hanno trovato posto nella comunità monterotondese, facendo quindi anche espandere la città. I migranti erano attratti soprattutto dai molti posti di lavoro che la città offriva. Infatti nella zona delle Fornaci e Valle Ricca, ma anche sulla via Salaria, vennero costruite diverse industrie, soprattutto fornaci, specializzate nella fabbricazione di mattoni, ceramiche e laterizi. I migranti ampliarono il centro costruendo veri e propri nuovi quartieri come Spineti e Borgonovo che tutt'oggi sono abitati da gente di origine abruzzese, umbra o marchigiana. Il boom industriale si esaurisce, come nel resto d'Italia, alla fine degli anni '80. La città quindi si riconverte e diventa un importante centro del terziario. L'industria occupa ancora una voce non poco significativa per l'economia della città. Infatti nella Valle del Tevere, tra la via Salaria e la Traversa del Grillo, è sita la nuova Zona industriale che ospita, oltre a fabbriche locali, filiali di grandi aziende nazionali e internazionali.

La città è posta in un punto strategico. Infatti è al centro di un vasto territorio che va dalla Bassa Sabina, alla Valle del Tevere fino all'area Palombarese-Tiburtina. Quindi è una città in movimento essendo dotata di molti servizi importanti (come per esempio scuole superiori, ospedale, distretto sanitario, associazioni di categoria, stazione FS ecc...) non solo utili per i suoi abitanti ma anche per i centri del circondario. La città si muove però anche verso Roma con il fenomeno crescente del pendolarismo, essendo ben collegata a quest'ultima.

Agricoltura

È uno dei comuni della città metropolitana di Roma Capitale il cui territorio è compreso nell'area di produzione dell'Olio di Oliva Sabina (DOP).

Infrastrutture e trasporti

Strade

  • Strada Provinciale 22a via Nomentana, collega Monterotondo a Mentana, Fonte Nuova e alle località limitrofe. La SP 18/a Traversa del Grillo permette di raggiungere i comuni limitrofi della Valle del Tevere come Riano, Capena e Morlupo. La SP 24/b Via di Castelchiodato permette di raggiungere Castelchiodato, frazione di Mentana, e la via Palombarese nei pressi di Cretone.
  • La SP 2/f via delle Fornaci-Valle Ricca permette di raggiungere dal centro la via Salaria in località Fonte di Papa e la località Valle Ricca del Comune di Roma. È chiamata così in quanto vi sorgevano le principali fornaci di laterizi della città nate nel primo dopo guerra, alcune delle quali ancora attive.
  • La Tangenziale di Monterotondo è una strada ad alto scorrimento, tangenziale al centro urbano di Monterotondo, che è stata inaugurata nell'ottobre del 2002 per decongestionare il centro cittadino dal traffico a lunga percorrenza proveniente da Mentana e Fonte Nuova e diretto alla via Salaria. Il km 0 è posto all'intersezione con la Nomentana e si snoda per più di 5 km nella campagna eretina, andando ad intersecare varie strade urbane ed extraurbane, per poi confluire nella SP 18/a Traversa del Grillo nei pressi della zona industriale e del ponte sul fiume Tevere. È costeggiata da una pista ciclabile nel tratto Nomentana - via San Martino.

Ferrovie

La Stazione di Monterotondo-Mentana (la scritta del Comune confinante per anni sul fabbricato della Stazione FS è sparita al termine di un recente restauro) consta di 2 banchine, per complessivi 3 binari nonché di due parcheggi di proprietà della provincia di Roma, in dotazione al comune di Monterotondo.

Fa scalo a Monterotondo-Mentana la linea FL1 (ferrovia regionale del Lazio) (Orte - Fara Sabina/Poggio Mirteto - Fiumicino Aeroporto)

Mobilità urbana

Monterotondo è raggiungibile attraverso le linee Co.Tra.L del servizio di trasporto pubblico della regione Lazio. Essendo la città polo didattico con numerosi licei e istituti di istruzione superiore, durante il periodo scolastico sono attivi altri trasporti extraurbani, sempre gestiti dalla Co. Tra.L. Inoltre la città è collegata anche con i comuni di Sant'Angelo Romano, Guidonia e Tivoli. Sulla via Salaria, a Monterotondo Scalo, passano gli autobus da e per Rieti. I trasporti urbani interni sono gestiti dalla ditta Rossi Bus con 4 linee urbane.

Sempre il Cotral gestisce la navetta locale, che serve ai comuni di Mentana e Fonte Nuova, e alle loro frazioni per raggiungere la stazione FS di Monterotondo.

Amministrazione

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
23 aprile 1995 13 giugno 1999 Carlo Lucherini Centrosinistra Sindaco
13 giugno 1999 12 giugno 2004 Antonino Lupi Centrosinistra Sindaco
12 giugno 2004 7 giugno 2009 Antonino Lupi Centrosinistra Sindaco 2º mandato
8 giugno 2009 maggio 2014 Mauro Alessandri Centrosinistra Sindaco
maggio 2014 in carica Mauro Alessandri Centrosinistra Sindaco 2º mandato

Sport

Calcio

File:Cecconi - Monterotondo.jpg
Monterotondo: Lo stadio comunale Fausto Cecconi in località Pratone.

Attualmente sono presenti quattro squadre:

Calcio a 5

Nella frazione di Pie Di Costa gioca la squadra di calcio a 5 a.s.d. A.S.D. Play Time Monterotondo , i cui colori sociali sono il verde, il bianco e il rosso in onore al tricolore Italiano. La squadra milita in Serie D calcio a 5.

Nuoto

È di recente inaugurazione lo stadio del nuoto Città di Monterotondo, la piscina comunale olimpionica in località Pratone che durante i campionati di Roma '09 ha ospitato gli allenamenti di alcune nazionali di nuoto come USA e Australia. Inoltre ha ospitato (il 14 luglio del 2009) un'amichevole di pallanuoto tra le formazioni femminili di Stati Uniti e Italia con il risultato di 8 a 8. L'evento era completamente gratuito. L'impianto costruito con i finanziamenti da parte della Regione ha costituito il vecchio impianto ormai logoro e vecchio. I lavori si sono svolti in più di 4 anni con disagi per gli amanti di questo sport nella città eretina che hanno visto completamente chiuso l'unico impianto pubblico cittadini, rivolgendosi a strutture limitrofe.

Pallavolo e basket

A Monterotondo Scalo in via Monviso vi è il Palazzetto dello Sport comunale, costruito con i contributi di Provincia e Regione e che ospita le partite del Monterotondo Volley Conad femminile e dell'ASD Pallavolo Monterotondo maschile. La squadra femminile milita in B2 mentre la maschile in serie B1. Prima le partite venivano svolte della palestra del Liceo Scientifico Peano di Monterotondo. Inoltre il palazzetto ospita anche la squadra locale di basket la Virtus Monterotondo, che per anni ha militato in serie C, ottenendo anche la qualifica al torneo nazionale.Ora, in seguito alla ricostruzione della squadra, il settore giovanile è vanto della società. Le annate 95-96 hanno portato a Monterotondo 4 titoli regionali in 3 anni, l'ultimo vinto in seguito alla stagione 2012-2013.

Atletica leggera

È uno sport molto diffuso a Monterotondo dove sono presenti quattro Associazioni Sportive, l'Atletico Uisp Monterotondo, la Lazio Runners, i Runners e la Podistica Eretum, attraverso le quali numerosi atleti e semplici appassionati della corsa si cimentano in gare podistiche in tutto il Lazio e non solo. Il settore giovanile è curato dall'Atletico Uisp attraverso i suoi istruttori. Due sono le manifestazioni podistiche che si svolgono a Monterotondo: la Natalina nel mese di dicembre e il Cross Valle del Tevere a marzo.

Impianti sportivi

  • Stadio Fausto Cecconi
  • Stadio Ottavio Pierangeli
  • Stadio del Nuoto " Città di Monterotondo "
  • Palazzetto dello Sport
  • Palazzetto della " Pro Juventute "
  • Pista ciclabile con area fitness

Personalità sportive legate a Monterotondo

  • Marco Marchionni (Monterotondo, 22 luglio 1980) è un calciatore italiano, esterno del Parma e della Nazionale italiana.
  • Amos Cardarelli (Monterotondo, 6 marzo 1930) è un ex calciatore italiano, di ruolo difensore. Nel corso della sua carriera ha giocato con Roma, Udinese, Inter, Lecco e Tevere Roma.
  • Attilio Gregori (Monterotondo, 4 ottobre 1965) è un ex calciatore italiano che giocava come portiere. Ha militato in varie squadre professionistiche italiane, giocando pure numerose partite in serie A difendendo la porta di Genoa, Hellas Verona ed Udinese.
  • Marco Torrieri (Monterotondo, 14 maggio 1978) è un atleta italiano, cinque volte sul podio con la staffetta 4x100 in manifestaziooni internazionali.
  • Pietro Leonardi (Roma, 29 dicembre, 1963) è un dirigente sportivo. Dopo aver iniziato la sua carriera da direttore sportivo con il Monterotondo Calcio, dopo 3 anni entra nel mondo professionista con la società Empoli Calcio e dopo altri 3 anni nella Juventus e nell'Udinese. Dal 2009 è amministratore delegato e direttore generale del Parma Calcio.

Note

  1. ^ a b =Dato Istat al 31-5-2015
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Museo Mentana
  5. ^ "Storia & Battaglie", n. 81, giugno 2008.
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  7. ^ Statistiche demografiche ISTAT
  8. ^ Sito ufficiale dell'U.P.E. Monterotondo
  9. ^ Citazione dal sito.
  10. ^ http://www.associazionenomentana.com/annali_2005/152-155.pdf

Bibliografia

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  • R.CORDOVANI, I Cappuccini e Monterotondo, ed.Rotary Club Monterotondo Mentana, 1984;
  • A.DI GENOVA, Le sale affrescate, ed. Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, 1989;

Consiglio Pastorale parrocchiale (a cura di),Il Duomo di Monterotondo 1639-1989, 1989;

  • P.FILESI, Contributo alla storia di Monterotondo, Tolentino 1906;
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  • P.N. PAGLIARA, Monterotondo, in "Storia dell'Arte Italiana", vol. 8, ed.Einaudi, Torino 1980, pp. 233–278;
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  • O.SCARDELLETTI, Raccontare Monterotondo, ed.Balzanelli 1992;
  • S. G. VICARIO, Monterotondo in Sabina,I ed., La Rondine, Roma 1970; II ed. Mezzaluna, 1987;
  • SIRIO PANDOLFI, Monterotondo, Una città da salvare, 1973;
  • EUGENIO MOSCETTI, Tra Nomentum e Corniculum". 1985-2009. Venticinque anni di scoperte archeologiche, scavi, e recuperi nel territorio nomentano, cornicolano, e della Sabina romana. Monterotondo 2012

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