Megastene: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m WPCleaner v2.02 - Fixed using Wikipedia:Check Wikipedia (Template senza graffe di chiusura - Doppie quadre non aperte - Template senza graffe di apertura)
Riga 47: Riga 47:
{{Storici greci}}
{{Storici greci}}
{{Controllo di autorità}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Grecia|biografie|India}}
{{Portale|Antica Grecia|biografie|India|storia}}


[[Categoria:Storia dell'India]]
[[Categoria:Storia dell'India]]

Versione delle 20:53, 5 gen 2020

Megastene (in greco antico: Μεγασθένης?, Megasthénēs, in latino Megasthĕnes; circa 340 a.C. – dopo il 300 a.C.) è stato un diplomatico, storico e geografo greco antico.

Biografia

Statua di Chandragupta Maurya, sovrano alla cui corte Megastene visse circa quindici anni, nel tempio di Laxminarayan

.

Probabilmente originario della Ionia, fu il primo diplomatico ellenistico che giunse in India, come ambasciatore di Seleuco I[1], alla corte di Chandragupta Maurya nel 303 a.C.[2].

In effetti, Seleuco avrebbe inviato Megastene come firmatario, a suo nome, di un trattato con Chandragupta dopo averlo combattuto negli anni precedenti[3], poiché Megastene era amico intimo di Sibirtio, satrapo dell'Aracosia - già satrapo sotto Alessandro e rimasto nella sua posizione anche dopo gli accordi di Triparadiso del 321 a.C. - e, dunque, conosceva bene la via verso la capitale dei Maurya, che peraltro, lo stesso storico afferma di aver visitato più volte[4].

In realtà, secondo alcune ipotesi che riflettono proprio sul legame tra Megastene e l'importante figura politica di Sibirtio, l'ambasceria sembra più probabile nel contesto politico del 319 a.C., con la pubblicazione dell'opera megastenica alla fine degli anni Dieci[5].

Indikà

Sulla base delle conoscenze così acquisite, Megastene compose l'opera Notizie sull'India (in greco antico: Ἰνδικά?, Indikà), in 4 libri, dei quali il primo libro descriveva la geografia, i due successivi il sistema di governo, le caste e gli usi religiosi[6]; l'ultimo trattava la storia, l'archeologia e le leggende.

L'opera non ci è giunta integralmente, ma ne possediamo numerosi e ampi frammenti[7], che rivelano come Megastene scrivesse sotto il diretto influsso della mitizzazione della spedizione indiana di Alessandro, in quanto riporta credenze anche meravigliose sul subcontinente indiano senza vagliarle criticamente: ad esempio, accettava la falsa tradizione della conquista dell'India da parte di Nabucodonosor e dell'etiope Taharka[8].

Ciononostante e anche se l'interpretazione grecizzante spinse Megastene a rappresentare l'India come una sorta di utopia platonico-cinica[9], la sua opera rimase per secoli la fonte più completa e autorevole sull'India a disposizione del mondo occidentale e fu usata largamente da Arriano, nella sua Indikà, da Strabone, nella sua Geografia e dagli altri autori che si occuparono dell'India.

Note

  1. ^ F 3 J.
  2. ^ T 1 J.
  3. ^ Appiano, Syriakà, 55, 281-282.
  4. ^ Arriano, Anabasi, V 6, 2.
  5. ^ A. B. Bosworth, The Historical Setting of Megasthenes' Indica, in "Classical Philology", vol. 91 (1996), n. 2, p. 121.
  6. ^ La sezione più famosa: F 19 J.
  7. ^ FGrHist 715.
  8. ^ F 11a J.
  9. ^ A. Zambrini, Idealizzazione di una terra: etnografia e propaganda negli Indikà di Megastene, in Modes de contact et processes de transformation dans le societes anciennes, Pisa-Roma 1983, pp. 1105-1118.

Bibliografia

  • F. Jacoby (a cura di), Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlin-Leiden, Weidmann-Brill, 1923-1998, n. 715, vol. III C, pp. 603–639.
  • A. Zambrini, Idealizzazione di una terra: etnografia e propaganda negli Indikà di Megastene, in Modes de contact et processes de transformation dans le societes anciennes, Pisa-Roma 1983, pp. 1105–1118.
  • A. B. Bosworth, The Historical Setting of Megasthenes' Indica, in "Classical Philology", vol. 91 (1996), n. 2, pp. 113–127.
  • A. Dahlaquist, Megasthenes and Indian Religion, Delhi-Varanasi-Patna, Motilal Banarsidass, 1996.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN132649401 · ISNI (EN0000 0000 9075 7939 · SBN SBLV281329 · BAV 495/32434 · CERL cnp00285123 · LCCN (ENn82154900 · GND (DE102398771 · BNF (FRcb12968495s (data) · J9U (ENHE987007274447205171 · WorldCat Identities (ENlccn-n82154900