Stazione di Ravaccione

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Ravaccione
stazione ferroviaria
Panorama della stazione ferroviaria
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCarrara, cave marmifere di Ravaccione
(parco naturale regionale delle Alpi Apuane)
Coordinate44°05′39.47″N 10°07′59.9″E / 44.094298°N 10.133305°E44.094298; 10.133305
LineeMarmifera
Storia
Stato attualeDismessa
Attivazione1890
Soppressione1964
Caratteristiche
TipoStazione in superficie, di testa
Binari2
GestoriFMC
DintorniPoggio di Ravaccione

La stazione di Ravaccione era la stazione ferroviaria terminale del tronco proveniente da Tarnone della ferrovia Marmifera Privata di Carrara. Attivata nel 1890 e dismessa nel 1964, servì i bacini di escavazione della località omonima.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La stazione venne inaugurata il 15 maggio 1890, in concomitanza all'apertura al servizio del secondo ampliamento della ferrovia[1][2][3].

Nel 1893 la località viene limitato il servizio di corrispondenza in partenza al trasporto dei marmi[4][5].

La stazione operò ininterrottamente fino al 15 maggio 1964, anno in cui la ferrovia fu soppressa a causa della concorrenza su gomma[6].

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

Il fabbricato di servizio della stazione

La stazione disponeva di un fabbricato di servizio che, oltre ad ospitare la dirigenza del movimento, ospitava anche il servizio sanitario[7]. Tutt'intorno vi erano diverse abitazioni per i ferrovieri e per i cavatori[8]. Vi erano 2 binari tronchi atti allo stazionamento dei rotabili o al carico dei marmi tramite un'apposita banchina alta e tramite una gru elettrica[9].

Movimento[modifica | modifica wikitesto]

Il traffico che interessò l'impianto negli anni di servizio fu esclusivamente merci, dato che sulla linea non si effettuava servizio passeggeri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ferdinando Milone, L'Italia nell'economia delle sue regioni, op. cit.
  2. ^ La Marmifera - carraraonline.com, coll. esterno.
  3. ^ Università degli Studi di Firenze: Facoltà di Architettura, coll. esterno.
  4. ^ Bollettino dei trasporti e dei viaggi in ferrovia, op. cit.
  5. ^ Rivista generale delle ferrovie e dei lavori pubblici, op. cit.
  6. ^ Annalisa Giovani, Stefano Maggi, Muoversi in Toscana. Ferrovie e trasporti dal Granducato alla Regione, op. cit.
  7. ^ Si veda l'immagine relativa sotto l'infobox, a destra.
  8. ^ Si veda la cartolina d'epoca nell'infobox della stazione.
  9. ^ Gru elettrica, coll. esterno.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, 1871.
  • Bollettino dei trasporti e dei viaggi in ferrovia, 1893.
  • Rivista generale delle ferrovie e dei lavori pubblici, 1884.
  • Il Secolo XX., Volume 1, Società editoriale italiana, 1902.
  • L'Universo, Volume 20, Istituto geografico militare, 1939.
  • Memorie di Geografia Antropica, Volumi 6-7, 1951.
  • Ferdinando Milone, L'Italia nell'economia delle sue regioni, 1955.
  • Mario Pieri, I marmi d'Italia: graniti e pietre ornamentali: mineralogia, geologia, tecnologia e merceologia dei marmi, analisi chimica e microscopica di 110 esemplari, le pigmentazioni coloranti nei marmi, la formazione di macchie deturpanti, i marmi antichi analizzati, Hoepli, 1964.
  • Lorenzo Gestri, Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa-Carrara: dall'Unità d'Italia all'età giolittiana, L. S. Olschki, 1976.
  • Luisa Cardilli Alloisi, Maria Grazia Tolomeo, La via degli angeli: il restauro della decorazione scultorea di Ponte Sant'Angelo, De Luca, 1988.
  • Adriano Betti Carboncini, Porti della Toscana: antichi approdi, marine, scali commerciali e industriali: dal tempo degli etruschi ai giorni nostri, Calosci, 2001.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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