Walkiria Terradura

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Walkiria Terradura Vagnarelli
NascitaGubbio, 9 gennaio 1924
MorteRoma, 5 luglio 2023
Dati militari
Paese servitoItalia
CorpoCorpo volontari della libertà
Specialitàsabotaggio
Unità5ª Brigata Garibaldi "Pesaro"[1]
Reparto5º Battaglione
• distaccamento "Panichi"
• squadra "Settebello"
Gradosottotenente
GuerreResistenza italiana
Decorazionimedaglia d'argento al valor militare
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Walkiria Terradura Vagnarelli

Walkiria Terradura Vagnarelli, nome di battaglia: Walkiria (Gubbio, 9 gennaio 1924Roma, 5 luglio 2023), è stata una partigiana italiana, medaglia d'argento al valore militare.

Walkiria Terradura con il marito

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Il mio nome è Walkiria: le valchirie erano le figlie del dio della guerra... una donna guerriera poteva essere solo una Walkiria.»

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Figlia dell'avvocato perugino Gustavo Terradura, fervente antifascista. Il padre venne più volte arrestato e fu definitivamente liberato solo dopo la caduta di Mussolini. Walkiria ereditò dal padre l'odio verso la dittatura e già durante gli anni scolastici, per il suo atteggiamento sprezzante verso il regime, fu più volte interrogata in questura e redarguita. Frequentava la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Perugia[2] quando, il 13 gennaio 1944, durante l'occupazione tedesca, i fascisti dell'OVRA fecero irruzione nel palazzo dei Duchi di Urbino in cui la famiglia risiedeva per catturare nuovamente il padre Gustavo, e fu la giovane Walkiria a trarlo in salvo nascondendosi insieme a lui nelle soffitte del palazzo.[3]

Guerra partigiana[modifica | modifica wikitesto]

Sfuggiti ai nazisti, Walkiria e il padre raggiunsero i Monti del Burano, tra l'Umbria e le Marche, e si unirono alle Brigate Garibaldi, in particolare alla V Brigata Garibaldi Pesaro, operante in provincia di Pesaro Urbino. Walkiria seguì il padre come combattente aggregata al quinto battaglione, denominato gruppo "Panichi" dal nome del suo comandante, Samuele Panichi.[2] Walkiria venne nominata dai suoi compagni a capo di una squadra che prese il nome di Settebello, formato da sei uomini, e si distinse in numerose azioni che alla fine della guerra le valsero la decorazione al valore militare e la nomina a sottotenente, grado comparato a quello di ispettore organizzativo ricoperto nelle formazioni partigiane. Durante la sua attività da partigiana si specializzò nel minare e far saltare i ponti per impedire l'avanzata e contrastare poi la ritirata dell'esercito tedesco, insieme a Valentino Guerra, già geniere del disciolto esercito italiano. Per questa sua attività i nazisti emisero contro di lei otto mandati di cattura, non riuscendo però mai a catturarla.[3]

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Durante la guerra conobbe un capitano dell'OSS (Office of Strategic Services), Alfonso Thiele,[4] con il quale si sposò trasferendosi negli Stati Uniti,[5] ma decise quasi subito di tornare in Italia rimanendo sempre attiva in politica e nell'ANPI.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Terradura Vagnarelli Walkiria di Gustavo - 9 gennaio 1924, a Gubbio (Perugia). – Donna dotata di generoso animo, entrava, malgrado la giovane età, nelle formazioni partigiane della sua zona portandovi entusiasmo e fede. In lunghi mesi di lotta partecipava a numerose azioni contro il dotato avversario, mettendo in luce non comuni doti di coraggio e di iniziativa. Dopo essere riuscita con la squadra da lei comandata a fare saltare un ponte stradale, accortasi del sopraggiungere di un reparto avversario, incurante della sproporzione delle forze, attaccava con bombe a mano, di sorpresa, con un solo gregario, l’avversario, infliggendogli dure perdite, ponendolo in fuga e recuperando altresì gli automezzi e le armi abbandonate. Valido esempio di determinazione, coraggio e alto spirito patriottico.»
— Marche 4 ottobre 1943 – 27 agosto 1944[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La 5ª Brigata Garibaldi "Pesaro" su Memorie di Marca.
  2. ^ a b Antonella Rita Roscilli, E Walkiria, la bella bionda che faceva saltare i ponti, in Patria indipendente, febbraio 2010, p. 19.
  3. ^ a b Donne e Uomini della Resistenza: Walkiria Terradura, su ANPI. URL consultato il 23 marzo 2020.
  4. ^ Walkiria, una guerrigliera sull'Appennino - LaFanoDiOggi.it, su La Fano di Oggi, 25 aprile 2015. URL consultato il 23 marzo 2020.
  5. ^ Addio a Walkiria Terradura, la partigiana-guerriera che salì sui monti per salvare il padre: “Guidavo un manipolo di spericolati”, su repubblica.it.
  6. ^ Decreto presidenziale 26 giugno 1970 – registrato alla Corte dei conti, addì 12 ottobre 1970 – registro n. 27 Difesa, foglio n. 273 – Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298 del 25 novembre 1970, pag. 7854.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marina Addis Saba, Partigiane. Tutte le donne della Resistenza , Mursia, Varese, 1998;
  • Antonella Rita Roscilli, E Walkiria, la bella bionda, faceva saltare i ponti (PDF), in Patria indipendente, febbraio 2010. URL consultato il 23 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2020).
  • Walkiria Terradura, Partigiana tra i monti del Burano (PDF), in Patria indipendente, marzo 2007. URL consultato il 23 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2022).
  • Massimiliano Vitti, Walkiria Terradura.

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