Repubblica partigiana della Carnia

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Repubblica della Carnia
Repubblica della Carnia – Bandiera
Dati amministrativi
Nome completoRepubblica libera della Carnia
Lingue ufficialiitaliano
Lingue parlatefriulano
CapitaleAmpezzo
Dipendente daCLNAI
Politica
Forma di Statorepubblica partigiana
Nascita26 settembre 1944
Fine10 ottobre 1944
Territorio e popolazione
Bacino geograficoItalia settentrionale
Territorio originaleCarnia
Massima estensione2.580 nel 1944
Popolazionecirca 80.000 nel 1944
Economia
ValutaLira italiana
Religione e società
Religioni preminentiCattolicesimo
Evoluzione storica
Preceduto daBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Succeduto daBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana

La Repubblica libera della Carnia fu un'entità politicamente autonoma costituita dai partigiani nel corso della seconda guerra mondiale nel 1944.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Repubblica prese vita il 1º agosto 1944 e fu preceduta dalle convocazioni dei rappresentanti di ogni comune della Carnia i quali, al ritorno nei propri comuni, procedettero alla costituzione dei Comitati di Liberazione Nazionale comunali. L'11 agosto i tre comitati di vallata (Alto Tagliamento, Degano e But), che avevano partecipato alla costituzione della Zona Libera, diedero vita al CLN carnico[1]. La Repubblica cessò di esistere l'8 ottobre dello stesso anno a causa della controffensiva messa in atto dai tedeschi con l'ausilio di truppe fasciste della Milizia di Difesa Territoriale e cosacche con l'operazione Ataman.

Seguì di poche settimane la nascita della Repubblica partigiana dell'Ossola e, nonostante abbia avuto vita assai breve, fu la più ampia zona libera in tutto il Nord Italia. Si estendeva infatti per 2.580 km², comprendeva ben 40 comuni e contava oltre 80.000 abitanti; come capitale venne scelto il paese di Ampezzo, nella Val Tagliamento.

Tra gli esponenti di spicco di quella esperienza si ritrovano Mario Lizzero “Andrea”, commissario delle Brigate Garibaldi, don Aldo Moretti “Lino”, esponente della Osoppo e della Democrazia Cristiana, Gino Beltrame “Emilio”, del PCI, Nino Del Bianco “Celestino”, del Partito d'Azione, Manlio Gardi, del PLI ed esponenti locali, come i socialisti Giovanni Cleva e Dino Candotti, Luigi Nigris della DC, Umberto Passudetti del PLI, Romano Marchetti “Da Monte” dell'Osoppo.

I comuni[modifica | modifica wikitesto]

Comune Attuale provincia Abitanti (al 31.12.1943)
Ampezzo UD 2.494
Andreis PN 1.090
Arta Terme UD 4.455
Barcis PN 1.092
Bordano UD 1.467
Cavazzo Carnico UD 1.658
Cercivento UD 1.227
Cimolais PN 1.078
Claut PN 2.222
Clauzetto PN 1.775
Comeglians UD 1.814
Enemonzo UD 2.456
Erto e Casso PN 2.048
Forgaria nel Friuli UD 3.107
Forni Avoltri UD 1.664
Forni di Sopra UD 2.027
Forni di Sotto UD 1.533
Frisanco PN 1.704
Lauco UD 2.651
Ligosullo UD 447
Lorenzago di Cadore BL 854
Meduno PN 2.698
Ovaro UD 3.969
Paluzza UD 4.067
Paularo UD 4.140
Prato Carnico UD 2.519
Ravascletto UD 1.582
Raveo UD 774
Rigolato UD 2.161
Sauris UD 896
Sappada UD 1.325
Socchieve UD 2.392
Sutrio UD 1.716
Tramonti di Sopra PN 1.838
Tramonti di Sotto PN 2.223
Trasaghis UD 3.909
Treppo Carnico UD 1.456
Verzegnis UD 1.825
Villa Santina UD 1.889
Vito d'Asio PN 3.047

Altre località furono coinvolte solo parzialmente, essendo sottoposte ad un forte controllo da parte delle forze di occupazione: Amaro, Castelnovo del Friuli, Cavasso Nuovo, Moggio Udinese, Pinzano al Tagliamento, Tolmezzo, Travesio, Montereale Valcellina.

Con l'organizzazione di libere elezioni in tutti i comuni, che furono organizzate tra agosto e settembre e a cui parteciparono tutti i partiti antifascisti dell'epoca, il diritto di voto alle donne trovò il suo primo riconoscimento in Italia proprio all'interno della Repubblica partigiana della Carnia. Potevano votare solo le donne che vennero considerate capofamiglia, circostanza per nulla rara vista la partecipazione degli uomini in azioni di armi sia con l'esercito che con truppe partigiane.[2][3][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio Comunale di Villa Santina, fasc 468., "Diario di Villa Santina", Giuseppe Santanera
  2. ^ Verso il voto alle donne, su Centro Studi Luciano Raimondi. URL consultato il 21 settembre 2021.
  3. ^ Natalia Marino, "E vi par poco?" Quando nacque la Repubblica della Carnia (PDF), su anpi.it.
  4. ^ In Carnia, dove la Costituzione nacque tre anni prima, su TGR Friuli Venezia Giulia. URL consultato il 21 settembre 2021.

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