Marcello Serrazanetti: differenze tra le versioni

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{{Infobox militare
|Nome = Marcello Serrazanetti
|Immagine = Marcello Serrazanetti.jpg
|Larghezzaimmagine =
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita =31 ottobre [[1881]]
|Nato_a = Sant'Agata Bolognese
|Data_di_morte = 5 aprile [[1941]]
|Morto_a = luogo imprecisato in prossimità di [[Addis Abeba]]
|Cause_della_morte = caduto in combattimento
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = {{ITA 1861-1946}}
|Forza_armata = [[Regio Esercito]]<br/>[[Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale]]
|Arma = [[Cavalleria]]<br/>[[Artiglieria]]
|Corpo = [[Regio Corpo Truppe Coloniali]]
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Sergente maggiore]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre =[[Prima guerra mondiale]]<br/>[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne =
|Battaglie = [[terza battaglia dell'Isonzo]]<br/>[[Conquista di Cassala]]
|Comandante_di =
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
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|Note =
|Ref =
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{{Bio
{{Bio
|Nome = Marcello
|Nome = Marcello
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|Nazionalità = italiano
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =
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|Immagine = Marcello Serrazanetti.jpg
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}}
}}
Come soldato prese parte alla [[Prima guerra mondiale|prima]] e alla [[seconda guerra mondiale]], fu esponente di primo piano del [[Partito Nazionale Fascista|fascismo bolognese]], ma fu anche un severo critico del [[politica coloniale italiana|sistema coloniale italiano]] e un fervente antischiavista.


== Biografia ==
== Biografia ==
Nato da facoltosa famiglia [[Monarchia Sabauda|monarchica]], divenne agricoltore per indirizzo familiare e scolastico. Alla fine degli studi collaborò col padre Gaspare nella conduzione di una grossa tenuta dei conti di [[Montpensier]] divenendo un appassionato allevatore di cavalli e cani. A margine di quest'ultima attività scrisse e fece stampare un "''Manuale per l'addestramento del cane poliziotto''". Partecipò quindi a numerosi concorsi [[Ippica|ippici]], sia in Italia che all'estero.
Nato da facoltosa famiglia [[Monarchia Sabauda|monarchica]], divenne [[Agricoltore|agricoltore]] per indirizzo familiare e scolastico. Alla fine degli studi collaborò col padre Gaspare nella conduzione di una grossa tenuta dei conti di [[Montpensier]] divenendo un appassionato [[Allevatore|allevatore]] di [[Cavallo|cavalli]] e [[Cane|cani]]. A margine di quest'ultima attività scrisse e fece stampare un "''Manuale per l'addestramento del cane poliziotto''". Partecipò quindi a numerosi concorsi [[Ippica|ippici]], sia in Italia che all'estero.


==Uno dei primo aviatori===
Manifestò sin da ragazzo grande curiosità per le innovazioni tecniche e spirito avventuroso, lasciandosi ben presto sedurre dal fascino del [[volo]]. Tra la fine del [[1909]] e il [[1910]], Serrazanetti fu tra i primi istruttori, con [[Pasquale Bianchi|Bianchi]] e [[Alessandro Cagno|Cagno]], sul neonato [[Aeroporto di Cameri|Campo Volo di Cameri]]<ref>Piero Berbé, ''Quella prima sfida 80 anni fa'', [[La Stampa]], 15 giugno 1990, pag.88</ref>. Il 1° maggio [[1910]], effettuò il primo volo su un apparecchio [[Ateliers Voisin Italie Septentrionale|AVIS]]<ref>Piccola azienda di [[Brescia]] fondata dall'ingegnere francese Clovis Thouvenot che costruiva [[Biplano|biplani]] su licenza della francese [[Gabriel Voisin|Voisin]], dotandoli di motore [[Isotta Fraschini]]</ref> acquistato alla [[I Esposizione italiana di Aviazione]] a [[Milano]] nel novembre [[1909]]<ref>[[L'illustrazione italiana]], n.47 del 21 novembre 1909</ref>: il velivolo precipitò e Serrazanetti rimase leggermente ferito.
Manifestò sin da ragazzo grande curiosità per le innovazioni tecniche e spirito avventuroso, lasciandosi ben presto sedurre dal fascino del [[volo]]. Tra la fine del [[1909]] e il [[1910]], Serrazanetti fu tra i primi istruttori, con [[Pasquale Bianchi|Bianchi]]<ref name=C3p52>{{Cita|Cobianchi 1943|p. 52|Cobianchi1943}}</ref> e [[Alessandro Cagno|Cagno]],<ref name=C3p31>{{Cita|Cobianchi 1943|p. 31|Cobianchi1943}}</ref> sul neonato [[Aeroporto di Cameri|Campo Volo di Cameri]]<ref>Piero Berbé, ''Quella prima sfida 80 anni fa'', [[La Stampa]], 15 giugno 1990, pag.88</ref>. Il 1° maggio [[1910]] effettuò il suo primo volo su un apparecchio [[Ateliers Voisin Italie Septentrionale|AVIS]], costruito da una piccola azienda di [[Brescia]], fondata dall'ingegnere francese [[Clovis Thouvenot]], che realizzava [[Biplano|biplani]] su licenza della francese [[Gabriel Voisin|Voisin]], dotandoli di motore [[Isotta Fraschini]].</ref> Serrazanetti acquisto uno di questi velivoli alla [[I Esposizione italiana di Aviazione]]<ref name=C3p37>{{Cita|Cobianchi 1943|p. 37|Cobianchi1943}}</ref> tenutasi a [[Milano]] il 15 novembre<ref name=C3p37/> [[1909]]<ref>[[L'illustrazione italiana]], n.47 del 21 novembre 1909</ref> equipaggiandolo con un propulsore da 50 [[Cavallo vapore|CV]].

Decollato dal campo di Cameri il 1° maggio 1910<ref name=C3p52/> si avventurò con il suo aereo tra i reparti del 17° [[Reggimento]] di [[Artiglieria|artiglieria campale]] che stavano compiendo un'esercitazione appena fuori dal terreno di volo.<ref name=C3p52/> Il propulsore dell'aereo si spense improvvisamente e il velivolo precipitò al suolo finendo contro un albero e distruggendosi quasi completamente, ma Serrazanetti rimase solo leggermente ferito.<ref name=C3p53>{{Cita|Cobianchi 1943|p. 53|Cobianchi1943}}</ref>
[[File:Marcello Serrazanetti foto autografa.jpeg|left|thumb|Marcello Serrazanetti nel 1910.]]
[[File:Marcello Serrazanetti foto autografa.jpeg|left|thumb|Marcello Serrazanetti nel 1910.]]


A [[Carpi|Prateria di Cortile di Carpi]], Serrazanetti costruì un [[hangar]] per riparare e ricoverare il proprio apparecchio AVIS, precedentemente danneggiato, così fondando il "Campo di volo di Cortile"; il terzo in Italia, dopo quelli di [[Aeroporto di Roma-Centocelle|Centocelle]] e di Cameri. Il 31 luglio [[1911]] effettuò un secondo volo, ricoprendo una distanza di circa 500 metri. Il 24 agosto dello stesso anno, si cimentò in un terzo volo di 6 km da [[Carpi|Prateria di Cortile di Carpi]] a [[Rolo]], dove fece salire l'amico [[Guido Corni]]; ritornò quindi per circa 3 km.
A [[Carpi|Prateria di Cortile di Carpi]],<ref name=C3p65>{{Cita|Cobianchi 1943|p. 65|Cobianchi1943}}</ref> Serrazanetti costruì un [[hangar]] per ricoverare e riparare il proprio apparecchio AVIS, precedentemente danneggiato, così fondando il "Campo di volo di Cortile"; il terzo in Italia, dopo quelli di [[Aeroporto di Roma-Centocelle|Centocelle]] e di Cameri.<ref name=C3p65/> Il 31 luglio [[1911]] effettuò un secondo volo, ricoprendo una distanza di circa 500 metri. Il 24 agosto dello stesso anno, si cimentò in un terzo volo di 6 km da [[Carpi|Prateria di Cortile di Carpi]] a [[Rolo]], dove fece salire l'amico [[Guido Corni]]; ritornò quindi per circa 3 km.<ref name=C3p65/>


Il 26 giugno [[1912]], con tre suoi amici, Nico Piccoli, Umberto Sanguinetti e Alberico Camporesi, partì da [[Verona]] sul pallone aerostatico "[[Libia]]". Benché l'intenzione fosse quella di raggiungere [[Budapest]], i quattro dovettero accontentarsi di approdare nella cittadina ungherese di [[Sopron|Buek]], sul confine con l'[[Austria]], a causa della stanchezza fisica causata dall'altezza elevata e dalla bassa temperatura<ref>{{Cita news|autore = Nico Piccoli|titolo = L'ardimentosa gita aerea di due ''sportmen'' bolognesi a bordo del pallone di Nico Piccoli|pubblicazione = Il Resto del Carlino|data = 5 luglio 1912}}</ref>.
Il 26 giugno [[1912]], con tre suoi amici, Nico Piccoli, Umberto Sanguinetti e Alberico Camporesi, partì da [[Verona]] sul pallone aerostatico "[[Libia]]". Benché l'intenzione fosse quella di raggiungere [[Budapest]], i quattro dovettero accontentarsi di approdare nella cittadina ungherese di [[Sopron|Buek]], sul confine con l'[[Austria]], a causa della stanchezza fisica causata dall'altezza elevata e dalla bassa temperatura<ref>{{Cita news|autore = Nico Piccoli|titolo = L'ardimentosa gita aerea di due ''sportmen'' bolognesi a bordo del pallone di Nico Piccoli|pubblicazione = Il Resto del Carlino|data = 5 luglio 1912}}</ref>.


===La prima guerra mondiale===
[[Interventista]] convinto, Serrazanetti si arruolò come [[Volontario di guerra|volontario di un anno]] nel [[Cavalleggero#Cavalleggeri di Saluzzo|12° Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo]]<ref>{{Cita news|autore = Museo online della Fondazione Vialardi di Sandigliano|titolo = Gli antichi reggimenti piemontesi e italiani a cavallo|pubblicazione = Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo|data = 1995 - 2013}}</ref>. Divenuto [[sergente maggiore]], venne ferito sul [[Monte Calvario (Gorizia)|Monte Calvario]] durante la [[terza battaglia dell'Isonzo]] e fu insignito della [[Medaglia d'Argento al Valor Militare|Medaglia d'argento al Valor Militare]], con motivazione «volontariamente, con grande slancio ed alto spirito militare, assumeva il comando di una sezione di [[Lenticolare Mod. 1914|lancia bombe]] assegnate ad un Reggimento di [[Fanteria]], rendendo utile il servizio colla sua operosità, intelligenza ed ardire ammirabili, fino a che rimase ferito». Fu inoltre decorato della [[Croce al merito di guerra|Croce al Merito di Guerra]].
[[Interventista]] convinto, Serrazanetti si arruolò come [[Volontario di guerra|volontario di un anno]] nel [[Cavalleggero#Cavalleggeri di Saluzzo|12° Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo]]<ref>{{Cita news|autore = Museo online della Fondazione Vialardi di Sandigliano|titolo = Gli antichi reggimenti piemontesi e italiani a cavallo|pubblicazione = Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo|data = 1995 - 2013}}</ref>. Divenuto [[sergente maggiore]] d'artiglieria, venne ferito sul [[Monte Calvario (Gorizia)|Monte Calvario]] durante la [[terza battaglia dell'Isonzo]] e fu insignito della [[Medaglia d'Argento al Valor Militare|Medaglia d'argento al Valor Militare]], venendo in seguito decorato della [[Croce al merito di guerra|Croce al Merito di Guerra]].


===L'esperienza nel fascismo e l'avventura in Colonia===
Fascista della prima ora, qualche mese dopo lo scioglimento del primo [[fascio di combattimento]] di [[Bologna]], nel luglio [[1919]] ne fondò il secondo, insieme all'amico [[sansepolcrista]] [[Leandro Arpinati]], [[Dino Grandi]] e [[Gino Baroncini]]. Squadrista nella [[Bologna|città felsinea]] durante gli anni del [[Biennio Rosso]], partecipò alla [[Marcia su Roma]]. Dopo le dimissioni del consiglio comunale socialista di [[Sant'Agata Bolognese]], avvenute il 2 maggio [[1921]] in seguito ai durissimi scontri dell'aprile tra socialisti e fascisti nell'area bolognese, con vari morti e feriti da entrambe le parti, il Comune fu gestito da un Commissario inviato dalla Prefettura e nelle successive elezioni del 7 maggio [[1923]] Serrazanetti fu eletto sindaco della sua cittadina natale. Divenne poi [[Segretario federale|vice segretario federale]] di [[Bologna]] dal [[1925]] al [[1926]].
Fascista della prima ora, qualche mese dopo lo scioglimento del primo [[fascio di combattimento]] di [[Bologna]], nel luglio [[1919]] ne fondò il secondo, insieme all'amico [[sansepolcrista]] [[Leandro Arpinati]], [[Dino Grandi]] e [[Gino Baroncini]]. Squadrista nella [[Bologna|città felsinea]] durante gli anni del [[Biennio Rosso]], partecipò alla [[Marcia su Roma]]. Dopo le dimissioni del consiglio comunale socialista di [[Sant'Agata Bolognese]], avvenute il 2 maggio [[1921]] in seguito ai durissimi scontri dell'aprile tra socialisti e fascisti nell'area bolognese, con vari morti e feriti da entrambe le parti, il Comune fu gestito da un Commissario inviato dalla Prefettura e nelle successive elezioni del 7 maggio [[1923]] Serrazanetti fu eletto sindaco della sua cittadina natale. Divenne poi [[Segretario federale|vice segretario federale]] di [[Bologna]] dal [[1925]] al [[1926]].


Trasferitosi in [[Africa Orientale Italiana|Africa]] (terra verso la quale era da sempre stato attratto) sul finire del [[1928]], divenne ispettore agrario in [[Somalia italiana|Somalia]], iniziandovi una [[Bachicoltura|coltura di bachi da seta]] su larga scala. Nel 1928 Serrazanetti venne nominato [[segretario federale]] di [[Mogadiscio]] e nel luglio 1930 fu nominato dal [[Re]] [[Ordine della Corona d'Italia|Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia]]. Nel [[1934]] dovette tuttavia rinunciare all'incarico di federale a causa di due pubblicazioni ([[1930]] e [[1933]]) in cui aveva denunciato le colpe dell'amministrazione italiana, paragonandola alla politica coloniale degli altri paesi. La [[politica coloniale italiana]] in effetti, aveva istituito e imponeva ai somali (con criteri spesso drastici e rudi) il [[lavoro forzato]] che poi, nei rapporti e nelle relazioni dei [[Governatori delle colonie italiane|governatori]] e nei discorsi dei [[Ministri degli esteri del Regno d'Italia|ministri]], veniva presentato come "contratto di lavoro". Egli denunciava inoltre il comportamento di governatori al pari di De Vecchi, che a suo dire si erano creati vere "greppie d'oro"<ref>{{Cita libro|autore = Agostino Iraci|titolo = Arpinati l'oppositore di Mussolini|anno = 1970|editore = Bulzoni|città = Roma|p = 113}}</ref>. In questo modo Serrazanetti si espresse a riguardo in uno dei suoi vari rapporti inviati a Mussolini tra il 1931 e il 1933:<ref>{{Cita news|autore = Angelo del Boca|url = http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/09/Roma_Mogadiscio_cent_anni_errori_co_0_9307094286.shtml|titolo = Roma Mogadiscio, cent'anni di errori|accesso = |pubblicazione = Corriere della Sera|data = 9 luglio 1993}}</ref><ref>{{Cita news|autore = Angelo del Boca|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/12/24/cent-anni-di-errori.html|titolo = Cent'anni di errori|accesso = |pubblicazione = la Repubblica|data = 24 dicembre 1991}}</ref>
Trasferitosi in [[Africa Orientale Italiana|Africa]] (terra verso la quale era da sempre stato attratto) sul finire del [[1928]], divenne ispettore agrario in [[Somalia italiana|Somalia]], iniziandovi una [[Bachicoltura|coltura di bachi da seta]] su larga scala. Nel 1928 Serrazanetti venne nominato [[segretario federale]]<ref name=C9p138>{{Cita|Cagnetta 1979|p. 138|Cagnetta1979}}</ref> di [[Mogadiscio]] e nel luglio 1930 fu nominato dal [[Re]] [[Ordine della Corona d'Italia|Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia]].<ref>''Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia'' n.288 del 12 dicembre 1930, pagina 5303.</ref> Nel [[1934]] dovette tuttavia rinunciare all'incarico di federale a causa di due pubblicazioni ([[1930]] e [[1933]]) in cui aveva denunciato le colpe dell'amministrazione italiana, paragonandola alla politica coloniale degli altri paesi.<ref name=C9p138/> La [[politica coloniale italiana]] in effetti, aveva istituito e imponeva ai somali (con criteri spesso drastici e rudi) il [[lavoro forzato]] che poi, nei rapporti e nelle relazioni dei [[Governatori delle colonie italiane|governatori]] e nei discorsi dei [[Ministri degli esteri del Regno d'Italia|ministri]], veniva presentato come "contratto di lavoro".<ref name=C9p138/> Egli denunciava inoltre il comportamento di governatori al pari di [[Cesare Maria De vecchi|De Vecchi]], che a suo dire si erano creati vere "greppie d'oro"<ref name=I0p113>{{Cita|Iraci 1970|p. 113|Iraci1970}}</ref>. In questo modo Serrazanetti si espresse a riguardo in uno dei suoi vari rapporti inviati a [[Benito Mussolini|Mussolini]] tra il 1931 e il 1933:<ref>{{Cita news|autore = Angelo del Boca|url = http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/09/Roma_Mogadiscio_cent_anni_errori_co_0_9307094286.shtml|titolo = Roma Mogadiscio, cent'anni di errori|accesso = |pubblicazione = Corriere della Sera|data = 9 luglio 1993}}</ref><ref>{{Cita news|autore = Angelo del Boca|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/12/24/cent-anni-di-errori.html|titolo = Cent'anni di errori|accesso = |pubblicazione = la Repubblica|data = 24 dicembre 1991}}</ref>
{{Quote|Il lavoro forzato che s'impone da alcuni anni ai nativi della Somalia, invano cinicamente mascherato nel 1929 da un contratto di lavoro, è assai peggiore della vera schiavitù, poiché laggiù è stata tolta al lavoratore indigeno quella valida tutela dello schiavo che era costituita dal suo valore venale, tutela che gli assicurava almeno quel minimo di cure che l'ultimo carrettiere ha per il suo asino, nella preoccupazione di doverne comprare un altro se quello muore. Mentre in Somalia quando l'indigeno assegnato ad una concessione muore o diviene inabile al lavoro, se ne chiede senz'altro la sostituzione al competente ufficio governativo che vi provvede gratis.|Dal Rapporto al Duce di Marcello Serrazanetti in ''Questitalia'', n.141, Venezia, 1969 }}
{{Quote|Il lavoro forzato che s'impone da alcuni anni ai nativi della Somalia, invano cinicamente mascherato nel 1929 da un contratto di lavoro, è assai peggiore della vera schiavitù, poiché laggiù è stata tolta al lavoratore indigeno quella valida tutela dello schiavo che era costituita dal suo valore venale, tutela che gli assicurava almeno quel minimo di cure che l'ultimo carrettiere ha per il suo asino, nella preoccupazione di doverne comprare un altro se quello muore. Mentre in Somalia quando l'indigeno assegnato ad una concessione muore o diviene inabile al lavoro, se ne chiede senz'altro la sostituzione al competente ufficio governativo che vi provvede gratis.|Dal Rapporto al Duce di Marcello Serrazanetti in ''Questitalia'', n.141, Venezia, 1969}}


A causa delle numerose denunce pubbliche a personaggi politici influenti del [[Regime fascista|regime]] e anche a causa della sua fedeltà ad Arpinati (ormai in disgrazia), Serrazanetti si inimicò ben presto l'allora segretario del PNF [[Achille Starace]], che contribuì a metterlo nelle condizioni di dover rimpatriare quanto prima possibile.
A causa delle numerose denunce pubbliche a personaggi politici influenti del [[Regime fascista|regime]] e anche a causa della sua fedeltà ad Arpinati (ormai in disgrazia), Serrazanetti si inimicò ben presto l'allora segretario del PNF [[Achille Starace]], che contribuì a metterlo nelle condizioni di dover rimpatriare quanto prima possibile.

Tornato a Bologna fu vice segretario della locale federazione fascista, a fianco di Mario Ghinelli.
Tornato a Bologna fu vice segretario della locale federazione fascista, a fianco di Mario Ghinelli.


Nel luglio del [[1934]] Arpinati fu espulso dal partito. Giunta la notizia sul [[Resto del Carlino]] numerosi amici di Arpinati tra cui Serrazanetti e [[Arconovaldo Bonacorsi|Bonacorsi]] si recarono nella sua abitazione in segno di solidarietà<ref>{{cita|Dalla Casa|p. 277}}</ref>. Nel luglio 1934 una apposita commissione condannò Arpinati a cinque anni di [[confino]]. Pochi giorni dopo furono vagliate anche le posizioni degli amici di Arpinati e tra questi Serrazanetti, Marcello Reggiani, Antonio Bedogni, Enrico Gelati e Giuseppe Venturi che furono condannati a cinque anni di confino in Sardegna, quattro anni a Alessandro Emiliani<ref>{{cita|Dalla Casa|p. 291}}</ref>.
Nel luglio del [[1934]] Arpinati fu espulso dal partito. Giunta la notizia sul [[Resto del Carlino]] numerosi amici di Arpinati tra cui Serrazanetti e [[Arconovaldo Bonacorsi|Bonacorsi]] si recarono nella sua abitazione in segno di solidarietà.<ref name=D3p277>{{Cita|Dalla Casa 2013|p. 277|DallaCasa2013}}</ref> Nel luglio 1934 una apposita commissione condannò Arpinati a cinque anni di [[confino]]. Pochi giorni dopo furono vagliate anche le posizioni degli amici di Arpinati e tra questi Serrazanetti, Marcello Reggiani, Antonio Bedogni, Enrico Gelati e [[Giuseppe Venturi]] che furono condannati a cinque anni di confino in [[Sardegna]], quattro anni a Alessandro Emiliani<ref name=D3p291>{{Cita|Dalla Casa 2013|p. 291|DallaCasa2013}}</ref>.


Sembra che, in risposta alla condanna Serrazanetti abbia replicato: "Comprerò un asino, e gli metterò nome Achille" (riferendosi ad [[Achille Starace]]). Per un provvedimento di Mussolini comunque dopo pochi mesi tutti condannati, tranne Arpinati, poterono fare ritorno alle proprie case. Serrazanetti rientrò a Bologna già nell'ottobre dello stesso anno<ref>{{cita|Dalla Casa|p. 292}}</ref>.
Sembra che, in risposta alla condanna Serrazanetti abbia replicato: "Comprerò un asino, e gli metterò nome Achille" (riferendosi ad [[Achille Starace]]). Per un provvedimento di Mussolini comunque dopo pochi mesi tutti condannati, tranne Arpinati, poterono fare ritorno alle proprie case. Serrazanetti rientrò a Bologna già nell'ottobre dello stesso anno<ref name=D3p292>{{Cita|Dalla Casa 2013|p. 292|DallaCasa2013}}</ref>.


Accortosi quindi di non trovarsi più bene a Bologna, nel clima instaurato dal gruppo di Starace, decise quindi nel 1938 di trasferirsi di nuovo in Somalia<ref>{{Cita libro|autore = Agostino Iraci|titolo = Arpinati l'oppositore di Mussolini|anno = 1970|editore = Bulzoni|città = Roma|p = 114}}</ref>.
Accortosi quindi di non trovarsi più bene a Bologna, nel clima instaurato dal gruppo di Starace, decise quindi nel [[1938]] di trasferirsi di nuovo in Somalia<ref name=I0p114>{{Cita|Iraci 1970|p. 114|Iraci1970}}</ref>.
[[File:Marcello Serrazanetti in A.O.I.jpg|thumb|Marcello Serrazanetti dopo la [[conquista di Cassala]] ([[Sudan]]), luglio [[1940]].]]
[[File:Marcello Serrazanetti in A.O.I.jpg|thumb|Marcello Serrazanetti dopo la [[conquista di Cassala]] ([[Sudan]]), luglio [[1940]].]]


===La seconda guerra mondiale===
Nel [[1940]], a guerra appena iniziata, decise di arruolarsi. Già nel [[1941]], l'Impero italiano era però ormai caduto. Dal 3 di aprile era stata abbandonata [[Addis Abeba]]; il [[Viceré d'Etiopia|vicerè]], [[Duca d'Aosta]], poté resistere ancora per poco, sull'[[Amba Alagi]]. Rimasero solo poche "basi", nelle quali la popolazione italiana cercava di riunirsi per sfuggire alle vendette degli irregolari etiopi e arrendersi all'esercito di [[Hailé Selassié]]<ref>{{Cita libro|autore = Agostino Iraci|titolo = Arpinati l'oppositore di Mussolini|anno = 1970|editore = Bulzoni|città = Roma|p = 114}}</ref>.
Nel giugno [[1940]], a [[Seconda guerra mondiale|guerra]] appena iniziata, decise di arruolarsi nel [[Regio Corpo Truppe Coloniali]] prendendo parte il mese successivo alla [[Conquista di Cassala|conquista di Cassala]] ([[Sudan]]). Già nel marzo del [[1941]], l'Impero italiano era però ormai sul punto di cadere. Il 3 di aprile venne abbandonata [[Addis Abeba]]; il [[Viceré d'Etiopia|vicerè]], [[Duca d'Aosta]], poté resistere ancora per poco, sull'[[Amba Alagi]]. Rimasero solo poche "basi", nelle quali la popolazione italiana cercava di riunirsi per sfuggire alle vendette degli irregolari etiopi e arrendersi all'esercito di [[Hailé Selassié]]<ref name=I0p114/>.

Il 3 aprile [[1941]] il [[Viceré d'Etiopia|comando vicereale]], mentre abbandonava Addis Abeba, decise di trasferire a [[Gimma]] alcuni documenti, ritenuti importanti e Serrazanetti si offrì per la missione, giudicata pericolosa. Il 4 aprile [[1941]] partì a capo di un gruppo di sei soldati italiani. A circa 80 km da [[Addis Abeba]] però, Serrazanetti ed i soldati vennero sorpresi da un gruppo di nativi: egli si rese conto che passare, senza trattenerli almeno da un lato, sarebbe stato impossibile.

Serrazanetti si preoccupò solo di far pervenire a destinazione i documenti in suo possesso, quindi decise di consegnarli ai suoi soldati, ordinando loro di proseguire. Egli si fermò su un'altura, riparandosi dietro un masso. Aveva con sé un [[moschetto]], un [[fucile]] da [[caccia grossa]] ed alcune [[bombe a mano]].<ref>{{Cita libro|autore = Agostino Iraci|titolo = Arpinati l'oppositore di Mussolini|anno = 1970|editore = Bulzoni|città = Roma|pp = 114-115}}</ref>


Il 3 aprile il [[Viceré d'Etiopia|comando vicereale]], mentre abbandonava Addis Abeba, decise di trasferire a [[Gimma]] alcuni documenti, ritenuti importanti e Serrazanetti si offrì per la missione, giudicata pericolosa. Il 4 aprile partì a capo di un gruppo di sei soldati italiani. A circa 80 km da [[Addis Abeba]] però, Serrazanetti ed i soldati vennero sorpresi da un gruppo di nativi: egli si rese conto che passare, senza trattenerli almeno da un lato, sarebbe stato impossibile.
Serrazanetti si preoccupò solo di far pervenire a destinazione i documenti in suo possesso, quindi decise di consegnarli ai suoi soldati, ordinando loro di proseguire. Egli si fermò su un'altura, riparandosi dietro un masso. Aveva con sé un [[moschetto]], un [[fucile]] da [[caccia grossa]] ed alcune [[bombe a mano]].<ref name=I0p114-115>{{Cita|Iraci 1970|p. 114-115|Iraci1970}}</ref>.
Quando, due giorni dopo, due [[Autocarri in servizio con il Regio Esercito|autocarri italiani]] passarono di lì, trovarono il suo corpo e intorno a lui, alcune [[Lancia (arma)|lance]] conficcate a terra a guisa di siepe, come un omaggio delle tribù indigene alla salma di un nemico valoroso. Gli altri sei uomini riuscirono a raggiungere Gimma.
Quando, due giorni dopo, due [[Autocarri in servizio con il Regio Esercito|autocarri italiani]] passarono di lì, trovarono il suo corpo e intorno a lui, alcune [[Lancia (arma)|lance]] conficcate a terra a guisa di siepe, come un omaggio delle tribù indigene alla salma di un nemico valoroso. Gli altri sei uomini riuscirono a raggiungere Gimma.


Marcello Serrazanetti venne proposto per la [[Medaglia d'oro al valor militare]] alla memoria; tuttavia, la proposta andò per le lunghe per la difficoltà delle indagini, e dopo il [[1943]], venne archiviata poiché egli era stato, in precedenza, ufficiale della [[MVSN]]<ref>{{Cita libro|autore = Agostino Iraci|titolo = Arpinati l'oppositore di Mussolini|anno = 1970|editore = Bulzoni|città = Roma|p = 115}}</ref><ref>{{Cita news|autore = Ten. Col. Adriano Torelli|titolo = Memorie inedite|pubblicazione = Diari personali|data = 1940 - 1945}}</ref>.
Marcello Serrazanetti venne proposto per la concessione della [[Medaglia d'oro al valor militare]] alla memoria; tuttavia, la proposta andò per le lunghe per la difficoltà delle indagini, e dopo il [[1943]], venne archiviata poiché egli era stato, in precedenza, ufficiale della [[MVSN]]<ref name=I0p115>{{Cita|Iraci 1970|p. 115|Iraci1970}}</ref><ref>{{Cita news|autore = Ten. Col. Adriano Torelli|titolo = Memorie inedite|pubblicazione = Diari personali|data = 1940 - 1945}}</ref>.


== Onorificenze ==
== Onorificenze ==
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|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
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== Note ==
== Note ==
<references />
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
* {{cita libro | cognome=Barile| nome=Pietro| titolo=Colonizzazione fascista nella Somalia meridionale|editore=Società italiana arti grafiche| città=Roma| anno= 1935| isbn=|cid=Barile1935}}
* Piero Negro, ''Nidi d'aquila'', Torino, Tipografia Valentino, 1927
* Gian Paolo Calchi Novati, ''Il Corno d’Africa nella storia e nella politica'', Torino, SEI, 1994
* Pietro Barile, ''Colonizzazione fascista nella Somalia meridionale'', Roma, Società italiana arti grafiche, 1935
* {{cita libro | cognome=Cagnetta| nome=Mariella| titolo=Antichisti e impero fascista |editore=Dedalo libri| città=Bari| anno= 1979| isbn=8-82203-726-X|cid=Cagnetta1979}}
* Mario Cobianchi, ''Pionieri dell' aviazione in Italia'', Roma, Editoriale Aeronautico, 1943
* {{cita libro | cognome=Cobianchi| nome=Mario| titolo=Pionieri dell' aviazione in Italia|editore=Editoriale Aeronautico| città=Roma| anno= 1943| isbn=|cid=Cobianchi1943}}
* Luigi Pestalozza, ''Somalia: Cronaca della rivoluzione'', Bari, Dedalo, 1973
* {{cita libro | cognome= Dalla Casa| nome= Brunella| titolo=Leandro Arpinati. Un fascista anomalo|editore=[[Il Mulino]]| città=Bologna| anno=2013| isbn=|cid=DallaCasa2013}}
* Mariella Cagnetta, ''Antichisti e impero fascista'', Bari, Dedalo, 1975
* {{cita libro | cognome=Del Boca| nome=Angelo| titolo=Italiani, brava gente?: un mito duro a morire|editore=Neri Pozza Editore| città= Vicenza| anno=2005| isbn=978-8-85450-013-6|cid=DelBoca2005}}
* Ioan Myrddin Lewis, ''A modern history of the Somali: nation and state in the Horn of Africa'', Londra, Longman, 1980
* {{cita libro | cognome=Ferrari| nome= Massimo| titolo=A Brescia oggi si vola|editore= EduCatt| città=Milano|anno=2012|isbn=978-8-88311-890-6|cid=Ferrari2012}}
* Gian Paolo Calchi Novati, ''Il Corno d’Africa nella storia e nella politica'', Torino, SEI, 1994
* Nicola Labanca, ''Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana'', Bologna, Il Mulino, 2002
* {{cita libro | cognome=Labanca| nome=Nicola| titolo=Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana|editore=Il Mulino|città=Bologna| anno=2002| isbn=978-8-81512-038-0|cid=Labanca2002}}
* {{cita libro | cognome=Lewis| nome=Ioan Myrddin| titolo=A modern history of the Somali: nation and state in the Horn of Africa|editore=Longman| città=London|lingua=en|anno=1980| isbn=978-0-82141-495-8|cid=Lewis1980}}
* Angelo Del Boca, ''Italiani, brava gente?: un mito duro a morire'', Vicenza, Neri Pozza Editore, 2005
* {{cita libro | cognome=Negro| nome=Pietro| titolo=Nidi d'aquila|editore= Tipografia Valentino| città=Torino| anno= 1927| isbn=|cid=Negro1927}}
* Donatella Strangio, ''The reasons for underdevelopment: The case of decolonisation in Somaliland'', Londra, Springer, 2011
* {{cita libro | cognome= Pestalozza| nome= Luigi| titolo=Somalia: Cronaca della rivoluzione|editore=Dedalo libri| città=Bari| anno= 1973| isbn=8-82200-312-8|cid=Pestalozza1973}}
* Massimo Ferrari, ''A Brescia oggi si vola'', Milano, EduCatt, 2012
* {{cita libro | cognome= Strangio| nome= Donatella| titolo=The reasons for underdevelopment: The case of decolonisation in Somaliland|editore=Springer| città=London|lingua=en|anno=2011| isbn=978-3-79082-777-4|cid=Strangio2011}}
* Brunella Dalla Casa, ''Leandro Arpinati. Un fascista anomalo'', Bologna, [[Il Mulino]], 2013


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Marcello Serrazanetti
File:Marcello Serrazanetti.jpg
NascitaSant'Agata Bolognese, 31 ottobre 1881
Morteluogo imprecisato in prossimità di Addis Abeba, 5 aprile 1941
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaCavalleria
Artiglieria
CorpoRegio Corpo Truppe Coloniali
GradoSergente maggiore
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
Battaglieterza battaglia dell'Isonzo
Conquista di Cassala
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Marcello Serrazanetti (Sant'Agata Bolognese, 31 ottobre 1888- luogo imprecisato in prossimità di Addis Abeba, 5 aprile 1941) è stato un pioniere dell'aviazione, militare e politico italiano. Come soldato prese parte alla prima e alla seconda guerra mondiale, fu esponente di primo piano del fascismo bolognese, ma fu anche un severo critico del sistema coloniale italiano e un fervente antischiavista.

Biografia

Nato da facoltosa famiglia monarchica, divenne agricoltore per indirizzo familiare e scolastico. Alla fine degli studi collaborò col padre Gaspare nella conduzione di una grossa tenuta dei conti di Montpensier divenendo un appassionato allevatore di cavalli e cani. A margine di quest'ultima attività scrisse e fece stampare un "Manuale per l'addestramento del cane poliziotto". Partecipò quindi a numerosi concorsi ippici, sia in Italia che all'estero.

Uno dei primo aviatori=

Manifestò sin da ragazzo grande curiosità per le innovazioni tecniche e spirito avventuroso, lasciandosi ben presto sedurre dal fascino del volo. Tra la fine del 1909 e il 1910, Serrazanetti fu tra i primi istruttori, con Bianchi[1] e Cagno,[2] sul neonato Campo Volo di Cameri[3]. Il 1° maggio 1910 effettuò il suo primo volo su un apparecchio AVIS, costruito da una piccola azienda di Brescia, fondata dall'ingegnere francese Clovis Thouvenot, che realizzava biplani su licenza della francese Voisin, dotandoli di motore Isotta Fraschini.</ref> Serrazanetti acquisto uno di questi velivoli alla I Esposizione italiana di Aviazione[4] tenutasi a Milano il 15 novembre[4] 1909[5] equipaggiandolo con un propulsore da 50 CV.

Decollato dal campo di Cameri il 1° maggio 1910[1] si avventurò con il suo aereo tra i reparti del 17° Reggimento di artiglieria campale che stavano compiendo un'esercitazione appena fuori dal terreno di volo.[1] Il propulsore dell'aereo si spense improvvisamente e il velivolo precipitò al suolo finendo contro un albero e distruggendosi quasi completamente, ma Serrazanetti rimase solo leggermente ferito.[6]

File:Marcello Serrazanetti foto autografa.jpeg
Marcello Serrazanetti nel 1910.

A Prateria di Cortile di Carpi,[7] Serrazanetti costruì un hangar per ricoverare e riparare il proprio apparecchio AVIS, precedentemente danneggiato, così fondando il "Campo di volo di Cortile"; il terzo in Italia, dopo quelli di Centocelle e di Cameri.[7] Il 31 luglio 1911 effettuò un secondo volo, ricoprendo una distanza di circa 500 metri. Il 24 agosto dello stesso anno, si cimentò in un terzo volo di 6 km da Prateria di Cortile di Carpi a Rolo, dove fece salire l'amico Guido Corni; ritornò quindi per circa 3 km.[7]

Il 26 giugno 1912, con tre suoi amici, Nico Piccoli, Umberto Sanguinetti e Alberico Camporesi, partì da Verona sul pallone aerostatico "Libia". Benché l'intenzione fosse quella di raggiungere Budapest, i quattro dovettero accontentarsi di approdare nella cittadina ungherese di Buek, sul confine con l'Austria, a causa della stanchezza fisica causata dall'altezza elevata e dalla bassa temperatura[8].

La prima guerra mondiale

Interventista convinto, Serrazanetti si arruolò come volontario di un anno nel 12° Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo[9]. Divenuto sergente maggiore d'artiglieria, venne ferito sul Monte Calvario durante la terza battaglia dell'Isonzo e fu insignito della Medaglia d'argento al Valor Militare, venendo in seguito decorato della Croce al Merito di Guerra.

L'esperienza nel fascismo e l'avventura in Colonia

Fascista della prima ora, qualche mese dopo lo scioglimento del primo fascio di combattimento di Bologna, nel luglio 1919 ne fondò il secondo, insieme all'amico sansepolcrista Leandro Arpinati, Dino Grandi e Gino Baroncini. Squadrista nella città felsinea durante gli anni del Biennio Rosso, partecipò alla Marcia su Roma. Dopo le dimissioni del consiglio comunale socialista di Sant'Agata Bolognese, avvenute il 2 maggio 1921 in seguito ai durissimi scontri dell'aprile tra socialisti e fascisti nell'area bolognese, con vari morti e feriti da entrambe le parti, il Comune fu gestito da un Commissario inviato dalla Prefettura e nelle successive elezioni del 7 maggio 1923 Serrazanetti fu eletto sindaco della sua cittadina natale. Divenne poi vice segretario federale di Bologna dal 1925 al 1926.

Trasferitosi in Africa (terra verso la quale era da sempre stato attratto) sul finire del 1928, divenne ispettore agrario in Somalia, iniziandovi una coltura di bachi da seta su larga scala. Nel 1928 Serrazanetti venne nominato segretario federale[10] di Mogadiscio e nel luglio 1930 fu nominato dal Re Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia.[11] Nel 1934 dovette tuttavia rinunciare all'incarico di federale a causa di due pubblicazioni (1930 e 1933) in cui aveva denunciato le colpe dell'amministrazione italiana, paragonandola alla politica coloniale degli altri paesi.[10] La politica coloniale italiana in effetti, aveva istituito e imponeva ai somali (con criteri spesso drastici e rudi) il lavoro forzato che poi, nei rapporti e nelle relazioni dei governatori e nei discorsi dei ministri, veniva presentato come "contratto di lavoro".[10] Egli denunciava inoltre il comportamento di governatori al pari di De Vecchi, che a suo dire si erano creati vere "greppie d'oro"[12]. In questo modo Serrazanetti si espresse a riguardo in uno dei suoi vari rapporti inviati a Mussolini tra il 1931 e il 1933:[13][14]

«Il lavoro forzato che s'impone da alcuni anni ai nativi della Somalia, invano cinicamente mascherato nel 1929 da un contratto di lavoro, è assai peggiore della vera schiavitù, poiché laggiù è stata tolta al lavoratore indigeno quella valida tutela dello schiavo che era costituita dal suo valore venale, tutela che gli assicurava almeno quel minimo di cure che l'ultimo carrettiere ha per il suo asino, nella preoccupazione di doverne comprare un altro se quello muore. Mentre in Somalia quando l'indigeno assegnato ad una concessione muore o diviene inabile al lavoro, se ne chiede senz'altro la sostituzione al competente ufficio governativo che vi provvede gratis.»

A causa delle numerose denunce pubbliche a personaggi politici influenti del regime e anche a causa della sua fedeltà ad Arpinati (ormai in disgrazia), Serrazanetti si inimicò ben presto l'allora segretario del PNF Achille Starace, che contribuì a metterlo nelle condizioni di dover rimpatriare quanto prima possibile. Tornato a Bologna fu vice segretario della locale federazione fascista, a fianco di Mario Ghinelli.

Nel luglio del 1934 Arpinati fu espulso dal partito. Giunta la notizia sul Resto del Carlino numerosi amici di Arpinati tra cui Serrazanetti e Bonacorsi si recarono nella sua abitazione in segno di solidarietà.[15] Nel luglio 1934 una apposita commissione condannò Arpinati a cinque anni di confino. Pochi giorni dopo furono vagliate anche le posizioni degli amici di Arpinati e tra questi Serrazanetti, Marcello Reggiani, Antonio Bedogni, Enrico Gelati e Giuseppe Venturi che furono condannati a cinque anni di confino in Sardegna, quattro anni a Alessandro Emiliani[16].

Sembra che, in risposta alla condanna Serrazanetti abbia replicato: "Comprerò un asino, e gli metterò nome Achille" (riferendosi ad Achille Starace). Per un provvedimento di Mussolini comunque dopo pochi mesi tutti condannati, tranne Arpinati, poterono fare ritorno alle proprie case. Serrazanetti rientrò a Bologna già nell'ottobre dello stesso anno[17].

Accortosi quindi di non trovarsi più bene a Bologna, nel clima instaurato dal gruppo di Starace, decise quindi nel 1938 di trasferirsi di nuovo in Somalia[18].

File:Marcello Serrazanetti in A.O.I.jpg
Marcello Serrazanetti dopo la conquista di Cassala (Sudan), luglio 1940.

La seconda guerra mondiale

Nel giugno 1940, a guerra appena iniziata, decise di arruolarsi nel Regio Corpo Truppe Coloniali prendendo parte il mese successivo alla conquista di Cassala (Sudan). Già nel marzo del 1941, l'Impero italiano era però ormai sul punto di cadere. Il 3 di aprile venne abbandonata Addis Abeba; il vicerè, Duca d'Aosta, poté resistere ancora per poco, sull'Amba Alagi. Rimasero solo poche "basi", nelle quali la popolazione italiana cercava di riunirsi per sfuggire alle vendette degli irregolari etiopi e arrendersi all'esercito di Hailé Selassié[18].

Il 3 aprile il comando vicereale, mentre abbandonava Addis Abeba, decise di trasferire a Gimma alcuni documenti, ritenuti importanti e Serrazanetti si offrì per la missione, giudicata pericolosa. Il 4 aprile partì a capo di un gruppo di sei soldati italiani. A circa 80 km da Addis Abeba però, Serrazanetti ed i soldati vennero sorpresi da un gruppo di nativi: egli si rese conto che passare, senza trattenerli almeno da un lato, sarebbe stato impossibile. Serrazanetti si preoccupò solo di far pervenire a destinazione i documenti in suo possesso, quindi decise di consegnarli ai suoi soldati, ordinando loro di proseguire. Egli si fermò su un'altura, riparandosi dietro un masso. Aveva con sé un moschetto, un fucile da caccia grossa ed alcune bombe a mano.[19]. Quando, due giorni dopo, due autocarri italiani passarono di lì, trovarono il suo corpo e intorno a lui, alcune lance conficcate a terra a guisa di siepe, come un omaggio delle tribù indigene alla salma di un nemico valoroso. Gli altri sei uomini riuscirono a raggiungere Gimma.

Marcello Serrazanetti venne proposto per la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria; tuttavia, la proposta andò per le lunghe per la difficoltà delle indagini, e dopo il 1943, venne archiviata poiché egli era stato, in precedenza, ufficiale della MVSN[20][21].

Onorificenze

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontariamente, con grande slancio e alto spirito militare, assumeva il comando di una sezione di lancia-bombe, assegnata ad un reggimento di fanteria, rendendo utili servizio con la sua operosità, intelligenza ed ardire mirabili, fino a che rimase ferito.»
— Podgora, 28 ottobre-1° novembre 1915.
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 1° giugno 1924[22]
Ufficiale dell'Ordine della corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 28 luglio 1930[23]

Opere

  • Considerazioni sulla nostra attività coloniale in Somalia, Bologna, La Rapida, 1933

Note

  1. ^ a b c Cobianchi 1943, p. 52
  2. ^ Cobianchi 1943, p. 31
  3. ^ Piero Berbé, Quella prima sfida 80 anni fa, La Stampa, 15 giugno 1990, pag.88
  4. ^ a b Cobianchi 1943, p. 37
  5. ^ L'illustrazione italiana, n.47 del 21 novembre 1909
  6. ^ Cobianchi 1943, p. 53
  7. ^ a b c Cobianchi 1943, p. 65
  8. ^ Nico Piccoli, L'ardimentosa gita aerea di due sportmen bolognesi a bordo del pallone di Nico Piccoli, in Il Resto del Carlino, 5 luglio 1912.
  9. ^ Museo online della Fondazione Vialardi di Sandigliano, Gli antichi reggimenti piemontesi e italiani a cavallo, in Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo, 1995 - 2013.
  10. ^ a b c Cagnetta 1979, p. 138
  11. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.288 del 12 dicembre 1930, pagina 5303.
  12. ^ Iraci 1970, p. 113
  13. ^ Angelo del Boca, Roma Mogadiscio, cent'anni di errori, in Corriere della Sera, 9 luglio 1993.
  14. ^ Angelo del Boca, Cent'anni di errori, in la Repubblica, 24 dicembre 1991.
  15. ^ Dalla Casa 2013, p. 277
  16. ^ Dalla Casa 2013, p. 291
  17. ^ Dalla Casa 2013, p. 292
  18. ^ a b Iraci 1970, p. 114
  19. ^ Iraci 1970, p. 114-115
  20. ^ Iraci 1970, p. 115
  21. ^ Ten. Col. Adriano Torelli, Memorie inedite, in Diari personali, 1940 - 1945.
  22. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.81 del 7 aprile 1925, pagina 1255.
  23. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.288 del 12 dicembre 1930, pagina 5303.

Bibliografia

  • Pietro Barile, Colonizzazione fascista nella Somalia meridionale, Roma, Società italiana arti grafiche, 1935.
  • Gian Paolo Calchi Novati, Il Corno d’Africa nella storia e nella politica, Torino, SEI, 1994
  • Mariella Cagnetta, Antichisti e impero fascista, Bari, Dedalo libri, 1979, ISBN 8-82203-726-X.
  • Mario Cobianchi, Pionieri dell' aviazione in Italia, Roma, Editoriale Aeronautico, 1943.
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il Mulino, 2013.
  • Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?: un mito duro a morire, Vicenza, Neri Pozza Editore, 2005, ISBN 978-8-85450-013-6.
  • Massimo Ferrari, A Brescia oggi si vola, Milano, EduCatt, 2012, ISBN 978-8-88311-890-6.
  • Nicola Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, Bologna, Il Mulino, 2002, ISBN 978-8-81512-038-0.
  • (EN) Ioan Myrddin Lewis, A modern history of the Somali: nation and state in the Horn of Africa, London, Longman, 1980, ISBN 978-0-82141-495-8.
  • Pietro Negro, Nidi d'aquila, Torino, Tipografia Valentino, 1927.
  • Luigi Pestalozza, Somalia: Cronaca della rivoluzione, Bari, Dedalo libri, 1973, ISBN 8-82200-312-8.
  • (EN) Donatella Strangio, The reasons for underdevelopment: The case of decolonisation in Somaliland, London, Springer, 2011, ISBN 978-3-79082-777-4.