Gina Galeotti Bianchi

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Gina Galeotti Bianchi

Gina Galeotti (Mantova, 4 aprile 1913Milano, 24 aprile 1945) è stata una partigiana italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gina Galeotti visse per molti anni a Suzzara e fu tra le protagoniste della lotta antifascista nel nord Italia. Già all'età di 16 anni entrò nel movimento antifascista.

Nel 1938 sposò l'operaio sindacalista e partigiano comunista di Suzzara Bruno Bianchi[1][2].

Prese poi parte agli scioperi di Milano[3][4], con il nome di battaglia di Lia, e venne catturata e interrogata, subendo spesso tortura, per ben 33 volte[5].

Denunciata al Tribunale speciale il 25 luglio 1943 venne arrestata come militante nel Partito Comunista Italiano clandestino. Liberata dopo la formazione del governo Badoglio, tornò a Milano dove prese parte al Comitato provinciale dei Gruppi di difesa della donna e continuò la propria attività, dedicandosi all'assistenza delle famiglie delle vittime della lotta di Liberazione.

Il 24 aprile 1945, nelle giornata di insurrezione nazionale, si recò verso Niguarda per prendere contatto con alcune infermiere dell'ospedale incaricato di curare i partigiani feriti. Lungo il tragitto incontrò un camion di tedeschi bloccato da partigiani niguardesi. Dal camion partirono raffiche di mitra ma Gina continuò il suo cammino, senza considerare il pericolo. I tedeschi la videro e le spararono con una raffica di colpi che uccise lei e il bimbo di otto mesi che portava in grembo. All'epoca il marito era detenuto a San Vittore[2]. A soli 32 anni morì dopo un'intensa vita di lotta antifascista. Le fu poi assegnata la medaglia d'oro alla memoria dal Comando Generale delle Brigate Garibaldi[6].

Gina Galeotti Bianchi nella memoria[modifica | modifica wikitesto]

  • Il 19 novembre 2005, nella zona di Niguarda, nei giardini tra via Val di Ledro e via Hermada, il Comune di Milano le ha intitolato l'area[7].
  • A "Lia" è stata dedicata un'iscrizione muraria in Via Lorenzo Bartolini, 49 di Milano, luogo in cui fu partigiana[8]. La lapide recita:

«A GINA GALEOTTI BIANCHI - (LIA) - Durante la lotta contro tedeschi e fascisti da questa casa diresse i gruppi di difesa della donna - Cadde sotto il fuoco nemico il giorno stesso della liberazione e della vittoria - 25 aprile 1945»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Gasperetti, La partigiana Lia, una donna coraggiosa, in Corriere della Sera Milano. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  2. ^ a b Olga e Lia, partigiane: le madri della libertà, su sezioneanpiginabianchi.blogspot.it. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  3. ^ Redazione, Gli scioperi del marzo 1943, su marx21.it. URL consultato il 4 febbraio 2017.
  4. ^ Lo sciopero generale dell'1-8 marzo (1944), su resistenze.org. URL consultato il 4 febbraio 2017.
  5. ^ Una settimana per ricordare la partigiana Lia - Cronaca - Gazzetta di Mantova, in Gazzetta di Mantova, 23 aprile 2013. URL consultato il 4 febbraio 2017.
  6. ^ Cucconi, pp.211-212.
  7. ^ Gina Bianchi, su anpi.it. URL consultato il 19 maggio 2014.
  8. ^ Chiara Vanzetto, Le pietre della memoria, in Corriere della Sera, 26 agosto 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giordano Cucconi, Bruno Freddi, Benvenuto Guerra, Cesare Righi e Nardino Bottazzi, Suzzara la sua storia la sua gente, Suzzara, edizioni Bottazzi, 1968.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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