Campo di concentramento di Buchenwald

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Coordinate: 51°01′18″N 11°14′53″E / 51.021667°N 11.248056°E51.021667; 11.248056

«Prima della presa di potere dei nazisti, Weimar era meglio conosciuta come la casa di Johann Wolfgang von Goethe, che ha incarnato l'illuminismo tedesco del XVIII secolo, e come il luogo di nascita della democrazia costituzionale tedesca nel 1919, la Repubblica di Weimar. Durante il regime nazista, "Weimar" è stato associato al campo di concentramento di Buchenwald»

Il Campo di concentramento di Buchenwald, istituito nel luglio 1937, fu uno fra più grandi campi della Germania nazista. Prende il nome dall'omonima località, sulla collina dell'Ettersberg, a circa otto chilometri da Weimar, nella regione della Turingia, nella Germania orientale[2]. Fu costruito su una collina ricoperta di una fitta estensione di alberi di faggio (Buchenwald significa letteralmente bosco di faggio)[3].

Tra il 1937 e il 1945 il KZ di Buchenwald divenne uno dei più importanti campi di concentramento e sterminio nonostante i suoi piccoli inizi. Il 16 luglio 1937, infatti, «un commando di circa 300 deportati, provenienti dal disciolto campo di concentramento di Lichtenburg, presso Lipsia, eresse, con attrezzi primitivi ed insufficienti, le prime baracche del campo di Buchenwald, ricavando il legname dalla foresta di Ettersberg, foresta, che fu a suo tempo prediletta da Goethe»[4].(Le SS lasciarono in piedi L'albero di Goethe[5] sotto il quale il grande poeta amava stare per scrivere le sue opere, all'interno di Buchenwald, albero ora in stridente contrasto con un luogo diventato di morte).

Dopo la sua crescita furono internati in questo campo, un totale di circa 238.980[6][7][8] uomini provenienti da trenta nazionalità diverse[9]. Fu tra i lager dove si attuò principalmente lo sterminio tramite il lavoro. Il numero complessivo delle vittime fu di 43.045, secondo alcune fonti[10][11], di 56.554 secondo altre[12][13], fra le quali 11.000 ebrei[14].

Modello del campo

Storia

Il campo, prima denominato Ettersberg[15], poi Buchenwald, fu istituito in un primo momento come luogo di detenzione preventiva e punizione per oppositori politici del regime nazista, criminali comuni, testimoni di Geova[16], tre categorie di prigionieri tedeschi[17]. Il primo ad arrivare nel nuovo campo fu un gruppo di 149 persone che giunse a luglio del 1937. Alla fine di quello stesso anno, però, il campo poteva già contare su una popolazione di 2.561 prigionieri[18].

Fu eretto in un luogo isolato, lontano da tutto e da tutti, al di fuori da sguardi indiscreti. Furono costruite cinquanta baracche, circondate da filo spinato elettrificato, vigilate da SS armate di mitragliatrici e dominate dall'enorme ciminiera dei forni del crematorio, situato a poca distanza dall'ingresso principale. Oggi la strada che attraversa il bosco di faggi e che porta al Museo di Buchenwald è chiamata Via del Sangue, Blutstrasse, in memoria delle decine di migliaia di prigionieri che qui caddero.

Il campo, ossia il cosiddetto "Campo Grande", comprendeva inizialmente tre parti: la zona per le SS, una per i detenuti, un'altra «adibita a zona industriale». L'ampliamento del campo portò alla costruzione di un ospedale, nel 1938, e a ulteriori 17 blocchi, nel 1942, «in una zona adibita a quarantena» e denominata "Piccolo Campo"[19]. La popolazione concentrazionaria comprese nel tempo non solo uomini, ma anche donne e bambini.

Il campo dal 1938 al 1945

Il cancello principale di ingresso con la scritta "Jedem das Seine", cioè " A ciascuno il suo".

Agli oppositori politici, ai criminali recidivi, ai cosiddetti "asociali", e ai testimoni di Geova[20], si aggiunsero il 23 settembre 1938, prima 2.200 ebrei[21], deportati dall'Austria, e, immediatamente dopo la Notte dei cristalli, Kristallnacht, altri 10.000 che «furono sottoposti ad un terrore brutale»[7], e costretti a lavorare fino a 15 ore al giorno[22][23]. Prigionieri del campo furono ben presto anche gli omosessuali, e gli zingari[24][25], dopo la dichiarazione di Himmler del dicembre 1938, dove veniva trattata la situazione del popolo romanì di Germania «sotto l’aspetto della loro purezza razziale». A poco a poco, con l’inizio della seconda guerra mondiale vi furono deportati degli stranieri in numero sempre più crescente. Il campo crebbe in brevissimo tempo, e dai 37.000 prigionieri del 1943, si passò ai 63.000 all'inizio del 1944[7]. Al momento della liberazione il 95% degli internati non erano tedeschi.

Dopo il 1943, a Buchenwald e nei suoi complessivi 135 distaccamenti esterni, vennero brutalmente sfruttati, per l’industria bellica, non solo i detenuti maschi del campo, ma dal 1944, anche alcune donne. I prigionieri erano confinati nella zona nord del campo, nota come campo principale, mentre gli alloggi delle SS di guardia e gli edifici amministrativi erano situati nella parte sud. La prigione, conosciuta anche col nome di "bunker", era situata nell'edificio di entrata della zona principale.[26] Pur non essendo stato concepito come luogo di sterminio organizzato, vi ebbero luogo uccisioni in massa di prigionieri di guerra e molti internati morirono in seguito ad esperimenti medici ed abusi delle SS. Le impiccagioni e le fucilazioni susseguivano, e venivano comminate senza alcun processo anche per futili infrazioni alle rigide regole di vita nel campo.

Essere inviati prigionieri nei campi nazisti equivaleva tassativamente ad essere sfruttati come mano d'opera schiava prima di eseguire una condanna a morte non pronunciata; anche Buchenwald faceva parte integrante del progetto di sterminio di massa tramite il lavoro-denutrizione organizzato dal regime nazista. Non vi risultano grandi camere a gas in pianta stabile se non qualche locale adibito occasionalmente a tale uso di gasazione; questo perché in questi lager si sterminava principalmente con il lavoro. I prigionieri divenuti larve umane inservibili ma che ancora non erano morti di sfinimento e consunzione nonostante il massacrante lavoro e la malnutrizione, venivano selezionati e spediti, per essere uccisi, nei centri di eutanasia del III Reich se non soppressi direttamente nel campo con iniezioni letali, colpi di pallottola alla nuca, impiccagioni ed altri sadici metodi.

Foto di una torre di guardia ripresa nel 1983

Le prime vittime vennero inviate fino al 1940 a Weimar per essere cremate. Nel 1941 si costruì il grande crematorio stabile a Buchenwald.

Questo crematorio era dotato di sei bocche di forno ad alto potere d'incenerimento divise in due grandi forni di tre muffole ciascuno, installati della ditta J.A. Topf und Söhne di Erfurt. I muri del vasto sotterraneo del crematorio erano dotati in alto di ben 48 ganci da macellaio ancora visibili; qui avvenivano esecuzioni per strangolamento ed impiccagione con numerose vittime, ammassate poi sul montacarichi che le portava da qui al piano dei forni. Cosa avvenne in atrocità in questo sotterraneo non è documentato che da pochi testimoni sopravvissuti. Sempre del crematorio troviamo un fornito ambulatorio medico, una sala settoria e una specie di finto misuratore dell'altezza dei detenuti che nascondeva una SS pronta a sparare un colpo alla nuca alla vittima di turno. In questo ambulatorio (come nel Blocco 61) venivano praticate ai detenuti selezionati come inutili dai medici SS, iniezioni letali al cuore o in vena contenenti benzina o fenolo[27][28].

A gennaio del 1945 con l'avanzata dell'Armata Rossa, il lager divenne l’ultima stazione dei trasporti per l’evacuazione dei campi di Auschwitz e Gross-Rosen. Le marce della morte che condussero a Buchenwald portò migliaia di prigionieri tanto che la popolazione degli internati contò in quel periodo ben 86.000 internati, una parte dei quali visse in «condizioni terribili» in una tendopoli[7].

Poco prima della liberazione, ad aprile 1945, le SS cercarono di sgomberare frettolosamente il campo. Si calcola che, mandati a marciare verso mete incerte fino allo sfinimento, circa 15.000 - 25.000[7] morirono nella "evacuazione".

Circa 21.000 prigionieri riuscirono però a non "mettersi in marcia" e a rimanere nel campo, grazie al rallentamento dell'evacuazione organizzato da alcuni resistenti. L'11 aprile 1945 quando il campo venne liberato, le forze di liberazione contarono nel campo di Buchenwald: 16.000 internati, 4.000 ebrei e circa 1000 bambini[29].

Il lavoro dei prigionieri

Lavoratori forzati a Buchenwald il 16 aprile 1945. Si riconosce Elie Wiesel (7º da sinistra nella 2ª fila dal basso)

«Buchenwald è stato uno dei campi affidati all'autogestione da parte dei "triangoli verdi" cioè dei delinquenti comuni»[30] e fu il campo dove maggiormente fu sperimentato l'annientamento per mezzo del lavoro. All'interno del campo furono trattenuti un grosso numero di prigionieri di guerra russi. Oltre che nella costruzione del campo i deportati furono utilizzati in ben 130 campi e sottocampi esterni. Alcuni detenuti vennero utilizzati come manodopera per gli stabilimenti della BMW, in particolare quello di Eisenach e Abteroda.

I "beneficiari" del lavoro forzato dei denutriti "uomini a strisce blu" non opponevano mai resistenza, né vincoli morali alle pratiche terroristiche delle SS e dei Kapo, rendendosi complici e, talvolta, anche diretti responsabili.

Una caratteristica del campo, che dimostrò il sarcasmo umiliante e l'immoralità dei nazisti, fu quella dei "cavalli cantanti". I "cavalli", perché come animali venivano trattati, furono i prigionieri, costretti e minacciati, mentre trainavano carri con carichi pesantissimi, a cantare[31].

Periodicamente venivano selezionati i prigionieri che erano ancora in grado di lavorare, dunque lo staff delle SS inviava coloro che risultavano troppo deboli o incapaci di continuare a Bernung o Sonnenstein. In questi luoghi i prigionieri venivano uccisi con il gas. All'interno del campo i prigionieri troppo debilitati venivano uccisi per mezzo di iniezioni di fenolo, somministrate dai dottori delle SS. Lo staff medico includeva 70 dottori e ben 280 infermieri[32].

«La presenza fra i deportati di numerosi dirigenti politici, in special modo del partito comunista, favorì i contatti fra i vari gruppi nazionali esprimendosi in una solidarietà grazie alla quale fu possibile aiutare i più deboli e perfino salvare da sicura morte, nascondendoli con ingegnosi accorgimenti, alcuni che gli aguzzini avevano condannato per motivi spesso futili»[33].

Le efferatezze sui prigionieri

Dalle testimonianze certificate dei sopravvissuti, il "quadro" che ne esce sui crimini perpetuati giornalmente a Buchenwald è sconvolgente con un vasto campionario di comportamenti riprovevoli da parte di aguzzini nazisti e medici criminali: Lavoro massacrante fino a quindici ore al giorno, gravi sevizie e violenze compiute sui prigionieri, atti di sadismo, condizioni igieniche e sanitarie, tali da favorire epidemie, esecuzioni sommarie per futili motivi, cibo scarso e al limite della fame ed esperimenti su cavie umane.

Un testimone oculare ha raccontato particolari su come si svolgeva la vita nel campo:
«Gli occupanti di tutte e 61 le baracche, o blocchi, dovevano alzarsi verso le quattro e trenta del mattino. Uscivamo a torso nudo e spesso dovevamo spezzare il ghiaccio per poterci lavare. Sani o malati, tutti dovevano ubbidire. Poi c’era la distribuzione del pane: una razione giornaliera di 200 - 300 grammi di pane insipido, con un sottile strato di margarina e qualcosa che somigliava vagamente alla marmellata. Alle 5.30 tutti venivano convocati per l’appello. Che esperienza terribile era portare fuori sulle spalle quelli che erano morti durante la notte! L’odore acre dei cadaveri bruciati ci ricordava i nostri compagni. Eravamo sopraffatti da sentimenti di ripugnanza, disperazione e odio, perché sapevamo che avremmo potuto facilmente fare la stessa fine. Il mio lavoro nel BAU II Kommando consisteva nello scavare fosse senza alcuno scopo. Appena avevamo terminato di scavare la fossa, profonda un paio di metri, dovevamo riempirla daccapo altrettanto scrupolosamente. Il lavoro iniziava alle 6.00 di mattina; a mezzogiorno c’era un intervallo di mezz’ora, dopo di che andavamo avanti fino alle 19.00. Spesso sembrava che l’appello serale non finisse mai. Ogni volta che sul fronte russo i tedeschi avevano subìto pesanti perdite, l’appello poteva durare anche fino a mezzanotte»
René Séglat[36] matricola 41.101 di Buchenwald, classificato "terrorista comunista" identificato dal triangolo rosso[37].

Un aspetto particolare, che dimostrò di quanto poco potesse valere la vita a Buchenwald, fu quello degli esperimenti medici sui prigionieri. Trattati come cavie, centinaia di internati furono sottoposti ad esperimenti molto pericolosi. Di alcuni di questi esperimenti, i medici conoscevano già il risultato: morte certa. L'intento «scientifico» era quello di verificare reazioni, resistenza e tempi prima del decesso. «[...] in altri casi, gli obbiettivi non [erano] riconducibili ad altro che alla perversione degli operatori medici»[38].

Gli esperimenti medici

Lo stesso argomento in dettaglio: Esperimenti nazisti su esseri umani.
Il famigerato blocco 50 (che con il 46) fu sede di esperimenti di ogni genere su cavie umane sotto la supervisione di Waldemar Hoven[39] e Ding-Schuler

I medici di Buchenwald condussero una serie di pericolosi esperimenti sugli internati usandoli come cavie. Per alcuni esperimenti si hanno dati certi, grazie a documenti e diari che hanno trattato in maniera particolareggiata questi esperimenti, per altri i dati purtroppo, sono scarsi e gli studiosi dell' olocausto cercano di ricostruire l'entità e la portata di questi esperimenti, cercando di stabilire anche l'effettivo numero di vittime. Si sa di certo, per esempio, che a Buchenwald furono condotti esperimenti sulla febbre gialla ed influenza. Si conosce «con certezza che gli infettati furono 485 prigionieri, di cui 90 olandesi»[40], ma non si conosce invece quante furono le vittime di questo procedimento.

Tra dicembre 1943 ed ottobre 1944, un altro tipo di esperimento crudele, occupò i medici di Buchenwald, riguardava la reazione ad alcuni veleni sull'uomo. Il veleno veniva messo nei cibi dei prigionieri, senza che questi ne fossero a conoscenza. A quel punto la maggioranza dei prigionieri moriva «quasi subito, coloro che sopravvivevano venivano invece uccisi per consentire le autopsie». In questo tipo di esperimento, vennero anche sparati proiettili avvelenati, lo scopo era: testarne l'efficacia, i bersagli, sempre gli ignari prigionieri di Buchenwald[41], in questo tipo di esperimento si distinse il capo dell'Ufficio di Igiene del Servizio Medico delle SS, Joachim Mrugowsky, medico criminale che sarà in seguito alla fine della guerra, prima processato e poi impiccato nel 1948.

Il dott.Hans Eisele fu invece responsabile a Buchenwald, di tutti gli esperimenti di vivisezione compiuti sui prigionieri. Un altro "studio" di Eisele riguardò «il meccanismo del vomito». Per provocarlo somministrava iniezioni di apomorfine agli internati. Si calcola che minimo 300 prigionieri ebrei olandesi siano stati uccisi da questo tipo di esperimento. Aiutante di Eisele in questi "studi", fu il il dottor Neumann[42].

Il dottor Ellenback condusse invece nel campo, esperimenti sui gruppi sanguigni. Molto attivo in questa pratica criminale, fu Il dottor Bruno Weber che «operava trasfusioni tra persone di gruppi sanguigni differenti», con il solo scopo di studiarne il decorso mortale[43].

Esperimenti di vaccinazione antipetecchiale a Buchenwald

Lo stesso argomento in dettaglio: Tifo esantematico.

Questo tipo di esperimento fu condotto su esseri umani in due località, nel lager di Buchenwald e nel lager di Natzweiler-Struthof. Quello che sappiamo sugli esperimenti di Buchenwald lo si deve al diario di centro-ricerche del dott. Erwin Ding-Schuler, il quale lavorava nel campo, alle deposizioni di vari scienziati europei internati nel lager e costretti a prendere parte a tali esperimenti, alle deposizioni del Dott. Eugen Kogon, che riuscì a salvare il diario e che al processo di Norimberga fu interrogato come testimone. Il Dott. Kogon era scrivano del reparto antipetecchiale e virologico nel lager, reparto che era diretto da Ding Schuler e che dipendeva dall'Istituto d'Igiene di Berlino, al capo del quale c'era l'SS-Oberfuhrer Murgowsky. Lo scopo era quello di arrivare alla formulazione ed alla produzione di un vaccino da distribuire alle truppe SS che in Oriente erano minacciate dal tifo petecchiale. La scelta del lager non è stata casuale. Infatti, all'interno di Buchenwald erano stati internati degli scienziati da cui ci si aspettava la massima collaborazione (alcuni degli internati cui ci si riferisce sono: Ludwig Fleck, Balachowsky, e van Lingen). Prima di provare una nuova formulazione, i medici delle SS provarono sui deportati i vari vaccini già esistenti per verificarne/falsificarne l'effettiva efficacia. Gli esperimenti furono condotti nel blocco/baracca 46 del lager di Buchenwald. Almeno 200[44] furono i morti per questo tipo di esperimento.

"Ricerche" sulla cura ormonale dell'omosessualità

Lo stesso argomento in dettaglio: Carl Peter Vaernet.

Gli esperimenti vennero condotti a partire dal luglio 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald dal medico SS danese Carl Peter Vaernet e consistevano nell'impianto di massicce dosi di testosterone su deportati omosessuali alla ricerca di una "cura" che avrebbe dovuto rendere eterosessuali i soggetti trattati. Il risultato fu che decine di gay persero la vita per un esperimento fallimentare.

Buchenwald e i disabili: L'inizio dell'Aktion 14F13

Lo stesso argomento in dettaglio: Aktion T4 e Waldemar Hoven.
Waldemar Hoven, al processo ai dottori di Norimberga, ritenuto colpevole fu impiccato il 2 giugno 1948

«La commissione doveva recarsi nei campi di concentramento per visitare malati di mente, psicopatici e detenuti ebrei inizialmente del campo di Buchenwald e - successivamente - di tutti i campi di concentramento controllati dalle SS. L'intera operazione ebbe il nome di "Aktion 14F13" dalla sigla del formulario utilizzato nei campi per registrare i decessi. I "selezionati" dovevano essere inviati nelle cliniche di eliminazione e gasati»

Buchenwald ha inoltre un triste primato: il primo campo interessato all'operazione "Aktion 14F13", ovvero alla eliminazione fisica di tutti i disabili, operazione che si svolse sotto il controllo e le istruzioni di Heinrich Himmler[46].

A Buchenwald, Waldemar Hoven, che si era già distinto per esperimenti sul tifo petecchiale, su altri tipi di vaccini e su esperimenti condotti sulla gangrena gassosa ebbe un ruolo di primo piano nell'attuare il progetto "Aktion 14F13", l'eutanasia dei prigionieri mentalmente disabili, in cui è stato calcolato che 1000 internati vennero eliminati[47]. D'altronde nel processo processo ai dottori, Hoven ammise:« [...] In alcuni casi supervisionai le uccisioni dei prigionieri disabili con una iniezione di fenolo, dietro richiesta dei prigionieri, all'interno dell'ospedale con l'assistenza di altri prigionieri. Il dottor Ding una volta disse che non seguivo la corretta procedura e praticò lui stesso tre iniezioni uccidendo tre prigionieri che morirono in pochi minuti [...] »[48].

"La strega di Buchenwald", Die Hexe von Buchenwald

Lo stesso argomento in dettaglio: Ilse Koch.
Ilse Koch. Morta suicida nel 1967

Il campo di Buchenwald è stato reso famoso anche da Ilse Koch, che nel 1936 sposò Karl Koch, comandante del campo. Per la sua ferocia, immoralità e sadismo, fu denominata dagli internati "la cagna di Buchenwald", Buchenwälder Hündin, "la strega di Buchenwald", Die Hexe von Buchenwald, "donnaccia di Buchenwald", Buchenwälder Schlampe, "la iena di Buchenwald", Hyänen von Buchenwald. Ilse Koch aveva un desiderio feticista per i tatuaggi dei prigionieri, che avrebbe fatto rimuovere dalle vittime, per conservarli. Nel blocco 50, dove i medici nazisti facevano gli esperimenti medici di ogni genere, la pelle dei prigionieri che avevano tatuaggi, dopo l'uccisione, fu conciata, e pare che sia stata utilizzata per fare copertine di libri e paralumi per Ilse Koch.[49] Processata dal tribunale militare di Dachau, fu condannata all'ergastolo nel 1947, pena poi commutata in quattro anni "perché non erano state fornite prove evidenti". Fu rilasciata nel 1949 dal Generale Lucius Clay, comandante statunitense della zona tedesca, ma per le proteste della sua ingiusticata liberazione, fu nuovamente arrestata, e processata dalla corte tedesca. Il giudizio fu ancora una condanna all'ergastolo. Il 1º settembre 1967, la Koch fu trovata esanime nella sua cella della prigione di Aichach in Baviera; si era suicidata, impiccandosi.

Resistenza dei prigionieri nel campo

Già dal 1938 iniziò a svilupparsi la Resistenza clandestina degli internati nel campo, anche grazie ai detenuti politici che si erano infiltrati in quasi tutta l'amministrazione del lager. L'11 aprile del 1945 fuggirono quasi tutte le SS, e i prigionieri riuscirono a togliere il controllo del campo alle guardie rimaste[11]. Quando gli alleati giunsero a Buchenwald, il campo era sotto il totale controllo della Resistenza.

La liberazione del campo

Il generale Dwight D. Eisenhower e il generale Troy Middleton ispezionano Ohrdruf che faceva parte del complesso concentrazionario di Buchenwald

«[...] quando nei primi giorni dell'aprile 1945 le SS decisero di sgombrare il campo e fecero partire un primo convoglio di circa 28.000 deportati verso altri campi, il comitato clandestino internazionale, a mezzo di una emittente che era stata costruita in gran segreto, si mise in contatto con le truppe americane che avanzavano nella zona, chiedendo immediato aiuto e nello stesso tempo ordinando l'insurrezione generale. Quando gli alleati giunsero a Buchenwald, il campo era già stato liberato dagli stessi deportati ed il comitato internazionale ne gestiva la vita democraticamente. Era il 13 aprile 1945»

L’11 aprile 1945 i militari del US 89th Infantry Division (l'89ª Divisione Fanteria della Terza Armata degli Stati Uniti) raggiunsero la zona. Le SS fuggirono, ed i prigionieri stessi liberarono il campo organizzando un sistema di autogestione interna. Nel pomeriggio i soldati del generale George Smith Patton spezzarono i fili spinati ed entrarono nel campo. Una cronaca di quelle ultime ore il deportato Stefan Jerzy Zweig, allora bambino, le ha lasciate nel suo romanzo, apparso poco tempo fa in Israele, dal titolo Le lacrime non bastano.

La storia dei 904 bambini sopravvissuti e il blocco 66

«Questo rimane uno dei misteri della Shoah. Negli archivi ritrovati nell'ex caserma delle SS in Germania, a Bad Arolsen, vi sono tutti i nomi di questi ragazzini, di cui uno è italiano [...]. Di quell'alto numero di ragazzini presenti nel campo, era risaputo, dal momento che, ii gerarchi nazisti, consideravano i più giovani forza inerme, un costo vivo da destinare immediatamente alle camere a gas»

Bambini e ragazzi sopravvissuti a Buchenwald, scortati dai soldati americani

Sopravvissuti a Buchenwald in 904, fra bambini e ragazzi. Quando giunsero a Buchenwald le truppe di liberazione americane, fra i sopravvissuti c'erano 904 giovanissimi prigionieri. La scoperta fu eccezionale perché secondo i parametri e criteri nazisti applicati ad ogni lager, quelle "vite inutili", o meglio dannose, perché solo da sfamare visto che non potevano contribuire in nessun modo "al lavoro", dovevano essere eliminate. Il caso, unico in tutta la storia dei campi di concentramento nazisti, aveva una ragione.

«Come mai [infatti] i gerarchi, soliti eliminare subito i prigionieri più giovani - la "forza inerme" considerata un costo vivo - risparmiarono la vita a questo gruppo di ragazzini, tutti maschi? La risposta emerge dall'incrocio di nuovi documenti usciti dal grande archivio nazista di Bad Arolsen, in Germania, che un anno fa ha aperto ai ricercatori i suoi 26 chilometri di uffici e sotterranei in cui custodisce le carte del Terzo Reich»[51].

Le forze alleate trovarono i bambini (molti fra i 6 e i 12 anni, ed alcuni di 4), nel blocco 66, nel blocco 8 e alcune decina nel blocco 49. Questi erano diventati zone off limits per le stesse SS che non si azzardavano minimamente ad ispezionare questi blocchi, girava la voce, infatti che questi blocchi fossero infestati dal tifo. A proteggere questi bambini in quei blocchi, furono alcuni coraggiosi detenuti giovani comunisti, che si sono battuti affinché questi bambini non fossero trasferiti ad altri campi di sterminio. Alcuni storici, stanno considerano la possibilità che negli ultimi mesi di guerra a Buchenwald ci fu un movimento vero e proprio di resistenza attiva.

Bambini sopravvissuti. I cappellani dell'esercito americano, Rabbi Herschel Schacter e Rabbi Robert Marcus, contattati gli uffici della OSE (Oeuvre de Secours aux Enfants) organizzazione di soccorso dei bambini ebrei a Ginevra organizzarono per inviare 427 dei bambini in Francia, 280 in Svizzera e 250 in Inghilterra

Kenneth Waltzer, accademico e direttore del dipartimento di Studi ebraici, incaricato dall'USHMM di Washington, insieme ad altre decine di altri colleghi di studiare le carte relative a quello che è il "caso Buchenwald" ha asserito: «Nella nostra ricerca abbiamo trovato qualcosa di unico: la storia di questi 904 bambini ancora vivi, in un campo di concentramento dove perirono più di 56.000 persone. A salvarli, un gruppo di prigionieri poco più grandi. È quasi incredibile [...] La nostra conclusione è che esistesse un vero e proprio network di prigionieri 'anziani', in grado di agire in quella sorta di 'zona grigia' fra i comandanti e i detenuti, capace di barricare quei bambini. Non solo hanno dato loro rifugio, ma hanno impartito loro alcuni rudimentali principi scolastici, come se si trovassero davvero in classe". Il lavoro di scavo di Waltzer è un "work in progress" che entro l'anno diventerà un libro dal titolo "The rescue of children and youth at Buchenwald" (Il salvataggio dei bambini e dei giovani a Buchenwald[52].

Nella blocco 66 fra centinaia di ragazzinii c'era anche Elie Wiesel, in quello 8, Yisrael Meir Lau, blocchi che con i trasferimenti dei bambini verso altre destinazioni di morte certa, si rivelarono «blocchi della salvezza» . Incominciano a venire fuori anche i nomi di tutti coloro che si sono battuti per la salvezza di questi bambini come l'ebreo di Praga, Antonin Kalina, comunista, ed il suo subalterno di Lvov, Gustav Schiller ("Gustavo il rosso"), centinaia di bambini («polacchi, ungheresi, cechi, slovacchi, romeni, lituani, alcuni russi e ucraini, qualche zingaro, un solo greco») salvati da questi due giovani eroi.

«La resistenza venne organizzata soprattutto al blocco 66, nella zona più profonda del campo, una baracca non disinfestata, dove non venivano fatti gli sfibranti appelli mattutini. Furono Kalina e Schiller a salvare da morte certa i due internati più piccoli, 4 anni, Josef Shleifstein e Stefan Jerzy Zweig, rifiutandosi di far evacuare la baracca il giorno prima della liberazione, il 10 aprile, quando le SS fecero marciare tutti verso l'uscita principale[53].

La ricerca storica va avanti, si stanno ricostruendo gli ultimi avvenimenti e i nomi di tutti i responsabili che contrubuirono alla salvezza di questi piccoli detenuti, sottratti con decisione alla follia nazista. Yad Vashem e i docenti dell'USHM di Washington sono in prima linea nella ricerca della verità di quello che si ritiene sia stato "un miracolo"[54] nell'inferno del campo di concentramento di Buchenwald.

La conferma arriva da Buchenwald

La consapevolezza dell'enormità delle uccisione e delle condizioni disumane in cui vennero detenuti i deportati venne alla luce con l'ingresso nei campi, abbandonati dai nazisti in fuga, delle truppe russe e alleate sul finire della guerra.

Una descrizione radiofonica del lager di Buchenwald venne fatta dal giornalista Edward R. Murrow entrato nel campo assieme alle truppe americane il 12 aprile 1945, che concluse il suo reportage con queste parole:

(EN)

«I pray you to believe what I have said about Buchenwald. I have reported what I saw and heard, but only part of it. For most of it I have no words.... If I've offended you by this rather mild account of Buchenwald, I'm not in the least sorry.»

(IT)

«Vi prego di credere a ciò che ho detto a proposito di Buchenwald. Ho riferito quello che ho visto e sentito, ma solo una parte di cio'. Per la maggior parte di esso io non ho parole .... Se vi ho sconvolto con questa cronaca piuttosto edulcorata di Buchenwald, non me ne scuso.»

Il numero del 7 maggio 1945 della rivista Life pubblica un servizio di sei pagine intitolato "Atrocities - Capture of the German concentration camps pile up evidences of barbarism that reaches the low point of human degradation"[55], con sei pagine di fotografie, scattate da quattro fotografi nei campi di Belsen, Buchenwald, Gardelegen[56] e Nordhausen. A commento del valore di testimonianza delle immagini, nel testo è scritto:

(EN)

«For 12 years when the nazis seized the power, Americans have heard charges of German brutality. Made skeptical by World Wide I "atrocity propaganda" many people refused to put much faith in stories about the inhuman Nazi treatment of prisoniers. Last week Americans could no longer doubt stories of Nazis cruelty. For the first time there was irrefutable evidence as the advancing Allied Army captured camps filled with politicals prisoners and slave laborers, living and dead.»

(IT)

«Per 12 anni, da quando i Nazisti presero il potere, gli Americani hanno sentito di accuse di brutalità tedesca. Rese scettiche dalla "propaganda di atrocità" della prima guerra mondiale, molte persone rifiutarono di prestare davvero fede ai racconti degli inumani trattamenti nazisti verso i prigionieri. Dalla scorsa settimana gli Americani non possono più dubitare delle storie della crudeltà nazista. Per la prima volta c'è evidenza irrefutabile, dal momento che le armate alleate, avanzando, hanno liberato campi riempiti di prigionieri politici e schiavi lavoratori, vivi e morti.»

Gli abitanti di Weimar nel campo di Buchenwald

Agli abitanti di Weimar viene mostrato un camion pieno di cadaveri

Alcuni giorni dopo la liberazione del campo da parte degli alleati, ovvero il 16 aprile 1945, «un'ordinanza del comandante americano», costrinse mille cittadini di Weimar[57] a visitare il campo per la visione di "reperti" riguardanti un orrore ancora visibile dopo la liberazione. Fu organizzata una sorta di "mostra degli orrori" dei crimini perpetuati dai nazisti. Lo scopo era quello di mostrare ai cittadini ciò che fecero i loro connazionali nazisti, e di far capire di quali crimini anche essi si erano resi implicitamente complici, poiché molti avevano asserito di non sapere che cosa era successo a pochi chilometri dal luogo in cui vivevano.

I cittadini di Weimar, per la maggior parte persone anziane, sfilarono in una sorta di processione a due a due attraverso un corridoio formato da due file di militari che condussero i visitatori in un percorso "macabro" e preordinato dei diversi blocchi. La visione comprendeva: camion stracolmi di cadaveri, mucchi di cadaveri in terra, fosse comuni con centinaia di morti, luoghi fatiscenti dove i prigionieri vivevano, un "campionario" di internati scheletrici con visi emancati e occhi infossati, che si trascinavano a stento.

Su dei tavoli all'aperto, inoltre, erano stati posti in mostra diversi pezzi che dimostravano la crudeltà degli "artigiani nazisti" di Buchenwald: Paralumi fatti di pelle con tatuaggi degli uccisi, teste umane miniaturizzate di alcuni prigionieri esposte come trofei, posaceneri fatti da vertebre umane.

Gli americani produssero anche filmati su questa visita forzata dove sono ben visibili le reazioni dei cittadini di Weimar: sgomento, pianto ed incredulità in un ambiente fetido mostrato da riprese in cui molti visitatori, portavano, proprio per il fetore degli ambienti, un fazzoletto sul naso per gran parte dei percorso guidato.

Numero di vittime

Il numero totale delle vittime è stato stimato in circa 56.000[14][58]. Tra questi vi furono 15.000 sovietici, 7.000 polacchi, 6.000 ungheresi, 3.000 francesi e altre 26.000 persone da 26 paesi europei[59]. Gli ebrei uccisi furono in complesso 11.000. Vi furono inoltre anche 9.000 vittime tedesche (prigionieri politici, religiosi, omosessuali, e altri). È stato possibile assegnare un nome a circa 36.000 vittime[60].

Comandanti del campo

Lo staff medico del campo

Lo stesso argomento in dettaglio: Processo ai dottori.

Lo staff medico includeva 70 dottori e ben 280 infermieri[32]. Fra i medici criminali c'erano:

Il dottore (SS Totenkopf) Erwin Ding-Schuler, principale responsabile degli esperimenti effettuati su cavie umane a Buchenwald
  • Waldemar Hoven, ufficiale delle SS e ufficiale medico del campo di concentramento di Buchenwald. Al processo ai dottori di Norimberga venne riconosciuto colpevole di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e membro di un'organizzazione criminale; venne impiccato il 2 giugno 1948 nella prigione di Landsberg, in Baviera[63].
  • Carl Peter Vaernet, medico danese, era SS-Sturmbannführer (maggiore). Utilizzò come cavie umane internati gay del campo, sperimentando la possibile cura dell'omosessualità con l'utilizzo di composti di ormoni sintetici, sperando che essi potessero modificare l'orientamento sessuale dei "pazienti". Tra i sottoposti alla "cura", almeno 13 morirono nelle settimane successive al "trattamento". Morì, impunito, il 25 novembre 1965 a causa di una imprecisata malattia febbrile[64].
  • Gerhard Schiedlausky, il comandante medico del campo di Buchenwald, SS-Hauptsturmführer (capitano). Processato, ritenuto colpevole e condannato ad Amburgo, il 3 febbraio 1947 fu impiccato[65]
  • Erwin Ding-Schuler, dottore, «direttore della "Sezione Ricerche per il tifo petecchiale" di Buchenwald e direttore del Reparto Centrale Compiti Speciali dell'Ufficio di Igiene del Dipartimento D, il Servizio Sanitario delle SS». Muore suicida dopo la sua cattura e imprigionamento il 25 aprile 1945 nel carcere di Monaco-Freysing[66].
  • Joachim Mrugowsky, «capo dell'Ufficio di Igiene del Servizio Medico delle SS». Fu "direttore" degli esperimenti sul fenolo a Buchenwald, comandò a Ding-Schuler ed ad Hoven l'eliminazione dei prigionieri mentalmente disabili nell'operazione "14f13". Catturato dagli Alleati e ritenuto colpevole dei crimini ascritti, è condannato a morte. Viene impiccato il 2 giugno 1948 nella prigione di Landsberg, in Baviera[67].
  • Hans Eisele, «uno dei più feroci medici nell'uso di esseri umani come cavie». Dopo la guerra venne processato e condannato alla pena capitale. Fu beneficiario di una riduzione di pena che ridusse la sua reclusione a 10 anni. Morì nel 1967, 15 anni dopo la sua liberazione avvenuta nel 1952[68].

Lista dei sottocampi

Lo stesso argomento in dettaglio: Lista dei sottocampi di Buchenwald.

Buchenwald contava un numero considerevole di sottocampi o discaccameti esterni al campo principale. Il numero è stimato in circa 130 unità[33].

Il numero delle internate donne, all'inizio dell'apertura del campo quasi inesistente, man mano che si aggiunsero nuovi sottocampi, come quello di Gross Werther, diventò considerevole. Si trattava di gruppi di donne provenienti dal campo di concentramento di Ravensbruck costituiti, in prevalenza, da prigioniere ebree polacche ed ungheresi[69].

Prigionieri famosi legati a Buchenwald

Mafalda di Savoia, "principessa d'Italia", morta a Buchenwald

Tutti i criminali processati

I responsabili del Campo di concentramento di Buchenwald processati nelle foto segnaletiche dell'aprile 1947[72]

Dopo il 1945

Dopo la concessione del territorio alla DDR, Buchenwald fu riaperto tra il 1945 ed il 1950 dal governo sovietico e amministrato dall'NKVD come “campo speciale” per oppositori dello stalinismo ed ex-nazisti. Tra il 1945 e il 1950 vi sono stati conteggiati 7.100 morti. La maggior parte del campo fu demolito nel 1950, furono lasciati intatti il cancello principale, il forno crematorio, l'ospedale interno, e due torri di guardia.

Buchenwald nella memoria

Il complesso monumentale nazionale: Buchenwald Memorial

Il complesso monumentale voluto dalla DDR

I governi della DDR (Deutsche Demokratik Republik), ovvero la Germania comunista, avevano presto dimenticato che dal 1945 al 1950 avevano essi stessi riattivato prontamente il campo, liberato dai nazisti, per compiere attività molto simili a quelle delle SS nei confronti degli avversari politici del nuovo corso della Germania dell'Est, tanto da sentire la necessità di celebrarne la dolorosa esistenza passata.

Perciò, su decisione del governo della DDR, nel 1954 fu dato avvìo ai lavori per la costruzione di una zona monumentale attigua al campo con «il principale obiettivo di celebrare i membri comunisti tedeschi della resistenza»[73]. Essi si protrassero fino al 1958. Su lato meridionale del colle dell'Ettersberg, quindi, al posto di una vecchia torre di guardia, venne eretto un imponente monumento nazionale. Nel comprensorio adiacente, inoltre, vennero ricomprese tre fosse comuni, in cui in passato erano stati sepolti circa 300 detenuti morti.

La concezione didattica della struttura conduce il visitatore attraverso un percorso a ritroso, dalla morte alla vita. Infatti, la visita consigliata parte dal forno crematorio, passa davanti alle fosse comuni, e porta infine verso un campanile, simbolo di libertà e luce. Lungo la strada che attraversa la zona delle fosse comuni, è stato realizzato un muro con incisi i nomi di 18 nazioni, tutte quelle maggiormente rappresentative della popolazione degli internati nel lager nel corso degli anni. Infine il gruppo monumentale vero e proprio, con un campanile cui si giunge attraverso una scala di mattoni chiari. Davanti al campanile si trova la scultura di Fritz Cremer dedicata agli internati del lager, raffigurante la resistenza nel campo. All'interno del campanile, sotto una lastra di bronzo, è custodita terra di altri lager. Nella loggia, infine, è sistemata una campana di bronzo, usata nelle cerimonie.

Questo luogo veniva utilizzato dalle autorità della DDR per l'organizzazione di manifestazioni nazionali, per lo più referenziali verso il regime.

La nuova concenzione del complesso monumentale dal 1990

La scritta nazista, beffarda, era posta all'ingresso dei forni crematori di Buchenwald e recitava: Non ci sono vermi a far festa sul mio corpo. [Invece] le fiamme purificatrici dovrebbero consumarlo. Ho sempre amato il calore e la luce, e per questo motivo non dovete seppellirmi, ma cremarmi - Dalla collezione dell'USHMM

Il fatto conclamato che a Buchenwald oltre che i prigionieri comunisti, fossero rinchiusi altri gruppi di prigionieri come ebrei, sinti e rom, delinquenti abituali, omosessuali e testimoni di Geova, internati anche nei sottocampi, fu completamente ignorato nella concenzione del memoriale ideato dalla DDR[74]. Inoltre, l'esistenza e la storia del campo di Buchenwald "sovietico", ripristinato dopo la guerra, non trovava nessun riscontro nella "storia" del memoriale. «In questo contesto, il Memorial di Buchenwald doveva essere completamente ridisegnato e ristrutturato dopo la scomparsa della DDR. Già nel novembre 1989, il personale del National Memorial sviluppò un nuovo concetto»[75] per la ristrutturazione del Memoriale, il concetto era che il Memoriale doveva commemorare sia le vittime del campo nazista che quelle del campo "sovietico", dando una rilevanza primaria a quello dell'epoca nazista. La persecuzione dei sinti doveva essere «nettamente separata», inoltre, «l'esposizione permanente, fortemente influenzata dalla parzialità della storiografia della DDR, doveva essere concepita e progettata sulla base dell'attuale stato della ricerca». La Commissione preposta al "rinnovamento" del Memoriale, raccomandò di spiegare «il contesto politico e la storia del Memoriale Nazionale di Buchenwald dal 1950 al 1990, la sua concezione della DDR, il suo sfruttamento a fini di propaganda di stato e la sua strumentalizzazione politica in un contesto più ampio».

Targhe

  • Stazione centrale di Weimar ingresso est

Dal 1998 una lapide all'ingresso est della Stazione Centrale di Weimar commemora «l'arrivo delle vittime del pogrom anti-ebraico». La stazione fu teatro del comportamento crudele delle SS manifestato verso gli ebrei che arrivavano a Weimar per essere internati a Buchenwald. Un primo trasporto di 10.000 ebrei proveniva «da Breslau, Dresda, Francoforte, Bielefeld e Aquisgrana, e da tutta la Turingia [...] SS e ausiliari guidarono [gli ebrei] attraverso il passaggio del tunnel [della Stazione], sottoponendoli ad atti indiscriminati di violenza lungo il percorso. Gli abusi ebbero luogo davanti agli occhi del pubblico». Nel 1939, nella stazione di Weimar giunsero anche moltissimi ebrei provenienti dalla Polonia che subirono gli stessi trattamenti violenti e tracotanti[76].

  • Targa in acciaio posta nel 1999 che commemora il teologo Dietrich Bonhoeffer, il generale Friedrich von Rabenau e l'ufficiale Ludwig Gehre «nei pressi dell'ex caserma della SS nel campo vicino alla città di Weimar, dove morirono più di 56mila persone fino alla liberazione avvenuta il 13 aprile 1945 da parte dell'esercito americano»[77].

Buchenwald nella filmografia e nella televisione

  • Nel 2005 è stata girata e prodotta una fiction televisiva in due puntate sulla vita della Principessa Mafalda con la regia di Maurizio Zaccaro

Note

  1. ^ The Library su Buchenwald
  2. ^ Buchenwald: History & Overview
  3. ^ Significato di "Buchenwald" nel libro Essere senza destino, di Imre Kertész, Feltrinelli, Milano 1999, 2004, ISBN 88-07-81776-4
  4. ^ Scheda ANED su Buchenwald
  5. ^ L'albero di Goethe, di Helga Schneider Salani Editore , Milano 2012, ISBN 978-88-6256-828-9
  6. ^ Buchenwald nella scheda di Yad Vashem
  7. ^ a b c d e Buchenwald Concentration Camp and the Rescue of Jews
  8. ^ Altre fonti stimano il numero in 230.000 come la stima dei prigionieri fatta dall'ANPI e in 250.000 quella fatta dall' ANED di Torino e dall' ANED di Pordenone
  9. ^ Buchenwald Concentration Camp and the Rescue of Jews di Yad Vashem
  10. ^ Numero di vittime a Buchenwald, secondo Yad Vashem, nella scheda del campo
  11. ^ a b Walter Laqueur (a cura di), Dizionario dell'Olocausto, Torino, Einaudi, 2004, alla voce Buchenwald, ISBN 88-06-16435-xISBN non valido (aiuto).
  12. ^ Il numero dei «morti accertati e registrati»
  13. ^ «Come sempre queste cifre [56.554] sono inesatte dato che anche in questo Lager avvennero esecuzioni sommarie delle quali non è rimasta alcuna traccia» - Scheda ANPI su Buchenwald
  14. ^ a b Chronik des Konzentrationslagers Buchenwald, 6 Februar 2008, Stiftung Gedenkstätten Buchenwald und Mittelbau-Dora
  15. ^ Buchenwald nella scheda di Lagerpuntoit
  16. ^ Le prime categorie di prigionieri internati
  17. ^ I primi ad essere internati a Buchenwald erano tutti tedeschi
  18. ^ Scheda Yad Vashem sul Buchenwald
  19. ^ L'ampliamento del campo
  20. ^ "Nel maggio 1938 inoltre si calcola il 12 % dei prigionieri del campo era costituito da Testimoni di Geova" - Triangoli viola-Le persecuzioni e la deportazione dei testimoni di Geova nei Lager nazisti di Claudio Vercelli, pag.129, Carocci Editore, Roma 2011
  21. ^ Scheda di Yad Vashem sul campo
  22. ^ Dalla scheda Yad Vashem sul campo
  23. ^ «L'obiettivo dei nazisti era quello di far pressione sugli ebrei per costringerli ad andar via dalla Germania. Alla fine del 1938, 9370 ebrei lasciano Buchenwald grazie alla pressione esercitata dalle famiglie delle vittime congiuntamente alle organizzazioni internazionali ebraiche che avevano organizzato la loro fuoriuscita dal paese» [1]
  24. ^ Internati zingari nel 1938
  25. ^ Gli zingari e gli ebrei, categorie di internati a Buchenwald, nella scheda dell'ANED di Pordenone
  26. ^ La suddivisione del campo
  27. ^ [2] Didascalia della foto 29. riferita a Waldemar Hoven colpevole di aver procurato la morte a Buchenwald con iniezioni di fenolo o benzina nel libro l'Archivista di Luca Crippa e Maurizio Onnis, Piemme edizioni, Milano 2014
  28. ^ Dati e informazioni ricavati da pubblicazioni del Gedenkstätte Buchenwald
  29. ^ Buchenwald Concentration Camp and the Rescue of Jews
  30. ^ Scheda ANED
  31. ^ Programma Rai Radiotelevisione italiana
  32. ^ a b Buchenwald nella scheda di Lager.it
  33. ^ a b Scheda ANED su Buchenwald
  34. ^ Terrence Des Pres
  35. ^ Autore di: The Survivor: An Anatomy of Life in the Death Camps
  36. ^ XXe - 1944 - 1945 - 2e guerre mondiale (IV) - 943 – 11 – 11 Grenoble – arrestation de René Séglat, résistant communiste (GT)
  37. ^ Torre di Guardia, numero del 1º giugno 1992 pagg.28-29, Watch Tower, New Yorh
  38. ^ Gli esperimenti medici nei lager nazisti
  39. ^ Waldemar Hoven nella scheda di Olokaustos
  40. ^ Gli esperimenti medici nei lager nazisti
  41. ^ Gli esperimenti medici nei lager nazisti
  42. ^ Esperimenti di vivisezione in Olokaustos
  43. ^ Esperimenti sui gruppi sanguigni in Olokaustos
  44. ^ Dalla scheda di Erwin Ding-Schuler in Olokaustos
  45. ^ L'inizio dell'Aktion 14F13
  46. ^ L'inizio dell'Aktion 14F13
  47. ^ Waldemar Hoven
  48. ^ Waldemar Hoven
  49. ^ Referto forense Presentato durante il processo contro la Koch dal tribunale di Dachau.
  50. ^ L'insurrezione dei deportati organizzata dal comitato clandestino internazionale
  51. ^ Repubblica.it: Olocausto, gli angeli di Buchenwald "Così salvarono i piccoli ebrei"
  52. ^ Repubblica.it: Olocausto, gli angeli di Buchenwald "Così salvarono i piccoli ebrei"
  53. ^ Repubblica.it: Olocausto, gli angeli di Buchenwald "Così salvarono i piccoli ebrei"
  54. ^ François Mauriac a pag. 6 della sua prefazione al libro "la Notte", di Elie Wiesel, traduzione di Daniel Vogelmann, Giuntina Editore, Firenze 1980, ISBN 88-85943-11-X
  55. ^ "Atrocità - La cattura dei campi di concentramento tedeschi accumula le prove di barbarie che raggiungono il più basso punto della degradazione umana. (EN) William Vandivert, The Liberation of Buchenwald, April 1945, in LIFE Magazine, 7 maggio 1945, pp. 34-5.
  56. ^ Campo di lavoratori schiavi, dove il 13 aprile 1945, 1062 prigionieri, in parte provenienti dal campo di Campo di concentramento di Dora-Mittelbau furono rinchiusi in un edificio e bruciati vivi prima dell'arrivo delle truppe alleate. Vedi (EN) Gardelegen History / Memorial Place, su Hansestadt Gardelegen.
  57. ^ Cronologia dei giorni che seguirono la liberazione
  58. ^ Secondo Yad Vashem, come si evince da questa scheda del campo di Buchenwald, le vittime furono 43.045
  59. ^ Manfred Overesch: Buchenwald und die DDR: Oder die Suche nach Selbstlegitimation; Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht, 1995; S. 207ff, ISBN 3-525-01356-6
  60. ^ Comunicazione di Volkhard Knigge, Direttore della Fondazione per la Commerazione Buchenwald und Mittelbau Dora. 24 aprile 2010
  61. ^ Scheda del campo di Buchenwald
  62. ^ Scheda del campo di Buchenwald
  63. ^ Waldemar Hoven in una scheda di Olokaustos
  64. ^ Gli esperimenti medici nei lager nazisti in lager.it
  65. ^ [3] Gerhard Schiedlausky nel The Harvad Law School Library - «The Harvard Law School Library has approximately one million pages of documents relating to the trial of military and political leaders of Nazi Germany before the International Military Tribunal (IMT) and to the twelve trials of other accused war criminals before the United States Nuremberg Military Tribunals (NMT) »
  66. ^ Erwin Ding-Schuler nella scheda di Olokaustos
  67. ^ Joachim Mrugowsky nella scheda di Olokaustos
  68. ^ Hans Eisele in una scheda di Olokaustos
  69. ^ Scheda di Buchenwald di Lager.it
  70. ^ Mafalda Di Savoia: il coraggio di una principessa
  71. ^ I documenti inediti dell'ANED
  72. ^ L'elenco comprende anche Ilse Koch
  73. ^ The National GDR Memorial
  74. ^ The New Conception of the Memorial since 1990
  75. ^ The New Conception of the Memorial since 1990
  76. ^ Targa agli ebrei alla Stazione Centrale di Weimar
  77. ^ «La targa commemorativa è stata distrutta il 27 maggio 2014 nell'ex campo di concentramento di Buchenwald, nell'est della Germania, domenica mattina: lo ha annunciato la Fondazione che gestisce il sito, mentre la polizia sospetta che si tratti di un gesto motivato politicamente».

Bibliografia

  • Ursula Hartl, Il Memoriale di Buchenwald, trad. italiana di Valeria Bazzicalupo e Elena Barontini Prey, Fondazione Memoriali di Buchenwald e Mittelbau-Dora, 2011
  • Elie Wiesel, La notte, prefazione di François Mauriac, traduzione di Daniel Vogelmann, Giuntina Editore, Firenze 1980, ISBN 88-85943-11-X
  • Imre Kertész, Essere senza destino (Sorstalanság), 1975 (traduzione di Barbara Griffini dall'edizione tedesca Roman eines Schicksallosen), Feltrinelli, Milano 1999, ISBN 88-07-01561-7
  • Helga Schneider, L'albero di Goethe, Salani Editore, Milano 2012, ISBN 978-88-6256-828-9
  • Zacharias Zweig, Il bambino di Buchenwald. Dal ghetto ai Lager nel racconto di un padre, Massari, Bolsena, 1998, ISBN 88-85378-06-4
  • (EN) Terrence Des Pres, The Survivor: An Anatomy of Life in the Death Camps, Oxford University Press, reprint edition (February 7, 1980), Oxford 1980, ISBN 978-0-19-502703-7
  • (EN) Ofelia Ferrán e Gina Herrmann, A Critical Companion to Jorge Semprún: Buchenwald, Before and After, Palgrave Macmillan, New York 2014, ISBN 978-1-137-32280-7 [4]
  • (EN) Buchenwald-Hauptprozess, Deputy Judge Advocate’s Office 7708 War Crimes Group European Command APO 407 (United States of America v. Josias Prince zu Waldeck et al. – Case 000-50-9), Review and Recommendations of the Deputy Judge Advocate for War Crimes, November 1947 [5] (PDF)
  • (DE) Ludwig Eiber, Robert Sigl (Hrsg.), Dachauer Prozesse –NS-Verbrechen vor amerikanischen Militärgerichten in Dachau 1945–1948, Wallstein, Göttingen 2007, ISBN 978-3-8353-0167-2
  • (DE) Manfred Overesch, Buchenwald und die DDR – oder die Suche nach Selbstlegitimation. Vandenhoeck & Ruprecht, 1995, ISBN 978-3-525-01356-4
  • (DE) Katrin Greiser, Entsetzen der Befreier, Das US-War Crimes Program,In, Die Todesmärsche von Buchenwald. Räumung des Lagerkomplexes im Frühjahr 1945 und Spuren der Erinnerung, Wallstein, Göttingen 2008, ISBN 978-3-8353-0353-9
  • (DE) Ute Stiepani, Die Dachauer Prozesse und ihre Bedeutung im Rahmen der alliierten Strafverfolgung von NS-Verbrechen, In, Gerd R. Ueberschär, Die alliierten Prozesse gegen Kriegsverbrecher und Soldaten 1943–1952, Fischer, Frankfurt 1999, ISBN 3-596-13589-3.
  • (DE) Robert Sigel, Im Interesse der Gerechtigkeit. Die Dachauer Kriegsverbrecherprozesse 1945–48, Campus, Frankfurt 1992, ISBN 3-593-34641-9
  • (DE) Wolfgang Benz, Barbara Distel, Angelika Königseder, Der Ort des Terrors: Geschichte der nationalsozialistischen Konzentrationslager. Vol. 3: Sachsenhausen und Buchenwald., Beck, Munich 2006, ISBN 3-406-52963-1

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Template:Link V Template:Link VdQ

Template:Link AdQ