Cortina d'Ampezzo

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Template:Comune Cortina d'Ampezzo (Anpezo in ladino, Petsch-Hayden in tedesco, Anpèzso in veneto) è un comune di 6.150 abitanti[1] della provincia di Belluno.

È il più grande e famoso fra i 18 comuni che formano la Ladinia, rinomata ed esclusiva località turistica invernale, che ha ospitato le Olimpiadi del 1956 e ancora oggi è teatro di numerosi eventi sportivi di importanza internazionale. Con la denominazione di Ampezzo il comune fece parte della provincia di Trento fino al 1923 quando vi fu l'aggregazione del territorio alla provincia di Belluno. [2]

Geografia

Cortina è situata al centro della Valle d'Ampezzo, ed è posizionata tra il Cadore (a sud) e la Val Pusteria (a nord), la Val d'Ansiei (a est) e l'Alto Agordino (a ovest). È circondata a 360° dalle Dolomiti, conferendo alla vallata una bellezza unica al mondo.

Tra le montagne più famose si ricordano le Tofane a ovest, il Pomagagnon a nord, il Cristallo a nord-est, il Faloria e il Sorapiss a est, il Becco di Mezzodì, la Croda da Lago e le Cinque Torri a sud. Il centro urbano è all'incirca a 1224 m s.l.m., ma la vetta più alta è quella della Tofana di Mezzo (ovvero il picco centrale dell'omonimo massiccio) con i suoi 3244 m.

Inoltre, è da segnalare la cospicua presenza di acque nel territorio, sotto forma di torrenti, ruscelli e piccoli laghi (Ghedina, Pianozes, d'Ajal...), costantemente alimentati anche d'estate dalle nevi che si conservano ad alte quote. In molti di essi è praticabile la pesca sportiva. Infine è da ricordare il fiume Boite, che, raccolte le acque del bacino idrografico della valle ampezzana, sfocia come affluente nel Piave.

Il paese

Corso Italia.

Cortina è situata più o meno al centro della larga valle ampezzana, circondata quasi completamente su quattro lati dalle alte Dolomiti. Originariamente il paese era composto da numerose frazioni staccate ed isolate, ma con l'avvento del turismo di massa della seconda metà del Novecento, molte di esse si sono estese a tal punto da risultare agli occhi dei visitatori come un'unico paese. Soltanto le frazioni più lontane sono rimaste ancora oggi appartate e isolate, lontane dall'affollatissimo centro cittadino, oasi di vera pace e tranquillità montana.

Il cuore pulsante della vita della comunità locale, nonché il punto di ritrovo più gettonato dai turisti di tutte le età, è l'ormai celeberrimo Corso Italia (già Corso Vittorio Emanuele II), una delle vie italiane più famose per lo shopping: su di esso, o sulle vie limitrofe, si affacciano alcuni dei più prestigiosi negozi d'Italia e d'Europa (Bulgari, Benetton, Gucci, Geox...). Inoltre si possono trovare svariate botteghe artigiane, antiquari, negozietti di souvenir (El Lavieso, Frajo, Art House, Artigianato tipico ampezzano) e di attrezzatura da montagna (The North Face, Tecnica, K2 Sport Lacedelli, Quota 1224 sport, Salomon Shop, Kobe Sport). Tuttavia, il simbolo dello shopping cortinese rimane la famosissima Cooperativa di Cortina, fondata il 28 giugno 1893 con il nome di "Consumverein Ampezzo". In questo centro commerciale si possono trovare, oltre ad ampi settori di generi alimentari, anche una cartolibreria, un giornalaio, un vesto settore dedicato all'abbigliamento, uno al giardinaggio, ai giocattoli e articoli da regalo, all'attrezzatura sportiva e da montagna, e persino all'utensileria e ferramenta. L'edificio è diviso in tre piani (più un piano rialzato e una balconata). Quella di Cortina è stata una delle prime cooperative fondate nella nostra Penisola (la più antica, risalente al 1844, nacque presso Manchester, in Inghilterra), e attualmente dà lavoro a circa 200 dipendenti.

File:Cortina d'Ampezzo - Via Marconi.jpg
Via Marconi con la stazione delle corriere (ex stazione ferroviaria). Sullo sfondo, il monte Faloria.

Partendo dal ponte sul torrente Bigontina e risalendo il Corso, troviamo il Municipio Nuovo, elegante palazzo in stile tirolese, posizionato di fronte alla Cooperativa. Più avanti si giunge in Piazza Venezia, su cui si affacciano il bar-pasticceria Lovat, uno dei più gettonati luoghi d'incontro degli habitué di Cortina, la Ciasa de ra Regoles e la "Conchiglia". La Ciasa de ra Regoles (letteralmente: "Casa delle Regole") è uno delle strutture più importanti per la comunità ampezzana: è infatti l'edificio delle "Regole", da dove i "regolieri", ossia i rappresntanti delle leghe dei villaggi, amministravano il patrimonio della comunità (boschi e pascoli) secondo le antiche leggi, dette laudi (nella conca ampezzana e nelle zone limitrofe vi sono ben undici Regole diverse: la Regola Alta di Lareto, la Regola Alta di Abrizzola, la Regola di Zuel, la Regola di Campo, la Regola di Pocol, la Regola di Rumerlo, la Regola di Cadin, la Regola di Chiave, la Regola Bassa di Lareto, la Regola di Mandres e la Regola di Fraina). Nel medesimo edificio si trova anche l'ufficio della Scuola Sci Cortina. La "Conchiglia", invece, è una struttura mobile principalmente lignea a forma di un quarto di sfera cava (simile ad una conchiglia, appunto), posizionata su un piano di pietra rialzato. Essa viene montata in occasione dei più importanti eventi. Si affaccia su Piazza Venezia sul lato opposto rispatto a Lovat, e perpendicolare alla Ciasa de ra Regoles. Durante le maggiori manifestazioni culturali e folkloristiche, la "Conchiglia" è sempre uno dei più importanti punti di ritrovo: vi si svolgono, ad esempio, il concerto di Ferragosto e una parte della Fèšta de ra Bandes; nel 2004 proprio lì sono stati festeggiati gli Scoiattoli di Cortina di ritorno dalla spedizione sul K2, organizzata a cinquant'anni di distanza dall'impresa di Compagnoni e Lacedelli (1954).

Proseguendo lungo il Corso, si costeggia la facciata destra della chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, copatroni del paese, con il celeberrimo campanile, divenuto ormai il simbolo di Cortina.

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Cortina d'Ampezzo.

Il clima ampezzano è tipicamente alpino, con estati brevi e fresche e inverni lunghi, rigidi e nevosi. Tra la fine di dicembre e i primi di gennaio di ogni anno, si registrano alcune delle temperature più basse d'Italia, in particolare all'altezza del passo Cimabanche, zona di confine tra le province di Belluno e Bolzano. Le mezze stagioni, invece, sono generalmente piovose, fredde e molto ventilate.

Frazioni

Il centro urbano è tradizionalmente diviso in ventotto frazioni (che erano inizialmente piccolissimi borghi unitisi poi col nome del maggiore di questi, Cortina) alle quali si sono aggiunti recentemente alcuni nuovi insediamenti abitativi (tra parentesi i nomi in lingua ladina): Acquabona (Agabòna), Alverà, Bigontina (Begontina), Cadelverzo (Cadelvèrzo), Cademai, Cadin (Ciadìn), Chiave (Ciàe), Chiamulera (Ciamulèra), Cianderìes, Campo (Ciànpo), Coiana (Cojana), Col, Cortina, Crìgnes, Doneà, Fiames (Fiàmes), Fraìna, Gnòche o Gràa, Guargné, Gilardon (Jilardòn), Lacedel (Lazedèl), Manaigo, Majon, Melères, Mortisa (Mortìja), Pezié, Pecol (Pecòl), Pian da Lago, Pocol (Pocòl), Rònco, Salieto, Socol, Staulin (Staulìn), Val, Verocai, Vera (Vèra), Zuel (Zuèl). Più conosciuti sono i sestieri che dividono il comune: Alverà, Azzon, Cadin, Chiave, Cortina e Zuel.

Storia

Preistoria e antichità

I recenti ritrovamenti di sepolture primitive a Mondevàl e Similaun (risalenti al 7500 a.C. ca.), fanno pensare che la conca ampezzana fosse abitata già in epoca molto antica da tribù di Paleoveneti. A partire dal VI-V secolo a.C., fu introdotta in tutto il Cadore la scrittura a caratteri etruschi. I Romani che conquistarono la zona, sottomisero i Paleoveneti, installandosi in diverse località (non si sa se anche nella vallata di Cortina), e dando il nome di Amplitium o Ampicium all'odierna Ampezzo.

Medioevo

La prima pagina dello Statuto del Cadore in una stampa del 1545

Durante l'Alto Medioevo non si hanno notizie riguardo tutto il Cadore, di cui l'Ampezzo era parte integrante. Certamente, però, la dominazione longobarda fu fondamentale per la formazione delle Regole, comunità familiari che possedevano il territorio collettivamente, acquistandolo per allodio. Ai Longobardi succedettero i Franchi di Carlo Magno, e in quest'epoca si vennero a delineare i confini linguistici della zona: a nord della dorsale alpina, nella regione occupata dai Bajuvari (o Bavaresi) si diffuse il tedesco, a sud rimase invece il latino tardo, che si differenziò poi in ladino e italiano.

Sotto il regno di Berengario del Friuli, re d'Italia (X secolo), venne utilizzato per la prima volta il termine Cadore. Circa un secolo dopo, il Sacro Romano Imperatore Enrico IV concedette l'area cadorina e l'attuale Ampezzo al Patriarcato di Aquileia. Degno di nota è il Castello di Potestagno (di cui oggi rimangono solo poche rovine), fortilizio medievale fatto costruire probabilmente nel 1077 dai patriarchi aquileiani su un già esistente appostamento ligneo d'età longobarda. Passato successivamente dal dominio friulano ai signori trevigiani da Camino, il Cadore ottenne nel 1235 un piccolo codice di norme, lo Statuto, che fu il primo ad essere comune a tutta la zona. Coinvolto nelle vicende economiche e politiche del tempo, essendo un importante collegamento tra il Sacro Romano Impero e l'Italia, il Cadore tornò nuovamente ad essere governato dagli aquileiani, per poi passare, nel 1420, alla Serenissima Repubblica di Venezia.

Il rapporto con Venezia era sempre stato stretto, sia per la grossa affinità linguistica (in area altoatesina, infatti, si parlava già il tedesco, lingua sconosciuta alla maggioranza della poplazione cadorina), sia per i frequenti scambi commerciali: dalla pianura il Cadore e l'Ampezzo importavano buona parte dei beni di consumo, frumento, vino, olio, tessuti, utensili, beni di lusso e quasi tutti gli arredi sacri per le chiese, mentre Venezia richiedeva in gran quantità il legname delle montagne, utilizzato per costruire le navi della sua leggendaria flotta militare e mercantile.

La guerra della Lega di Cambrai

Nel 1508 papa Giulio II organizzò una lega antiveneziana, nota come Lega di Cambrai, cui presero parte diversi Paesi, tra cui il Sacro Romano Impero. Il 22 febbraio di quello stesso anno, le truppe imperiali entrarono nella località cortinese di Alverà, aggirando il castello di Botestagno, nel quale i veneziani si erano asserragliati. I tedeschi continuarono la marcia verso sud, sconfiggendo un manipolo di cadorini fedeli alla Serenissima presso la chiusa di Venàs. Negli anni successivi la guerra procedette in un continuo andirivieni di truppe veneziane da sud e di lanzichenecchi tedeschi da nord. Il 18 ottobre 1511 le truppe imperiali espugnarono la rocca di Botestagno, assumendo del tutto il controllo dell'Ampezzo, e il 21 ottobre l'imperatore Massimiliano si presentò di persona agli ampezzani richiedendo l'atto di sottomissione: essi fecero omaggio al nuovo signore e ottennero in cambio il mantenimento di tutti i privilegi di cui la comunità aveva goduto sotto Venezia, oltre all'assicurazione che non sarebbero stati aggregati alla Pusteria. Terminava così la lunga e felice convivenza tra il Cadore e l'Ampezzo, e si compiva il distacco definitivo tra le due regioni.

La dominazione asburgica

I primi turisti di inizio Novecento mettono gli sci ai piedi (inverno 1903).

Nel 1531 Cortina fu ufficialmente annessa all'arciducato del Tirolo. Proclamatosi Magnifica Comunità (di fatto repubblica indipendente) durante il XVII secolo, il paese fu nuovamente sottomesso all'autorità imperiale da Giuseppe II, il quale fece annullare tutti gli statuti e le autonomie concessi agli Ampezzani.

Con la rivoluzione francese una colonna franco-italiana invase l'Ampezzo. Era il 31 agosto 1809. Il 28 febbraio dell'anno seguente Cortina e Dobbiaco vennero nuovamente unite al Cadore. La disastrosa spedizione in Russia nel 1812 e la caduta dell'imperatore di Francia, fecero sì che i due paesi alpini tornassero a far parte del Tirolo.

Con la fine dell'Ottocento, Cortina conobbe il suo primo periodo d'oro: scoperta dalla nobiltà austro-tedesca e dall'alta borghesia inglese, francese e americana, grazie alla sua straordinaria bellezza divenne una nuova St. Moritz, frequentata come luogo di villeggiatura estiva e invernale. I turisti cominciarono a mettere gli sci ai piedi, scendendo per le meravigliose piste (ancora non battute) in neve fresca. L'Ampezzo si arricchì, a differenza del Cadore, in territorio italiano, costretto a subire una forte emigrazione a causa della grandissima miseria. Cortina era internazionalmente conosciuta come "perla delle Dolomiti" e "regina delle Alpi". Tra il 1850 e il 1858, l'artigiano Silvestro Franceschi fece erigere il famoso campanile della chiesa parrocchiale, mentre nel 1893 fu creata La Cooperativa. Mentre alberghi lussuosi, destinati ad accogliere ricchi villeggianti, crescevano come funghi sul suolo ampezzano, nel 1903 venne fondata la Scuola Sci Cortina (conosciuta oggi anche come "Scuola Sci Rossa"), la più antica scuola sciistica italiana. La fortuna del paese, però, cessò di colpo: con l'attentato di Sarajevo all'arciduca ereditario d'Austria Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia (28 giugno 1914), e il conseguente scoppio della Prima Guerra Mondiale, l'Ampezzo divenne uno dei teatri principali del conflitto più sanguinoso che il mondo avesse mai visto.

Prima guerra mondiale

Una postazione italiana sulla Tofana de Inze, settembre '17.

Dal 28 luglio 1914, ormai, Cortina era stata spopolata di uomini, mandati a combattere per l'Impero Austro-Ungarico sui Carpazi, in Galizia, sulla frontiera con la Russia. Il 16 maggio del 1915, quando ormai la dichiarazione di guerra da parte del Regno d'Italia era imminente, e cominciava ad essere questione di giorni, in Ampezzo si chiamarono alla visita militare tutti gli uomini non ancora arruolati d'età compresa fra i 16 e i 50 anni, inquadrati negli Standschützen (tiratori scelti) o nel Landsturm (milizia territoriale). Vennero chiamati alle armi 669 ampezzani, più 35 lavoratori, e mandati a difendere le numerose postazioni militari che si andavano costruendo sui monti circostanti

Il 23 maggio 1915 il Regno d'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, comunicando l’inizio delle ostilità per la mezzanotte. Alle ore 18:00 del 24 maggio, gli Italiani varcarono il confine ad Acquabona, dando inizio ai combattimenti nell'Ampezzo. Il 27 maggio dal Passo Tre Croci scesero due compagnie italiane, e il giorno successivo, 28 maggio, otto fanti della Brigata Marche entrarono in Cortina, proseguendo per Zuèl, senza imbattersi in alcun soldato austriaco. Il 29 maggio, alle ore 16:00, Cortina venne occupata senza colpo ferire dal 23° Reggimento della Brigata Como, mentre il sindaco del paese inviava alla popolazione questo annuncio:

«La guerra che sta per invadere il nostro paese, viene combattuta da truppe regolari, non dalla popolazione.
La nostra salvezza e dei nostri bene dipende solo dalla ragionevolezza e dal modo di comportarsi verso le truppe regolari.
Astenetevi da qualsiasi ostilità, ogni azione a voi ostile denunciatela fiduciosi a questo ufficio.
Raccomando la massima calma. Il capo comune Demai.»

Il cappellano militare don Feliciano Marini celebra la messa di Ferragosto davanti all'albergo Cinque Torri con tutto il Reparto Someggiato del R. Esercito Italiano.

I militari italiani rimasero delusi per la freddezza con cui furono accolti dagli abitanti, ma non si poteva pretendere che gli ampezzani, vecchi, donne e bambini, provassero simpatia per invasori indesiderati e armati che si apprestavano a combattere e forse uccidere i loro cari, dai quali si trovavano separati per colpa loro. Gli alberghi furono requisiti e le case saccheggiate. A seconda dei periodi furono presenti in Ampezzo da 20.000 a 30.000 soldati italiani. Sul territorio sorsero attendamenti, baracche, trincee, strade, camminamenti, ospedali da campo, osservatori ecc.

Le forze austriache, come in altri punti del fronte alpino, avevano effettuato una ritirata strategica, abbandonando Cortina e appostandosi sulle montagne adiacenti ad essa e in punti ben difendibili. In questo modo, l'esercito asburgico ebbe l'enorme vantaggio di trincerarsi per primo sui monti più alti, lasciando ai nemici soltanto le postazioni più basse, esposte ai cannoneggiamenti e dalle quali era assai arduo compiere assalti. È fondamentale ricordare che su tutto il fronte, l’Austria ebbe sempre intenzioni difensive e non pensò mai a grandi avanzate. In base al concetto difensivo e per mancanza di forze, gli austriaci si limitarono a frenare gli assalti e le cariche italiane. Eccetto arretramenti di poco conto, la linea difensiva asburgica rimase pressoché invariata fino alla fine del conflitto. Gli italiani non riuscirono mai a sfondare in profondità, nonostante gli sforzi e le apocalittiche mine.

Un gruppo di Standschützen riprende Cortina dopo la disfatta italiana di Caporetto (1917)

Cominciò così una logorante guerra di trincea che durò fino al novembre del '17. Sul Col di Lana, sul Monte Piana, al Passo Falzarego, sulle Tofane, alle Cinque Torri e in molti altri luoghi vennero sacrificate migliaia di giovani vite da entrambe le parti. Si compivano cariche alla baionetta sotto i colpi delle mitragliatrici, si usavano gas tossici, granate e obici. I soldati erano costretti a passare all'aperto ogni stagione, dalla mite estate al nevosissimo inverno, notte e giorno, marcendo all'umidità e al gelo, morendo per le ferite riportate durante gli scontri, o per le diffuse epidemie di colera, polmonite e dissenteria. Sia le truppe italiane che quelle austriache si batterono con valore, fin quando, inaspettato, giunse per gli italiani l'ordine di ritirata: a Caporetto gli austro-tedeschi avevano sfondato le linee italiane, dilagando nella Pianura Padana fino al Piave. Nonostante la rabbia dei soldati, che non accettavano di lasciare i monti conquistati col sangue di migliaia di commilitoni, gli italiani ripiegarono, rilasciando Cortina in mano agli austriaci. L'anno successivo, tuttavia, la situazione si ribaltò: vinti a Vittorio Veneto, il 4 novembre 1918 gli asburgici firmarono un armistizio con l'Italia.

Le truppe regie italiane tornarono nell'Ampezzo, entrarono in Cortina, e giunsero fino al Passo del Brennero, dove fu posta la nuova frontiera con la neonata Repubblica Austriaca. Ancora oggi sono aperti e visitabili dal pubblico molti cimiteri di guerra di medie e piccole dimensioni, sparsi un po' in tutta l'area delle Alpi orientali, che raccolgono le poche spoglie di tutti i soldati (di ogni cultura e nazione) che morirono sulle Dolomiti.

Seconda guerra mondiale

Con l'armistizio di Villa Giusti, che sancì il termine del conflitto in Italia, Cortina poté ospitare nuovamente molti ricchi villeggianti. Questa seconda età dell'oro vide la frequentazione dell'Ampezzo anche e soprattutto da parte degli italiani, che, avendola annessa al proprio regno, potevano più facilmente e comodamente raggiungerla. A partire dagli anni '20, divenne meta turistica delle più alte gerarchie fasciste. Nel 1921 fu inaugurata la Ferrovia delle Dolomiti, collegante Calalzo di Cadore, l'Ampezzo e Dobbiaco, che rimase in funzione fino al 1964. Gli anni '30 e i primissimi anni '40 videro un notevole sviluppo degli impianti sciistici, nonché la nascita del Notiziario di Cortina, il giornale locale (1936). Il 29 gennaio 1923 il paese fu assegnato alla provincia di Belluno, deludendo le speranze della popolazione, che avrebbe preferito rimanere parte della regione Trentino-Alto Adige, nelle province di Trento o di Bolzano.

Il 10 giugno 1940 l'Italia scese in guerra a fianco della Germania nazista. A Cortina si fecero sentire pesantemente le ristrettezze dovute al conflitto: fu vietata, per esempio, la consumazione di carne dal martedì al venerdì compresi; nessuna deroga per gli atleti che disputarono i campionati del mondo di sci sulle piste ampezzane nel febbraio del '41. Il 26 luglio '43 la Wehrmacht occupò il vicino Sud Tirolo, infondendo il terrore nel cuore dei Cortinesi. L'anno successivo, il '44, il paese divenne città ospedale, sicura dai bombardamenti, ma affollata di invalidi di guerra. Finalmente, il 2 maggio 1945, le truppe americane entrarono a Cortina: la guerra era finita.

Le Olimpiadi invernali del 1956

Il trampolino olimpico di Zuèl, a Cortina.
Lo stesso argomento in dettaglio: VII Olimpiade Invernale.

Come stabilito dal CIO nel 1930, il paese si era aggiudicato il compito di ospitare le Olimpiadi invernali del '44, che a causa della guerra non furono mai disputate. Fu così che nel '47 si tornò a parlare di tale evento in consiglio comunale. Tuttavia la proposta fu accolta tiepidamente dall'amministrazione, tanto che si pensò di chiedere il parere della comunità tramite un referendum. A sbloccare la situazione giunse da Roma la promessa che il CONI avrebbe pagato tutte le spese della preparazione. Rassicurati dunque dalla conferma che non il comune ma il governo avrebbe pagato le costose infrastrutture, il 30 novembre 1948 si decise di chiedere ufficialmente che la VII Olimpiade invernale del '56 fosse assegnata a Cortina. Il 4 aprile 1949 giunse l'accettazione della proposta da parte del CIO.

I problemi che gli organizzatori dovettero affrontare furono immani: per questo motivo fu creato un ente apposito e a presiederlo fu chiamato Otto Menardi. In primis si decise di potenziare e ampliare le strutture sportive: tra il 1952 e il 1955 venne creato uno Stadio del ghiaccio per alcune competizioni di pattinaggio (quelle di velocità furono disputate al Lago di Misurina, a pochi chilometri da Cortina). Furono inoltre costruiti un trampolino per il salto, la pista da bob e gli impianti di risalita con le relative piste per le gare di sci. Furono infine potenziate le infrastrutture che collegavano il paese alle zone circostanti: la SS51 venne resa ovunque più scorrevole, e si pensò di riammodernare il materiale rotabile della vecchia Ferrovia delle Dolomiti acquistando due nuovi locomotori.

Alla fine giunse il gran giorno: la fiaccola olimpica, benedetta da papa Pio XII, aveva fatto il giro dell'Italia, portando speranza e frenesia ovunque. Cortina aveva a disposizione circa 8000 letti in grado di ospitare la grande massa di curiosi che sarebbe giunta ad assistere alle prime Olimpiadi italiane. Il 26 gennaio 1956 il Presidente Gronchi inaugurò la VII Olimpiade invernale, la prima ad essere trasmessa per televisione.[4] Per la prima volta nella storia, il giuramento olimpico fu pronunciato a nome di tutti i concorrenti da una donna,[4] Giuliana Chenal Minuzzo, atleta italiana che partecipò per lo sci alpino. A tale manifestazione sportiva presero parte i rappresentanti di ben 32 nazioni (per un totale di 821 atleti - 134 donne e 687 uomini)[4] tra cui per la prima volta anche l'URSS,[4] che sottrasse numerosissime medaglie agli atleti nordeuropei, attestandosi al primo posto nel medagliere. I partecipanti segnarono una grandissima quantità di record, addirittura 73 record olimpici sulla sola pista di Misurina. In particolare fu notissima la figura dell'austriaco Toni Sailer, che si aggiudicò tutti e tre gli ori in palio nelle gare di sci alpino maschile. Gli atleti italiani vinsero tre medaglie, un oro e due argenti. Questi ultimi furono conquistati proprio da un bobbista cortinese, il leggendario Eugenio Monti. Giunse infine il termine delle competizioni anche per questa Olimpiade, e il 5 febbraio si tennero le celebrazioni di chiusura. Per Cortina ed i suoi abitanti una nuova era si era aperta.

La terza età dell'oro

Già dall'inverno successivo i giochi olimpici, l'Ampezzo si gremì di turisti come non mai. Era l'inizio della terza età dell'oro. I prezzi ancora accessibili di case e alberghi, la forte ripresa dell'economia italiana e la fama acquisita da Cortina grazie alla manifestazione sportiva, la fecero diventare di voga in tutt'Italia e in gran parte d'Europa. In breve tempo vennero costruite decine di edifici abitativi, richiestissimi dalle centinaia di villeggianti provenienti dalle città. Ancora oggi, a cinquant'anni di distanza, Cortina è certamente una delle maggiori località turistiche italiane e delle Alpi, meta della ricca società e del jetset internazionale.

Proposta di aggregazione alla Provincia autonoma di Bolzano - Trentino Alto Adige/Südtirol

Lo stesso argomento in dettaglio: Questione dei confini regionali.

Con l'inizio del nuovo millennio, si è riaperta la discussione di un possibile passaggio della località ampezzana, insieme ai comuni di Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia, alla limitrofa Provincia di Bolzano, e quindi alla Regione Trentino Alto Adige - Südtirol (situazione, questa, che porterebbe notevoli vantaggi economici a tutta la comunità ampezzana), tramite un referendum popolare tenutosi il 28 e il 29 ottobre 2007. L'esito della votazione è stato favorevole al cambio di regione con l'appoggio di circa l'80% dei votanti.[5][6] La richiesta dovrà essere adesso sottoposta al Parlamento italiano e dovrà essere varata dai due consigli,[7] quello provinciale di Bolzano (nel quale metterà parola anche l'Austria, quale garante di determinate autonomie altoatesine) e quello regionale di Venezia.

Stemma

Lo stemma cittadino viene così definito in linguaggio araldico: campo di cielo, alla torre quadrata merlata alla ghibellina; d'oro, coperta di rosso, murata, aperta e finestrata di nero, caricata di due rami di pino, al naturale, posti in croce di Sant'Andrea; la torre addestrata e sinistrata da due pini al naturale, riuniti da una catena di ferro; il tutto su campagna erbosa di verde.[8] Motto in maiuscolo: Modo vivo ac tuta quiesco ("Vivo con parsimonia e riposo tranquilla"). L'emblema cortinese viene poi spesso posto al centro della bandiera d'Ampezzo, formata da due bande verticali d'egual misura, la prima di colore celeste, la seconda bianca.

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[9]

Cultura

Manifestazioni e feste folkloristiche

Ogni anno vengono celebrate manifestazioni musicali, culturali e folkloristiche (soprattutto durante il periodo estivo), che si trasformano spesso in efficaci attrazioni turistiche. A partire dall'inizio di luglio fino ai primi giorni di agosto, si tengono le feste campestri (una ogni fine settimana), organizzate dai diversi sestieri del paese, durante le quali viene preparata una cena a base di prodotti e piatti tipici.

La sera di ogni 14 agosto, invece, alla vigilia di Ferragosto e dell'Assunzione in cielo di Maria Vergine vengono accesi grandi falò un po' in tutta la vallata. Attorno ad essi si raccoglie la popolazione della zona, che spesso intona canti popolari. Contemporaneamente, sul versante della Tofana di Mezzo che s'affaccia sulla valle, si può vedere un'enorme lettera "M" (in onore di Maria), visibile anche a grandissima distanza, formata dai partecipanti di un'apposita fiaccolata.

Un altro importante appuntamento con le tradizioni ampezzane (che generalmente segna la fine della stagione turistica estiva) si tiene durante l'ultima settimana di agosto: è la Fèŝta de ra Bandes ("Festa delle Bande"). Nel paese si raccolgono le bande paesane delle comunità alpine venete, friulane e tirolesi, che sfilano lungo Corso Italia attraversando per intero Cortina (spesso accompagnati da carri tipici trainati da buoi). Il culmine della celebrazione si tiene l'ultima domenica del mese, quando alla Conchiglia viene allestito un palco che ospita i concerti delle bande paesane e militari. La particolarità della festa è che i partecipanti (così come gran parte dei Cortinesi e dei turisti) scendono in paese vestiti con abiti tradizionali ampezzani. La sera vengono offerte ai visitatori le specialità gastronomiche locali e l'immancabile vin brulé.

Durante i primi giorni di settembre, infine, si tiene la Coppa d'Oro delle Dolomiti, una celebre competizione automobilistica tra auto d'epoca.

Mostre, musei e incontri

Oltre che un grande centro turistico e naturalistico, Cortina ha di recente assunto un carattere culturale di rilievo: infatti sono stati aperti numerosi musei (seppur di piccole dimensioni), e ogni anno si svolgono mostre e incontri con grandi personalità del cinema, della politica e del giornalismo. L'edificio adibito alle tre maggiori esposizioni permanenti è la Ciasa de ra Regoles: al suo interno troviamo il Museo Paleontologico "Rinaldo Zardini", una raccolta di centinaia di fossili di ogni colore, forma e dimensione, trovati, radunati e catalogati dal fotografo cortinese Rinaldo Zardini, appassionato di paleontologia. Tutti i fossili presenti sono stati da lui rinvenuti sulle Dolomiti ampezzane e facevano parte della sua immensa collezione (che contava più di un milione di esemplari). Nel medesimo edificio, al secondo piano, è situato anche il Museo Etnografico d'Ampezzo, nel quale sono esposti oggetti della vita quotidiana, contadina e pastorale di un passato non tanto lontano: sono conservati oggetti della religiosità popolare, testimonianze artistiche, e abiti tipici che ancora oggi vengono sfoggiati nelle maggiori occasioni. All'ultimo piano si trova infine il Museo d’Arte Moderna "Mario Rimoldi", ove sono conservate 300 opere dei maggiori pittori del '900 italiano: Campigli, De Chirico, De Pisis, Sironi, Guttuso, Morandi, Mušič, Savinio, Tomea e molti altri. La galleria espone occasionalmente anche opere di altri artisti provenienti da pinacoteche internazionali o da collezioni private. Questa triade museale è anche conosciuta col nome di Musei delle Regole d'Ampezzo. Sotto le famosissime Cinque Torri è stato recentemente inaugurato un "museo all'aperto" dedicato interamente alla Prima Guerra Mondiale, che, come già è stato detto, attorno a Cortina fu combattuta in modo alquanto violento. Sono attualmente aperte al pubblico numerose trincee ricostruite così come dovevano apparire alle milizie italiane ed austriache tra il 1915 e il 1918. Inoltre, i percorsi sono disseminati di manichini raffiguranti i soltati intenti alle mansioni più diverse. Di fronte alle Cinque Torri, sul Lagazuoi, sono visitabili alcune delle gallerie scavate durante il conflitto, sia austriache sia italiane, con le ricostruzioni delle stanze con le cuccette per le truppe e delle piccole sale di ristoro per i comandanti. Sempre sul Lagazuoi, alla stazione di arrivo della funivia, è visitabile un piccolo ma affascinante museo che raccoglie i reperti della Grande Guerra raccolti nelle zone circostanti.

Il 31 luglio 2003 a Cortina è stato inaugurato un centro di incontri e avvenimenti culturali, il cosiddetto Palavolkswagen, divenuto ormai popolarissimo fra gli abituali frequentatori dell'Ampezzo. Vi hanno tenuto conferenze già molti giornalisti quali Bruno Vespa e l'editorialista e vice direttore del Corriere della Sera Magdi Allam, solo per citarne un paio; altrettanto numerose sono state le manifestazioni musicali (si ricordi la partecipazione della Filarmonica della Scala nel 2003).

Nel dicembre 2006, infine, è stato aperto il Centro Congressi Alexander Girardi Hall (località Pontechiesa), una struttura polifunzionale destinata ad ospitare importanti eventi culturali nonché grandi convegni. I maggiori appuntamenti all'Alexander Hall, tuttavia, sono stati fissati per l'estate 2007.

Gastronomia

L'apfelstrudel, torta di mele tirolese, tipico dolce di Cortina.

La cucina ampezzana è in parte simile a quella tirolese, rispecchiando anche nella gastronomia i forti legami con l'Austria occidentale;[10] pertanto molti piatti tipici cortinesi portano ancor oggi gli originali nomi tedeschi. Sono tutte vivande della tradizione popolare, generalmente povere, ma ricche di sapore e tradizione.

I primi piatti più famosi sono certamente i chenedi (variante ampezzana dei knödel tirolesi), palle di pan grattato ripiene di spek, spinaci, lardo o formaggio e serviti in brodo caldo o con burro fuso, i casunziei, ravioli triangolari ripieni di rapa rossa o patata, conditi con burro fuso e semi di papavero, e i pestariei, pezzetti di pasta di farina bianca e acqua cotti in latte bollente salato; questo tipico piatto rappresentava l'antica colazione degli Ampezzani.[10] Dalla tradizione veneta, Cortina ha ereditato la polenta e il rise e bise (conosciuto anche come riso e piselli), affiancati da minestra di fave (detta anche faariesa) o di orzo; da quella asburgica, invece, la Goulasch süppe, specialità originaria dell'Ungheria, consistente in una zuppa di carne speziata.

Tra le pietanze si ricordano l'arrosto ai funghi (che crescono abbondanti nei sottoboschi circostanti la valle), il gröstl, tortino di carne e patate d'origine austriaca, le costine di maiale, gli spezzatini di cacciagione (di capriolo o di camoscio), serviti in modo molto originale con la tradizionale marmellata di mirtilli rossi, e un gran numero di salumi e insaccati; tra i contorni, il più conosciuto sono le celebri patate all'ampezzana. Molto sviluppata è anche la tradizione casearia, come il tipico zigar, servito fuso con la polenta.

La torta di mele (in tedesco apfelstrudel), le fartaies e il tortino di ricotta, infine, sono squisiti dessert, così come i krapfen (alla crema o alla confettura d'albicocca), i nighele (piccoli bomboloni privi di ripieno) e la torta sacher, tipici dolci austriaci. Tra le conserve, sono da ricordare soprattutto quelle di frutti di bosco: mirtilli, lamponi, more, ribes, fragole. Infine è da citare la locale produzione di miele, in particolare di millefiori e di rododendro.

Economia

Turismo invernale

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Panorama di Cortina d'Ampezzo dall'alto di Bus de Tofana (2930 m s.l.m.), sulla Tofana di Mezzo.

La fama ormai centenaria di Cortina d'Ampezzo si deve soprattutto al fascino unico e ammaliante delle sue montagne innevate e delle magnifiche piste da sci, tra le più impegnative delle Dolomiti. A partire dalla fine delle Olimpiadi del '56, come si è detto, l'Ampezzo è stato letteralmente preso d'assalto da centinaia, migliaia di turisti provenienti da ogni parte d'Italia, d'Europa e del mondo. Le grandi infrastrutture e gli edifici sportivi fatti costruire per le gare olimpiche, sono stati riutilizzati con grandissimo profitto per i turisti invernali. Gli impianti di risalita sono 34 (dati risalenti al 1999), di cui 4 funivie, 22 seggiovie e 8 sciovie; molto maggiore, invece, il numero delle piste, concentrate soprattutto in Tofana, e nei comprensori Cortina Cube (Mietres - Cristallo - Faloria) e Cinque Torri - Col Gallina - Lagazuoi. Tutto l'Ampezzo è a sua volta una delle componenti più importanti e conosciute del grande comprensorio Dolomiti Superski, il maggior carosello sciistico del mondo. Le piste da discesa sono attualmente 78, di cui 2 verdi (per principianti), 39 blu (difficoltà bassa o medio-bassa), 30 rosse (difficoltà media o medio-alta), 7 nere (difficoltà alta o molto alta). Sulla cima delle montagne e al termine degli impianti di risalita si trovano generalmente i cosiddetti rifugi, luoghi di ristoro più o meno grandi all'interno dei quali gli sciatori possono scaldarsi gustando i piatti della gastronomia ampezzana.

Le piste da discesa

La Tofana di Rozes innevata fotografata dal Lagazuoi.

Ecco un elenco delle piste da discesa di Cortina:

Piste dalla funivia Cortina-Ra Valles Freccia nel Cielo:

  • Pian Ra Valles;
  • Bus Tofana;
  • Forcella Rossa.

Piste dal complesso di seggiovie Rumerlo-Tofana-Pomedes:

  • Olimpia (sulla quale si gareggiò la discesa libera maschile alle Olimpiadi del 1956, e si disputa ogni anno la Coppa del Mondo Femminile);
  • Pomedes;
  • Caprioli;
  • Labirinti;
  • Vertigine Bianca.
  • Tofanina;
  • Canalone (sulla quale si gareggiò la discesa libera femminile alle Olimpiadi del 1956);
  • Cacciatori.
Panoramica dal Lagazuoi verso Cima Scotoni e il gruppo di Fanis.

Piste dalla funivia Cortina-Col Drusciè Freccia nel Cielo e dalla seggiovia Colfiere-Col Drusciè:

  • Col Drusciè A (sulla quale si gareggiarono gli slalom speciale alle Olimpiadi del 1956);
  • Col Drusciè B;
  • Colfiere.

Pista dalla seggiovia Piemerlo:

  • Piemerlo.

Piste dal complesso funivia Cortina-Faloria, seggiovia Vitelli e dalla sciovia Tondi:

  • Tondi di Faloria ;
  • Stra-Tondi;
  • Slittone;
  • Canalone Franchetti;
  • Pista Vitelli (ospitò lo slalom gigante maschile alle Olimpiadi del 1956);
  • Faloria normale.

Piste dalla sciovia Pian de ra Bigontina:

  • Faloria normale 1° tratto;
  • Vitelli 2° tratto.

Piste della seggiovia Cristallo:

  • Cristallo.

Piste dalla seggiovia Son Forca-Forcella Staunies:

  • Canalone Staunies (il Canalone è sempre aperto nella sua parte bassa, cioè fino alla fermata intermedia della seggiovia. La parte alta, a causa della sua pericolosità, è chiusa se le condizioni della neve non sono ottimali: vari sciatori, nel corso degli anni, vi hanno perso la vita).

Piste dalla seggiovia Son Forca-Padeon:

  • Padeon;
  • Son Forca.

Piste dalla seggiovia Guargnè-Col Tondo-Mietres:

  • Mietres;
  • Col Tondo;
  • Guargnè (il pomeriggio adibita a percorso per i bob).

Piste dalla funivia Falzarego-Lagazuoi:

  • Lagazuoi-Falzarego;
File:PC270011.JPG
La pista della forcella Averau, verso la zona di Passo Giau.
  • Lagazuoi-Armentarola.

Piste del complesso delle Cinque Torri-Averau:

  • Potor;
  • Cinque Torri;
  • Scoiattoli;
  • Forcella Averau.

Pista dalla sciovia di Pocol:

  • Pocol.

Piste dalla seggiovia Olympia:

  • Olympia Nord;
  • Prati di Pocol.

Le piste da fondo

Per un totale di 58 km, con tracciati di ogni grado di difficoltà, lo sci di fondo (tecnica classica e tecnica libera) è praticabile principalmente in località Fiames e in particolare sulla pista che, passando per Cimabanche, giunge fino a Dobbiaco percorrendo la vecchia ferrovia. Una pista per l'agonismo si trova a Passo Tre Croci. Piste per la sola pratica della tecnica classica si trovano, sempre a Fiames, nella zona dell'aeroporto (anelli di Pian de Ra Spines e Pian de Loa).

Snowboard

In Faloria è stato recentemente aperto un piccolo ma funzionale Snowpark per tutti gli amanti dello snowboard, situato nella parte finale del canalone Franchetti, dove si trovano un half-pipe di media difficoltà lungo 100 m. ca., un table jump di 10 m. ca., e una vasta zona dedicata ai rails.

Turismo estivo

Il turismo estivo offre una gamma di attività forse ancor più vasta che non durante il periodo invernale. Cortina d'Ampezzo, infatti, non è famosa soltanto per le sue piste da sci, bensì anche per essere una delle mete più ambite da tutti gli appassionati d'escursionismo d'Europa.

La conca ampezzana, così come le verdissime vallate circostanti e i gli imponenti massicci che le racchiudono, offrono ai turisti estivi un numero enorme di tragitti di qualsiasi lunghezza e difficoltà, dalle semplici passeggiate nel mezzo dei boschi, fino alle ferrate sulla nuda roccia a centinaia di metri dal suolo, nonché escursioni da compiere a piedi o in bicicletta.

Infrastrutture e Trasporti

Il trenino bianco e azzurro della vecchia Ferrovia delle Dolomiti.

Il paese è raggiungibile tramite due arterie principali:

In passato Cortina era servita anche da una linea ferroviaria, la cosiddetta Ferrovia delle Dolomiti, voluta a fine Ottocento da Francesco Giuseppe d'Asburgo[11], ma costruita soltanto alcuni decenni dopo dagli italiani, che tra il 1921 e il 1964 collegò Calalzo di Cadore a Dobbiaco. La linea, a scartamento ridotto, fu poi dismessa a causa di alcuni incidenti ferroviari e di scarsità di fondi, ma soprattutto per la crescente concorrenza del trasporto su gomma.[11] Ancora oggi, tuttavia, è visibile il vecchio tracciato delle rotaie: attualmente è una calma stradina asfaltata chiamata "Passeggiata della Ferrovia", meta soprattutto di ciclisti, lungo la quale si possono ancora vedere i piccoli edifici in stile tirolese che erano le fermate del trenino bianco e azzurro delle Dolomiti.

Infine presso Fiames, località a pochi chilometri dal centro abitato ampezzano, era funzionante persino un piccolo aeroporto per elicotteri e altri velivoli privati di piccole dimensioni. Anch'esso al giorno d'oggi è dismesso.

La Tangenziale di Cortina

Nel 2001 si è cominciato a parlare della costruzione di una tangenziale a Cortina d'Ampezzo. Attualmente, infatti, il paese è attraversato dalle Strade Statali 51 e 48, con un conseguente afflusso di numerosissimi autoveicoli (in particolare camion e tir), provenienti e diretti all'Austria, alla Slovenia, al Veneto, al Friuli e al Trentino, che rendono assai congestionata la viabilità del paese, soprattutto nei periodi di maggior afflusso turistico. L'intervento è stato approvato dal CIPE nella seduta del 21 dicembre 2001,[12] ed è inoltre compreso tanto nel "Piano Pluriennale della viabilità 2003-2012", quanto nel "Contratto di Programma Triennale 2003-2005". Secondo le stime, l'opera dovrebbe ridurre del 20% i veicoli che passano abitualmente per Cortina.[13] Il costo complessivo della tangenziale è di 441 milioni di euro,[12][13] e il periodo di tempo stimato per il completamento dei lavori pari a circa 1200 giorni.[12][13]

Il progetto

Il progetto consiste nella costruzione di una variante alla SS 51 nel comune di Cortina di Ampezzo, con l'obiettivo di realizzare un asse tangenziale al centro abitato. Il tracciato dovrà risultare lungo 11,350 km ca.,[12] avrà una sezione stradale a doppia corsia (una per senso di marcia), e presenterà quattro gallerie, per complessivi 9,3 km di percorso interrato.[12] I tratti in aperto saranno dotati di due bretelle di collegamento alla rete stradale urbana già esistente, uno svincolo per la Statale 51 e tre rotatorie.

Il piano è composto da uno "stralcio A" e uno "stralcio B". Lo stralcio A prevede un primo tratto della tangenziale, da Zuel (zona meridionale di Cortina) sino all’interferenza con il fiume Boite, totalmente interrato in galleria naturale, detta Galleria Zuel (tale tratta serà chiamata Completamento a sud), e una seconda sezione all’aperto lungo la quale saranno posizionati una bretella di allacciamento alla Statale 48 delle Dolomiti verso il Passo Falzarego, e lo svincolo di Cortina Sud.[12] Ma il vero by-pass al centro urbano di Cortina si sviluppa quasi del tutto nello stralcio B, che prevede nuovamente una galleria naturale presso la località di Meleres (Galleria Meleres, nella zona occidentale del paese) che fiancheggi ad ovest l'abitato a partire dallo svincolo di Cortina Sud sino al km 106 dell’attuale Statale 51, alla quale si congiunge tramite una delle tre rotatorie; alla stessa confluirà il il Completamento ad est dell'arteria che congiungerà le Statali 51 e 48 in direzione di passo Tre Croci, mediante una terza galleria sotto le località di Grava e Piè Rosà.[12]

La "guerra della tangenziale"

Per molti anni, il progetto di costruzione della tangenziale è rimasto stagnante a causa di forti opposizioni. Le proteste di Verdi e ambientalisti, nonché di alcuni celebri e influenti habitué dell'Ampezzano,[14] hanno frenato per anni l'avvio delle procedure di realizzazione. Il principale nodo della questione è il forte impatto ambientale di quest'immensa opera su uno dei paesaggi universalmente ritenuti tra i più affascinanti del continente. Sebbene l'80% del futuro by-pass cortinese risulterà essere interrato, il tunnel sarà vistoso e in parte sostenuto da grossi pilastri in cemento.[14]

Insomma, molti temono che la nuova infrastruttura possa deturpare in modo irrimediabile la conca ampezzana.[14] Tutti vorrebbero migliorare la viabilità del paese, che nei periodi estivo e invernale causa un innalzamento a livelli pericolosamente alti del tasso di smog,[14] ma sono assai pochi coloro che accetterebbero di veder costruita una tratta della tangenziale nel proprio giardino sotto casa.[15] Fenomeno, questo, a cui alcuni studiosi hanno dato pure un nome: NIMBY, acronimo dell'espressione inglese Not In My Back Yard, "non nel mio cortile".

Le polemiche sono infuriate per anni, spaccando tanto l'opinione pubblica, quanto i famosi habitué ampezzani. Gli unici a non essere mai entrati nel vivo della questione sono stati paradossalmente i cortinesi, e per questo più volte accusati di anteporre a tutto le ragioni del turismo,[14] che è per il paese la fonte economica primaria. Lo scoglio maggiore, tuttavia, è stato superato con l'approvazione del progetto sia da parte del CIPE sia da parte della Regione Veneto, e la tangenziale di Cortina si farà.

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Note

  1. ^ Fonte ISTAT al 01/01/2007 in Venetoimmigrazione.com.
  2. ^ Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3
  3. ^ a b c d e Cortina forum.
  4. ^ a b c d (ENFR) Sito ufficiale del CIO: Cortina 1956
  5. ^ Referendum Cortina, trionfo dei "sì": superato il quorum nei tre Comuni da La Repubblica del 29 ottobre 2007.
  6. ^ (PDF) A Cortina gli aventi diritto al voto erano 5.191, di cui 2.418 uomini e 2.773 donne: hanno votato in totale 3.643 cittadini, di cui 1.757 uomini e 1.886 donne. I voti favorevoli al passaggio al Trentino Alto Adige sono stati 2.788 contro 829. A Livinallongo del Col di Lana i sì sono stati 834 contro 119 no. Colle Santa Lucia, infine, ha registrato 225 sì contro 41 voti a sfavore. Ulteriori dati sono reperibili nel documento REFERENDUM POPOLARE EX ART. 132, SECONDO COMMA, DELLA COSTITUZIONE del 28-29 ottobre 2007 per il distacco dei comuni di Cortina d'Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia dalla Regione Veneto e la loro aggregazione alla Regione Autonoma Trentino Alto Adige del Ministero dell'Interno.
  7. ^ Come stabilisce l'articolo 132 della Costituzione Italiana, al secondo comma:

    «Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un'altra.»

  8. ^ Da comuni-italiani.it e araldicacivica.it
  9. ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28 dicembre 2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  10. ^ a b Come riportato nel paragrafo "Tradizioni gastronomiche a Cortina" su guidaviaggio.com
  11. ^ a b Da: La ferrovia delle Dolomiti (1921-1964) di Evaldo Gaspari, op.cit. in bibliografia.
  12. ^ a b c d e f g Comunicato di adnkronos.com: Veneto, il CdA dell’ANAS approva il progetto preliminare della Tangenziale di Cortina d’Ampezzo
  13. ^ a b c Dati, immagini e progetto della tangenziale toneguzzi.it
  14. ^ a b c d e Tutte le informazioni sono reperibili all'articolo di Anna Sandri: Cortina, la guerra della tangenziale del 3/5/2006 da La Repubblica.
  15. ^ Il caso della tangenziale di Cortina è proprio citato come fenomeno NIMBY: I guardiani del cortile sotto casa. Articolo di Mario Giordano dell'11/12/2005 tratto da Il Giornale

Bibliografia

  • AA. VV.: Una trincea chiamata Dolomiti, Gaspari editore, Udine, 2003. ISBN 8886338864
  • Belli, Mario: Cortina d'Ampezzo, Nuove Edizioni Dolomiti, Pieve d'Alpago, 1987. ISBN 8885080162
  • Casanova, Roberto: Arrampicate sportive a Cortina d'Ampezzo, Cierre Edizioni, 1996. ISBN 8886654235
  • Da Pozzo, Michele; Tempesta, Tiziano; Thiene, Mara: Turismo e attività ricreative a Cortina d'Ampezzo, Forum Edizioni, Udine, 2003. ISBN 8884201144
  • Gaspari, Evaldo: La ferrovia delle Dolomiti (1921-1964), Athesia, Bolzano, 1994. ISBN 8870148203
  • Ghedini Giuseppe; Monego Sara; Tassi Paolo: Bianco su bianco. Lo sci fuori pista è arte, Edizioni Compositori, Bologna, 2005. ISBN 8877944781
  • Giacomel, Paolo: 1914 - 1918, la Grande Guerra nella Valle d'Ampezzo. Cinque Torri, parte I: 1914 - 1915, Gaspari editore, Udine, 2002. ISBN 8886338791
  • Giacomel, Paolo: 1914 - 1918, la Grande Guerra nella Valle d'Ampezzo. Cinque Torri, Lagazuoi, Forte Tre Sassi, parte II: 1916, Gaspari editore, Udine, 2003. ISBN 8886338791
  • Majoni, Angelo: Cortina d'Ampezzo nella sua parlata, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1981. ISBN 8887174008
  • Padovan, Rachele: La cucina ampezzana, Franco Muzzio Editore, Padova, 1981.
  • Richebuono, Giuseppe: Storia d'Ampezzo, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1997. ISBN 8887174156
  • Russo, Lorenza: Pallidi nomi di monti, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1995. ISBN 8887174113
  • Spampani, Massimo: Sulle tracce dello scoiattolo. Animali delle Dolomiti di Cortina d'Ampezzo, Renografica Editore, Bologna, 2002. ISBN 8890155906
  • Wundt Theodor: Sulle Dolomiti d'Ampezzo, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1996. ISBN 888717413X
  • Zardini, Rinaldo: La flora montana e alpina di Cortina d'Ampezzo, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1985. ISBN 8887174032
  • Zardini Folòin, Stefano e Nicola: Cortina d'Ampezzo. Ritratto inedito di una signora, Light Hunter Publication, Cortina d'Ampezzo, 2002. ISBN 8886297114

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