Giorgio Pasquali: differenze tra le versioni

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Ma la sua opera più celebre e importante ai fini della ridefinizione degli ambiti e degli strumenti della [[filologia]] è la fondamentale ''Storia della tradizione e critica del testo'' ([[1934]]), nata dalla sua recensione alla ''Textkritik'' di [[Paul Maas]] ([[1927]])<ref>Apparsa sulla rivista specializzata «Gnomon», 5 (1929), pp. 417 ss.</ref>, in cui egli, in reazione alle critiche di [[Joseph Bédier]] al [[metodo di Lachmann]], teorizzò una nuova forma di filologia, che accoglieva i criteri meccanici propri del metodo lachmanniano, salvando tuttavia parte delle osservazioni di Bédier che miravano a dare maggiore peso alla storia della trasmissione manoscritta e alle fonti come oggetti individuali e storicamente definiti.
Ma la sua opera più celebre e importante ai fini della ridefinizione degli ambiti e degli strumenti della [[filologia]] è la fondamentale ''Storia della tradizione e critica del testo'' ([[1934]]), nata dalla sua recensione alla ''Textkritik'' di [[Paul Maas]] ([[1927]])<ref>Apparsa sulla rivista specializzata «Gnomon», 5 (1929), pp. 417 ss.</ref>, in cui egli, in reazione alle critiche di [[Joseph Bédier]] al [[metodo di Lachmann]], teorizzò una nuova forma di filologia, che accoglieva i criteri meccanici propri del metodo lachmanniano, salvando tuttavia parte delle osservazioni di Bédier che miravano a dare maggiore peso alla storia della trasmissione manoscritta e alle fonti come oggetti individuali e storicamente definiti.

Spettano a lui alcune formulazioni famose in ambito filologico:

* ''Recensione aperta'': la ricostruzione dello ''[[stemma codicum]]'' permette, secondo il metodo meccanico lachmanniano, una adeguata selezione delle lezioni, soltanto se la ''recensione'' è ''chiusa'' o ''verticale''; se invece ci si trova di fronte a una ''recensione aperta'' o ''orizzontale'' (come la chiama Pasquali), e cioè se l'intera tradizione non deriva da un unico [[Archetipo (filologia)|archetipo]], lo ''stemma codicum'' risulta inefficace. Allora, afferma sempre Pasquali, è necessario ricorrere a "criteri interni", valutando quale tra le diverse lezioni aderisca maggiormente all'''[[usus scribendi]]'' dell'autore o ancora quale sia la ''[[Lectio difficilior potior|lectio difficilior]]'' ("la lezione più difficile", e dunque improbabilmente dovuta a qualche copista, che anzi tende a banalizzare le lezioni dell'esemplare che sta copiando).
* ''Codices recentiores'': Pasquali sostiene che non bisogna mai scartare i codici più recenti, perché accade che alcuni codici di opere rare, o non considerate importanti dai copisti medievali (ad esempio il ''[[Satyricon]]'' di [[Petronio]]), siano assai preziosi e conservino un testo molto vicino all'archetipo, di cui non sono stata redatte copie intermedie.


== Opere ==
== Opere ==

Versione delle 20:50, 14 ott 2018

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Giorgio Pasquali

Giorgio Pasquali (Roma, 29 aprile 1885Belluno, 9 luglio 1952) è stato un filologo classico italiano.

Biografia

Figlio di un avvocato, studiò presso l'Università di Roma, dove ebbe fra i suoi professori anche Girolamo Vitelli e dove si laureò in Lettere nel 1907 con una tesi su La commedia mitologica e i suoi precedenti nella letteratura greca. Proseguì gli studi a Basilea e a Gottinga tra il 1908 e il 1909.

Diventò poi libero docente a Roma nel 1910, incaricato di Grammatica greca e latina a Messina tra il 1911 e il 1912, dunque a Gottinga dal 1912 al 1915, poi incaricato di Letteratura greca a Firenze dal 1915 al 1920. Nel 1924 fu promosso professore ordinario di Letteratura greca sempre a Firenze, assumendo in seguito la cattedra di Letteratura greca e latina. Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Nel suo epistolario si definì un gentiliano non fascista, ma anche non fascista e antifascista. L'avversione verso il regime si attenuò nel corso degli anni trenta e sembrò ridursi del tutto negli anni quaranta quando fu eletto alla Reale Accademia d'Italia; per questo motivo nel gennaio 1946 fu radiato dall'Accademia dei Lincei, dove fu riammesso solo negli ultimi anni di vita. Non vi fu mai una piena adesione al fascismo da parte sua, ma allo stesso tempo non parve consapevole della gravità dei fenomeni fascista e nazista.[1]

Negli anni trenta divenne incaricato di Filologia classica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Il 3 aprile 1936 fu eletto accademico della Crusca[2].

Morì nel 1952 in un incidente stradale, avvenuto a Belluno.

Il Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Firenze è intitolato al suo nome.

Il contributo di Pasquali alla filologia del Novecento

Nella sua vastissima produzione (l'ultimo elenco bibliografico è del 1973, ma incompleto) si segnalano le edizioni critiche del Commentario al Cratilo di Platone di Proclo (Lipsia, 1908), dei Caratteri di Teofrasto (Firenze, 1919) e delle Epistole di Gregorio Nisseno (vol. VIII, 2 dell'edizione di Werner Jaeger, Leiden, 1951), le Questiones Callimacheae (Gottingen, 1920) e soprattutto i saggi raccolti nelle celebri Pagine stravaganti, che spaziano su tutti i campi dell'antichità e toccano anche argomenti di attualità, come l'insegnamento liceale e universitario delle Lettere.

Ma la sua opera più celebre e importante ai fini della ridefinizione degli ambiti e degli strumenti della filologia è la fondamentale Storia della tradizione e critica del testo (1934), nata dalla sua recensione alla Textkritik di Paul Maas (1927)[3], in cui egli, in reazione alle critiche di Joseph Bédier al metodo di Lachmann, teorizzò una nuova forma di filologia, che accoglieva i criteri meccanici propri del metodo lachmanniano, salvando tuttavia parte delle osservazioni di Bédier che miravano a dare maggiore peso alla storia della trasmissione manoscritta e alle fonti come oggetti individuali e storicamente definiti.

Spettano a lui alcune formulazioni famose in ambito filologico:

  • Recensione aperta: la ricostruzione dello stemma codicum permette, secondo il metodo meccanico lachmanniano, una adeguata selezione delle lezioni, soltanto se la recensione è chiusa o verticale; se invece ci si trova di fronte a una recensione aperta o orizzontale (come la chiama Pasquali), e cioè se l'intera tradizione non deriva da un unico archetipo, lo stemma codicum risulta inefficace. Allora, afferma sempre Pasquali, è necessario ricorrere a "criteri interni", valutando quale tra le diverse lezioni aderisca maggiormente all'usus scribendi dell'autore o ancora quale sia la lectio difficilior ("la lezione più difficile", e dunque improbabilmente dovuta a qualche copista, che anzi tende a banalizzare le lezioni dell'esemplare che sta copiando).
  • Codices recentiores: Pasquali sostiene che non bisogna mai scartare i codici più recenti, perché accade che alcuni codici di opere rare, o non considerate importanti dai copisti medievali (ad esempio il Satyricon di Petronio), siano assai preziosi e conservino un testo molto vicino all'archetipo, di cui non sono stata redatte copie intermedie.

Opere

  • Orazio lirico, Firenze, Le Monnier, 1920.
  • Filologia e storia, Firenze, Le Monnier, 1920.
  • Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier, 1934.
  • Pagine stravaganti di un filologo, Lanciano, Carabba, 1933.
  • Pagine meno stravaganti, Firenze, G.C. Sansoni, 1935.
  • Terze pagine stravaganti, Firenze, G.C. Sansoni, 1942.
  • Stravaganze quarte e supreme, Venezia, Neri Pozza, 1951.
  • Vecchie e nuove pagine stravaganti di un filologo, Firenze, F. De Silva, 1952.
  • Lingua nuova e antica. Saggi e note, a cura di Gianfranco Folena, Firenze, Le Monnier, 1964.
  • Scritti filologici (I: Letteratura greca; II: Letteratura latina, cultura contemporanea, recensioni), a cura di Fritz Bornmann, Giovanni Pascucci, Sebastiano Timpanaro, Firenze, Olschki, 1986.

Note

  1. ^ Antonio La Penna, PASQUALI, Giorgio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 81, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014. URL consultato il 16 ottobre 2017.
  2. ^ Cfr. la scheda su Giorgio Pasquali del sito dell'Accademia della Crusca[collegamento interrotto] URL consultato il 7 giugno 2009
  3. ^ Apparsa sulla rivista specializzata «Gnomon», 5 (1929), pp. 417 ss.

Bibliografia

  • Giorgio Pasquali e la filologia classica del Novecento, Atti del Convegno (Firenze-Pisa, 2-3 dicembre 1985), Firenze, L.S. Olschki, 1988.
  • Giorgio Pasquali nel «Corriere della Sera», a cura di Margherita Marvulli, Bari, Edizioni di Pagina, 2006.
  • Giorgio Pasquali sessant'anni dopo, Atti della giornata di studio (Firenze, 1 ottobre 2012), Firenze, Accademia fiorentina di papirologia e di studi sul mondo antico, 2014.
  • Fausto Giordano, Lo studio dell'antichità: Giorgio Pasquali e i filologi classici, Roma, Carocci, 2013.
  • Non omnis moriar, Atti della giornata di studi in ricordo di Giorgio Pasquali (6 dicembre 2002, Palazzo Crepadona - Sala Boranga), a cura di Rosetta Girotto Cannarella e Paolo Pellegrini, Belluno, Tip. Piave, 2003.
  • Girolamo Vitelli, Lettere storico-filologiche a Giorgio Pasquali, a cura di Anna Di Giglio, Firenze, Le Càriti, 2010.

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Collegamenti esterni

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