Eparchia di Lungro

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Eparchia di Lungro
Eparchia Lungrensis
Chiesa cattolica italo-albanese
Regione ecclesiasticaCalabria
 
Stemma della diocesi Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
EparcaDonato Oliverio
ProtosincelloPietro Lanza
Presbiteri48, tutti secolari
679 battezzati per presbitero
Religiosi31 donne
Diaconi1 permanente
 
Abitanti32.830
Battezzati32.630 (99,4% del totale)
StatoItalia
Superficie493 km²
Parrocchie30
 
Erezione13 febbraio 1919
Ritobizantino
CattedraleSan Nicola di Mira
Santi patroniSan Nicola di Mira
IndirizzoCorso Skanderbeg 54, 87010 Lungro (CS), Italia
Sito webwww.eparchialungro.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Entrata dell'Episcopio.
Il Collegio Sant'Adriano a San Demetrio Corone, succeduto al Collegio Corsini di San Benedetto Ullano (1732)
Cupola della cattedrale di Lungro, opera di J. Droboniku e L. Prifti (1994-1996)
L'arrivo degli esuli dall'Albania, chiesa di Sant'Atanasio il Grande, Santa Sofia d'Epiro, opera di N. Giannacaci (1976)
Pietro Pompilio Rodotà, Dell'origine progresso e stato presente del rito greco in Italia, Roma 1763.

L'eparchia di Lungro (in latino: Eparchia Lungrensis) è una sede della Chiesa bizantina cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede e appartenente alla regione ecclesiastica Calabria. Nel 2021 contava 32.630 battezzati su 32.830 abitanti. È retta dall'eparca Donato Oliverio.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'eparchia di Lungro degli albanesi dell'Italia continentale comprende le comunità italo-albanesi rimaste fedeli al tradizionale rito religioso bizantino-greco, sparse in 4 regioni dell’Italia continentale e 5 province (Cosenza, Potenza, Bari, Lecce, Pescara), per un totale di 26 comunità con 30 parrocchie:

Sede eparchiale è la città di Lungro, dove si trova la cattedrale di San Nicola di Mira.

Il territorio dell'eparchia più lontano da Lungro è Villa Badessa (PE)[2]. I comuni albanesi che praticano il rito bizantino sono perfettamente integrate in un rapporto interculturale con i vari contesti territoriali delle diocesi di rito latino.

Legate all'eparchia di Lungro, così come in generale alla Chiesa italo-albanese, sono le parrocchie ad personam dove recentemente è migrato un ingente numero di arbëreshë: in Italia, a Torino (chiesa di San Michele Arcangelo) e a Milano (chiesa di San Sepolcro[3], già precedentemente nella chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore); in Argentina, a Buenos Aires (parrocchia di San Jorge)[4][5]; in Brasile, a Rio de Janeiro (paróquia Italo-Albanesa Católica de Nossa Senhora Aparecida); negli Stati Uniti, a Las Vegas, Nevada (parrocchia di Our Lady of Wisdom Greek-Byzantine Catholic Church).

A Cosenza è attivo il seminario eparchiale italo-albanese, già seminario minore a San Basile. Il primo collegio per la formazione del clero albanese di rito greco-bizantino fu il collegio Corsini di San Benedetto Ullano (1732), poi succeduto dal Collegio italo-albanese Sant'Adriano a San Demetrio Corone, importante sede anche per gli studi storici-letterari degli albanesi di Calabria.

Rilevanti gli storici contatti culturali e religiosi con l'altro seminario eparchiale di Piana degli Albanesi. Per il liceo-ginnasio gli alunni sono accolti al seminario Benedetto XV di Grottaferrata e infine, per completare gli studi universitari, nel Pontificio collegio greco di Sant'Atanasio di Roma.

Nel territorio eparchiale sono presenti ordini religiosi di rito orientale: la congregazione delle piccole operaie dei Sacri Cuori[6], la congregazione delle suore basiliane figlie di Santa Macrina e i monaci basiliani di Grottaferrata.

La lingua maggiormente utilizzata nelle pratiche liturgiche è l'albanese, storicamente sempre in uso e resa formale e unificata per la Chiesa italo-albanese nel 1968, mentre l'altra lingua liturgica utilizzata è la koinè greca, così come nella pratica tradizionale delle Chiese orientali prima dell'adozione più recente delle lingue "nazionali".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«I fedeli albanesi di rito bizantino-greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, [...] accolti con generosa liberalità [...] nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo avio, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli. Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano [...].»

Con la prima diaspora albanese nel XV secolo, gli albanesi in Italia preservarono il proprio patrimonio etnico, linguistico, culturale e spirituale orientale. Le comunità albanesi, a causa della loro professione di fede, ebbero progressivamente conflitti e rapporti ostici con i latini, che diffidavano delle comunità albanofone. Nel primo periodo gli albanesi d'Italia, inoltre, dipendevano ancora dal Patriarcato di Ocrida e dal metropolita ortodosso. Successivamente al Concilio di Trento (1563), che determinò l'entrata delle comunità arbëreshe nelle giurisdizioni latine, i rapporti andarono inasprendosi, e non pochi furono i contrasti e le incomprensioni con i vescovi latini dell'epoca che cercarono di "latinizzare" in ogni modo la fede degli albanesi d'Italia. Di lì a poco avrebbero perso definitivamente il rito greco a favore di quello latino molte comunità albanesi.

Nel 1521, le bolle Accepimus nuper del 18 maggio e Cum Nuper del 4 luglio, papa Leone X emana che i fedeli italo-albanesi di "rito greco" possono continuare a seguire le proprie tradizioni; è fatto divieto ai vescovi "greci" di ordinare chierici latini. Rispetto per i riti, divieto di passare a proprio arbitrio ad un altro rito e di usurpare i beni ecclesiastici italo-albanesi.

Nel 1534 papa Paolo III con il breve Dudum del 23 dicembre conferma quanto già statuito e ribadisce l'obbligo per i vescovi latini di avere un vicario generale "greco".

Nel 1564 papa Pio IV con il breve Romanus Pontifex del 16 febbraio sottopone la popolazione albanese d'Italia e Sicilia - definite "greche" - alla giurisdizione del vescovo latino.

Nel 1576, con la bolla In Apostolicae Sedis specula del 13 gennaio, papa Gregorio XIII istituì il Collegio Greco in Roma per la formazione dei sacerdoti italo-albanesi di "rito greco".

Nel 1595 papa Clemente VIII con la bolla Prebrevis Instructio super aliquibus ritibus Graecorum emana 37 articoli e raccolta di altri documenti pontifici riguardanti il comportamento che i vescovi latini dovevano assumere nei confronti dei fedeli "greci" (italo-albanesi).

Nel XVIII secolo si poneva prepotentemente il problema della preparazione culturale, teologica e pastorale dei sacerdoti italo-albanesi, soggetti all'ordinario di rito latino.

Il 10 giugno 1732, con la bolla Superna Dispositione di papa Clemente XII, fu eretto il Collegio Corsini in San Benedetto Ullano per gli albanesi di rito greco di Calabria. Ciò rese possibile avere propri vescovi per la funzione di ordinare i sacerdoti di rito greco-bizantino per le comunità italo-albanesi, dando inoltre l'opportunità di formare un clero italo-albanese nel solco della propria tradizione orientale. Il 10 luglio 1735, infatti, viene istituito il vescovo ordinante per gli albanesi di rito bizantino della Calabria.

I provvedimenti sulla libertà di culto degli italo-albanesi furono confermati da papa Benedetto XIV con la bolla Etsi pastoralis del 26 maggio 1742.

Nel 1794 il seminario fu trasferito in San Demetrio Corone, assumendo il nome di Collegio Italo-Albanese Sant'Adriano.

Solo agli inizi del XIX secolo la Santa Sede rivolse una maggiore attenzione alla situazione dei fedeli albanesi di rito bizantino in Italia, da più di quattro secoli strettamente legati al rito degli orientali ortodossi, per le continue richieste da essi avanzate nella nomina di un vescovo proprio di rito greco in Calabria e in Sicilia con pieni poteri territoriali.

Nel 1867 papa Pio IX rinunciò alla preminenza del rito latino sugli altri riti e ciò diede inizio ad alcune aperture da parte della Santa Sede nell'ultimo terzo del XIX secolo.

In maniera più ponderante dal 1883 un significativo numero di giovani italo-albanesi di Sicilia, Calabria, della Basilicata, del Molise e d'Abruzzo, desiderosi di seguire la vita religiosa secondo i propri riti, sono ammessi al probandato del monastero basiliano di Grottaferrata, per il recupero e il ripristino della piena osservanza del rito bizantino nella badia, ormai ridotta a membri provenienti dalle diocesi di rito romano. Da quel momento i monaci italo-albanesi daranno un decisivo e notevole apporto alla crescita religiosa, culturale ed ecclesiastica del monastero basiliano di Grottaferrata e le istituzioni della badia daranno un significativo contribuito alla comunità arbëreshe.

Nel 1907 viene aperta a Buenos Aires la parrocchia San Giorgio Megalomartire (San Jorge de los Italo-Albaneses de Argentina) di rito bizantino, per i fedeli italo-albanesi in grande numero emigrati in Argentina.

L'eparchia di Lungro degli albanesi dell'Italia continentale è stata eretta il 13 febbraio 1919 con la bolla Catholici fideles di papa Benedetto XV[8]. Il riconoscimento costituì il primo passo per una analoga soluzione per gli albanesi di Sicilia, che ebbero poco dopo, per varie cause realizzata più tardi, l'eparchia per i fedeli insulari. Esse segnarono per gli albanesi d'Italia una tappa importante per una ripresa oltre che rituale anche delle tradizioni albanesi.

Nel 1921 fu istituito da padre Nilo Borgia e madre Macrina Raparelli l'istituto religioso delle Suore basiliane figlie di Santa Macrina per l'apostolato presso le popolazioni albanesi d'Italia di rito bizantino e l'Oriente cristiano (Albania, Kosovo).

Nel 1932 viene fondato il monastero basiliano di San Basile.

Nel 1938 i monaci basiliani italo-albanesi ritornavano missionari, dopo secoli, in Albania, con l’apertura delle prime due case a Fier e ad Argirocastro.

Nel 1940 al monastero di Grottaferrata si tenne il 1º Sinodo intereparchiale della Chiesa Italo-Albanese; venne invitata a parteciparvi una delegazione della Chiesa ortodossa autocefala albanese, momento storico che costituisce un'anticipazione dello spirito ecumenico al quale è sempre stata votata la Chiesa cattolica italo-albanese.

Con la caduta del regime comunista, dal 1992 vengono ripresi i rapporti ufficiali con la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica in Albania; viene restaurata con fondi provenienti dalle comunità italo-albanesi la chiesa greco-cattolica albanese di San Pietro in Elbasan, costruita dai monaci di Grottaferrata. Nei primi anni 2000 l'eparchia ha dato sostegno alla Chiesa cattolica in Kosovo colpita dalla guerra.

Nel 2004 venne tenuto al monastero di Grottaferrata il 2º Sinodo intereparchiale della Chiesa cattolica italo-albanese.

Il sacerdote e martire Josif Papamihali, formatosi presso l'eparchia, viene dichiarato beato a Scutari nel 2016. La suora madre Macrina Raparelli, fondatrice della Congregazione delle Suore Basiliane Figlie di Santa Macrina, viene dichiarata venerabile dal 2017.

Nel giugno 2023 il primo ministro dell'Albania fa visita ufficiale alla comunità italo-albanese dell'eparchia[9].

Vescovi ordinanti per gli albanesi di Calabria[modifica | modifica wikitesto]

Dal XIX secolo un nutrito gruppo di monaci e ieromonaci albanesi di Calabria rinvigorirono il rito orientale dell'Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata, ormai in decadimento e disuso, con archimandriti per la comunità basiliana (O.S.B.I.):

  • Teodoro Minisci, O.S.B.I. † (23 luglio 1960 - 18 gennaio 1972 dimesso)
  • Emiliano Fabbricatore, O.S.B.I. † (31 gennaio 2000 - 4 novembre 2013 ritirato)

Cronotassi degli eparchi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Santi[modifica | modifica wikitesto]

Patroni[modifica | modifica wikitesto]

La Madonna del Buon Consiglio

Venerabili, beati e santi dell'eparchia[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

L'eparchia nel 2021 su una popolazione di 32.830 persone contava 32.630 battezzati, corrispondenti al 99,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 40.900 41.000 99,8 38 30 8 1.076 4 34 24
1970 36.900 37.000 99,7 38 31 7 971 8 43 24
1980 34.500 34.866 99,0 34 29 5 1.014 6 55 26
1990 33.000 33.500 98,5 35 33 2 942 1 3 40 27
1999 32.500 32.965 98,6 31 30 1 1.048 1 1 35 27
2000 32.450 32.850 98,8 30 30 1.081 1 35 27
2001 32.200 32.600 98,8 30 30 1.073 1 35 27
2002 31.950 32.328 98,8 30 30 1.065 1 34 27
2003 31.850 32.200 98,9 30 30 1.061 1 33 27
2004 32.800 33.182 98,8 31 30 1 1.058 1 1 33 29
2009 32.900 33.000 99,7 41 41 802 1 28 29
2013 33.000 33.700 97,9 45 45 733 1 32 29
2016 32.800 32.900 99,7 44 44 745 32 29
2019 32.750 32.950 99,4 46 46 711 31 30
2021 32.630 32.830 99,4 48 48 679 31 30

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa del Santissimo Salvatore (Cosenza).
  2. ^ Villa Badessa di Rosciano (PE), su guzzardi.it. URL consultato l'8 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ A.C.I.O.C Associazione Culturale Italiana per l'Oriente Cristiano. Sezione di Milano
  4. ^ Chiesa di San Giorgio Megalomartire in Buenos Aires (Argentina), su eparchialungro.it. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  5. ^ Il Vescovo di Lungro inaugura la canonica della Chiesa di San Giorgio a Buenos Aires – Argentina, su jemi.it. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  6. ^ Nel 1928, il beato Francesco Maria Greco di Acri, fondatore della Congregazione delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori - istituto religioso di rito bizantino tra gli albanesi d'Italia - chiese a padre Placido De Meester, ieromonaco benedettino e docente di Liturgia bizantina al Pontificio Collegio Greco di Roma, di redigere un piccolo catechismo liturgico per la preparazione delle suore che sarebbero state inviate nei centri italo-albanesi. Nel 1939 fu stampata la seconda edizione del "Catechismo liturgico del Rito bizantino italo-albanese" e nel 2016, una terza con 5 schede in appendice, in occasione della beatificazione di mons. Greco, un vero precursore ecumenico nel promuovere la formazione di «piccoli manovali» per l'assistenza spirituale nelle comunità italo-albanesi di rito bizantino.
  7. ^ L'Eparchia Italo-albanese di Lungro verso il I centenario, su docs.google.com, www.dimarcomezzojuso.it. URL consultato il 30 aprile 2016.
  8. ^ Non sono stati infine compresi nel territorio dell'eparchia i comuni e le frazioni nel quale era scomparso da più o meno tempo - per motivi diversi - l'elemento bizantino o perfino l'identità etnico-linguistica albanese: Cervicati, Mongrassano, Rota Greca, San Lorenzo del Vallo, Serra d'Aiello, Spezzano Albanese in Cosenza, Amato, Andali, Arietta, Caraffa di Catanzaro, Gizzeria, Marcedusa, Mortilla, Gizzeria Lido, Vena di Maida, Zagarise, Zangarona in Catanzaro, Carfizzi, Pallagorio, San Nicola dell'Alto in Crotone; Barile, Ginestra, Maschito in Potenza. Rilevante il caso di Spezzano Albanese, in cui, con l'erezione dell'eparchia, si voleva far riprendere interamente il rito greco ivi latinizzato, ma con la delusione del popolo tutto italo-albanese, ciò non fu possibile metterlo in effettiva pratica.
  9. ^ Prima volta in Calabria per il premier albanese Edi Rama, RaiNews.it
  10. ^ Arcivescovo titolare di Beroe.
  11. ^ Vescovo titolare di Nemesi.
  12. ^ Vescovo titolare di Callipoli.
  13. ^ Vescovo titolare di Tagaste.
  14. ^ Vescovo titolare di Sinope.
  15. ^ Vescovo titolare di Tiberiopoli.
  16. ^ Vescovo titolare di Ermopoli Maggiore.
  17. ^ Vescovo titolare di Dausara.
  18. ^ Vescovo titolare di Gadara e poi arcivescovo titolare di Neocesarea del Ponto.
  19. ^ Vescovo titolare di Croia.
  20. ^ Durante la successiva sede vacante fu amministratore apostolico Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano.
  21. ^ L'icona, raffigurante la Madonna ed il Bambino Gesù, miracolosamente si staccò a fine '400 da un affresco di una chiesa di Scutari, città albanese, durante l'assedio dei turchi ottomani. Da allora si trova a Genazzano, nel Lazio, ed è meta di numerosi pellegrinaggi da parte anche degli italo-albanesi.
  22. ^ Venerabile Macrina Raparelli, su santiebeati.it
  23. ^ Beato Giuseppe Papamihali Sacerdote e martire, su santiebeati.it. URL consultato il 25 giugno 2017.
  24. ^ At Josif Papamihali, martiri që mbrojti Papën dhe Vatikanin, su observatorikujteses.al. URL consultato il 25 giugno 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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