Muhammad Ali: differenze tra le versioni

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Muhammad Ali
Nazionalità Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Altezza 191 cm
Peso 97-110 kg
Pugilato
Categoria Pesi mediomassimi
Pesi massimi
Termine carriera 11 dicembre 1981
Carriera
Incontri disputati
Totali 61
Vinti (KO) 56 (37)
Persi (KO) 5 (1)
1964Titolo mondiale unificatomassimi
1964-1969Titolo mondiale WBCmassimi
1974-1978Titolo mondiale WBAmassimi
1974-1978Titolo mondiale WBCmassimi
1978-1979Titolo mondiale WBAmassimi
 Olimpiadi
Oro Roma 1960 mediomassimi
 

«Vola come una farfalla, pungi come un'ape»

Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay Jr. (Louisville, 17 gennaio 1942Scottsdale, 3 giugno 2016[2]), è stato un pugile statunitense, considerato uno dei migliori pesi massimi di tutti i tempi e tra i maggiori e più apprezzati atleti della storia. Sin dagli inizi di carriera, Ali si contraddistinse come una figura carismatica, controversa e polarizzante sia dentro sia fuori dal ring di pugilato.[3][4] Il suo enorme impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È tra gli sportivi più conosciuti di tutti i tempi, essendo stato nominato "sportivo del secolo" da periodici quali Sports Illustrated e "personalità sportiva del secolo" dalla BBC.[5][6] Fu inoltre autore di diversi best seller come The Greatest: My Own Story e The Soul of a Butterfly.

Ali, inizialmente conosciuto con il nome di battesimo Cassius Clay, incominciò ad allenarsi all'età di 11 anni. Vinse l'oro olimpico ai Giochi di Roma nel 1960 e nel 1964, all'età di 22 anni, conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi sconfiggendo a sorpresa il temuto e potente campione in carica Sonny Liston. Successivamente si unì alla setta afroamericana Nation of Islam (NOI) di Elijah Muhammad, cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo inizialmente il concetto di separatismo nero. Con una visione d'insieme profondamente influenzata dalla sua ammirazione per il mentore Malcolm X,[7] più tardi anche Ali lasciò la NOI, aderendo prima al sunnismo e poi praticando il sufismo, oltre a sostenere l'idea di integrazione razziale.

Nel 1967, tre anni dopo la conquista del campionato mondiale, Ali si rifiutò di combattere nella Guerra del Vietnam per via della sua religione e della sua opposizione al conflitto. Per questo, fu arrestato e accusato di renitenza alla leva, oltre a essere privato del titolo iridato. Non combatté per i successivi tre anni. L'appello di Ali fece strada sino alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America, che annullò la sua condanna nel 1971. La sua battaglia come obiettore di coscienza lo rese un'icona nella controcultura degli anni sessanta.[8][9]

È l'unico peso massimo a essere stato campione lineare per tre occasioni: nel 1964, 1974 e infine nel 1978. Tra il 25 febbraio e il 19 settembre 1964 fu inoltre campione indiscusso della divisione. Detiene il maggior numero di premi "pugile dell'anno", assegnato da The Ring, avendo vinto tale riconoscimento nel 1963, 1966, 1972, 1974, 1975 e 1978.

Soprannominato "The Greatest" (Il più grande), Ali è stato protagonista di alcuni dei più importanti e famosi eventi del mondo pugilistico.[10] Tra questi vi furono la prima controversa sfida contro Sonny Liston, i tre aspramente combattuti match con l'irriducibile rivale Joe Frazier, e il cosiddetto Rumble in the Jungle, il drammatico incontro nel 1974 in Zaire contro il campione in carica George Foreman, dove riconquistò i titoli persi sette anni prima.

In un'era dove molti pugili lasciavano parlare i propri manager, Ali, ispirato dal wrestler Gorgeous George, si ritagliò il proprio spazio divenendo famoso come personaggio provocatorio e stravagante.[11][12][13] Prese infatti il controllo di numerose conferenze stampa e interviste, parlando liberamente anche di problemi non legati al pugilato.[14][15] Con il proprio carisma si contraddistinse inoltre come uno dei principali innovatori della pratica del trash-talking nel mondo sportivo.[16] Trasformò profondamente il ruolo e l'immagine dell'atleta afroamericano negli Stati Uniti, diventando punto di riferimento del Potere nero.[17][18][19] Secondo la scrittrice Joyce Carol Oates, fu uno dei pochi atleti a "definire con i suoi termini la propria reputazione pubblica".[20]

Nel 1984 gli fu diagnosticata la sindrome di Parkinson, attribuita alla sua professione e che lo portò a un graduale declino fisico nel corso dei decenni successivi. Malgrado tali disagi, anche dopo il suo ritiro dal mondo sportivo, Ali rimase impegnato in numerose azioni umanitarie, sino alla morte avvenuta il 3 giugno 2016.

Biografia

Cassius Marcellus Clay nacque il 17 gennaio 1942 a Louisville, nel Kentucky, e gli fu imposto lo stesso nome di suo padre, Cassius Marcellus sr. (1912-1990), che a sua volta portava nome e cognome di un politico abolizionista del XIX secolo.

Per parte di padre Cassius Clay era di origine malgascia e nativo statunitense di terza generazione, mentre per quella di madre, Odessa Lee Grady (1917-1994), era di ascendenza afroamericana con un nonno bianco, un bisnonno irlandese di Ennis (Clare), località di cui ottenne la cittadinanza onoraria nel 2009[21], e un lontano ascendente di origine italiana, un non meglio specificato Bartolomeo Taliaferro, vissuto nella Repubblica di Venezia nel 1500 e successivamente emigrato in Inghilterra. Benché Cassius Marcellus sr. fosse metodista, acconsentì che Odessa crescesse i figli nel credo battista.[22] Cassius Marcellus jr. aveva un fratello minore, Rudolph Valentine, poi noto come Rahman Ali dopo la sua conversione all'Islam. Crebbe in un contesto di segregazione razziale. La madre Odessa ripercorse un episodio in cui fu negato al figlio di comprare una bottiglietta d'acqua a un negozio: "Non gli diedero la bottiglietta per via del suo colore. Quella vicenda lo colpì profondamente". Fu particolarmente scosso anche dal brutale assassinio di Emmett Till nel 1955, il che portò Clay e un amico di colore a tirar fuori la loro frustrazione compiendo atti vandalici su una stazione di smistamento locale.[23][24]

Fu indirizzato al pugilato dal poliziotto di Louisville Joe E. Martin,[25] che lo incontrò mentre, dodicenne, inveiva contro chi aveva rubato la sua bicicletta minacciando di malmenarlo. Il poliziotto gli consigliò di imparare prima a boxare e lo portò alla palestra Columbia, dove iniziò a mettere in mostra il suo talento.[26]

Ali nella sua vita si sposò quattro volte ed ebbe sette figlie e due figli. Si sposò la prima volta con Sonji Roi nel 1964, una donna conosciuta solo un mese prima, ed ebbe due figlie da relazioni extra-coniugali: Miya e Kualiah. Muhammad e Sonji divorziarono nel 1966 perché lei rifiutava di cambiare il suo stile di pettinatura e vestiario all'occidentale, in particolare si stirava i capelli e questo era visto da lui come retaggio della schiavitù dove i capelli crespi erano considerati antiestetici. Nel 1967 Ali si sposò con Belinda Boyd, una ragazza di otto anni più giovane. Ebbero quattro figli: Maryum, nata nel 1968, Jamillah e Liban, nate entrambe nel 1970 e Muhammad Ali Jr., nato nel 1972.

Nel 1976 i due divorziarono, a causa di una relazione tra Ali e Veronica Porsche, un'attrice e modella; nel 1977 il pugile sposò Veronica e insieme ebbero due figlie: Hana, nata un paio di anni prima, e Laila, nata nel dicembre del 1977, che divenne un'eccellente pugile professionista.

Nel 1986 Muhammad e Veronica divorziarono e alla fine di quell'anno l'ex-campione si sposò con Yolanda Lonnie Ali, la figlia di due vecchi amici dei suoi genitori. Qualche anno dopo adottarono un bambino di nome Asaad Amin.

Il 20 dicembre 2014, Ali venne ricoverato in ospedale per un caso delicato di polmonite. Venne poi curato ancora una volta il 15 gennaio 2015, per un'infezione del tratto urinario, e dimesso il giorno successivo.

L'ultima visita in ospedale di Ali fu il 2 giugno 2016 a Scottsdale, in Arizona, per delle complicazioni respiratorie, e rimase ricoverato per due giorni. Nonostante le sue condizioni fossero definite normali, sono poi peggiorate: il giorno dopo, alle 6.30 del mattino, ora italiana, l'ex campione del mondo dei pesi massimi moriva a 74 anni per uno shock settico, sopraggiunto in seguito all'aggravarsi del suo stato di salute.[27] Subito dopo il decesso la figlia, Laila Ali, ha detto che il suo cuore ha continuato a battere per mezz'ora, quasi come se si rifiutasse di fermarsi[senza fonte].

Ali è stato commemorato a livello globale e un portavoce ha detto che la sua famiglia "crede certamente che Muhammad era un cittadino del mondo... e sanno che il mondo piange con lui." Greg Fischer, il sindaco di Louisville, ha dichiarato: "Muhammad Ali appartiene al mondo. Ma lui ha una sola città natale." Si sono uniti al cordoglio anche gli sportivi e i personaggi famosi che lo avevano conosciuto e amato.

I funerali sono iniziati a Louisville il 9 giugno 2016, con la Ṣalāt al-Janāzah, la tipica preghiera funebre islamica, alla Freedom Hall del Kentucky Exposition Center. Un corteo funebre ha attraversato le strade di Louisville, Kentucky, il 10 giugno, terminando al cimitero di Cave Hill Cemetery, dove si è svolta una cerimonia di sepoltura privata. Un servizio commemorativo pubblico per Ali al Louisville KFC Yum! Centre si è tenuto nel pomeriggio del 10 giugno, dove hanno reso omaggio al campione l'ex Presidente Bill Clinton, il giornalista televisivo Bryan Gumbel e l'attore Billy Crystal, amico intimo di Ali da 42 anni.

Carriera

La carriera amatoriale e le Olimpiadi di Roma 1960

Cassius Clay premiato con la medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Roma nel 1960

Clay compì il suo debutto da dilettante nel 1954.[28] Vinse sei Kentucky Golden Gloves, due Golden Gloves nazionali e un titolo Amateur Athletic Union. Negli ultimi quattro anni da dilettante ebbe al suo angolo il cutman Chuck Bodak.[29]

Dopo una brillante carriera da dilettante si mise in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistando l'oro nella categoria dei pesi mediomassimi.[30] Il suo record amatoriale finale fu di 100 vittorie e 5 sconfitte. Nella sua autobiografia del 1975, affermò di aver gettato la medaglia nel fiume dell'Ohio come plateale gesto di protesta verso il suo Paese e la perdurante discriminazione razziale: di ritorno in patria dopo i fasti romani, un ristoratore si rifiutò di servirlo, perché nero.[31] La storia fu contestata e molti amici del pugile, tra cui Bundini Brown e il fotografo Howard Bingham, negarono la veridicità del fatto. Secondo Thomas Hauser, invece, Clay gli raccontò che la vicenda del ristorante era veritiera e di aver smarrito la medaglia d'oro un anno dopo la sua vittoria.[32] Il pugile di Louisville ricevette una medaglia sostitutiva alle Olimpiadi di Atlanta 1996, dove fu lui stesso ad accendere il tripode.

La carriera professionistica

Esordi

Clay passò al professionismo il 29 ottobre 1960, sconfiggendo ai punti Tunney Hunsaker. Da lì in poi, sino al 1963, accumulò un record di 19 vittorie e nessuna sconfitta, con 15 successi prima del limite. Tra i suoi primi avversari vi furono Tony Esperti, Jim Robinson, Donnie Fleeman, Alonzo Johnson, George Logan, Willi Besmanoff, Lamar Clark, Doug Jones e Henry Cooper. Il giovane pugile batté anche l'ex allenatore e veterano Archie Moore nel 1962.[33][34]

Questi primi combattimenti non si rivelarono comunque semplici. Clay fu atterrato sia da Sonny Banks sia da Cooper. Nella sfida con quest'ultimo, Clay cadde al tappeto dopo un poderoso gancio sinistro al termine del quarto round e fu salvato dalla campanella. La battaglia con il temuto Doug Jones del 13 marzo 1963 fu probabilmente la più difficile mai affrontata dal nativo di Louisville sino a quel momento. Rispettivamente contendenti numero due e tre, Clay e Jones si sfidarono al Madison Square Garden di New York. Jones mise in difficoltà Clay già al primo round e la vittoria del giovane di Louisville per decisione unanime dei giudici fu pesantemente contestata dal pubblico, che non esitò a lanciare oggetti di ogni tipo sul quadrato. L'acceso match fu in seguito nominato "incontro dell'anno" da Ring Magazine.[35]

In ognuno di questi primi incontri, Clay sminuiva vocalmente i suoi avversari e si vantava delle proprie abilità sul ring. Definì Jones "un piccolo uomo brutto" e Cooper "un inesperto". Affermò inoltre di essere imbarazzato a entrare sul ring con Alex Miteff e reputò il Madison Square Garden come un'arena "troppo piccola" per lui.[36] Questi atteggiamenti allora inusuali causarono l'ira di molti appassionati della nobile arte.[37] Il suo comportamento provocatorio e stravagante sul ring fu ispirato dal wrestler Gorgeous George, che Ali ammirava molto.[38] Durante questa prima fase di carriera mostrò velocità di mani e di piedi eccezionali per qualcuno della sua stazza:[39] era solito tenere le mani basse ed evitava i colpi alla testa con frequenti spostamenti di direzione. Col passare del tempo sviluppò un jab pungente e migliorò la potenza dei suoi destri.

Campione dei pesi massimi

Lo stesso argomento in dettaglio: Sonny Liston vs. Cassius Clay.
Lo stesso argomento in dettaglio: Muhammad Ali vs. Sonny Liston.

Nel 1964 il campione in carica dei pesi massimi era Sonny Liston, pugile potente e aggressivo. Egli sconfisse Floyd Patterson, celebre pugile che, però, venne battuto appunto alla prima ripresa.

Cassius Clay riuscì a ottenere il posto di sfidante e nel febbraio dello stesso anno affrontò il campione Liston, sfavorito però sia dal pubblico sia dalla stampa. Il match però non fu come tutti si aspettavano, grazie all'agilità e alla velocità di Clay, che riuscì a schivare parecchi colpi e a colpire ripetutamente Liston. Quando i secondi del campione lo videro in difficoltà, misero della sostanza urticante o della vaselina sui suoi guantoni in modo da colpire il volto di Clay, accecandolo[senza fonte]. Il pugile di Louisville incominciò ad accusare le conseguenze di questa mossa scorretta, ma durante i round successivi si riprese, fino a quando non riuscì a battere Liston per abbandono all'inizio della settima ripresa, stupendo la gente e tutto il mondo sportivo.[40]

Muhammad Ali nel 1966

Il giorno dopo la conquista del titolo, nel 1964 Clay si convertì alla fede islamica, aderì alla Nation of Islam e cambiò legalmente il suo nome in Muhammad Ali.

Rifiutato dalle principali sedi pugilistiche americane e da Las Vegas, il match di rivincita con Liston si disputò nel 1965 a Lewiston nel Maine. Il 25 maggio Ali, detentore della corona dei massimi, e Liston si incontrarono di nuovo. Alla prima ripresa dopo appena un minuto il campione del mondo colpì l'avversario con un colpo d'incontro apparentemente innocuo, passato alla storia come il cosiddetto pugno fantasma (the phantom punch).[41] Liston rimase al tappeto apparentemente tramortito; Ali sembrò consapevole di non aver colpito così duramente lo sfidante e lo invitò con veemenza ad alzarsi per continuare il combattimento.

Secondo gli esperti che hanno visionato al rallentatore la ripresa, il colpo di Ali, assestato da brevissima distanza e quasi invisibile, sembra aver colpito la tempia dell'avversario, che in quel momento stava portando un attacco con il suo caratteristico stile ed era fortemente sbilanciato in avanti. L'immagine del campione del mondo che sovrasta Liston al tappeto è divenuta una delle icone della nostra epoca.

File:Ali MalcolmX 1964.jpg
Malcolm X fotografa Cassius Clay (Muhammad Ali)

La mafia riuscì a guadagnare enormi somme di denaro scommettendo sull'allora sfavorito Muhammad Ali, inoltre l'ascesa del giovane campione sembrava poter aumentare la popolarità del pugilato più di quanto il poco pubblicamente apprezzato Liston potesse fare. Ciò nonostante, a giochi ormai fatti, mentre Ali viene osannato e festeggiato, nessuno si interessa di Liston che gira sconsolato sul ring e all'incontro con un suo assistente, lo si nota chiaramente vacillare e ondeggiare come se non si fosse ancora pienamente ripreso dal pugno subito.

Nel 2004 Ali è tornato sull'argomento nella sua ultima intervista ufficiale, cui ha risposto con l'aiuto dei familiari.

(EN)

«I love Sonny. He was a good man. And the punch did connect. I don't know how good the punch was, although I felt the connection. If he took a dive, he wouldn't have done it in the first round.»

(IT)

«Voglio bene a Sonny. Era un brav'uomo. E il pugno l'ha colpito. Non so bene quanto buono fosse il colpo, sebbene io abbia sentito il contatto. Se avesse voluto fingere un KO, non l'avrebbe mai fatto al primo round.»

In seguito affrontò altri grandi pugili. Batté due volte Floyd Patterson: nel primo incontro Ali lo mise a dura prova, mettendolo anche in ginocchio al sesto round, ma l'ex campione si rialzó per poi però essere comunque sconfitto al dodicesimo round per KO; nel secondo match Patterson fu di nuovo battuto sempre per KO tecnico. Poi affrontò altri, tra cui Zora Folley, Cleveland Williams, George Chuvalo, Brian London. Quest'ultimo fu battuto al terzo round: secondo alcuni è stato anche il KO più bello di Ali, dato che fu velocissimo e colpì l'avversario in maniera provvidenziale fino a farlo cadere. In definitiva, dopo esser diventato campione mondiale Ali affrontó tutti i pugili più quotati dell'epoca, rimanendo sempre imbattuto.

Il ritorno dopo una lunga assenza

Ali difese il titolo per otto volte, poi la sua carriera fu interrotta quando si rifiutò di combattere in Vietnam. Ciò nel 1967 gli costò il ritiro della licenza da parte delle commissioni atletiche pugilistiche statunitensi. Note sono le sue battute al riguardo:

(EN)

«Ali, you know where is Vietnam? — Yes, on TV.»

(IT)

«Ali, sai dov'è il Vietnam? — Sì, in TV.»

(EN)

«I got nothing against the Vietcong, they never called me "nigger".»

(IT)

«Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato "negro".»

Nel 1971 tornò sul ring vincendo 2 incontri per KO tecnico con Jerry Quarry e con Oscar Bonavena. Il successivo incontro, valido per il titolo mondiale dei pesi massimi fu contro il detentore del titolo Joe Frazier in quello che è stato all'epoca definito come "l'incontro del secolo". Joe Frazier aveva vinto il titolo durante la pausa di Ali per le questioni politiche, il match si svolse a New York, e fu seguito da milioni di persone. Ali però non si impose su Frazier, che anzi riuscì a metterlo al tappeto al 15º round dopo averlo fatto barcollare diverse volte nel corso dell'incontro. Ali si rialzò ma perse comunque ai punti e conobbe la sua prima sconfitta.[42] Dopo 10 vittorie, Ali conobbe la seconda sconfitta contro Ken Norton ai punti, ma sempre ai punti si prese la rivincita. Il 28 gennaio 1974 si tenne anche la rivincita tra Ali e Frazier dove, dopo 12 riprese, Ali vinse ai punti.

The Rumble in the Jungle

Francobollo raffigurante il campione Muhammad Ali
Lo stesso argomento in dettaglio: The Rumble in the Jungle.

Nel 1973 Joe Frazier aveva perso il titolo inaspettatamente per mano di un avversario allora poco noto: George Foreman. L'incontro fu disputato a Kingston capitale della Giamaica, dove Frazier venne letteralmente travolto dalla terrificante potenza dello sfidante, finendo sei volte al tappeto nei primi due round. Così, all'ultimo atterramento, causato da un violentissimo montante destro, l'arbitrò pose termine al combattimento decretando la vittoria di Foreman per ko tecnico.

Successivamente George Foreman affrontò Ken Norton e lo mise al tappeto in due round. Avendo battuto gli unici due pugili capaci di sconfiggere Ali, Foreman decise di voler dare una dimostrazione al mondo intero di chi era effettivamente il più forte, così nel 1974 si organizzó lo scontro tra Ali e Foreman, noto come The Rumble in the Jungle. Ali era di nuovo sfavorito dalla stampa 3 a 1.

Il 30 ottobre dello stesso anno Muhammad Ali affrontò quindi George Foreman a Kinshasa, nello Zaire. Prima del match Ali cercò di innervosire il suo avversario con del trash-talking, insultandolo pesantemente e irritandolo con i suoi comportamenti provocatori. Il pubblico manifestò il suo forte sostegno ad Ali e la sua ostilità verso Foreman; la gente gridava: "Ali boma ye" ovvero "Ali uccidilo".

Il match iniziò alle 4 di mattina: nel primo round Ali dimostrò un'inattesa aggressività e colpì ripetutamente Foreman al volto ma venne poi costretto alle corde e dovette subire i colpi dell'avversario. Foreman per i successivi round continuò a mettere sotto pressione Ali e stringerlo alle corde. Ali diversamente dalle previsioni della vigilia, non ricorse alla sua classica tattica basata sulla mobilità ma sembrò limitarsi a subire, stretto alle corde, i colpi dell'avversario. Egli, mentre era costretto a parare i continui colpi dell'avversario, peraltro non diede segni di cedimento e continuò a provocare e insultare Foreman cercando di scuotere la sua sicurezza. Gli osservatori non compresero la tattica apparentemente rinunciataria di Ali, ma con il trascorrere dei round l'azione di Foreman apparve più disordinata e il pugile diede i primi segni di stanchezza fisica. Alí ne approfittò e nel quinto round una serie velocissima al volto colpì il campione facendolo barcollare. All'ottavo round George Foreman apparve stremato e Alí poté infine prendere l'iniziativa e con una serie rapidissima di colpi culminata con un diretto destro, mise al tappeto il campione, mentre il pubblico esultava per l'esito inatteso del confronto. George Foreman non riuscì a rialzarsi in tempo e venne dichiarato sconfitto per KO all'ottava ripresa.[43]

Ali vinse l'incontro grazie a una tattica sorprendente e del tutto inattesa chiamata rope-a-dope; persino i suoi allenatori erano stupefatti e sul momento furono increduli per l'andamento dello scontro. Dopo aver proclamato per settimane che avrebbe "ballato" sul ring e che Foreman non lo "avrebbe mai colpito", Alí invece rimase alle corde per quasi tutti gli otto round e subì quasi costantemente i colpi dell'avversario, facendo sfogare tutta la potenza di cui disponeva Foreman contro un bersaglio inaspettatamente "elastico" costituito dal corpo di Ali e le corde del ring: l'azione elastica delle corde attenuava la potenza dei colpi di Foreman. Ali riuscì infine a vincere, divenendo campione del mondo per la seconda volta.[43]

The Thrilla in Manila

Lo stesso argomento in dettaglio: Thrilla in Manila.
Ali vs. Frazier in uno scatto pubblicitario

Il 1º ottobre del 1975 Ali affrontò Frazier per la terza e ultima volta, mettendo in palio il suo titolo mondiale, per stabilire chi dei due fosse definitivamente il più forte. L'incontro si tenne a Manila, nelle Filippine, e fu denominato Thrilla in Manila. Fu un match drammatico che vide i pugili combattere con enorme ardore, senza risparmiarsi un istante. Tutti e due combatterono in maniera estenuante tanto che i critici in seguito votarono quel match come il più brutale mai visto. Prima dell'inizio della quindicesima e ultima ripresa l'allenatore di Frazier ritirò il suo atleta, messo in grande difficoltà dai jab di Ali. Comunque al momento del ritiro del rivale, il Campione era in vantaggio ai punti.

Il declino e gli ultimi match

Lo stesso argomento in dettaglio: Muhammad Ali vs. Larry Holmes.
Lo stesso argomento in dettaglio: Drama in Bahama.

Dal 1976 la velocità di Ali cominciò a diminuire, probabilmente a causa dell'avanzare dell'età, e dal 1977 non riuscì più a mettere KO i suoi avversari. Un segnale dell'evidente declino di Ali fu la vittoria unanime ai punti (anche se molto deludente) contro Alfredo Evangelista, un pugile poco dotato. Nel 1977 Ali affrontò Earnie Shavers, battendolo per decisione unanime ai punti in un incontro spettacolare. Ali dichiarò in seguito che Shavers fu il più potente pugile che avesse mai affrontato. In molti attribuiscono alla violenza di questo incontro la malattia che qualche anno dopo lo avrebbe colpito.

Nel 1978 perse il titolo per decisione non unanime ai punti contro Leon Spinks, il quale perse subito dopo il titolo WBC per essersi rifiutato di combattere contro Ken Norton, contendente numero uno a quel tempo per il titolo unificato. Ali vinse per decisione unanime ai punti la rivincita contro Spinks, riottenendo il titolo WBA, ma subito dopo annunciò il suo ritiro.

Ritornò nel 1980 per tentare di riconquistare il titolo WBC contro Larry Holmes; per arrivare preparato all'incontro assunse una grande quantità di diuretici, ma non fecero altro che appesantirlo. Resistette fino alla decima ripresa, finché Dundee gettò la spugna e lo ritirò dal match. Combatté per l'ultima volta l'11 dicembre 1981 alle Bahamas contro Trevor Berbick e perse per decisione unanime ai punti dopo dieci round. In quel combattimento Ali apparve molto lento nei movimenti e il suo allenatore Angelo Dundee notò che parlava più lentamente del solito: erano i primi sintomi della Sindrome di Parkinson.

Su 61 incontri disputati, vanta un record di 56 vittorie, 37 delle quali per KO. Ha perso per KO una sola volta.

Stile di combattimento

Prima del ritiro della licenza, lo stile di combattimento di Ali era incentrato su un notevole gioco di gambe, atto a consentirgli una elevata dinamicità, prontezza di riflessi nello schivare i colpi degli avversari (qualità che gli permetteva addirittura di combattere con la guardia perennemente abbassata) e velocità esecutiva nel finalizzare l'attacco. Al ritorno sul ring, Ali non era più capace di "ballare" come prima e dovette concentrarsi di più sui pugni che sul lavoro di gambe. Inoltre acquisì notevoli capacità di incassatore, dimostrate sia nell'incontro di Kinshasa sia in quello di Manila. Il suo pugilato basato sul movimento di gambe resta comunque inimitabile per qualsiasi pugile di categoria "pesante". Egli una volta disse: "Vola come una farfalla, pungi come un'ape"[1] per sottolineare la leggerezza dei suoi stessi movimenti, coadiuvata da una tecnica sopraffina.

Periodo successivo al ritiro

Ritiratosi definitivamente dall'attività agonistica nel 1981, nel 1984 gli fu diagnosticata la malattia di Parkinson. Commosse il mondo apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996; in quell'occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d'oro vinta a Roma nel 1960.

Nel 1998, Ali cominciò a collaborare con l'attore Michael J. Fox, anche lui affetto da Parkinson, per aumentare la consapevolezza nella gente e per aiutare la ricerca di fondi per la malattia. Hanno fatto un'apparizione insieme davanti al Congresso degli Stati Uniti nel 2002. Nel 2000, Ali aveva poi lavorato con la Michael J. Fox Foundation for Parkinson's Disease per sensibilizzare e incoraggiare le donazioni per la ricerca.

Nel 1985 prese parte alla prima edizione di WrestleMania come Special Enforcer nel Main Event Hulk Hogan & Mr. T vs. Roddy Piper & Paul Orndorff.[44]

Muhammad Ali riceve la Medaglia presidenziale della libertà dal presidente Bush, 9 novembre 2005

Nel 2012 presenziò alle Olimpiadi di Londra e fu uno dei portatori ufficiali della bandiera olimpica alla cerimonia d'apertura, nonostante fosse evidente lo stadio avanzato del Parkinson: infatti fu assistito da sua moglie Lonnie per portarla nello stadio.

La sua ultima apparizione pubblica definitiva è stata il 9 aprile 2016 a un evento di beneficenza a Phoenix, in cui è apparso visibilmente indebolito.

Riconoscimenti

Mike Tyson nella Boxing Hall of Fame, visita il reparto dedicato a Muhammad Ali

Fu eletto Fighter of the year (Pugile dell'anno) dalla rivista statunitense Ring Magazine nel 1963, 1972, 1974, 1975 e 1978.

Sono stati dichiarati Ring Magazine fight of the year:

La International Boxing Hall of Fame e la World Boxing Hall of Fame lo hanno riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo.

Detiene anche i prestigiosi allori di Sportman Of The Century per Sports Illustrated, Miglior Peso Massimo di sempre per The Ring e secondo miglior pugile di sempre per ESPN.com.

Oltre a questi riconoscimenti in campo pugilistico, nel 1974 è stato premiato dall'Associated Press come Atleta maschile dell'anno. Inoltre è stato scelto dalla rivista TIME come una delle 100 persone più influenti del XX secolo nella categoria Heroes And Icons, unico sportivo insieme a Pelé e Bruce Lee.

Ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà nel 2005[45]; nello stesso anno Muhammad Ali è stato insignito a Berlino della Medaglia Otto Hahn per la Pace in oro dalla "Deutsche Gesellschaft für die Vereinten Nationen" (Società Tedesca per le Nazioni Unite).

Nel 2009, in un sondaggio condotto dal sito internet del mensile Focus Storia, Muhammad Ali è stato eletto Sportivo del Novecento[46].

Nel 2016, pochi giorni dopo la sua morte, l'Aeroporto Internazionale di Louisville è stato intitolato al grande campione.

Nella cultura di massa

Il personaggio cinematografico Apollo Creed, appartenente alla saga dei film di Rocky, è modellato a immagine e somiglianza di Ali: infatti lo stile di combattimento di Apollo è identico a quello del pugile da cui è ispirato, cioè un mix di agilità e potenza. Anche lo stile canzonatorio e provocatorio di Apollo Creed durante le conferenze e prima del match sembra imitare quello di Ali.[47]

Nel 1978 la DC Comics pubblicò un fumetto one-shot dal titolo Superman vs. Muhammad Alì, dove il famoso supereroe e il pugile si battono sul ring per fermare un'invasione aliena della Terra.[48]

Nel 2001 Michael Mann ha diretto il film Ali. La pellicola racconta la vita del pugile (interpretato da Will Smith) dal match che gli valse per la prima volta il titolo mondiale dei pesi massimi fino alla riconquista, a Kinshasa nello Zaire, nel 1974 contro George Foreman.

Nel film del 2016 The Bleeder, dedicato a Chuck Wepner, Alì è l'avversario del protagonista ed è interpretato da Pooch Hall.

Filmografia

Onorificenze

Ellis Island Medal of Honor - nastrino per uniforme ordinaria
Presidential Citizen Medal - nastrino per uniforme ordinaria
— 8 gennaio 2001
Medaglia Presidenziale della Libertà - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ a b Boxe, le frasi famose di Ali, su gazzetta.it. URL consultato il 4 giugno 2016.
  2. ^ Piercarlo Presutti, Morto Muhammad Alì. Luci spente sul ring, "il più grande" non danza più, su ansa.it, 4 giugno 2016. URL consultato il 4 giugno 2016.
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