Hjaðningavíg
Hjaðningavíg (lett. "la battaglia degli Heodenings"[1]), La leggenda di Heðinn e Hǫgni o la Saga di Hild è una leggenda scandinava della mitologia norrena di una battaglia senza fine, comparsa nel Sörla þáttr, Ragnarsdrápa, Gesta Danorum, Skíðaríma e Skáldskaparmál, si ritiene che compaia anche sulla pietra di Stora Hammar a Gotland[2] e, inoltre, è menzionata nei poemi Deor[1] e Widsið[3], Háttalykill inn forni, nella tradizionale ballata Hildina[4] , nel Kudrun e nel Dukus Horant.
Fonti scritte[modifica | modifica wikitesto]
Skáldskaparmál e Ragnarsdrápa[modifica | modifica wikitesto]
Nello Skáldskaparmál e nel Ragnarsdrápa, è riferito che una volta quando il re Högne era via, sua figlia Hilda fu rapita dal principe Heðinn, figlio di Hjarrandi (Heorrenda). Quando Hǫgni[re Högne?] tornò, incominciò immediatamente a cercarla. Nel Ragnarsdrápa, Högne finalmente trovò la ragazza e l'isola, dove Heðinn aspettava con il suo esercito, ritenuta da Snorri Sturluson, nel suo Skáldskaparmál, l'isola di Hoy.
Hilda diede il benvenuto al padre e gli offrì un trattato di pace e una collana per conto di Heðinn. Tuttavia, Högne aveva già sguainato Dáinsleif e incominciò una lunga battaglia, nella quale molti morirono. Alla sera Heðinn e Högne tornarono ai loro campi, ma Hilda rimase sul campo di battaglia, dove resuscitò con incantesimi i soldati caduti, i quali incominciarono a combattere di nuovo incessantemente fino all'avvento del Ragnarǫk.
Sörla þáttr[modifica | modifica wikitesto]
Anche nel Sörla þáttr viene nominata la battaglia, oltre, ad esempio, a riferimenti sul Heimskringla, Lokasenna, e l'Húsdrápa. Alla fine della storia, l'arrivo del cristianesimo dissolve la vecchia maledizione che tradizionalmente doveva resistere fino al Ragnarǫk.
Skíðaríma[modifica | modifica wikitesto]
Nello Skíðaríma, la guerra minaccia di distruggere il Valhalla stesso, e, per questo, Odino inviò Thor a portare con sé il mendicante Skíði, con il compito di fermare la guerra; Skíði riesce a fermare la lotta prendendo in sposa Hilda.
Gesta Danorum[modifica | modifica wikitesto]
Saxo Grammaticus, invece, riferisce nel Gesta Danorum che Hithinus, principe di una tribù norvegese, si era innamorato di Hilda, figlia di un certo Höginus, un capo juto. In primavera, Hithinus e Höginus andarono a saccheggiare insieme, e Höginus gli promise in sposa sua figlia, promettendosi reciprocamente di aiutarsi a vicenda in caso di guerra. Tuttavia, si diffuse la voce che Hithinus avesse deflorato Hilda prima del fidanzamento. Höginus credette alla falsa diceria e attaccò Hithinus, venendo, tuttavia, sconfitto e restituito allo Jutland.
Il re Frotho cercò di mediare la pace, ma decise infine di risolvere la disputa in un holmgang. Durante il combattimento, Hithinus fu gravemente ferito e iniziò a perdere sangue. Höginus ebbe pietà del principe norvegese, poiché tra i vecchi scandinavi era considerato vergognoso uccidere qualcuno più debole, e così Hithinus fu portato a casa dai suoi uomini. Sette anni dopo, i due uomini continuarono a combattersi nuovamente, ed entrambi perirono a causa delle ferite. Ma, Hilda che amava entrambi, grazie agli incantesimi resuscitò nuovamente i morti ogni notte, e così la battaglia andò avanti per anni.
Deor[modifica | modifica wikitesto]
La battaglia è citata nel poema inglese Deor del X secolo[1]. Il poeta spiega di aver servito gli Heodenings (uomini di Heðinn) fino a quando Heorrenda non lo sostituì con un poeta più abile:
(ANG)
«Þæt ic bi me sylfum secgan wille, |
(IT)
«Questo voglio dire di me stesso, |
(Deor) |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c Kemp Malone, An Anglo-Latin Version of the Hjadningavig, vol. 39, n. 1, Speculum, 1964, p. 35-44.
- ^ Articolo su Hild, su historiska.se, 2007. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
- ^ Sophus Bugge e William Henry Schofield, The Home of the Eddic Poems with Especial Reference to the Helgi-Lays, Londra, 1899, p. 3. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
- ^ N. Kershaw, Stories and Ballads of the Far Past, Cambridge, Cambridge University Press, 1921, p. 39-41, 219.
- ^ a b Testo e traduzione dell'Università di Padova, su maldura.unipd.it.