Coordinate: 45°53′00″N 11°02′03″E

Rovereto: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Fix vari, replaced: ,c → , c using AWB
Riga 383: Riga 383:


== Geografia antropica ==
== Geografia antropica ==
Il [[paesaggio]] ha risentito del progressivo processo di [[urbanizzazione]]. Le modalità dello sviluppo urbano recente della città hanno causato palesi forme di frammentazione del paesaggio, che hanno determinato fenomeni di alterazione della matrice rurale e del limite dello spazio urbano costruito. Dal punto di vista del consumo di aree naturali non sono state intaccate aree riconosciute come importanti dal punto di vista delle risorse naturali, mentre il territorio agricolo pregiato è stato interessato da fenomeni di consumo, riduzione o parcellizzazione del terreno<ref>[http://www2.comune.rovereto.tn.it/tavoleprg/VarGiu2009TAP/Relazione%20Illustrativa/Rovereto_PRG_Rendicontazione_Urbanistica.pdf Variante al PRG - giungo 2009]</ref>.
Il [[paesaggio]] ha risentito del progressivo processo di [[urbanizzazione]]. Le modalità dello sviluppo urbano recente della città hanno causato palesi forme di frammentazione del paesaggio, che hanno determinato fenomeni di alterazione della matrice rurale e del limite dello spazio urbano costruito. Dal punto di vista del consumo di aree naturali non sono state intaccate aree riconosciute come importanti dal punto di vista delle risorse naturali, mentre il territorio agricolo pregiato è stato interessato da fenomeni di consumo, riduzione o parcellizzazione del terreno<ref>[http://www2.comune.rovereto.tn.it/tavoleprg/VarGiu2009TAP/Relazione%20Illustrativa/Rovereto_PRG_Rendicontazione_Urbanistica.pdf Variante al PRG - giugno 2009]</ref>.


=== Suddivisioni amministrative ===
=== Suddivisioni amministrative ===

Versione delle 20:06, 27 lug 2015

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Rovereto (disambigua).
Rovereto
comune
Rovereto – Veduta
Rovereto – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia Trento
Amministrazione
SindacoFrancesco Valduga (Rovereto al Centro) dal 24-5-2015
Territorio
Coordinate45°53′00″N 11°02′03″E
Altitudine204 m s.l.m.
Superficie50,99 km²
Abitanti39 136[2] (31-1-2015)
Densità767,52 ab./km²
FrazioniBorgo Sacco, Lizzana (la Piòf), Lizzanella, Marco (March), Moietto, Mori Stazione, Noriglio (Noréi), San Giorgio, Sant'Ilario
Comuni confinantiAla, Calliano, Folgaria, Isera, Mori, Nogaredo, Pomarolo, Terragnolo, Trambileno, Vallarsa, Villa Lagarina, Volano
Altre informazioni
Cod. postale38068
Prefisso0464
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT022161
Cod. catastaleH612
TargaTN
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona E, 2 713 GG[4]
Nome abitantiroveretani (roveredani[1])
PatronoMaria Ausiliatrice, popolarmente "Madonna della neve", e S. Marco
Giorno festivo5 agosto e 25 aprile
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Rovereto
Rovereto
Sito istituzionale

Rovereto (IPA: [roveˈreːto], Roveredo in dialetto trentino) è un comune italiano di 39.136 abitanti[2] della provincia autonoma di Trento nel Trentino-Alto Adige.

Importante centro industriale, turistico e culturale del Trentino, ha saputo esprimere la sua vocazione di Città della Pace dando voce alla Campana dei Caduti, Maria Dolens, simbolo della fraternità universale, ideata e realizzata dal sacerdote don Antonio Rossaro all'indomani delle stragi e delle devastazioni scatenate dalla Prima guerra mondiale.

Geografia fisica

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Rovereto.

A Rovereto e nella Vallagarina in generale, vi sono inverni relativamente freddi e abbastanza nevosi ed estati calde e temporalesche (specie nelle ore pomeridiane). Un po' di sollievo dall'afa estiva è procurato dalla brezza tardo-pomeridiana che interessa in particolare la zona del torrente Leno e che scende dalla zona della Vallarsa, ad est della città. Negli ultimi anni si è assistito ad un lento innalzamento della temperatura anche in questa zona ed alla comparsa occasionale del fenomeno della nebbia, un tempo confinata solo alle aree padane.

In occasione dell'intensa nevicata del 26-27 gennaio 2006 sono stati registrati dei dati di accumulo nevoso straordinari, di circa 60 cm. La nevicata era stata più intensa nelle zone sud-orientali della regione: nella Valle dell'Adige si erano avuti quantitativi più ingenti a sud, mentre risalendo lungo la valle i valori, seppur cospicui, diminuivano[5].

ROVERETO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 5,18,513,718,223,027,229,728,723,917,410,45,86,518,328,517,217,6
T. min. media (°C) −2,2−0,33,57,511,615,117,116,613,18,42,9−1,1−1,27,516,38,17,7

Territorio

Rovereto (204 m s.l.m.) è il capoluogo della Comunità della Vallagarina del Trentino, nonché centro principale dell'omonima valle, situata nella zona meridionale della regione. La Vallagarina, caratterizzata da ampie distese di vigneti, è percorsa dal fiume Adige, in passato importante asse commerciale tra Veneto e Trentino-Alto Adige; legna e merci venivano trasportate per mezzo di zattere lungo il fiume. Dalla città, verso est, hanno inizio la valle di Terragnolo e la Vallarsa, percorsa dal torrente Leno: poco sopra Rovereto trova luogo la diga di san Colombano col suo lago, sovrastato dall'omonimo eremo. Le vette più importanti in prossimità di Rovereto sono il Monte Stivo (2059 m), il Monte Zugna (1864 m), il Monte Finonchio (1603 m circa) e il Monte Biaena (1615 m). Un "polmone verde" della città è costituito dal cosiddetto "Bosco della città", una zona boschiva fornita di sentieri e anche percorsi attrezzati per lo sport.

Storia

Rovereto intorno al 1700. Acquaforte.

Il borgo di Rovereto si presenta nel Medioevo come un insediamento storicamente meno antico e meno blasonato rispetto ad altri, senz'altro minori, sparsi nella Vallagarina, raccolti attorno alle varie Pievi. E infatti le prime notizie che lo riguardavano ci informano che esso dipendeva, sia per la giurisdizione ecclesiastica che per la civile, da Lizzana. Nel 1225 Jacopino da Lizzana vi insediò un villicum, poi arrivarono i nuovi signori di quella castellania: i Castelbarco legati alla dinastia veronese dei Della Scala. Attorno al 1300 Guglielmo di Castelbarco innalzò a Rovereto la cerchia delle mura (La Terra), vi insediò un Giudice e rinsaldò i rapporti della Vallagarina con Verona. Questi si mantennero poi nei secoli sempre molto stretti, come ci assicurano gli Statuti della Magnifica Comunità di Verona ove si afferma che la fortificatissima Valle di Lagaro (Lagari Munitissimus) faceva parte della giurisdizione veronese.[8]

Questa situazione, che precede la nascita del Principato vescovile di Trento, si mantenne almeno fino alla caduta del Regno longobardo, nel 778, secondo le ipotesi degli storici.[9] È solo agli inizi del XIII secolo che si hanno certezze sul cessare della giurisdizione veronese e l'instaurarsi della giurisdizione trentina in Vallagarina, a Lizzana e quindi a Rovereto. Nel 1197, giovedì 1º maggio, il vescovo tridentino Corrado II di Beseno, istituì solennemente alla presenza dei feudatari della valle de Lagaro l'ospizio per i lebbrosi e i poveri di Sant'Ilario di Rovereto, ed emanò lo Statuto che consentiva celebrare in loco una fiera godendo dei relativi privilegi, esenzioni e indulgenze, nonché delle cospicue entrate per i terreni annessi.[10] Solo vent'anni prima, nel 1177, Aldrighetto di Castelbarco, o chi per lui, aveva assassinato presso l’attuale convento di San Rocco di Rovereto il vescovo di Trento Adalpreto che, secondo il Sansovino, aveva invaso la Vallagarina per usurparne i feudi, e conseguentemente "essere stato uccisio perchè voleva torre lo Stato altrui".[11]

Il leone di San Marco, emblema della Serenissima, affrescato a Palazzo Pretorio, ricorda la dominazione veneta a Rovereto.

Più tardi nel tempo, allorché la Repubblica di Venezia estese il suo dominio fino alla Valle Lagarina mantenedolo per quasi un secolo, dal 1416 fino al 1509, Rovereto si trasformò in una ben munita piazzaforte strategica di frontiera. La Serenissima vi mandò nel 1425 i suoi architetti (il Malipiero e il Basadonna sono ricordati ancora oggi nei nomi dei torrioni che eressero), ne rafforzò e ampliò le strutture militari di difesa: il castello castrobarcense e la cerchia delle mura. Rovereto perse con Venezia la sua caratteristica di borgo medievale per acquisire quelle di una città, centro economico pulsante di vita e sempre più affollata di mercanti, industriosi artigiani locali, ma anche veneti e lombardi, medici, notai, gabellieri, gastaldi mentre nel contesto urbano si moltiplicavano le botteghe, le taverne, gli ospizi per i viandanti, chiese e conventi. Decisivo per suscitare lo sviluppo economico di Rovereto fu l'atto decretato nel 1417 dalla Serenissima Repubblica di Venezia, grazie al quale la città di Rovereto avrebbe goduto della "esenzione dal dazio di consumo" a beneficio della "attività tessile".[12] Questo atto lungimirante di politica daziaria della Serenissima incentivò da allora gli investimenti in attività artigianali ed industriali, premiando le iniziative imprenditoriali, favorendo le trasformazioni di capitali terriero e gli investimenti dei possidenti locali e forestieri.

L'esenzione dai dazi di consumo fu rinnovata poi il 3 novembre 1510 con diploma di Massimiliano I, dopo che, a conclusione della guerra contro Venezia ordita dalla Lega di Cambrai e della sconfitta veneziana alla Battaglia di Agnadello, Rovereto venne occupata dall'esercito imperiale. Massimiliano I confermò i privilegi e gli Statuti ai "fedeli consoli e cittadini e alla comunità della città di Rovereto", confermandone il rango di città.[13]

Il quattrocentesco Chiostro di S. Maria del Carmine. Il convento risaliva al 1290

La parte meridionale del Trentino, e con essa Rovereto, già veneziana, non fu però restituita al Principato vescovile di Trento, ma costituì invece il "Circolo ai confini d'Italia", sorta di zona franca che, per la sua importanza strategica, veniva controllata direttamente dall'Impero. Rovereto successivamente alla fine del dell'amministrazione veneziana pretese ed ottenne di godere delle condizioni di particolare autonomia che ne avevano caratterizzato lo status sotto la Serenissima ed ebbe quindi un regime amministrativo suo peculiare, diverso da quello vigente per gli altri territori trentini dell'Impero.

Nel dicembre 1805, dopo la sconfitta inflitta ad Austerlitz da Napoleone alle forze asburgiche e in seguito alla pace di Presburgo, Rovereto passò sotto l'amministrazione dei Bavaresi, alleati dei francesi, che governarono provvisoriamente il Trentino dall’inizio del 1806 alla fine del 1809, dapprima mediante la Commissione provvisoria amministrativa del Tirolo meridionale e quindi attraverso la Commissione amministrativa del Dipartimento dell’Alto Adige. In entrambe le Commissioni ebbe determinanti responsabilità il barone Sigismondo Moll di Villa Lagarina. Il Moll aveva già lodevolmente ricoperto, nel 1791, la carica di capitano distrettuale del Circolo ai Confini d’Italia (il Trentino) con sede a Rovereto e, nel 1796, fu presidente di quel Consiglio amministrativo.

Nel giugno del 1810 il Tirolo meridionale (che di fatto comprendeva tuttavia il solo Trentino) fu annesso al Regno d’Italia.

Sconfitto il Bonaparte, dal 1815 Rovereto divenne parte della Contea austro-ungarica del Tirolo e fu, fino al 1918, capoluogo di uno dei sette circoli da cui la provincia stessa era costituita.

Il periodo forse più fiorente della storia di Rovereto è stato il secolo XVIII, allorché si sviluppò al massimo l'industria della seta introdotta dai veneziani fin dal XV secolo. Già all'inizio del '500 fu installato in città il "primo filatoio a braccia di uomini" per iniziativa di Girolamo Savioli. Il progresso fu continuo. Nel 1766 gli opifici serici roveretani occupano più di 1000 operai, mentre oltre 4000 cottimisti lavorano agli ordini dei filatori e capofilatori nei 36 filatoi, 26 incannatoi, 1236 arcolai e nelle 5 tintorie che fornivano il prodotto finale ai 23 negozi di seta.[14] "Tout Roveredo travaille aux premières manufactures de soie ... " ebbe a osservare un illustre viaggiatore, il pensatore politico Montesquieu, quando qui fece tappa durante il suo viaggio in Italia, (1738 - 1741).[15]

La popolazione di Rovereto, che raggiunse alla fine del Settecento un significativo livello di benessere, testimoniato dalle realizzazioni architettoniche che tuttora la caratterizzano, era occupata, oltre che nella filiera della produzione della seta, nell'artigianato e nel commercio. La città ebbe fama anche, per l'importanza della sua vita culturale e il livello generale dell'istruzione, come l'Atene del Trentino.[16] Tra le realizzazioni urbanistiche di pregio di quel periodo sono da ricordare il Corso Nuovo lungo la via imperiale antica (oggi Corso Angelo Bettini, in memoria del martire), ideato dall'architetto Ambrogio Rosmini nel 1771. In quel tempo vengono ampliate anche le strade che portano ai sobborghi e lungo quei percorsi si innalzeranno i nuovi nobili palazzi che decoreranno Rovereto: il Palazzo dell'Annona (1771-72), Palazzo Piamarta (1172), Palazzo Fedrigotti (1778-90), Palazzo Alberti (1791), Palazzo Rosmini alle Frassine. Il Teatro lungo il Corso Nuovo e del 1783. Nascono anche le ville del patriziato in quella che allora era campagna ridente: la villa Alle Grazie, dei Vannetti, Villa Bridi, Villa Tacchi.

Nel 1850 la città di Rovereto conta 7.431 residenti che formano 1.694 famiglie, accolti in 654 case. In quel tempo nascono, soprattutto per iniziativa e con l'intervento finanziario di privati cittadini, notevoli istituzioni e strutture destinate a supportare ulteriormente lo sviluppo della città. Nel 1841 voluta da tre illuminati imprenditori, Giovanni Battista Tacchi, banchiere e grande industriale della seta, G. B. Sannicolò, industriale serico, il proprietario terriero Cesare Malfatti ed altri 42 roveretani, fu fondata la Cassa di Risparmio di Rovereto che monopolizzerà per tutto il secolo e oltre le attività economico-finanziarie sviluppate sul territorio e in provincia. Anche la costruzione dell'imponente acquedotto potabile dello Spino (1843-1845), che risolse da allora per Rovereto e la valle il problema della erogazione igienica di acqua purissima e fresca, va riconosciuta alla tenacia del dottor Antonio Balista e al senso civico di molti privati cittadini, coadiuvato dall'apporto finanziario del Comune. La medesima amministrazione comunale cittadina che, nel 1854, pur non avendo responsabilità dirette, contribuì al finanziamento di un'altra opera: l'opificio della Manifattura Tabacchi, sorta sulle rive dell'Adige a Borgo Sacco. La fabbrica diverrà una risorsa preziosa per combattere la crescente disoccupazione quando, sul finire del secolo, la prima crisi economica avrebbe colpito il Trentino meridionale, consentendo di ridurre localmente il fenomeno drammatico dell'emigrazione.

Memorabile fu l'attività amministrativa svolta da Cesare Malfatti, podestà di Rovereto tra il 1851 e il 1860, ed ancora tra il 1867 e il 1873, poi deputato alla Camera di Vienna. La città memore e grata gli ha dedicato la piazza del Grano, una delle belle del centro storico. Al suo governo illuminato si deve l'acquisto del Palazzo della pubblica istruzione, il completamento del Ginnasio, l'istituzione della Scuola Reale Elisabettina per la quale sottoscrisse una generosa offerta, la fondazione del Museo Civico del quale fu il primo presidente, la fondazione, assieme ad altri cittadini, della Cassa di Risparmio di Rovereto che poi diresse dal 1841 al 1855, l'istituzione del Corpo dei Civici Pompieri, della Società Agraria. Per sua iniziativa fu costruito il ponte in pietra (Ponte Forbato) sul Leno, la nuova fabbrica dell'Asilo infantile, la piazza della Posta, il passeggio di San Rocco. E ancora l'acquisto dei terreni contigui la nuova strada della stazione ferroviaria, vigorosamente sostenuto in vista della risistemazione urbanistica e dell'impostazione del Corso Rosmini (1872 - 1878).

Questo avveniva dopo che nel 1859 si completò il tronco Verona-Trento della Ferrovia del Brennero ed è da notare che per sollecitare la realizzazione di questa opera si attivarono responsabilmente le autorità pubbliche di Rovereto, di concerto con la Camera di Commercio ed Industria. Questa istituzione, eretta a Rovereto il 13 agosto 1850 seppe svolgere un ruolo determinante di studio, indirizzo e propulsione per le attività economiche nel Trentino meridionale nei decenni successivi, conducendo efficaci battaglie contro il potere centrale di Innsbruck e Vienna per la soluzione dei problemi locali nell'interesse della popolazione. L'azione della Camera di Commercio e Industria risultò particolarmente utile durante gli anni che seguirono e il manifestarsi della crisi agricola e industriale.

La grave crisi che colpì il roveretano e la valle nella seconda metà dell'Ottocento era dovuta a diverse concause: le tensioni politiche seguite agli accadimenti del 1848 e le guerre del 1859 scardinarono alcuni elementi portanti dell'economia locale, modificarono negativamente sia i rapporti tra i settori di produzione sia i tradizionali assetti dei rapporti commerciali con le regioni confinanti. I nuovi uffici doganali posti sui confini con la Lombardia e il Veneto ostacolano le vendite della seta e della carta e l'importazione vantaggiosa dei cereali. Il gravame dei forti dazi e delle barriere doganali devastò il sistema dei rapporti commerciali, mise in ginocchio l'industria serica, l'industria dei velluti, quella della concia delle pelli. A questa situazione già assai negativa si aggiunse, per l'agricoltura, il diffondersi della fillossera e della pebrina che colpirono la viticoltura e la coltura dei bachi da seta. Intervennero quindi a guastare ulteriormente questo quadro infelice le tragiche alluvioni dei torrenti e dell'Adige negli anni 1882-1885 e seguenti.

Nonostante tutto ciò, la città seppe reagire con una graduale ristrutturazione delle basi economiche che avrebbe portato al decollo di una nuova industrializzazione più evidente agli inizi del nuovo secolo, svolta segnata dalla fine della fase "protezionistica" e l'inizio di quella "liberistica" in cui la giunta comunale operò da protagonista.[17] Decidendo la "esenzione delle sovraimposte con la concessione della forza motrice a condizioni di favore, sia con la cessione di suolo e con le facilitazioni per farlo ottenere a chi per scopi industriali avanzasse domanda", l'amministrazione comunale di Rovereto richiamò sul territorio numerosi imprenditori che seppero riconvertire e reindirizzare la nuova produzione industriale.[18]

File:Rovereto ponte forbato.JPG
Il Ponte Forbato. Sul torrione Malipiero è visibile la Campana dei Caduti ora a Miravalle. (incisione di Roberto Iras Baldessari).

Nel 1900 Rovereto contava 10.180 abitanti, un incremento rispetto a quelli contati cinquant'anni prima dovuto più che al tasso di natalità, più basso che altrove, alla diminuzione della mortalità infantile ma, soprattutto, al forte tasso immigratorio. La forte immigrazione (rispetto a una debole emigrazione) che caratterizzava la città faceva constatare statisticamente che solo la metà dei cittadini residenti aveva avuto i propri natali a Rovereto, con significativo incremento di "appartenenti a stati all'estero, in prevalenza italiani del vicino regno" ed un "aumento considerevole della popolazione italiana", mentre l'elemento tedesco era rimasto stazionario.[19]

Quel nuovo periodo positivo dell'economia che si era aperto all'alba del secolo per Rovereto, fu drammaticamente interrotto dallo scoppio della Grande Guerra. La Prima guerra mondiale inflisse ferite nel tessuto sociale ed economico della città, devastazioni che imposero l'esilio della popolazione dalla patria cittadina, trasformata in prima linea bellica. L'esito del conflitto con la sconfitta delle armi austro-ungariche riportò infine la città sotto governo italiano. Rovereto riprese a fiorire lentamente, sia per opera dell'iniziativa privata, coadiuvata dai numerosi istituti di credito, ma anche con il contributo delle società del movimento cooperativo nel frattempo sorte sul territorio molto attive nei singoli campi di competenza, dall'agrario (la Società Agricoltori della Vallagarina) al bancario (il "Banco Agricolo Operaio di Rovereto"). Ma anche questi rinnovati progressi, conquistati e consolidati all'indomani della Grande Guerra furono mortificati dalla crisi che poi colpì l'economia trentina nei primi anni Trenta, quando numerose banche dovettero affrontare problemi talora insormontabili di liquidità. Allorché nel giugno 1933 dovette chiudere i propri sportelli la più grande banca del Trentino, la "Banca del Trentino Alto Adige" (nata dalla fusione imposta dal regime fascista tra la Banca Cattolica e la Banca Cooperativa) si ingenerò un effetto domino che coinvolse tutti gli istituti di credito trentini. Nel verbale del 19 marzo 1934 dell'assemblea generale del "Banco Agricolo Operaio di Rovereto" la relazione ai soci avverte: "Certo è, che l'avvenire che ci sta davanti non è dei più rosei e dei più pieni, irto di difficoltà collegate a quella parola che tutti conosciamo "la crisi" ...."[20]

Anche quella crisi fu alfine superata, nuovamente l'economia di Rovereto si riprese, ma poi scoppiò la Seconda guerra mondiale e gran parte dei progressi furono azzerati dai nefasti eventi bellici e sotto gli effetti diretti ed indiretti delle bombe sganciate dai belligeranti lungo l'asse della Ferrovia del Brennero.

Al termine della seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre 1943 e fino alla ritirata tedesca di fine aprile-inizio maggio del '45, il Trentino, l'Alto Adige e la Provincia di Belluno formarono la Operationszone Alpenvorland (Zona d'operazioni delle Prealpi), entità amministrativa il cui controllo era sottratto alla Repubblica Sociale Italiana e faceva capo direttamente alla Germania nazista. Nel periodo dell'occupazione nazi-tedesca il capoluogo di regione fu posto a Bolzano.

Sacrario dei Caduti a Castel Dante

Nel dopoguerra, le Amministrazioni comunali che si succedettero al governo di Rovereto iniziarono da subito una poderosa opera di ricostruzione della città devastata dai bombardamenti, privata talvolta di rifornimenti vitali. La ricostruzione industriale procedette a passi confortanti grazie all'iniziativa dei privati ma anche all'efficace sostegno pubblico. Nel 1946 il primo sindaco eletto l'ing. Giuseppe Veronesi, che era stato assessore nella giunta del sindaco Bettini Schettini, insediato dal C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), incentivò in ogni modo nuove il radicamento di nuove iniziative artigianali e industriali e l'acquisizione di fonti energetiche incrementando via via gli investimenti in opere pubbliche. In parallelo con l'incremento delle risorse occupazionali si moltiplicarono le iniziative mirate alla diffusione dell'istruzione tecnica e professionale. Negli anni Sessanta (mentre a Veronesi era subentrato il sindaco Ferruccio Trentini e a questi Guido Benedetti) in sintonia con il cosiddetto miracolo economico che si stava concretizzando sul piano nazionale, a Rovereto presero corpo di seguito una serie di realizzazioni civili sociali di grande impatto. Tra le altre, si realizzarono la nuova funzionale sede dell'Ospedale di Santa Maria, il nuovo Istituto Tecnico per Ragionieri e Geometri "Felice e Gregorio Fontana", progettato dall'arch. Luciano Baldessari, eretto sopra il vecchio campo sportivo. Veniva contemporaneamente inaugurato il nuovo Campo per la squadra del Rovereto che aveva conquistata lodevolmente la serie C. Gli anziani videro aprirsi le opportunità di una nuova "Casa di soggiorno per anziani" che si sarebbe dovuta gestire secondo tecniche innovative. L'Azienda elettrica municipale, allora ancora roveretana e rivana, potenziava le sue risorse con la costruzione delle nuove dighe sul Leno, gli istituti di credito roveretani registravano continui successi marcando il benessere sempre più diffuso. L'elettorato riconobbe allora, agli inizi di quelli anni Sessanta roveretani, i meriti delle amministrazioni che avevano ben governato la città premiando il partito di governo municipale, la dc, con una maggioranza che superò il 60 per cento. Dopo d'allora la storia cambiò e i segni negativi cominciarono a infittirsi sempre più fin sulle soglie del nuovo secolo.

Simboli

Stemma di Rovereto:

  • blasonatura: d'oro, alla rovere sradicata e fruttata, al naturale, accostata dalle lettere maiuscole in oro C.R.
  • corona: Murale di città
  • ornamenti: a destra una fronda d'alloro fogliata al naturale fruttifera di rosso, a sinistra una fronda di quercia fogliata e ghiandifera al naturale, legate da un nastro d'oro, reggenti un breve d'argento con il motto latino "Magno cum robore quercus ingentes tendet ramos", che significa "Con grande vigore e abbondanza la quercia stende i suoi rami".[21]

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Piazza delle Erbe
La fontana del Nettuno
Chiesa del Suffragio
Santa Maria delle Grazie
La Chiesa della Madonna di Loreto
Santuario della Madonna del Monte

Architetture civili

  • MART, Museo di arte contemporanea opera celeberrima dell'architetto Mario Botta.
  • Palazzo dell'Annona
  • Palazzo Fedrigotti
  • Palazzo Piamarta: da poco restaurato, ospita ora corsi dell'Università di Trento. In passato fu sede storica del Liceo Ginnasio "Antonio Rosmini" e dell'Istituto Tecnico Commerciale per Geometri "Felice e Gregorio Fontana", già Scuola Reale Elisabettina.
  • Palazzo Alberti
  • Palazzo della Cassa di Risparmio
  • La Casa natale del filosofo e beato Antonio Rosmini (1797-1855).
  • Palazzo Rosmini "al Frassen"
  • Palazzo de' Cobelli
  • Palazzo del Catasto
  • il nuovo Istituto Tecnico "Felice e Gregorio Fontana", opera dell'architetto Luciano Baldessari
  • Palestra di via S. Giovanni Bosco
  • Palazzotto delle Poste
  • Palazzo dell'Istituto Magistrale
  • Palazzo Pretorio
  • Palazzo Testori
  • Palazzo Todeschi
  • Villa Tranquillini
  • Fabbrica della Manifattura Tabacchi
  • ex Caserma Guardia di Finanza
  • I filatoi di Roggia Paiari, storico complesso urbanistico costituito da sei filatoi edificati tra il 1700 e il 1750 nella zona di Santa Maria.

Architetture militari

  • Il castello di Rovereto, situato sopra la centrale Piazza Podestà, ove ha sede all'interno di Palazzo Pretorio il municipio cittadino. Il primo nucleo del complesso fu costruito dai conti Castelbarco tra il XIII e il XIV secolo e poi ampliato dai veneziani nel corso della loro dominazione nel XV e XVI secolo. La struttura attuale è frutto proprio degli apprestamenti fortificatori realizzati dai Veneziani. Si tratta di uno dei migliori esempi di fortificazione alpina tardo-medievale. La costruzione del castello e della prima cinta di mura accompagnò anche l'inizio della prima evoluzione urbana di Rovereto, che conobbe grande sviluppo sotto il domino veneziano nel Quattrocento. Il castello è posto in un punto panoramico sulla città, la Vallagarina, la gola del Leno e i monti circostanti.
  • Resti delle mura medioevali castrobarcensi con le torri di vedetta

Monumenti

  • La Campana dei Caduti battezzata "Maria Dolens", situata sul Colle di Miravalle, i cui cento rintocchi ricordano ogni sera i Caduti di tutte le guerre, invocando Pace e fratellanza nel mondo. Venne fusa il 30 ottobre 1924 con il bronzo dei cannoni offerti dalle Nazioni coinvolte nell'"immane massacro" della Prima Guerra mondiale. Prima di essere esiliata nel secondo dopoguerra sul colle di Miravalle, dominava, alta sul torrione Malipiero del Castello castrobarcense, la Valle Lagarina. Per decenni Maria Dolens costituì parte importante e significativa del paesaggio di Rovereto e della sua coscienza civica: la città, dopo ogni tramonto, risuonava del suo solenne monito alla fratellanza universale nel ricordo del sangue versato su tutti i campi di battaglia .[22]
  • Ossario di Castel Dante, posto sulla sommità di Colle Castel Dante, dal quale è possibile avere una panoramica sulla città e sui suoi dintorni. La costruzione è del 1936, su progetto dell'architetto Ferdinando Biscaccianti. È l'estrema sepoltura di dodicimila soldati italiani e austro-ungarici uccisi sul fronte italiano durante la Prima Guerra mondiale. Il Sacrario conserva inoltre le spoglie dei martiri irredentisti Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Un monumento al generale Guglielmo Pecori Giraldi ricorda la 1ª Armata italiana che, nel 1916, fermò l'offensiva austriaca
  • Stele monumentale commemorativa, inaugurata al termine del 2014, in ricordo degli oltre 300 caduti della città di Rovereto che combatterono nella Grande Guerra con la divisa dell'Imperial regio Esercito austro-ungarico.[23]

Fontane

  • Fontana Rosmini
  • Fontana della Pace
  • Fontana delle Due spine in via S.Maria
  • Fontana del Nettuno in Piazza Cesare Battisti
  • Fontana di Piazza Filzi a Borgo Sacco

Lapidi storiche

Lo stesso argomento in dettaglio: Lapidi storiche di Rovereto.

Altro

  • Le impronte fossili lasciate nella zona dei Lavini di Marco da alcuni dinosauri della specie Camptosaurus (erbivoro) e Dilophosaurus (carnivoro) lungo i pendii di questa collina calcarea che da Rovereto costeggia la città degradando dolcemente verso Ala. Ai Lavini si possono ammirare all'incirca un centinaio di orme, impronte fossili. Questa zona archeologica, non molto lontana dalla Campana dei Caduti, si può raggiungere proseguendo per la stessa strada oppure in mezz'ora di cammino; la strada asfaltata (strada degli Artiglieri) che porta alle Orme è costeggiata da numerosi capitelli votivi che ricordano i caduti della prima guerra mondiale, e porta altresì alla grotta dove fu catturato Damiano Chiesa.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[24]

Etnie

Al 31 dicembre 2014 gli stranieri residenti nel comune di Rovereto sono 4984 e costituiscono il 12,73% della popolazione totale[25]. Tra le nazionalità più rappresentate troviamo:[25]

  1. Bandiera dell'Albania Albania, 993 2,53%
  2. Bandiera del Pakistan Pakistan, 564 1,44%
  3. Bandiera della Romania Romania, 526 1,34%
  4. Bandiera della Serbia Serbia, 405 1,03%
  5. Bandiera del Marocco Marocco, 343 0,87%
  6. Bandiera dell'Ucraina Ucraina, 328 0,83%
  7. Bandiera della Moldavia Moldavia, 260 0,66%
  8. Bandiera dell'Algeria Algeria, 221 0,56%
  9. Bandiera del RPC RPC, 141 0,36%
  10. Bandiera della Tunisia Tunisia, 141 0,36%

Lingue e dialetti

Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto trentino.

Imperante è sempre l'italiano, mentre sempre meno usato, e quindi conosciuto, è il dialetto trentino - roveretano che presenta caratteristiche diverse dal dialetto parlato nel resto della provincia perché "la parlata lagarina presenta tratti veronesi, […] che diventano ancora più evidenti nella parte bassa, tanto che ” - scrive Giulia Anzilotti - “definirei la parlata un dialetto trentino meridionale, di passaggio cioè fra il trentino centrale e il veronese, talora più vicino a questo che a quello”. (Anzilotti 1992, p. 8. Cfr. anche Zamboni 1977, p. 46)[26][27]

Tradizioni e folclore

Molte tradizioni e feste popolari, celebrate nei siti storici di Borgo Sacco, di Santa Maria (già borgo San Tommaso), di Santa Caterina, si sono spente nel corso degli ultimi lustri, poche altre sopravvivono grazie all'entusiasmo di volontari.

Interno della chiesa arcipretale di san Marco
  • Processione votiva del 5 agosto, dedicata a Santa Maria Ausiliatrice, popolarmente conosciuta come "Madonna della Neve". Esprime da tre secoli la riconoscenza di Rovereto per aver evitato nell'estate del 1703, le devastazioni inflitte alla Valle Lagarina dalle truppe del generale Vendôme nel corso della Guerra di successione spagnola (1702-1714). Le forze francesi avanzavano dal Garda per congiungersi a Trento con quelle dell'elettore di Baviera che calava dal Tirolo: sul loro percorso avevano seminato incendi e distruzioni a Nago, Brentonico, Loppio. Il Vendôme incerto fino all'ultimo sulla strada migliore per proseguire verso Nord, scelse infine di proseguire lungo la Destra Adige. I roveretani lasciati indifesi di fronte all'invasore, erano fuggiti con le famiglie in Vallarsa e a Serrada. Quelli rimasti videro il 5 agosto ardere Mori e Isera messi a ferro e fuoco dai francesi. Rovereto era salva. Nella chiesa di San Marco due grandi affreschi sul presbiterio, dipinti agli inizi del secolo scorso, documentano e raccontano la riconoscenza dei roveretani per esser scampati a quegli avvenimenti funesti e ne danno testimonianza storica. Leggenda è invece quella della neve miracolosamente caduta in quelle circostanze per deviare il percorso del generale Vendôme.
  • Il Palio delle Zattere a Borgo Sacco, rievoca ogni anno, a giugno, il passato importante del "Paese delle Zattere". Le imbarcazioni navigando da Nord sull'Adige approdano sulla riva dove sorgeva l'antico porto fluviale. Gli equipaggi si sfidano in prove di abilità e destrezza durante la discesa sul fiume. Vincono gli zattieri più veloci e con il minore addebito di penalità. Ai vincitori va in premio lo stendardo che riproduce l’antico stemma di Borgo Sacco e quindi si svolge il corteo degli equipaggi degli Zattieri partecipanti al Palio.
  • La Fiera di Santa Caterina. Si celebra ogni anno, l'ultima settimana di novembre nel rione dove sorge il convento francescano di Santa Caterina d'Alessandria.
  • Festa della "Repubblica di Zinevra", oggi obliata, coinvolgeva a Carnevale tutto il rione di Santa Maria, anticamente Borgo di San Tommaso che ha per confine a Nord il torrente Leno dove, presso il Ponte Forbato, schiera la sua enigmatica Casa dei Turchi. Soltanto nel 1820 il borgo, molto popoloso, residenza di parecchie famiglie nobili (gli Orsi, i Cobelli, i Masotti, i Candelpergher,) entrò a far parte del comune di Rovereto, conservando tuttavia un fortissimo sentimento di identità sua propria. Santa Maria scelse per stemma il ginepro, quasi in contrapposizione con la quercia di Rovereto comune. Di qui la spiritosa invenzione campanilistica di uno stato separato, la Repubblica di Zinevra, per l'appunto, che celebrava le sue ironiche battaglie e i suoi riti più fastosi nelle feste del Carnevale.[28]
  • La Festa degli Alberi. La tradizione, che costituiva anche una manifestazione di italianità, nacque nella seconda metà dell'Ottocento, sotto il grande podestà Valeriano Malfatti. Era la prima germogliata in Trentino ad imitazione di altre che si stavano diffondendo in Italia. Per decenni vide la partecipazione entusiasta di tutte le scolaresche roveretane e dell'intera città. È stata improvvidamente abbandonata negli anni Cinquanta del secondo dopoguerra dopo aver arrecato tuttavia immensi benefici a Rovereto che, grazie a quella secolare Festa dedicata al "piantar alberi", ha visto crescere e prosperare nell'arco di un secolo i boschi di conifere che la arricchiscono verso levante, alle Porte e in Vallunga. La Festa degli Alberi veniva celebrata nella tarda primavera quando "partiva dalla città una festante e gioiosa colonna di scolari con la banda in testa e col seguito di una lieta e numerosa turba di familiari e di concittadini per recarsi in Vallunga, nel Bosco della Città o nella solatia Valscodella dove ciascuno dei ragazzi, assistito da persone competenti, passava ad eseguire l'operazione del collocamento in sede della piantina di sua spettanza."[29]

Cultura

Istituzioni culturali

  • A Rovereto è stata testimone di impegno culturale l'Accademia Roveretana degli Agiati. Nata nel 1750, ha aggregato tra i suoi Soci i più significativi ingegni espressi dal Trentino nei campi delle Scienze, delle Lettere e delle Arti.

Musei

  • Il Mart, Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Aperto nel 2002 è il più grande museo di arte contemporanea costruito in Italia in tutto il Novecento. La struttura, progettata dall'architetto ticinese Mario Botta, è di per sé stessa di grande richiamo con la facciata costituita dai due settecenteschi palazzi Alberti e Dell'Annona e la grande cupola che si apre una volta entrati a formare una vera e propria piazza. La struttura ospita anche la biblioteca civica e l'auditorium Fausto Melotti.
  • Il Museo storico italiano della guerra situato all'interno delle mura del Castello di Rovereto, nel centro storico cittadino. Qui è possibile visionare numerosi reperti bellici inerenti al fronte italo-austroungarico della grande guerra, testimonianze fotografiche e l'enorme documentazione raccolta sin dall'inizio della sua attività e inerente alla prima guerra mondiale.
  • Il Museo civico situato nel Palazzo Parolari, in zona centrale. È tra i più antichi musei italiani: fu fondato infatti nel 1851, 10 anni prima dell'Unità d'Italia. Nel 2008 ha inaugurato il nuovo allestimento con le sale di zoologia (Uccelli e Mammiferi), numismatica e archeologia (Preistoria, Romanità e Magna Grecia), in particolare con la preziosa collezione donata dall'archeologo Paolo Orsi. Ogni week-end il museo propone spettacoli di astronomia al Planetario ubicato all'interno del suo giardino. Sezione staccata importante del Museo è l'Osservatorio astronomico situato sul Monte Zugna(1620 m s.l.m.).
  • La Casa d'arte futurista Depero, riaperta il 17 gennaio 2009 in occasione del centenario del movimento futurista, accoglie le opere più rappresentative dell'artista. L'edificio è stato ristrutturato e i lavori hanno permesso di mettere in sicurezza la Galleria Museo Fortunato Depero, aperta al pubblico nel 1959 e allestita dallo stesso Depero un anno prima della sua scomparsa (1960).

Scuole

Tra le istituzioni scolastiche che hanno sede a Rovereto si segnalano il Liceo Classico "Antonio Rosmini" (fondato nel 1672) e l'Istituto Tecnico "Felice e Gregorio Fontana" (nato nel 1853 come I.R. Scuola Reale Elisabettina, ma preceduto fin dal 1807 da una Scuola Reale).

Case editrici

A Rovereto ha sede la Keller editore, che ha curato la traduzione e la diffusione sul mercato italiano di molti autori europei come il premio Nobel della letteratura del 2009 Herta Müller.

Cinema

A Rovereto si tiene la rassegna Discovery on Film, che vede la città e il museo civico al centro di un dibattito scientifico internazionale, con la proiezione di audiovisivi provenienti dal repertorio del Prix Leonardo (il maggiore festival del film scientifico, in programma annualmente a Parma). Vi è inoltre la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, organizzata sempre dal Museo Civico di Rovereto nata nell'ambito del convegno Paolo Orsi e l'archeologia del Novecento con l'intento di raggiungere e sensibilizzare il grande pubblico sui temi della ricerca archeologica e della tutela del patrimonio culturale. Il pubblico, attraverso una votazione, assegna il premio "Città di Rovereto - Archeologia Viva".[30]

Teatro

Il Teatro Comunale "Riccardo Zandonai", è il primo teatro aperto in Trentino, opera significativa della Rovereto del secolo XVIII, da sempre celebrato centro d'attrazione culturale per l'intera regione. La prima costruzione avvenne nel 1783: si trattava di una costruzione in legno limitata al corpo del palcoscenico e alla sala; successivamente fu sostituita da un'opera in muratura e nel 1871 fu completata con la nuova facciata. Durante la Prima guerra mondiale fu gravemente danneggiato e utilizzato come stalla, magazzino e caserma; in seguito venne ristrutturato e nuovamente inaugurato con l'opera "Francesca da Rimini" di Riccardo Zandonai, a cui il teatro, in quell'occasione, fu intitolato[31].

Nell'ottobre del 2014 il teatro è stato riaperto al pubblico dopo 12 anni di lavori di restauro[32], mentre l'11 aprile 2015 c'è stata l'inaugurazione lirica con la messa in scena integrale del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini a cura dell'Associazione Culturale Euritmus, quale terza edizione del Festival di Musica, Storia, Arte e Cultura Progetto Opera Rovereto.

Musica

Rovereto gode di una tradizione musicale plurisecolare. Varie sono le istituzioni storiche che si dedicano alla musica cittadina quali:

Tra le istituzioni di più recente costituzione dedicate alla Musica si annoverano l'Associazione Amici dell'Opera, il Centro Internazionale di Studi Riccardo Zandonai, il Coro Polifonico "Voci Roveretane" e un'orchestra di fiati (l'Orchestra di Fiati "Liceo Antonio Rosmini").

Musicisti Roveretani attivi a livello internazionale sono i componenti dell'ensemble d'archi Trio Broz.

Eventi

  • Festival Oriente Occidente, luogo d'incontro fra diverse culture (teatro danza), si svolge ogni anno ad inizio settembre;
  • Rassegna internazionale del cinema archeologico, si svolge annualmente nella prima settimana di ottobre;
  • Premio Bonporti, ogni anno a ottobre si svolge a Rovereto dal 1996, concorso di musica antica su strumenti originali in Europa. Il concorso, ha visto alternarsi alla sua presidenza il clavicembalista Gustav Leonhardt e la violinista Chiara Banchini.
  • Palio Città della Quercia, un meeting internazionale di atletica leggera dalla lunga tradizione.
  • Artingegna, nata dalle ceneri della Mostra dell'artigianato, si svolge con cadenza biennale all'inizio di settembre. Sono esposti prodotti artigianali.
  • Sentiero di pace, una delle manifestazioni dell'estate di Rovereto.

Persone legate a Rovereto

Lo stesso argomento in dettaglio: (usare il Template:Vedi categoria).
  • Giovanna Maria della Croce (al secolo Bernardina Floriani) 1603-1673. Clarissa e mistica.
  • Gaspare Antonio Baroni de' Cavalcabò (1682 - 1759). pittore. Ha affrescato, tra l'altro, la Chiesa di San Giovanni a Borgo Sacco.
  • Girolamo Tartarotti (1707- 1761), letterato illuminista.
  • Giovanni Battista Graser (1718-1786), letterato illuminista.
  • Giovanni Battista Todeschi (1730-1799), giurista e letterato, accademico degli Agiati. Ospitò nel palazzo di famiglia un'accademia musicale in cui si esibì W. A .Mozart nel 1769. Risolse nel 1768 il complicato problema relativo al "Dazio consumo" e trattò diplomaticamente con Napoleone nel drammatico frangente dell'invasione francese del 1796.
  • Clementino Vannetti (1754 - 1795), poeta e letterato, autore del celebre sonetto ‘’Italiani noi siam, non tirolesi !’’ che interpretava i sentimenti patriottici della società e della cultura roveretana.
  • Sigismondo Moll (1758 - 1826), alto funzionario dell'Amministrazione napoleonica e asburgica.
  • Giancarlo de Moll (Rovereto, 1797 - Villa Lagarina, 1879), Feldmaresciallo e Secondo aiutante dell'imperatore alla corte di Vienna. Già ufficiale d'ordinanza del figlio di Napoleone, il duca di Reichstadt.
Antonio Rosmini
Paolo Orsi
  • Paolo Orsi (1859 - 1935), archeologo.
  • Ettore Tolomei (1865 - 1952), geografo e politico.
  • Alvise Comel (1866 - 1934), artista, diplomato alla Akademie der bildenden Künste di Vienna, fu docente e Maestro presso la Scuola Reale Elisabettina dove insegnò per 18 anni formando la vocazione di allievi poi divenuti famosi, tra i quali Fortunato Depero. Il fondo delle opere giovanili di questi fu donato negli anni '70 dal figlio Alvise alla Accademia Roveretana degli Agiati.
  • Gualtiero Adami (1878 - 1971), ingegnere stradale, studiò alla Scuola Reale Elisabettina.
Fortunato Depero
Damiano Chiesa

Geografia antropica

Il paesaggio ha risentito del progressivo processo di urbanizzazione. Le modalità dello sviluppo urbano recente della città hanno causato palesi forme di frammentazione del paesaggio, che hanno determinato fenomeni di alterazione della matrice rurale e del limite dello spazio urbano costruito. Dal punto di vista del consumo di aree naturali non sono state intaccate aree riconosciute come importanti dal punto di vista delle risorse naturali, mentre il territorio agricolo pregiato è stato interessato da fenomeni di consumo, riduzione o parcellizzazione del terreno[33].

Suddivisioni amministrative

Il Palazzo Pretorio, sede del Comune

Il Comune di Rovereto è suddiviso in 7 circoscrizioni:

  • Rovereto Centro
  • S. Ilario - Brione
  • Sacco-San Giorgio
  • Rovereto Sud
  • Lizzana-Mori Ferrovia
  • Marco
  • Noriglio

Frazioni

Lo stesso argomento in dettaglio: Borgo Sacco, Marco (Rovereto) e Noriglio.

Borgo Sacco

Piazza Fabio Filzi a Borgo Sacco

Comune autonomo fino al 20 marzo 1920, quando venne accorpato a Rovereto, Sacco si manifesta come un borgo attivo economicamente sin dal Medioevo quale importante porto fluviale lungo l'Adige, legato al sovrastante Castel Pradaglia sulla riva contrapposta, dove i Signori del tempo invigilavano sui traffici e ne riscuotevano i dazi dei traffici commerciali con Verona e il Nord. Era sede della gilda degli Zattieri ai quali era affidata la navigazione e il trasporto merci che si svolgeva prevalentemente su zattere, donde il nome. Qui fu insediata nella seconda metà del 1800 la grandiosa Manifattura Tabacchi che riforniva di sigari all'Impero Austro-Ungarico. Vi erano impiegate in prevalenza donne chiamate le "zigherane" alle quali è stato dedicato un monumento. A Borgo Sacco sorge la bella architettura settecentesca della Chiesa di San Giovanni con notevoli affreschi di Gaspare Antonio Baroni de' Cavalcabò (1682-1759).

S. Ilario - Brione

Sul poggio dove si svolgeva un'antica fiera mercato e che ancor oggi si affianca alla strada che corre verso Trento, nel 1197 (contemporaneamente a quello di S. Margherita d'Ala) fu eretta la chiesetta romanica di S. Ilario. Essa aveva annesso un ospizio, ormai scomparso, che dapprima fu per lebbrosi e poi per pellegrini. La gastaldia di S. Ilario, fondata dal pio vescovo Corrado II di Beseno, godette di molti privilegi per indulgenze e di cospicue entrate derivanti dalla fiera e dai vasti terreni di cui fu dotato l'ospizio. Questo fino al 1593, allorché il Sinodo diocesano incorporò il priorato con tutti i benefizi al fondo del seminario vescovile.

Il rione fu sede nel secolo scorso della Società agricoltori della Valle Lagarina. Ai giorni nostri è divenuta una zona residenziale intasato dal traffico molesto. Il nuovo quartiere ha fagocitato il nucleo storico di S. Ilario e costituisce ora la Circoscrizione Nord, sorta sui terreni lasciati generosamente in eredità alle istituzioni di beneficenza roveretane dall'archeologo Federico Halbherr. Qui, in aperta campagna, l'illustre archeologo teneva la sua villa, poi demolita per dar spazio alle edificazioni attuali. A breve distanza dalla "Piazza della Pace" si trova un'ampia area verde denominata Parco Amico, all´interno della quale trovano spazio il nuovo Centro Giovani di Rovereto ed il Centro Civico del Brione, un moderno complesso nel quale è inserita la Chiesa di San Giuseppe. Sulla collina domina il Parco Vallunga (più noto come Bosco della Città)[34].

Più precisamente, il quartiere conosciuto da roveretani come "Brione" ingloba ormai l'omonima via ma anche molte strade limitrofe. Si tratta di un assai vivo quartiere residenziale sorto nei primi anni settanta del secolo scorso e divenuto oggi dimora di una seconda generazione che convive abbastanza facilmente con una nuova generazione di immigrati. Non mancano servizi e un polmone verde costituito dalla "collinetta", piccolo dosso interposto tra il quartire "Città Nova" del Brione e le costruzioni ITEA restrostanti.

Lizzanella

Lizzanella e Lizzana. In alto l'Ossario di Castel Dante.

Il nome Lizzanella deriva dal contiguo borgo di Lizzana (Liciana, antica pieve). Supera i 2000 abitanti.

Nel 1818 ospitava la grande filanda di Domenico Bettini che utilizzò per la prima volta la macchina a vapore come forza motrice per il movimento delle aspi, sistema successivamente adottato dalle altre filande in provincia. La filanda Bettini rappresentava la tipica industria roveretana: produceva la seta greggia, bianca e gialla, di tre e cinque bozzoli. Nel 1851 impiegava 20 operai maschi e 400 donne, oltre ad 8 allievi maschi e a 40 allieve donne.[35].

Nel centro del paese, sorge la chiesa che risale ai primi del 1700, dedicata a Sant'Antonio abate, nella cui ricorrenza per tradizione secolare viene impartita la benedizione degli animali.

Lizzana

Lizzana è una frazione posta a sud di Rovereto, fra i paesi di Lizzanella e Marco. In origine fu insediamento pre-romano per la sua posizione strategica e per molti anni una delle principali roccaforti che presidiarono la Vallagarina e il Trentino meridionale. Durante il Medioevo fu una contea retta dai Signori di Lizzana che poi, per diritto di successione, passò ai Castelbarco. Nel 1234 passò sotto il dominio del principe-vescovo di Trento che l'assegnò in feudo agli stessi Signori di Lizzana. Dal 1439 al 1509 la Repubblica Veneziana vi insediò nuovamente i Castelbarco.

Sotto il Regno Italico divenne frazione di Rovereto il 23 agosto 1810 e riacquistò autonomia amministrativa con l'introduzione dell'ordinamento comunale austriaco nel Circolo di Rovereto il 1º gennaio 1821. Infine, dopo l'Unità d'Italia, il Comune di Lizzana fu aggregato con i comuni di Marco e Noriglio al comune di Rovereto il 2 giugno del 1927[36]. Lizzana alta, posta in salita ai piedi della montagna che costituisce la parte più vecchia del paese, con case storiche, la chiesa, l'oratorio, la scuola materna, scuola elementare, la baita degli alpini in Costa violina con monumenti per i caduti della prima grande guerra, l'Ossario di Castel Dante ecc.

Una tradizione vetusta, rinverdita dal Vannetti, ricorda ospite al castello di Lizzana il "ghibellin fuggiasco", Dante Alighieri, qui giunto da Verona nel 1304, allorché soggiornava presso Alboino della Scala, amicissimo questi dei Castelbarco. Autore dell'invito dovrebbe esser stato quel Guglielmo da Castelbarco che ora riposa nell'arca accanto a Sant'Anastasia. (Del castello di Lizzana rimangono pochi ruderi sul colle ancora oggi denominato Castel Dante). Il poeta cita nella cantica dell'Inferno della Divina Commedia la calcarea estensione dei "Lavini di Marco" che si scopriva dagli spalti del maniero: Qual è quella ruina che nel fianco / di qua da Trento l'Adice percosse, / o per tremoto o per sostegno manco, / che da cima del monte, onde si mosse, / al piano è sì la roccia discoscesa, / ch'alcuna via darebbe a chi sù fosse ... . (Inferno, Canto XII)

Economia

Rovereto è la realtà storica ed attuale più significativa ed importante della provincia di Trento. L'attività industriale sviluppa considerevoli settori, dall'industria meccanica, chimica, farmaceutica, tessile, cartaria, ottica, del legno, alimentare. Sono fiorenti da sempre l'artigianato e il commercio; l'agricoltura interessa in prevalenza le frazioni.

La storia dell'industria roveretana ebbe le sue origini nella lavorazione della seta il cui integrale ciclo produttivo trovò già sotto il dominio di Venezia, sul finire del Cinquecento, i primi insediamenti. (L'impianto urbanistico di Rovereto conserva memoria di tali insediamenti specializzati nelle varie rogge che servivano gli opifici e nelle strade deputate all'esercizio delle loro attività, quali le vie Setaioli, Tintori, ecc.). In epoca moderna, con gli anni Sessanta del secolo scorso, si assiste ad un processo radicale di razionalizzazione ed espansione dei settori primario e secondario con la nascita della Zona industriale delle Binelonghe, a Rovereto Sud. Una progetto studiato e concretizzato dalla prima Comunità di Valle nata nella provincia: la Comunità della Valle Lagarina fortemente voluta dall'allora sindaco di Rovereto ing. Giuseppe Veronesi. Quella istituzione, antesignana delle discusse Comunità odierne, operò fecondamente per un decennio, dal dicembre 1959 al novembre 1969, mirando alla finalità prioritaria fissata nel suo Statuto, a favore non solo di Rovereto, ma dell'intera Valle Lagarina: “promuovere, coordinare ed attuare iniziative dirette al progresso economico–sociale ed al benessere della zona, nonché di predisporre, in collaborazione con altri organi competenti, appositi piani di sviluppo e di integrazione”. Uno sviluppo economico coniugato a quello sociale. Rovereto si poneva in tal modo al servizio di tutti i centri valligiani. L’incremento del settore industriale nel fondo valle roveretano veniva sincronizzato con la progressiva diminuzione degli addetti di un'agricoltura impoverita e conseguentemente venivano potenziati i servizi a favore dei lavoratori (edilizia popolare, scuole, assistenza sanitaria, tempo libero ecc.). Nelle previsioni degli studi promossi da quella prima, efficiente, Comunità lagarina, si favoriva il mantenimento del domicilio dei lavoratori nei paesi di residenza, favorendone la pendolarità quotidiana mediante lo sviluppo della rete stradale e della viabilità.[37] Questi propositi furono poi contraddetti con l'affermarsi di singole ambizioni campanilistiche: alcuni paesi vollero una loro propria "zona industriale" erodendo spazi all'economia agricola e infliggendo ferite irreparabili al paesaggio rurale della Valle Lagarina.

Infrastrutture e trasporti

Strade

Strade statali e provinciali

Ferrovie

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Rovereto.
  • La ferrovia del Brennero, inaugurata nel 1859, la cui realizzazione lungo l'asta dell'Adige determinò la definitiva scomparsa della più antica via commerciale: la navigazione fluviale e l'attività degli "zattieri" che avevano la loro base operativa nel porto di Borgo Sacco.
  • Si ricorda la Ferrovia Rovereto-Arco-Riva - "RAR", una linea ferroviaria a scartamento ridotto (760 mm) che collegava la Ferrovia del Brennero con la riva nord del Lago di Garda in esercizio dal 1891 al 1936.

Mobilità urbana

Il trasporto urbano e interurbano è gestito dall'azienda Trentino Trasporti; dal 2001 il servizio urbano è esteso su un'area sovracomunale (8 Comuni ampliati a 10 nel 2011) e si realizza con una rete di 8 linee.

Amministrazione

Sindaci di Rovereto dal 1945

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1945 1946 Silvio Bettini Schettini Sindaco [38]
1946 1957 Giuseppe Veronesi Sindaco [39]
1957 1960 Ferruccio Trentini Sindaco [40]
1960 1964 Maurizio Monti Sindaco
1965 1974 Guido Benedetti Sindaco
1974 1977 Danilo Vettori Sindaco
1978 1983 Pietro Monti Sindaco
1984 1989 Renzo Michelini Sindaco
1990 1995 Pietro Monti Sindaco [41]
1995 1996 Giuseppe Chiocchetti Sindaco [42]
1996 2000 Bruno Ballardini Sindaco [43]
2000 2005 Roberto Maffei Sindaco [43]
2005 2010 Guglielmo Valduga Sindaco [44]
2010 2015 Andrea Miorandi Sindaco
2015 in carica Francesco Valduga Sindaco [45]

Altre informazioni amministrative

La circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1920 aggregazione del soppresso comune di Borgo Sacco; nel 1927 aggregazione di territori dei soppressi comuni di Lizzana, Marco e Noriglio; nel 1958 aggregazione di territori staccati dal comune di Volano (zone disabitate).[46]

Gemellaggi

Sport

Atletica leggera

Storica società roveretana è l'U.S. Quercia, nata ufficialmente il 18 giugno 1945. Per trent'anni di seguito ha raggiunto il titolo regionale di società (maschile).

Calcio

L'U.S. Rovereto 1918 milita nella Promozione. I risultati migliori risalgono agli anni settanta quando la squadra militò per diversi campionati consecutivi in serie C.

Lotta greco romana

Lotta club Rovereto, società che dalla sua fondazione nel 1971, conta ormai più di 400 titoli a livello nazionale, internazionale e mondiale, campione d'Italia anno 2005 e 2007.

Pallacanestro

La squadra di basket femminile di Rovereto gioca in Serie C. La squadra basket maschile Rovereto milita attualmente nel campionato di B2 come "Pallacanestro Rovereto". Altra realtà cestistica roveretana è la San Marco, che milita in serie D. Il minibasket schiera la Junior Basket Rovereto.

Pallamano

Negli anni settanta e ottanta l'Handball Club Rovereto, ha vinto 4 campionati e 4 coppe Italia. Dal settembre 2008, è nata l'A.S. Pallamano Rovereto che è iscritta al campionato di serie B femminile.

Rugby

Lagaria Rugby Rovereto è la squadra di rugby della città. Nata del 2008 per volontà di alcuni appassionati milita nel campionato di serie C da 4 stagioni. Il campo di gioco è situato nella frazione di Noriglio.

Impianti sportivi

  • Stadio Quercia: può ospitare 4.900 spettatori. Progettata dall'ingegner Guido Tomasi, l'opera è stata inaugurata nel 1964 dalle fattive e lungimiranti Amministrazioni municipali del tempo utilizzando le risorse recuperate dalla vendita alla Provincia Autonoma di Trento del vecchio campo sportivo di via san Giovanni Bosco (sul quale verrà poi costruito, a spese della P.A.T., il nuovo Istituto Tecnico "Fontana"). Oggi il "Quercia", ovvero quella che era una bella architettura sportiva vanto per Rovereto, è occultata, e devastata, da una cartellonistica commerciale sguaiata, in significativa sintonia con i nuovi stili gestionali.
  • Palazzetto dello Sport; Palestra San Giovanni Bosco; Palestra "Baratieri; Skatepark San Giorgio; Palestre I.T.I. G.Marconi e I.T.C.G. "Fontana"; Campi comunali delle Fucine, di via Baratieri, di Marco e Lizzana.
  • Campo Rugby di Noriglio
  • CTR (Centro Tennis Rovereto)e Circolo Tennis Baldresca

Galleria fotografica

Note

  1. ^ Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli Etnici e dei Toponimi Italiani, Bologna, ed. Pàtron, 1981.
  2. ^ a b Statistiche demografiche ISTAT, su demo.istat.it, Istituto nazionale di statistica. URL consultato il 17 luglio 2015.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Fonte:Meteotrentino
  6. ^ http://www.rovereto.org/storia-rovereto.cfm
  7. ^ Ignazio Putzu, Gabriella Mazzon, Lingue, letterature, nazioni. Centri e periferie tra Europa e Mediterraneo, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 332.
  8. ^ Statuta Magnificae Communitatis Veronae …’’, Proemium, Palatioli, Verona, 1588. a c. I.
  9. ^ Ipotesi esposta da Valentino Chiocchetti (si veda: L’antica giurisdizione veronese in Vallagarina, in "All'ombra del Rovere, medaglioni di vita roveretana", Arti Grafiche Manfrini, Rovereto, 1984, pag. 217-242) che richiama quello del canonico veronese Dionisi: De Dionisiis Joannis Jacobi, ‘’De duobus episcopis Aldone et Notingo. Andreasi, Verona, 1758.
  10. ^ Cfr. l'ampio e approfondito studio di Giovanni Cristoforetti, La Pieve di Villa Lagarina, pubblicato in "La nobile pieve di Villa Lagarina", Stampalith, Trento, 1994, p. 170
  11. ^ Chiocchetti Valentino-Chiusole Pio, ‘’Romanità e Medioevo in Vallagarina’’, Manfrini, Rovereto, 1965, pag. 154
  12. ^ W. Belli, La lavorazione della seta a Rovereto nel '500 e all'inizio del '600. Materiali di lavoro, n. 13. Rovereto, 1981, pag. 5.
  13. ^ Danilo Vettori, Forme ed aspetti di vita economica a Rovereto nella seconda metà dell'Ottocento, in "All'ombra del Rovere, medaglioni di vita roveretana", Arti Grafiche Manfrini, Rovereto, 1984, pag. 59-113.
  14. ^ A. Zieger, L'economia industriale del Trentino dalle origini al 1918", Trento,1956, pag. 47.
  15. ^ Charles de Secondat Baron de Montesquieu, Oeuvres complètes, vol. 1, Gallimard, 1949, p. 802.
  16. ^ Da oltre due secoli Rovereto si autofregia ed è conosciuta col titolo di "Atene del Trentino". Tra le innumerevoli e sempre univoche citazioni disponibili si rimanda, a titolo meramente esemplificativo, alla seguente: "Rassegna Storica del Risorgimento", vol. 48, pag. 85, Regio Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano, S. Lapi editore, 1961, pag. 85. Oppure si confronti: "Studi in memoria di Carlo Battisti", Istituto di Studi per l'Alto Adige, 1979, pag. 53. Peraltro anche le Guide del Touring Club Italiano nelle varie edizioni hanno richiamato questa denominazione di Rovereto "Atene del Trentino", espressione che nel tempo si è caricata di qualche ironia, poiché la città ha perso molti validi studiosi acquisendo nel contempo molti ignari di Storia patria.
  17. ^ Cfr. A. Leonardi, Depressione e risorgimento economico del Trentino. 1866-1914, Trento, pag. 47.
  18. ^ Di grande interesse per la conoscenza di questo periodo lo studio di Silvio Defrancesco Quarant'anni di vita municipale. 1880-1920. Rovereto, 1920, pag.5.
  19. ^ Cfr. Grandi, Leonardi, Pastori, Bassetto: Popolazione, assistenza e struttura agraria nell'800 Trentino, Trento, 1978.
  20. ^ Sei mesi dopo, nell'ottobre, anche il Banco Agricolo rischiò di essere posto in liquidazione, vittima delle circostanze economico-finanziarie e della fuga dei soci. Poi la fiducia vinse, molti soci ritirarono le dimissioni e nel giugno 1935 si deliberò di modificare la denominazione sociale in "Cassa Rurale di Rovereto", quella attuale. (vedi: Luciano Imperadori, La Cooperazione a Rovereto, in "All'ombra del Rovere, medaglioni di vita roveretana", Arti Grafiche Manfrini, Rovereto, 1984, pag. 56-57).
  21. ^ http://incomune.interno.it/statuti/statuti/rovereto.pdf
  22. ^ Rifusa nel 1939, e quindi nel 1965, in peso di 22.600 kg. È la 4ª campana in ordine di grandezza nel mondo a suonare a distesa, superata dalla "St.PeterGlocke" della Cattedrale di Colonia 24.000 kg. dalla "Millennium bell" di Newport 33.000 kg. e dalla campana del parco di Gotemba in Giappone 36.000 kg.
  23. ^ Stele commemorativa in memoria dei caduti roveretani nell'esercito asburgico, su comune.rovereto.tn.it. URL consultato il 17 maggio 2015.
  24. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  25. ^ a b Statistiche demografiche ISTAT Stranieri al 31 dicembre 2014, su demo.istat.it, Istituto nazionale di statistica. URL consultato il 17 luglio 2015.
  26. ^ Maestrelli Anzillotti, Giulia 1992 I dialetti trentini centrali In: Atti del II convegno sui dialetti del Trentino : 18-1920 ottobre 1991 / a cura di Aldo Bertoluzza. - Trento : Centro culturale "Fratelli Bronzetti" Editore, 1992, p. 7-20.
  27. ^ Zamboni, Alberto 1977 Veneto. - Pisa : Pacini, 1977
  28. ^ Ne scrive con arguzia e documentata sapienza Eugenio Bizzarini nel suo studio La Repubblica di Zinevra, in "All'ombra del Rovere, medaglioni di vita roveretana", Arti Grafiche Manfrini, Rovereto, 1984, pag. 407-419.
  29. ^ "Finita questa grande operazione di fondo, i ragazzi si spandevano suol terreno circostante, dove, tra la musica della banda, i loro canti e i loro giochi, veniva loro servita un'abbondante merenda, ascoltando, nei momenti di calma, i discorsi delle autorità e dei loro maestri che l'istruivano sugli scopi della festa, sull'affetto per la natura, sull'amore per la città e per la patria, cui, con l'andare degli anni e col raggiungimento dell'età matura avrebbero dovuto dedicare le loro forze e le loro attività per il bene di tutti." Così Eugenio Bizzarini nel suo studio Una manifestazione d'italianità: la Festa degli Alberi, in "All'ombra del Rovere, medaglioni di vita roveretana", pag. 447-450.
  30. ^ Sito del Museo Civico
  31. ^ Comune di Rovereto: il teatro Zandonai
  32. ^ l'Adige: Riapre il teatro Zandonai
  33. ^ Variante al PRG - giugno 2009
  34. ^ L'Italia 19- Trentino - Alto Adige, T.C.I. edizione 2005. pag.125.
  35. ^ Dal Prospetto delle Industrie Roveretane del 1851, Tav. II. Citata da D. Vettori, Forme ed aspetti di vita economica a Rovereto nella seconda metà dell'Ottocento, in "All'ombra del Rovere, medaglioni di vita roveretana", Arti Grafiche Manfrini, Rovereto, 1984, pag. 75.
  36. ^ Fonte: Sito della Biblioteca Civica e Archivi Storici di Rovereto, URL consultato il 26/02/2011
  37. ^ "Nel dicembre del 1960, allo scopo di definire un piano coerente e approfondito di interventi, la Comunità bandì un concorso per l’elaborazione di un Piano di sviluppo tecnico – economico della Vallagarina. Il concorso prevedeva la presentazione di una relazione preliminare al Piano vero e proprio che sarebbe stato elaborato dal gruppo di professionisti risultati vincitori del concorso. La relazione avrebbe dovuto abbracciare lo studio approfondito dell’intera situazione economico- sociale e demografico- territoriale della zona di influenza della Comunità. Risultò vincitrice del concorso (agosto 1961) la società TEKNE di Milano, nella quale era confluito un gruppo locale di professionisti, il gruppo U.S.E. (Studi e progetti urbanistico, sociali economici) presieduto dall’ing. Veronesi e diretto dal sociologo Franco Demarchi. Il Piano di sviluppo successivamente elaborato dalla società milanese prevedeva tra le altre cose tre aree di sviluppo industriale: l’area roveretana delle Binelonghe, una zona industriale a Calliano–Besenello e una ad Ala." da "Archivio della Comunità della Vallagarina (1957-1972). Inventario a cura di Stefania Donati. Comune di Rovereto, Biblioteca Civica e Archivio Storico, 2002.
  38. ^ Nominato dal C.L.N. - Comitato di Liberazione Nazionale
  39. ^ Rimase in carica 11 anni. Dimissioni per incompatibilità con la carica di parlamentare.
  40. ^ Già Assessore all'Istruzione, tornò a questo incarico dopo un triennio di Primo Cittadino
  41. ^ repubblica.it - 12 giugno 1990
  42. ^ repubblica.it - 20 giugno 1995
  43. ^ a b repubblica.it - 24 maggio 2005
  44. ^ l'adige.it - 31 maggio 2010
  45. ^ corriere.it - 25 maggio 2015
  46. ^ Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3

Bibliografia

  • All'ombra del rovere: medaglioni di vita roveretana, Rovereto (TN), Cassa rurale di Rovereto, 1984.
  • Archivio della Comunità della Vallagarina (1957-1972). Inventario, a cura di Stefania Donati, Rovereto (TN), Comune di Rovereto. Biblioteca Civica e Archivio Storico, 2002.
  • William Belli, La lavorazione della seta a Rovereto nel '500 e all'inizio del '600: indagini attraverso gli atti del consiglio comunale, in "Materiali di lavoro", 13, gen.-mar. 1981, pp. 1–32.
  • Eugenio Bizzarini, La Repubblica di Zinevra, in All'ombra del Rovere", pp. 407–419.
  • Rocco Catterina, I signori di Castelbarco [1900], rist. anast., Mori (TN), La grafica anastatica, 1982.
  • Valentino Chiocchetti, L’antica giurisdizione veronese in Vallagarina, in All'ombra del Rovere, pp. 217–242.
  • Pio Chiusole e Valentino Chiocchetti, Romanità e Medioevo in Vallagarina, Rovereto, Manfrini, 1965.
  • Carlo Cipolla, Antichi possessi del monastero veronese di s. Maria in Organo nel Trentino, in "Archivio storico per Trieste, l'Istria ed il Trentino", 1, 1881-82, 3, pp. 275–299.
  • Paolo Cont, Le "Comunità di Valle" e la Vallagarina: la Storia dimenticata. In «Quaderni del Borgoantico», 15, 2014, pp. 88–101.
  • Giovanni Cristoforetti, La Pieve di Villa Lagarina, in Virginia Crespi Tranquillini, Giovanni Cristoforetti, Antonio Passerini, La nobile pieve di Villa Lagarina; fotografie di Flavio Faganello, Trento, Stampalith, 1994, pp. 159–300 .
  • Giovan Jacopo Dionisi, De duobus episcopis Aldone et Notingo Veronensi Ecclesiæ assertis et vindicatis dissertatio. Additur Veronensis veteris agri topographia, ejusdemque expositio, nonnullorumque documentorum capituli Veronensis collectio, Veronæ, typis Antonii Andreoni, 1758.
  • Studenti e professori dell'Istituto Tecnico di Rovereto (1855-2005): esperienze e protagonisti di una scuola europea, a cura di Fabrizio Rasera, con Cristina Andreolli e Quinto Antonelli, Rovereto (TN), Osiride, 2011.
  • Berengario Gerola, I nomi di luogo del Trentino documentati prima del mille, in "Studi trentini di scienze storiche", 12, 1, 1931, pp. 3–21.
  • Andrea Leonardi, Depressione e risorgimento economico del Trentino: 1866-1914, Trento, Società di studi trentini di scienze storiche, 1976.
  • Il liceo Antonio Rosmini di Rovereto: 1946-1970, a cura di Roberto Setti e Antonio Zandonati, Rovereto (TN), Liceo A. Rosmini, 2010.
  • Giulia Mastrelli Anzilotti, Toponimi Longobardi nel Trentino, in Congresso La regione Trentino-Alto Adige nel Medio Evo, Rovereto (TN), Accademia roveretana degli Agiati, 1986-1987, pp. [15]-41.
  • Charles Louis de Montesquieu, Oeuvres complètes, vol. 1, Paris, Gallimard, 1949.
  • Quarant'anni di vita municipale: 1880-1920, Rovereto (TN), Grandi (tip.), 1920.
  • La Scuola reale Elisabettina di Rovereto: docenti e allievi nel contesto del primo Novecento, a cura di Lia de Finis, [Trento], Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto, 2008.
  • Statuta mag.cæ ciuitatis Veronae, summa cum diligentia recognita, & innumerabilibus propè mendis expurgata. Priuilegia quoque eiusdem ciuitatis unà cum partibus ser.mi do. Veneti pro eorum confirmatione: adiectis compluribus nunquam antehac impressis, Veronae, excudebat Hieronymus Discipulus sumptibus M.Antonij Palatioli, 1588.
  • Gerolamo Tartarotti, Memorie antiche di Rovereto e de' luoghi circonvicini, In Venezia .... appresso Marco Cargnioni in Merceria all'insegna dell'Europa, 1754.
  • Gian Maria Varanini, I Castelbarco dal Duecento al Quattrocento: punti fermi e problemi aperti, in Castellum Ava: il castello di Avio e la sua decorazione pittorica, a cura di Enrico Castelnuovo, Trento, TEMI, 1987, pp. [17]-39.
  • Danilo Vettori, Forme ed aspetti di vita economica a Rovereto nella seconda metà dell'Ottocento, in All'ombra del Rovere, pp. 59–113.
  • Antonio Zieger, L'economia industriale del Trentino dalle origini al 1918, Trento, Saturnia, 1956.
  • Raffaele Zotti, Storia della Valle Lagarina [1862-63], v. 2, Trento, Monauni, 1862.

Voci correlate

Musei

Monumenti e luoghi d'interesse

Cultura e società

Amministrazione

Infrastrutture e Trasporti

Frazioni

Altri progetti

Collegamenti esterni

Template:Comuni della Vallagarina Template:Provincia di Trento

Controllo di autoritàVIAF (EN143728061 · SBN UM1L002977 · GND (DE4076860-0 · J9U (ENHE987007567059705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83032231