Lucio Emilio Paolo Macedonico

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Lucio Emilio Paolo Macedonico
Console della Repubblica romana
Nome originaleLucius Aemilius Paullus
Nascita229 a.C.
Morte160 a.C.
GensEmilia
Edilità192 a.C.
Pretura191 a.C.
Consolato182 a.C., 168 a.C.
Proconsolato167 a.C.
Censura164 a.C.
Lucio Emilio Paolo
Paolo con Perseo di Macedonia e i suoi due figli prigionieri, in una moneta commemorativa del suo discendente Lucio Emilio Paolo del 52 a.C.
SoprannomeMacedonico
Nascita229 a.C.
Morte160 a.C.
Dati militari
Paese servitoRepubblica romana
Forza armataEsercito romano
GradoDux
GuerreTerza guerra macedonica
CampagneCampagna contro i Lusitani
Campagna contro i Liguri Ingauni
BattaglieBattaglia di Pidna
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Lucio Emilio Paolo, detto Macedonico dopo la sua vittoria nella terza guerra macedonica (in latino Lucius Aemilius Paullus; 229 a.C.160 a.C.), è stato un politico e militare romano, eletto per due volte console.

Dettaglio de Il Trionfo di Lucio Emilio Paolo. Carle Vernet,

Nelle Vite parallele di Plutarco è messo a confronto con il condottiero corinzio Timoleonte.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lucio Emilio Paolo, membro di un'illustre famiglia patrizia, figlio del console Lucio Emilio Paolo morto a Canne, nacque nel 229 a.C.

Ebbe quattro figli, due dei quali diede in adozione; uno, Publio Cornelio Scipione Emiliano, fu adottato dal figlio di Publio Cornelio Scipione l'Africano, e l'altro, Quinto Fabio Massimo Emiliano, fu adottato dai Fabii.

Fu membro del collegio degli auguri, ruolo che svolse da attento conoscitore e custode delle antiche tradizioni romane.

La prima notizia certamente datata che abbiamo su di lui si riferisce al 194 a.C., quando fu scelto come uno dei triumviri incaricati di fondare una colonia a Crotone.

Nel 192 a.C. fu eletto edile curule e questa sua magistratura fu ricordata per la severità con cui multò molti allevatori. Nel 191 a.C. fu eletto pretore e fu incaricato dell'amministrazione della provincia della Spagna Ulteriore, dove guidò la guerra contro i Lusitani, che dopo alterne vicende concluse vittoriosamente.
Dopo avere tentato inutilmente di essere eletto negli anni precedenti, ottenne il consolato nel 182 a.C., come collega di Gneo Bebio Tamfilo. L'anno successivo fu incaricato di condurre la guerra contro i Liguri Ingauni, che esercitavano la pirateria nel Mediterraneo Occidentale. Lucio Emilio Paolo li sottomise catturandone l'intera flotta e per questo ottenne il trionfo.

Negli anni seguenti si ritirò a vita privata, occupandosi soprattutto dell'educazione dei figli, che introdusse anche allo studio della cultura greca.

Nel 168 a.C. fu eletto di nuovo console, come collega di Gaio Licinio Crasso, durante la terza guerra macedonica, che si protraeva contro il re Perseo di Macedonia senza che i Romani riuscissero ad ottenere risultati soddisfacenti. Paolo decise le sorti della guerra vincendo la battaglia di Pidna; lo storico Flavio Eutropio narrò che Paolo uccise ventimila fanti nemici perdendo solo cento soldati. In seguito tutte le città governate in precedenza dal re si consegnarono ai Romani ed infine Perseo stesso. Il console però non permise al sovrano di buttarsi ai suoi piedi come uomo vinto ma ordinò che venisse posto su un seggio accanto a sé. Inoltre l'autore narrò che Lucio Emilio Paolo deliziò le ambascerie dei Macedoni e degli Illiri e annunciò che i popoli liberi avrebbero dovuto pagare la metà del denaro che avevano fornito al re poiché i Romani avrebbero combattuto per l'equità e non per l'avarizia. L'anno successivo, il 167 a.C., Paolo rimase in Macedonia come proconsole. Prima di tornare a Roma, obbedendo ad un ordine del senato, fece saccheggiare dal suo esercito settanta città dell'Epiro che avevano combattuto a fianco di Perseo. Inoltre furono mandati a Roma 1000 ostaggi achei tra i quali si trovava il famoso storico di Megalopoli Polibio.

Il bottino che Paolo versò interamente all'erario (tenendo per i suoi figli, si dice, solo la biblioteca di Perseo di Macedonia) era di tale valore che permise l'abolizione del tributum, cioè della tassa sulla proprietà che i cittadini romani avevano pagato fino ad allora. I soldati furono però così insoddisfatti della misera parte loro riservata che crearono qualche problema al riconoscimento a Paolo dell'onore del trionfo, che gli fu infine accordato e si svolse nell'arco di tre giorni, con una magnificenza senza precedenti a Roma. Nel 164 a.C. Paolo fu censore. Morì nel 160 a.C. dopo una lunga malattia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Paolo Moreno, "Statua in Bronzo di Emilio Paolo", in A. Melucco Vaccaro-G. De Palma (a c. di), I Bronzi di Riace: Restauro Come Conoscenza, Roma, 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti
Studi
  • Alberto Barzanò, Biografia pagana come agiografia. Il caso della vita plutarchea di Lucio Emilio Paolo, in: RIL 128 (1994), 403-424.
  • Lora Holland: Plutarch's Aemilius Paullus and the Model of the Philosopher Statesman, in: L. de Blois et al. (eds.): The Statesman in Plutarch's Works. Proceedings of the Sixth International Conference of the International Plutarch Society, vol. II: The Statesman in Plutarch's Greek and Roman Lives, Leiden 2005, 269-279.
  • William Reiter, Aemilius Paullus. Conqueror of Greece, London 1988.
  • Manuel Tröster, ¿Una especie de hagiografía? Plutarco y la tradición histórica en la Vida de Emilio Paulo, in: Gerión 28.1 (2010), 193-206.
    • Plutarch and Mos Maiorum in the Life of Aemilius Paullus, in: Ancient Society 42 (2012), 219-254.
  • Rosanna Vianoli, Carattere e tendenza della tradizione su L. Emilio Paolo, in: M. Sordi (a cura di), Contributi dell'Istituto di storia antica, I vol., Milano 1972, 78-90.
  • (DE) Elimar Klebs, Aemilius (114), in Paulys Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, vol. I,1, Stoccarda, 1893, col. 576–580.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Fasti consulares Successore
Quinto Fabio Labeone
e
Marco Claudio Marcello
(182 a.C.)
con Gneo Bebio Tamfilo
Publio Cornelio Cetego I
e
Marco Bebio Tamfilo
I
Quinto Marcio Filippo II
e
Gneo Servilio Cepione
(168 a.C.)
con Gaio Licinio Crasso
Quinto Elio Peto
e
Marco Giunio Penno
II
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