Jacopo Alighieri

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Jacopo di Durante degli Alighieri (Firenze, ca. 1285-1286 – Firenze?, 1348) era il figlio di Dante Alighieri, e viene ricordato per essere stato uno dei primi commentatori della Commedia[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Dante Alighieri e di Gemma Donati, Jacopo nacque a Firenze e seguì il padre in esilio dopo il 1315[1][2]. Con tutta probabilità, lui e il fratello Pietro si recarono prima a Verona, da Cangrande della Scala, e successivamente a Ravenna, dove rimase fino al 1322, ancora protetto dai Da Polenta mecenati del padre[1], morto l'anno precedente. Infatti in quell'anno Jacopo mandò una Divisione della Commedia a Guido da Polenta signore della città[1]. Rientrò nel 1325 a Firenze dove, il 9 ottobre 1326[1][3], ottenne gli ordini minori che gli resero possibile ottenere un canonicato a Verona[1]. In patria si impegnò a sistemare la situazione economica familiare, riuscendo nel 1343 a riottenere i beni paterni confiscati[1]. Negli ultimi anni da segnalare una tormentata relazione con Jacopa di Biliotto degli Alfani, dalla quale ebbe una figlia di nome Alighiera[1] e un figlio di nome Alighiero. Morì, probabilmente, a Firenze durante la peste nera del 1348[1][2][3].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Dottrinale è formato da 60 capitoli in settenari rimati due a due, in strofe di 6 versi; ciascun capitolo è composto di 10 strofe. Tratta di astronomia e di astrologia, della fede e delle virtù della Chiesa e dell'Impero, dell'amore e dell'odio, della famiglia, delle bellezze umane, del libero arbitrio. Prende ispirazione dagli autori antichi, imitando a volte Dante. Il lavoro è diviso in due sezioni: prima l'ordine fisico e poi quello morale[1][3].
  • Chiose all'Inferno di Dante[4], in volgare (ed è il primo in assoluto, composto l'anno successivo alla morte del padre[1]), più un Capitolo in terza rima a esposizione e riassunto dell'argomento della Commedia. Il Commento accompagnò la prima copia della Commedia, destinata a Guido da Polenta. A lui Iacopo si rivolge così: O voi, che s(i)ete del verace lume ...[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Mazzoni.
  2. ^ a b Maruca, p. 3.
  3. ^ a b c Paolo Alberti, Iacopo Alighieri, su liberliber.it, Liber Liber. URL consultato il 3 luglio 2015.
  4. ^ Infatti il commento si ferma a If XXXIV, 139 (si veda: Maruca, p. 5)
  5. ^ Jacopo Alighieri, p. 191, vv.1 e ss.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Controllo di autoritàVIAF (EN79080348 · ISNI (EN0000 0000 8158 8539 · SBN CFIV097060 · BAV 495/30722 · CERL cnp00152171 · LCCN (ENn86095747 · GND (DE100732305 · BNE (ESXX1730042 (data) · BNF (FRcb12225413v (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n86095747