La ferrovia Arezzo-Stia (conosciuta anche come ferrovia Casentinese o Ferrovia del Casentino) è una linea ferroviaria che collega Arezzo con la parte settentrionale della sua provincia, percorrendo tutta la valle del Casentino fino alla città di Stia, al confine con la Romagna.
Il progetto per una ferrovia di collegamento dei comuni della vallata casentinese con il capoluogo iniziò a prendere forma già alla fine degli anni settanta del XIX secolo. Fu però nel 1883, il 29 aprile, che il governo del regno con Regio Decreto rilasciò[1] ad un consorzio costituito da 14 comuni e dalla Provincia di Arezzo la concessione per la costruzione di una linea ferroviaria a carattere economico e a scartamento ridotto tra Arezzo e Stia. La concessione prevedeva anche la possibilità di adottare lo scartamento ordinario a condizione che ciò non comportasse costi maggiori per lo Stato.
Con contratto del 25 luglio 1883[2] il consorzio subconcesse alla Società Veneta l'esercizio ferroviario, mentre la costruzione venne affidata ad una compagnia privata. L'apertura al traffico avvenne il 12 agosto 1888[3] e venne esercita con trazione a vapore con i rotabili della Veneta.
La seconda guerra mondiale recò alla linea pesanti danneggiamenti e il 20 giugno 1944 l'esercizio venne sospeso[5]. La gestione della linea venne acquisita dalla LFI nel 1950; quest'ultima procedette alla ricostruzione, alla riattivazione del servizio (avvenuto il 24 settembre 1950[6]) e all'elettrificazione a corrente continua a 3000 Volt[7], inaugurata il 13 settembre 1954[8].
Dal 22 aprile 1987, data di scadenza della concessione, subentrò provvisoriamente la Gestione commissariale governativa durata fino alla successiva ridefinizione proprietaria.
La linea fu interessata da una lunga interruzione nella zona delle Mottacce, tra Calbenzano e Subbiano, a causa di un vasto movimento franoso avvenuto nella notte tra 26 e 27 novembre 1987 che divise la linea in due tronconi[9].
La linea venne armata all'origine con rotaie da 36 kg/m montate su traverse di legno. Il raggio minimo di curvatura venne mantenuto entro i 250 m; la pendenza massima al 17,5 per mille. La linea venne elettrificata negli anni cinquanta a 3000 V corrente continua; la linea aerea di alimentazione elettrica venne realizzata con sospensione longitudinale e con corda di sostegno, con pali, portali e mensole analoghi a quelli installati sulle linee FS[10].
È in corso l'attrezzaggio della linea con il sistema di segnalamento ERTMS di livello 2.[11]
Per l'esercizio della linea la Società Veneta fece costruire tre locomotive a vapore (matricole 241-243, poi gruppo 25) dalla Breda, che prestarono servizio sulla linea sino al 1940[13]. Ad esse si affiancarono negli anni le locomotive SV dei gruppi 22, 23 e 26[14]. A partire dal 1920 iniziarono a prestare servizio le locomotive SV del gruppo 31, e dal 1926 quelle del gruppo 36, più moderne e agili[15], che rimasero in servizio sino alla sospensione del servizio nel 1944[16].
^Copia archiviata, su unibocconi.it. URL consultato il 4 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2014). Università Bocconi - Biografie dei Laureati del 1894