Nuto Revelli: differenze tra le versioni

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==Bibliografaia==
==Bibliografia==
*[[Aldo Alessandro Mola]], articolo "Le molte morti del partigiano Scagliosi" su [[Storia in rete]] n°96, ottobre 2013
*[[Aldo Alessandro Mola]], articolo "Le molte morti del partigiano Scagliosi" su [[Storia in rete]] n°96, ottobre 2013



Versione delle 19:16, 25 ott 2013

Nuto Revelli, comandante delle Brigata Giustizia e Libertà "Carlo Rosselli" in valle Stura nel 1944.

Benvenuto "Nuto" Revelli (Cuneo, 21 luglio 1919Cuneo, 5 febbraio 2004) è stato uno scrittore, ufficiale e partigiano italiano. Ufficiale effettivo degli Alpini, durante la seconda guerra mondiale, partecipò alla seconda battaglia difensiva del Don. A partire dal febbraio 1944 prese parte alla Resistenza italiana, guidando le formazioni Giustizia e Libertà nel Cuneese.

Biografia

Gioventù

Diplomato geometra, a vent'anni entrò all'Accademia Militare di Modena dell'Esercito, rimanendovi per due anni, uscendone con il grado di sottotenente.

Nel 1942, con il grado di tenente, partì volontario[1] con la Divisione Tridentina nel battaglione Tirano del 5º Reggimento Alpini per il fronte russo. Nel 1943 fu tra i pochi fortunati che sopravvissero alla ritirata nel grande freddo e riuscì a rientrare in patria.

Dopo questa esperienza, nel 1944, a seguito dello sbarco di Anzio[2], decise di schierarsi contro i fascisti e i tedeschi ed entrò nelle formazioni partigiane. Della tardiva adesione di Revelli al movimento resistenziale ne danno notizia sia Dante Livio Bianco nel suo "Diario", sia il partigiano Aldo Sacchetti in "Un romano tra i partigiani"[3]. Fondò la prima organizzazione, la "Compagnia rivendicazione Caduti" in memoria dei caduti sul fronte russo, la quale successivamente si fuse con le brigate Giustizia e Libertà, delle quali fu comandante delle brigate Valle Vermenagna e Valle Stura. Nella primavera del 1944 compose il testo di due brani famosi della Resistenza: Pietà l'è morta e La Badoglieide.

Mentre dopo aver assunto la guida della brigata Giustizia e Libertà gli altri partigiani subalterni del suo reparto gli dedicarono alcune strofe della canzone di Paralup: "Adesi fuma'n capitan ch'a l'è brau parei del pan, l'è Dio en tera. A l'à mac na fissasiun: pal e tampa e füsilasiun per tüti quanti" [4][5]. Infatti Revelli era solito condannare a morte anche per reati minimi giovani partigiani che si erano recati in montagna per sfuggire all'arruolamento nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana[6]. La metodologia seguita implicava la punizione del palo, cui seguiva la preparazione della fossa e la fucilazione[7].

Lo scrittore

Nel 1945 si sposò con Anna Delfino e nel 1947 nacque il figlio Marco. Lasciò l'Esercito con il grado di maggiore e divenne commerciante di ferro, ma iniziò a impiegare il proprio tempo libero a ritrovare ex-alpini, ex-partigiani, contadini e a raccoglierne le testimonianze. Si dedicò pertanto alla scrittura narrando con uno stile scarno e realistico le sue esperienze durante il conflitto mondiale, e continuò il suo impegno politico per sostenere i valori della guerra partigiana e della democrazia.

Temi letterari

«...Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi. Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come eravamo cresciuti noi della "generazione del Littorio". Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta...»

Nuto Revelli fu uno scrittore e partigiano. I suoi primi libri, tutti pubblicati da Einaudi, trattano della sua esperienza come ufficiale alpino sul fronte russo durante la tragica ritirata del gennaio 1943 ed il suo successivo passaggio nelle file della Resistenza: Mai tardi, diario di un alpino in Russia, il suo volume autobiografico La guerra dei poveri e L'ultimo fronte, lettere di soldati caduti o dispersi nelle II guerra mondiale. La strada del Davai è invece l'accusa all'organizzazione dei vertici militari, responsabili della tragedia russa.

L'altro tema al quale Revelli ha prestato particolare attenzione è stato lo studio e la denuncia delle condizioni di vita dei contadini poveri delle vallate cuneesi, con l'emigrazione di massa nel dopoguerra verso le grandi industrie della città.

I suoi due più importanti lavori sono basati su lunghe interviste biografiche con uomini e donne delle vallate cuneesi e rappresentano anche importanti e pionieristici contributi all'affermazione e allo sviluppo della storia orale italiana. Con Il mondo dei vinti e L'anello forte, con oltre 270 interviste stenografate e successivamente ribattute a macchina, Revelli ha dato voce ai "vinti" e, attraverso le loro storie, ha riportato all'attenzione un mondo dimenticato e abbandonato.

Negli ultimi anni di vita è ritornato sui temi della guerra e della Resistenza, con Il disperso di Marburg, Il prete giusto e l'ultimo suo volume, del 2004, Le due guerre, che ripercorre i venticinque anni dall'avvento del fascismo al dopo-Liberazione.

Tenne un ciclo di lezioni all'Università di Torino nell'anno accademico 1984-1985 (in cattedra proprio lui che, schivo come era, a chi gli chiedeva come voleva essere definito, scrittore o professore, rispondeva: "Geometra, io sono un geometra ..."), che furono un momento formativo di grande importanza per diversi futuri storici e intellettuali piemontesi.

Revelli morì dopo una lunga malattia il 5 febbraio del 2004; è tumulato nel cimitero di Spinetta, frazione di Cuneo, accanto alla moglie.

Nel 2006 gli eredi e gli amici hanno dato vita alla Fondazione "Nuto Revelli" onlus, che ha sede a Cuneo, nella casa dove Nuto viveva.

Riconoscimenti

  • Premio Grinzane Cavour, Premi Speciali (1986), L'anello forte
  • Il 29 ottobre 1999 gli fu conferita, all'Università di Torino, la Laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione per l'attività di narratore e di saggista, ma soprattutto per le sue capacità pedagogiche che gli permisero di far conoscere la storia della guerra e il dopoguerra nel Sud del Piemonte.

La figura di Nuto Revelli nella cultura popolare

Il rocker Massimo Priviero ha scritto due canzoni dedicate alla figura di Nuto Revelli: La strada del Davai e Pane, Giustizia e Libertà, ripresa anche dai Gang in La rossa primavera.

La canzone Pietà l'è morta, scritta da Nuto Revelli, è stata interpretata tra gli altri dai Modena City Ramblers in Appunti partigiani e dai Gang in La rossa primavera.

Onorificenze

Medaglia di argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di argento al valor militare
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia commemorativa della guerra 1940-1943

Medaglia commemorativa della guerra di liberazione 1943-1945

Distintivo d'onore per i patrioti "Volontari della libertà"

Opere

  • Ero la maestra delle mie marmotte. Il mondo dei vinti. Einaudi
  • Mai tardi. Diario di un alpino in Russia (Cuneo, Panfili, 1946)
  • La guerra dei poveri (Torino, Einaudi, 1962)
  • La strada del Davai (Torino, Einaudi, 1966)
  • L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella II guerra mondiale (1971)
  • Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (Torino, Einaudi, 1977)
  • L'anello forte. La donna: storie di vita contadina. (Torino, Einaudi, 1985)
  • Il disperso di Marburg (Torino, Einaudi, 1994)
  • Il prete giusto (Torino, Einaudi, 1998)
  • Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana (Torino, Einaudi, 2005)

Note

  1. ^ Aldo Mola, Storia in rete n° 96, p. 40
  2. ^ Aldo Mola, Storia in rete n° 96, p. 40
  3. ^ Aldo Mola, Storia in rete n° 96, p. 40
  4. ^ "Ora abbiamo un capitano che è buono come il pane è Dio in terra. Ha solo una fissazione: palo, fossa e fucilazione per tutti quanti"
  5. ^ http://www.cantilotta.org/canti/pag0348.htm
  6. ^ Aldo Mola, Storia in rete n° 96, p. 43
  7. ^ Aldo Mola, Storia in rete n° 96, p. 43

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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