Libero Grassi

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«Io non sono pazzo: non mi piace pagare. È una rinuncia alla mia dignità di imprenditore.»

Libero Grassi

Libero Grassi (Catania, 19 luglio 1924Palermo, 29 agosto 1991) è stato un imprenditore italiano ucciso da Cosa Nostra dopo essersi opposto a una richiesta di pizzo. È divenuto simbolo della lotta alla criminalità[1].

Storia di Libero Grassi[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Catania, ma trasferito a 8 anni a Palermo, i genitori gli danno il nome di Libero, in ricordo del sacrificio di Giacomo Matteotti. La sua famiglia era antifascista ed anche Libero matura una posizione avversa al regime di Benito Mussolini[2]. Nel 1942 si trasferisce a Roma, dove studia Scienze politiche durante la seconda guerra mondiale e si avvicina al Partito d'Azione.

La formazione e l'impegno[modifica | modifica wikitesto]

Entra poi in seminario: non per una vocazione maturata nell'avversità della guerra, bensì per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al fianco di fascisti e nazisti.[2] Ne esce dopo la liberazione, tornando a studiare. Passa però alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università degli Studi di Palermo.

Malgrado l'intenzione di divenire diplomatico, prosegue l'attività del padre come commerciante. Negli anni cinquanta si trasferisce a Gallarate, dove entra nel meccanismo dell'imprenditoria impiantando una fabbrica di cuscini; in seguito torna nel capoluogo siciliano per aprire con i fratelli la Mima, uno stabilimento tessile di biancheria femminile. Nel 1955 partecipa alla fondazione del Partito Radicale di Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi.

Nel 1956 sposa Giuseppina Maisano da cui avrà due figli: Davide e Alice. Nel 1961 inizia a scrivere articoli politici per vari giornali e successivamente si dà anche alla politica attiva con il Partito Repubblicano Italiano, per il quale viene nominato, nella seconda metà degli anni sessanta, "suo rappresentante in seno al consiglio di amministrazione dell'azienda municipalizzata del gas"[2] (si dimette nel giugno 1969), e candidandosi alle provinciali nel 1972 senza essere eletto[3]. Prende parte alle campagne sul referendum per il divorzio e per l'interruzione di gravidanza e si schiera contro la criminalità organizzata che a Palermo in quegli anni riesce rapidamente a occupare posti di potere politico ed economico.[4] Negli stessi anni fonda la Sigma, azienda di famiglia che produce pigiameria maschile e che fino al 1991 arriverà a occupare un centinaio di dipendenti con clienti in Italia e all'estero.

Le minacce di cosa nostra[modifica | modifica wikitesto]

Libero Grassi è anche tra i primi a sperimentare un impianto di energia solare ma il progetto non trova finanziatori[4]. In questo momento di difficoltà viene preso di mira da Cosa Nostra, che pretende il pagamento del pizzo: riceve strane telefonate da un fantomatico "geometra Anzalone" che chiede offerte "per i picciotti chiusi all'Ucciardone"[5]. Libero Grassi ha il coraggio di opporsi alle richieste di racket della mafia e di uscire allo scoperto, con grande esposizione mediatica. Nel gennaio 1991 il Giornale di Sicilia aveva pubblicato una sua lettera[6] sul rifiuto di cedere ai ricatti della mafia.

«Volevo avvertire il nostro ignoto estorsore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli come lui.»

L'imprenditore collabora con la polizia per individuare gli estorsori (i fratelli Antonino e Gaetano Avitabile, "esattori" del clan Madonia di Resuttana, che vengono arrestati il 19 marzo 1991 assieme a un complice), e rifiuta l'offerta di una scorta personale[5].

La stessa Sicindustria gli volta le spalle. In una lettera pubblicata sul Corriere della Sera il 30 aprile 1991 afferma che «l'unico sostegno alla mia azione, a parte le forze di polizia, è venuta dalla Confesercenti palermitana»[7] e definisce "scandalosa" la decisione del giudice catanese Luigi Russo (del 4 aprile 1991) in cui si afferma che non è reato pagare la "protezione" ai boss mafiosi.

L'assassinio[modifica | modifica wikitesto]

Il 29 agosto del 1991, alle sette e mezzo di mattina, venne ucciso a Palermo con quattro colpi di pistola mentre si recava a piedi al lavoro.

Ai funerali partecipa una grande folla, compreso il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il figlio Davide sorprende tutti alzando le dita in segno di vittoria mentre porta la bara del padre. Non mancano le polemiche, tra chi sostiene fin dall'inizio la battaglia dell'imprenditore, come i Verdi e il Centro Peppino Impastato, e chi non ha preso le sue difese, come Assindustria, che lo aveva accusato di volersi fare pubblicità[4].

Qualche mese dopo la morte di Grassi, è varato il decreto che porta alla legge anti-racket 172, con l'istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione.

La vedova Pina Maisano Grassi, nonostante minacce e intimidazioni, proseguì fino alla morte la lotta per la legalità in nome del marito, all'interno delle istituzioni e al fianco della società civile in sostegno delle tante associazioni anti-racket sorte dal 1991 in Sicilia e nel resto d'Italia.[8] Nel 1992 venne eletta senatrice nelle file dei Verdi, fino al 1994[9].

A Libero Grassi è stato intitolato un istituto tecnico commerciale di Palermo.[10]

I processi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ottobre del 1991 viene arrestato il killer Salvatore Madonia, detto Salvino, figlio di Francesco (boss di Resuttana), e il complice alla guida della macchina, Marco Favaloro, che in seguito iniziò a collaborare con la giustizia e contribuì alla ricostruzione dell'agguato[11]. L'omicidio di Libero Grassi venne trattato nel processo denominato "Agate Mariano + 56", che vedeva sul banco degli imputati il gotha di Cosa Nostra accusato di oltre un decennio di delitti, sulla base delle rivelazioni dei collaboratori di giustizia Gaspare Mutolo e Pino Marchese, i quali affermarono che l'eliminazione di Grassi si rese necessaria per scoraggiare altri commercianti a seguire il suo esempio[12][13]. Grazie anche alle determinanti dichiarazioni di Favaloro, Madonia è stato condannato in via definitiva all'ergastolo, che sta scontando al 41-bis[8], e con lui l’intera Cupola di Cosa Nostra, accusata di aver ordinato l'omicidio (sentenza contro Agate + 56 del 18 aprile 2008)[14].

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Un mese dopo la morte dell'imprenditore, Maurizio Costanzo e Michele Santoro gli dedicano una lunga trasmissione condotta a reti unificate su Rai 3 e Canale 5. Alla memoria di Grassi sono state realizzate le seguenti opere televisive:

  • Nel 2011 Pietro Durante realizza il docufilm "Libero nel nome". Verrà trasmesso sia da Rai 2 nel 2011, che da Canale 5 nel 2016.
  • Nel 2016 su Rai 1 viene mandata in onda una docu-fiction chiamata Io sono Libero dedicata agli ultimi mesi di Libero Grassi.
  • Nel 2018 su Canale 5 viene mandata in onda la fiction Liberi sognatori di cui la prima puntata è dedicata proprio alla vita di Libero Grassi, interpretato da Giorgio Tirabassi.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità nell'individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell'opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio di integrità morale e di elette virtù civiche, spinte sino all'estremo sacrificio.[15]»
— Palermo, 29 agosto 1991

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://vittimemafia.it/29-agosto-1991-palermo-assassinato-libero-grassi-imprenditore-uomo-coraggioso-ucciso-dalla-mafia-dallomerta-dellassociazione-degli-industriali-dallindifferenza-dei-partiti-e-dallassenza-dello-stato/
  2. ^ a b c Biografia di Libero Grassi, su liberograssi.it, ITIS Libero Grassi. URL consultato il 10 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2012).
  3. ^ Libero Grassi, cara mafia ti sfido
  4. ^ a b c Diario del mese, anno II, n. 3, 5 dicembre 2003, pp. 148-149
  5. ^ a b 'NON PAGHEREMO' E GLI INDUSTRIALI FANNO CATTURARE LA GANG DI ESTORSORI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 2 febbraio 2021.
  6. ^ Libero Grassi, 20 anni fa la lettera al "Caro estortore" da sky.it, 10 gennaio 2011, su tg24.sky.it. URL consultato il 29 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2011).
  7. ^ Addio Pizzo Catania, su addiopizzocatania.org.
  8. ^ a b Libero Grassi, l'uomo perbene che sfidò la mafia Archiviato il 3 settembre 2016 in Internet Archive., L. Balzarotti, B. Miccolupi, Corriere della Sera, 29 agosto 2016
  9. ^ senato.it - Scheda di attività di Giuseppina MAISANO GRASSI - XI Legislatura
  10. ^ Il Libero Grassi, su isducabruzzi-grassi.it. URL consultato il 28 agosto 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).
  11. ^ ' COSI' UCCIDEMMO LIBERO GRASSI' IL DRAMMATICO RACCONTO DEL PENTITO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 1º marzo 2022.
  12. ^ Giampaolo Tucci, «A questo cornuto dovevamo sparare» E la Cupola decise di uccidere libero Grassi (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 10 marzo 1993, p. 9.
  13. ^ Chiesto l'ergastolo per Madonia Il pm: 'Fu lui a sparare a Grassi' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 1º marzo 2022.
  14. ^ Cinquantamila.it
  15. ^ Libero Grassi Medaglia d'oro al valor civile, su Presidenza della Repubblica. URL consultato il 24 gennaio 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcello Ravveduto, Libero Grassi. Storia di un siciliano normale, Roma, Ediesse, 1997.
  • Antonella Mascali, Lotta Civile, Chiarelettere, 2009
  • Chiara Caprì con Pina Maisano Grassi, Libero. L'imprenditore che non si piegò al pizzo, prefazione di Marco Travaglio, Castelvecchi, 2011 ISBN 978-88-7615-615-1
  • Laura Biffi, Raffaele Lupoli, Riccardo Innocenti, Libero Grassi. Cara mafia, io ti sfido, curatore L. Politano, Round Robin Editrice, 2011
  • Marcello Ravveduto, Libero Grassi. Storia di un'eresia borghese, Feltrinelli, Milano, 2012

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