Oxprenololo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Oxprenololo
Nome IUPAC
(RS)-1-[2-(Allyloxy)phenoxy]-3-(isopropylamino)propan-2-ol
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC15H23NO3
Massa molecolare (u)265.348 g/mol
Numero CAS6452-71-7
Numero EINECS229-257-9
Codice ATCC07AA02
PubChem4631
DrugBankDB01580
SMILES
CC(C)NCC(COC1=CC=CC=C1OCC=C)O
Dati farmacocinetici
Biodisponibilità20-70%
Metabolismoepatico
Emivita1-2 ore
Escrezionerenale
Indicazioni di sicurezza

L'oxprenololo è una molecola appartenente alla categoria dei beta-bloccanti, non selettiva e dotata di attività simpaticomimetica intrinseca. Viene utilizzata nel trattamento dell'angina pectoris,[1] dell'ipertensione arteriosa[2] e delle aritmie, in particolare di quelle associate ad ischemia del miocardio.[3]
Oxprenololo è un betabloccante lipofilo che oltrepassa la barriera emato-encefalica più facilmente rispetto ad altri betabloccanti idrosolubili. Proprio per questo motivo la molecola è associata ad una maggiore incidenza di effetti collaterali a livello del sistema nervoso centrale (SNC) rispetto ad altre sostanze idrofile come atenololo, sotalolo e nadololo.

Oxprenololo è un potente betabloccante e, come altri betabloccanti, non deve essere somministrato a pazienti asmatici: in questi pazienti la molecola potrebbe infatti indurre insufficienza respiratoria, talvolta fatale. In Italia il farmaco è venduto dalla società farmaceutica Teofarma con il nome commerciale di Trasitensin in forma di compresse a rilascio prolungato, nelle quali oltre a 160 mg di oxprenololo sono associati 20 mg di clortalidone.

Farmacodinamica[modifica | modifica wikitesto]

Oxprenololo è una molecola lipofila che agisce bloccando in modo non selettivo i recettori β-adrenergici. Il farmaco è anche dotato di attività simpaticomimetica intrinseca.

Farmacocinetica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo somministrazione per via orale oxprenololo viene completamente assorbito dal tratto gastrointestinale. La biodisponibilità assoluta è molto variabile da individuo ad individuo e compresa tra il 20 ed il 70%. La concentrazione plasmatica di picco (Cmax) viene raggiunta dopo circa tre ore (Tmax) dall'assunzione. Il farmaco si lega alle proteine plasmatiche nella misura dell'80% circa. Oxprenololo viene eliminato prevalentemente per via urinaria, soprattutto come metaboliti inattivi. La molecola è in grado di attraversare la barriera placentare. Viene anche secreta nel latte materno dove vengono raggiunte concentrazioni che sono pari a circa il 30% di quelle plasmatiche.

Tossicologia[modifica | modifica wikitesto]

La DL50 nel topo, per via orale, è pari a 504 mg/kg di peso corporeo. Nel ratto, sempre per via orale, è pari a 759 mg/kg.

Usi clinici[modifica | modifica wikitesto]

In Italia il farmaco è stato autorizzato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il solo trattamento dell'ipertensione arteriosa.

Effetti collaterali ed indesiderati[modifica | modifica wikitesto]

Il farmaco risulta generalmente ben tollerato e le reazioni indesiderate hanno incidenza lieve. I disturbi tendono a verificarsi in particolare all'inizio del trattamento e raramente richiedono una riduzione del dosaggio. Tra i disturbi più frequenti quelli di tipo gastrointestinale: perdita dell'appetito, dispepsia, nausea, vomito, flatulenza, diarrea o costipazione, dolore epigastrico. Con relativa frequenza si registrano anche astenia, vertigini, cefalea, parestesie, disturbi del sonno, alterazioni del ritmo cardiaco. In alcuni soggetti si sono verificate alterazioni del quadro ematico (anemia, leucopenia, trombocitopenia, eosinofilia) e occasionalmente reazioni di ipersensibilità (orticaria, rash cutaneo, prurito). Sono inoltre possibili incrementi delle transaminasi (AST e ALT), impotenza e perdita della libido. L'eventuale comparsa di broncospasmo o di ipotensione ortostatica comportano l'interruzione del trattamento. L'ipotensione arteriosa viene ad essere facilitata dalla contemporanea assunzione di alcool, barbiturici o narcotici. Gli effetti indesiderati a carico dell'apparato cardio-circolatorio comprendono in particolare insufficienza cardiaca, bradicardia, disturbi di conduzione A-V. Tuttavia l'attività simpaticomimetica intrinseca di oxprenololo rende questi effetti più rari rispetto ad altri betabloccanti. In casi episodici si registrano gravi disturbi a carico del sistema nervoso centrale (SNC) tra cui sonnolenza, depressione, confusione mentale, turbe della memoria, catatonia.

Controindicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il farmaco è controindicato nei soggetti con ipersensibilità nota al principio attivo oppure ad uno qualsiasi degli eccipienti contenuti nella formulazione farmaceutica. È inoltre controindicato nei soggetti con insufficienza cardiaca, blocco atrioventricolare di 2º o 3º grado, malattia del nodo del seno, bradicardia marcata, asma bronchiale, broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Dosi terapeutiche[modifica | modifica wikitesto]

Nei soggetti adulti la dose raccomandata è pari a 160 mg (una compressa), una volta al giorno, al mattino. A seconda della risposta individuale, in alcuni soggetti si può dover aumentare il dosaggio a 2 compresse. Nel caso ciò si rendesse necessario l'aumento di posologia deve essere fatto dopo un adeguato periodo di tempo, ad un intervallo di 1-2 settimane circa dall'inizio del trattamento, in quanto l'effetto farmacologico massimo spesso richiede che trascorrano almeno 10-15 giorni.

Gravidanza e allattamento[modifica | modifica wikitesto]

Oxprenololo viene secreto nel latte materno. Si rende quindi necessario sospendere o la somministrazione del farmaco nelle donne che scelgono di effettuare l'allattamento al seno.

Sovradosaggio[modifica | modifica wikitesto]

In caso di sovradosaggio di oxprenololo il paziente può accusare marcata riduzione dei valori di pressione arteriosa, spiccata bradicardia, insufficienza cardiaca, shock cardiogeno fino a giungere all'arresto cardiaco. A questi sintomi possono associarsi dispnea, broncospasmo, vomito profuso, alterazione dello stato di coscienza e convulsioni. Il trattamento comprende l'induzione del vomito oppure la lavanda gastrica. Al paziente possono essere somministrati liquidi ed elettroliti. In caso di necessità possono essere impiegate, con particolare attenzione e prudenza, sostanze vasoattive. Nei soggetti che manifestano bradicardia e insufficienza cardiaca è possibile infondere endovena 0,5–2 mg di atropina solfato. In caso di risposta insoddisfacente si può ricorrere a farmaci stimolanti i recettori beta, come ad esempio 25 mcg di isoprenalina oppure 0,5 mg di orciprenalina, sempre per via endovenosa, in infusione lenta. È anche possibile applicare un pacemaker provvisorio. Nei pazienti con grave ostruzione bronchiale la somministrazione di un beta2-stimolante (ad esempio salbutamolo) oppure aminofillina endovena può risolvere la sintomatologia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ B. Sharma, MK. Meeran; MC. Galvin; AT. Tulpule; W. Whitaker; SH. Taylor, Comparison of adrenergic beta-blocking drugs in angina pectoris., in Br Med J, vol. 3, n. 5767, Lug 1971, pp. 152-5, PMID 4397655.
  2. ^ AW. Leishman, JL. Thirkettle; BR. Allen; RA. Dixon, Controlled trial of oxprenolol and practolol in hypertension., in Br Med J, vol. 4, n. 5731, Nov 1970, pp. 342-4, PMID 4394369.
  3. ^ Y. Inada, H. Watanabe; K. Ohgi; M. Irie, Isolation, characterization, and primary structure of a base non-specific and adenylic acid preferential ribonuclease with higher specific activity from Trichoderma viride., in J Biochem, vol. 110, n. 6, Dic 1991, pp. 896-904, PMID 1794979.