Progetto:Forme di vita/Piante

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Progetto Piante


Il Progetto piante si pone come scopo principale quello di fornire una presentazione comune agli articoli che descrivono tutte le forme di vita e tutte le suddivisioni tassonomiche dipendenti dal Regno delle Piante.

Il progetto parente di questo è il Progetto Forme di vita, del quale si consiglia un'attenta lettura prima di iniziare un articolo su qualsiasi forma di vita.

Inserimenti recenti


La ginestra del Cilento (Genista cilentina Vals., 1993 è un endemismo puntiforme della Campania, localizzata in quattro stazioni principali, tutte comprese nella fascia costiera del parco Nazionale del Cilento: Serramezzana-Montecorice, Marina di Ascea, Pisciotta, Palinuro. Fu individuata e descritta come nuova specie nel 1993, dalla botanica Franca Valsecchi.

Cresce su conglomerati e affioramenti rocciosi assolati e aridi, nell' ambiente di boscaglia e macchia subcostiera e delle relative forme di degradazione della fascia termomediterranea, nell'orizzonte fitosociologico dominato dall'alleanza Quercion ilicis. Pianta pioniera di portamento arbustoso, si rinviene in cenosi perenni, in formazioni a macchia bassa, in associazione con Cistus monspeliensis, Calicotome villosa e Ampelodesmos mauritanicus.


Le Epidendroideae Lindl., 1821 sono la più grande sottofamiglia della famiglia delle Orchidaceae, comprendendo circa 4/5 delle specie dell'intera famiglia.

Il nome deriva dal greco (ɛpɨ - epi = su e δένδρον – dendron = albero) e si riferisce all'abitudine di crescita epifita della maggioranza delle specie della sottofamiglia.

Con Orchidoideae e Vanilloideae fanno parte del clade delle “Monandrae”, caratterizzato dalla presenza di un solo stame fertile. Da un punto di vista filogenetico rappresentano la fase più recente dello sviluppo evolutivo delle Orchidaceae.


Angraecum sesquipedale Thouars, 1822 è una pianta appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, nativa del Madagascar.

È chiamata anche orchidea di Darwin, perché colpì la fantasia del celebre naturalista il quale, analizzando il lungo sperone del fiore di questa orchidea, ipotizzò l'esistenza di un lepidottero con una spirotromba lunga a sufficienza per raccoglierne il nettare. Soltanto 40 anni dopo (Darwin era nel frattempo deceduto) fu individuata come impollinatore di questa specie la falena sfingide Xanthopan morganii praedicta che confermava tale ipotesi.

Usualmente cresce come epifita sulla corteccia dei rami e dei tronchi degli alberi, ma talora può anche svilupparsi come pianta litofita o anche come semi-terrestre. Possiede lunghe radici aeree, di colore verde-argento. È priva di pseudobulbi.

I fiori sono di colore bianco-verdastro, molto profumati, soprattutto durante le ore serali. I sepali e i petali formano una grande stella a sei braccia; dalla base del labello parte un grande sperone verdastro, lungo da 25 a 30 cm, la cui estremità è ripiena di nettare.


Il termine mangrovia designa quella formazione vegetale (o forestale) costituita da piante prevalentemente legnose che si sviluppano sui litorali bassi delle coste marine tropicali, particolarmente nella fascia periodicamente sommersa dalla marea. Il termine mangrovia viene talora impiegato anche come nome generico delle singole specie vegetali di tale bioma.

Si stima che nel mondo le mangrovie ricoprano una superficie di circa 150000 km², di cui la maggior parte si trova in Asia.

Le specie che vivono nelle mangrovie sono altamente specializzate per potere sopportare e anzi utilizzare a proprio beneficio l'acqua salata del mare e anche per potere germogliare in un ambiente continuamente battuto dalle onde e dal ritmo delle maree. Le forme meno lussureggianti si trovano in quelle zone non interessate da correnti di acqua dolce (costieri), le altre mangrovie si collocano agli estuari dei fiumi.


Ophrys L., 1753 è un genere di piante erbacee appartenente alla famiglia delle Orchidacee. Comprende più di un centinaio di specie di orchidee terricole, il cui areale si estende dalle isole Canarie al mar Caspio e dalla Scandinavia al Nordafrica, con la più alta concentrazione di specie nel bacino del Mediterraneo.

Sono piante geofite bulbose, con apparato radicale costituito da due tuberi tondeggianti, peduncolati.

I fiori, riuniti in infiorescenze più o meno lasse, presentano un perigonio di tre sepali superiori e tre petali inferiori; uno di questi, detto labello, si differenzia dagli altri e presenta macchie glabre e lucide (specchio), rassomiglianti al torace di alcune specie d'insetto, in modo da attrarre gli stessi e favorire l'impollinazione; a volte sono presenti due protuberanze laterali (gibbe) e un'appendice terminale (apicolo). Ogni fiore possiede organi maschili (androceo) e femminili (gineceo), riuniti in un solo corpo colonnare detto ginostemio, talvolta prolungato in un rostello carnoso, con foggie variabili da specie a specie. Lo sperone è assente.

Il polline è agglutinato in masse (pollinodi) a clava, che si attaccano mediante la base gelatinosa (retinacolo) alla testa degli insetti pronubi.


Il ginepro articolato (Tetraclinis articulata (Vahl) Mast., 1892) è una conifera sempreverde della famiglia delle Cupressaceae, endemica della regione del Mediterraneo occidentale. È l'unica specie del genere Tetraclinis.

È diffusa nelle montagne del Marocco, dell'Algeria e della Tunisia, con due piccole popolazioni a Malta e vicino a Cartagena, nel sud-est della Spagna. Cresce a quota relativamente bassa in un clima mediterraneo subtropicale caldo e secco.

Misura da 6 a 15 m, raramente 20 m di altezza e con il diametro del tronco da mezzo ad un metro. Le foglie sono squamiformi, formate da numerose foglioline, mentre i frutti sono coni di 10-15 mm di lunghezza, verdi quando giovani, marroni a maturazione avvenuta. I semi hanno 5-7 mm di lunghezza e 2 mm di larghezza, con un'ala legnosa disposta su ogni lato.


Il fiordaliso di Taormina (Centaurea tauromenitana Guss., 1844) è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae, endemica della Sicilia.

È una pianta perenne, camefita suffruticosa, alta da 40 a 90 cm.

I fiori, di colore giallo-zolfo, sono riuniti in grosse infiorescenze a capolino emisferico, del diametro di 20-40 mm (tra le più grandi del genere Centaurea), sostenute da brattee di color ruggine.

I frutti sono acheni dotati di un lungo pappo scuro.

È un endemismo della Sicilia nord-orientale, circoscritto ad un ristretto ambito territoriale nei pressi di Taormina, alle falde dei Monti Peloritani.

Predilige le rupi calcaree in prossimità del mare, ad una altitudine compresa dal livello del mare ai 600 m.


Il vischio quercino (Loranthus europaeus Jacq., 1762) è una pianta epifita appartenente alla famiglia delle Loranthaceae, diffusa in Europa.

È una fanerofita epifita a portamento arbustivo, alta 50-100 cm, con piccoli tronchi legnosi dalla corteccia bruna, che formano un rigonfiamento a cercine nel punto di inserzione sulla pianta ospite.

È una specie emiparassita, cioè è in grado di effettuare la fotosintesi, ma a spese dell’acqua e dei sali minerali della pianta ospite. Non possiede normali radici ma degli austori che si infiltrano nei tessuti dell'ospite.

Ha foglie carnose, caduche e piccoli fiori unisessuali, giallo-verdognoli, raccolti in infiorescenze a spiga o a racemo.

I frutti sono piccole bacche giallastre, 6-10 mm di diametro, velenose per l'uomo ma appetite dagli uccelli.


La lisca lacustre (Schoenoplectus lacustris (L.) Palla 1888) è una pianta semi-acquatica appartenente alla famiglia delle Cyperaceae, in passato denominata Scirpus lacustris.

È una specie elofita con base e gemme perennanti sommerse, ma con fusto e foglie aeree.

Presenta un grosso rizoma perenne, con radici striscianti, ramificate in una fitta rete che contribuisce al consolidamento del suolo. I fusti sono eretti, di colore verde scuro, alti fino a 3 m. Le foglie sono brevi, lineari, a guaina. I fiori sono ermafroditi e si presentano riuniti in una infiorescenza a capolino terminale, costituita da piccole spighe rosso-brunastre.

Ha una diffusione cosmopolita. In Italia è comune, presente in tutta la penisola e nelle isole.

Cresce sulle rive di fiumi, laghi e stagni, nelle paludi, sugli argini di canali e fossi.


Il baobab di Grandidier (Adansonia grandidieri) è una pianta appartenente alla famiglia delle Bombacaceae (Malvaceae secondo la classificazione APG), endemica del Madagascar.

In malgascio è comunemente denominato renala o reniala ("madre della foresta").

È un albero alto sino a 25-30 m, con grandi tronchi cilindrici di diametro sino a 3 m, sormontati una corona di rami disposti orizzontalmente a formare una chioma di forma appiattita.

Tra ottobre e maggio la chioma si riempie di foglie palmate, di colore verde-bluastro, composte da 6 a 9 foglioline ellittico-lanceolate, ricoperte da una densa peluria.

I fiori, che compaiono da maggio ad agosto, hanno petali di colore bianco-crema, tendente al giallo negli esemplari più adulti. Sono intensamente profumati e si schiudono dopo il tramonto.

I frutti sono ovoidali, rivestiti da un tegumento rossastro, con un pericarpo sottile e un unico seme reniforme. Maturano fra novembre e dicembre e sono ricchi di vitamina C.


L'acacia ad ombrello (Acacia tortilis (Forssk.) Hayne, 1825) è una pianta a portamento arboreo della famiglia delle Fabacee che cresce nelle savane africane e nelle zone aride del Medio Oriente.

In condizioni di estrema aridità si sviluppa in forma di arbusto alto 1-1,5 m, mentre in condizioni ottimali raggiunge mediamente l'altezza di 15-18 m, con esemplari che possono superare i 20 m.

Il tronco è nudo e contorto ed è sormontato da una chioma rada e appiattita, per l'appunto a forma di ombrello.

È diffusa ampiamente in Africa, dal Sudafrica all'Africa orientale e a nord dal Maghreb all'Egitto, e in Asia minore, da Israele alla Penisola Arabica.

Occupa un posto importante nell'equilibrio della savana ed ha una fitta rete di relazioni con il mondo animale.


Pachypodium (Lindl., 1830) è un genere di piante xerofile della famiglia delle Apocynaceae, endemico del Madagascar e dell'Africa del Sud.

Il nome del genere deriva dal greco pachys, grosso e podos, piede, in riferimento alla forma grossa e tozza del tronco di queste piante.

Sono piante succulente caratterizzate, in varia misura, da tronchi pachicauli, ovvero ingrossati alla base, e da più o meno marcata spinescenza.

Il tronco pachicaule rappresenta un meccanismo di adattamento xerofilo che, grazie ad un vantaggioso rapporto superficie-volume, consente di immagazzinare acqua per sopravvivere ai lunghi periodi di siccità. In aggiunta a ciò, la superficie del tronco e dei rami è spesso rivestita da tessuti in grado di attuare la fotosintesi anche nei periodi in cui le foglie non sono presenti.

Le spine, oltre ad essere un meccanismo di difesa contro gli animali, rappresentano anch'esse un meccanismo di adattamento alla siccità, in quanto favoriscono la condensazione del vapore acqueo presente nella nebbia e nella rugiada e la sua deposizione nel terreno alla base della pianta.


Le xerofite o piante xerofile sono vegetali adattati a vivere in ambienti caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico, definiti genericamente ambienti xerici. Una categoria particolare di piante xerofile presenta anche adattamenti a vivere su suoli ad elevato accumulo di salinità; in questo caso le piante sono denominate alofite e possono colonizzare anche ambienti umidi, ma che per l'elevata tensione osmotica mantengono prerogative analoghe a quelle degli ambienti xerici.

Le condizioni ambientali in cui si insediano le xerofite sono caratterizzate da terreni generalmente asciutti o permeati da acque salse e da un'atmosfera secca. Tali condizioni sono sfavorevoli alla vita delle piante normali in quanto l'aria secca intensifica la traspirazione senza la compensazione da un adeguato assorbimento idrico da parte delle radici: in assenza di adattamenti morfologici o fisiologici di tipo xerofitico, le piante vanno incontro all'appassimento temporaneo e, infine, all'avvizzimento.


La Salicornia glauca (Delile) Ung.-Sternb., 1876, è un frutice della famiglia delle Chenopodiaceae (Amaranthaceae secondo la classificazione APG), comunemente diffusa su suoli salini presso stagni e paludi costiere. È una delle principali essenze che compongono la vegetazione alofita delle zone umide costiere.

L'habitus della salicornia glauca è molto simile a quello delle sue congeneri e di altre Chenopodiaceae alofite che si insediano nello stesso ambiente. Si confonde facilmente con l'Arthrocnemum fruticosum, da cui differisce per pochi caratteri e con il quale è spesso associata. La pianta ha un portamento cespitoso, formante un cespuglio fittamente e irregolarmente ramificato fin dalla base. L'altezza, in genere di pochi decimetri, può raggiungere anche gli 80-100 cm. I rami sono articolati, lignificati, di consistenza erbacea e carnosa nelle porzioni terminali, con articoli lunghi circa 1 cm. I rami sterili sono generalmente più lunghi di quelli fertili.


Le piante carnivore (dette talvolta piante insettivore) sono delle particolari piante che intrappolano e consumano protozoi ed animali, specialmente insetti ed altri artropodi, al fine di ottenere i nutrienti essenziali per il loro sviluppo.

Questa singolare caratteristica è il risultato di un adattamento a quegli ambienti, come paludi, torbiere o rocce affioranti, in cui il suolo per la forte acidità è povero o privo di nutrienti e in particolar modo d'azoto, che viene così integrato dalla pianta attraverso la digestione delle proteine animali.

Ordini, famiglie, generi e specie di recente inserimento: Nepenthales - Nepenthaceae - Sarraceniaceae - Dioncophyllaceae - Lentibulariaceae - Byblis - Drosera - Drosophyllum - Genlisea - Heliamphora - Sarracenia purpurea - Sarracenia psittacina - Sarracenia minor - Triphyophyllum peltatum - Drosera anglica - Drosera pygmaea - Nepenthes rajah - Aldrovanda.



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Elenchi di specie

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Gli elenchi delle specie appartenenti ad un determinato genere vanno inseriti nella pagina relativa al genere stesso .

Qualora il numero di specie fosse molto alto è possibile realizzare una lista in una pagina separarata chiamata "Specie di Genere" (dove "Genere" sta per il nome scientifico del genere) (vedi esempi a fianco).

Un collegamento alla lista delle specie va inserito nel tassobox del genere, secondo il seguente pattern:

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Fonti


=== Risorse ===

Per la tassonomia

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Esempio di voce (Titolo della voce Picea abies)


Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Abete rosso
Abete rosso
Una foresta di abete rosso
Classificazione scientifica
RegnoPlantae
DivisionePinophyta
ClassePinopsida
OrdinePinales
FamigliaPinaceae
GenerePicea
SpecieP. abies
Nomenclatura binomiale
Picea abies
(L.) H.Karst.
Sinonimi

Bas.: Pinus abies L.
Picea excelsa Lam.

Nomi comuni

Abete rosso, peccio,
pezzo, pigella, albero di Natale,
paghér (lombardo orientale)

L'abete rosso o peccio è un albero dell'ordine delle conifere, ampiamente diffuso sulla Alpi italiane, nonché nel resto d'Europa.

Descrizione

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Portamento

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Alto fino a 60 metri, con tronco diritto e chioma conica relativamente stretta. Il portamento può comunque differenziarsi in base all'altitudine, essendo questa una specie caratterizzata da un certo polimorfismo: la chioma, infatti, può assumere una forma più espansa alle quote alpine più basse, mentre tende a divenire più stretta a quote maggiori

La corteccia è sottile e rossastra, con l'età diviene bruno-grigiastra e si divide in placche rotondeggianti o quasi rettangolari

Le foglie sono costituite da aghi appuntiti, con sezione quadrangolare, inseriti direttamente sul rametto a spirale con la tendenza ad appiattarsi.

Meglio indicati come sporofilli, maturano in aprile-maggio.

Chiamati anche "pigne", sono cilindrici, penduli, dapprima di color verde o rossiccio, poi marroni.Cadono interi a maturità. La fruttificazione è tardiva.

Distribuzione e habitat

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In Italia Europa, Asia, Siberia. Spesso utilizzato come albero ornamentale.

Vive nelle zone montane, fino al limite boschivo.

Tassonomia

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Specie simili

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Si distingue dall'abete bianco (Abies alba)

  • per gli aghi: nell'abete rosso hanno una forma quadrangolare, mentre nell'abete bianco sono piatti;
  • per la corteccia: nell'abete rosso è più scura, rossastra, e si stacca in placche rotondeggianti o irregolarmente rettangolari (di circa 1-2 cm);
  • per le pigne: nell'abete bianco sono erette, non cadono ma si sfaldano, mentre nell'abete rosso sono pendule e cadono intere (si possono dunque osservare sul terreno);
  • per il portamento dei rami: nell'abete rosso (peccio) quelli principali sono orientati verso l'alto e quelli secondari sono penduli, mentre l'abete bianco li ha esclusivamente orizzontali.

L'abete rosso (come tutti i pecci e gli abeti) si distingue dal pino silvestre (Pinus sylvestris) e dal larice comune (Larix decidua) - con i quali condivide nelle Alpi l'habitat - per l'attacco degli aghi: nei pini e nei larici gli aghi sono raggruppati a ciuffetti, mentre nei pecci (e negli abeti) sono inseriti singolarmente sui rametti. Tale caratteristica distingue i pecci anche dai cedri. Di questa specie esistono numerose varietà ornamentali. Una pianta simile all'abete rosso, con la quale può condividere parchi e giardini, è il peccio del Caucaso (Picea orientalis Carr.). Di solito, però, l'abete rosso ha gli aghi più grandi, appuntiti, e il peccio del Caucaso ha una corteccia che ricorda quella dell'abete bianco.

Il legno di questo peccio ha ottime proprietà di amplificazione del suono e viene perciò utilizzato nella costruzione delle tavole armoniche degli strumenti a corda. Il Corpo Forestale dello Stato ha condotto un censimento sugli alberi monumentali d'Italia, in cui viene segnalato un grande abete rosso a Bagni di Mezzo di San Pancrazio: è alto 45 m e ha una circonferenza di 4,8 m.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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http://www.corpoforestale.it/wai/serviziattivita/Progetti_Ricerche/ricerche/alberimonum/index.html

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