Zurolo (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Zurolo
Di rosso, alla banda cuneata d’oro e d’azzurro.[1]
Stato Impero bizantino
Ducato di Napoli
Regno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Regno d'Italia
Italia
Casata di derivazionePiscicelli
Titoli
FondatoreEnrico Piscicelli Zurolo, detto anche Arrigo, discendente diretto di Leodoro Piscicello, capostipite della famiglia Zurolo dalla quale essa nasce
Data di fondazione977
Etniabizantina, italiana

Zurolo (famiglia), detta anche Zurulo o Zuroli o Zullo o Zurolo d'Aprano o Apriano che fu ab antiquo uno dei principali feudi della casata. Antica e nobile famiglia napoletana, feudataria del Regno di Napoli, rinomata fin dal XIII secolo, che acquistò grande notorietà durante gli anni di regno (1343-1382) di Giovanna I d'Angiò.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

X-XI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Diramazione della plurisecolare stirpe partenopea dei Piscicelli o Piscicello, di origine bizantina, appellata prima Ollopisce, ossia piccolo pesce che in epoca remota compariva sovente nello scudo e nel blasone (cfr. ichthys: antico simbolo cristiano a forma di pesce). Difatti le prime notizie storiche si attestano in Età bizantina nell'anno 977 con un Liodorus Piscicellus - Leodoro Piscicello che fu dapprima, valoroso milite delle schiere imperiali bizantine che in quel frangente difendevano le restanti province dell'Italia meridionale, poi generale bizantino nel Ducato di Napoli, già appartenente alla cavalleria imperiale di Basilio II Bulgaroctono. Sulle origini di questo virgulto bizantino, dal quale discende la famiglia, può egli essere ascritto all'etnia dei latini, ossia dei militi greci che all'epoca venivano in Italia su ordine imperiale e facevano parte della ristretta nobiltà di corte.[2]

XII secolo

Nella linea di parentela unilaterale, ossia i parenti che hanno avuto in comune sin dal XII secolo un solo ascendente - Liodorus Piscicellus, sono presenti Leonis Piscicellus che fu cavaliere, nelle guerre contro i saraceni, al servizio di Ruggiero il Normanno nel 1063; Cesario Piscicellus che fu cavaliere, nelle guerre contro i musulmani, al servizio di detto sovrano nel 1063; Guidotus Zurulus che fu cavaliere cui prese parte nella prima spedizione navale genovese per l'Oriente nel 1097, durante la Crociata del 1096-99; Rolandus Zurulus che fu giudice imperiale nel 1163, e inoltre fu console, incaricato della reggenza, venne inviato in Francia anche per trattare affari coloniali e militari della Crociata del 1189-92.

Quest'antica casata,[3][4][5][6][7] nel corso dei secoli, anche se risulta diversamente appellata (cfr. negli atti e documenti archivistici più risalenti, nelle annotazioni bibliografiche, nelle epigrafi monumentali e negli armoriali)[8][9][10][11][12] appartiene allo stesso ceppo originario.[13][14][15][16][17]

Lapidi stradali o viarie in marmo poste su delle pareti di antichi fabbricati siti nel Vico, e Vicoletto dei Zuroli (al pl.; al sing.: Zurolo), nel centro storico di Napoli, quartiere Pendino, della f. Zurolo.

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

XIII-XIV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Dal XIV secolo invalse l'uso del doppio cognome, per il riordino dei seggi cittadini voluto dal re Roberto d'Angiò, tanto che l'intestata famiglia nell'aggregarsi al seggio (o sedile) di Capuana antepose al suo il cognome Piscicelli o Piscicello, così come era in uso dai raggruppamenti consortili delle famiglie del Basso Medioevo. Questa famiglia godette di nobiltà in Napoli (ai seggi di Capuana e Nido), in Crema, in Bitonto e in Giovinazzo laddove fu ascritta a quel patriziato.[18][19][20]

Aveva originaria dimora nel centro storico di Napoli, nell'antico quartiere Forcella, ove ancora oggi si può ammirare il palazzo di famiglia con portale (su Via dei Tribunali) in stile gotico, eretto tra il XIV e XV secolo, da cui prese nome il Vico, Vicoletto dei Zuroli, nei pressi della chiesa del Pio Monte della Misericordia. Il più antico capostipite documentato della casata è Enrico detto anche Arrigo (*12351305), discendente del predetto Leodoro Piscicello, fu cavaliere, consigliere diplomatico e familiare di Carlo II d'Angiò (*12851309), barone del Regno di Napoli e signore feudale di Aprano (antico villaggio medioevale, attualmente frazione di Casaluce), sposa Laudamia d'Aquino;[21][22][23][24][25] Giovanni o Giovannello Piscicello detto Zurolo (*12561320), figlio del precedente, consigliere e familiare di Carlo II d'Angiò, barone del Regno, conte di Lecce, viceré che governò il Principato Citra, già vicario di Gualtieri VI di Brienne, sposa Letizia Caracciolo; Berardo o Bernardo (+~1289/1330), figlio del precedente, patrizio napoletano, barone del Regno e signore feudale di Aprano, sposa Giovanna Caracciolo;[26][27][28][29][30] Giovanni (*13151381), sepolto nel Duomo di Napoli nella basilica di Santa Restituta, figlio del precedente, patrizio napoletano, signore del feudo di Angri e di altre Terre del Regno tra cui Sant'Angelo dei Lombardi, Aprano, Andretta, Fossacesia, San Marzano sul Sarno, Startia o Della Startia (antico possedimento terriero e frazione poi della vecchia Montoro Superiore attuale Montoro), Campomarano (l'antico nome di Civitacampomarano) e Torricella, sposa (2°) Beatrice Pontiaco della Terra d'Otranto, signora dei feudi di Salice Salentino e Guagnano. Dei fratelli di quest'ultimo Giovanni si ha memoria di Nicola Antonio (†1388), patrizio napoletano, signore di Fossacesia, sposa Gaspara Spinelli,[31][32][33][34], Giacomo Pietro (†1391), signore feudale di Montefalcone nel Sannio, Martuccio detto anche Martusciello castellano del castello aragonese di Reggio Calabria nel 1392, e Marino patrizio napoletano (patrizio).

Insegna a colori su lastra in pietra lavica raffigurante l'arma gentilizia della casata Zurolo, posta sul muro di una casa nel centro storico di Angri, nei pressi del Castello.

XV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Arrigo o Enrico (†1407), signore feudale di San Silvestro (antico borgo medioevale non più esistente allora situato nei pressi di Giovinazzo), Claruncolo (antico borgo medioevale non più esistente vicino a Lecce) e castellano del palazzo de' Mori di Otranto, barone di Montefalcone nel Sannio, Montemiletto, Cellamare (anche castellano del castello baronale cellamarese) e Pressano, Ligorio siniscalco del Regno, Bernardo (†1415), I conte di Montoro, I conte di Nusco, già logoteta e gran protonotario apostolico del Regno, sposa Antonella Caracciolo, da cui Giovanni II, (*13821440), conte, signore feudale di Angri e Roccapiemonte, che difese strenuamente la Terra d'Angri nel 1421 dalle soldatesche di Braccio da Montone (condottiero italiano meglio conosciuto come Braccioforte da Montone), fondatore del convento e chiesa della Ss. Annunziata di Angri, nel 1436, sposa Dalfina Caracciolo, da cui Antonella che successivamente sposa nel 1449 Francesco Caracciolo detto Petricone, Francesco (†1449), fratello del predetto Giovanni, II conte di Montoro e Nocera dei Pagani, signore feudale di Solofra, San Marzano sul Sarno e di altre Terre, già gran protonotario, sposa Margherita Sanseverino, Salvatore detto Rossillo III conte di Nusco, signore feudale di Bagnoli e Cassano Irpino, già gran siniscalco, sposa Mariella Caracciolo del Sole, Salvatore (*13491404), I conte di Sant'Angelo dei Lombardi e di Potenza, già milite regio di Ladislao I e gran siniscalco, sposa Margherita d'Eboli.[35][36][37][38][39] Dei vari esponenti illustri della famiglia, per cariche, feudi, privilegi ed onori ricevuti si ha memoria di: Giovanni o Giovannello (*13701424), figlio del predetto Salvatore, II conte di Sant'Angelo dei Lombardi e Potenza, infeudato (vedasi l'omaggio feudale) nel 1413 dal re Ladislao I e successivo suo consigliere, già capitano che fra l'altro prese parte alla liberazione della città dell'Aquila assediata dalle soldatesche di Braccio da Montone, sposa Elisabetta Taurisano figlia del signore feudale di Toritto, Ugo detto Ugolotto e di una nobildonna di casa Spinelli); Giacomo (†1453), altro figlio del precitato Salvatore, signore feudale di Casalaspro (antico borgo medioevale angioino della contea di Muro Lucano; il borgo venne abbandonato definitivamente dopo il sisma del 1454, i pochi rifugiati si diressero a Pietragalla)[40][41], castellano del castello normanno di Ariano Irpino e camerario di Giovanna II d'Angiò (*1414 †1435), sposa Francesca Brancaccio, da cui ebbe: Caterina, Beatrice, Pietro, Ettore e Francesco (†1480), barone di Oppido Lucano e signore feudale di Pietragalla e Casalaspro, fondatore del convento e chiesa di Sant'Antonio in Oppido Lucano, sposa Cassandra Caracciolo, valoroso capitano che difese la Terra d'Otranto dall'assedio turco nel 1480. Enrico o Arrigo, (*14101478), figlio del precedente Giovanni, patrizio nap., signore feudale di Moliterno e Montefalcone, sposa Brigida Miroballo figlia del principe di Lettere Giovanni e di Costanza Abbate.

XVI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Dal matrimonio di Enrico Zurolo e Brigida Miroballo nacque Francesco (*14471505), nobile, valoroso capitano, giudice della Disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, sepolto nella cattedrale di Giovinazzo, nel sepolcreto di messer Angelo de Ritiis o Ricci, padre della moglie, sposa la nobildonna giovinazzese Geronima de Ritiis, da cui Enrico (*14791542), nobile, cavaliere, sepolto nella cattedrale di Giovinazzo, sposa Giovannella Vulpano; Nicola Antonio (*14901550), nobile, sposa una nobildonna di casa Mansola (borgo medioevale poi inglobato in quello di San Silvestro delle Arcelle); Bartolomeo Pietro detto Pietro, fratello del predetto Francesco, nobile, capitano, già condottiero di gente d'armi, sindaco dei nobili di Giovinazzo nel 1499, sposa la nobildonna giovinazzese Romana Turcolo. Lorenzo detto Renzo (†1512) sepolto in Giovinazzo, fratello del precedente, nobile, luogotenente al servizio di don Innico Lopez, capitano a guerra (capitano di truppe chiamato solo in caso di guerra) per il sedile di Capuana, sposa la nobildonna giovinazzese Giacoma Orsini dei conti di Pacentro; Giacomo, (*14851539), figlio del suddetto Francesco, nobile, patrizio napoletano, già capitano di fanti (o di fanteria) e protontino (carica sostituente quella del grado di ammiraglio in Età angioina e aragonese nel Regno di Napoli; in origine, sostituente altresì la carica normanna di ammiraglio) di Giovinazzo, sposa la nobildonna giovinazzese Francesca de Planca, figlia di Leone che fra l'altro occupò in Giovinazzo la predetta regia carica di protontino, da cui Francesco Geronimo detto Francesco, (*15231575), nobile, capitano di fanti in Terra d'Otranto, procuratore e protettore (alto consigliere), in Giovinazzo, del monastero benedettino con annessa chiesa di San Giovanni Battista, sposa la nobildonna giovinazzese Lucrezia Morola, figlia di Giovanni Battista; Geronimo (*1533), diacono del vicario foraneo (che è fuori dalla città) di Giovinazzo; Nicola Antonio detto Colantonio, (*15351587), nobile, patrizio di Giovinazzo, dottore in utroque iure in Giovinazzo, sposa la nobildonna giovinazzese Minerva Morola, figlia di Giacomo e Maria Labini, da cui Giovanni Giacomo (*1569), nobile di Giovinazzo, Francesco (*1571, v. infra), Giulia (*1575), madre badessa del Monastero delle benedettine in Giovinazzo, e Beatrice (*1577).

XVII-XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Zurolo detto anche Capece Zurolo (*1571 ca. †1628), figlio del predetto Colantonio, sepolto in Giovinazzo, nobile, patrizio napoletano, preposito (dignitario) di Giovinazzo cui riuscì a riaggregare, grazie anche all'aiuto del proprio genitore Colantonio, la sua famiglia all'antescritto sedile di Capuana, per diritto di successione (in linea paterna, ai cugini), tanto che antepose, anche se per un breve periodo, al suo il cognome Capece donde la reintegra in detto patriziato avvenuta nel 1589, sposa la nobildonna giovinazzese donna Lucrezia Chiurlia, figlia di don Simone e donna Olimpia Passeri; Giovanni Battista Maria nato in Giovinazzo nel1549 e morì a Castellammare di Stabia nel 1590) ove sepolto nella cattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello, figlio dei predetti don Francesco e donna Lucrezia Morola, nobile, patrizio di Giovinazzo e signore di Larino ove possedeva beni stabili, sposa l'honorabilis (onorevole) donna Elisabetta Donnarumma, figlia di don Giovanni Battista, signora delle Franche (frazione di Pimonte), da cui Lucrezia (*1570), Nicola o Niccolò (*1572), Pasquale (*1574), Andrea Giovanni (*1585), Giovanni detto Giovannello (*1588) e Agostino (*1576), confratello e benefattore della confraternita del Ss. Corpo di Cristo (cui di poco, si aggregò alla confraternita di Santa Maria del soccorso e della Beata Vergine e San Nicola al Molo nel 1746, riedificando la cappella dei marinai nella chiesa di Santa Croce sotto la protezione di San Vincenzo Ferreri e Sant’Ireneo di Lione)[42][43] in Castellammare di Stabia ove sposa nella predetta cattedrale (2°) nel 1608 Maria Dianora detta Dianora Donnarumma (*1590 †1639), figlia di don Giuseppe e donna Adriana Cuomo, da cui discende il ramo principale documentato della casata attualmente rappresentato dall'avv. dott. Gennaro Zurolo (*1959, v. infra), figlio di don Carmine (*1929 †2000) e donna Rita Tavella (*1934 †1984), sposa (2°), in Castellammare di Stabia, la dr.ssa Maria Giovanna Apuzzo (*1962), da cui Enrico (*2009). Giacomo Carlo (*1601 †1656), sepolto in Napoli, nella chiesa di Santa Caterina a Formiello, figlio dei precedenti Francesco e Lucrezia Chiurlia, dottore in utroque iure, sposa la nobildonna giovinazzese donna Antonia Chiurlia, figlia di don Arturo e donna Camilla Pascale, da cui Francesco (*1626), sindaco di Giovinazzo nel 1685, Lucrezia Maria (*1627) che sposa don Alfonso Giravola, Giuseppe Antonio (*1629) da cui discende il ramo documentato di Baranello del ministro del Regno delle Due Sicilie il conte Giuseppe nato (*17571828) in Baranello, Giovanni Lorenzo (*1634) sposa nel 1673 (2°) una nobildonna, patrizia di Sorrento, la duchessa Anna Maria Anfora, Giovanni (*1602 †1673), figlio dei precedenti Francesco e Lucrezia Chiurlia, nobile, cavaliere gerosolimitano - Fra' Giovanni, ricevuto nell'Ordine nel 1613, occupò le alte cariche di balì e di ammiraglio della religione gerosolimitana (S.M.O.M. - Sovrano Militare Ordine di Malta) nel 1670-1671.[31][44][45][46][47]

Facciata in stile architettonico vanvitelliano della chiesa Ss. Annunziata (cfr. foto, da sinistra) e dell'attiguo ex convento, già Ospizio di Carità, dei frati predicatori domenicani, secoli XIII-XV.

Chiese, conventi e monasteri patrocinati dagli Zurolo[modifica | modifica wikitesto]

In ordine cronologico:

  • Cappella di famiglia nella basilica di Santa Restituta nel Duomo di Napoli.
  • Chiesa della SS. Annunziata in Angri, con annesso ex monastero dei padri domenicani, fondato da Giovanni II Zurolo (1382 -1440), conte, signore feudale della Terra d'Angri, Roccapiemonte e altre Terre del Regno.
  • Chiesa della Madonna del Carmine in Pagani, già Ss. Annunziata vulgo l'Annunziatella, con annesso ex convento dei padri carmelitani.
  • Cappella di Santa Margherita nel rione Mercatello in Montoro, che oggi più non esiste.
  • Convento dei frati minori con annessa chiesa di Santa Maria del Gesù, vulgo di Sant'Antonio, in Oppido Lucano, fondato da Francesco Zurolo (postumo - dopo sua morte del 1480 e per sua volontà testamentaria, quando era ancora in vita, nominò sua figlia Caterina Zurolo esecutrice testamentaria) del complesso religioso, costituito dal convento e dalla chiesa di Santa Maria del Gesù (detta anche di Sant'Antonio) in Oppido Lucano ed eretto nel 1482.
Lapide commemorativa posta su una parete interna alla chiesa della Santissima Annunziata di Angri, per ricordare il giorno della sua fondazione, insieme a quello del monastero limitrofo avvenuta il 26 luglio del 1436. La lapide è stata voluta dall'allora sacerdote e parroco Don Bellino Di Lieto, dall'avvocato e cavaliere di Malta Gennaro Zurolo, dai membri delle confraternite di Santa Maria del Carmine e di Santa Caterina D'Alessandria di Angri e da tutti i cittadini angresi che vi hanno posto il loro contributo. La lapide commemora il conte angrese e feudatario di Angri, Giovanni Zurolo dei conti di Montoro e Nocera, vissuto in epoca medioevale, nonché fondatore dei due edifici religiosi citati in precedenza.

Signori feudali[modifica | modifica wikitesto]

In ordine cronologico:

  • Enrico Zurolo o Arrigo, discendente di Leodoro o Liodorus, signore feudale di Aprano;
  • Berardo o Bernardo Zurolo, signore feudale di Aprano;
  • Giovanni Zurolo, signore feudale della Terra d'Angri, Sant'Angelo dei Lombardi, Aprano, Andretta, Fossacesia o Fossacieca, San Marzano Sul Sarno, Startia o della Startia, Civitacampomarano e Torricella;
  • Nicola Antonio Zurolo, signore feudale di Fossacieca;
  • Arrigo o Enrico Zurolo, signore feudale di San Silvestro e Claruncolo;
  • Giovanni II Zurolo, signore feudale della Terra d'Angri, Roccapiemonte e di altre Terre del Regno;
  • Francesco Zurolo, fratello del precitato Giovanni, signore feudale di Solofra, San Marzano sul Sarno e di altre Terre del Regno;
  • Salvatore Zurolo detto Rossillo, signore feudale di Bagnoli e di Cassano Irpino;
  • Giovanni Zurolo, infeudato da Ladislao nel 1413;
  • Giacomo Zurolo, (figlio del precitato Giovanni Zurolo, signore feudale di Casalaspro, antico borgo medioevale angioino della contea di Muro Lucano;
  • Francesco Zurolo, signore feudale di Pietragalla e Casalaspro;
  • Caterina Zurolo, (figlia del precitato Francesco Zurolo, signora feudale di altre terre);
  • Enrico Zurolo, signore feudale di Moliterno e Montefalcone;
  • Giovanni Battista Maria Zurolo, nobile, patrizio di Giovinazzo, signore feudale di Terra Larino.

Conti[modifica | modifica wikitesto]

In ordine cronologico:

  • Giovanni o Giovannello Piscicello detto Zurolo, conte di Lecce;
  • Ligorio Zurolo, I conte di Montoro, I conte di Nusco;
  • Giovanni Zurolo (detto Zurlo), conte di Angri e Roccapiemonte;
  • Francesco Zurolo, fratello del precitato Giovanni, II conte di Montoro e Nocera dei Pagani;
  • Salvatore Zurolo detto Rossillo, III conte di Nusco;
  • Salvatore Zurolo, I conte di Sant'Angelo dei Lombardi e di Potenza;
  • Giovanni o Giovannello Zurolo, figlio del predetto Salvatore, II conte di Sant'Angelo dei Lombardi e Potenza.

Baroni[modifica | modifica wikitesto]

In ordine cronologico:

  • Enrico Zurolo o Arrigo, discendente di Leodoro o Liodorus, barone del Regno di Napoli;
  • Giovanni o Giovannello Piscicello detto Zurolo, figlio del precedente, barone del Regno di Napoli;
  • Francesco Zurolo, barone di Oppido Lucano; Casalaspro e Pietragalla;
  • Caterina Zurolo, (figlia secondogenita del precitato Francesco Zurolo) baronessa di Oppido Lucano, Casalaspro e Pietragalla.

Blasone[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione araldica del blasone: di rosso, alla banda cuneata d’oro e d’azzurro.[48][49][50][51]

Motto[modifica | modifica wikitesto]

Il motto: semper oriatur (dal lat., sorgere sempre), tratto dall’importanza acquisita nel corso dei secoli da taluni esponenti più rappresentativi della casata nella cavalleria medievale.

La casata[modifica | modifica wikitesto]

Tra gli esponenti di questa casata si annoverano:

Dediche[modifica | modifica wikitesto]

  • Vico e, Vicoletto dei Zuroli, in Napoli, da cui prende nome dal palazzo, del XIV secolo con portale d'ingresso principale in stile gotico su Via dei Tribunali (l'altro portale d'ingresso, invece, più piccolo munito di scala in piperno sull'omografo Vico), della famiglia Zurolo, situato nel centro storico di Napoli, nel quartiere Forcella, nei pressi della chiesa del Pio Monte della Misericordia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gennaro Zurolo, SIGNA ET INSIGNIA - Fonti per la Storia del Notariato a Castellammare di Stabia (Secoli XIII-XIX), Rende (Cs), 2014, p. 257.
  2. ^ Carlo De Lellis, Discorsi Delle Famiglie Nobili Del Regno di Napoli, Napoli (Na), 1663, p. 28.
    «… che dette famiglie Zurolo, & d’Aprano si ritroano; e per quel, che alla famiglia Zurolo s’appartiene, nò vi resta punto da dubitare, che la medesima non sia, che la famiglia de’ Piscicelli, e dal medesimo sangue propagata …»
  3. ^ Aldimari Biagio, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, IT, Napoli (Na), 1691, pp. 120,121 e 506.
  4. ^ (LT) Antonio Fuggeri, Nicetae Acominati, Choniatae, Magni Lagothetoe Secretorum, Inspectoris & Iudicis Veli, Proefecti sacri cubiculis, Basilea (Svizzera), 1557, pp. 24 e 309.
  5. ^ Giovanni Antonio Summonte, Historia della Città e del Regno di Napoli, Napoli, 1603, pp. 439 e pagine successive nel paragrafo.
  6. ^ Filiberto Campanile, L'Armi, ovvero Insegne de' Nobili, Napoli (Na), 1610, pp. 196 e successive nel paragrafo.
  7. ^ Scipione Ametrano, Della famiglia Capece, Napoli (Na), 1603, pp. 10,11,106 e 107.
  8. ^ Carlo De Lellis, Napoli sacra dell'Engenio Caracciolo, I, Napoli (Na), 1689, pp. 14,15,29,30,97,98 e 99.
  9. ^ (LT) REGII NEAPOLITANI ARCHIVI MONUMENTA, I, 1845.
    «... ecclesiam sub titulo s. euphemioe in ea neapolitanoe urbis quoe vulgo Zurolo. (la chiesa sotto il titolo di s. eufemismo in quella città napoletana comunemente nota come Zurolo.), vedere dal libro, dal tomo I.»
  10. ^ Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Province Meridionali d'Italia, II, Napoli (Na), 1876, pp. 219 e successive.
    «Vedere dal libro, dal volume II.»
  11. ^ Giuseppe Reccho, Notizie di famiglie nobili e illustri della Città e Regno di Napoli, Napoli (Na), 1717, pp. 123 e 171.
  12. ^ Gerhard Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi salernitani (Terra d'Otranto), Napoli (Na), 1982, p. 276.
  13. ^ Zurolo, famiglia, IV, in ANNUARIO DELLA NOBILTA' ITALIANA, XXXIIª ed., p. 2337.
  14. ^ Giuseppe De Ninno, Memorie Storiche degli Uomini Illustri della Città di Giovinazzo, Bari (Ba), 1890, pp. 35,36,89,101 e 102.
  15. ^ Francesco Giannone, Memorie Storiche, Palermo (Pa), 1905, pp. 35 e 36.
  16. ^ Scipione Mazzella, Descrittione Del Regno di Napoli, Napoli (Na), 1601, p. 650.
  17. ^ Ottavio Beltrano, Descrittione Del Regno di Napoli, Napoli (Na), 1671, p. 22.
  18. ^ Amilcare Foscarini, Amerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d'Otranto, Lecce (Lc), 1927, p. 301.
  19. ^ Ludovico Paglia, Istorie della Città di Giovenazzo, Napoli (Na), 1700, pp. 249 e successive.
  20. ^ Francesco Scandone, L'Alta Valle del Calore, Napoli (Na), 1970, pp. 119 e successive.
  21. ^ Gaetano Montefuscoli, Imprese ovvero Stemmi delle Famiglie italiane, IV, Napoli (Na), 1780, p. 100.
  22. ^ Luigi Volpicella, Patriziati e Nobiltà civiche nel già Reame di Napoli, Napoli (Na), 1648, pp. 29/LXXIII (volume II) e 100/XXXIII (volume IV).
  23. ^ Catello Parisi, Matrimoni Nobili ... Zurolo, in Cenno Storico Descrittivo della Città di Castellammare di Stabia, Firenze (Fi), 1842, p. 99.
  24. ^ Gaetano Caporale, Salvatore Zurolo Gran Siniscalco... Giovanni Zurolo Conte di Sant'Angelo, in Memorie Storico-Diplomatiche della città di Acerra, Napoli (Na), 1890, pp. 274 e 368.
  25. ^ Saverio Daconto, Saggio storico sull'antica città di Giovinazzo, Giovinazzo (Ba), 1926, pp. XXXIX,74,86,88 e 137.
  26. ^ Trenta centurie di armi gentilizie, Carlo Padiglione, Napoli (Na), 1914, p. 371.
  27. ^ Michele Bonserio, Le Pergamene della Chiesa dello Spirito Santo di Giovinazzo. Regestario, Giovinazzo (Ba), 1999, pp. 209 e successive.
  28. ^ Francesco Giannone, ibidem, pp. 35,36,37,38,39,40,41,43 e 55..
  29. ^ Nicola Di Guglielmo e Andretta, III, in - nella Storia, di Francesco Scandone "Atti delle Prime Giornate Storiche Andrettesi", Andretta 18-19 agosto 1986, Napoli (Na), Associazione Pro-Loco Andretta, 1988, pp. 33, 34 e 35.
    «Vedere dai quaderni/1, dal capitolo III.»
  30. ^ Gennaro Zurolo, SIGNA ET INSIGNIA - Fonti per la Storia del Notariato a Castellammare di Stabia (Secoli XIII-XIX), Rende (Cs), 2014, p. 257.
    «Fonti per la storia del Notariato a Castellammare di Stabia (Secoli XIII-XIX).»
  31. ^ a b Scipione Ametrano, pp. 10,11,106 e 107.
  32. ^ Gennaro Zurolo, SIGNA ET INSIGNIA, Comune di Angri, Boscoreale (Na), 2008, p. 257.
  33. ^ Gennaro Zurolo, LE STRADE DI ANGRI la toponomastica, i personaggi, le storie, Boscoreale (Na), Comune di Angri, 2008, pp. 36-42 e 302-310.
  34. ^ Saverio Daconto, pp. XXXIX,74,86,88 e 137.
  35. ^ Ludovico Paglia, pp. 249 e successive.
  36. ^ Amilcare Foscarini, p. 301.
  37. ^ Michele Bonserio, pp. 209 e successive.
  38. ^ ANNUARIO DELLA NOBILTA' ITALIANA, p. 2337.
  39. ^ Bisanzio Lupis, Cronache di Giovinazzo Vedere dal capitolo Cronache di Giovinazzo., in Giovinazzo (Ba), 1880, pp. 15 e 16.
  40. ^ Teo da Pietragalla, Pietragalla (Pz), p. 80.
    «Dopo vari terremoti molti cittadini di Casalaspro, si trasferirono nella vicina Pietragalla, dopo il terremoto del 1454. Con il terremoto del 5 dicembre 1456 i pochi cittadini rimasti nel borgo furono costretti a spostarsi definitivamente nel vicino comune di Pietragalla.»
  41. ^ Teodosio di Capua, Cenni storici sul borgo abbandonato di Casalaspro, su REGIONE BASILICATA (a cura di), https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?sec=100133&otype=1023&id=3005249, REGIONE BASILICATA.
    «Il terremoto del 5 dicembre 1456 costrinse i pochi cittadini rimasti nel borgo di Casalaspro a spostarsi definitivamente nel comune di Pietragalla.»
  42. ^ Egidio Valcaccia, "Le confraternite" nel Centro Antico di Castellammare di Stabia, a cura di longobardi, longobardi, 2006.
    «La confraternita Ss. Corpo di Cristo (unitasi successivamente alla confraternita di Santa Maria del soccorso e della Beata Vergine e San Nicola al Molo nel 1746, riedificando la cappella dei marinai nella chiesa di Santa Croce sotto la protezione di San Vincenzo Ferreri e Sant’Ireneo di Lione.»
  43. ^ Egidio Valcaccia, Confraternita del SS. Crocifisso e Anime Sante del Purgatorio, su Gli amministratori (a cura di), http://www.confraternite.it/, Gli amministratori.
    «La confraternita Ss. Corpo di Cristo (unitasi successivamente alla confraternita di Santa Maria del soccorso e della Beata Vergine e San Nicola al Molo nel 1746, riedificando la cappella dei marinai nella chiesa di Santa Croce sotto la protezione di San Vincenzo Ferreri e Sant’Ireneo di Lione.»
  44. ^ Gaetano De Ninno, pp. 15,16,88,89,101 e 102.
  45. ^ Luigi Volpicella, pp. 29/LXXIII (volume II) e 100/XXXIII (volume IV) Vedere dal libro, volume II e IV..
  46. ^ Saverio Daconto, pp. 74,86,87,88 e 137.
  47. ^ Luigi Paglia, pp. 249 e successive.
  48. ^ (ES) Registro dell'Organo ufficiale araldico di Spagna.
    «Il blasone trovasi rappresentato/registrato, oltre all'ascrizione nei pubblici atti con documento certificato, rilasciato da don Alfonso Ceballos Escalera y Gila, marchese de la Floresta, cronista Rei de Armas di Castiglia e Leòn.»
  49. ^ Regolamento Tecnico della Regia Consulta Araldica, 13 aprile 1905.
    «Lo stemma è oggetto di tutela ed è in regola con la normativa del tempo sancita dal Regolamento Tecnico della Regia Consulta Araldica approvato con R.D. n. 234 del 13 aprile 1905, pubblicato in G.U. del 15 giugno 1905, il cui utilizzo è iniziato prima del 01.01.1948.»
  50. ^ (EN) William Leon Jones, STATE OF CALIFORNIA - REGISTRATION UNICORPORATED NONPROFIT ASSOCIATION, Stato della California, 27 marzo 1995.
    «L'autorizzazione concessa dal segretario di Stato dello Stato della California William Leon Jones all'associazione Count Gennaro Zurolo di Montoro, all'utilizzo del blasone, con descrizione dello stesso, associazione registrata con il n. 5871.»
  51. ^ (EN) William Leon Jones, STATE OF CALIFORNIA - REGISTRATION UNICORPORATED NONPROFIT ASSOCIATION, 27 marzo 1995.
    «Il 2° file (documento in italiano), concesso e firmato dal segretario di Stato dello Stato della California William Leon Jones all'associazione Count Gennaro Zurolo di Montoro, all'utilizzo del blasone, con descrizione dello stesso, associazione registrata con il n. 5871.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti storiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfredo Franco, Felice Marciano, Gennaro Zurolo e Vincenzo Amorosi, La Disfida 1503-2003, Poggiomarino (Na), 2003, SBN IT\ICCU\NAP\0286876.
  • Gennaro Zurolo, "Casata Zurolo. Origini e sviluppo di una famiglia feudale del Meridione d'Italia", p. 272.
    «Il testo è stato tratto dal progetto editoriale in corso di stampa.»

Fonti archivistiche[modifica | modifica wikitesto]

  • ARCHIVIO BADIA CAVA DE’ TIRRENI, Manoscritto, Liber familiarum Abazia Cavensis, n.232, p./f.481r.: Zurulo.
  • ARCHIVIO CURIA GENERALIZIA DOMENICANA SANTA SABINA ROMA, Serie XIV, libro A, parte seconda, anno 1436, ff.306r.-313r.: Fondatione del Conv.to della SS.ma Ann.ta d’Angri dell’Ord.ne de’ Pred.ri fatta senza nessun peso dal q.m Ill.mo Sig.re di T.ra di Angri D. Giovanni Zurolo addì 26 di Luglio 1436.
  • ARCHIVIO NAZIONALE MALTA, Manoscritto, AOM 4190, anno 1613, doc. I-XLVII, ff.31r.-85r.: Joannis Zurolo de Neap. Russillo [Salvatore] Zurulo … Bernardo Zurolo.
  • ARCHIVIO SANT’ANNA NOCERA, Platea <Reassunto delle Bolle Pontificie, Diplomi Reali e Istromenti Antichi>, anno 1428, p./f. 17v.: La Regina Giovanna II con questo Diploma diretto a Giovanni Zurolo utile Sig.re della Terra d’Angri.
  • BIBLIOTECA NAZIONALE NAPOLI, Manoscritto a stampa, Della famiglia Capece, Napoli 1603, p./f.113r.: Giovanni.
  • ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, ARCHIVI MONUMENTA, Napoli 1845, vol. I, pp. 63, 64 e 65: Ecclesiam sub titulo s. euphemiæ in ea neaploitanæ urbis quæ vulgo Zurolo. Archivi notarili, notai del XVI secolo.
  • I REGISTRI DELLA CANCELLERIA ANGIOINA <Ricostruiti da Riccardo Filangieri, con la collaborazione degli archivisti napoletani>, Napoli 1949-1982, voll. I-XXXIV.
  • ARCHIVIO CAPITOLO CATTEDRALE GIOVINAZZO, Libro I dei Battesimi, fol.38v., atto di battesimo del 19 ottobre 1523: Francesco Geronimo Zurolo … figlio del Nobile Giacomo Zurolo; cfr. in calce all’atto di Battesimo, l’arma gentilizia della casata Zurolo.
  • COMUNE ANGRI, Regolamento-Disciplinare per le parate medievali e le rievocazioni storiche, degli eventi del 1421-25 e del 1428-36, denominate Palio Storico Città di Angri «a cura della Commissione Tecnica», Angri 2016, pp. 59 e ss.: il conte Giovanni Zurolo della Terra d’Angri … anno 1421 … il Signore feudale Giovanni Zurolo … arma gentilizia della famiglia Zurolo … utile Signore della Terra d’Angri, fondatore del convento e chiesa della SS. Annunziata il 26 di Luglio 1436; cfr. Deliberazione Consiglio Comunale n. 30 del 23 marzo 2016, avente ad oggetto l’approvazione del predetto Disciplinare per le parate medievali e le rievocazioni storiche, degli eventi del 1421-25 e del 1428-36, denominate “Palio Storico Città di Angri” cui precedentemente istituzionalizzato, in virtù di modifica statutaria, con Deliberazione Consiglio Comunale n. 69 del 17 dicembre 2015.
  • ARCHIVIO PARROCCHIA CATTEDRALE CASTELLAMMARE DI STABIA.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE CASTELLAMMARE DI STABIA.
  • ANNUARIO DELLA NOBILTA' ITALIANA, ed. XXXII, parte IV, p. 2337.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]