Marchesato di Tresana

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Marchesato di Tresana
Marchesato di Tresana - Stemma
Marchesato di Tresana - Localizzazione
Marchesato di Tresana - Localizzazione
Dati amministrativi
Lingue ufficialiItaliano, latino
Lingue parlateDialetto della Lunigiana
CapitaleTresana
Dipendente da Sacro Romano Impero
Politica
Forma di governoMonarchia assoluta
(marchesato)
Nascita1355 con Azzone Malaspina
CausaSeparazione dal marchesato di Giovagallo
Fine1797 con Tommaso Corsini
CausaOccupazione napoleonica e, dopo la restaurazione, annessione al ducato di Modena e Reggio
Territorio e popolazione
Bacino geograficoLunigiana
Massima estensione50 km² circa nel secolo XVII
Popolazione2000 abitanti circa nel secolo XVII
Economia
Valuta1580-1681: cavallotto, mezzo cavallotto, quattrino
Commerci conStati vicini
Religione e società
Religione di StatoCattolicesimo
Classi socialiNobili, clero, contadini
Evoluzione storica
Preceduto da Marchesato di Giovagallo
Succeduto da Ducato di Modena e Reggio

Il marchesato di Tresana fu uno dei tanti feudi imperiali ubicati in Lunigiana che mantennero l'indipendenza fino all'occupazione napoleonica: il territorio era caratterizzato dai seguenti borghi posti alla destra del fiume Magra: Tresana, Giovagallo, Novegigola, Bola, Comedia, Riccò e Castagnetoli. Il governo era guidato dal ramo dei Malaspina di Lusuolo dello Spino Secco, estintosi nel 1652, e dalla ricca famiglia fiorentina Corsini. La sua zecca, aperta nel 1580, fu la sola operante tra gli Staterelli lunigianesi insieme a quelle di Massa e Fosdinovo.[1]

A destra il castello Malaspina di Tresana, mentre a sinistra una veduta del castello insieme al borgo di Tresana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma dei Malaspina dello Spino Secco (litografia dell'Ottocento)
L'arme dei Corsini

Il borgo di Tresana è posizionato su un colle (112 metri) sulla riva destra del torrente Penolo, affluente del Magra, tra Riccò e Groppoli, dominato a Nord-Ovest dall'ancora imponente rocca malaspiniana e a Sud-Ovest dal paese di Giovagallo. Durante il periodo marchionale confinava con i seguenti feudi: Groppoli (Nord), Villafranca e Bibola (Est), Calice (Ovest), Bolano e Albiano (Sud), enclave di Riccò (centro).[2]

Il castello tresanese venne attribuito, nel 1164, dall' imperatore Federico Barbarossa a Obizzo Malaspina di Mulazzo. In seguito fece parte del marchesato di Giovagallo, fino al 25 ottobre 1355, allorché Azzone, figlio di Obizzino (linea di Lusuolo-Villafranca, discendente da Oberto I di Adalberto degli Obertenghi) e di Tobia, lo acquisì. Soltanto nel 1565, tuttavia, Massimiliano II d'Asburgo accordò al territorio lo status di feudo imperiale con l'insieme di privilegi connessi. La sua indipendenza si protrasse fino al 1797 con la famiglia Corsini, subentrata nel 1660 alla guida del marchesato, dopo l'estinzione dei di quel ramo dei Malaspina, avvenuta nel 1652.[3]

Nel 1571 il feudo godette del diritto di primogenitura maschile per evitare la frammentazione delle terre in favore di altre dinastie e, il 28 ottobre 1575, della facoltà di coniare moneta. Tale beneficio fu elargito al marchese Guglielmo II che aprì l'officina nel castello. Costui, però, non dimostrò le necessarie competenze per organizzare la zecca causando la vicenda (non unica in questi staterelli) della contraffazione del denaro che contribuì al declino dell'attività, conclusasi con Guglielmo III nel 1651. Furono falsificate anche monete pontificie e ciò produsse l'immediata scomunica del papa Clemente VIII.[4]

In seguito alla scomparsa, nel 1652, dell'ultimo marchese dei Malaspina Guglielmo III, privo di eredi, il popolo era scontento e agitato. Passò qualche anno di interregno, fin quando il re di Spagna Filippo IV alienò il marchesato, per 123.000 lire, a Bartolomeo I Corsini, facente parte dell'affermata famiglia di Firenze.[5]

Si avvicendarono sei marchesi sovrani Corsini che fecero poco per il feudo, interessati soltanto alle rendite che ricavavano. Visitavano raramente Tresana, sostituiti da un vicario, e il castello cadde in rovina. Preferirono continuare a dimorare a Firenze, nel sontuoso palazzo Corsini al Parione, in altre tre residenze e in cinque ville: il loro luogo di sepoltura si trovava nella Cappella Corsini di Santo Spirito.[6]

Nel 1797 le truppe napoleoniche occuparono la Lunigiana: l'ultimo marchese Tommaso fu costretto a rinunciare al potere temporale sul feudo che si estinse e, dopo le decisioni del Congresso di Vienna, fu incorporato nel ducato di Modena e Reggio.[7]

Marchesi di Tresana (1355-1797)[8][modifica | modifica wikitesto]

Moneta di Francesco Guglielmo (1595)
Il marchese Bartolomeo II
Titolo Nome Periodo Consorte e note
1 Marchese Azzone Malaspina di Villafranca 1355 - 1364 Margherita Malaspina di Oramala
2 Marchese Giangiacomo 1364 - 1407
3 Marchese Obizzino 1407 - 1450 Margherita Malaspina di Mulazzo
4 Marchese Giangiorgio 1450 - 1510 Costanza
5 Marchese Guglielmo (I) 1510 - 1528 Benedetta Pio, reggente;
Paola Arrigoni
6 Marchese Guglielmo (II) 1528 - 1580 Susanna di Gianvincenzo Malaspina;
primo marchese del Sacro Romano Impero (1565)
7 Marchese Francesco Guglielmo 1580 - 1613 Susanna Malaspina di Monteregio
8 Marchese Guglielmo (III) 1613 - 1652 Anna Malaspina di Olivola; privo di eredi
9 Marchese Bartolomeo I Corsini 1660 - 1685 Elisabetta Strozzi; comprò il feudo all'asta
10 Marchese Filippo I 1685 - 1705 Lucrezia Rinuccini
11 Marchese Bartolomeo II 1705 - 1752 Vittoria Altoviti
12 Marchese Filippo II 1752 - 1767 Ottavia Strozzi
13 Marchese Bartolomeo III 1767 - 1792 Maria Vittoria Felice Barberini Colonna
14 Marchese Tommaso I 1792 - 1797 Antonia di Waldstadten;
Natalja Ukazatova; ultimo marchese (+1856)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Branchi, p. 52
  2. ^ Branchi, p. 54
  3. ^ Branchi, p. 57
  4. ^ Rossi, p. 4
  5. ^ Branchi, p. 348
  6. ^ Passerini, p. 54
  7. ^ Staffetti, p. 81
  8. ^ Branchi, p. 350

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Toscana, Touring Club Italiano, Milano 1881.
  • Eugenio Branchi, Storia della Lunigiana feudale, Beggi, Pistoia 1898.
  • Luigi Passerini, Genealogia e storia della famiglia Corsini, Cellini, Firenze 1858.
  • Umberto Rossi, La Zecca di Tresana, <Rivista italiana di Numismatica>, Milano 1889.
  • Luigi Staffetti, Tresana e l'ultimo dei suoi marchesi, Vannini, Brescia 1955.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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